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SYNERGIA Sistemi di conoscenza e di gestione del cambiamento

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Introduzione L’indagine svolta non riguarda nello specifico gli immigrati <strong>di</strong> seconda generazione 1 ,ovvero i figli nati qui da famiglie straniere <strong>di</strong> Milano. L’enfasi semmai è stata suigiovani che sono in qualche modo “figli” <strong>del</strong> fenomeno immigrazione nel suocomplesso, ovvero le principali popolazioni giovanili <strong>di</strong> origine straniera cheall’epoca <strong>del</strong>l’indagine vivevano nelle metropoli. Alcuni <strong>di</strong> loro erano in realtàimmigrati <strong>di</strong> terza o <strong>di</strong> quarta generazione e alcuni <strong>di</strong> loro non erano neppure nati inItalia, ma rappresentavano ormai una quota importante sia <strong>del</strong>la propria collettivitànazionale a Milano che <strong>del</strong>la popolazione giovanile milanese nel suo complesso. Si èscelto <strong>di</strong> concentrare la ricerca su sei popolazioni giovanili <strong>di</strong> origine straniera sceltesia per la rilevanza numerica (è il caso <strong>di</strong> filippini, egiziani, cinesi e peruviani) sia perla loro importanza “storica” nell’ambito <strong>del</strong> fenomeno <strong>del</strong>l’immigrazione straniera aMilano (eritrei ed etiopi, presenti in città fin dagli anni ’70).L’analisi proposta ha voluto esplorare le caratteristiche e le problematiche legate alprocesso <strong>di</strong> integrazione <strong>di</strong> popolazioni giovanili che sono generalmenteespressione <strong>di</strong> fenomeni migratori a carattere eminentemente familiare e chepossono dunque essere considerate non soltanto elementi stabili <strong>del</strong>la societàmilanese, ma anche persone in grado <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarla a livello profondo. I giovaniintervistati sono collocati all’interno <strong>di</strong> progetti migratori orientati da tempo versol’inse<strong>di</strong>amento stabile o quantomeno <strong>di</strong> lungo periodo e sono pertanto piùchiaramente identificabili come le avanguar<strong>di</strong>e <strong>di</strong> una gioventù urbana segnata daidentità complesse e da appartenenze multiple, che caratterizzerà in modo semprepiù netto la società metropolitana in senso cosmopolita e multiculturale.Per esplorare la realtà dei giovani filippini, egiziani, cinesi, peruviani, eritrei ed etiopi<strong>di</strong> Milano si è optato per un approccio qualitativo e si è deciso <strong>di</strong> supportare il lavorosul campo, condotto a mezzo <strong>di</strong> interviste in profon<strong>di</strong>tà, osservazione partecipante estu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> casi familiari, con una rilevazione a mezzo questionario in alcune scuoleme<strong>di</strong>e ad alta incidenza <strong>di</strong> popolazione studentesca <strong>di</strong> origine straniera e nei centriterritoriali permanenti che offrono corsi <strong>di</strong> italiano per immigrati. Inoltre, si èeffettuato un minuzioso lavoro <strong>di</strong> rilievo empirico degli aspetti spazio-territorialiattinenti alla quoti<strong>di</strong>anità dei giovani stranieri oggetto <strong>di</strong> indagine: luoghi <strong>di</strong> incontroe svago, case e abitazioni, negozi, esercizi e locali <strong>di</strong> particolare importanza, luoghi<strong>di</strong> culto e <strong>di</strong> associazionismo sociale, politico, ecc.I giovanifilippiniI filippini sono presenti a Milano fin dagli anni ’80, ma è soprattutto nel corso deglianni ’90 che l’incremento <strong>del</strong> flusso li porta ai vertici <strong>del</strong>la graduatoria <strong>del</strong>lenazionalità straniere più rappresentate tra i residenti. La componente giovanile<strong>di</strong>viene significativa a partire dalla metà degli anni ’90, con l’aumento deiricongiungimenti familiari. Nel 2000 i minori filippini sono 3802, la popolazione under21 è pari a 4102 persone (il 22% sul totale dei residenti filippini).Benché quella filippina rimanesse un’immigrazione fortemente connotata dallacomponente femminile (donne sole che spesso vivono come domestichenell’abitazione dei loro datori <strong>di</strong> lavoro), il numero <strong>di</strong> famiglie risultava in costanteaumento. Al tempo <strong>del</strong>l’indagine la maggior parte dei teen ager viveva con i proprigenitori, i quali sono attivi per lo più nell’ambito <strong>del</strong>la collaborazione domestica edei servizi <strong>di</strong> pulizia. Me<strong>di</strong>amente essi <strong>di</strong>spongono <strong>di</strong> una <strong>conoscenza</strong> limitata <strong>del</strong>lalingua italiana e la maggior parte <strong>di</strong> loro ha scarse occasioni <strong>di</strong> contatto con gli1Termine controverso, che da un lato suggerisce l’estraneità al contesto <strong>di</strong> nascita e socializzazione <strong>di</strong>in<strong>di</strong>vidui che in realtà non vi sono mai “immigrati” e dall’altro sembra implicare un riconoscimento <strong>del</strong>la suaappartenenza al paese <strong>di</strong> nascita, che <strong>di</strong> fatto non viene accordato, perché in Italia chi nasce figlio <strong>di</strong>stranieri resta straniero.2

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