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31 agosto 2008 - Il Centro don Vecchi

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10Giovanna, ventitreenne maestramestrina che in Madagascarha aperto una casa per23 bambini di carceratiHo costruito un pozzo in giardino anchese in casa abbiamo l’acqua correnteperché i bambini imparino adusarlo per il loro futuro: quando ungiorno ritorneranno nelle loro famiglieo quando avranno una casa tuttaloro non potranno avere l’acquacorrente e dovranno sapersi adeguare.Lo stesso vale per l’educazionea fare le pulizie, a coltivare l’orto, acurare gli animali: sto offrendo a deibambini che vivevano per strada lapossibilità di vivere come personenormali.! ma secondo la normalitàdel Madagascar, non la nostra. Seabituassi questi bambini a tutte lecomodità occidentali invece che aiutarlifarei più danni.Giovanna Varisco è rientrata in Italiaper alcune settimane ed è tutta intentaa fare calcoli e conti e conversionidall’ euro all’ariary (la monetamalgascia) per il progetto di casache, con l’aiuto di numerose personedella città, sta realizzando ad Ambositra,la cittadina nel cuore del Madagascarin cui lei, mestrina, vive con i“suoi” 23 bambini figli di carcerati eche senza il suo aiuto si troverebberoper la strada.Giovanna, missionaria laica<strong>Il</strong> suo volto non è solo abbronzato,ma luminoso: Giovanna ha una grinta,un entusiasmo e una determinazionedavvero rara per una ragazzadi 23 anni. Al collo porta un visibilecrocifisso, tanto che qualcuno inMadagascar la chiama “suora”, mala sua è una vocazione missionarialaica: «Nella realtà diocesana localeracconta l’associazione che abbiamofondato insieme ad altri dueamici malgasci è riconosciuta comeesempio di impegno dei laici per lofatto che la Chiesa, constatando allaprova dei fatti, delle anomalie o dellecarenze sostanziali alla vita coniugaledi una coppia, dichiari che il matrimonioera stato un fatto solamenteformale e quindi lo dichiari nullo. Nonsono affatto d’accordo e continuo asperare e pregare per un ripensamentodella Chiesa sulle modalità, sui parametridel giudizio, sui costi e sullalunghezza dell’inchiesta giudiziaria.Avrei bisogno di un libro per una argomentazioneadeguata, mi limitosolamente ad una immagine. La casa,che ha avuto licenza edilizia e collaudostatico, se crolla, a meno cheil proprietario non abbia messo delladinamite per farla saltare, significache essa era carente di elementiessenziali. Se un matrimonio falliscesignifica che mancavano i presuppostiperché potesse reggere, e nove voltesu dieci dovrebbe essere dichiaratonullo senza tanti discorsi inutili!TESTIMONIANZA DI CRISTIANIDELLA DIOCESI DI VENEZIAI NOSTRI CAMPIONI E LE NOSTRE VITTORIEGIOVANNA VARISCOsviluppo di quella terra. Ed è l’unica.I malgasci sono abituati a vederepreti e suore fare i missionari e in uncerto senso sono abituati a lasciareche siano loro a prendersi cura deipoveri, a occuparsi dei problemi.Noi tre invece, che siamo tre giovanilaici, siamo un esempio fuori dalcoro. lo non faccio la missionaria insenso stretto, cioè non mi occupo dievangelizzazione o di battesimi, main molti mi dicono che attraverso lamia testimonianza hanno incontratoGesù, e questa è la cosa più bellaper me».Come spenderà i soldi raccolti.Galline, conigli, capre, cemento, mattonie legno: nella lista che sta compilandoper spiegare come verrannospesi i soldi che il Gruppo Amici delleMissioni del Duomo di S. Lorenzosta raccogliendo con il progetto “Nelcantiere di Giovanna”, Giovanna haelencato delle cose che saranno utiliper la costruzione di una nuovacasa (attualmente è in affitto) e perl’avvio di una serie di attività semplicicome l’allevamento di animalie la coltivazione della terra, che leista intelligentemente insegnando aibambini di cui si occupa. Anche partedel ricavato dello spettacolo “Danzaper le Missioni” che si terrà domenica8 giugno al Teatro Toniolo andrà asostegno delle sue attività e dei suoibambini: «Erano bambini - spiegaGiovanna - che non potevano andarea scuola perché figli di uomini o <strong>don</strong>necarcerati e quindi discriminati datutti. Li ho incontrati per le strade diAmbositra mentre rubavano al mercatoper sfamare i genitori in carcere.Ora vanno a scuola e vivono insiemea me in questa casa-famiglia».Offrire un futuro ai figli dei carcerati.Giovanna si preoccupa del loro presentema anche del loro futuro:«Ognuno ha dei compiti», spiega.«Al mattino ci svegliamo tutti moltopresto (alle 4.30!) e i più grandi,che hanno al massimo 14 anni, si occupanodei più piccoli per aiutarli alavarsi e a vestirsi; nel frattempo iopreparo la colazione. Poi, a turni, ungruppetto si occupa delle pulizie dellacasa, un altro degli animali, un altroancora dell’ orto, e solo poi andiamoa scuola. Sono bambini consapevolidi essere in situazione di difficoltà edi venire aiutati.Ogni giorno preghiamo insieme il rosarioe ricordiamo i nostri amici inItalia che ci aiutano».Obiettivo autonomia.La costruzione della casa è un sognoche si sta realizzando: gli operai sonogià al lavoro e molti di questi sonogli stessi genitori dei bambini che dalcarcere vengono in aiuto alla costruzionedella casa per i loro figli.IL REGALO ALLA SPOSA<strong>Il</strong> dottor Florio, giudice in pensionedel tribunale dei minori di Venezia,ha offerto 500 euro con questamotivazione: “Ero solito in occasionedella festa di S.Chiara, fareun regalo a mia moglie che portaquesto nome. Ora mia moglie èin Cielo, ma voglio continuare adoffrirle un segno del mio affettoe perciò le metto a disposizioneil corrispondente (500 euro) percompiere un’opera di bene

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