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Assemblee Autonome 2013 - Nuovoconsumo.it

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24Catena alimentareChe cosa fa Coop per unacorretta educazione alimentaree per promuovere una gestioneattenta della filiera produttiva.Perché ev<strong>it</strong>ando gli sprechi cisarebbe cibo per tutti.Secondo stime recenti della Fao, le persone denutr<strong>it</strong>enel mondo sono quasi un miliardo e ogni annoi decessi dovuti a carenza di cibo e malnutrizioneammontano a 36 milioni. Di questi, 5,6 milioni sonobambini. Per contro, oltre 1,3 miliardi di personesono in sovrappeso o obese, e 29 milioni muoionosempre ogni anno per malattie riferibili alla sovralimentazione.Questo è quello che viene defin<strong>it</strong>o“il paradosso alimentare”. Se a ciò si aggiungeche il 30 per cento della produzione mondiale dialimenti viene distrutta o sprecata nei processi diconservazione, trasformazione, distribuzione econsumo casalingo, «risulta chiaro come, con unamiglior gestione della filiera produttiva, avremmocibo sufficienti per tutti anche nell’ipotesi di unacresc<strong>it</strong>a della popolazione a 9 miliardi di ab<strong>it</strong>antientro il 2050 – dice Claudio Mazzini, responsabileSostenibil<strong>it</strong>à Innovazione e Valori di Coop Italia, chespiega il lavoro svolto da Coop su vari versanti –.Sul tema dell’obes<strong>it</strong>à siamo da sempre in prima filacon iniziative mirate all’informazione e sensibilizzazione.Voglio ricordare la campagna Alimenta il tuobenessere lanciata nel 2007 per promuovere saneab<strong>it</strong>udini alimentari e movimento». Ma Coop vuolefare la sua parte anche sull’obes<strong>it</strong>à infantile che stadiventando una vera e propria emergenza sociale.A questo scopo ha defin<strong>it</strong>o Le linee guida Coopper una corretta alimentazione dell’infanzia con lasupervisione di un autorevole com<strong>it</strong>ato scientifico.Ne è nata la linea Club 4-10 di prodotti virtuosidestinati ai bambini. «Sul tema della denutrizione– aggiunge Mazzini – ricordo la campagna StopWorld Poverty contro la povertà in atto in oltre 40paesi del mondo. Da tempo sosteniamo lo sviluppodei paesi del Sud del mondo anche sui nostriscaffali con prodotti e iniziative economiche. Findal 1995 vendiamo prodotti del mercato equo esolidale, un’esperienza che dal 2001 ha portatoallo sviluppo di una vera e propria linea di prodotti,la linea Solidal Coop, che ha segnato tra ivari brand la maggiore cresc<strong>it</strong>a dal 2005: più 140per cento contro una media del 51 per cento peri prodotti a marchio Coop». Altro progetto assairilevante riguarda la merce invenduta donata insolidarietà: «un progetto di sviluppo sostenibileche nasce, nel 2003, dalla consapevolezza che lecooperative, per quanto operino secondo cr<strong>it</strong>erivolti a ottimizzare la gestione, generano comunquevolumi importanti di merce invendibile. Nel2011 sull’intero terr<strong>it</strong>orio nazionale 492 negozi, 21in più del 2010, si sono organizzati per raccoglieree distribuire merce invenduta, coinvolgendo 827associazioni no prof<strong>it</strong> nella distribuzione a menseo a persone bisognose».Sensodi responsabil<strong>it</strong>à«Per la prima volta gli agricoltori affrontanole conseguenze dirette del cambiamentoclimatico – sostiene Brown –. Perogni grado Celsius in più di temperatura,loro sanno che devono aspettarsi unaperd<strong>it</strong>a del 10 per cento della produzioneagricola». Gli eventi atmosferici eccezionalisono diventati la norma e perciòentro il 2020 – secondo Brown – e nonentro il 2050 serve una riduzione dell’80per cento delle emissioni di carbonionell’aria se si vuole combattere davve-ro il global warming. Ciò significa unarivoluzione che non può non toccare inostri modelli di sviluppo e di consumo.Già, ma verso quali direzioni? Unasperanza potrebbe essere data daicooperatori «che nel mondo – osservaMauro Giordani, presidente dellaFondazione Barberini – sono un miliardo.Il problema è che si tratta di uneserc<strong>it</strong>o disperso e culturalmente nonomogeneo per poter imprimere unasvolta nel cambiamento, necessario,dei modelli di consumo». Meglio alloraandare verso la decresc<strong>it</strong>a teorizzatada Latouche o la post-cresc<strong>it</strong>a di Fabris?Verso la prosper<strong>it</strong>à senza cresc<strong>it</strong>adi Jackson o il consumerismo cr<strong>it</strong>icoe consapevole? Roberta Paltinieri,sociologa dei consumi all’Univers<strong>it</strong>àdi Bologna – centro di eccellenza perlo studio sullo sviluppo sostenibile inItalia – propende nel suo ultimo libro,Felic<strong>it</strong>à responsabile (Franco Angelied<strong>it</strong>ore), per la responsabil<strong>it</strong>à socialecondivisa in cui trova posto anchel’esperienza di Coop. Secondo questalinea di pensiero, la sostenibil<strong>it</strong>à globalee compartecipata deve diventareil fondamento delle nostre civiltà. ❚

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