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Appunti legislazione urbanistica Campania - Facoltà di Architettura ...

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SECONDA UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI NAPOLIFACOLTA’ DI ARCHITETTURA LUIGI VANVITELLI(corso integrativo)docente: arch. Enrico Formato, PhDanno accademico 2011-2012APPUNTI SULLA LA RIFORMA URBANISTICA IN CAMPANIA(Principi dedotti da: Legge <strong>urbanistica</strong> regionale n. 16/2004, Regolamento per ilGoverno del territorio n.5/2011, Legge regionale n. 13/2008 <strong>di</strong> approvazione delPiano territoriale regionale)Il Piano urbanistico comunale: principali <strong>di</strong>fferenze concettuali rispetto al vecchioPRGLa legge <strong>urbanistica</strong> regionale n. 16/2004 scinde, come chiarito dall’art. 9 delRegolamento regionale n.5 dell’agosto del 2011, le previsioni urbanistiche comunali indue livelli: “strutturale” ed “operativo”.La <strong>di</strong>visione del piano urbanistico comunale (il vecchio “Piano regolatore generale”della Legge <strong>urbanistica</strong> nazionale n. 1150/1942) in previsioni strutturali e previsioniprogrammatiche previsto dalla legge regionale campana accoglie le proposte avanzatedall’Istituto Nazionale <strong>di</strong> Urbanistica (INU) negli anni 80’ e ’90 e sperimentate inalcune Regioni sin dalla metà degli anni ’90 (in primis: Toscana ed Emilia Romagna).La riforma nasce dalla constatazione del basso livello <strong>di</strong> attuazione delle previsioni deivecchi PRG e dalla volontà <strong>di</strong> riequilibrare il regime giuri<strong>di</strong>co delle destinazionipubbliche con quelle d’interesse privato: le previsioni strutturali, avendo valore <strong>di</strong>tipo previsionale e non prescrittivo, configurano un <strong>di</strong>segno generale (masterplan) cheincide <strong>di</strong>rettamente sul territorio (e sulla proprietà privata) solo relativamente ad unsistema <strong>di</strong> invarianti territoriali – elementi emergenti e/o relativi a vincoli provenientida provve<strong>di</strong>menti dello Stato e delle Regioni – per le quali è solo possibile, comesancito dalla Corte costituzionale, comprimere l’e<strong>di</strong>ficabilità privata senzaindennizzo. Per questo il masterplan strutturale, deve essere, anche graficamente, unprodotto più schematico del vecchio, iper<strong>di</strong>segnato e rigido, Piano regolatoregenerale; il masterplan recepisce gli elementi <strong>di</strong> struttura delineati dal quadrosovraor<strong>di</strong>nato (ad esempio dal Piano territoriale <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento provinciale),delimita le aree che vanno sottoposte a regime <strong>di</strong> tutela a tempo indeterminato ecostruisce l’ossatura progettuale del piano. Sia le previsioni <strong>di</strong> espansione(residenziale, produttiva), sia le previsioni <strong>di</strong> servizi pubblici assumono invece merocarattere schematico, essendo demandato ai piani operativi (o “programmatici”) laloro in<strong>di</strong>viduazione, il loro <strong>di</strong>mensionamento e le priorità <strong>di</strong> attuazione.1


Previsioni “strutturali” del PUCLe previsioni <strong>di</strong> tipo “strutturale”, valide a tempo indeterminato, non rivestonocarattere prescrittivo ma strategico: “sono tese a in<strong>di</strong>viduare le linee fondamentalidella trasformazione a lungo termine del territorio, in considerazione dei valorinaturali, ambientali e storico-culturali, dell’esigenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa del suolo, dei rischiderivanti da calamità naturali, dell’articolazione delle reti infrastrutturali e deisistemi <strong>di</strong> mobilità” (art. 3 della L.16/2004). In particolare tali previsioni riguardano:a) l’assetto idrogeologico e la <strong>di</strong>fesa del suolo;b) la perimetrazione dei nuclei storici;c) la perimetrazione (in<strong>di</strong>cativa, non su base catastale) delle aree <strong>di</strong> trasformazioneurbana;d) la perimetrazione delle aree produttive (manifatture, me<strong>di</strong>a e grande <strong>di</strong>stribuzionecommerciale, terziario);e) l’in<strong>di</strong>viduazione delle aree a vocazione agricola e degli ambiti, agricoli e forestali,d’importanza strategica;f) la ricognizione delle aree vincolate;g) le infrastrutture a rete e puntuali.Previsioni “operative” del PUCLe previsioni <strong>di</strong> tipo “programmatico” (o “operativo”) sono invece “tese a definire gliinterventi <strong>di</strong> trasformazione fisica e funzionale del territorio in archi temporalilimitati, correlati alla programmazione finanziaria dei bilanci annuali e pluriennalidelle amministrazioni interessate” (art. 3 della L. 16/2004).Le previsioni programmatiche del PUC comportano la redazione <strong>di</strong> un “pianooperativo”, valevole a termine, e <strong>di</strong> volta in volta elaborato per una o più porzioni delterritorio comunale, in base alle esigenze strategiche espresse dall’amministrazione (ilpiano operativo è anche detto “piano del sindaco” perché la sua valenza risultatemporalmente legata alla tornata amministrativa). Il “piano operativo” devecontenere gli “atti <strong>di</strong> programmazione degli interventi” previsti dall’articolo 25 dellaL. 16/2004: in pratica deve coor<strong>di</strong>nare le ipotesi urbanistiche più cogenti con laprogrammazione delle risorse economiche stanziate per i lavori pubblici dall’Ente.Il “piano operativo” specifica, per determinate porzioni <strong>di</strong> territorio:a) le destinazioni d’uso ammissibili;b) gli in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> utilizzazione territoriale e fon<strong>di</strong>aria delle aree;c) i parametri e<strong>di</strong>lizi ed urbanistici <strong>di</strong> riferimento;d) la localizzazione degli standard urbanistici;e) la localizzazione delle attrezzature e dei servizi.A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quanto accade in altre leggi regionali il Piano operativo ed il Pianostrutturale non sono sottoposti a due <strong>di</strong>fferenti atti <strong>di</strong> adozione ed approvazione:seguono invece un iter integrato, nell’ambito della c.d. “Proposta <strong>di</strong> PUC” (che poi<strong>di</strong>venta “PUC” dopo il recepimento dei pareri e l’affinamento me<strong>di</strong>ante osservazionipubbliche).Nell’ambito della Proposta <strong>di</strong> PUC il Piano strutturale deve essere accompagnato dalprimo piano operativo (redatto anche per una porzione del territorio comunale)correlato da relativa programmazione degli interventi (API, art. 25 della Lr 16/2004).Tutto ciò rende necessario adottare, già in sede <strong>di</strong> pianificazione comunale, approcciprogettuali inter<strong>di</strong>sciplinari ed interscalari, capaci <strong>di</strong> delineare quadri strategici erelative soluzioni ed analisi <strong>di</strong> dettaglio per le aree <strong>di</strong> prioritariatrasformazione/riqualificazione.Con il vantaggio - valido sia per le pubbliche amministrazioni che per i soggetti privati- <strong>di</strong> limitare al minimo il rimando a pianificazione attuativa e consentire, sulla base <strong>di</strong>determinate prefigurazioni tipo-morfologiche, la <strong>di</strong>retta attuazione delle previsioniprogrammatiche del piano, sia nei tessuti <strong>di</strong> antico impianto che in consistenti partidella città moderna; con attenzione alla fattibilità economica e della sostenibilitàambientale delle scelte <strong>di</strong> piano e nell’ambito <strong>di</strong> un processo flessibile, partecipato,2


aperto alla interazione tra amministrazione, progettisti e realtà associative presentisul territorio.Il PUC: meto<strong>di</strong> e tecniche <strong>di</strong> redazioneIl PUC sud<strong>di</strong>vide il territorio comunale in parti, ciascuna delle quali costituisce unità <strong>di</strong>base per la <strong>di</strong>sciplina dettata dalle Norme Tecniche d’Attuazione. Per ciascuna partedel territorio il PUC provvede a dettare le necessarie prescrizioni, a definire i vincoli ele cautele atte a garantire la tutela dell'ambiente e delle sue risorse naturali, ilrecupero ed il positivo riuso del patrimonio e<strong>di</strong>lizio, l'adeguata attrezzatura delterritorio comunale a mezzo <strong>di</strong> servizi, <strong>di</strong> spazi e <strong>di</strong> impianti pubblici e <strong>di</strong> usopubblico.Schematicamente in<strong>di</strong>viduiamo le seguenti tipologie territoriali:a) Città d’antico impianto e manufatti storici isolatiSono in genere in<strong>di</strong>viduate due tipi <strong>di</strong> zone storiche (zto “A” del D.I. 1444/1968): laprima includente i tessuti storici inse<strong>di</strong>ati, la seconda costituita dai manufatti isolati<strong>di</strong> antico impianto. Per tali zone il piano fornisce norme <strong>di</strong> livello particolareggiato,imme<strong>di</strong>atamente eseguibili dopo l’approvazione del PUC: le norme <strong>di</strong> carattere“urbanistico” - modalità d’intervento e destinazioni d’uso – sono contenute nelleNorme Tecniche d’Attuazione, mentre quelle aventi carattere “e<strong>di</strong>lizio” – principicostruttivi, materiali, trattamento delle facciate e degli spazi comuni – sono riportatenel Regolamento Urbanistico E<strong>di</strong>lizio Comunale.Ai sensi del Piano territoriale regionale e della bozza <strong>di</strong> Piano <strong>di</strong> coo<strong>di</strong>namentoprovinciale, la perimetrazione della città storica è verificata in funzione delle mappeIGM del 1936 e sulla loro comparazione con il “catasto <strong>di</strong> primo impianto” (1890) equello <strong>di</strong> “revisione” (1930-52). In questa zona il PUC mira a rafforzare la leggibilitàdell’impianto urbano antico, salvaguardare le caratteristiche degli e<strong>di</strong>fici storici,<strong>di</strong>scernendoli da quelli <strong>di</strong> moderna origine, e migliorare la fruibilità degli spazipubblici, con particolare riferimento all’uso pedonale delle piazze, delle strade e deigiar<strong>di</strong>ni.Ulteriore zona storica, punteggiante il territorio aperto o recentemente urbanizzato, èquella relativa ai manufatti isolati d’antico impianto con relative pertinenze. Questazona – come previsto dal PTR - comprenderà il sistema delle antiche masserie, casinee ville, chiese, cappelle e conventi isolati, castelli, mulini, opifici pre-industriali ecase cantonali. I manufatti sono in<strong>di</strong>viduati in base alla lettura delle foto aeree IGMdel 1954-55 e dei documenti catastali da reperire presso gli Archivi dell’Agenzia delTerritorio. Ogni manufatto, analiticamente rilevato, è ricondotto ad una categoriatipologica cui sono associati, come per le unità e<strong>di</strong>lizie del centro storico, le tipologie<strong>di</strong> intervento consentite e le loro modalità <strong>di</strong> realizzazione. E’ resa possibile lariconversione delle antiche masserie ad attività produttive <strong>di</strong> servizio e turisticoricettive,anche stu<strong>di</strong>ando il sistema <strong>di</strong> interconnessione attraverso sentierinaturalistici ed ì itinerari ver<strong>di</strong>.b) Zone urbane inse<strong>di</strong>ate <strong>di</strong> moderna origineSono le parti completamente o parzialmente inse<strong>di</strong>ate della città esistente (zone “B”del DIM 1444 del 1968). Sono <strong>di</strong>stinte, a seconda della funzione prevalente, in: Bs (perservizi pubblici e <strong>di</strong> uso pubblico), Br (residenziali) e Bp (produttive).Le “Bs” sono le aree destinate ad accogliere o che accolgono ad oggi i cosiddetti“standard urbanistici”: scuole, attrezzature, parchi e parcheggi pubblici (<strong>di</strong>quartiere). Gli standard urbanistici non costituiscono una zona omogenea ma unasottozona inclusa nella più generale zona B <strong>di</strong> cui sono al servizio; essi possono essere<strong>di</strong> proprietà pubblica o privati, convenzionati all’uso pubblico: i nuovi “standard” sonopreferibilmente reperiti attraverso procedure non basate sull’apposizione <strong>di</strong> vincolipreor<strong>di</strong>nati all’esproprio.Le “Br”, inse<strong>di</strong>ate residenziali, sono le aree che presentano una notevole estensione emolteplici tipologie costitutive e <strong>di</strong> struttura, a loro volta associabili all’epoca <strong>di</strong>3


e<strong>di</strong>ficazione, alla costituzione tipo-morfologica e al contesto. Da questi dati si ricavain genere un’articolazione in più sottozone, cui corrisponderanno principi normativi edattuativi commisurati allo stato <strong>di</strong> fatto e alle propensioni <strong>di</strong> ogni zona allariqualificazione o alla trasformazione. Il PUC mira a riqualificare le zone urbaneinse<strong>di</strong>ate attraverso il reperimento <strong>di</strong> aree per attrezzature e servizi pubblici e lapre<strong>di</strong>sposizione <strong>di</strong> meccanismi d’innesco <strong>di</strong> operazioni <strong>di</strong> ristrutturazione <strong>urbanistica</strong>delle parti <strong>di</strong> minore qualità architettonica ed <strong>urbanistica</strong>, anche prevedendo, in lineacon il PTCP, premialità in termini volumetrici in caso <strong>di</strong> riconfigurazioni e/omiglioramenti della struttura urbana esistente e/o suo adeguamento. Nell’ambito delprogetto <strong>di</strong> riqualificazione della periferia gli inse<strong>di</strong>amenti abusivamente sorti, sesanati e compatibili con le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> rischio idrogeologico, possono essere integraticon la struttura urbana contigua. Sono in genere anche specificate le modalità e gliincentivi quantitativi per la riconversione a fini non residenziali o la delocalizzazione<strong>di</strong> parti <strong>di</strong> città <strong>di</strong> bassa qualità.Le “Bp” sono le aree inse<strong>di</strong>ate con destinazione attuale <strong>di</strong> tipo prevalentementeproduttivo. In primo luogo va verificata la possibilità <strong>di</strong> inserire armoniosamentequeste aree nel contesto e <strong>di</strong> densificarne la consistenza fon<strong>di</strong>aria per attivitàcompatibili.c) Integrazione inse<strong>di</strong>ativa residenzialeSi tratta delle zone “C” del DIM 1444/1968: parti, attualmente non e<strong>di</strong>ficate o cone<strong>di</strong>ficazione rada, nelle quali il piano può prevedere l’eventuale espansione o ladensificazione a fini residenziali. In base alla valutazione del fabbisogno residenzialeda sod<strong>di</strong>sfare e al grado <strong>di</strong> saturazione delle capacità e<strong>di</strong>ficatorie degli strumentiurbanistici vigenti viene valutata la necessità e l’eventuale consistenza <strong>di</strong> ulteriorizone <strong>di</strong> espansione residenziale. Tali aree vanno in<strong>di</strong>viduate in funzione dell’obiettivostrategico del minimo consumo <strong>di</strong> suolo e della opportunità <strong>di</strong> costruire in prossimitàdelle e<strong>di</strong>ficazioni esistenti e comunque non in aree <strong>di</strong> pregio ambientale. Il pianoutilizza le aree <strong>di</strong> ristrutturazione <strong>urbanistica</strong> e le eventuali aree <strong>di</strong> espansione perinnalzare la qualità urbana e la dotazione <strong>di</strong> standard urbanistici: i nuovi inse<strong>di</strong>amenti– attraverso la fornitura <strong>di</strong> schemi prestazionali ed eventuali <strong>di</strong>segni puntuali - e lacontestuale realizzazione <strong>di</strong> infrastrutture ed attrezzature pubbliche – possonoconcorrere a migliorare la qualità ambientale ed <strong>urbanistica</strong> dei settori <strong>di</strong> città in cuisono inserite.d) Aree per inse<strong>di</strong>amenti produttivi <strong>di</strong> nuovo impiantoSi tratta delle zone “D” del D.I. 1444/1968: parti nelle quali il piano localizzal’eventuale inse<strong>di</strong>amento <strong>di</strong> nuove attività produttive, <strong>di</strong> tipo manifatturiero,commerciale, terziario o quaternario. Prioritariamente, in coerenza con i pianiterritoriali, va verificata la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong> aree produttive esistenti da densificare o <strong>di</strong>lotti <strong>di</strong>sponibili in aree ASI (Aree attrezzate per lo Sviluppo industraiale derivanti daun Piano regionale del 1968, in larga parte attuate ad opera della Cassa per ilMezzogiorno) poste in Comuni del comprensorio. Obiettivo del PUC è l’integrazionedelle eventuali nuove zone per inse<strong>di</strong>amenti produttivi con il contesto paesaggisticoambientale e con gli eventuali brani <strong>di</strong> città contigua.e) Zone agricole ed elementi naturali strutturantiSi tratta delle zone “E” del D.I. 1444/1968: sono le parti del territorio destinateprevalentemente alla produzione agricola. Il progetto urbanistico consida – inattuazione degli in<strong>di</strong>rizzi sovraor<strong>di</strong>nati - le aree rurali come elemento identitario ecaratterizzante il territorio, da riqualificare dal punto <strong>di</strong> vista paesaggisticoambientalein sinergia con il rilancio della produzione agricola. A seconda dellamorfologia, delle coltivazioni in atto e della posizione rispetto gli inse<strong>di</strong>amenti, il PUCpuò <strong>di</strong>stinguere <strong>di</strong>verse sottozone “E” (produttive, <strong>di</strong> pregio agronomico, periurbane,<strong>di</strong> rispetto infrastrutturale, ecc.). Vanno inoltre in<strong>di</strong>viduati gli eventuali “aggregatie<strong>di</strong>lizi in territorio agricolo”: inse<strong>di</strong>amenti <strong>di</strong> tipo spontaneo, prevalentemente4


monofunzionali ed in generale <strong>di</strong> recente formazione. Per tali inse<strong>di</strong>amenti il PUC<strong>di</strong>spone azioni mirate alla integrazione paesaggistica - con il territorio agricolo alcontorno - e funzionale - con la rete degli spazi pubblici urbani, anche eventualmenteincentivando le trasformazioni in chiave non residenziale delle volumetrie esistenti.Alla valorizzazione complessiva del territorio agricolo <strong>di</strong> pregio concorre anche ilrecupero dei manufatti storici isolati <strong>di</strong> cui al punto a).Vanno in<strong>di</strong>viduate, in accordo con le Linee guida regionali per il paesaggio in<strong>Campania</strong> e con i piani <strong>di</strong> area vasta, “unità <strong>di</strong> paesaggio” dello spazio apertoassociando ad ognuna <strong>di</strong> esse norme <strong>di</strong> tipo urbanistico e realizzativo (nelRegolamento urbanistico e<strong>di</strong>lizio comunale).f) Attrezzature pubbliche e <strong>di</strong> uso pubblicoCorrispondono alle zone “F” del DIM 1444/1968: attrezzature per l’istruzionesuperiore, attrezzature sociali, sanitarie ed ospedaliere, aree archeologiche e/onaturali attrezzate, cimiteri, ecc. Occorre valutare nello specifico il livello <strong>di</strong>attuazione ed il regime vincolistico presente sulle aree classificate come “F”dall’eventuale PRG vigente; su eventuali zone con vincolo espropriativo scadutopossono essere stu<strong>di</strong>ati meccanismi <strong>di</strong> tipo perequativo atti a recuperare areepubbliche in cambio <strong>di</strong> iniziative private su quote parte dei fon<strong>di</strong>. Difficile è <strong>di</strong>fattioggi, sia per con<strong>di</strong>zioni giuri<strong>di</strong>che sia per la scarsità <strong>di</strong> fon<strong>di</strong> pubblici, procedere conespropri, soprattutto se occorrerebbe effettuarli su aree già soggette ad esproprio macon vincolo decaduto (il vincolo scade dopo cinque anni dall’apposizione).g) Infrastrutture per la mobilitàLe infrastrutture, esistenti e <strong>di</strong> nuovo impianto, vanno collocate dal PUC all’interno <strong>di</strong>una integrata ipotesi <strong>di</strong> sistemazione del territorio: acquistano ruolo centrale i sistemi<strong>di</strong> trasporto pubblico – in specie i no<strong>di</strong> d’interscambio modale – l’implementazionedella rete ciclo-pedonale e l’inserimento paesaggistico delle opere, realizzate ed inprogramma. Il RUEC può in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> merito per quanto attiene la configurazionestradale e la morfologia degli spazi pubblici, regolati con schemi compositivicongruenti e materiali e<strong>di</strong>lizi compatibili.Rapporti tra piani e superamento del meccanismo gerarchico a cascataLa legge regionale n. 13/2008, <strong>di</strong> approvazione del PTR, specifica il concetto <strong>di</strong>“copianificazione” sancito dall’art. 4 della L.U.R. n. 16/2004: dal 2001, in attuazionedella riforma del Titolo V della Costituzione italiana, il rapporto tra Enti (ad esempio:Regione, Provincia, Comuni) non è più <strong>di</strong> tipo “gerarchico” ma improntato alla“sussi<strong>di</strong>arietà”. Questo vuol <strong>di</strong>re che non va più inteso in senso “meccanico”, secondoil meccanismo “a cascata” della Legge <strong>urbanistica</strong> 1150 del 1942, il rapporto tra piani<strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento e piani comunali. In particolare gli articoli 4, 5, 6, 7 della citataLegge regionale 13/2008 definiscono l’istituto della “copianificazione” me<strong>di</strong>ante ilquale un comune, ad esempio, può richiedere, nel perseguimento del prevalenteinteresse pubblico la mo<strong>di</strong>fica “concertata” <strong>di</strong> alcune delle previsioni sovraor<strong>di</strong>nateche si <strong>di</strong>mostrino inadeguate o superate per il corretto Governo del Territorio, ilcontenimento del rischio o la salvaguar<strong>di</strong>a del paesaggio. La copianificazione vaaccompagnata da un processo <strong>di</strong> <strong>urbanistica</strong> partecipata in cui ruolo determinanteassumono le comunità locali e la loro conoscenza dei luoghi.5

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