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Duino inverno 2009/2010 - Eventi e sagre

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Chiesa di San Giovanni in TubaLa chiesa di S. Giovanni in “Tuba” o “in Tumbis”, appellativo derivatodalla credenza che i morti ivi sepolti sarebbero stati i primi arisorgere al suono della tromba del giudizio, ha avuto moltepliciriedificazioni in questo sito alle Fonti del Timavo, luogo sacro findai tempi precristiani. Oltre all’ara al Dio Timavo, ivi si trovano epigrafivotive a Saturno, Ercole, Spes Augusta; nelle vicinanze lagrotta del Mitreo conserva un bassorilievo con le figure del Cautese del Cautopates. Durante i lavori di ricupero vennero alla luce levarie preesistenze, la prima della quali era costituita da un sacellodi circa 4x4 m. la parva capella iuxta acquarum cursus (piccolacappella preso il corso delle acque dove un Giovanni di Damascocon i compagni Simone (discepolo di S. Gerolamo), Furione (vescovodi Lione) e Vincenzo (presbite di Gallia), deposero le reliquiedi S. G. Evangelista, dei Santi Stefano, Giorgio e Lorenzo.L’attuale edificio fu innalzato dai Walsee, signori di <strong>Duino</strong>. Presentauna nitida abside coronata da una volta a costoloni stellati e solcatain verticale da finestrature, il cui disegno è ripreso sul fronte meridionale.Adiacente al fronte nord troviamo addossato un edificiodi minore entità che racchiude la sacrestia e si slancia verso l’altoin un semplicissimo campanile riportato, nella riedificazione, allelinee originali. Degli affreschi, di cui la chiesa era fregiata, l’unicoframmento giunto a noi è quello che si può osservare sulla costolache sul lato nord delimita il presbiterio. La chiesa di S. Giovanni inTuba risultò gravemente danneggiata dai bombardamenti nei conflittimondiali; solo agli inizi degli anni cinquanta venne riedificata erestaurata a cura del Governo Militare Alleato e dell’allora Sovrintendenzaalle Belle Arti di Trieste. Con una certa probabilità si puòparlare di un primo stadio di basilica rettangolare semiabsidale di11x21 m risalente alla prima metà del secolo V a cui, nella metàdello stesso secolo, venne aggiunta l’abside poligonale, il recintopresbiteriale ed il mosaico della protesi del quale sono ancora visibiliampi frammenti. Forse a quest’epoca risale il monastero, delquale è rimasta traccia solo negli annali, poiché venne distrutto edin seguito non fu più possibile identificarne il sito. E’ probabile chequesta basilica abbia avuto notevoli danni dalle invasioni avare(610-611) per cui le reliquie vennero accuratamente occultate. Inseguito alla riscoperta delle reliquie (18 ottobre 1113) fu edificatala chiesa triabsidale essendo patriarca Volderico I degli Eppenstein.Una lunga composizione metrica (di cui esiste la trascrizione) testimoniale vicissitudini delle reliquie, che l’abate Germano nascosee che ivi rimasero sepolte “per quigentos vel forsitam ampliusanno” (oltre 500 anni). Lo stesso edificio fu in seguito partito in trenavate e munito di co - pertura a volta. Questa fase deve esserededotta dalla presenza di una serie di chiavi di volta rinvenute durantelo scavo della navata.Per informazioni e visite di gruppo si può contattareil parroco Don Ugo Bastiani cell: +39 347/3576750Nel periodo da maggio a settembre si celebra lamessa ogni domenica alle ore 11.30Ogni giovedì9.00 -11.00 apertura Grotta Mitreo11.00 -13.00 apertura Chiesa San Giovanni in TubaPer la visita dei sitirivolgersi al sig. Bonetti Bruno tel: 040/200769Autobus: linea 43, 44, 73 (stagionale)Comune di <strong>Duino</strong> AurisinaArea Servizi Alla Collettività - Servizio Turismo, Istruzione,Cultura, Sport e Tempo liberoAurisina Centro 102 - 34011 Aurisina Triestetel: +39 040 2017372 - fax: +39 040 201307www.marecarso.it - info@marecarso.it1472. Della costruzione precedente sopravvivono il presbiterio edi fregi sull’abside e sul portale che conduce alla sacrestia.Meno nordiche sono invece le proporzioni e le capriatedel tetto che danno un carattere più localeall’insieme. Testimonianza delle vicende storiche dellaChiesa di S. Giovanni, oltre agli scavi, sono i vari repertiesposti nella sacrestia. Vi troviamo una lastra incorniciatanel cui campo risalta una croce a braccia quasi uguali conun foro presumibilmente “fenestrella confessionis”. Le immaginidi beni di proprietà dello Stato italiano sono pubblicatesu concessione del Ministero per i Beni e le AttivitàCulturali – Dipartimento per i Beni Culturali e Paesaggistici– Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggisticidel Friuli Venezia Giulia – Soprintendenza per i beni archeologicidel Friuli Venezia Giulia ed è vietata l’ulterioreriproduzione e duplicazione con ogni mezzo senza l’autorizzazionedella Soprintendenza. Di rilevante importanza è la lastrache riporta una parte dell’epigrafedel partriarca Volderico I di Eppinstein,la quale costituiva uno dei lati del sepolcroe che testimonia il ritrovamentoe la sepoltura delle reliquie dei beati(1113). Attorno alla chiesa c’era, finoal 1915, un cimitero di cui rimangonoancora alcune lapidi. I millenni di sacralità,di cui questo luogo è permeato,i secoli di incessante preghiera qui innalzataalla divinità, il luogo a cui è approdatoil cristianesimo fin dai tempipiù antichi, ci parlano ancora e ci invitanoa riscoprire la storia e la fede deiPadri perché sia, oggi, anche la nostra.Carso SegretoIl sommacoIn questo periodo, subito dopo il primo freddo d'autunno,per merito del Sommaco ampie zone delCarso si tingono di colori che variano dal giallo oroal rosso brillante al porpora, e che paiono talvoltavere e proprie fiammate nel paesaggio della landacarsica.Immagini suggestive, che hanno nel tempo evocatotristi figure retoriche: "il Carso, che si tinge di rossoper il sangue dei soldati caduti"...Il merito, si diceva, è del Sommaco o Sommacco, uncaratteristico arbusto il cui nome scientifico è Cotinuscoggygria Scop. o Rhus cotinus L., ma che è anchenoto come Scotano o con il suggestivo nome di "alberodi nebbia" (nome dovuto alle infruttescenze, vistosamentepiumate, e che paiono quasi sbuffi difumo).Pare che il nome di Rhus, e Rhous in greco, derividalla parola celtica rhud (rosso).Non è da confondersi con il "Sommaco velenoso"(Rhus Toxicodendron). Il Sommaco nostrano non ècertamente edibile, ma neppure velenoso come ilraccolta di curiosità, segreti e misteri (piccoli e grandi),scoperti girovagando a caso per il Carso triestinoRhus Toxicodendron.Le foglie, ricche di tannino e trementina, venivanouna volta usate nella concia delle pelli, per la tinturadelle stoffe, ma anche per un decotto fortementeastringente.E se le foglie venivano usate per tingere di rosso, illegno veniva invece usato per ottenere il giallo.Il legno di Sommaco (splendido, duro, compatto, convenature gialle e verdi) veniva usato in tornitura,dagli ebanisti, dai liutai e per fare pipe.Nella landa carsica, battuta dalla Bora, la sua altezzararamente raggiunge i due metri. Ma se attecchiscein zone riparate, allora si sviluppa in altezza, raggiungendoanche la dignità di albero. A San Giovannidel Timavo, in prossimità della Chiesa, si trova unesemplare centenario, alto 7 metri e con il troncodella circonferenza di un metro).E' una pianta eccezionalmente robusta, che si accontentadi affondare le proprie radici in pochi centimetridi terra tra le fessure della roccia.http://carsosegreto.blogspot.com/

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