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Il comportamento umano negli incendi - gruppo di ricerca in ...

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<strong>Il</strong> <strong>comportamento</strong><strong>umano</strong> <strong>negli</strong> <strong><strong>in</strong>cen<strong>di</strong></strong>I N . . . F O R M A Z I O N EPanico, un mitoda sfatarepuò causare una pressione pericolosa capace <strong>di</strong> sfondare barriere omuri. Come si può vedere <strong>in</strong> figura, nell’evacuazione da una stanzacon due uscite e un fronte <strong>di</strong> fuoco <strong>in</strong> avvic<strong>in</strong>amento vi puòessere una tendenza a comportamenti gregari e a fare ciòche fanno gli altri: <strong>in</strong> tal modo le uscite alternative possonoessere trascurate o non usate <strong>in</strong> modo efficiente.<strong>Il</strong> primo mito da sfatare è quello del panico. La spiegazionedel term<strong>in</strong>e “panico” ha subito <strong>di</strong>verse mo<strong>di</strong>ficazioni nel corso deglianni: se all’<strong>in</strong>izio del secolo scorso si pensava che le persone <strong>in</strong>situazioni <strong>di</strong> emergenza perdessero la loro umanità e si trasformassero<strong>in</strong> animali <strong>in</strong> preda alla paura, <strong>negli</strong> anni ‘50 Quarantelli ha propostola concettualizzazione <strong>di</strong> panico come un <strong>comportamento</strong> asociale: lepersone non si trasformano <strong>in</strong> animali, bensì cercano <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfare ipropri bisogni, non prestando <strong>in</strong>teresse a quelli delle altre persone.Lo stu<strong>di</strong>o successivo dei fattori psicosociali sul <strong>comportamento</strong><strong>di</strong> evacuazione ha <strong>in</strong>vece mostrato che le manifestazioni <strong>di</strong> panico,<strong>in</strong>tese come azioni irrazionali e <strong>di</strong>struttive e non come ansia odagitazione, sono relativamente rare. Secondo Mileti e Peek (2005)dell’università del Colorado, aff<strong>in</strong>ché si produca il fenomeno <strong>di</strong> panicoè necessario che si verifich<strong>in</strong>o tutte queste con<strong>di</strong>zioni:1) le persone devono trovarsi <strong>in</strong> uno spazio conf<strong>in</strong>ato,come una sala c<strong>in</strong>ematografica;2) devono avere la conv<strong>in</strong>zione che se non fuggono <strong>in</strong> untempo breve, moriranno;3) questo spazio conf<strong>in</strong>ato deve essere dotato <strong>di</strong> una o piùvie <strong>di</strong> fuga (ad es., <strong>in</strong> un sottomar<strong>in</strong>o <strong>in</strong>trappolato sulfondo <strong>di</strong> un oceano, le persone possono provareangoscia e paura ma non panico);4) deve essere chiaro il fatto che non ci sia abbastanzatempo per tutti <strong>di</strong> scappare.Altruismoe cooperazioneUn secondo mito da sfatare riguarda l’assenza <strong>di</strong> altruismo <strong>in</strong>queste circostanze. Non bisogna qu<strong>in</strong><strong>di</strong> <strong>di</strong>menticare che gli <strong>in</strong><strong>di</strong>viduico<strong>in</strong>volti <strong>in</strong> situazioni <strong>di</strong> emergenza <strong>di</strong> qualsiasi tipo, possono essereprotagonisti efficaci, possono <strong>di</strong>ventare cooperativi e mostrarecapacità <strong>di</strong> leadership spontanea e si possono attivare sentimenti <strong>di</strong>solidarietà sociale ed azioni <strong>di</strong> mutua assistenza come esito<strong>di</strong> un processo <strong>in</strong>tenzionale <strong>di</strong> altruismo ad altre persone.Gli stu<strong>di</strong> hanno poi mostrato che la maggioranza dellepersone tenderanno ad uscire dalla porta <strong>in</strong> cui sonoentrati. Questo è vero anche quando le uscite <strong>di</strong> emergenzasono ben segnalate. In una situazione <strong>di</strong> emergenza, lepersone che sono <strong>in</strong> un e<strong>di</strong>ficio non vogliono usare un’uscita chenon conoscono e hanno dubbi su dove li porterà. Anche nello stu<strong>di</strong>osopracitato <strong>di</strong> Sime la maggioranza delle persone poi è fuggita dallaporta pr<strong>in</strong>cipale, quella a loro più familiare, piuttosto che dalla scale<strong>di</strong> emergenza.Inf<strong>in</strong>e, <strong>negli</strong> ambienti familiari le persone tendono a ritardarel’evacuazione. Se un <strong><strong>in</strong>cen<strong>di</strong></strong>o avviene nei teatri o nei locali notturni, lepersone <strong>in</strong>contrano un pericolo <strong>in</strong> un luogo non familiare, circondateda persone che nella maggioranza dei casi non conoscono. Ciaspetteremmo una evacuazione or<strong>di</strong>naria. Se <strong>in</strong>vece l’<strong><strong>in</strong>cen<strong>di</strong></strong>o si55obiettivo sicurezza

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