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4.2 Incontri-Francesch-Padovese pp 405-412 17-04-2008 9:56 Pagina 407I FRATI CAPPUCCINI IN TURCHIA 407Le possibilità di crescita della comunità cristiana ci saranno quando lagente capirà che si può essere buoni turchi anche da cristiani e non soltan<strong>to</strong>da musulmani sunniti.Mons. Franceschini: L’importanza del cristianesimo alle origini e nell’etàpatristica non solo è evidente, ma è comprensibile, in un cer<strong>to</strong> senso,perché le religioni esistenti allora vivevano un momen<strong>to</strong> di crisi difronte a valori ritenuti più grandi, come il denaro, la forza, la conquista,ecc. Ques<strong>to</strong> non <strong>to</strong>glie nulla al grande valore che un piccolo “drappello”di seguaci di Gesù ha avu<strong>to</strong> nel conquistare il mondo.Oggi la religione non è più un mezzo di supremazia sugli altri, ma,soprattut<strong>to</strong> nel mondo islamico, si tratta di un’opposizione piena di odioverso chi professa un’altra religione. I martiri, che anche in questi tempiesis<strong>to</strong>no nella religione cristiana, sono causati da odio razziale.La presenza del cristianesimo e della Chiesa in una condizione di semprepiù esigua minoranza come quella attuale, è dovuta al fat<strong>to</strong> che nonsi è riconosciuti giuridicamente dallo Sta<strong>to</strong>, non si hanno spazi di azioneper potere creare buoni rapporti con la gente, né si otten<strong>go</strong>no permessiper potere formare giovani ai diversi Ordini, che possano continuare l’azionedella Chiesa (Seminari).La possibilità di permanenza e di crescita della Chiesa si può intravederesoltan<strong>to</strong> in ques<strong>to</strong> riconoscimen<strong>to</strong> giuridico che le consenta di agire,anche se in ambiti ristretti.Quali possibilità esis<strong>to</strong>no per il dialo<strong>go</strong> ecumenico, soprattut<strong>to</strong> con laChiesa or<strong>to</strong>dossa, e per il dialo<strong>go</strong> interreligioso con la tradizione islamica?Mons. Franceschini: Con la Chiesa Or<strong>to</strong>dossa abbiamo vissu<strong>to</strong> per iprimi nove secoli insieme, anche se con qualche difficoltà. Penso sia possibiletrovare molti punti in comune. La gente semplice li ha già trovati,tan<strong>to</strong> che ci si invita senza problemi, reciprocamente, alle rispettive feste.La celebrazione della Pasqua vissuta in una famiglia di religione Cat<strong>to</strong>lico-Or<strong>to</strong>dossadiventa una festa in più, e per i figli non costituisce un ostacoloalla fede.Rimane il problema del Prima<strong>to</strong> del Papa. Anche su ques<strong>to</strong> pun<strong>to</strong> ci siavvia a gesti concreti di riconoscimen<strong>to</strong> del Prima<strong>to</strong> del Papa, sia pure nelrispet<strong>to</strong> di tradizioni diverse.Il dialo<strong>go</strong> interreligioso con la religione islamica può arrivare fino a unrispet<strong>to</strong> delle diversità, senza però trovare punti di accordo dottrinali. Sitratta, insomma, di un rispet<strong>to</strong> laico che riconosce le rispettive ricchezze.Mons. Padovese: Le diverse Chiese della Turchia sono andate per lun<strong>go</strong>tempo ciascuna per la propria strada. Al di là dei contatti ufficiali,peraltro sinceri, ogni Chiesa ha coltiva<strong>to</strong> il proprio orticello. La s<strong>to</strong>riapassata di divisioni e anta<strong>go</strong>nismi, non è stata <strong>to</strong>talmente rimossa. Que-


4.2 Incontri-Francesch-Padovese pp 405-412 17-04-2008 9:56 Pagina 408408I FRATI CAPPUCCINI IN TURCHIAsta situazione ci ha impoveriti tutti, perché dinanzi all’opinione pubblicaed allo sta<strong>to</strong> turco non siamo stati in grado di avere un’unica voce forte,ma tante voci flebili. Segnali di un cambiamen<strong>to</strong> ci sono. E poi c’è il dialo<strong>go</strong>tra i semplici cristiani che vanno là dove trovano una chiesa, anchese non è la propria. Questa è, in particolare la situazione al sud della Turchiae sul mar Nero.In rappor<strong>to</strong> al dialo<strong>go</strong> interreligioso con l’islam, si sono organizzatinel passa<strong>to</strong> recente dei convegni ad Istanbul, ad Iskenderun e, tra qualchesettimana, di nuovo ad Istanbul. Ad Ankara e a Konia insegnano ohanno insegna<strong>to</strong> anche sacerdoti cat<strong>to</strong>lici. Resta nondimeno vero che undialo<strong>go</strong> teologico è assai difficile, a motivo delle distanze che ci separano.Per usare un’immagine, penso a dei binari che vanno paralleli e che nonsi possono mai avvicinare ma che, comunque, fanno arrivare il treno allastessa stazione.Ripe<strong>to</strong>, il dialo<strong>go</strong> teologico è pressoché impossibile, ma non lo è il dialo<strong>go</strong>che nasce dalla volontà di conoscersi, di rispettarsi e di cercare quan<strong>to</strong>ci unisce.La presenza della Chiesa cat<strong>to</strong>lica in Turchia è venuta in tempi recentialla ribalta in Italia per due eventi certamente diversi: l’assassinio didon Andrea San<strong>to</strong>ro nel febbraio 2006 e la visita del San<strong>to</strong> Padre Benedet<strong>to</strong>XVI a fine novembre dello stesso anno. Partiamo dal primo fat<strong>to</strong>.Cosa ques<strong>to</strong> even<strong>to</strong> tragico ha significa<strong>to</strong> per la Chiesa cat<strong>to</strong>lica, per ilsuo rappor<strong>to</strong> con l’Islam e anche per voi personalmente?Mons. Padovese: Ho vissu<strong>to</strong> in prima persona la triste vicenda dell’assassiniodi don Andrea, essendo egli un sacerdote della mia Chiesa. L’episodioci ha scossi e ci ha richiama<strong>to</strong> ad una verità spesso dimenticata: esserecristiani e volerlo essere non è questione di anagrafe parrocchiale, ma èuna scelta che può portare al sacrificio della propria vita. Questa realtà ci èapparsa qui in tutta la sua chiarezza. Don Andrea, morendo in chiesa e perla Chiesa, ci ha aper<strong>to</strong> gli occhi, e con il suo sacrificio ha convoglia<strong>to</strong> l’interessedell’opinione pubblica mondiale sulla nostra realtà di Chiesa piccola,povera e, per alcuni aspetti, ancora discriminata.Mons. Franceschini: Si è parla<strong>to</strong> troppo poco della presenza dellaChiesa Cat<strong>to</strong>lica nei paesi islamici. Solo ultimamente i due fatti sopracitati hanno risveglia<strong>to</strong> una certa attenzione verso questa presenza.L’assassinio di don Andrea San<strong>to</strong>ro non è mai sta<strong>to</strong> riconosciu<strong>to</strong> con rincrescimen<strong>to</strong>da quasi tutta la popolazione turca. Qualcuno non ha condiviso,ma si sono trovati mille motivi per dire che non è stata la cultura turca ad uccideredon Andrea, ma che quel fat<strong>to</strong> è sta<strong>to</strong> un semplice incidente di percorso.Per la Chiesa Cat<strong>to</strong>lica ques<strong>to</strong> è sta<strong>to</strong> un avvenimen<strong>to</strong> che poteva accaderein ogni momen<strong>to</strong>, perché ques<strong>to</strong> clima di ostilità era nell’aria, come testi-


4.2 Incontri-Francesch-Padovese pp 405-412 17-04-2008 9:56 Pagina 409I FRATI CAPPUCCINI IN TURCHIA 409moniano l’aggressione a Padre Martini di Izmir, il tentativo di incendiare ilSantuario di S. Policarpo, a Izmir, l’aggressione armata in una riunione digiovani nella Chiesa di Mersin, al Sud della Turchia; sono tutti fatti che esprimonolo stesso sentimen<strong>to</strong> di contrapposizione alla Chiesa Cat<strong>to</strong>lica.Per quan<strong>to</strong> ci riguarda, questi eventi, pur addolorandoci, non ci hannosorpresi. Credevamo che il cuore dell’Islam fosse diventa<strong>to</strong> più <strong>to</strong>llerante, einvece la gente, mossa anche dalla stampa, ha vissu<strong>to</strong> un momen<strong>to</strong> di contrapposizionecollettiva, e insieme alla frangia estremista, tut<strong>to</strong> ques<strong>to</strong> eradiventa<strong>to</strong> una mentalità comune. Per me personalmente, è sta<strong>to</strong> un fat<strong>to</strong> chegià da tempo mi aspettavo, e che in parte avevo sperimenta<strong>to</strong>.Veniamo alla visita di Benedet<strong>to</strong> XVI nel novembre 2006, avvenutapoco più di due mesi dopo la polemica pretestuosa sul suo discorso tenu<strong>to</strong>a Ratisbona. Potete esprimere una valutazione su quella visita e suglieffetti che ha porta<strong>to</strong> o sta portando?Mons. Franceschini: Dopo la polemica infondata, “<strong>go</strong>nfiata” dallastampa, sul discorso di Ratisbona, ci siamo accorti che la persona delPapa, la sua duttilità nell’adattarsi a tutte le novità che al programma dellasua visita venivano aggiunte, i suoi discorsi mol<strong>to</strong> benevoli, pieni distima per ques<strong>to</strong> popolo, hanno profondamente conquista<strong>to</strong> tutti. Nonpiù il Papa ”hitleriano” che rifiuta il dialo<strong>go</strong>, ma un buon padre che siincontra, con profonda gioia, con figli ed amici.L’amicizia è stata consolidata da un lun<strong>go</strong> sven<strong>to</strong>lio della bandieradella Turchia e di quella del Vaticano, che hanno accompagna<strong>to</strong> la suavisita, il suo bagno di folla, avvenu<strong>to</strong> in occasione del pellegrinaggio allaCasa della Madonna ad Efeso.Mons. Padovese: La polemica era veramente pretestuosa, almeno daparte di alcuni media che l’hanno sfruttata per ben altri interessi. Con tut<strong>to</strong>il rispet<strong>to</strong> e l’amore per il San<strong>to</strong> Padre, io l’avrei evitata, tenendo presentel’utilizzo dis<strong>to</strong>r<strong>to</strong> che se ne sarebbe fat<strong>to</strong>.La visita del Papa, tuttavia, ha mostra<strong>to</strong> all’opinione pubblica di Turchiaun’altra immagine di ques<strong>to</strong> grande uomo che con la delicatezzadella sua esile figura, con il suo atteggiamen<strong>to</strong> sorridente e quasi timidoe con la volontà di creare ponti ha lascia<strong>to</strong> senza parola. In effetti, dopola visita, i media turchi hanno sostitui<strong>to</strong> all’aggressività, talora persinoingiuriosa verso il papa, un atteggiamen<strong>to</strong> più rispet<strong>to</strong>so e benevolo.Una domanda più legata all’ambi<strong>to</strong> politico. Che valutazione potetedare sul rappor<strong>to</strong> tra Turchia ed Europa e sulla questione annosa dell’ingressodella Turchia nella Comunità europea?Mons. Padovese: L’opinione dei vescovi presenti in Turchia è legataprevalentemente a considerazioni di carattere religioso. Da ques<strong>to</strong> pun<strong>to</strong>


4.2 Incontri-Francesch-Padovese pp 405-412 17-04-2008 9:56 Pagina 410410I FRATI CAPPUCCINI IN TURCHIAdi vista l’ingresso della Turchia in Europa è vis<strong>to</strong> positivamente. C’è, tuttavia,una condizione previa che vorremmo vedere realizzata: un pieno riconoscimen<strong>to</strong>dei diritti delle minoranze cristiane con quan<strong>to</strong> comporta.Secondo noi, ques<strong>to</strong> è il segnale della maturità democratica di ques<strong>to</strong> paese.Mons. Franceschini: Più che una valutazione, io mi permetterei di fareun’affermazione: è bene che la Turchia entri in Europa, ma a patti e condizionichiarissime. La Turchia deve rispettare le leggi della ComunitàEuropea, come qualsiasi altro membro. Direi che bisognerebbe parlare, aques<strong>to</strong> pun<strong>to</strong>, anche di propaganda religiosa: l’Islam non deve strumentalizzarela sua presenza in Europa per una propaganda religiosa, chesarebbe completamente fuori luo<strong>go</strong>, e irrispet<strong>to</strong>sa delle coscienze altrui.L’Europa ha una sua caratteristica, che non vogliamo in ques<strong>to</strong> momen<strong>to</strong>ridiscutere, e il rappor<strong>to</strong> fra gli Stati e tra i cittadini dei diversi Stati, deveessere profondamente rispet<strong>to</strong>so delle convinzioni religiose di ciascuno.Sono ormai ottanta anni che i Cappuccini dell’Emilia-Romagna operanoin Turchia (1927-2007); ma la presenza dei Cappuccini è precedente atale data. Dal vostro pun<strong>to</strong> di vista, anche di pas<strong>to</strong>ri, quale valore e significa<strong>to</strong>riveste la loro presenza?Mons. Franceschini: Fin dalla prima metà del XVII secolo, è vero, iCappuccini sono presenti ed operano in Turchia. Al di là delle difficoltàiniziali, si deve affermare che ques<strong>to</strong> lun<strong>go</strong> periodo di presenza, che continuatut<strong>to</strong>ra, è sta<strong>to</strong> un periodo di ottimo lavoro, con permessi accordatidallo stesso Sultano per costruire chiese, scuole, ospedali, e collegimaschili e femminili. Lo stesso Sultano si permetteva di additare le operesociali e scolastiche dei cristiani come modelli di efficienza.Cadu<strong>to</strong> il Sultana<strong>to</strong>, e subentrata la Repubblica “laica”, Atatürk (1923)pensò di sostituire il legame religioso che teneva uni<strong>to</strong> il popolo con ilcul<strong>to</strong> della razza. Noi stessi, oggi, possiamo ascoltare, all’inizio delle giornatescolastiche, un inno – per così dire – alla “turchicità” (esaltazioneesasperata dei valori nazionali al di sopra di tut<strong>to</strong> e di tutti: ‘il turco è ilmigliore…; il turco è il più forte…’); all’ingresso delle città turche, possiamovedere un arco con la scritta: «Ne mutlu Türküm ditene», che significa:«Bea<strong>to</strong> chi può dirsi turco».La nostra presenza di Cappuccini è una presenza importante, comedel res<strong>to</strong> quella di tutti gli altri Ordini Religiosi. Soltan<strong>to</strong> con l’avven<strong>to</strong>della Repubblica, devo sot<strong>to</strong>lineare che non si può più costruire o riparareuna chiesa; non si possono costruire scuole o collegi, e tan<strong>to</strong> menoSeminari, mentre quelle poche istituzioni che già esistevano, lentamentevanno scomparendo, travolte da mille difficoltà.La nostra presenza ha un grande valore come presenza “conciliante”,nonostante tut<strong>to</strong>; come presenza di carità verso tutti, soprattut<strong>to</strong> verso i


4.2 Incontri-Francesch-Padovese pp 405-412 17-04-2008 9:56 Pagina 411I FRATI CAPPUCCINI IN TURCHIA 411più poveri e i più disagiati. Una presenza importante, quindi, ma ciò chela renderebbe più significativa ed efficace sarebbe una maggiore libertà diazione, un maggior numero di personale sul luo<strong>go</strong>, e anche una più attentaconsiderazione da parte della Chiesa Occidentale.Ormai sono tanti i Religiosi, i Cappuccini in prima linea, che hannosupera<strong>to</strong> i cinquant’anni di permanenza in Turchia, e che troppo spessosono soli. Troppo spesso, le Diocesi e gli Ordini religiosi dell’Europa nonmandano nuovo personale, perché qui non è possibile fare animazionevocazionale per i loro Istituti. Occorre donare a Dio con generosità, e irisultati, inaspettatamente, ci sono.Mons. Padovese: Se i Cappuccini non fossero stati in questa terra findal 1600, la s<strong>to</strong>ria della Chiesa cat<strong>to</strong>lica di Turchia si sarebbe interrottada diverso tempo. Con la loro presenza, le loro opere sociali, scuole,ospizi, ospedali, parrocchie hanno fat<strong>to</strong> un servizio impareggiabile.Parecchi hanno lascia<strong>to</strong> la loro vita in questa terra a motivo del clima edelle difficili condizioni di vita. Se ancora oggi come frati cappuccinisiamo qui presenti è perché altri, prima di noi, hanno semina<strong>to</strong> in questaterra un buon seme.Una domanda circa il vostro rappor<strong>to</strong> con questa terra. Chi per lo studiodei Padri della Chiesa, chi per una presenza missionaria dell’Ordine,il vostro rappor<strong>to</strong> con la Turchia è di antica data. Che valore ha per voiessere pas<strong>to</strong>ri della Chiesa cat<strong>to</strong>lica in questa terra? Come vivete ques<strong>to</strong>compi<strong>to</strong> in una condizione certamente di minorità (nel senso francescanodel termine) e anche di precarietà?Mons. Padovese: Quando il prefet<strong>to</strong> della Congregazione per le Chieseorientali, Card. Daoud, mi chiamò per dirmi che Papa Giovanni PaoloII mi aveva nomina<strong>to</strong> vescovo in Ana<strong>to</strong>lia, il primo sentimen<strong>to</strong> è sta<strong>to</strong> digioia, seppure accompagna<strong>to</strong> da una certa trepidazione. Ho pensa<strong>to</strong>: <strong>to</strong>rnoa casa. E, veramente, per chi ha passa<strong>to</strong> tan<strong>to</strong> tempo a contat<strong>to</strong> conIgnazio d’Antiochia, Giovanni Crisos<strong>to</strong>mo, con i Padri Cappadoci e conaltri ancora, abitare nella loro terra l’ho considera<strong>to</strong> un raro privilegio.Poi, dinanzi a situazioni concrete, ho misura<strong>to</strong> quan<strong>to</strong> sia difficile esserevescovo in Turchia. I libri li ho dovuti mettere un po’ da parte, però adessomi sen<strong>to</strong> più simile a coloro che mi hanno precedu<strong>to</strong>.Mons. Franceschini: Rispondo semplicemente affermando che la nostracondizione è certamente di minorità, e non solo nel senso francescano.Per quan<strong>to</strong> riguarda la precarietà, è il nostro abituale sta<strong>to</strong> di vita, ma ques<strong>to</strong>non è il problema maggiore. È una condizione che viviamo con serenità.Quello che più ci pesa è che in questa Terra Santa della Chiesa, Terradei primi Concili, una Terra di un’importanza incalcolabile, dove razze ereligioni si incrociano, i Cappuccini sono davvero pochi nel numero,


4.2 Incontri-Francesch-Padovese pp 405-412 17-04-2008 9:56 Pagina 412412I FRATI CAPPUCCINI IN TURCHIAmentre le richieste da parte del mondo culturale e del mondo scolasticosono innumerevoli.Per concludere, una domanda più personale ad entrambi. A Mons.Franceschini, attivo in questa terra come frate della Cus<strong>to</strong>dia e superiore,prima della consacrazione episcopale, chiedo quali priorità suggerirebbeal nostro Ordine per la sua presenza e azione tra la gente turca.Mons. Franceschini: Con molta semplicità, vorrei ripetere al nostroOrdine di investire di più nel numero e nella preparazione dei frati, nonsolo perché i pellegrini che ven<strong>go</strong>no in questa terra sono tanti, ma ancheperché comunità ben organizzate sarebbero luoghi di vera formazioneper coloro che le compon<strong>go</strong>no e per le piccole comunità cristiane che quisono presenti.Mi sen<strong>to</strong> di dire, e di concludere così: nonostante le difficoltà che concrudezza ho ricorda<strong>to</strong>, ques<strong>to</strong> è un luo<strong>go</strong> dove i giovani possono ritrovarela gioia dei veri valori francescani, nella semplicità di vita, nella povertà,nella preghiera, e anche nello spiri<strong>to</strong> di “perfetta letizia” nelle difficoltà.A Mons. Padovese, il cui rappor<strong>to</strong> con la Turchia è lega<strong>to</strong> pure ai Simposibiblici e patristici, chiedo quale importanza possono assumere incontridi tale genere anche per la presenza della Chiesa in questi luoghi.Mons. Padovese: Gli incontri sono iniziati nel 1989 e sono sempre continuati,avendo come centro le figure di Paolo, na<strong>to</strong> a Tarso e Giovanni,mor<strong>to</strong> ad Efeso. Senz’altro essi sono valsi a polarizzare l’attenzione deglistudiosi sulla realtà della Turchia antica. Nei miei anni d’insegnamen<strong>to</strong> aRoma ho nota<strong>to</strong> che noi conosciamo la s<strong>to</strong>ria, ed i personaggi che l’hannoanimata, ma non la geografia in cui fatti sono avvenuti e le personehanno vissu<strong>to</strong>. Il contat<strong>to</strong> con questi luoghi serve anzitut<strong>to</strong> a capire che ilcristianesimo nella s<strong>to</strong>ria s’intende meglio se inquadra<strong>to</strong> in un precisocontes<strong>to</strong> geografico.Accan<strong>to</strong> a ques<strong>to</strong> elemen<strong>to</strong> positivo, i simposi – oltre a produrre unalunghissima serie di studi su Paolo e Giovanni come sull’ambiente di Efeso,Tarso ed Antiochia – sono serviti ai cristiani locali per farli sentire eredidei primi discepoli di Gesù vissuti in questa terra prima di loro.

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