SYNERGIA Sistemi di conoscenza e di gestione del cambiamento
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famiglie in cui sono presenti entrambi i genitori e, dall’altro, nelle maggiori possibilitàche la <strong>di</strong>aspora etiope sembrava offrire ai giovani rispetto alla scelta <strong>di</strong> percorsi <strong>di</strong>autorealizzazione futura all’estero. Tra <strong>di</strong> essi, infatti, è stato possibile riscontrare in piùcasi un orizzonte progettuale aperto ad un mondo “senza confini” in cui viverepositivamente la propria molteplice identità.Appariva possibile che almeno una parte dei giovani etiopi <strong>di</strong> Milano potesse vivere ipropri percorsi <strong>di</strong> autorealizzazione in una prospettiva cosmopolita, valorizzando gliatout <strong>del</strong>la propria peculiare esperienza <strong>di</strong> italo-etiopi, piuttosto che patirne soltantogli aspetti problematici.Alcunein<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong>policyIl lavoro svolto traccia un quadro <strong>di</strong> un’integrazione che, al momento <strong>del</strong>l’indagine,sostanzialmente funzionava, soprattutto grazie a due gran<strong>di</strong> agenzie <strong>di</strong>socializzazione e acculturazione: la famiglia e la scuola. Anche quando si parla <strong>di</strong>famiglie monoparentali, i figli avevano recepito tutti in modo netto il valore el’importanza <strong>del</strong>la famiglia, loro principale ancoraggio identitario in un immaginario<strong>del</strong>l’appartenenza che per molti è troppo vago e in ogni caso problematico. E’stata fotografata una realtà che segnala quanto il fenomeno <strong>del</strong>l’immigrazione inItalia si <strong>di</strong>scostasse da quel “mo<strong>del</strong>lo europeo” – ricalcato in realtà sull’esperienzadei vecchi paesi <strong>di</strong> immigrazione, come la Francia e l’Inghilterra – che vedetendenzialmente le seconde generazioni più esposte al <strong>di</strong>sagio, alla devianza e ingenerale ai comportamenti “a rischio” <strong>del</strong>le prime 2 . La realtà dei giovani stranieristu<strong>di</strong>ati appariva, al contrario, ricca <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> contatto con quella dei loro coetaneiitaliani sotto molti aspetti, anche quelli problematici: lo spaesamento, laprogettualità debole, la <strong>di</strong>saffezione per la politica, la scarsa partecipazione sociale,l’enfasi sui consumi come mezzo <strong>di</strong> espressione <strong>del</strong>la propria identità, l’incidenza<strong>del</strong>la solitu<strong>di</strong>ne. Vi sono però alcune specificità che contrad<strong>di</strong>stinguono ciascungruppo e che nel complesso <strong>di</strong>fferenziano i giovani stranieri dai loro coetanei italianiin modo importante, tra cui l’incidenza fortissima <strong>del</strong>la percezione <strong>di</strong> sé come “semiestranei”al contesto italiano e <strong>del</strong>la incomunicabilità <strong>del</strong>la propria appartenenzacomplessa a coloro che non la con<strong>di</strong>vidono.Per contrastare l’isolamento, l’esclusione, la solitu<strong>di</strong>ne, il senso <strong>di</strong> frustrazione,appariva necessario lavorare intensamente allo sviluppo <strong>di</strong> azioni <strong>di</strong> inclusione, chenon operassero però in senso paternalista e assimilatorio, ma anzi comprendesserocome proprio la possibilità <strong>di</strong> vedere pienamente riconosciuta e rafforzata la propriamatrice identitaria originale rendesse più armonioso e sano il processo <strong>di</strong>acculturazione rispetto al contesto italiano. Per migliorare il livello <strong>di</strong> competenzacivica e partecipazione sociale degli immigrati, si è ritenuto necessario che dovesseessere l’istituzione a muoversi verso l’immigrato, mentre è improduttivo aspettarsi cheavvenga il contrario. Di fondamentale importanza appariva anche la promozione <strong>di</strong>una <strong>di</strong>mensione <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>gnitosa per le famiglie straniere: le uniche famiglie davveronumerose <strong>di</strong> Milano eppure quelle che facevano più fatica a trovare casa, acomprarla e ad affittarla; una politica <strong>del</strong>l’integrazione più attenta alle esigenze deigiovani stranieri non può esimersi dallo strutturare adeguatamente anche un suoversante de<strong>di</strong>cato al sod<strong>di</strong>sfacimento dei fabbisogni alloggiativi. La scuola, agenzia<strong>di</strong> socializzazione primaria fondamentale per i giovani immigrati, apparivasostanzialmente priva <strong>di</strong> adeguato equipaggiamento) per far fronte al2Si veda, ad esempio: Iprs – Istituto Psicoanalitico per le Ricerce Sociali (2000), Integrazione e identità deiminori immigrati, in “Migrazioni. Scenari per il XXI secolo. Atti <strong>del</strong> convegno internazionale”, Roma, AgenziaRomana per la preparazione <strong>del</strong> Giubileo; Kepel, J. (1987), Les banlieues de l’Islam, Paris, Seuil.; Nicollet A.(1999), Jeunesse sans pagnes ni tambours”, in “Migrations Société, vol. 11, n. 61.7