numero 3 anno 2013 - CCIAA di Catanzaro - Camera di Commercio

papà?”. Non esiste! Si vuolebene ad entrambi, in egualmisura. E si vive addizionandoi loro insegnamenti, i loroamori. Si vive tra nord e sud.Si vive tra Germania e Cafizzi.Si parte da qui, si vive in completezza.«In Germania erouno straniero, in Italia un meridionale,al sud un calabrese,in Calabria un Arbereshe.Invece sono tutto questo. Etutto insieme. La mia radiceè la Calabria ma non mi sentoun emigrato. L’emigrazioneè negli occhi degli altri. È unaforma di razzismo che prova afar diventare la partenza comeuna ferita. Invece partire deveessere intesa una ricchezza”. Asentirlo parlare, francamente,si ha la sensazione che il concettodi “addizione” e il sensodi appartenenza globale almondo sia un concetto quasifalso, qualcosa in cui si sforzadi credere ma che invece appareun passaggio obbligato perarrivare alla punta dell’iceberg.Soprattutto quando si iniziaa parlare dell’opera La collinadel Vento. Romanzo (quasiautobiografico?) in cui la famigliaArcuri, nel corso di 100anni e tre generazioni, difendela terra e combatte le ingiustizie.Rino, figlio idealista ecomunista, combatte i latifondistiperchè “sta bene quandostanno bene tutti quanti”. Èfiglio di un padre che non siaccontenta a dar da mangiareai figli ma vuole il meglio perloro. Intende dargli un futuro,intende dargli la libertà.Qui esce fuori tutto quello cheAbate, secondo noi, ha dentro:riconoscenza per la figura paterna,amore per la Calabria,dignità. Sono i tre sentimentiche prova a scrivere e a portarein giro per il mondo.Forse non è vero che non hanostalgia quando è fuori, forsenon è vero che la Calabria ècome la Germania. È sicuramentevero, però, che partireè una ricchezza e che la dignitàdella Calabria e della famigliaArcuri vanno raccontateal mondo. È vero che un padreche abbandona la cosa piùamata (la terra) per dare dignitàe libertà al figlio è qualcosa diteneramente e tradizionalmentecalabrese che va romanzato.E Michelangelo e Rino Arcuri,che lottano per le ingiustizie eper la terra, «mettono il pettoin fuori e agiscono per averedignità. Questo dovete farevoi giovani. Non attendete chei valori e i sogni vi cadano dalcielo. Lottate per ottenerli evivete come un emigrato moderno:ovvero un emigrato cheè senza nostalgia perchè vede lapartenza come una ricchezza».Questo concetto, però, forseeclissa un ideale che per essereconseguito lascia spazio allafelicità ma che forse nascondeun’infinita e ancora più fortemalinconia.«La dignità non è provinciale- dirà Abate - e i calabresinon siamo affatto provinciali.Questa è la nostra dote universale».Il vento sulla collina nonpuò spostare questa dignità chevive in addizione e abbraccia lastoria di cento anni di Calabria.Una famiglia che non si fa scalfiredal potere e dal fascismo edavanti agli occhi dell’emigrazionereplica con la voglia infinitadi valorizzare e raccontarele proprie radici. Abate corre(scrive e vive) per arrivare aquesto: al costo di dire a se stessoche la Germania è come laCalabria.OC - 55