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31 agosto 2008 - Il Centro don Vecchi

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6perché era mingherlino, balbuziente,molto timido ed appena li vedeva sifaceva la pipì nei pantaloncini: per ibulli questo era un vero sballo.Anche quel giorno si avvicinarono alragazzino prendendo lo in giro quandoudirono un abbaiare stridulo edinsistente. Guardarono verso il bassoe videro un cagnolino con grandiorecchie, spelacchiato ma molto agguerrito.“E tu chi saresti?” gli domandòGiorgione ed il piccolo animalegli rispose: “Mi chiamo Minny. Lasciastare subito il mio amico o ti morderò.Hai capito?”.I giovani, si sa, non si meraviglianodelle cose strane che possono accadereed infatti nessuno dei presentisi sorprese nel comprendere illinguaggio del cane mentre è moltopiù difficile per noi adulti accettarefatti inconsueti perché siamo abituatiad analizzare ogni singola cosache ci accade ma poiché questa contracosa”.I figli, una coppia di ragazzini, vannoavanti e indietro, urtando i visitatoriimpegnati nel percorso e gridandoa tutta voce “ A ma’ so’ stanco! Ciòfame! Ciò sete! Annamo”. Qua nunPASTORALE DEL LUTTOLETTERA ALLA NONNA CHE PARTE PER IL CIELOCARA NONNAscusaci, scusaci perché questa volta nonpossiamo obbedirti.“Non piangete quando non ci sarò più”questa è la frase che ci hai ripetuto sinda prima che questa maledetta malattiati strappasse lentamente via da noi. Eppureè così difficile perché vedi, nonna,quando una persona è stata così speciale,così incredibilmente perfetta, il vuotoche lascia è troppo immenso per potercomandare agli occhi e al cuore di nonpiangere.E tu nonna sei stata così.Ha poco senso ricordare oggi episodi particolariche ti riguardino perché in realtànon c’è stato un solo gesto nella tua vitache non meriterebbe di essere annotatocome atto d’amore.E in questi giorni i ricordi riemergono aflotti, e quelli del passato più prossimo siconfon<strong>don</strong>o con quelli più remoti, tessendocosì un’immagine di te quasi fuori deltempo.Così sentiamo bruciare già la nostalgiadella tua cucina sempre aperta per noi,dei tuoi tostini e dei tuoi pranzi conditinon solo con le migliori prelibatezze maanche con l’amore e la passione che tuttinoi abbiamo avuto la fortuna di assaporare.Ci sembra di sentire ancora il ripetutascampanellio del citofono quando arrivavila mattina prestissimo, con merendee brioche, per accompagnarci a scuolao per star con noi: quando in un balenoc’è niente”La Storia? Cos’è l Storia? Cosa che nonsi mangia. Che non fa fare quattrini.E’ cosa che non serve.sistemavi la casa, spolveravi, stiravi, cucinaviper aver più tempo di giocare connoi (facendo bene attenzione a non vinceremai e rammaricandoti davvero se “percaso” trovavi la coppia di carte giuste alMemory).E’ ancora così nitido il rumore familiare einconfondibile dei tuoi passi sempre cosìsvelti e pronti mai stanchi.Lo vedi nonna! Tu sei stata caposaldo dellanostra infanzia, compagna di giochi,custode di segreti, confidente, compliceamica, colei che ci difendeva dai genitorie nascondeva le nostre marachelle , coleiche ci portava di nascosto le merendine alcioccolato e ci faceva trovare le caramelleche preferivamo. E una volta cresciuti,quella a cui mi rivolgevo quando litigavocon la mamma, che stava dalla nostraparte ma ci faceva capire quando sbagliavamo.Quella che aveva sempre la parolagiusta al momento giusto, un anetodi dellasua vita che si attagliava perfettamenteal caso nostro, un buon proverbio dacitare e meditare. Intelligente, presente,acuta, divertente….e immensamentebuona.Mamma meravigliosa, moglie perfetta,nonna impareggiabile.Sei stata per tutti un esempio di amore“SLuciana Mazzer MerelliM I N N Yincondizionato e dedizione in ogni campodella tua vita. Modello di un’esistenzarealmente spesa al servizio del prossimo:di un marito certo non facile ma che haiservito con una cura per noi quasi incomprensibile,dei tuoi figli, dei nipoti, deglianziani da assistere, dei vicini di casa daaiutare.<strong>Il</strong> tuo vivere quotidiano ci ha insegnatopiù delle tue stesse parole e ti assicuriamocara nonna, che ogni tuo pensiero èimpresso nel nostro cuore. Niente di ciòche ai insegnato andrà perduto e nulla diciò che ai detto dimenticato.Speriamo che questi lunghissimi mesi dimalattia tu ti sia sentita avvolta nell’amoredi tutti noi: il meritato raccolto di chiha seminato solo bontà. Una bontà realmentepura, sconfinata, gratuita, santa.E ora desideriamo solo che salga a te ilnostro grazie, vogliamo tu senta quanto cisentiamo fortunati ad averti avuta comenonna ed orgogliosi di poter dire che seistata nostra.Sei stata un immenso <strong>don</strong>o del Cielo, e dalCielo, ne siamo sicuri, continuerai ad avercura di noi come ai sempre fatto.Perché nonna sbagliavi a dire che le nonnenon vivono per sempre. Quelle specialisi. E tu vivrai con noi e in noi ogni giorno.A te continueremo a raccontare ognitraguardo, come quando ti chiamavo perdire a te , prima che agli altri, di un belvoto a scuola o di un successo nel lavoro,perché tu fossi fiera di noi.Ci manchi già da morire nonna adorata,ma sappiamo che sei qui con noi e cosìcontinueremo a rivolgerci a te, che sei ilnostro angelo e la nostra guida.Ti amiamo così tantoI tuoi nipotiLA FAVOLA DELLA SETTIMANAimone sei un mammone! Simonesei un fifone! Dammisubito la merendina o tispacco la biciclettina. Avete vistoquanto sono stato bravo? Sono riuscitoa fare una rima e pensare chela professoressa di italiano dice chenon mi so esprimere correttamente.”Chi aveva parlato era Giorgione unpluri-rimandato della prima media,chiamato così sia per la statura cheper la stazza. Lui, con alcuni amici,aspettava quasi ogni giorno i bambiniche frequentavano le elementari permolestarli, rubare le loro merendine,stracciare i quaderni minacciando liche se avessero parlato l‛avrebberopagata cara. Nessuno di loro avevamai osato riferire ai genitori o aimaestri quanto accadeva perché erano,a dir poco, terrorizzati. I prepotentise la prendevano indifferentementecon tutti i bambini ma Simoneera il loro bersaglio preferito, forse

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