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DIALOGO CON MONS. RUGGERO FRANCESCHINI E ... - go to site

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4.2 Incontri-Francesch-Padovese pp 405-412 17-04-2008 9:56 Pagina 411I FRATI CAPPUCCINI IN TURCHIA 411più poveri e i più disagiati. Una presenza importante, quindi, ma ciò chela renderebbe più significativa ed efficace sarebbe una maggiore libertà diazione, un maggior numero di personale sul luo<strong>go</strong>, e anche una più attentaconsiderazione da parte della Chiesa Occidentale.Ormai sono tanti i Religiosi, i Cappuccini in prima linea, che hannosupera<strong>to</strong> i cinquant’anni di permanenza in Turchia, e che troppo spessosono soli. Troppo spesso, le Diocesi e gli Ordini religiosi dell’Europa nonmandano nuovo personale, perché qui non è possibile fare animazionevocazionale per i loro Istituti. Occorre donare a Dio con generosità, e irisultati, inaspettatamente, ci sono.Mons. Padovese: Se i Cappuccini non fossero stati in questa terra findal 1600, la s<strong>to</strong>ria della Chiesa cat<strong>to</strong>lica di Turchia si sarebbe interrottada diverso tempo. Con la loro presenza, le loro opere sociali, scuole,ospizi, ospedali, parrocchie hanno fat<strong>to</strong> un servizio impareggiabile.Parecchi hanno lascia<strong>to</strong> la loro vita in questa terra a motivo del clima edelle difficili condizioni di vita. Se ancora oggi come frati cappuccinisiamo qui presenti è perché altri, prima di noi, hanno semina<strong>to</strong> in questaterra un buon seme.Una domanda circa il vostro rappor<strong>to</strong> con questa terra. Chi per lo studiodei Padri della Chiesa, chi per una presenza missionaria dell’Ordine,il vostro rappor<strong>to</strong> con la Turchia è di antica data. Che valore ha per voiessere pas<strong>to</strong>ri della Chiesa cat<strong>to</strong>lica in questa terra? Come vivete ques<strong>to</strong>compi<strong>to</strong> in una condizione certamente di minorità (nel senso francescanodel termine) e anche di precarietà?Mons. Padovese: Quando il prefet<strong>to</strong> della Congregazione per le Chieseorientali, Card. Daoud, mi chiamò per dirmi che Papa Giovanni PaoloII mi aveva nomina<strong>to</strong> vescovo in Ana<strong>to</strong>lia, il primo sentimen<strong>to</strong> è sta<strong>to</strong> digioia, seppure accompagna<strong>to</strong> da una certa trepidazione. Ho pensa<strong>to</strong>: <strong>to</strong>rnoa casa. E, veramente, per chi ha passa<strong>to</strong> tan<strong>to</strong> tempo a contat<strong>to</strong> conIgnazio d’Antiochia, Giovanni Crisos<strong>to</strong>mo, con i Padri Cappadoci e conaltri ancora, abitare nella loro terra l’ho considera<strong>to</strong> un raro privilegio.Poi, dinanzi a situazioni concrete, ho misura<strong>to</strong> quan<strong>to</strong> sia difficile esserevescovo in Turchia. I libri li ho dovuti mettere un po’ da parte, però adessomi sen<strong>to</strong> più simile a coloro che mi hanno precedu<strong>to</strong>.Mons. Franceschini: Rispondo semplicemente affermando che la nostracondizione è certamente di minorità, e non solo nel senso francescano.Per quan<strong>to</strong> riguarda la precarietà, è il nostro abituale sta<strong>to</strong> di vita, ma ques<strong>to</strong>non è il problema maggiore. È una condizione che viviamo con serenità.Quello che più ci pesa è che in questa Terra Santa della Chiesa, Terradei primi Concili, una Terra di un’importanza incalcolabile, dove razze ereligioni si incrociano, i Cappuccini sono davvero pochi nel numero,

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