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Comunità in ascolto - Coccaglio

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Periodico della Comunità Parrocchiale di <strong>Coccaglio</strong> - Marzo 2011- n° 2/50


La vecchia Pieveperiodico della Comunità parrocchialedi <strong>Coccaglio</strong>Autorizzazione del Tribunale di Brescian° 26/2007 dell’8 settembre 2004n. 2/50 - 20 marzo 2011Direttore responsabilesac. Giuseppe MensiDirettoresac. Giovanni GrittiComposizione copert<strong>in</strong>a e logoUgo CaprettiCorrezione delle bozzeRosa Cucchi - Anna BertassiSi r<strong>in</strong>grazia il gruppo di persone cheprovvedono alla distribuzionePasqua:esplode la vita, rifiorisce la speranzaABBONAMENTO 2010ord<strong>in</strong>ario € 14,00sostenitore € 30,00benemerito, quanto si desidera oltrela somma <strong>in</strong>dicata per il “sostenitore”una copia € 2,80Per spedizione postale aggiungereper l’Italia € 10,00per l’estero € 12,00In caso di mancato recapito postale,si prega di telefonare (v. numeri apag. 51), oppure scrivere:Alla Redazione de“La vecchia Pieve”p.za L. Marenzio, 22f25030 <strong>Coccaglio</strong> BSoppure <strong>in</strong>viare messaggio di postaelettronica apieve@coccaglio.comNon possiamo dare conto di responsabilitàche competono al serviziopostale.Per i residenti, qualora a causa diqualche disguido il bollett<strong>in</strong>o nonvenisse recapitato, rimane opportunoeffettuare la segnalazione comesopra <strong>in</strong>dicato, ma è anche possibilerecuperare il numero mancanteritirandolo <strong>in</strong> sacrestia o <strong>in</strong> fondo allachiesa.Per i collaboratori de “La vecchia Pieve”- Il prossimo numero uscirà il 20 maggio. Gli articoli, <strong>in</strong> corpo 12 e formato .doc, su dischetto o, preferibilmente, all’<strong>in</strong>dirizzodi posta elettronica (v. sotto), devono pervenire entro il 28 aprile. Non rispondiamo della mancata pubblicazionedegli articoli che perverranno oltre tale data. Gli scritti, comprese lo spazio per le immag<strong>in</strong>i, non devono sopravanzare lospazio di due pag<strong>in</strong>e. La Redazione non è tenuta a dare giustificazione degli articoli che ritiene opportuno non pubblicareo, all’occorrenza, modificare o accorciare. Vengono pubblicati scritti che siano almeno frutto di una rielaborazionepersonale da parte di chi li presenta.- Le immag<strong>in</strong>i vanno presentate nel formato <strong>in</strong>formatico loro proprio, non <strong>in</strong>corporate nei documenti di testo.- Il materiale <strong>in</strong>formatico, fotografico o di altro tipo consegnato per la pubblicazione va ritirato nell’ufficio parrocchialeentro 10 giorni dalla pubblicazione; il mancato ritiro verrà <strong>in</strong>teso come autorizzazione alla cest<strong>in</strong>atura.Recapito degli articoli: p.za Marenzio 22f (canonica o sacrestia-ufficio parrocchiale) - pieve@coccaglio.com2


EditorialeChi fa la differenza è Gesù Cristo, con la sua Pasquadall’omelia del nostro Vescovo per la solennità dei ss. Faust<strong>in</strong>o de GiovitaIIl martire è un testimone paradossale della speranza.Paradossale perché nel martirio egli perde la vita e conla vita ogni possibilità di futuro. E tuttavia, il vero martire,non è un disperato; sa f<strong>in</strong> da pr<strong>in</strong>cipio che l’eventualità d<strong>in</strong>on essere capito, di essere perseguitato e di essere ucciso èiscritta nel d<strong>in</strong>amismo stesso della sua scelta; e <strong>in</strong>terpretail martirio come supremo compimento della fede. Aver fedesignifica consegnare la propria vita a Dio, sicuri che <strong>in</strong> luila vita è custodita e protetta; consegnare a Dio anche lapropria morte, avere più fiducia <strong>in</strong> Dio di quanto si abbiapaura della morte, significa portare a pienezza la fede. Haascoltato, il martire, la parola del vangelo: “Il fratellodarà a morte il fratello e il padre il figlio… ma chipersevererà s<strong>in</strong>o alla f<strong>in</strong>e sarà salvato.”Operando <strong>in</strong> questo modo il martire dice che per lui ilmondo è bello, ma non è tutto; che si deve amare ilmondo creatura di Dio, ma si deve anche saper r<strong>in</strong>unciareal mondo per fedeltà a Dio, quando sono <strong>in</strong> gioco la veritàe il bene; che l’avventura stupenda dell’esistenza umananel mondo è <strong>in</strong> realtà più grande dei conf<strong>in</strong>i del mondo esi affaccia sulla soglia dell’eternità, cioè della vita di Dio.Questa speranza paradossale che anima l’esistenza delmartire è sorgente di libertà.San Paolo, nel capitolo ottavo della lettera ai Romanidescrive l’esistenza cristiana come esistenza fragile, maanimata <strong>in</strong>teriormente dallo Spirito,cioè dalla vita di Dio e dal suo amore:“Tutti quelli che sono guidati dalloSpirito di Dio, questi sono figli diDio. E voi non avete ricevuto unospirito da schiavi per ricadere nellapaura, ma avete ricevuto lo Spiritoche rende figli adottivi, per mezzodel quale gridiamo. Abbà, Padre!”Debbo fare i conti con il limite, ricordal’apostolo, con la sofferenza e il fallimento;e tuttavia “ritengo che le sofferenzedel tempo presente non sianoparagonabili alla gloria futura che“Deposizione” lignea nel Duomo di Coloniasarà rivelata <strong>in</strong> noi.” La sofferenza può apparire comel’anticamera della morte, e diventa allora una sofferenzadisperata. Ma può essere <strong>in</strong>terpretata come sofferenza delparto, che dà alla luce una vita nuova, <strong>in</strong>edita; rimaneugualmente sofferenza, e grande; ma è sofferenza colmadi speranza.Quale delle due <strong>in</strong>terpretazioni è quella corretta? [...]Chi fa la differenza è Gesù Cristo, la sua Pasqua fattadi morte e di risurrezione, di sofferenza e di gloria. Se Cristoè davvero risorto – e questo è il cuore della fede cristianasenza il quale tutto il resto crolla – allora la speranza v<strong>in</strong>cesulla morte: c’è un Dio e questo Dio è ‘per noi’ [...].Chi e che cosa può sottrarre la nostra vita alla forza sanantedell’amore che Cristo ha per noi? Paolo nom<strong>in</strong>a la tribolazione,l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo,la spada (cioè la condanna a morte): tutte forme di sofferenzache hanno il sapore amaro della morte e potrebbero metterea rischio la nostra fiducia <strong>in</strong> Dio. “Ma <strong>in</strong> tutte questecose – cont<strong>in</strong>ua Paolo – noi siamo più che v<strong>in</strong>citoriper virtù di colui che ci ha amati.” E spiega: la mortecon la sua m<strong>in</strong>accia angosciante e la vita con le sue seduzioniallettanti, il presente con la sua oscurità e l’avvenire con lasua <strong>in</strong>certezza, il mondo con la sua forza per me <strong>in</strong>v<strong>in</strong>cibile,con la sua altezza e profondità che non riesco a sondare deltutto… nulla di tutto questo può conv<strong>in</strong>cermi o costr<strong>in</strong>germia non credere nell’amore, a non amare la mia vita e quelladegli altri, a non fare della mia vita un<strong>in</strong>no di riconoscenza a Dio creatore:la morte di Cristo per noi si rivelavittoriosa e <strong>in</strong>v<strong>in</strong>cibile: la speranza nondelude perché l’amore di Dio è statoriversato nei nostri cuori attraverso ildono dello Spirito.Mi sembra bello riprendere questeaffermazioni confortanti di Paolo,<strong>in</strong> un tempo problematico come quelloche viviamo. In questa festa dei santiFaust<strong>in</strong>o e Giovita che si è voluta dedicareal tema della speranza, volevo, <strong>in</strong>fatti,3


Editorialedire una parola soprattutto ai giovani che, poveri ancoradi memorie, sono <strong>in</strong>vece ricchi di sogni, di desideri, di progetti.E purtroppo la prima parola che mi è sembrato di doverdire è una richiesta di perdono – a nome mio e a nome ditutta la mia generazione. Ogni uomo porta <strong>in</strong> sé l’ambizionedi lasciare il mondo migliore di come lo ha trovato; temoche questa sana ambizione, noi, la nostra generazione nonsiamo riusciti a realizzarla del tutto. E dobbiamo confessare:per superficialità e per avidità. Abbiamo consumato più diquanto avevamo; abbiamo così accumulato un debito graveche toccherà alle generazioni nuove pagare; non abbiamocalcolato il peso di <strong>in</strong>qu<strong>in</strong>amento che, con i nostri consumi,producevamo; siamo vissuti alla giornata senza fare attenzioneal futuro che preparavamo con i nostri comportamenti. Diconseguenza consegniamo ai giovani un mondo malato,che dovranno cercare di sanare.Per fortuna, questo non è tutta la verità sulla nostragenerazione: abbiamo anche prodotto molto di buono– nel campo della scienza, della medic<strong>in</strong>a, del welfaresociale. Le generazioni giovani vivranno più a lungo di noi,ad esempio; e tuttavia saranno costrette a pagare il prezzodei nostri egoismi e della nostra spensieratezza. Questo nonlo dico per colpevolizzare noi (che non serve) o percompassionare i giovani (farei loro un pessimo servizio);ma bisogna che confessiamo gli errori fatti se non vogliamoripeterli. Qualcuno ben più esperto di me va ripetendo che<strong>in</strong> futuro saremo un po’ meno ricchi; che non ci potremopermettere tutto quello che ci siamo permessi negli ultimianni. Non è una tragedia; c’è gente che vive con meno d<strong>in</strong>oi. Ma è un dato da tenere presente perché condizioneràdesideri e comportamenti.La speranza non viene mai cancellata del tutto dalledifficoltà che viviamo; le parole di Paolo che ho richiamatosopra lo dicono chiaramente. La speranza <strong>in</strong> Dio diventaanche speranza <strong>in</strong> ciò che, con Dio, l’uomo può fare - sempre.L’uomo è <strong>in</strong>telligente, creativo, capace di conoscere e fareil bene, capace anche di fare sacrifici quando ne capisce lemotivazioni. Può affrontare anche la situazione presentecon coraggio e fiducia; ma non senza sacrificio e impegno.L’impegno di studiare, anzitutto, e di studiare seriamente.Il mondo che abbiamo costruito è complesso e solo questacomplessità permette la qualità di benessere culturale emateriale di cui godiamo. Ma non è possibile mantenere emigliorare un mondo così senza una sofisticata attrezzaturadi conoscenze e di abilità; senza una grande immag<strong>in</strong>azione,senza una disponibilità saggia al cambiamento per risponderealle sfide nuove che ci stanno davanti. La conoscenza, lostudio, ampliano lo spazio dell’immag<strong>in</strong>azione e qu<strong>in</strong>didella creatività e qu<strong>in</strong>di della libertà e qu<strong>in</strong>di dell’umanitàdell’uomo.Ci si può accontentare di possedere alcune poche idee; cisi può rifiutare di r<strong>in</strong>unciare alle proprie abitud<strong>in</strong>i edi correggere i propri schemi mentali; ma <strong>in</strong> questo modosi restr<strong>in</strong>ge lo spazio effettivo della propria libertà e simortifica la possibilità di essere creativi; e soprattutto sirischia di cadere nella spirale della paura e dell’aggressivitàverso ciò che non conosciamo. Lo studio rigoroso – comericordava Paolo VI – richiede fatica, ma apre strade nuoveche possono migliorare l’esistenza dell’uomo. Anche lo studioè una forma di amore, se è fatto con lealtà e se è motivatodal desiderio s<strong>in</strong>cero di servire meglio la famiglia umana.Molti stereotipi che hanno avvelenato l’esistenza dell’umanitànella storia – si pensi al razzismo, allo sciov<strong>in</strong>ismo, allaricerca del capro espiatorio, all’aggressività, all’<strong>in</strong>tolleranzae così via – possono essere evitati solo con una conoscenzapiù corretta delle persone, della storia, dei meccanismieconomici e sociali, con un maggiore controllo dei proprisentimenti e dei propri impulsi. È anche per questo che hoscritto alle comunità cristiane una lettera sull’immigrazionenella nostra terra: perché le comunità cristiane si impegn<strong>in</strong>oa elaborare risposte umane e cristiane, con lucidità e senzapaura.Non basta. Ha detto il Papa nel suo ultimo libro: “Essereuom<strong>in</strong>i è qualcosa di grande, è una grande sfida. Labanalità del lasciarsi semplicemente trasportare non gli fagiustizia. Così come non è degna dell’uomo l’idea secondola quale la comodità sarebbe il miglior modo di vivere, ilbenessere l’unico contenuto della felicità. Deve diventarenuovamente percepibile che alla nostra umanità dobbiamochiedere di più, che proprio <strong>in</strong> questo modo si apre la via auna felicità più grande; che essere uom<strong>in</strong>i è come una scalatadi montagna, con ripide salite, ma è solo attraverso di esseche raggiungiamo le cime e possiamo sperimentare la bellezzacont<strong>in</strong>ua a pag. 444


EditorialeAi fratelli e alle sorelle di <strong>Coccaglio</strong>Carissimi,<strong>in</strong>sieme a tutta la Chiesa, siamo immersi nel camm<strong>in</strong>o della Quaresima,proiettati verso la luce radiosa della Pasqua. L’immag<strong>in</strong>e scelta per la copert<strong>in</strong>aparla del rifiorire della vita su <strong>Coccaglio</strong>; lo Spirito di Dio, dono delCrocifisso Risorto, faccia rifiorire nella nostra Comunità la fede nel Signore,nostra via, verità e vita. Nell’Eucaristia ritroviamo Agnello che per noi liberamentesi offrì <strong>in</strong> dono nella totale consumazione della sua vita, il Signore c<strong>in</strong>todel grembiule che passa a lavare i piedi, per dirci che, per essere discepoli diquesto Maestro, dobbiamo anche noi essere a servizo gli uni degli altri. È l’immag<strong>in</strong>econ cui il nostro Vescovo apre la sua Lettera pastorale, su cui spessostiamo tornando nel corso di quest’anno.La forza dirompente della Pasqua e qualche aspetto del suo significato perla nostra vita ci è illustrato dal Vescovo nelle pag<strong>in</strong>e immediatamente precedenti:vorrei caldeggiarne la lettura da parte di tutti, specie nella parte <strong>in</strong> cuiegli si rivolge ai giovani. La brevità di queste mie note ha lo scopo di favorireulteriormente quella lettura.Per l’ultimo anno abbiamo la doppia celebrazione della Cresima, perché per noi giunge ad esaurimento il “vecchio”corso: il 27 febbraio l’ultimo gruppo di ragazzi è giunto alla Cresima <strong>in</strong> terza media. In un certo senso, si è chiusadef<strong>in</strong>itivamente un’epoca e stiamo sperimentando il nuovo, nella speranza che possa segnare <strong>in</strong> qualche modo una svolta,una maggiore presa di coscienza da parte delle famiglie del dono della fede e del loro ruolo educativo e, di conseguenzaun più vivo radicarsi della fede nel cuore e degli adulti e dei ragazzi.Abbiamo negli occhi le terribili, sconcertanti e angoscianti immag<strong>in</strong>i, trasmesse e ritrasmesse dalle televisioni, sullacatastrofica tragedia che ha colpito il Giappone; ho già ricordato a suo tempo che tra la nostra Comunità e quelPopolo sussistono legami di cultura, economia e amicizia, stretti a partire dagli avventurosi viaggi di Pompeo Mazzocchialla ricerca di un “seme” sano di baco da seta per risollevare un poco la povera economia, a quei tempi quasi esclusivamenterurale, delle nostre terre; gli scambi culturali avvenuti anche <strong>in</strong> tempi recenti, le preziosità storico-artistiche provenientida quella terra e custodite presso la nostra Fondazione P. e C. Mazzocchi, ricordo di quei viaggi, le recenti pubblicazioni,sempre a cura della Fondazione, testimoniano un legame che ora chiede di essere vissuto da parte nostra conun’attenzione che si fa preghiera e, all’occorrenza, solidarietà concreta.L’altro filo che ci lega al Giappone è diretta espressione della nostra Comunità cristiana <strong>in</strong> quanto tale: la presenza di unanostra concittad<strong>in</strong>a - suor Elisa Lotta - <strong>in</strong> quelle terre come missionaria, residente <strong>in</strong> una zona del Paese non colpita daquella tragedia che ha lasciato dietro di sé una situazione di rov<strong>in</strong>a tanto grande da apparire irreale e alluc<strong>in</strong>ante. Daqueste pag<strong>in</strong>e salutiamo lei, i cristiani con i quali ella è <strong>in</strong> contatto e tutto il popolo giapponese a cui ella, nel nome delSignore, ha dedicato la sua vita di consacrata.Avoi di cuore, l’augurio perché lo Spirito del Signore ci aiuti a vivere <strong>in</strong>tensamente il nostro camm<strong>in</strong>o verso la Pasquae a celebrare, con una fede che ritrova nel Signore Vivente nuovo slancio, la gioia di essere discepoli di Gesù Cristo:a tutti, santa e gioiosa Pasqua.Signore vi dia pace.don Giovanni5


Comunità <strong>in</strong> <strong>ascolto</strong>DISCORSO DI SUA SANTITÀ BENEDETTO XVIAI PARTECIPANTI ALL'ASSEMBLEA PLENARIA DELLAPONTIFICIA ACCADEMIA PER LA VITANei lavori di questi giorni aveteaffrontato temi di rilevante attualità,che <strong>in</strong>terrogano profondamente lasocietà contemporanea e la sfidano atrovare risposte sempre più adeguateal bene della persona umana.La tematica della s<strong>in</strong>drome postabortiva- vale a dire il grave disagio psichicosperimentato frequentemente dalledonne che hanno fatto ricorso all’abortovolontario - rivela la voce <strong>in</strong>sopprimibiledella coscienza morale, e laferita gravissima che essa subisce ogniqualvoltal’azione umana tradisce l’<strong>in</strong>natavocazione al bene dell’essereumano, che essa testimonia.In questa riflessione sarebbe utileanche porre l’attenzione sullacoscienza, talvolta offuscata, dei padridei bamb<strong>in</strong>i, che spesso lasciano sole ledonne <strong>in</strong>c<strong>in</strong>te. La coscienza morale -<strong>in</strong>segna il Catechismo della ChiesaCattolica - è quel “giudizio della ragione,mediante il quale la persona umana riconoscela qualità morale di un atto concreto chesta per porre, sta compiendo o ha compiuto”(n. 1778). È <strong>in</strong>fatti compito dellacoscienza morale discernere il bene dalmale nelle diverse situazioni dell’esistenza,aff<strong>in</strong>ché, sulla base di questoSabato, 26 febbraio 20116giudizio, l’essere umano possa liberamenteorientarsi al bene. A quanti vorrebberonegare l’esistenza dellacoscienza morale nell’uomo, riducendola sua voce al risultato di condizionamentiesterni o ad un fenomenopuramente emotivo, è importanteribadire che la qualità morale dell’agireumano non è un valore estr<strong>in</strong>secooppure opzionale e non è neppure unaprerogativa dei cristiani o dei credenti,ma accomuna ogni essere umano.Nella coscienza morale Dio parla a ciascunoe <strong>in</strong>vita a difendere la vitaumana <strong>in</strong> ogni momento. In questolegame personale con il Creatore sta ladignità profonda della coscienzamorale e la ragione della sua <strong>in</strong>violabilità.Nella coscienza l’uomo tutto <strong>in</strong>tero- <strong>in</strong>telligenza, emotività, volontà -realizza la propria vocazione al bene,cosicché la scelta del bene o del malenelle situazioni concrete dell’esistenzaf<strong>in</strong>isce per segnare profondamente lapersona umana <strong>in</strong> ogni espressione delsuo essere. Tutto l’uomo, <strong>in</strong>fatti, rimaneferito quando il suo agire si svolgecontrariamente al dettame della propriacoscienza. Tuttavia, anche quandol’uomo rifiuta la verità e il bene cheil Creatore gli propone, Dio non loabbandona, ma, proprio attraverso lavoce della coscienza, cont<strong>in</strong>ua a cercarloe a parlargli, aff<strong>in</strong>ché riconosca l’erroree si apra alla Misericordia div<strong>in</strong>a,capace di sanare qualsiasi ferita.Imedici, <strong>in</strong> particolare, non possonovenire meno al grave compito didifendere dall’<strong>in</strong>ganno la coscienza dimolte donne che pensano di trovarenell’aborto la soluzione a difficoltàfamiliari, economiche, sociali, o a problemidi salute del loro bamb<strong>in</strong>o.Specialmente <strong>in</strong> quest’ultima situazione,la donna viene spesso conv<strong>in</strong>ta, avolte dagli stessi medici, che l’abortorappresenta non solo una sceltamoralmente lecita, ma pers<strong>in</strong>o undoveroso atto “terapeutico” per evitaresofferenze al bamb<strong>in</strong>o e alla sua famiglia,e un “<strong>in</strong>giusto” peso alla società.Su uno sfondo culturale caratterizzatodall’eclissi del senso della vita, <strong>in</strong> cui siè molto attenuata la comune percezionedella gravità morale dell’aborto e dialtre forme di attentati contro la vitaumana, si richiede ai medici una specialefortezza per cont<strong>in</strong>uare ad affermareche l’aborto non risolve nulla,ma uccide il bamb<strong>in</strong>o, distrugge ladonna e acceca la coscienza del padredel bamb<strong>in</strong>o, rov<strong>in</strong>ando, spesso, la vitafamigliare.Tale compito, tuttavia, non riguardasolo la professione medica e glioperatori sanitari. È necessario che lasocietà tutta si ponga a difesa del dirittoalla vita del concepito e del verobene della donna, che mai, <strong>in</strong> nessunacircostanza, potrà trovare realizzazionenella scelta dell’aborto. Parimentisarà necessario - come <strong>in</strong>dicato daivostri lavori - non far mancare gli aiut<strong>in</strong>ecessari alle donne che, avendo purtroppogià fatto ricorso all’aborto, nestanno ora sperimentando tutto ildramma morale ed esistenziale.Molteplici sono le <strong>in</strong>iziative, a livellodiocesano o da parte di s<strong>in</strong>goli enti divolontariato, che offrono sostegno psicologicoe spirituale, per un recuperoumano pieno. La solidarietà dellacomunità cristiana non può r<strong>in</strong>unciarea questo tipo di corresponsabilità.Vorrei richiamare a tale proposito l’<strong>in</strong>-


Comunità <strong>in</strong> <strong>ascolto</strong>vito rivolto dal Venerabile GiovanniPaolo II alle donne che hanno fattoricorso all’aborto: “La Chiesa sa quanticondizionamenti possono aver <strong>in</strong>fluito sullavostra decisione, e non dubita che <strong>in</strong> molticasi s’è trattato d’una decisione sofferta,forse drammatica. Probabilmente la feritanel vostro animo non s’è ancor rimarg<strong>in</strong>ata.In realtà, quanto è avvenuto è stato e rimaneprofondamente <strong>in</strong>giusto. Non lasciateviprendere, però, dallo scoraggiamento e nonabbandonate la speranza. Sappiate comprendere,piuttosto, ciò che si è verificato e<strong>in</strong>terpretatelo nella sua verità. Se ancoranon l’avete fatto, apritevi con umiltà e fiduciaal pentimento: il Padre di ogni misericordiavi aspetta per offrirvi il suo perdono e lasua pace nel sacramento dellaRiconciliazione. Allo stesso Padre e alla suamisericordia potete affidare con speranza ilvostro bamb<strong>in</strong>o. Aiutate dal consiglio edalla vic<strong>in</strong>anza di persone amiche e competenti,potrete essere con la vostra soffertatestimonianza tra i più eloquenti difensoridel diritto di tutti alla vita” (Enc.Evangelium vitae, 99).La coscienza morale dei ricercatori edi tutta la società civile è <strong>in</strong>timamenteimplicata anche nel secondotema oggetto dei vostri lavori: l’utilizzodelle banche del cordone ombelicale,a scopo cl<strong>in</strong>ico e di ricerca. La ricercamedico-scientifica è un valore, edunque un impegno, non solo per iricercatori, ma per l’<strong>in</strong>tera comunitàcivile. Ne scaturisce il dovere di promozionedi ricerche eticamente valide daparte delle istituzioni e il valore dellasolidarietà dei s<strong>in</strong>goli nella partecipazionea ricerche volte a promuovere ilbene comune. Questo valore, e lanecessità di questa solidarietà, si evidenzianomolto bene nel caso dell’impiegodelle cellule stam<strong>in</strong>ali provenientidal cordone ombelicale. Si trattadi applicazioni cl<strong>in</strong>iche importanti e diricerche promettenti sul piano scientifico,ma che nella loro realizzazionemolto dipendono dalla generositànella donazione del sangue cordonaleal momento del parto e dall’adeguamentodelle strutture,per rendereattuativa la volontàdi donazione daparte delle partorienti.Invito, pertanto,tutti voi afarvi promotori diuna vera e consapevolesolidarietàumana e cristiana. Atale proposito,molti ricercatorimedici guardano giustamente con perplessitàal crescente fiorire di bancheprivate per la conservazione del sanguecordonale ad esclusivo uso autologo.Tale opzione - come dimostrano i lavoridella vostra Assemblea - oltre adessere priva di una reale superioritàscientifica rispetto alla donazione cordonale,<strong>in</strong>debolisce il genu<strong>in</strong>o spiritosolidaristico che deve costantementeanimare la ricerca di quel bene comunea cui, <strong>in</strong> ultima analisi, la scienza e laricerca mediche tendono.[...] A ciascuno di voi e ai vostri cariimparto di cuore la BenedizioneApostolica.Benedictus PP XVI7Dal messaggioper la Giornata del MalatoLa Giornata Mondiale del Malato,come ha voluto il venerabileGiovanni Paolo II, diventa occasionepropizia per riflettere sul mistero dellasofferenza e, soprattutto, per renderepiù sensibili le nostre comunità e lasocietà civile verso i fratelli e le sorellemalati. Se ogni uomo è nostro fratello,tanto più il debole, il sofferente e ilbisognoso di cura devono essere al centrodella nostra attenzione, perché nessunodi loro si senta dimenticato oemarg<strong>in</strong>ato; <strong>in</strong>fatti “la misura dell'umanitàsi determ<strong>in</strong>a essenzialmente nel rapportocon la sofferenza e col sofferente.Questo vale per il s<strong>in</strong>golo come per la società.Una società che non riesce ad accettare i sofferentie non è capace di contribuiremediante la compassione a far sì che la sofferenzavenga condivisa e portata anche <strong>in</strong>teriormenteè una società crudele edisumana” (Lett. enc. " Spe salvi, 38).“Dalle sue piaghe siete stati guariti” (1Pt2,24). Il Figlio di Dio ha sofferto, èmorto, ma è risorto, e proprio per questoquelle piaghe diventano il segnodella nostra redenzione, del perdono edella riconciliazione con il Padre;diventano, però, anche un banco diprova per la fede dei discepoli e per lanostra fede [...].Cari ammalati e sofferenti, è proprioattraverso le piaghe del Cristoche noi possiamo vedere, con occhi disperanza, tutti i mali che affliggonol'umanità. Risorgendo, il Signore nonha tolto la sofferenza e il male dalmondo, ma li ha v<strong>in</strong>ti alla radice. Allaprepotenza del Male ha opposto l'onnipotenzadel suo Amore.San Bernardo afferma: “Dio non puòpatire, ma può compatire”. Dio, la Verità el'Amore <strong>in</strong> persona, ha voluto soffrireper noi e con noi; si è fatto uomo perpoter com-patire con l'uomo, <strong>in</strong> modoreale, <strong>in</strong> carne e sangue. In ogni sofferenzaumana, allora, è entrato Uno checondivide la sofferenza e la sopportazione;<strong>in</strong> ogni sofferenza si diffonde lacon-solatio, la consolazione dell'amorepartecipe di Dio per far sorgere la stelladella speranza (cfr Lett. enc. "Spesalvi, 39).A voi, cari fratelli e sorelle, ripeto questomessaggio, perché ne siate testimoniattraverso la vostra sofferenza, lavostra vita e la vostra fede.


Comunità <strong>in</strong> <strong>ascolto</strong>W l’Italia… anche i preti patriotidi don TittaCarissimi amici, ------- - --- - - --<strong>in</strong> questi mesi primaverili <strong>in</strong> cuila natura, sbocciata a nuovo vigore,canta il suo <strong>in</strong>no di lode al CREATO-RE, noi ITALIANI ci prepariamo afare memoria di due realtà storichenazionali: 150° DELL’UNITÀ D’ITA-LIA e la RESISTENZA… con il 66°DELLA LIBERAZIONE. Già da varigiorni se ne parla alla TV – conrichiamo speciale del PresidenteNapolitano- e sui quotidiani e rivistecon…. svariati punti di vista. Chi scrivequeste note non è pessimista, marealista! Perciò mi permetto un <strong>in</strong>terrogativo:L’ITALIA – OGGI - È VERA-MENTE LIBERA E UNITA? Preciso:noi cittad<strong>in</strong>i dello “Stivale” viviamocon DIGNITÀ e RESPONSABILITÀla nostra vocazione a unaITALIANITÀ DEMOCRATICA ECOSTRUTTIVA? Da studente -diliceob - avevo appreso su libri storiciche nel 1861 lo statista MassimoD’Azeglio aveva affermato: «L’Italia èfatta… non gli italiani!». Senz’altroquel m<strong>in</strong>istro liberale pensava, da unlato, ai vari staterelli presenti sulsuolo italico e occupati dai piemontesi(Savoia), dalle Camicie Rosse diGaribaldi e da altri <strong>in</strong>sorti e, dall’altro…alla diversa cultura e costumi divita (morali e sociali) vigenti nellevarie regioni.Amici lettori: rifacendomi allafamosa frase dello storico G.B.Vico: «La storia ha i suoi corsi e ricorsi»,osservando il vivere contemporaneodella nostra società italiana oveper un <strong>in</strong>sano LAICISMO la ZIZZA-NIA pare soffocare il BUON GRANO- grazie a Dio ancora presente - è lecito,per amore alla verità chiederci sel’osservazione fatta dall’on. D’Azegliosia ancora attuale. S<strong>in</strong>ceramentela politica (parola che deriva dalgreco e significa ETICA DELLACITTÀ), nei vari settori civili, specieper ciò che vediamo <strong>in</strong> Parlamento(ma non escludiamo i “ fatti-scontro”anche <strong>in</strong> varie sedi regionali e…comunali) si rimane delusi. IlManzoni direbbe: «L’un contro l’altroarmati» e di conseguenza vistoche il BENE come il MALE sono perloro natura diffusivi, come si rimanescioccati per tanto arrivismo politico-partitico(altro che ricerca per ilvero bene comune dei cittad<strong>in</strong>i…)per tanta deviazione <strong>in</strong> campo morale-socialeanche per nefaste corruzionidi CERTI CAPI DI ISTITUZIONI.Non nego, con ciò, elementi buoni,compiuti da benevolenti. Però, quandoi patres conscripti della neoRepubblica si riunirono <strong>in</strong> assembleaper formulare la Costituzione approvatail 27 dicembre del 1947 ed entrata<strong>in</strong> vigore il I gennaio del 1948, questaebbe rispetto dei VERI VALORIMORALI: si <strong>in</strong>clusero gli articolicome il VII che <strong>in</strong> fondo rivelano lesane radici umane e cristiane dellanostra Patria (“L’ITALIA OVE CRI-STO È ROMANO” diceva Dante).Rifacendomi a G.B. Vico, è bene sapereche i Piemontesi di re VittorioEmanuele II col suo regista massonicoCavour fecero chiudere tutti i conventirendendoli caserme, mettendosul lastrico ottimi religiosi/e seguendoil criterio di Macchiavelli (il f<strong>in</strong>egiustifica i mezzi); volendo ROMACAPITALE, <strong>in</strong>iziarono con la famosaBRECCIA DI PORTA PIA nel territoriodel papa Pio IX (ora beato). Quelgiorno il caro don Bosco tristementeprofetizzò: «AL QUARTO RE, CASASAVOIA SCOMPARIRÀ». Lo stessopadre Pio, alla reg<strong>in</strong>a Maria Josè, confermòquesto. E ora? Quando neglianni ’70 e ’80 del secolo passato sonostate APPROVATE certe nefaste(non civili) LEGGI PERMISSIVEcome il DIVORZIO e L’ABORTO (ealtre si trovano pronte nella cant<strong>in</strong>adei laicisti!), nella nostra Patria èentrato lassismo morale, un veroderaglio di mente, cultura e costume…che sta rov<strong>in</strong>ando quel sanoDNA italiano espresso per secoli dalnostro buon Popolo <strong>in</strong> dignità operosae religioso decoro!Conserviamo la sapienza del grandepapa bresciano Paolo VI chetanto difese i VERI VALORI DELLAVITA antropologica e spirituale…INDICANDO a tutti la civiltà dell’amore!Non l’hanno ascoltato…pers<strong>in</strong>o certi politici cattolici! Equanto ha parlato e fatto l’<strong>in</strong>dimenticabileGiovanni Paolo II (1 maggiop.v. = beato!) anche peregr<strong>in</strong>andocome apostolo nelle varie città dellanostra Patria, che Lui amava comesua! E allora amici? Invece di cont<strong>in</strong>uarea fare brecce - non certo pie,servo di Dio Roland<strong>in</strong>o Rivi, quattordicennesem<strong>in</strong>arista barbaramente ucciso daiPartigiani rossi8


Comunità <strong>in</strong> <strong>ascolto</strong>ma rov<strong>in</strong>ose - contro lo stile moraledi vita cristiana <strong>in</strong> Italia, è doverosoAPRIRE LE PORTE A CRISTO,Signore della storia, e vivere l’eticadel Vangelo come <strong>in</strong>dicava papaWoytila. Comunque, W L’ITALIA,libera e unita – ma a tutti i livelli.*****Ora cari amici vorrei mettere afuoco una realtà storica nonsempre rilevata, più spesso taciuta,quando il XXV aprile si fa memoriadi tanti MARTIRI DELLA LIBERTÀ:alludo a sacerdoti di Cristo e patriotiper… un’Italia cristianamente libera!Diciamo subito che l’attività delclero italiano nel periodo della RESI-STENZA fu legato a motivi più purie più nobili. La loro fu una vera REA-ZIONE EVANGELICA contro L’OP-PRESSIONE, IL DISPREZZO DEL-L’UOMO, L’ODIO E LA DOTTRINAIDOLATRA DEL NAZI-FASCISMO.Pare di vedere alcuni di loro accompagnarevalorosi giovani combattentisui monti della loro zona per restarevic<strong>in</strong>o loro come PASTORI d’animeliberi e forti! Altri a nasconderenelle loro canoniche - con forti rischi- vari RIBELLI PER AMORE comeavveniva specie nella nostra ValCamonica. Cito per esempio l’arcipretedi Cividate camuno, don CarloComensoli tanto amico del generaleRomolo Rognoli, capo partigianodelle Fiamme Verdi fondate dall’eroicotenente Terenzio Olivelli. Cosìdon Gian Maria Spironti, parroco dilassù, a Ossimo, spregiudicato diffusorecon i suoi baldi ragazzi del clandest<strong>in</strong>ogiornaletto “IL RIBELLE”.Altri ancora a procurare cibo e medic<strong>in</strong>e.E qui ricordo don VittorioBonomelli - amico anche di mio papà- che dalla BASSA BS forniva far<strong>in</strong>aper il pane. Lo seppi, quando l’<strong>in</strong>contra<strong>in</strong>egli anni 70 a Brenoove don Vittorio, promossoprevosto, era il “rais”dei preti della valle. Mapurtroppo tanti preti -braccati dai nazi-fascisticonobbero il conf<strong>in</strong>opolitico. E penso conammirazione a donBattista Orizio, arcipretedi Pontoglio: avversatonel suo m<strong>in</strong>istero dal giovanepodestà del paesevenne arrestato e fattoscendere al sud d’Italia, aPotenza, ove, ho saputo,ebbe per chierichetto ilfuturo on. EmilioColombo.Èbene che noi Coccagliesi sappiamodel gruppo delle FiammeVerdi organizzato da TARZAN (ben20 dei suoi ribelli furono massacrati<strong>in</strong> via Bergamo da nefasti fascisti).Altri sacerdoti e parroci conobbero laprigione. Tra questi il valoroso donGiacomo Vender, già cappellanomilitare <strong>in</strong> Grecia e col tempo fondatore,<strong>in</strong> Brescia, della parrocchia diSanto Spirito fra gli sfrattati a PonteGrotte. Anche il curato coccagliesedon Remo Tonoli strappato dal confessionalela vigilia dell’Epifania del1945 fu portato nelle carceri diVerona. E sono pur tanti i preti presidai fascisti e deportati nei lager germanici.Come padre Carlo Manziana,padre della Pace <strong>in</strong> BS, deportato aDachau. Ma egli potrà, come pochi,ritornare a casa. L’amico suo, papaMont<strong>in</strong>i, lo eleverà a Vescovo diCrema.Euna pag<strong>in</strong>a gloriosa ma sangu<strong>in</strong>osala scrivono - come VERICROCIFISSI PER AMORE - i circa52 preti AMMAZZATI nel cosìddettotriangolo della morte = BO-MO-9Tarzan(Bertoli Tomaso) con don TittaRE. Attenti bene, amici: UCCISI nonsolo da nazi-fascisti, ma anche daPARTIGIANI MARXISTI; come diceil salmista, hanno amato la giustiziahanno odiato l’<strong>in</strong>iquità. El’Italia deve moltissimo al loroSACRIFICIO. Se permettete fra itanti ve ne presento almeno uno donAldo Mei, parroco 34enne di Fiano(LC) un prete noto per profondapietà e spirito di sacrificio. Ma le SSlo consideravano un… del<strong>in</strong>quenteper avere ospitato un famiglia diebrei e assistito, con relativi sacramentiALCUNI PARTIGIANI morenti.4 agosto 1944: prelevato dalle carceriè obbligato a scavarsi la fossasotto le mura della sua città, Lucca,poi una mitraglia lo crivella di colpi.E don Aldo muore PERDONANDOcome Gesù ai suoi nemici. Due giorniprima, <strong>in</strong> carcere, aveva scritto suuna pag<strong>in</strong>a del suo breviario: «Muoiotravolto dalla bufera dell’odio, io cheho voluto vivere solo per amore».Cariamici lettori, questi preti sonoNOSTRI SANTI ITALICI!R<strong>in</strong>graziamoli! E preghiamo perun’Italia migliore!!!


Comunità <strong>in</strong> <strong>ascolto</strong>(38)a cura di don GiovanniQuaresima: tempo propizio dello Spirito per imparare a fare ciòche costa, ma fa crescere, a compiere le mortificazioni che fannovivere, per imparare a pagare il prezzo dell’amore.Il prezzo dell'amore!Costa dire: «Hai ragione!».Costa dire: «Perdonami!».E costa a anche dire: «Ti perdono!».Costa la confidenza.Costa la pazienza.Costa fare una cosa che non hai voglia di fare,ma che lui o lei vuole.Costa cercar di capire.Costa custodire il silenzio.Costa mantenere la fedeltào trattenere le lacrime che fanno soffrire.Costa essere stanchi e sorridere.A volte costa impuntarsi, a volte cedere.Costa dire: «È colpa mia».Costa confidarsi e ricevere confidenze.Costa la lontananza e costano i distacchi.Costa accettare i difetti altrui.Costa cancellare piccole ombre.Costa condividere i dolori.Costa dire op<strong>in</strong>ioni differentie cercare <strong>in</strong>sieme la soluzione.Costa dire no, costa dire sì.Ma questo è il prezzo da pagareper diventare veri uom<strong>in</strong>i,per generare umiltà e vita!Questo è il prezzo dell'amore!In apertura del Triduo pasquale, nella Messa “<strong>in</strong> Coena Dom<strong>in</strong>i”riascolteremo il vangelo della lavanda dei piedi, punto di partenzadella Lettera pastorale del nostro Vescovo, per imparare ad essereuna Chiesa che serve, aff<strong>in</strong>ché “tutti siamo una cosa sola” (Gv. 17,21).Una reliquia della PassioneSe dovessi scegliereuna reliquia della tua Passione,prenderei proprio quel cat<strong>in</strong>ocolmo d'acqua sporca.Girare il mondo con quel recipientee ad ogni piedec<strong>in</strong>germi dell'asciugatoioe curvarmi giù <strong>in</strong> basso,non alzando mai la testa oltre il polpaccioper non dist<strong>in</strong>guerei nemici dagli amici,e lavare i piedi del vagabondo,dell'ateo, del drogato,del carcerato, dell'omicida,di chi non mi saluta più,di quel compagno per cui non prego mai,<strong>in</strong> silenziof<strong>in</strong>ché tutti abbiano capito nel mioil tuo amore.(Madele<strong>in</strong>e Delbrêl)Mosaico all’<strong>in</strong>gresso della basilica del santo Sepolcro a Gerusalemme:“La deposizione”Con questo <strong>in</strong>no di s. Ippolito, morto martire a Roma nel III secolo,autore, tra l’altro, di quella che utilizziamo come seconda Preghieraeucaristica, cantiamo al Signore risorto e alla potenza di vita nuovanello Spirito Santo che scaturisce dal Cristo glorioso.Inno pasqualeÈ Pasqua; Pasqua del Signore...O tu, che sei veramente tutto <strong>in</strong> tutti!...Di ogni creatura gioia, onore, cibo, delizia;10


Comunità <strong>in</strong> <strong>ascolto</strong>per mezzo tuo sono state fugatele tenebre della morte,la vita è data a tutti, le porte del cielo si sono spalancate.Dio si è fatto uomoe l’uomo è elevato a somiglianza di Dio.O Pasqua div<strong>in</strong>a!O Pasqua, luce del nuovo splendore...Non si spegneranno più le lampadedelle nostre anime.Div<strong>in</strong>o e spirituale, brilla <strong>in</strong> tutti il fuoco della grazia,nel corpo e nell’anima,alimentato dalla risurrezione di Cristo.Ti preghiamo, o Cristo, Dio Signore,re eterno degli spiriti;stendi le tue mani protettricisulla tua santa Chiesa e sul tuo popolo santo;difendilo, custodiscilo, conservalo...Leva lo stendardo sopra di noie concedici di cantare con Mosèil cantico della vittoria,poiché tua è la gloria e la potenza <strong>in</strong> eterno!Amen!(s. Ippolito di Roma)In vista del prossimo mese di maggio, che quest’anno è tuttocompreso nel tempo di Pasqua, presentiamo questa preghieraalla Madre del Signore risorto. La preghiamo con Giovanni PaoloII, grande devoto di Maria: proprio all’<strong>in</strong>izio di maggio egli saràproclamato beato e proposto alla nostra venerazione.Per camm<strong>in</strong>are con Tesotto: l’edicola del santo Sepolcro, aGerusalemme; qui: immag<strong>in</strong>e notturnadella basilica dell’Annunciazione aNazarethO Madre del Redentore, Crocefisso e Risorto,Madre che sei diventata nostranel momento <strong>in</strong> cui Cristo compiva, morendo,l’atto supremo del suo amore per gli uom<strong>in</strong>i, aiutaci!Prega per noi!Abbiamo bisogno di vivere, con Te, da risorti.Dobbiamo e vogliamo lasciareogni compromesso umiliante col peccato;dobbiamo e vogliamo camm<strong>in</strong>are con Teseguendo Cristo.Il tuo Figlio è risorto; pregalo per noi.Anche noi siamo risorti con Lui;anche noi vogliamo vivere da risorti.Sostienici <strong>in</strong> questa «<strong>in</strong>cessante sfidaalle coscienze umane:... la sfida a seguire la via del “non cadere”nei modi sempre antichi e sempre nuovi,e del “risorgere”» (RM 52).In questo terzo Millennio cristiano,prega per noi Dio!Salvaci dal male; dalla guerra, dall’odio,dall’ipocrisia, dall’<strong>in</strong>comprensione reciproca;dall’edonismo, dalla impurità,dall’egoismo, dalla durezza di cuore.Salvaci!(Giovanni Paolo II)11


Comunità <strong>in</strong> <strong>ascolto</strong>IN CAMMINO CON...s. Francesco di Sales - 2Cont<strong>in</strong>uiamo la lettura dell’“Introduzione alla vita devota” di s. Francesco di Sales, operanota anche con il nome di “Filotea”, dest<strong>in</strong>ataria delle esortazioni del santo Vescovo di G<strong>in</strong>evra.Ricordiamo che il term<strong>in</strong>e “devozione” è usato <strong>in</strong> questo scritto come s<strong>in</strong>onimo di “vita cristiana”.La loro lettura delle riflessioni e dei suggerimenti di s. Francesco di Sales, straord<strong>in</strong>ariamentemoderne ed <strong>in</strong>cisive, si può rivelare utile a tutti. Aff<strong>in</strong>ché essa sia attenta e non frettolosa, ne vienesuggerita una cadenza mensile.PRIMA PARTEcontiene consigli ed esercizi necessari per condurrel’anima dal primo desiderio della vitadevota f<strong>in</strong>o alla ferma risoluzione di abbracciarlamarzoCapitolo IIILA DEVOZIONE SI ADATTA A TUTTELE VOCAZIONI E PROFESSIONINella creazione Dio comandò allepiante di portare frutto, ciascunasecondo il proprio genere: allo stessomodo, ai Cristiani, piante vive dellaChiesa, ord<strong>in</strong>a di portare frutti di devozione,ciascuno secondo la proprianatura e la propria vocazione.La devozione deve essere vissuta <strong>in</strong>modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano,dal domestico, dal pr<strong>in</strong>cipe, dallavedova, dalla nubile, dalla sposa; manon basta, l’esercizio della devozionedeve essere proporzionato alle forze, alleoccupazioni e ai doveri dei s<strong>in</strong>goli.Ti sembrerebbe cosa fatta bene che unVescovo pretendesse di vivere <strong>in</strong> solitud<strong>in</strong>ecome un Certos<strong>in</strong>o? E che diresti digente sposata che non volesse mettereda parte qualche soldo più deiCappucc<strong>in</strong>i? Di un artigiano che passassele sue giornate <strong>in</strong> chiesa come unReligioso? E di un Religioso sempre allar<strong>in</strong>corsa di servizi da rendere al prossimo,<strong>in</strong> gara con il Vescovo? Non ti pareche una tal sorta di devozione sarebberidicola, squilibrata e <strong>in</strong>sopportabile?Eppure queste stranezze capitano spesso[…]. Se la devozione è autentica nonrov<strong>in</strong>a proprio niente, anzi perfezionatutto; e quando va contro la vocazionelegittima, senza esitazione, è <strong>in</strong>dubbiamentefalsa.Aristotele dice che l’ape ricava il mieledai fiori senza danneggiarli, e lilascia <strong>in</strong>tatti e freschi come li ha trovati.La vera devozione fa ancora meglio, perchénon solo non porta danno alle vocazionie alle occupazioni, ma al contrario,le arricchisce e le rende più belle.Qualunque genere di pietra preziosa,immersa nel miele diventa più splendente,ognuna secondo il proprio colore;lo stesso avviene per i cristiani: tuttidiventano più cordiali e simpatici nellapropria vocazione se le affiancano ladevozione: la cura per la famiglia diventaserena, più s<strong>in</strong>cero l’amore tra maritoe moglie, più fedele il servizio del pr<strong>in</strong>cipee tutte le occupazioni più dolci e piacevoli.Pretendere di elim<strong>in</strong>are la vita devotadalla caserma del soldato, dalla bottegadell’artigiano, dalla corte del pr<strong>in</strong>cipe,dall’<strong>in</strong>timità degli sposi è un errore,anzi un’eresia. E’ vero che la devozionecontemplativa, monastica e religiosanon può essere vissuta <strong>in</strong> quelle vocazioni;ma è anche vero che, oltre a questetre devozioni ce ne sono tante altre,adatte a portare alla perfezione quelliche vivono fuori dai monasteri.Abramo, Isacco, Giacobbe, Davide,Giobbe, Tobia, Sara, Rebecca e Giudittane sono la prova per l’AnticoTestamento; nel Nuovo abbiamo S.Giuseppe, Lidia, S. Crisp<strong>in</strong>o che visserola perfetta devozione nelle loro botteghe;S. Anna, S. Marta, S. Monica,Aquila e Priscilla, nel matrimonio;Cornelio, S. Sebastiano, S. Maurizionella vita militare; Costant<strong>in</strong>o, Elena, S.Luigi, il Beato Amedeo, S. Edoardo sul12trono […].Poco importa dove ci troviamo: ovunquepossiamo e dobbiamo aspirare alladevozione.aprileCapitolo IVNECESSITÀDI UN DIRETTORE SPIRITUALEPER ENTRARE E PROGREDIRENELLA DEVOZIONEQuando il giovane Tobia ricevettel’ord<strong>in</strong>e di recarsi a Rage, rispose:Non conosco la strada. Il padre gli disseallora: Va’ tranquillo e cerca qualcunoche ti faccia da guida.Ti dico la stessa cosa, Filotea. Vuoi metterti<strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o verso la devozione consicurezza? Trova qualche uomo capaceche ti sia di guida e ti accompagni; è laraccomandazione delle raccomandazioni.Qualunque cosa tu cerchi, dice ildevoto Avila, troverai con certezza lavolontà di Dio soltanto sul camm<strong>in</strong>o diuna umile obbedienza, tanto raccomandatae messa <strong>in</strong> pratica dai devoti deltempo antico.La Beata Madre Teresa [d’Avila - NdR],vedendo Cater<strong>in</strong>a di Cordova fare grandipenitenze, ebbe un grande desideriodi imitarla contro il parere del confessoreche glielo proibiva e al quale era tentatadi non obbedire, almeno <strong>in</strong> questo;Dio allora le disse: Figlia mia, tu staicamm<strong>in</strong>ando su una strada buona esicura. Vedi le sue penitenze? Eppure iopreferisco la tua obbedienza! […] Primae dopo di lei, è capitata la stessa cosa amolte anime elette che, per garantirsi


Comunità <strong>in</strong> <strong>ascolto</strong>una più perfetta sottomissione a Dio,hanno posto la loro volontà sotto ladirezione dei suoi servi; cosa che S.Cater<strong>in</strong>a da Siena elogia con santeespressioni nei suoi Dialoghi.La devota pr<strong>in</strong>cipessa S. Elisabetta[d’Ungheria – ndR] obbediva, con estremaesattezza, al dotto Maestro Corrado;ecco un consiglio dato da S. Luigi sulletto di morte a suo figlio: "Confessatispesso, scegli un confessore adatto, chesia molto prudente e che possa <strong>in</strong>segnarticon sicurezza, a fare il tuo dovere".’amico fedele, dice la S. Scrittura,"L è una forte protezione; chi lotrova, trova un tesoro". L’amico fedele èun balsamo di vita e d’immortalità;coloro che temono Dio, lo trovano.Queste parole div<strong>in</strong>e si riferiscono, <strong>in</strong>primo luogo, come puoi notare, all’immortalità,per camm<strong>in</strong>are verso la qualeè necessario, prima di tutto, avere unamico fedele che diriga le nostre azionicon le sue esortazioni e i suoi consigli; cieviterà così i tranelli e gli <strong>in</strong>ganni delnemico; sarà per noi un tesoro disapienza nelle afflizioni, nelle tristezze enelle cadute; sarà il balsamo per alleviaree consolare i nostri cuori nelle malattiespirituali; ci proteggerà dal male e cirenderà stabili nel bene; e se dovesse colpirciqualche <strong>in</strong>fermità, impedirà chediventi mortale e ci farà guarire […].Giacché ti sta tanto a cuore camm<strong>in</strong>arecon una buona guida, <strong>in</strong> questo santoviaggio della devozione, cara Filotea,prega Iddio, con grande <strong>in</strong>sistenza, che neprovveda una secondo il suo cuore […].A tal f<strong>in</strong>e, scegl<strong>in</strong>e uno tra mille, diceAvila; io ti dico, uno tra diecimila, perchése ne trovano meno di quanto sidica capaci di tale compito. Deve esserericco di carità, di scienza e di prudenza:se manca una di queste tre qualità, c’èpericolo. Ti ripeto, chiedilo a Dio e, unavolta che l’hai trovato, benedici la suadiv<strong>in</strong>a Maestà, fermati a quello e noncercarne altri; ma avviati, con semplicità,umiltà e confidenza; il tuo sarà unviaggio felice.maggioCapitolo VSI DEVE COMINCIARE DALLAPURIFICAZIONE DELL’ANIMAfiori sono apparsi nei campi", dice"Ilo Sposo nel Cantico dei Cantici,"è giunto il tempo di potare e sfrondare".I fiori del nostrocuore, o Filotea, sono ibuoni desideri. Ora, appenacompaiono, bisognamettere mano alla roncolaper sfrondare dalla nostracoscienza tutte le operemorte e <strong>in</strong>utili […] spogliarsidel vecchio uomo erivestirsi del nuovo,lasciando il peccato; poitagliare e radere tutti gliimpedimenti che distolgonodall’amore di Dio.Essersi purificati dallamalizia del peccato è l’<strong>in</strong>iziodella salvezza […].Ord<strong>in</strong>ariamente la purificazione,come la guarigione,sia del corpo che dellospirito, avviene adagio adagio,per gradi, un passo13dopo l’altro, a fatica e con il tempo.Sulla scala di Giacobbe gli Angeli hannole ali, ma non volano, anzi salgono escendono ord<strong>in</strong>atamente, uno scal<strong>in</strong>odopo l’altro. L’anima che sale dal peccatoalla devozione viene paragonataall’alba, che, quando spunta, non metteimmediatamente <strong>in</strong> fuga le tenebre, magradatamente […].Devi essere dunque coraggiosa epaziente <strong>in</strong> questa impresa,Filotea. Che pena vedere anime che, scoprendodi essere afflitte da molte imperfezioni,dopo essersi impegnate per unpo’ nel camm<strong>in</strong>o della devozione, si<strong>in</strong>quietano, si turbano e si scoraggiano erischiano di cedere alla tentazione dilasciare tutto e di tornare <strong>in</strong>dietro.D’altra parte, uguale pericolo corronoquelle anime che, per la tentazione contraria,si illudono di essere liberate dalleloro imperfezioni il primo giorno dellapurificazione, e si considerano perfetteancor prima di essere fatte: pretendonodi volare senza le ali! Filotea, quellesono veramente <strong>in</strong> grande pericolo dicadere, perché troppo presto hannovoluto sottrarsi alle mani del medico[…].L’esercizio della purificazione dell’animapuò e deve f<strong>in</strong>ire soltanto conla vita: perciò non agitiamoci per lenostre imperfezioni; quello che si chiedea noi è di combatterle; se non le vedessimo,non potremmo combatterle e nonpotremmo v<strong>in</strong>cerle se non ci imbattessimo<strong>in</strong> esse. La nostra vittoria non consistenel non sentirle, ma nel non acconsentirvi;e non è acconsentire esserneturbati. Anzi, ogni tanto, ci fa bene unaferita <strong>in</strong> questa battaglia spirituale, perfortificare la nostra umiltà; non saremomai v<strong>in</strong>ti f<strong>in</strong>ché non avremo perso lavita o il coraggio […]. Le imperfezioni e ipeccati veniali non possono strapparcila vita spirituale, che si perde soltantocon il peccato mortale; è il coraggio dicombattere che non dobbiamo perdere!cont<strong>in</strong>ua


Comunità <strong>in</strong> <strong>ascolto</strong>San Paolo - 16di A. Cors<strong>in</strong>iIV- LE LETTERE8) le Lettere a Filemone e a TitoLa lettera a FilemoneQuesta breve lettera, contemporaneaalle missive a Efes<strong>in</strong>i e Colossesi (vediarticoli precedenti), prende spunto dauno dei tanti eventi della vita del tempo.Uno schiavo fugge dal suo padrone e sirifugia presso Paolo che glielo rimanda<strong>in</strong>dietro, annunziando al padrone chequello schiavo ora è un cristiano.L’apostolo Paolo è prigioniero, ma nondà <strong>in</strong>dicazione sul luogo <strong>in</strong> cui è tenutoprigioniero. I più ritengono che fosse adEfeso. Qui avrebbe scritto la lettera aFilemone, verso la metà degli anniC<strong>in</strong>quanta.Paolo ha <strong>in</strong>dirizzato questa lettera aFilemone che egli chiama suo diletto esuo collaboratore. Gli altri dest<strong>in</strong>ataridella lettera sono la sorella Appia, “ilcompagno d’armi” Archippo e la comunitàche si raduna nella casa di Filemone.Poiché la lettera ai Colossesi diceespressamente che Onesimo (Col 4,6) eArchippo (Col 4,17) appartengono allacomunità di Colossi, si deve dedurre cheFilemone, dalla cui casa lo schiavo Onesimoera fuggito, vivesse a Colossi.Filemone era evidentemente unbenestante divenuto cristiano dopoaver <strong>in</strong>contrato Paolo (v. 19). Egli avevamesso la propria casa a disposizione dellacomunità perché potesse riunirsi (v.2),dando così prova di amore concreto perCristo. (vv. 5.7).Paolo scrive a Filemone perché vuole<strong>in</strong>tercedere a favore dello schiavo Onesimo.Non fa cenno dei motivi che hannodeterm<strong>in</strong>ato la fuga di Onesimo. Unoschiavo che si fosse procurata la libertàdi propria <strong>in</strong>iziativa, poteva trovare asilo<strong>in</strong> un santuario, oppure nascondersi <strong>in</strong>una grande città e vivere di espedienti,ma se veniva ripreso doveva esserericonsegnato al padrone. Lì lo riattendevail suo stato di schiavitù, ma gli potevacapitare anche di peggio, perché alproprietario era concesso di punirlo aproprio arbitrio o, se voleva, anche ucciderlo.Onesimo cercò scampo presso Paoloprigioniero. Paolo si era preso cura di lui,l’aveva convertito alla fede cristiana (v.10), si era guadagnato le sue simpatie eaveva avuto consolazione dal suo fedeleservizio (v. 13). Non gli era però né possibilené lecito tenerlo con sé, perciò lo rimandada Filemone consegnandogli una letteracon la quale <strong>in</strong>tercede per lui presso ilpadrone, aff<strong>in</strong>ché questo lo riceva comeun fratello diletto (v. 16), anzi come se sitrattasse di Paolo <strong>in</strong> persona (v. 17). Paolonon dà ord<strong>in</strong>i a Filemone, ma lascia a luila decisione; gli ricorda solo ilcomandamento dell’amore e secondoquesto egli dovrà agire.All’<strong>in</strong>izio, conformemente al formulariodelle lettere di Paolo, ai nomi dei duemittenti seguono quelli dei vari dest<strong>in</strong>atari.A tutti è <strong>in</strong>dirizzato il saluto e l’auguriodi grazia.Così immediatamente, all’<strong>in</strong>izio dellalettera, si accenna allo stato <strong>in</strong> cui l’Apostolosi trova. Egli sta "nelle catene del Vangelo"(v.13) e considera la sua prigionia comela sorte riservata all’annunciatore delVangelo, proprio <strong>in</strong> virtù della missionericevuta.Il saluto è formulato nei term<strong>in</strong>i con cuiPaolo, ogni volta che <strong>in</strong>izia le lettere,augura alla comunità grazia e pace (v.3).Paolo r<strong>in</strong>grazia Dio perché ha ricevutobuone notizie sull’amore e sulla fede deldest<strong>in</strong>atario. La preghiera di <strong>in</strong>tercessioneè sempre strettamente congiunta alr<strong>in</strong>graziamento. Essa mira ad ottenere14che la fede di Filemone si fortifichi.F<strong>in</strong> qui Paolo ha parlato delcomportamento di Filemone conparole che potrebbero essere adoperateper ogni vero cristiano. Ora <strong>in</strong>vece fa<strong>in</strong>tendere che è venuto a conoscenza diun fatto specifico, per cui la comunitàha avuto un aiuto da Filemone. Questanotizia gli ha procurato grande gioia econsolazione. Paolo non spiega come ciòsia avvenuto. Dice semplicemente che permezzo di Filemone "hanno trovato ristoroi cuori dei santi". Con l’impegno del suoamore, Filemone ha rafforzato lacomunione fraterna; perciò ancora unavolta è chiamato fratello (v.7).Poiché egli, con la sua disponibilitàpersonale, ha riempito di gioia profondai cuori degli altri cristiani, non potrà certorifiutare la preghiera dell’Apostolo <strong>in</strong>favore di Onesimo, che Paolo consideracome il suo cuore.Se uno schiavo fuggiva, poteva esserericercato con mandato di cattura. Se venivapreso, doveva essere ricondotto dal padrone,che lo poteva punire a sua discrezione.In tal caso, l’<strong>in</strong>terporsi di un uomo chefosse conoscente o amico del padroneaveva un’importanza decisiva per lo schiavo.Anche Paolo <strong>in</strong>tercede per questo schiavofuggitivo e dice al padrone di esercitarel’amore e la fede cristiana. Egli sceglie leparole con accuratezza e costruisce laparte centrale della lettera <strong>in</strong> modo taleche il dest<strong>in</strong>atario venga condotto pianpiano al nocciolo della richiesta. Solodopo aver accuratamente preparato ilterreno, Paolo formula la richiesta (vv. 8-20).Nel presentare la sua domanda Paoloaccenna alla situazione <strong>in</strong> cui si trova.


Comunità <strong>in</strong> <strong>ascolto</strong>Egli scrive a Filemone come un uomocarico di anni e prigioniero per amore diGesù Cristo.Ma Paolo non vuole costr<strong>in</strong>gere ad ubbidirealla sua parola, ma desidera che Filemone,con libera decisione, compia un attod’amore. Con questa parola non si alludené all’amore di Paolo né a quello diFilemone, ma semplicemente all’amorenel quale i cristiani si <strong>in</strong>contrano e<strong>in</strong>trecciano relazioni. Il rapporto trapadrone e schiavo ha subito unatrasformazione radicale. Di conseguenzapuò anche darsi che Filemone conceda aOnesimo la libertà. Paolo lascia a lui ladecisione. Ma Filemone è <strong>in</strong> ogni circostanzav<strong>in</strong>colato al comandamento dell’amore,la cui forza r<strong>in</strong>novatrice diviene efficacenella comunione fraterna con lo schiavoche ritorna, la misericordia di Dio, cheun tempo rese Filemone cristiano ora hareso cristiano anche il suo schiavo Onesimo.Perciò il padrone deve accogliere lo schiavocome un fratello.Con poche frasi Paolo conclude la lettera.Alla certezza che Filemone farà più diquanto Paolo gli ha chiesto, seguel’annuncio di una sua visita. Viene <strong>in</strong>f<strong>in</strong>euna breve lista di saluti e l’augurio digrazia (v. 21-25).Per la vitaQuella che a prima vista sembra unalettera privata tra Paolo e Filemone,si rivela <strong>in</strong>vece un importante <strong>in</strong>segnamentodell’Apostolo.L’amore cristiano non solo deve essereprima di tutto e dopo tutto, ma anchedeve essere al di là di ogni schema, di ognim<strong>in</strong>istero, di ogni carisma. L’amore è ilf<strong>in</strong>e della vita di un uomo, perché l’amoreè la realizzazione della sua essenza. Ognialtra cosa deve essere vista, consideratacome un aiuto, uno strumento, unsacramento, una grazia, perché tutto ilbene sia fatto e solo il bene. Niente deveostacolare la realizzazione <strong>in</strong> noi dellacarità.In questa Lettera, Paolo porta la leggedella Carità crocifissa di Cristo <strong>in</strong> unmondo <strong>in</strong> cui per altri sarebbe statoimpossibile concepire solo il pensiero checiò sarebbe stato fattibile: nel mondodella schiavitù, si <strong>in</strong>tende, non nel mondodegli schiavi, ma nel mondo di coloro chefacevano schiavi i loro fratelli, <strong>in</strong> un mondoche è tutto l’opposto del cristianesimo.Questo ci deve <strong>in</strong>segnare che non c’è unmondo dove diviene impossibile portarela legge della Carità crocifissa di Cristo.Basta che uno vi creda, basta che uno vivaquesta “legge” e nessuna porta resteràper sempre chiusa. Questa è la certezzache Paolo ci annunzia, ci evangelizza. Suquesta certezza ognuno può <strong>in</strong>iziare alavorare perché nessun uomo sia privatodella legge della Carità di Cristo. Paolo èben cosciente che l’uomo da solo nonpuò realizzare questa “legge” d’amore,ma lui stesso ha sperimentato e testimonia,che l’<strong>in</strong>contro con Cristo <strong>in</strong>dirizza la vitaBassorilievo dalla Cor<strong>in</strong>to antica15dell’uomo verso questo traguardo e chelo Spirito Santo, che Dio dona <strong>in</strong>abbondanza a chi lo chiede, rende possibilela realizzazione di tutto questo perchénon è più il s<strong>in</strong>golo uomo che agisce sullesue forze, ma è Dio Uno e Tr<strong>in</strong>o che agiscenella sua vita donandogli la forza di viverequesta dimensione di amore <strong>in</strong> tutti i suoigesti di vita quotidiana.Da questa Llettera si capisce anche cheCristo non è venuto per criticare o cambiarele leggi, le strutture degli uom<strong>in</strong>i ma persottoporre tutto alla legge del suo amore.LE LETTERE PASTORALILe ultime lettere scritte da Paolo,<strong>in</strong>dirizzate ai suoi collaboratori Timoteo(due) e Tito, sono dette abitualmente“Lettere pastorali”; sono molto simili econdividono gli stessi problemi. Non sitratta di lettere <strong>in</strong>dirizzate a comunitàma a s<strong>in</strong>goli uom<strong>in</strong>i che hanno il compitodi guidare comunità. A differenza dellealtre lettere che prendevano spunto dadifficoltà o problemi delle comunità,questi testi trattano dell’organizzazioneecclesiastica delle comunità stesse. Parlacon particolare attenzione dei m<strong>in</strong>isteriecclesiali tracciando una prima e ancorad<strong>in</strong>amica organizzazione pastorale, parladi delegati apostolici come dottori epastori; del<strong>in</strong>ea con una certa precisioneruoli e caratteristiche di episcopi, presbiterie diaconi, del<strong>in</strong>ea anche un ruolo per levedove. Inoltre anche <strong>in</strong> queste letterel’Apostolo denuncia e combatte il pericolodelle false dottr<strong>in</strong>e che turbano la vitadelle comunità. La prima lettera a Timoteoe quella a Tito dovrebbero essere statescritte verso l’anno 65 dalla Macedonia.Mentre la seconda lettera a Timoteo versol’anno 66 durante la prigionia a Roma.


Comunità <strong>in</strong> <strong>ascolto</strong>La Lettera a TitoLe notizie su Tito si ricavano direttamentedalle Lettere dell’Apostolo; figlio digenitori pagani (Gal 2, 3), forse battezzatodallo stesso Paolo, che lo chiama “miovero figlio nella fede comune” (Tt 1, 4). Partecipaai viaggi di Paolo e lo sostiene nelle suetribolazioni e <strong>in</strong>iziative, come nelle disputecon i Cor<strong>in</strong>zi e nell’organizzazione dellacolletta per i poveri di Gerusalemme (2Cor8, 6; 12, 17-18). Dopo la liberazione dallaprima prigionia dei romani, Paolo lo ponecome capo della comunità cristiana diCreta e qui gli <strong>in</strong>via la lettera con le suedirettive; al term<strong>in</strong>e della quale lo <strong>in</strong>vitaa raggiungerlo a Nicopoli <strong>in</strong> Epiro (Grecia),dicendo che avrebbe mandato a Creta asostituirlo Artema o Tichico (Tt. 2, 12).Secondo un’antica tradizione sarebbemorto vescovo di Creta a 93 anni.Innanzi tutto Paolo <strong>in</strong>vita il discepoload organizzare bene la sua comunità,distribuendo gli <strong>in</strong>carichi e costituendosaggi e virtuosi m<strong>in</strong>istri. In ogni città Titodeve stabilire dei presbiteri, ovvero dei“capi famiglia” responsabili della comunitàlocale, secondo le <strong>in</strong>dicazioni dell’Apostolo:“Per questo ti ho lasciato a Creta: perché tumetta ord<strong>in</strong>e <strong>in</strong> quello che rimane da fare estabilisca alcuni presbiteri <strong>in</strong> ogni città, secondole istruzioni che ti ho dato. Ognuno di loro siairreprensibile, marito di una sola donna e abbiafigli credenti, non accusabili di vita dissolutao <strong>in</strong>discipl<strong>in</strong>ati. Il vescovo <strong>in</strong>fatti,come amm<strong>in</strong>istratore di Dio, deveessere irreprensibile: non arrogante,non collerico, non dedito al v<strong>in</strong>o,non violento, non avido di guadagnidisonesti, ma ospitale, amante delbene, assennato, giusto, santo,padrone di sé, fedele alla Parola,degna di fede, che gli è stata<strong>in</strong>segnata, perché sia <strong>in</strong> grado diesortare con la sua sana dottr<strong>in</strong>ae di confutare i suoi oppositori”(1,5-9).Il primo capitolo si chiude conuna esortazione a chiudere labocca ai falsi profeti “che <strong>in</strong>segnano peramore di un guadagno disonesto” (1, 10-16).Il secondo capitolo <strong>in</strong>izia conun’esortazione accorata ad <strong>in</strong>segnareai vari componenti della comunità, giovani,vecchi, uom<strong>in</strong>i, donne, padroni e schiavi,a vivere una vita coerente conl’<strong>in</strong>segnamento del Vangelo e ricordaresempre loro che “è apparsa <strong>in</strong>fatti la graziadi Dio, che porta salvezza a tutti gli uom<strong>in</strong>i eci <strong>in</strong>segna a r<strong>in</strong>negare l’empietà e i desiderimondani e a vivere <strong>in</strong> questo mondo con sobrietà,con giustizia e con pietà, nell’attesa della beatasperanza e della manifestazione della gloriadel nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo.Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarcida ogni <strong>in</strong>iquità e formare per sé un popolopuro che gli appartenga, pieno di zelo per leopere buone” (2, 11-14).Nel terzo capitolo riprende leraccomandazioni morali, Paolo mette <strong>in</strong>evidenza la gratuità dell’<strong>in</strong>tervento di Dionella vita dell’uomo, dell’assoluta gratuitàdel dono dell’amore da parte di Dio. “Maquando apparvero la bontà di Dio, salvatorenostro, e il suo amore per gli uom<strong>in</strong>i, egli ci hasalvati, non per opere giuste da noi compiute,ma per la sua misericordia, con un’acqua cherigenera e r<strong>in</strong>nova nello Spirito Santo, che Dioha effuso su di noi <strong>in</strong> abbondanza per mezzodi Gesù Cristo, salvatore nostro, aff<strong>in</strong>ché,giustificati per la sua grazia, diventassimo,nella speranza, eredi della vita eterna.Rov<strong>in</strong>e di una basilica bizant<strong>in</strong>a a FilippiQuesta parola è degna di fede e perciò voglioche tu <strong>in</strong>sista su queste cose, perché coloro checredono a Dio si sforz<strong>in</strong>o di dist<strong>in</strong>guersi nelfare il bene” (3,4-8).La missiva si conclude con alcune breviraccomandazioni e i saluti.Per la vitaQuesta Lettera si può leggere comeuna serie di <strong>in</strong>dicazioni pratiche chePaolo rivolge ai m<strong>in</strong>istri della Chiesa eche riguardano solo loro. Ma se leggiamoattentamente vi scorgiamo la grandepreoccupazione dell’Apostolo nei riguardidelle Comunità, dei s<strong>in</strong>goli discepoli, chedevono avere la possibilità di essere guidatida pastori che testimon<strong>in</strong>o l’amore diDio attraverso l’<strong>in</strong>contro con Cristo primacon la loro vita e poi con le parole, chenon abbiano paura di difenderli dai falsiprofeti chiunque essi siano. Vescovo,presbitero, sacerdote, diacono, anziano,avevano ai tempi di Paolo una valenza,un modo diverso, dall’attuale, di esserevissuti, ma la preoccupazione dell’Apostoloè di far capire che tutto è per il servizioalla evangelizzazione, alla testimonianzadell’amore di Cristo per la sua Chiesa,per l’uomo s<strong>in</strong>golo, e non per <strong>in</strong>teressipersonali.Di contro si può vedere l’accorato appelloal s<strong>in</strong>golo discepolo a riconoscere e lasciarsiguidare dai pastori che laChiesa manda loro senzafarsi sviare da falsi profetiche con promesse discorciatoie, sconti o facendoleva su solitud<strong>in</strong>i, dolori omalattie, cercano diallontanare i fedeli daipastori, tenendo benpresente che l’amore di Dioè gratuito e nessuno lo puòcomprare o vendere ed èdest<strong>in</strong>ato <strong>in</strong>dist<strong>in</strong>tamentea tutti gli uom<strong>in</strong>i che lovogliano cercare e accettare.16


Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>oSonofigli di Dio,con ilBattesimo:Vita della Comunità17 gennaio - 13 marzo 20116 Molnar Patrickda Josif Nicolae e Molnar Ioana b. 6 febbraio 20117 Rossetti Andrea Giacomoda Rossetti Simonab. 20 febbraio8 Messali Alessandroda Dario e Goffi Paolab. 6 marzo9 Zammarchi Lorenzoda Virgilio e Astori Alessandrab. 6 marzo10 Morsia Mariada Davide e Vago Alessiab. 6 marzo11 Massetti Marcoda Ivano Paolo e Qua<strong>in</strong>i Maddalenab. 6 marzo12 Guer<strong>in</strong>i Paolada Alessandro e Naccari Sarab. 6 marzo13 Maffetti Carolnada Luca e Pagani Simonab. 6 marzo14 Alberti Mart<strong>in</strong>ada Michele e Donghi Silviab. 6 marzo12 Zerb<strong>in</strong>i Letiziada Marco e Donghi Crist<strong>in</strong>ab. 6 marzoNB: <strong>in</strong> Quaresima, <strong>in</strong> base alle disposizioni del Direttorio diocesano per la celebrazione dei Sacramenti, la celebrazionedel Battesimo è sospesa; essa riprenderà con la Veglia Pasquale (ore 21.00 della notte tra il 23 e il 24 aprile); Domenica 8maggio alle 11.45, Domenica 22 maggio alle 15.45, Domenica 5 giugno (Ascensione del Signore) alle 11.45; la Domenicadi Pentecoste, durante la Messa della Veglia (sabato 11 giugno, ore 18.00), la prima (ore 11.20) e la terza (ore 16.30)Domenica di luglio e agostoCi hanno preceduto nell’eternità:3 Santacatter<strong>in</strong>a Mario, di anni 96 19 gennaio 2011Cavalleri Adelaide, di anni 93 20 gennaio funerata e sepolta a ChiariPiva Paol<strong>in</strong>a, di anni 91 28 gennaio da Basilea4 Mart<strong>in</strong>elli Paolo, di anni 82 16 febbraio5 Lanc<strong>in</strong>i Ida, di anni 90 17 febbraio6 Guarneri Nicola, di anni 81 21 febbraio7 Rivetti Antonia, di anni 87 21 febbraio8 Almici Agost<strong>in</strong>o, di anni 86 27 febbraio9 Tursell<strong>in</strong>o Francesco, di anni 82 12 marzoLa Via Crucis NELLE DIACONIE: alle ore 20.30, secondo il calendario qui <strong>in</strong>dicatoI s<strong>in</strong>goli appuntamenti sono dest<strong>in</strong>ati <strong>in</strong> modo specifico agli abitanti delle Diaconie di volta <strong>in</strong> volta <strong>in</strong>teressate, purrimanendo aperti a tutti.* Diaconia S. Pietro: venerdì I aprile* Diaconia S. Floriano: lunedì 4 aprile* Diaconia S. Paolo: venerdì 8 aprile* Diaconia S. Maurizio eDiaconia S. Giac<strong>in</strong>to: venerdì 16 aprile* Diac.S.Maria <strong>in</strong> S.Roccoe S. Giovanni Battista: Mercoledì santo, 20 aprile17


Calendario liturgico - pastorale18Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>oSi ricordano gli appuntamenti dei venerdì di Quaresima (v. anche pag. 21 del numero diu gennaio):ore 7.30 nella vecchia pieve, preghiera quaresimale per i ragazzi dei gruppi “Antiochia”, “Efeso” e 3a mediaore 8.50 <strong>in</strong> S. Pietro, preghiera quaresimale per i fanciulli dei gruppi da “Betlemme” a “Emmaus”ore 15.00 <strong>in</strong> chiesa, Via CrucisMARZO27 - Domenica III di Quaresima (Sett. III)Gesù, stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era verso mezzogiorno. Arrivò <strong>in</strong>tanto una donna di Samaria adatt<strong>in</strong>gere acqua. Le disse Gesù: "Dammi da bere" (Gv. 4, 6-7)<strong>in</strong> giornata ritiro II per i fanciulli del gruppo “Cafarnao”ore 15.00 Via Crucis, <strong>in</strong> chiesaore 15.30 nel Focolare, premiazioni del concorso sul tema: “La famiglia”APRILE1 - venerdì primo del mese, dedicato alla devozione al sacro Cuore. È giorno di ast<strong>in</strong>enzaore 20.30 Via Crucis nella diaconia S. Pietro2 - sabato primo del mese, dedicato alla devozione verso la B.Verg<strong>in</strong>e Mariaore 17.00 almeno un sacerdote è presente <strong>in</strong> chiesa per il Sacramento della Confessione3 - Domenica IV di Quaresima (laetare) (Sett. I)In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita... spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse:“Va a lavarti nella pisc<strong>in</strong>a di Siloe”. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva (Gv. 9, 1. 6-7)<strong>in</strong> giornata ritiro II per i fanciulli del gruppo “Emmaus”ore 15.00 Via Crucis, <strong>in</strong> chiesaore 15.00 <strong>in</strong> Pieve, celebrazione della prima Confessione per i fanciulli del gruppo “Cafarnao”4 - lunedì ore 20.30 Via Crucis nella diaconia S. Florianoore 20.30 a Cologne, nell’ambito della Settimana vocazionale, <strong>in</strong>contro per adolescenti e giovani6 - mercoledì ore 20.30 appuntamento quaresimale per gli adolescenti, i giovani e gli adulti, <strong>in</strong> chiesa7 - giovedì primo del mese: giornata mensile parrocchiale di preghiera per le vocazioni; dopo laMessa delle 9.00, esposizione del ss. Sacramento, f<strong>in</strong>o alle ore 12.00 e dalle 20.30 alle22.00 circa nella chiesetta dell’Oratorio femm<strong>in</strong>ile8 - venerdì ore 20.30 Via Crucis nella diaconia S. Paolo10 - Domenica V di Quaresima (Sett. II)Gesù gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori”. Il morto uscì dalla tomba, con i piedi e le mani avvolti <strong>in</strong> bende, e ilvolto coperto da un sudario. Gesù disse loro: “Scioglietelo e lasciatelo andare” (Gv. 11, 43-44)<strong>in</strong> giornata ritiro II per i ragazzi del gruppo “Antiochia”ore 15.00 <strong>in</strong> chiesa, Via Crucisore 15.30 <strong>in</strong>contro per i genitori dei fanciulli del gruppo “Nazareth”ore 15.30 <strong>in</strong>contro per i genitori dei fanciulli del gruppo “Antiochia”11 - lunedì ore 20.30 nel Focolare, <strong>in</strong>contro per gli Animatori dei Centri d’Ascolto13 - mercoledì <strong>in</strong> chiesa, ritiro II per gli adulti; due le possibilità:1 - alle 14.30: momento di preghiera, proposta di riflessione, possibilità di preghiera personale eguidata, davanti all'Eucaristia solennemente esposta; benedizione conclusiva;2 - alle 20.00, per chi è impossibilitato nel pomeriggio, secondo le medesime modalità.14 - giovedì ore 15.00 sacramento della Riconciliazione per i ragazzi dei gruppi Antiochia, Emmaus, 3a media15 - venerdì ore 15.00 memoria devozionale dell'Addolorata: preghiera penitenziale e confessione pasquale per le donneore 16.10 sacramento della Riconciliazione per i fanciulli dei gruppi “Gerusalemme” ed “Emmaus”ore 20.30 Via Crucis nelle diaconie S. Maurizio e S. Giac<strong>in</strong>to. Partenza dei Cresimati per Roma16 - sabato ore 17.00 Almeno un sacerdote è presente per il Sacramento della Confessione<strong>in</strong> serata partecipazione dei giovani alla Veglia delle Palme, a Brescia, con il Vescovo


Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>oSettimana santa17 - DOMENICA DELLE PALME, DELLA PASSIONE DEL SIGNORE (sett. III)- La folla che andava <strong>in</strong>nanzi e quella che veniva dietro, gridava: Osanna al figlio di Davide (Mt. 21, 9)- Allora (Pilato) rilasciò loro Barabba e, dopo aver fatto flagellare Gesù, lo consegnò ai soldati perché fosse crocifisso(Mt. 27, 26)ore 9.40 dopo il ritrovo presso il Focolare, benedizione degli ulivi. Processione verso la chiesaseguita dalla s. Messa delle 10.00ore 14.20 nel Focolare, <strong>in</strong>contro per i genitori dei ragazzi di 3a mediaore 15.30 <strong>in</strong>contro per i genitori e i fanciulli del gruppo “Betlemme” e Mandato ai genitori18 - Lunedì della Settimana santaore 6.30 nella chiesa dell’Oratorio “Maria Tonelli”, preghiera per gli adolescenti e i giovaniore 20.45 nella chiesa dell’Oratorio “Maria Tonelli”, liturgia penitenziale per gli adolescenti e i giovaniore 20.30 nelle rispettive sedi, Centri d’Ascolto della Parola di Dio19 - Martedì della Settimana santaRicorre l’anniversario dell’elezione di papa Benedetto XVI (2005): lo ricordiamo nellanostra preghiera allo Spirito del Risortoore 6.30 nella chiesa dell’Oratorio “Maria Tonelli”, preghiera per gli adolescenti e i giovaniore 20.30 <strong>in</strong> S. Pietro, s. Messa20 - Mercoledì della Settimana santaore 6.30 nella chiesa dell’Oratorio “Maria Tonelli”, preghiera per gli adolescenti e i giovaniore 20.30 Via Crucis cittad<strong>in</strong>a, nelle diaconie del centro: S. Maria <strong>in</strong> s. Rocco e s. Giovanni Battista21 - Giovedì della Settimana santa / matt<strong>in</strong>o: ultimo giorno di Quaresima.ore 7.30 celebrazione della Liturgia delle Ore (Ufficio delle Letture e Lodi)NB: questa matt<strong>in</strong>a viene celebrata solo la Messa Crismale, alle ore 9.30, a Brescia, <strong>in</strong> Cattedrale: ilVescovo concelebra con i sacerdoti e benedice gli Olii santi per i Sacramenti (s<strong>in</strong>tonizzarsi su Radio Voce)Triduo Pasquale:Passione-Morte, Sepoltura e Risurrezione del SignoreIl Venerdì santo, il Sabato santo e la Domenica di Resurrezione costituiscono i tre Giorni (tres dies, da cui “triduo”) dellaPasqua: sono il culm<strong>in</strong>e di tutto l’anno liturgico, i momenti più densi e <strong>in</strong>tensi della vita della Comunità cristiana e dels<strong>in</strong>golo credente, poiché celebrano gli eventi che fondano la nostra fede. I credenti sono chiamati a viverli con spirito diraccoglimento e devota riconoscenza al Signore, pur tra le occupazioni che, trattandosi <strong>in</strong> parte di giorni feriali, possono<strong>in</strong>combere. Soprattutto faranno il possibile per non mancare alle celebrazioni serali, le più solenni e importantidell’anno. L’Eucaristia rende presenti ogni volta gli eventi celebrati <strong>in</strong> questi tre giorni, mettendoci <strong>in</strong> profondacomunicazione con essi; così, per l’azione dello Spirito santo, il Padre ci rende partecipi del mistero di vita che è scaturitodalla Croce di Gesù.21 - Giovedì della Cena del Signore solenne apertura del TriduoOgni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte delSignore, f<strong>in</strong>ché egli venga (1Cor. 11, 26)ore 16.30 s. Messa per i fanciulli, i ragazzi e gli anzianiore 20.30 SANTA MESSA NELLA CENA DEL SIGNOREdopo la celebr. adorazione personale silenziosa f<strong>in</strong>o alle 22.0019


Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o22 - Venerdì santo, nella Passione e Morte del Signore Primo giorno del Triduo“Donna, ecco il tuo figlio; figlio, ecco la tua madre”. Dopo aver ricevuto l’aceto,Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, ch<strong>in</strong>ato il capo, spirò (Gv. 19, 26-27.30)Oltre che di magro, oggi è giorno di digiunoore 7.30 celebrazione della Liturgia delle Ore (Ufficio delleLetture e Lodi)ore 9.00 adorazione per gli adultiore 10.30ore 15.00ore 20.30preghiera per i fanciulli e i ragazzisolenne Via Crucis, soprattutto per chi nonpartecipa alla Liturgia di staseraÈ presente il Confessore forestieroSOLENNE AZIONE LITURGICA DELLA PASSIONE23 - Sabato santo, nella Sepoltura del Signore Secondo giorno del TriduoPilato disse ai sommi sacerdoti: “Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete”. Ed essi andarono eassicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia (Mt. 27, 65-66)ore 7.30 celebrazione della Liturgia delle Ore (Uff.d. Letture e Lodi)ore 8.30 sacramento della Riconciliazione, f<strong>in</strong>o alle 12.00; conf. for.ore 9.00 adorazione – sosta presso il sepolcro del Signoreore 10.30 preghiera per i fanciulli e i ragazziore 15.00 i sacerdoti sono a disposizione per le Confessioni, f<strong>in</strong>o alle 18.30; confessore forestieroDomenica di Pasqua, nella Risurrezione del Signore - solennitàsabato 23INIZIA IL TEMPO DI PASQUATerzo giorno del Triduo, così articolato:ore 21.00 VEGLIA PASQUALE, nella Notte SantaVoglio cantare <strong>in</strong> onore del Signore, perché ha mirabilmente trionfato. Lapietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo. Ecco l’opera delSignore: una meraviglia ai nostri occhi (Es. 17, 1; Sal. 117)Inizia il TEMPO DI PASQUA, il festoso tempo dei C<strong>in</strong>quantaGiorni, che culm<strong>in</strong>erà nella PentecosteDomenica 24 giorno di pASQUA (sett. I)Pietro disse: “Dio consacrò <strong>in</strong> Spirito santo e potenza Gesù di Nazareth.Essi lo uccisero appendendolo alla croce, ma Dio lo ha risuscitato” (At. 10, 38-40)ore 9.00 s. Messa solenneore 17.00 s. Rosarioore 17.30 Vespri solenni di Pasqua e benedizione eucaristica seguita dalla Messa vespert<strong>in</strong>aTERMINA IL TRIDUO PASQUALE25 - Lunedì fra l’Ottava di Pasqua (S. Marco, evangelista)orario festivo delle celebrazioni; la Messa delle 11.00 e il vespro sono sospesi, la Messadelle 18.00, tempo permettendo, è celebrata <strong>in</strong> S. RitaDa domani, durante l’Ottava di Pasqua le ss. Messe feriali sono precedute dalla Liturgia delle Ore29 - venerdì fra l’ottava di Pasqua (S. Cater<strong>in</strong>a da Siena, patrona d’Italia e d’Europa)Inizia la celebrazione delle SANTE QUARANTORE (Giornate Eucaristiche)ore 8.55 Ora di Terza, s. Messa ed esposizione dell’Eucaristia f<strong>in</strong>o alle ore 12.00ore 15.00 esposizione dell’Eucaristiaadorazione per gli adulti e gli anziani20


Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>oore 16.30 adorazione per i fanciulli e i ragazziNB: la Messa delle 16.30 è sospesaore 20.15 vespro cantato e reposizioneore 20.30 s. Messa; segue l’adorazione serale f<strong>in</strong>o alle 21.3030 - Sabato fra l’ottava di Pasqua seconda Giornata EucaristicaL’orario del matt<strong>in</strong>o è identico a quello della prima giornataore 15.00 esposizione dell’Eucaristia; ador. per le Diaconie S. Maria <strong>in</strong> S. Rocco e S. Gv. Battistaore 16.00 adorazione per le Diaconie S. Pietro e S. Paoloore 17.00 adorazione per le Diaconie S. Floriano, S. Maurizio e S. Giac<strong>in</strong>toore 17.45 vespro e reposizione; segue, alle 18.00 la Messa festiva vespert<strong>in</strong>a del sabatoore 20.30 adorazione serale f<strong>in</strong>o alle 21.30, soprattutto per i giovaniMAGGIO1 - Domenica II DI PASQUA <strong>in</strong> albis depositis – OTTAVA DI PASQUA (sett. II)Giornata della Div<strong>in</strong>a Misericordia. Terza Giornata Eucaristica(s. Giuseppe lavoratore)Nella sua misericordia (il Padre) ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per unasperanza viva, per una eredità che non si corrompe (1Pt. 1, 3-4)Oggi ricorre anche la Giornata nazionale di sensibilizzazione per il sostegno economico alla Chiesa Cattolica<strong>in</strong> giornata ritiro III per i ragazzi del gruppo “Efeso” e di 3a mediaore 9.00 s. Messa <strong>in</strong> cantoore 10.00 nel corso della Messa, Memoria del Battesimo per i fanciulli del gruppo “Nazareth”ore 11.00 s. Messa per il mondo del lavoroore 13.30 esposizione dell’Eucaristia e adorazione per i papà a partire da p.za Marenzioore 14.30 adorazione per i fanciulli e i ragazziore 15.30ore 17.00nel Focolare, <strong>in</strong>contro per i genitori del gruppo “Gerusalemme”PROCESSIONE con l’Eucaristia lungo alcune vie del paese (tempo permettendo): viaMartiri d.L. (ex via Bergamo), via S. Pietro, via Italia, via Donatori di sangue, via Don B.Giovan<strong>in</strong>etti, via A. Tonelli, via Benefattori. Segue la s. Messa vespert<strong>in</strong>aSi apre il mese dedicato alla devozione a Maria, la Madre del Signore morto, risorto e asceso al cielo, <strong>in</strong>terceditrice deldono dello Spirito. Si veda il programma delle proposte a pag. 222 - lunedì s. Atanasio, vescovo, uno dei grandi padri della Chiesa d’Oriente - memoriaore 20.30 nel Focolare, <strong>in</strong>contro per gli Animatori dei Centri d’Ascolto3 - martedì SANTI FILIPPO E GIACOMO, APOSTOLI - festa4 - mercoledì ore 20.30 presso la chiesetta di S. Girolamo, <strong>in</strong> Ingussano, s. Messa, preceduta dal rosario (circale 20.00). La Messa delle 16.30 è sospesa5 - giovedì è il primo del mese, giornata mensile parrocchiale di preghiera per le vocazioni: dopo laMessa delle 9.00 viene esposta l’Eucaristia, con un momento di adorazione comunitaria;adorazione personale f<strong>in</strong>o alle ore 12.00 0 e dalle 20.30 alle 22.00 circa nella chiesettadell’Oratorio femm<strong>in</strong>ile6 - venerdì primo venerdì del mese, dedicato alla devozione al sacro Cuore di Gesù7 - sabato primo sabato del mese, dedicato alla devozione a Maria8 - Domenica III di Pasqua (sett. III)Quando furono vic<strong>in</strong>i al villaggio (Emmaus) dove erano diretti, Gesù fece come se dovesse andare più lontano. Ma i duediscepoli <strong>in</strong>sistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al decl<strong>in</strong>o" (cfr. Lc. 24, 28-29)(beato Giovanni Battista Piamarta, sacerdote bresciano)<strong>in</strong> giornata ritiro III per i fanciulli del gruppo “Emmaus”ore 11.45 celebrazione comunitaria del Battesimoore 15.30 <strong>in</strong>contro per i genitori, i padr<strong>in</strong>i e le madr<strong>in</strong>e del gruppo “Emmaus”21


Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o11 - mercoledì beata Annunciata Cocchetti, religiosa bresciana - memoria facoltativaore 20.3013 - venerdì b. V. di Fatima - memoria facoltativa14 - sabato S. MATTIA, apostolo - festas. Messa, preceduta (verso le 20.00) dal rosario presso la chiesetta dell’ImmacolataConcezione, <strong>in</strong> via S. Pietro (tenuta Castell<strong>in</strong>o). La Messa delle 16.30 è sospesa15 - Domenica IV di Pasqua - Domenica del Buon Pastore (sett. I)48a Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioniore 9.45 viene anticipata a quest’ora e celebrata <strong>in</strong> Pieve la Messa delle 10.00ore 10.30 celebrazione della Cresima e Piena Partecipazione alla Mensa Eucaristica per ifanciulli del gruppo “Emmaus”Alle 10.10 ritrovo presso il Focolare, da cui muove il corteo verso la chiesa con i fanciulli,i genitori, i padr<strong>in</strong>i e le madr<strong>in</strong>e16 - lunedì s. Riccardo Pampuri, religioso - memoriaore 20.30 presso le rispettive sedi, Centro d’Ascolto della Parola di Dio18 - mercoledì ss. Bartolomea e V<strong>in</strong>cenza, verg<strong>in</strong>i bresciane - memoriaore 20.30s. Messa, preceduta (verso le 20.00) dal rosario presso la chiesetta della Conversione dis. Paolo, <strong>in</strong> via Lumetti. La Messa delle 16.30 è sospesa20 - venerdì ore 14.00 pellegr<strong>in</strong>aggio parrocchiale mariano al santuario mariano di Ponte Nossa (BG) o altro21 - sabato S. Arcangelo Tad<strong>in</strong>i, sacerdote bresciano - memoria facoltativa22 - Domenica V di Pasqua (sett. II )Gesù disse ai suoi discepoli: “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Rimanete <strong>in</strong> me e io <strong>in</strong> voi” (Gv. 15, 1-4)<strong>in</strong> giornata<strong>in</strong> giornataore 15.45ritiro III per i fanciulli del gruppo “Nazareth”ritiro III per i fanciulli del gruppo “Gerusalemme”celebrazione comunitaria del BattesimoPer vivere il mese di maggioIl s. rosario verrà pregato, come sempre, prima della s. Messa e, <strong>in</strong>oltre, nelle sere da lunedì a venerdì, alle ore 20.30, <strong>in</strong>queste sedi fisse: Diaconia S. Maria <strong>in</strong> S. Rocco: la chiesetta dell’Oratorio femm<strong>in</strong>ileDiaconia S. Giovanni Battista: casa albergo (alle ore 16.30)Diaconia S. Pietro:la santella <strong>in</strong> via MazzocchiDiaconia S. Paolo:la chiesa di s. PietroDiaconia S. Floriano:il monumento ai Caduti, presso il cimiteroil santuarietto di S. Rita, <strong>in</strong> via ViassolaDiaconie S.Maurizio e S.Giac<strong>in</strong>to: la santella nel parco degli Alp<strong>in</strong>i o la sede degli stessiI Mercoledì di Maggio - valorizzano alcune chiese presenti sul territorio della Parrocchia non utilizzatealtrimenti. L’appuntamento è alle 20.30 per la Messa, che è preceduta, verso le 20.00, dal rosario. L’Eucaristiapomeridiana è, <strong>in</strong> questi giorni, sospesamercoledì 4, nella chiesetta di S. Girolamo, <strong>in</strong> via Ingussano, presso Villa Cal<strong>in</strong>imercoledì 11, nella chiesetta dell’Immacolata Conc., <strong>in</strong> via S. Pietro 46, presso la tenuta Castell<strong>in</strong>omercoledì 18, nella chiesetta della Conversione di S. Paolo, <strong>in</strong> via Lumetti, palazzo Porro-Lumettimercoledì 25, presso la santella del Buscar<strong>in</strong>o <strong>in</strong> via MazzocchiPellegr<strong>in</strong>aggio parrocchiale mariano - al santuario mariano di Ponte Nossa (BG), o altro santuario;partenza con i pullmans alle ore 14.00 di venerdì 20 maggioChiusura del mese di maggio - martedì 31 maggio, ore 20.30, <strong>in</strong> Pieve22


Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o - Chiesa universaleRicordiamo, ai funerali di Giovanni Paolo II, queglistriscioni che chiedevano, perentori: “Santo subito!”.Dopo pochi mesi, il suo Successore dichiarava che lacausa di beatificazione-canonizzazione sarebbe partita <strong>in</strong>tempi brevissimi. E così, poche settimane or sono,Benedetto XVI ha annunciato: "Giovanni Paolo II saràproclamato beato il 1° maggio".La data non è certo stata scelta per la volontà di sovrapporsialle celebrazioni della Festa del Lavoro o di fare concorrenzaal tradizionale concerto che, per l’occasione,viene tenuto <strong>in</strong> piazza di Porta S.Giovanni <strong>in</strong> Laterano.La scelta è “imposta” dalle fasi lunari, <strong>in</strong> base a cui vienedeterm<strong>in</strong>ata la data della Pasqua. Ricorrerà <strong>in</strong>fatti quelgiorno la II Domenica di Pasqua, che fu da GiovanniPaolo II stesso <strong>in</strong>titolata alla Div<strong>in</strong>a Misericordia.La decisione di procedere alla proclamazione, tantoattesa, si è espressa con l’autorizzazione allaCongregazione delle cause dei santi a promulgare ilDecreto sul miracolo attribuito all’<strong>in</strong>tercessione del Papa“chiamato da un Paese lontano”. La nota della SalaStampa vaticana che ha diffuso l’annuncio, precisa che“questo atto conclude l’iter che precede il Rito della beatificazione”.“Com’è noto – <strong>in</strong>forma la Santa Sede –, la causa, perdispensa pontificia, <strong>in</strong>iziò prima che fossero trascorsi ic<strong>in</strong>que anni dalla morte del Servo di Dio, richiesti dallanormativa vigente. Tale provvedimento fu sollecitato dall’imponentefama di santitàgoduta da papa GiovanniPaolo II <strong>in</strong> vita, <strong>in</strong> morte e dopomorte. Per il resto furono osservate<strong>in</strong>tegralmente le comunidisposizioni canoniche riguardantile cause di beatificazionee di canonizzazione”.Tra il giugno 2005 e l’aprile2007 furono celebrate l’<strong>in</strong>chiestadiocesana e quelle rogatoriali sulla vita, le virtù e lafama di santità e di miracoli di papa Wojtyla e nel giugno2009, esam<strong>in</strong>ata la relativa “Positio”, nove consultori teologidel Dicastero diedero il loro parere positivo <strong>in</strong> meritoall’eroicità delle virtù. La promulgazione del relativodecreto venne autorizzata il 19 dicembre 2009 daBenedetto XVI.In vista della beatificazione la Postulazione della causapresentò all’esame della Congregazione delle cause deisanti la guarigione dal “morbo di Park<strong>in</strong>son” di suorMarie Simon Pierre Normand, religiosa dell’Institut desPetites Soeurs des Maternités Catholiques. Gli atti dell’<strong>in</strong>chiestacanonica furono sottoposti all’esame scientifico dellaconsulta medica del Dicastero il 21 ottobre 2010 e i periti“si espressero a favore dell’<strong>in</strong>spiegabilità scientificadella guarigione”.“I Consultori teologi, dopo aver preso visione delle conclusionimediche – prosegue la nota vaticana –, il 14dicembre 2010 procedettero alla valutazione teologicadel caso e, all’unanimità, riconobbero l’unicità, l’antecedenzae la coralità dell’<strong>in</strong>vocazione rivolta al Servo di DioGiovanni Paolo II, la cui <strong>in</strong>tercessione era stata efficace aif<strong>in</strong>i della prodigiosa guarigione”. “Inf<strong>in</strong>e – conclude laSanta Sede –, l’11 gennaio 2011, si è tenuta la sessioneord<strong>in</strong>aria dei card<strong>in</strong>ali e dei vescovi della Congregazionedelle cause dei santi, i quali hanno emesso un’unanimesentenza affermativa, ritenendo miracolosa la guarigionedi suor Marie Pierre Simon, <strong>in</strong>quanto compiuta da Dio conmodo scientificamente <strong>in</strong>spiegabile,a seguito dell’<strong>in</strong>tercessionedel sommo pontefice GiovanniPaolo II, fiduciosamente <strong>in</strong>vocatosia dalla stessa sanata sia damolti altri fedeli”.cfr. AgenSir(da la Voce del Popolo)23


Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o - DioccesiLettera del Vescovo di Bresciasul tema dell’immigrazioneIn occasione della festa dei Patroni di Brescia e dellaDiocesi è stata pubblicata la Lettera del Vescovo allecomunità cristiane della Diocesi sulla pastorale per gliimmigrati: “Stranieri, ospiti, concittad<strong>in</strong>i”. Il testo, ci <strong>in</strong>formaun articolo del nostro Settimanale diocesano, erastato steso da tempo, ben prima che Brescia “balzasse aglionori della cronaca nazionale” per la protesta degli immigratisulla gru <strong>in</strong> San Faust<strong>in</strong>o. Erano riflessioni con lequali il vescovo Luciano voleva aiutare la nostra Chiesalocale riflettere sugli stimoli provocati dalla presenza diun numero sempre maggiore di cittad<strong>in</strong>i di orig<strong>in</strong>e extracomunitariasul nostro Territorio.La lettera non è una presa di posizione della Chiesa brescianadi fronte ai recenti fatti che hanno riaperto ildibattito sull’immigrazione. La comunità cristiana può,probabilmente deve, prendervi parte ma, come ricordatodal Vescovo, da una prospettiva particolare: quella delVangelo. “Noi – afferma il Vescovo – siamo espressione dellaChiesa a Brescia per annunciare il Vangelo che <strong>in</strong>vita tutti gliuom<strong>in</strong>i ad accogliere il dono dell’amore di Dio. La presenza degliimmigrati impone il dovere di tenere conto anche di loro <strong>in</strong> questonostro annuncio e nello stile di vita che da questo discende”.La Lettera, ribadisce con forza il Vescovo, nasce solo esoltanto da questo desiderio. Parole chiare, che tarpanole ali ad ogni possibile strumentalizzazione. L’ultimodocumento del nostro Vescovo è dunque di caratterepastorale e <strong>in</strong> quanto tale <strong>in</strong>dica una prospettiva <strong>in</strong> cui laChiesa locale deve muoversi, senza negare, <strong>in</strong> un campocomplesso come quello del fenomeno migratorio, l’esistenzaal suo <strong>in</strong>terno di tensioni che possono esserefeconde se portano a un progressivo cambiamento deimodi di pensare e agire. “Il problema – afferma ancora ilVescovo – si registra quando si tenta di negare la tensione, f<strong>in</strong>gendoche il problema non esista, rimanendo così bloccati nellostatu quo senza alcun tentativo di creare, immag<strong>in</strong>are o realizzarequalcosa di nuovo, equilibri più profondi, più efficaci”. Unrischio che la comunità cristiana può correre e <strong>in</strong> “soccorso”della quale arriva appunto “Stranieri, ospiti, concittad<strong>in</strong>i”.Diversi sono i livelli da cui il Vescovo affronta il temadella presenza degli stranieri nella comunità bresciana.Diverse chiavi di lettura. La prima è quella del rapportocon gli immigrati cristiani e con quelli di altre religioni.24”Bisogna imparare – afferma il Vescovo nel corso di un’<strong>in</strong>tervistariportata dal settimanale diocesano La Voce delPopolo - a <strong>in</strong>tegrare cristiani di altra cultura, e gli immigratidentro le nostre comunità che, per parte loro devono essere accoglient<strong>in</strong>ei loro confronti. La Chiesa locale deve imparare sempredi più a riconoscere <strong>in</strong> ogni uomo una creatura di Dio con un suodest<strong>in</strong>o eterno, con un significato personale proprio e qu<strong>in</strong>di stabilirecon ogni persona un rapporto di rispetto, di aiuto, di responsabilitàreciproca. Questo è il camm<strong>in</strong>o della Chiesa di oggi comeanche della Chiesa di sempre: un camm<strong>in</strong>o progressivo perché lesituazioni cambiano di anno <strong>in</strong> anno e chiedono di adattare ilnostro comportamento facendolo rispondere alle situazion<strong>in</strong>uove che si presentano”.Un secondo aspetto riguarda “chi nel cuore disprezza glialtri o li considera <strong>in</strong>feriori” e perciò “diventa <strong>in</strong>capace diannunciare il Vangelo”. Non è <strong>in</strong>fatti un mistero che, anchenelle nostre comunità, siano <strong>in</strong> tanti, per diverse ragioni,a nutrire i sentimenti di chiusura, di paura e diffidenzaverso il fenomeno immigratorio.A tale proposito il Vescovo, nella già menzionata <strong>in</strong>tervista,afferma che tutti i sentimenti vanno analizzati per“vedere se sono coerenti e corrispondono alla realtà del Vangelo edella identità umana oppure se, al contrario, nascono dal nostroegoismo o dalle nostre paure. Il problema è non negarli e correggerli,cercare di capire da dove arrivano, se sono sani o scorretti”.Il Vangelo produce delle conseguenze nel modo diaffrontare il problema dell’immigrazione. Esso “rimandaa un atteggiamento di fondo che è nel cuore dell’etica cristiana enon solo. È quell’ ‘ama il prossimo tuo come te stesso’, cercare divedere nel volto del prossimo l’immag<strong>in</strong>e di quello che ogni uomoè, con le sue speranze, i suoi desideri, i suoi progetti. Ogni uomodeve cercare di superare quella tendenza ist<strong>in</strong>tiva a creare unadistanza rispetto all’altro. Deve <strong>in</strong>vece cercare di fare entrare l’altrodentro il proprio perimetro di <strong>in</strong>teresse, di attenzione. Credoche questa sia la conversione grossa da compiere e una volta raggiuntoquesto traguardo diventa meno arduo trovare ricette concreteche pure saranno sempre da modificare perché non c’è nessunoche sappia esattamente come ci si deve comportare <strong>in</strong> ognicircostanza”.Il Vescovo, nella Lettera, afferma anche che quando unostraniero svolge un ruolo di rilevanza sociale dovrebbeavere il diritto a un riconoscimento giuridico. “E ogni politicoche voglia dirsi cristiano è chiamato a favorirlo”. Questo è


Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o - Dioccesiqualcosa <strong>in</strong> più di un sempliceappello: “è un dovere, afferma ilVescovo, di cui bisogna prendereconsapevolezza. A noi viene sicuramentepiù facile pensare l’accoglienzadegli immigrati come unatto di amore nei loro confronti.La loro accoglienza, però, rispondeanche a un nostro <strong>in</strong>teresse economico,il lavoro degli stranieri hacontribuito ad arricchire il nostroPaese. Prendere coscienza di questoaspetto significa riconoscere l’esistenzadi un debito morale neiconfronti degli immigrati. Non èpiù possibile usare il loro lavoroper far crescere il Pil nazionale,per dare respiro al benessere erafforzare lo stato sociale. Bisognaassumere precise responsabilità neiconfronti degli immigrati, diversamenteil rapporto si riduce a merosfruttamento”. Qu<strong>in</strong>di la ricchezzacostruita anche col lavoro di tanti immigrati devemodularsi anche come accoglienza giuridica nei loro confronti.In passato il nostro Vescovo ha fatto sentire <strong>in</strong> modochiaro la sua voce sui temi dei diritti dei bamb<strong>in</strong>i, delricongiungimento familiare, della lotta contro ogniforma di discrim<strong>in</strong>azione; nella sua Lettera ribadisce questiconcetti, a partire da quella centralità della famigliache, molte volte proclamata nella vita sociale, “non puòessere rivendicata solo per le famiglie italiane e non per quelleimmigrate; pensare che è bene che ci sia attenzione alle famiglieitaliane mentre ci si possa dis<strong>in</strong>teressare di quelle degli immigratiè un errore perché anche queste entrano a pieno diritto nel tessutodella società. È qu<strong>in</strong>di <strong>in</strong>teresse di tutti favorire il ricongiungimentofamigliare degli immigrati e l’attenzione nei confrontidelle generazioni future, di quei bamb<strong>in</strong>i, figli di immigrati chepure crescono <strong>in</strong> mezzo a noi”.In chiusura di Lettera, il Vescovo ricorda come il suoscopo sia di “aiutare le comunità cristiane ad affrontare conserenità un fenomeno oggettivamentecomplesso”. Secondomons. Monari <strong>in</strong>fatti, la serenitànell’affrontare un temacomplesso come quello dell’immigrazioneè atteggiamentonecessario: “Solo la serenitàconsente di avere delle valutazionecorrette e di prenderesoluzioni sagge. Se ci si lascia portareo da una sp<strong>in</strong>ta ideologica oda una paura psicologica dell’altrosi corre il rischio di imboccareuna strada senza via d’uscita”,assumendo scelte che saranno<strong>in</strong>evitabilmente squilibrate. Asuo parere, “per poter compierescelte corrette è <strong>in</strong>vece necessariotrovare una certa distanza dalproblema <strong>in</strong> sé e quella serenità<strong>in</strong>teriore necessaria per poterloaffrontare correttamente; dispostocioè a pagare anche un prezzo,se richiesto dalla situazione, senza sentirsi impaurito per il futuro<strong>in</strong>certo che si va stagliando. La paura è sempre stata una cattivaconsigliera”.Rimandiamo alla lettura di questa lettera che già neltitolo s<strong>in</strong>tetizza il percorso da compiere: da stranieri,visti più o meno con diffidenza quali <strong>in</strong>trusi, a ospitiaccolti, a cittad<strong>in</strong>i a pieno titolo: concittad<strong>in</strong>i. Tutto questonon significa un buonismo di maniera e <strong>in</strong>genuo: chivuole sentirsi davvero cittad<strong>in</strong>o <strong>in</strong> questa nostra Italia,deve condividerne l’impostazione di fondo, i valori costituzionalifondanti, osservarne appieno le leggi, rispettareidee, sentimenti e fedi degli altri (cfr. il messaggio delPapa per la Giornata delle Migrazioni, riportato sulnumero di gennaio 2011). La Lettera del Vescovo però è<strong>in</strong>dirizzata a noi e parla di atteggiamenti che competonoa noi.Di questo tema, di cui a pag. 36 di questo numero si fariferimento ad un aspetto, ci siamo occupati a più ripresesul nostro bollett<strong>in</strong>o parrocchiale, soprattutto <strong>in</strong> tuttii sei numeri dello scorso anno.25


Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o - ParrocchiaDal ConsiglioPastorale parrocchialeSeduta del 18 febbraio 2011Riflessione sul brano “Il dono dell’amore”, tratto dallaLettera Pastorale del Vescovo “Tutti siano una cosa sola”.Don Giovanni ha <strong>in</strong>iziato la seduta con la riflessione sulbrano (primo capitolo della Lettera), ponendo <strong>in</strong> evidenza ilconcetto che tutti gli uom<strong>in</strong>i sono amati da Dio, ma solo icredenti lo sanno, perciò solo loro rispondono consapevolmenteal suo amore.I cristiani sono le persone che hanno conosciuto Gesù, hannovisto il suo modo di vivere e di morire, hanno capito che tuttala sua vita è stata spesa sotto il segno dell’Amore.Alla luce di questa profonda verità ci chiediamo: come èpossibile attuare e trasmettere nella nostra Comunità cristianail dono dell’Amore?Com<strong>in</strong>ciando col “non giudicare gli altri per i loro difetti(grandi o piccoli) e imparare a guardare soprattutto ai pregi”.Siamo consapevoli delle difficoltà <strong>in</strong> cui vivono le nostrefamiglie?Necessità di studiare e <strong>in</strong>terrogare le famiglie nei vari aspetti.Dobbiamo aprire il nostro cuore all’amore di Dio per <strong>in</strong>contrarloe farci da Lui formare.Bisogna valorizzare, condividere, approfondire, <strong>in</strong>terscambiare,tra i vari gruppi, le s<strong>in</strong>gole esperienze, far conoscere all’esternoil lavoro svolto e confrontarsi comunitariamente.Si potrebbe pensare di progettare momenti nei quali lediverse componenti del popolo di Dio presenti <strong>in</strong> parrocchia(sacerdoti, religiosi e consacrati, laici) abbiano modo d<strong>in</strong>arrare il significato della loro scelta vocazionale.Si è poi deciso di istituire una commissione per valutarel’accorpamento delle ss. Messe delle ore 10.00 e delle ore11.00 <strong>in</strong> un’unica s. Messa alle ore 10.30 tutto l’anno e nonsolo nel periodo estivo.Oltre alle varie proposte per vivere la Quaresima pubblicatesul bollett<strong>in</strong>o parrocchiale del mese di gennaio 2011, si è decisoche l’esposizione del ss. Sacramento nel primo giovedì delmese sia effettuata anche nelle ore serali, nella chiesettadell’Oratorio femm<strong>in</strong>ile (20.30-21.30/22.00).Il segretarioGian Mario ZiglianiIL MESE DI MAGGIOMaggio, mese dedicato alla Madonna, con tutte le suerose, se ne trovano di tutti i colori: rosse, gialle, rosa, violetto,arancione, con petali sfumati, ma la più bella epura è quella bianca, è quella che si addice di più per lasua purezza alla Madonna. È anche il mese delle sposeper chi crede e si affida alla sua <strong>in</strong>tercessione nella vitaterrena. Quando ero bamb<strong>in</strong>a abitavo <strong>in</strong> campagna e <strong>in</strong>questo mese alzandomi al matt<strong>in</strong>o c’era una lieve brezzadi fresco che con i primi raggi del sole <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciava ascaldare l’aria, e questo tepore ci riempiva i polmoni e ilcuore di gioia. Le nostre mamme ci alleggerivano degli<strong>in</strong>dumenti che <strong>in</strong>dossavamo ancora mezzo <strong>in</strong>vernali.Eravamo <strong>in</strong> tanti bamb<strong>in</strong>i, partivamo a piedi per recarcia scuola; mi ricordo che durante il tragitto dove c’era lasiepe si trovavano anche le rosell<strong>in</strong>e selvatiche, eranogrossi cespugli e gli uccelli nidificavano; noi bamb<strong>in</strong>i cifermavamo a guardare i piccoli che c<strong>in</strong>guettavano colbecco aperto perché avevano fame. I bamb<strong>in</strong>i più grandici chiamavano perché dovevamo andare a Messa primadella scuola, essendo il mese dedicato alla Madonna, raccoglievamoi gigli e le rosell<strong>in</strong>e selvatiche da deporre alsuo altare, tante volte arrivavamo con i gigli sciupati e lerosell<strong>in</strong>e che perdevano i petali, così li buttavamo primadi entrare <strong>in</strong> chiesa, non li odoravamo perché il profumodoveva essere per lei che era la nostra Mamma celeste.C’erano molte piante di rob<strong>in</strong>ia, i suoi fiori riempivanol’aria di profumo; quando si passava davanti al fornaio sisentiva l’odor<strong>in</strong>o del pane appena sfornato, sembravache anche quello condivideva il risveglio della primavera.Nei campi, nei filari d’uva le famiglie contad<strong>in</strong>e tenevanoalmeno una pianta di ciliegio, i primi frutti della stagione.A noi bamb<strong>in</strong>i andavano bene anche se non eranoben maturi, erano molto buoni, al ritorno della scuolasenza farsi vedere alle quattro del pomeriggio.Alla sera uscivamo nel rione dove abitavo, <strong>in</strong> alto sulmuro di una casa c’era la figura di una Madonna tuttasbiadita che non si capiva che Madonna fosse. Uno diceva:Madonna del rosario, un altro Madonna della famiglia,un'altra Madonna della pace, poi ancora Madonnadelle lacrime; so solo che aveva il suo bamb<strong>in</strong>o <strong>in</strong> braccio,allora era la Madonna del bamb<strong>in</strong>o Gesù.Poi arrivavano le mamme tutti <strong>in</strong>sieme recitavamo ilsanto rosario, alle litanie noi piccoli, per gioco rispondevamocosì: -bis, -bis, -bis, -bis. cont<strong>in</strong>ua alla pag. succ.26


Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o - ParrocchiaPoi ci lasciavano giocare al pallone o correre nei prati vic<strong>in</strong>i dove, al matt<strong>in</strong>o o sul tardo pomeriggio, i contad<strong>in</strong>i cheerano i nostri papà, avevano tagliato l’erba per fare il primo fieno. Tornavamo a casa tutti sudati e senza scarpe, dai piedie f<strong>in</strong>o alle g<strong>in</strong>occhia sporchi del verde dell’erba, contenti della nostra giornata. Le sere da correre nei prati con l’erbaappena tagliata erano poche, perché poi <strong>in</strong>com<strong>in</strong>ciava a seccare e non si poteva più entrare. Ora dopo tanto tempo <strong>in</strong>questo mese sento il profumo dell’erba e del fieno. Eravamo bamb<strong>in</strong>i <strong>in</strong>nocenti senza tanti giochi sofisticati.Un anno hanno portato la statua della Madonna nelle case, ogni famiglia faceva il suo altar<strong>in</strong>o <strong>in</strong> cuc<strong>in</strong>a, la tenevano<strong>in</strong> casa per qualche giorno, poi noi bamb<strong>in</strong>e con il vestit<strong>in</strong>o della Prima Comunione la spostavamo di casa <strong>in</strong> casa pertutto il mese di maggio. Alla f<strong>in</strong>e, tutti gli anni si festeggiava <strong>in</strong> una casc<strong>in</strong>a, chi aveva il forno a legna faceva le pagnottedolci o qualche torta, c’era chi portava pane casereccio e salame, un bicchiere di v<strong>in</strong>o per i papà, anche se erano stanchidel lavoro dei campi, quella sera non mancavano.Oggi come oggi, se fossi ancora bamb<strong>in</strong>a alla nostra Madonna porterei una rosa profumata bianca con un po’ di velodi sposa, che ci tenga tutti avvolti nel suo manto per completare questo bellissimo mese dedicato a lei.A. B.27


Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o - Parrocchia27 febbraio 2011:S. Cresima (3a media)foto Capretti28


Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o - ParrocchiaI Sacramenti: il presbiterato ed il diaconatoCosì prega il Vescovo almomento di ord<strong>in</strong>are <strong>in</strong>uovi sacerdoti: “Ora, oSignore, vieni <strong>in</strong> aiuto alla nostradebolezza e donaci questi collaboratoridi cui abbiamo bisognoper l’esercizio del sacerdozio apostolico.Dona Padre onnipotente,a questi tuoi figli la dignità delpresbiterato; r<strong>in</strong>nova <strong>in</strong> loro l’effusionedel tuo Spirito di santità,adempiendo fedelmente, oSignore, al m<strong>in</strong>istero del secondogrado sacerdotale da Te ricevuto e con illoro esempio guid<strong>in</strong>o tutti ad un’<strong>in</strong>tegracondotta di vita. Siano degni cooperatoridell’Ord<strong>in</strong>e episcopale perché la Parola delVangelo, mediante la loro predicazione econ la grazia dello Spirito santo, fruttifich<strong>in</strong>el cuore degli uom<strong>in</strong>i e raggiunga i conf<strong>in</strong>idella terra. Siano <strong>in</strong>sieme con noi fedelidispensatori dei Tuoi misteri perché il tuopopolo sia r<strong>in</strong>novato con il lavacro di rigenerazionee nutrito della Mensa del Tuoaltare siano riconciliati i peccatori ed imalati ricevano sollievo” (dal Ritualedell’Ord<strong>in</strong>azione).Ciò che troviamo nel rito d’ord<strong>in</strong>azioneè <strong>in</strong> accordo con la storiadi questo sacramento. I sacerdotisvolgano le funzioni del Vescovo <strong>in</strong>quelle altre Comunità <strong>in</strong> cui ilVescovo non poteva essere presente,dato il grande numero di assembleeliturgiche che si riunivano nel medesimogiorno e che erano affidate allasua cura. Il sacerdote qu<strong>in</strong>di sembrasimboleggiare i medesimi aspetti delm<strong>in</strong>istero svolto dal Vescovo ma <strong>in</strong>una piccola Comunità locale, <strong>in</strong>vece,che per l’<strong>in</strong>tera Diocesi. Il sacerdote ècome un “sotto-vescovo”, se così sipuò dire.di don FrancescoIl ruolo del pastore <strong>in</strong> una parrocchiaè visto primariamente <strong>in</strong> rapportoa tre cose che si <strong>in</strong>trecciano traloro:- la predicazione della Parola di Dio- la celebrazione dell’Eucaristia e deiSacramenti <strong>in</strong> quanto presiede l’assemblealiturgica- la crescita della Comunità cristianaa lui affidata.Questi sono anche i compiti che ha ilVescovo per l’<strong>in</strong>tera Diocesi.Idiaconi sono ord<strong>in</strong>ati, come suggerisceanche il loro nome ( il verbogreco diakonèo = servire) per focalizzarel’attenzione della Comunità sulm<strong>in</strong>istero del servizio al prossimo:29ossia sulla Carità. Infatticosì afferma la preghiera diord<strong>in</strong>azione: “Siano esempio<strong>in</strong> ogni virtù, s<strong>in</strong>ceri nellaCarità, premurosi verso i poveried i deboli, umili nel loro servizio,retti e puri di cuore, vigilantie fedeli nello spirito. Forti eperseveranti nella fede e sianoimmag<strong>in</strong>e del Tuo Figlio chenon venne per essere servito maper servire e giungano con Luialla gloria del Tuo Regno”.Idiaconi non sono però gli unicimembri della Comunità che svolgonoattività caritative; ma il lorom<strong>in</strong>istero verso i poveri, i malati,verso chi soffre per un lutto, i prigionieri,gli oppressi si pone come testimonianzacont<strong>in</strong>ua per tutti noi;facendoci capire che si tratta di unaparte essenziale della missione diCristo e qu<strong>in</strong>di dell’opera dellaChiesa.Idiaconi sono ord<strong>in</strong>ati come aiutoal Vescovo e spesso hanno svoltom<strong>in</strong>isteri di servizio e di carità. Lavocazione al diaconato, che è essenzialmentevocazione al servizio diDio e della Chiesa, nasce normalmenteall’<strong>in</strong>terno di una Comunitàcristiana, di una parrocchia dove is<strong>in</strong>goli credenti cercano di vivere laloro fede nel Dio Tr<strong>in</strong>o ed Uno rivelatocida Gesù Cristo e si sforzano dimettere <strong>in</strong> pratica il comandamentocristiano dell’Amore. Nella parrocchia,<strong>in</strong>fatti, ogni fedele scopre il suoposto nel piano di Dio volto alla realizzazionedel Regno e scopre i carismiche Dio – Spirito gli ha affidato.


Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o - ParrocchiaDai Centri d’AscoltoDICEMBRE: 1 Cor<strong>in</strong>zi 13[12, 31] Fratelli, aspirate ai carismi più grandi! E io vi mostreròuna via migliore di tutte.A- LA PRESENZA E L’ASSENZA DELL’AMORE[1] Se anche parlassi le l<strong>in</strong>gue degli uom<strong>in</strong>i e degli angeli, manon avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o uncembalo che t<strong>in</strong>t<strong>in</strong>na.[2] E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misterie tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportarele montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla.[3] E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il miocorpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente migiova.B- L’AMORE QUALIFICA GLI ATTEGGIAMENTI[4] La carità è paziente,è benigna la carità;non è <strong>in</strong>vidiosa la carità,non si vanta,non si gonfia,[5] non manca di rispetto,non cerca il suo <strong>in</strong>teresse,non si adira,non tiene conto del male ricevuto,[6] non gode dell'<strong>in</strong>giustizia,ma si compiace della verità.[7] Tutto copre,tutto crede,tutto spera,tutto sopporta.C- L’AMORE È DESTINATO A DURARE[8] La carità non avrà mai f<strong>in</strong>e. Le profezie scompariranno; ildono delle l<strong>in</strong>gue cesserà e la scienza svanirà. [9] La nostraconoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. [10] Maquando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà.[11] Quand'ero bamb<strong>in</strong>o, parlavo da bamb<strong>in</strong>o, pensavoda bamb<strong>in</strong>o, ragionavo da bamb<strong>in</strong>o. Ma, divenuto uomo, ciòche era da bamb<strong>in</strong>o l'ho abbandonato. [12] Ora vediamo come<strong>in</strong> uno specchio, <strong>in</strong> maniera confusa; ma allora vedremo a facciaa faccia. Ora conosco <strong>in</strong> modo imperfetto, ma allora conosceròperfettamente, come anch'io sono conosciuto.[13] Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranzae la carità; ma di tutte più grande è la carità!Due esercizi spirituali su questo brano:- <strong>in</strong> silenzio, riprendiamo i vv. 4-7 e al posto di “la carità” mettiamo“con me, Gesù”: per es. “con me Gesù è paziente”; “con me Gesù non siadira”, ecc.;- simile “operazione”: al posto di “la carità” ciascuno pensa “io”, coniugandoil verbo alla prima persona, oppure pensa il proprio nome (“Iosono paziente” opp. “Luigi è paziente”, opp. “Io voglio essere pazientecome Gesù lo è con me”, ecc.)GENNAIO: 1Cor 12 (<strong>in</strong> forma di preghiera)PREGHIERA Un solo Spirito, un unico corpo: una cosa sola- Spirito di Dio, vi sono diversi carismi, ma uno solo sei Tu, cheli distribuisci; vi sono diversi m<strong>in</strong>isteri, ma uno solo è il SignoreGesù che, con la Tua voce, cont<strong>in</strong>ua a chiamare i credenti adessere gli uni a servizio degli altri; vi sono diverse attività, mauno solo è Dio, il Padre che, con la tua grazia, opera tutto <strong>in</strong>tutti.- A ciascuno è data una manifestazione particolare della tuagrazia per il bene comune: sei Tu, unico e medesimo Spirito,che operi tutte le cose, distribuendole a ciascuno come vuoi.- Infatti noi tutti siamo stati battezzati mediante Te, unicoSpirito, <strong>in</strong> un solo corpo e tutti siamo stati dissetati dalla medesimaAcqua viva che sei Tu.- Come <strong>in</strong>fatti il corpo è uno solo e ha molte membra, e tutte lemembra del corpo, pur essendo molte, sono un corpo solo, cosìanche il Cristo, per la tua azione <strong>in</strong> noi.- Ora noi siamo corpo di Cristo e, ognuno secondo la propriaparte, sue membra.- Ti preghiamo, Spirito del Padre e di Gesù: fa’ di noi un unicocorpo, la Chiesa del Signore Gesù.Sul tema dei carismiSi tratta di riconoscere anzitutto i m<strong>in</strong>isteri istituiti sacramentalmente:per il fatto che la tal missione o servizio è fondato su unSacramento, esso comporta il dono di grazia dello Spirito Santo epresuppone una vocazione specifica, dono di grazia essa stessa:presbiteri, diacono, sposi cristiani; vi è poi il carisma-vocazionedella consacrazione, qui da noi presente solo nella sua fattispeciesecolare (2 Servi della Chiesa, 1 Figlia di S. Angela); v’è l’appartenenza– anche se non massiccia - a Movimenti o Camm<strong>in</strong>i ecclesiali:Focolari, Comunione e Liberazione, Camm<strong>in</strong>oNeocatecumenale, Movimento Giovanile degli Oblati di MariaImmacolata, Movimento Pro Sanctitate, ecc.; è carisma anche l’impegnonel sociale <strong>in</strong> quanto cristiani espresso dalle ACLI, da chi, <strong>in</strong>quanto cristiano, è sparso nei diversi schieramenti politici o amm<strong>in</strong>istrativi,e la sensibilità alla dimensione missionaria della Chiesaespressa dal Gruppo Missionario; nell’ambito della vita liturgicadella Comunità, troviamo coloro che sono chiamati a proclamarela Parola di Dio, ad animare la liturgia con il servizio all’altare, lapreghiera e il canto, coloro che provvedono al servizio umile enascosto degli altri servizi legati alla chiesa: pulizie, attività disacrestia; passiamo all’Oratorio e pensiamo alla varietà di serviziche vi vengono esercitati, a com<strong>in</strong>ciare da quello dei catechisti difanciulli, ragazzi, giovani e a quelli dei genitori; agli educatoriimpegnati nelle altre attività, come quelle di tipo ricreativo (animatoridelle attività estive, baristi, ecc.), culturale (per es. “PiccolaRibalta”), sportivo; coloro che attuano il servizio al bar, volontaridella cuc<strong>in</strong>a, delle pulizie, ecc.Pensiamo al camm<strong>in</strong>o nei Centri d’Ascolto che richiede, oltre lapresenza dei partecipanti, la disponibilità di chi li ospita e degliAnimatori e Animatrici.Pensiamo poi alle Associazioni di volontariato presenti <strong>in</strong> paese, lequali, pur non appartenendo strettamente all’ambito parrocchiale,esprimono comunque una volontà di servizio e di bene che,nella misura della sua autenticità, è sempre opera dello Spirito;30


Comunità <strong>in</strong> camm<strong>in</strong>o - Parrocchianon possiamo trascurare l’opera educativa (quandoper davvero è tale) di chi segue i ragazzi nelmondo sportivo, ecc.Si può obiettare che qui abbiamo messo <strong>in</strong>siemedi tutto e di più; potrebbe farci arricciare il nasoconsiderare carisma il maneggiare una scopa o lostrof<strong>in</strong>accio per pulire la chiesa o gli ambientidegli Oratori. In tal caso si rimanda ai versetti 21-25 di 1Cor. 12: uno degli obiettivi di Paolo è proprioquello di combattere la mentalità per cui visono carismi/attività/m<strong>in</strong>isteri (=servizi) di serieA e altri di serie B o C.Si dovrebbe dist<strong>in</strong>guere tra carismi da cui si general’attività o il servizio che ne scaturisce, ma questocomporterebbe eccessiva sottigliezza e cifarebbe perdere di vista il nocciolo della questione.Basta solo quest’elenco sommario per rendersi conto di quanto,anche se non sembra, la vita della nostra Comunità sia caratterizzatadall’apporto di tanti, anche se è vero che <strong>in</strong> molti casi sono“sempre quelle facce” che si vedono e il rischio del protagonismonon è per nulla assente.Rendere grazie al Signore perché il suo Spirito agisce e tante personefanno qualcosa per gli altri, per noi (per esempio, se vado <strong>in</strong>chiesa e la trovo ord<strong>in</strong>ata e pulita non posso che provare gratitud<strong>in</strong>eper chi vi provvede).FEBBRAIO: Lettera agli Efes<strong>in</strong>i, cap. 4, 7-13.15-167A ciascuno di noi è stata data la grazia secondo la misura deldono di CRISTO. 8Per questo è detto:Ascendendo <strong>in</strong> alto ha portato con sé prigionieri,ha distribuito doni agli uom<strong>in</strong>i.9Ma che significa la parola «ascese», se non che prima era discesoquaggiù sulla terra? 10Colui che discese è lo stesso che ancheascese al di sopra di tutti i cieli, per essere pienezza di tutte lecose.---11Ed egli ha datoad alcuni di essere apostoli,ad altri di essere profeti,ad altri ancore di essere evangelisti,ad altri di essere pastori e maestri,---12per preparare i fratelli a compiere il m<strong>in</strong>istero,allo scopo di edificare il corpo di Cristo,---13 aff<strong>in</strong>ché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenzadel FIGLIO DI DIO,f<strong>in</strong>o all’uomo perfetto,f<strong>in</strong>o a raggiungere la misura della pienezza di CRISTO.---15 [Così,] agendo secondo verità nella carità,cerchiamo di crescere <strong>in</strong> ogni cosa tendendo a LUI, CHE È ILCAPO, CRISTO.16Da lui tutto il corpo, ben compag<strong>in</strong>ato e connesso,- con la collaborazione di ogni giuntura,- secondo l'energia propria di ogni membro,- cresce <strong>in</strong> modo da edificare se stesso nella carità.31Doni e servizi, per diventare “una cosa sola”Mentre “carisma” è term<strong>in</strong>e della l<strong>in</strong>gua grecatrasportato più o meno tale e quale <strong>in</strong> italiano,“m<strong>in</strong>istero” è vocabolo di orig<strong>in</strong>e lat<strong>in</strong>a che traducela parola greca diakonia usata da Paolo.Abbiamo <strong>in</strong> parrocchia un diacono e forse ci èfacile ricordare cosa significa questa parola: servizio;così, diacono è il servo. M<strong>in</strong>isterium significaperciò servizio; da qui deriva il term<strong>in</strong>e “m<strong>in</strong>istro”variamente usato: m<strong>in</strong>istro di culto (=personache esercita il servizio di presiedere ilculto); m<strong>in</strong>istro della Repubblica (per significareil servizio esercitato a favore del Paese e per gli<strong>in</strong>teressi della gente), m<strong>in</strong>istrare (dialettale) nelsenso di dispensare il cibo alla famiglia da partedi chi lo ha cuc<strong>in</strong>ato.Quando Paolo parla di m<strong>in</strong>isteri, pare riferirsi ai diversi tipi di servizioche vengono esercitati nella Comunità ecclesiale, vista nel suoaspetto “istituzionale”: come ogni istituzione essa va organizzataperché possa realizzare al meglio la missione per cui è stata voluta,va guidata, “governata”. Diversamente dai carismi elencati <strong>in</strong> 1Cor12, i m<strong>in</strong>isteri <strong>in</strong>dicati qui dall’Apostolo sembrano avere lo scopodi garantire la vita di base della Comunità ecclesiale (pastori e maestri)e la sua “sopravvivenza” ed espansione (apostoli, evangelisti:forse quelli che noi oggi chiameremmo rispettivamente fondatoridi Chiese e missionari). Come per i carismi, lo scopo dei m<strong>in</strong>isteriè duplice: l’unità e il servizio a tutti, “l’utilità comune”.I carismi di 1Cor. 12 non sembrano riguardare <strong>in</strong>vece l’istituzionee la sua guida, non sono legati necessariamente ad un <strong>in</strong>carico, nonsono conferiti tramite un sacramento (ord<strong>in</strong>e, matrimonio) o un<strong>in</strong>carico specifico (per es., riferendoci all’oggi, la consegna delCrocifisso ai missionari <strong>in</strong> partenza, la nom<strong>in</strong>a a parroco della talComunità); essi esprimono di più l’aspetto “estroso” dello Spirito,che vivacizza la vita della Comunità.In relazione alla “pienezza di Cristo” o “piena maturità di Cristo”Maturità è consapevolezza- di essere Chiesa, di farne parte, di essere membra del Corpo diCristo;- consapevolezza che abbiamo ciascuno un servizio da svolgere(e che magari già svolgiamo, senza saperlo: si pensi a chi realizzala missione famigliare, struttura portante della Comunità)- che non possiamo lasciar sempre fare agli altri, ma dobbiamo,<strong>in</strong> ciò che siamo capaci, di offrire il nostro apporto. Perchéanche a noi è stata data la grazia (lo Spirito)- del valore di ogni altra vocazione (v. il n. 27 della Lettera delVescovo)Immaturità:- il tirarsi <strong>in</strong>dietro, lasciare che facciano gli altri, il non sentirsicorresponsabili della vita della Comunità, come se essa fosserealtà che mi è estranea- la mania di protagonismo <strong>in</strong>vadente di chi ama comandaree/o essere il centro attorno a cui ruota un’<strong>in</strong>iziativa o un’attività- il non lasciare spazio agli altri, all’<strong>in</strong>segna del “ci sono già io”- il non apprezzare il servizio svolto da altri o le altre vocazioni- la tendenza a dividersi.


Comunità apertaPovere parole sulla Carità ( 1 )di G. PedraliNon c'è più grande amore che donare la vita e perdonare.Questo il comando nuovo:Amatevi… come io vi ho amati. Una misura <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita!Parto da questobreve pensiero disan Giuseppe Cafassoper condividere con voialcuni pensieri sulla Carità.Per poter perdonare gli altri occorre anche perdonare sestessi, se si perdona se stessi è più facile perdonare glialtri. Si deve partire dal presupposto che noi tutti sbagliamo,nessuno è esente da sbagli, debolezze, e imperfezioni. E’nella natura umana, l'errore che noi perdoniamo ungiorno potremmo commetterlo noi <strong>in</strong> primis. Il perdonoè un gesto nobile, che va oltre che riconosce la naturaumana, e non è sempre così semplice. Perdonare se stessiè un gesto di apertura, di flessibilità, di riconoscere chetutti possiamo sbagliare, non siamo <strong>in</strong>fallibili... nessunoè onnipotente se non Dio.Il perdono è sempre un gesto nobile che va oltre... edeleva l'uomo. La Carità è donarti agli altri, a volte bastaun solo sorriso per far sentire gli altri <strong>in</strong> paradiso. Ognunodi noi può rendere contenti quelli che gli vivono accanto.Basta capirli. Cioè mettersi mentalmente nella situazionedegli altri. Comprenderevuol dire amare. Carità è ilperdono. È la perfezionedella legge dell'amore.Occorre perdonare «settantavolte sette», a com<strong>in</strong>ciaredalle persone che ci sono piùvic<strong>in</strong>e, anche quelle che cistanno “sulle scatole”(perdonatemi la parola)oppure ci danno fastidiosolo nel vederle.Bisogna dare a tutti i donidella Carità. Un dono diCarità, per esempio, è ilsorriso. È uno dei doni piùmeravigliosi che Dio abbia fatto all'uomo, perché èmanifestazione di vita profonda. Gli animali non sorridono;solo l'uomo lo può! Così il saluto. Così il nome. Il nomeè il vocabolo più gradito. Sentirsi chiamare per nomepiace subito. Così il tono di voce. Occorre una voce «chesorrida». Così l'aver fiducia negli altri. S. Paolo, neidoni dello Spirito Santo, enumera anche l'aver fiducianegli altri, il fidarsi degli altri. Chi non si fida degli altr<strong>in</strong>on li ama. Così la lode. La lode è un dono bellissimo diCarità. Così la riconoscenza. Dite sempre «grazie». Perchéè più quello che noi si riceve che quello che doniamo. Noidesideriamo moltissimo che gli altri si ricord<strong>in</strong>o di noi,che ci dicano grazie, che riconoscano il nostro lavoro;però noi lo riconosciamo pochissimo negli altri. Bastaessere riconoscenti con una parola, con un gesto, con unosguardo; con la preghiera soprattutto, con un sorriso,con un dono. Così la cortesia, che è fatta di piccole cose,di omissione, di astensione. Evitare quello che può feriregli altri. È soprattutto <strong>in</strong> famiglia che si manca di cortesia.Specialmente con le persone più vic<strong>in</strong>e. La cortesia è ilmodo più facile di accaparrare le anime e di portarle aDio. È come una rete con cui si catturano le anime. Nonc'è più grande amore che darela vita e perdonare, giornoper giorno, <strong>in</strong> questadonazione di noi stessi. Eccoil comando nuovo, ilcomando supremo, ilcomando totale di Gesù:Amatevi… come io vi ho amati.Una misura <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita!Si r<strong>in</strong>grazia sentitamentel’Amm<strong>in</strong>istrazionecomunale per l’elargizione allaCaritas dell’<strong>in</strong>gente quantitàdi alimentari (olio, zucchero,tonno, ecc.) pervenuta agli<strong>in</strong>izi di marzo a favore deibisognosi32


Comunità apertaRicorre il 24 marzo laGIORNATA DI PREGHIERA E DIGIUNOPER I MISSIONARI MARTIRI33VITA MISSIONARIAon basta r<strong>in</strong>novare i metodi pastorali, né organizzare e“Ncoord<strong>in</strong>are meglio le forze ecclesiali, né esplorare conmaggiore certezza le basi bibliche e teologiche della fede:occorre suscitare un ‘nuovo ardore di santità’ fra i missionari e<strong>in</strong> tutta la comunità cristiana" (Redemptoris Missio). La giornatadi preghiera e digiuno <strong>in</strong> memoria dei missionari martiri,nata dall’esperienza del camm<strong>in</strong>o missionario dei giovani, ècelebrata ogni anno il 24 marzo. "Ricordare e pregare per quest<strong>in</strong>ostri fratelli e sorelle – vescovi, sacerdoti, religiosi, religiosee laici – caduti mentre svolgevano il loro servizio missionarioè un dovere di gratitud<strong>in</strong>e per tutta la Chiesa e uno stimoloper ciascuno di noi a testimoniare <strong>in</strong> modo sempre piùcoraggioso la nostra fede e la nostra speranza <strong>in</strong> Colui chesulla Croce ha v<strong>in</strong>to per sempre il potere dell’odio e della violenzacon l’onnipotenza del suo amore" (Benedetto XVI). Lapreghiera e il digiuno, sono due gesti per unirsi alla schiera deimissionari martiri, ai popoli per cui essi hanno versato il propriosangue e alle donne e agli uom<strong>in</strong>i, missionarie e missionaridel Vangelo e dell’amore di Dio, che vivono ancora oggidiscrim<strong>in</strong>azione e persecuzione.PERCHE' IL 24 MARZOil giorno dell’anniversario dell’uccisione di mons. OscarE' Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador. Egli nonfu un martire che cercava la morte violenta, ma l'accettò, nonsfuggendo al suo dest<strong>in</strong>o. Non fu un esaltato, ma un profeta;aprì gli occhi sulla realtà che lo circondava e fece vivere laChiesa al fianco di chi aveva bisogno, di chi lottava per affrancarsida repressioni, sfruttamenti.PERCHE' UNA GIORNATA IN MEMORIA DEI MISSIONA-RI MARTIRIamore dei missionari martiri per i valori evangelici diL' giustizia, pace, libertà, fratellanza, ci fa ripensare allanostra vita, al nostro essere cristiani, alla coerenza delle nostrescelte: le missionarie e i missionari uccisi ci stimolano a vivereil Vangelo seriamente e <strong>in</strong>tegralmente dando la nostra bellatestimonianza nell’ambiente <strong>in</strong> cui viviamo e operiamo. Farememoria dei martiri è acquisire una capacità <strong>in</strong>teriore di <strong>in</strong>terpretarela storia oltre la semplice conoscenza. Pensiamo chedietro a ogni missionario martire o ucciso o rapito o perseguitatovi sono le sofferenze costanti delle loro comunità, la precarietàdella vita quotidiana, le m<strong>in</strong>acce a molti umili testimonidel Vangelo, specialmente laici e laiche, che non godono dimobilitazione di folle e di giornali e la cui difesa è spesso affidataalla sola voce di missionari e missionarie che condividonoogni piega di quelle situazioni, motivati solo dalla forzadell’amore. Il martire è <strong>in</strong>fatti la punta di diamante di situazionidi difficile lettura. Il quotidiano martirio di numerosi cristiani,sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, dovrebbe aiutarcia superare la soglia della semplice <strong>in</strong>formazione o il ruolo dispettatori distratti. I missionari uccisi per causa del Vangelo ciricordano che non è più tempo per attese vuote e <strong>in</strong>coscienti.PERCHE' UNA GIORNATA DI PREGHIERA E DIGIUNOLa preghiera e il digiuno, nella tradizione cristiana, sonoopere di amore e di comunione con Dio e con la Chiesa eviverle <strong>in</strong> occasione di questa giornata significa pregare Dioaff<strong>in</strong>ché sostenga le missionarie, i missionari e le comunità cristianeche vivono ancora oggi discrim<strong>in</strong>azione e persecuzioni.QUADRO RIASSUNTIVOUccisi nell’anno 2010 (23 operatori pastorali) --1 Vescovo15 Sacerdoti (13 diocesani; 1 OFM; 1 OFM Conv)1 Religioso (SDB)2 Sem<strong>in</strong>aristi (1 SJ)1 Religiosa3 LaiciPaesi di orig<strong>in</strong>eAsia 5 (2 C<strong>in</strong>a, 2 Iraq, 1 India)America 14 (5 Brasile, 3 Colombia, 2 Messico, 1 Perù, 1 StatiUniti,1 Portorico, 1 Haiti)Africa 2 (1 R.D. Congo; 1 Togo)Europa 2 (1 Italia, 1 Polonia)Luoghi della morteAsia 6 (2 C<strong>in</strong>a, 2 Iraq, 1 India, 1 Turchia)America 15 (5 Brasile, 3 Colombia, 2 Messico, 2 Perù, 1Venezuela, 1 Haiti, 1 Ecuador)Africa 2 (2 R.D. Congo)UN ELENCO MAI CONCLUSOIl conteggio dell’Agenzia Fides non riguarda solo i missionariad gentes <strong>in</strong> senso stretto, ma tutti gli operatori pastoralimorti <strong>in</strong> modo violento. Non è usato di proposito il term<strong>in</strong>e“martiri”, se non nel suo significato etimologico di “testimone”,per non entrare <strong>in</strong> merito al giudizio che la Chiesa potràeventualmente dare su alcuni di loro, e anche per la scarsità d<strong>in</strong>otizie che, nella maggior parte dei casi, si riescono a raccoglieresulla loro vita e perf<strong>in</strong>o sulle circostanze della loro morte. Atale proposito rendiamo noto l’apertura del processo di beatificazionedel sacerdote Fidei donum don Daniele Badiali, orig<strong>in</strong>ariodella diocesi di Faenza (Italia), ucciso <strong>in</strong> Perù nel 1997, ela beatificazione del polacco p. Jerzy Popieluszko, martire,ucciso <strong>in</strong> odio alla fede il 20 ottobre 1984 nei pressi diWroclawek, <strong>in</strong> Polonia.(Agenzia Fides 31/12/2010)dal sito del Movimento Giovanile Missionario


Comunità apertaDAL MONDO DEL VOLONTARIATOMESE DELLA PACEDONNE D’AFRICA:UNA TESTIMONIANZA DAL CONGOPer il mese della pace, alcuni gruppi edassociazioni, prendendo spunto dallaproposta promossa da numerose Ong eassociazioni di solidarietà nazionale diconferire il Premio Nobel per la Pace 2011alle Donne d’Africa per riconoscere che ledonne “portano sulle spalle i pesi e le speranzedell’Africa”, hanno <strong>in</strong>vitato suorTeres<strong>in</strong>a Caffi, missionaria saveriana cheopera a Bukawu nell’est del Congo, per parlaredella situazione delle donne africane.Suor Teres<strong>in</strong>a ha offerto una testimonianzadi religiosa, ma soprattutto di donna.Con tono pacato, ma con decisione e fermezzae con molto cuore, ha raccontato lavita delle donne di questo pezzo d’Africa,una vita fatta di grande fatica e povertà, dimomenti di gioia e di grande solidarietà, di tragedieimmani come la guerra.Una vita di fatica: davvero le donne d’Africa (ma civiene da aggiungere: non solo <strong>in</strong> Africa!) reggono l’economiafamiliare nello svolgimento di quella attività,soprattutto di economia <strong>in</strong>formale, che permette ognigiorno, anche <strong>in</strong> situazioni di emergenza, il riprodursi delmiracolo della sopravvivenza! Suor Teres<strong>in</strong>a ha raccontatodel lungo camm<strong>in</strong>o e delle <strong>in</strong>term<strong>in</strong>abili file per prenderel’acqua alle sorgenti, che diventa però occasione perfare comunità, per <strong>in</strong>contrarsi e chiacchierare; dei lunghispostamenti per raggiungere i campi, lavorare la terra,raccogliere quello che si produce per il sostentamentodella propria famiglia. In fondo – ci ha fatto notare – illavoro agricolo è confacente alla donna: consiste nelprendersi cura di quanto cresce <strong>in</strong> terra per poter cont<strong>in</strong>uarea dare la vita ai propri figli, che sono la vera ricchezza.In una cultura che la considera <strong>in</strong>feriore, senzadiritti, che usa anche la religione per giustificare questasituazione, una donna è considerata solo quando metteal mondo un figlio.Una vita di povertà può essere vissuta <strong>in</strong>modo dignitoso, ma quando scoppianoconflitti e guerre la tragedia colpiscesoprattutto i civili. Nella guerra del Congo(quella dall’agosto 1998 al luglio 2004)sono accaduti eccidi, rapimenti, stupri diuna disumanità fuori di ogni limite. SuorTeres<strong>in</strong>a ha parlato di una botola nera <strong>in</strong>fondo al cuore dell’uomo, di radici delmale molto profonde, che non sono solonelle etnie, negli odi tribali. Una granderesponsabilità di questo conflitto, come ditanti conflitti, ce l’hanno le grandi Potenzee i motivi sono, come sempre, economici(l’est del Congo è ricco di m<strong>in</strong>erali e il 90%delle risorse esce illegalmente dal Paese).In questa guerra le donne hanno pagato più di tutti.Due volte. La prima volta nel corpo, subendo atrociviolenze; e nello spirito, dovendo assistere all’uccisionedei propri familiari; la seconda quando sono emarg<strong>in</strong>ateper quanto hanno dovuto patire, come se fosse colpaloro, arrivando a provare vergogna. E nonostante la guerrasia f<strong>in</strong>ita, gli stupri e le violenze contro di loro cont<strong>in</strong>uano<strong>in</strong> maniera <strong>in</strong>audita.Suor Teres<strong>in</strong>a è stata decisa nell’affermare che le popolazionicivili del territorio hanno bisogno di giustizia e diverità. Soprattutto le donne hanno bisogno di comprenderei motivi di tanta sofferenza, del perché i loro figlivengono portati via e reclutati negli eserciti. E lo chiedonosia ai loro Governanti che alle grandi Potenze chefomentano e sfruttano questesituazioni. È un loro diritto, haaffermato suor Teres<strong>in</strong>a, che purtropporesta ancora senza risposta.Tavolo della Pace34


Comunità aperta150 anni d’ItaliaRiscoprire i valori ripartendodalla Costituzionea cura di M<strong>in</strong>a Mart<strong>in</strong>elliAuspichiamo che il 150esimo anniversario dell’Unitàd’Italia non si limiti alla questione se festeggiare omeno il 17 marzo (ben altri problemi dovremmo affrontare!),ma si sappia cogliere l’occasione per riscoprire ivalori che possono contribuire a creare un’autentica coesionesociale del popolo italiano. Senza <strong>in</strong>ventare nulla d<strong>in</strong>uovo, ma ripartendo dalla Costituzione.Proponiamo una riflessione del presidente prov<strong>in</strong>cialedelle ACLI bresciane, Roberto Ross<strong>in</strong>i, per ricordare questi150 anni anche con questa pag<strong>in</strong>a di storia che ancoraoggi ci accompagna e apre alla speranza di una societàpiù libera e più giusta.In Italia siamo andati a scuola, siamo assistiti per lasalute, possiamo aprire un’impresa, un negozio, possiamodecidere cosa fare da grandi, scegliere, possiamo liberamentepregare ed esprimere il nostro pensiero. In altreparti del mondo non è così. In Italia è così. E questo nonderiva da un miracolo, non nasce dal nulla, ma nasce dauna precisa volontà e da una storia.Più di 60 anni fa, alcuni italiani, sulle macerie di unaguerra e di un governo totalitario, trovarono la forza discrivere un patto, un patto da proporre a tutti gli italiani.Era lo straord<strong>in</strong>ario progetto di dotare ogni cittad<strong>in</strong>o italianodi alcuni diritti <strong>in</strong>cancellabili.Questi uom<strong>in</strong>i agivano <strong>in</strong> un Paese <strong>in</strong> cui erano stati cancellatidei diritti, un Paese, dopo la guerra, povero, <strong>in</strong>debolito,stanco e considerato <strong>in</strong>affidabile.Questi uom<strong>in</strong>i erano anche moltodiversi tra loro. C’erano uom<strong>in</strong>i dipensiero come Rossetti, La Pira,Benedetto Croce, Calamandrei; maanche uom<strong>in</strong>i d’azione come AchilleGrandi, primo presidente e fondatoredelle ACLI. C’erano uom<strong>in</strong>i di s<strong>in</strong>istracome Togliatti, ma anche uom<strong>in</strong>i dicentro come Lazzati e uom<strong>in</strong>i del pensieroliberale come Luigi E<strong>in</strong>audi.C’erano cattolici e c’erano laici. C’eranouom<strong>in</strong>i del nord come Alcide de365Gasperi, ma anche uom<strong>in</strong>i del sud come Aldo Moro.C’erano tanti uom<strong>in</strong>i, ma c’erano anche le primedonne <strong>in</strong> politica, come Nilde Jotti e come la brescianaLaura Bianch<strong>in</strong>i. Si, c’erano anche i bresciani: ricordiamoStefano Bazoli, Ludovico Mont<strong>in</strong>i, Pietro Bulloni.Tutte queste persone cercavano ciò che poteva unirli, nonciò che li poteva dist<strong>in</strong>guere. Tutte queste persone credevanoche si potesse costruire un Paese migliore e per questor<strong>in</strong>unciarono agli <strong>in</strong>teressi particolari, a quelli piùpiccoli, a quelli di cui ognuno di loro poteva essere portatore.L’esperienza della Costituzione è stata dunqueun‘esperienza di unità, una stagione durante la qualegli Italiani scelsero cosa lo Stato dovesse fare per loro eper i loro figli. E’ stata un’esperienza per elencare unaserie di valori <strong>in</strong> cui tutti gli Italiani si potessero riconoscereed essere orgogliosi.In una storia così lunga come quella italiana ci sonoanche le sofferenze, come il periodo del fascismo, del terrorismo,delle stragi di mafia, ma ci sono anche le gioie,le soddisfazioni quando cioè lo scontro è superato dallavolontà di guardare al futuro.La Costituzione è l’immag<strong>in</strong>e di un’Italia che nondifende i privilegi ma che si apre e diventa <strong>in</strong>clusiva,promuove tutti coloro che si sentono di partecipare aqueste grande offic<strong>in</strong>a, a prender partea un lavoro comune, quotidiano, dicostruire un Paese migliore.Forse proprio per questo il 1° articoloafferma che l’Italia è fondata sul lavoro,cioè sull’opera creatrice di tutti e diciascuno.E’ l’opera di un’Italia che deve ritornarea credere <strong>in</strong> se stessa.Sul sito "http://www.italianisidiventa.it"www.italianisidiventa.it è possibileapprofondire la riflessione.


Comunità apertaIMMIGRATI E RIFUGIATINon è un Paese per bamb<strong>in</strong>ida “La Voce del Popolo” - di Angelo Onger *Ibamb<strong>in</strong>i rom morti carbonizzati e le reazioni delle istituzion<strong>in</strong>ei confronti del “popolo del vento”. L’Italia alsecondo posto per discrim<strong>in</strong>azione verso di essi.Si sa che sotto il profilo demografico l’Italia è uno deiPaesi con il più basso tasso di natalità al mondo; nel 2009il numero medio di nascite per donna è stimato a 1,41, dipoco <strong>in</strong>feriore all’1,42 del 2008. Grazie soprattutto agliimmigrati, la fecondità si mantiene superiore a quelladella metà degli anni ‘90 quando si toccarono i m<strong>in</strong>imistorici (il dato più basso si è registrato nel 1995 con l’1,18),ma il nostro livello è ancora lontano dalla media considerataottimale per una popolazione, pari al 2,1 figli perdonna.Non bastasse questo, negli ultimi tempi si sono moltiplicatigli episodi di violenza familiare, <strong>in</strong> cui i bamb<strong>in</strong>isono vittime sacrificali di padri e madri che perdonoil controllo dei loro rapporti e della loro vita. L’ultimo diquesti episodi vede come protagoniste due gemell<strong>in</strong>e sottrattealla madre dal padre, scomparse, probabilmenteuccise dallo stesso padre che poi si è suicidato. La scorsasettimana quattro bamb<strong>in</strong>i rom sono morti carbonizzati aRoma dentro una baracca fatiscente. Un altro bamb<strong>in</strong>orom aveva fatto la stessa f<strong>in</strong>e nell’agosto dello scorsoanno, sempre a Roma.Così ha commentato la Comunità di Sant’Egidio: “Sismantellano gli <strong>in</strong>sediamentiabusivi e non solo (compresiquelli attrezzati e che erano statipagati dalla collettività, come èaccaduto anche di recente): masenza un’alternativa migliore,simultanea, per tutti, si f<strong>in</strong>iscesempre per disperdere sul territoriole famiglie e i gruppi rom, rendendosempre più difficile la frequenzascolastica e lo stesso lavorodi monitoraggio e presenzadelle forze dell’ord<strong>in</strong>e su <strong>in</strong>sediamenticonosciuti. R<strong>in</strong>ascono così gli <strong>in</strong>sediamenti spontaneie i frammenti del piccolo degrado urbano, le baracchette,le case di cellophane, le zone dove nessuno vorrebbemai vivere e dove si muore con facilità bruciati per unastufetta, o malati alle vie respiratorie da piccolissimi”.Questo non avviene per caso.Tempo fa un rapporto della Commissione europeasulla discrim<strong>in</strong>azione <strong>in</strong> Europa analizzava fra le altrecose la percezione dei rom nei differenti Paesi. Inutile direche l’Italia è quello <strong>in</strong> cui i rom sono più discrim<strong>in</strong>ati,secondo solo alla Repubblica Ceca.Dopo la morte dei bamb<strong>in</strong>i a Roma, un’esponente politica,sconfessata dal suo stesso partito, ha dichiarato: “È piùfacile educare un cane di un rom. I cagnol<strong>in</strong>i e i bamb<strong>in</strong>i sipossono educare, ma è più facile educare il mio cagnol<strong>in</strong>odi un bamb<strong>in</strong>o rom. Quelli fanno la pipì sui muri: il miocagnol<strong>in</strong>o non fa la pipì sui muri!”. Si è pentita, ma nonha detto di aver cambiato idea.Per un altro, i bimbi rom “non sono morti così importanti.Parole lapidarie. Piene di sensibilità umana. Scrittecome “Rom -4” e “Rom Raus” (che significa “rom fuori”)accompagnate da svastiche sono comparse sui muri diRoma.* corsivista de “La Voce del popolo”36


Cultura e notizie - curiosando nello scrignoDurante le feste di Natale ho avuto l’opportunità di <strong>in</strong>ventariare le moltissime reliquie presenti a <strong>Coccaglio</strong>. Facendo questo mi sono chiestose sarebbe stato giusto ed utile che anche la popolazione venisse a conoscenza del grande tesoro che conserviamo e… ahimè… non possiamovedere <strong>in</strong> toto. In queste pag<strong>in</strong>e del bollett<strong>in</strong>o <strong>in</strong>izieremo un nuovocamm<strong>in</strong>o che ci porterà alla scoperta delle radici storico-religiose dellanostra Comunità che ha voluto molti santi a vegliare su di essa. Buona lettura…2Le reliquie conservate a <strong>Coccaglio</strong>di G. PedraliCon il term<strong>in</strong>e RELIQUIA si <strong>in</strong>dica: il corpo o qualsiasi cosache rimanga di un Santo dopo la sua morte, così come puregli oggetti che sono venuti effettivamente a contatto con il corpodel Santo durante la sua vita. Le reliquie reali (o <strong>in</strong>signi) <strong>in</strong>cludonola pelle e le ossa, gli strumenti di prigionia, di martirio o dipassione; mentre quelle di seconda classe <strong>in</strong>cludono gli abiti, glioggetti usati dal santo. Il culto delle reliquie è una tradizionemolto vecchia che ha il suo posto non solo nella religione cristianama anche <strong>in</strong> altre religioni e culture.L'uomo, <strong>in</strong>fatti, ha sempre sentito il bisogno di appoggiare la sua fede a qualcosa diconcreto e di tangibile che faccia quasi da <strong>in</strong>termediario tra lui e la div<strong>in</strong>ità. Da qui le credenzenella virtù miracolosa delle sante reliquie. La storia delle reliquie è naturalmentemolto legata alla storia e all’evoluzione del pellegr<strong>in</strong>aggio. Siccome non tutte le personeerano <strong>in</strong> grado di fare un pellegr<strong>in</strong>aggio, sia per ragioni di salute, di denaro o altre, eramolto <strong>in</strong> voga riportare una reliquia che poteva trasmettere il “potere magico” di un personaggiosanto.Nella nostra chiesa arcipretale di SantaMaria Nascente vi sono tre luoghi ovesono poste delle reliquie:- l’altare della Madonna del Rosario (con 4 reliquie <strong>in</strong>signi)- la lipsoteca sul presbiterio (con 177 reliquie)- i due armadi nel vecchio archivio (con 212 reliquie)per un totale di 393 reliquie distribuite <strong>in</strong> 110 reliquiari (di diverso materiale:argento, rame argentato, urne di cristallo, busti <strong>in</strong> legno).Ogni reliquia, per essere veritiera, deve essere accompagnata da un documento, redatto dall’autorità ecclesiastica competente,detto “autentica” (foto 1-3). Su questo documento è posto il sigillo (foto 2 ) del Vescovo o della Diocesi.Senza questo documento di conferma, potrebbero esserci dei dubbi sulla autenticità delle reliquie.Alcune reliquie “speciali”4Reliquia di S. Orsola e compagne martiri ( foto 4), festa 21 ottobreVissero probabilmente nel IV secolo e non nel V come vuole la leggenda. Una Passio del Xsecolo, <strong>in</strong>fatti, narra di una giovane bellissima, Orsola, figlia di un re bretone, cheaccettò di sposare il figlio di un re pagano con la promessa che si sarebbe convertito alla fedecristiana. Partì con 11.000 verg<strong>in</strong>i per raggiungere lo sposo, ma l'<strong>in</strong>contro con gli Unni diAttila provocò il loro martirio. Orsola fu trafitta da una freccia perché non aveva voluto sposarelo stesso Attila. Questa leggenda, comunque, ha una base storica, come ha dimostratoil ritrovamento di una iscrizione presso una chiesa di Colonia. L'iscrizione parla del martiriodi Orsola e di altre dieci verg<strong>in</strong>i (divenute 11.000 per un piccolo segno sul numero romanoXI), martirio avvenuto probabilmente sotto Diocleziano.3731


Cultura e notizie - Note di storiaI Cattolici e l’Unità d’Italia -2di Graziella Lor<strong>in</strong>icattolici sono soci fondatori del nostro“IPaese e l’Unità d’Italia resta una conquistapreziosa e un ancoraggio irr<strong>in</strong>unciabile”.Con queste parole il card.Bagnasco, presidente della CEI, haaperto a Roma un Forum sul tema«Nei 150 anni dell’Unità d’Italia.Tradizione e progetto». “Cogliere il contributocristiano rispetto al dest<strong>in</strong>o delnostro Paese - ha cont<strong>in</strong>uato - richiedeuna lettura della storia scevra da pregiudizie seriamente documentata. Da sanFrancesco d’Assisi, a cui si lega il ripetutouso del term<strong>in</strong>e Italia, e santa Cater<strong>in</strong>a daSiena, sono <strong>in</strong>numerevoli le figure che hannodato un <strong>in</strong>cisivo contributo alla crescita religiosae allo sviluppo sociale e perf<strong>in</strong>o economicodella nostra Penisola, segno che l’unicosentimento che accomunava gli Italiani eraquello religioso e cattolico”.L’unificazione italiana, che comportòper la Chiesa cattolica la perditadei suoi dom<strong>in</strong>i territoriali, aprìuna fase di tensioni e conflitti tra laSanta Sede (il papa è Pio IX) e lo Statoitaliano.Ma perché lo Stato sabaudo, che si dicevacostituzionale e liberale e si eramesso alla guida del processo che haportato all'unità d'Italia, ha perseguitatoduramente la Chiesa? Perché havoluto colpire il potere temporale delRomano Pontefice?Per ottenere il loro scopo, cioè estenderei conf<strong>in</strong>i e creare un regno che comprendessetutta la penisola, i Savoia sisono alleati con gli Stati protestanti emassonici che all'epoca dom<strong>in</strong>avano ilmondo. Per avere il loro sostegno politico,militare ed economico, i Savoiahanno dovuto dare prova di essereomologati al credo religioso e culturaledei propri “sponsor”, mettendo <strong>in</strong> attouna seria persecuzione anticattolica.L’unità d’Italia è stata così ottenutacombattendo la profonda identità culturale,religiosa, artistica ed anche economicadella nazione. Mettere f<strong>in</strong>e alloStato della Chiesa non era un'impresafacile, perché lo Stato Pontificio, cheesisteva da più di mille anni, era l'unicoStato al mondo nato grazie a donazionie qu<strong>in</strong>di non costituito con la forza, erail baluardo dei cristiani di tutto ilmondo e soprattutto era lo strumentoche consentiva al Papa di essere liberodi fronte al potere politico.Così a partire dal 1848, ilParlamento piemontese dà il via aduna formidabile campagna di denigrazionedella Chiesa cattolica, getta fangosui religiosi e sullo Stato Pontificio,accusato di essere male amm<strong>in</strong>istrato,reazionario, retrogrado e nemico dell’unitàd’Italia.I documenti dicono che era vero esattamenteil contrario, sia sotto il profiloeconomico che sociale e culturale.Il Regno di Sardegna ha voluto <strong>in</strong>iziarela sua opera di unificazione nazionalecon la soppressione dei monasteri contemplativi,seguita dall’abolizione delforo ecclesiastico, dalla dim<strong>in</strong>uzionedel numero delle feste religiose, dall'obbligoper gli ecclesiastici di chiederel'autorizzazione per ricevere eredità edonazioni, dall’arresto di vescovi, sacerdotie laici che difendevano la Chiesa.Teniamo ben presente che quandosui libri di testo scolastici si parla di38“parlamento piemontese” non si deve<strong>in</strong>tendere una assemblea eletta dalpopolo, espressione di una sovranitàpopolare, come avviene nelle democraziemoderne. Tutt'altro. Infatti, quandosi vota il 27 aprile del 1848 per eleggereil primo Parlamento, su un totaledi 4.900.000 abitanti, il diritto di votoviene dato solo a 83.300 elettori, pariall'1,70% della popolazione. Si presentanoa votare solo 53.924 cittad<strong>in</strong>i,cioè poco più della metà degli aventidiritto, per cui le misure repressivecontro la Chiesa cattolica vengonoprese <strong>in</strong> un parlamento che è tuttotranne che democratico, è tutto tranneche espressione della volontà popolare.La persecuzione contro la Chiesa vienedunque decisa non dai popoli oppressi,ma da poche élites liberal-massoniche.E queste élites stabiliscono, tra le altrecose, anche la soppressione dellaCompagnia di Gesù, cioè dei Gesuiti el'esproprio di tutti i loro beni (compresilibri, arredi sacri e quadri).Il Regno sabaudo, poi Regno d’Italia,rifiutò ost<strong>in</strong>atamente ogni possibileaccordo, ogni garanzia giuridica sullalibertà del Papa. Un riconoscimentom<strong>in</strong>imo di salvaguardia della sualibertà sarebbe bastato probabilmenteal Santo Padre per acconsentire anche ar<strong>in</strong>unciare allo Stato Pontificio.Infatti Pio IX aveva ampiamente dimostratodi esser disposto quasi a tuttoper l’Italia. Ebbe a dire il segretario diStato card<strong>in</strong>al Antonelli all’ambasciatoreaustriaco Bach: «Se a Tor<strong>in</strong>o nonavessero perseguitato la Chiesa cosìappassionatamente, se non avesseroferito Pio IX nella sua coscienza di capodella Chiesa, Dio sa quanto non avrebbeconcesso e dove oggi non ci troveremmo!».Si tenga ben presente che siai cattolici sia il Papa non erano contrariall’unità d’Italia (molti fatti lo dimostrano),ma si opponevano al modo con


Cultura e notizie - Note di storiacui la si voleva raggiungere.Nel 1861 si possono contare:- 70 vescovi rimossi dalla loro sede oaddirittura <strong>in</strong>carcerati,- cent<strong>in</strong>aia di preti <strong>in</strong> prigione,- 12.000 religiosi e suore che vivevanonel Sud, appena annesso alPiemonte, sbattuti fuori dai conventi,- 64 sacerdoti e 22 frati fucilati, perlo più <strong>in</strong> Meridione.Dopo la presa di Roma (1870) siregistrano ben 9 sedi vescovilivacanti <strong>in</strong> tutta Italia. I vescovi nom<strong>in</strong>atidal Papa non possono prendere possessodelle loro chiese perché Io Statounitario lo impedisce. Esige la più umiliantesottomissione della Chiesa. DaRoma arriva la “scomunica maggiore”(che può essere annullata solo dal Papa)per tutti “gli autori, i fautori, gli esecutoridella legge”. La scomunica andava acolpire un Re che si diceva cattolico. Inseguito Pio IX, nonostante le offese, leumiliazioni e le persecuzioni subite personalmentee dalla Chiesa di cui Lui erapastore, su richiesta dello stesso reVittorio Emanuele, gli accorderà il perdonopieno e senza condizioni. Questogesto ci fa comprendere la grandezza diun Pontefice che la storiografia ha purtroppodenigrato.Agli <strong>in</strong>izi del 1868 alcuni vescovi piemontesichiedevano se era lecitoper i cattolici partecipare alle elezionipolitiche e la Santa Sede rispose con ilNon Expedit, cioè “Non è conveniente”.Si consigliò ai cattolici italiani di nonpartecipare alle elezioni politiche nelPaese e, per estensione, di non parteciparealla vita politica italiana.Il divieto di partecipare alla vita politicadel Paese era motivato dal fatto che,partecipandovi, si riconosceva al nuovoStato italiano una legittimità che iPontefici, almeno f<strong>in</strong>o a Pio X, nonriconoscevano. I pontificati di Pio X, diBenedetto XV e di Pio XI (siamo neiprimi tre decenni del XX secolo) videro<strong>in</strong>vece la distensione ed un gradualeriavvic<strong>in</strong>amento all’impegno politico.Segno di questi mutamenti è l'enciclicadel 1904 Il Fermo Proposito, la quale,se conservava ancora il Non Expedit, nepermetteva tuttavia larghe eccezioni,che poi si moltiplicarono: vari cattolicicosì entrarono <strong>in</strong> parlamento, ma soloa titolo personale.Il 20 settembre 1870 i piemontesientravano <strong>in</strong> Roma dalla celebre brecciadi Porta Pia. Il Papa, ord<strong>in</strong>ando d<strong>in</strong>on resistere, volle evitare <strong>in</strong>utili spargimentidi sangue. Ai primi di ottobrel’ennesimo plebiscito doveva sancirel’approvazione del fatto compiuto daparte dei romani. Invece vi fu un altissimoastensionismo, ad esprimere benaltro stato d’animo dei sudditi delPontefice. Ma, naturalmente, nei giornalidel tempo e nei libri di storia dioggi non se ne fece e non se ne fa menzione.La conquista di Roma, neimesi successivi, si risolse <strong>in</strong> una cont<strong>in</strong>uaviolenta cagnara di squadracce, piùo meno con la connivenza o la passivitàdel governo. Nel giro di poco tempo fuvarata la Legge delle guarentigie, chegarantiva al Papa qualche libertà e risarcimento<strong>in</strong> denaro, <strong>in</strong> cambio però dicondizioni <strong>in</strong>accettabili. Il Papa reagiscecon una dura opposizione: rifiuta ladotazione assegnatagli e si affida all’obolodi san Pietro, costituito dalle offertevolontarie dei cattolici di tutto ilmondo.In quel triste periodo molte delle speranzedi Pio IX sono riposte nel geniopolitico di un grande santo: donGiovanni Bosco. È lui che tenta, acosto di immense fatiche, di umiliantitrattative, di raggiungere un ragionevolecompromesso con il Governo. Inquesto frangente, <strong>in</strong> cui la Chiesasembra dividersi fra i traditori, corsisul carro del v<strong>in</strong>citore a dare manforte al Governo, e gli <strong>in</strong>transigentiche oppongono alla dura realtà unasterile e dottr<strong>in</strong>aria <strong>in</strong>tangibilità deipr<strong>in</strong>cipi, mettendosi così nelle condizionidi far perdere tutto alla Chiesa,don Bosco rappresenta il meglio delrealismo cattolico. Egli si rifiuta di venderel’anima al nemico, ma anche dirassegnarsi a capitolare senz’altro poterfare che lamentarsi. Don GiovanniBosco di fronte alle difficoltà della presenzapubblica dei cattolici dice:«Bisogna avere pazienza, saper sopportaree <strong>in</strong>vece di riempirci l’aria di lamentipiagnucolosi, lavorare perché le coseprocedano avanti bene».Con l’elezione al soglio pontificio diLeone XIII, nel 1878, dopo illungo pontificato di Pio IX, molti,anche fra i cattolici moderati, si attendevanoun cambiamento dell’<strong>in</strong>dirizzopolitico della Santa Sede nei confrontidel nuovo Stato unitario che, dopo ifatti di Porta Pia, aveva scelto comecapitale del regno la città di Roma. Unaffronto <strong>in</strong>sostenibile per i papal<strong>in</strong>iaver privato il Vicario di Cristo delluogo <strong>in</strong> cui f<strong>in</strong> dall’orig<strong>in</strong>e dellaChiesa aveva esercitato la sua autoritàspirituale su tutti i popoli cristiani. Ilprogramma politico che Leone XIII<strong>in</strong>tendeva portare avanti può essere s<strong>in</strong>tetizzato<strong>in</strong> pochi punti: fermezza suipr<strong>in</strong>cipi; attenzione alle nuove emergenzesociali, sulle quali soprattutto illaicato cattolico era chiamato a lavorare;nessuna <strong>in</strong>sistenza su atteggiamentidi ostentata ostilità nei confronti delnuovo Stato italiano. Ciò però nonsignificava che il nuovo Papa volessesemplicemente abbandonare le posizionitradizionali della Santa Sede <strong>in</strong>materia di potere temporale, tantomeno abrogare il Non expedit, come gliera chiesto da più parti. Egli <strong>in</strong>vece pensavadi dare ad esso un contenuto39


Cultura e notizie - Note di storianuovo, moderno, non puramente rivendicazionista,e di farne una «forzacostruttiva, vic<strong>in</strong>a al popolo e sensibile allesue vitali esigenze».Secondo uno storico francese, la perditadel potere temporale avrebbe<strong>in</strong>dotto Leone XIII a adoperarsi contutte le forze per sostituire a un temporalismopolitico un «temporalismosociale» più <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea con lo spirito deitempi. Il Papa <strong>in</strong>somma, <strong>in</strong>vece di unterritorio pontificio, avrebbe com<strong>in</strong>ciatoa rivendicare alla sua autorità laguida dell'<strong>in</strong>tero movimento cattolico,che si era organizzato appunto perdifendere i diritti <strong>in</strong>alienabili delPapato contro lo Stato usurpatore.Questo non significava affatto che non<strong>in</strong>tendesse più rivendicare il poteretemporale, ma soltanto che egli, permotivi di opportunità politica, volevasemplicemente r<strong>in</strong>viare a un tempoimprecisato la soluzione «pratica» delproblema.In quel momento <strong>in</strong>fatti la societàcivile era scossa da problemi urgenti egravi, sui quali la Chiesa si sentiva chiamataa <strong>in</strong>tervenire: <strong>in</strong> primo luogo la«questione sociale», diventata con ilpassare degli anni improrogabile e conessa anche la «questione operaia»,m<strong>in</strong>acciosamente agitata dai socialisti,soprattutto nelle zone <strong>in</strong>dustriali. LaChiesa non poteva dis<strong>in</strong>teressarsi diquesti problemi che co<strong>in</strong>volgevanodirettamente buona parte delle massepopolari tradizionalmente fedeli a lei ealla causa papale, rischiando così diperderle def<strong>in</strong>itivamente. Per questomotivo sotto Leone XIII si assiste a unaparziale sostituzione, nella strategiapolitico-sociale da lui adottata, del primatodella «questione romana» con quellodella «questione sociale» Inoltre, <strong>in</strong>tema di impegno dei cattolici, avevaidee nuove, completamente diverse daquelle del suo Predecessore: egli <strong>in</strong>nanzituttonon voleva un laicato cattolicotr<strong>in</strong>cerato su vecchie posizioni <strong>in</strong>transigenti-rivendicazionistee ost<strong>in</strong>ato <strong>in</strong>una sterile opposizione di pr<strong>in</strong>cipiocontro tutto e tutti, ma un laicatomaturo, disponibile a lottare per lalibertà della Chiesa e per il Papa; prontocioè ad assecondare il suo grandiosoprogramma di re<strong>in</strong>serimento dellaChiesa nel mondo contemporaneo e diadeguamento del cattolicesimo militanteai nuovi metodi di aggregazione edi <strong>in</strong>tervento propri dell’enciclicasociale promulgata il 1891 da LeoneXIII, con la quale per la prima volta laChiesa cattolica prende posizione <strong>in</strong>ord<strong>in</strong>e alle questioni sociali. Il Papaammette, per la difesa dei diritti deilavoratori, le associazioni «sia di soli operaisia miste di operai e padroni». Invitaanzi gli operai cristiani a formare propriesocietà piuttosto che aderire adorganizzazioni contrarie allo spiritocristiano e al bene pubblico. Dieci annidopo esce la Graves de communi, nellaquale per la prima volta <strong>in</strong> un documentopapale appare il nome “democraziacristiana”. Ma il Pontefice non lo<strong>in</strong>tende <strong>in</strong> senso politico, bensì <strong>in</strong> sensostrettamente sociale, come «beneficaazione cristiana a favore del popolo».Nonostante le ombre che cont<strong>in</strong>uavanoa permanere sui rapporti fraStato e Chiesa, nei primi anni delNovecento non mancarono i negoziatiriservati e i tentativi, dall’una e dall’altraparte, di arrivare a una soluzione.Fra questi segnali la parziale abrogazionedel Non Expedit, che ord<strong>in</strong>ava: «néeletti né elettori». Com<strong>in</strong>ciarono adentrare nell’unica Camera elettiva diallora, quella dei Deputati, alcuni cattolicideputati, così chiamati per evitareche fossero considerati deputati cattolici,ossia espressione di un partito cattolico(non ammesso).L’appassionata attività di un sacerdotesiciliano, don Luigi Sturzo, ela sua conv<strong>in</strong>zione che i cattolici nondovevano appartarsi <strong>in</strong> forme proprie,ma <strong>in</strong>teragire con le altre forze per assimilaree trasformare la vita nelle suevarie forme, porterà alla nascita delPartito Popolare Italiano (1919).L'emblema scelto dal partito, conservatopoi dalla Democrazia Cristiana, fulo Scudo Crociato con il mottoLibertas, rappresentante da un lato ladifesa dei valori cristiani, dall'altro illegame con i Liberi Comuni medievaliitaliani, a testimoniare l’impegno per ildecentramento amm<strong>in</strong>istrativo ed unoStato più snello.Bisogna arrivare al 1929 perché laquestione romana trovi una soluzione.“Patti Lateranensi” è il nome concui sono noti gli accordi di mutuoriconoscimento tra il Regno d'Italia ela Santa Sede, sottoscritti l'11 febbraiodal card<strong>in</strong>ale Segretario di StatoPietro Gasparri per conto delPontefice e Benito Mussol<strong>in</strong>i, comeprimo m<strong>in</strong>istro italiano. Nel 1984 si èproceduto a revisionare il Concordato(che è una parte dei Patti) per togliere laclausola di religione cattolica come religionedi Stato, rendere l’ora di religionefacoltativa nelle scuole e modificarealcuni punti sul f<strong>in</strong>anziamento delclero e sul matrimonio.Nel corso degli anni sono riemerse - eriemergeranno <strong>in</strong>evitabilmente - diverseforme di potenziale contrasto fraStato e Chiesa (far convivere fianco afianco due supreme autorità non è maifacile), ma senza le aspre forme di conflittualitàche hanno segnato la vicendarisorgimentale.40


Cultura e notizieProèrbe e poesie cüntade só nel nost dialet.Stórie e tradisiù dela nostra prov<strong>in</strong>cia.Filastrocca.I MÉS DE L'ANdi Giuliana BernasconiTrengafìla* coi més che baltégade frècc, de calcc, e de che stoféga.Zenér: abelàze fa i prim passpò sbrìscia e pò pàt<strong>in</strong>a söl gias.Febrér: pic<strong>in</strong>ì per la gréa scarpasta amò, dedré a l'ös, con scöfia e sciàrpa.Mars: alégher ma 'n pò matarèlpitura i fiur col vent per penèl.Avrìl: söi so bèi de tibiulìg'ha ‘l bröt vèse de doprà i sbrufì.Mai: le sarése mèi a le orèciee le maöle dà a scète e vècie.Zògn: ór dent ai camp, ór nel cièl sbrèle boric<strong>in</strong>èla col capel.Löi: se càa la set ale fontànee salta ‘l fòs ensèma a le rane.Agóst: conchìlie nèe sachèlee nòcc che böta zó lüs de stèle.Setèmber: endömia e vi sbeàciae 'n bel nas ròs ghe ve sö la fàcia.Utùer: cùca ai ram le zàlde fòjee de angürie, ormai, làsa le òje.Noèmber: dré a la ghèba, sa scónde le ma scalda coi bróstoi tóncc.Dezèmber: g'ha nìgoi biànch e gréfe a töcc regàla falìe de néf.(Traduzione) I MESI DELL’ANNOFilastrocca coi mesi che alternano giorni freddi, caldi esoffocanti. Gennaio: piano piano fa passo dopo passo epoi scivola e patt<strong>in</strong>a sul ghiaccio. Febbraio: piccol<strong>in</strong>o perla sua greve scarpa ancora, dietro l'uscio, <strong>in</strong>dossa cuffiae sciarpa. Marzo: allegro, ma un po' pazzerello t<strong>in</strong>ge i fioricol vento, per pennello. Aprile: sui suoi tiepidi bei giorniha il brutto vizio d'usare gli annaffiatoi. Maggio: con leciliegie adorna le orecchie e dona fragole a fanciulle evecchie. Giugno: oro nei campi, oro nel cielo azzurro, eburatt<strong>in</strong>o con sulla testa un cappell<strong>in</strong>o. Luglio: si dissetaalle fontane e il fosso salta <strong>in</strong>sieme alle rane. Agosto:conchiglie nelle bisacce e notti che fanno piovere luci distelle. Settembre: vendemmia e v<strong>in</strong>o tr<strong>in</strong>ca e rosso haspesso il naso sulla faccia. Ottobre: ruba ai rami le giallefoglie e di cocomeri, ormai, lascia le voglie. Novembre:dietro la nebbia si nasconde e le mani scalda con lecaldarroste. Dicembre: ha le bianche nubi e il cielo grevee a tutti regala lievi fiocchi di neve.*Trengafìla. Nel dialetto bresciano è un vocabolo arcaico usatoper <strong>in</strong>dicare le filastrocche. Il term<strong>in</strong>e è segnalato nel “vocabolarioBresciano e Toscan” del 1759StórieLa fata MorganaColomb<strong>in</strong>e (Alta Valtrompia) –Era settembre. Alla bettola di "Bepi il guercio" si stavagiocando alla morra. In palio una mucca. E <strong>in</strong>torno lagente faceva da testimone, perché la giovenca, non eraper il v<strong>in</strong>citore, ma per i figli dei due che si sarebberosposati <strong>in</strong> primavera.Oreste, padre della ragazza diceva che sarebbe toccatoa lui aggiungere alla dote stabilita anche una pezzatache dava tanto latte. Il babbo dello sposo, Tone, <strong>in</strong>vece,sosteneva che non avrebbe dovuto privarsene. Ci avrebbepensato lui che aveva la stalla piena. Oreste e Tonequ<strong>in</strong>di, non sapendo che pesci pigliare, ed essendotestoni tutti e due, si erano sfidati.Al v<strong>in</strong>citore solo il privilegio di dare alla nuova coppiala propria mucca. Ancora un paio di mani e la partitasi sarebbe conclusa quando, con un viso da spettro ebalbettando, entrò un forestiero nell'osteria. "Ho vistola fata, ho visto la fata... "- esclamò facendo sorridereun po' tutti.Che ghét vést chi? - disse uno. E l'altro per tutta rispostanon faceva che puntare il dito verso le Colomb<strong>in</strong>e. "Era<strong>in</strong> cielo, bella come una reg<strong>in</strong>a" - disse dopo aver presofiato e bevuto d'un sorso una tazza d'acqua – "è uscitadalle nubi e ha volteggiato nell'aria, poi è sparita nelbosco. Non sono scemo, credetemi! Bella41


Cultura e notiziecome le donne che si vedono sulle illustrazioni popolari".Il forestiero sembrava non aver bevuto. La partita venneun attimo sospesa e tutti presero a ragionare sulla fatacalata dal cielo. Mai udita <strong>in</strong> quella contrada una cosadel genere. Che alluc<strong>in</strong>azione poteva essere? Aveva presolucciole per lanterne?In quel momento, borbottando il suo "Pace e bene",entrò il fraticello che era <strong>in</strong> giro per la questua. Fu logicorenderlo partecipe.Fra Bernardo non si meravigliò proprio del racconto.Anzi aggiunse con piglio sicuro che doveva essere lafata Morgana e che anche lui l'aveva vista verso il monteDasdana, quello che separa la Valtrompia dalla Valcamonica.Cercò anche di spiegare che certe volte la luce si rifrangecreando effetti meravigliosi e figure. Parlò anche deimiraggi nel deserto... Ma nessuno riuscì a capire.Da allora si com<strong>in</strong>ciò a dire che il Colomb<strong>in</strong>e e il Dasdanaerano abitati dalla Fata Morgana. Era il giorno 4 settembre1874. Tone v<strong>in</strong>se la partita, regalò la giovenca ai promessisposi e la chiamò… Morgana.a cura di Benerecetti T.cóme j-Àngei i fa 'n Ciél,a la Vòstra volontà.Tòcc i dé dém el nòst pa,a assulvìm dai nòscc pecàccsé ànche nó sóm perdunàquànd dèargü sóm maltratàcc.Pò salvém da le ocasiùd'ògni sórt de tentaziù;tignìm d'öcc e tulìmvià da ogni mal. E così sia!a cura di Benerecetti T.Vivicoccaglioimmag<strong>in</strong>i di angoli caratteristicio curiosi del nostro paese<strong>in</strong> ricordo del Giapponee della recente immane tragedia che lo ha colpitoPoesieLe fómne laandéreChi può dimenticare il grande poeta dialettale brescianoAngelo CANOSSI, nato il 23.3.1862 e morto il 9.10.1949?Oggi vorrei proporre una delle sue belle poesie:LA NOTIZIA DE SFRÜSSé 'ulì lancia de sfrüs òna notiziache cöre come 'n fülmen,nó ghi che de cöntala a 'na quac Tiziae dìga a bàsa 'us:« 'L-è 'n càso 'n pó gelùs:La préghe de nò dìghel a nüssü ».Sarì servìc piö bé che có la radio,e 'n spendarì gna ü.E, perché non aggiungere il suo “PADRE NOSTRO” <strong>in</strong>dialetto Bresciano?O Bubà che sté sö 'n Ciél,benedèt èl Vòst bèl nom!Vignì 'n tèra a comandà,e öbedésse töcc j-òm,42


Numeri telefonici di immediata utilitàCultura e notizieMUNICIPIO. centarl<strong>in</strong>o.fax- Ufficio vigili- segreteria- Agente diservizio- Emergenze. Ufficio Anagrafe. Ufficio Tributi. Ufficio Ragioneria. Ufficio Servizisoc.li. . Ufficio Tecnico. Servizi 24 su 24030 7725711030 7721800030 7725702030 7725724335 7250663335 7637031030 7725704030 7725707030 7725709030 7725716030 7725731335 7637031Guardia medica – Rovato, 030 7701921via Lombardia 33/a zonastazionePronto soccorso Chiari 030 711170SOCCORSO pubblicoSoccorso stradale 116Guardia di F<strong>in</strong>anza 117Carab<strong>in</strong>ieri 112Soccorso pubblico di113emergenzaVigili del fuoco 115Emergenza sanitaria 118telefono azzurro 1.96.96Guardia farmaceutica 800 297002AssociazionePensionati 030 7703666 Ufficio <strong>in</strong>validi 030 007035. COGEME num.verde<strong>Coccaglio</strong> <strong>in</strong> reteScuola MaternaScuola ElementareScuola MediaRadio parrocchialeFerroviePoste ItalianeFarmacia Tallar<strong>in</strong>iFarmaciaConunaleFondaz. DonGnocchi Rovato……………….Richiedei –Palazzolo800017446ww,comune dicoccaglio.it30 7721562030723730030 7721190O302731444030 7703004030 7721318030 7701217030 7248650030 724510307303850Corpo Forestale dello StatoTelefono azzurroPrenotazioni Az.Osp.Chiari.Visite dal lunedì al sabato8-20.Visite con urgenza -bol.verde .fas.Adal lunedì al sabato ore:8,30 -16.Esami radiografici dallunedì alvenerdì – ore 8,30 - 16.00Prestazioni liberaprofessione dalLunedì al venerdì: ore 8,30– 13,30. Central<strong>in</strong>o1151996800.638.638 m.roverde030 7102301030 7102301030 7102822030 71021Dott. PaolaValzorioDott. AntonioBraviDott. EmilioBonfreschiDott. MariaBattagliolaOspedale Iseo- Central<strong>in</strong>o………0307241719030 72371603077007200307240121Stessi numeridiPrenotazionedell’Ospedaledi Chiari.030 98871VOLONTARI DEL SOCCORSO:. Sede. Servizio diurno. Servizio notturnoOspedale Mell<strong>in</strong>i diOrz<strong>in</strong>uovi- Central<strong>in</strong>o………030 7703929030 7240348030 7722815Stessi numeri diprenotazionedell’Ospedale di Chiari030 9944143


Cultura e notizieFarmacie di turno - GUARDIA FARMACEUTICADal 15 marzo al 13 maggio 2011La farmacia di <strong>Coccaglio</strong>, p.zza Marenzio 10, resta aperta anche il giovedì.LOCALITA’ INDIRIZZITURNI DI GUARDIAPrimoSecondoROVATO V. C. Battisti 102/a 15 e 16 Marzo 14 e 15 AprileCAZZAGO S.M Via Duomo 31 17 e 18 Marzo 16 e 17 AprileCHIARI Via Rivetti 1 19 e 20 Marzo 18 e 19 AprileCOCCAGLIO Via E. Mattei 3 21 e 22 Marzo 20 e 21 AprileROVATO C.so Bonomelli 12 23 e 24 Marzo 22 e 23 AprileERBUSCO Via Prov<strong>in</strong>ciale 21 25 e 26 Marzo 24 e 25 AprileCOLOGNE Piaz. V. Emanuele 19 27e 28 Marzo 26 e 27 AprilePALAZZOLO S/O Via Garibaldi 6 29 e 30 Marzo 28 e 29 AprileCASTELCOVATI Via De Gasperi 74 31 e 01 Marzo Aprile 30 e 01 Apr. Mag.CHIARI Via xxv Aprile 30 02 e 03 Aprile 02 e 03 MaggioROVATO Via Cavour 14 04 e 05 Aprile 04 e 05 MaggioCOCCAGLIO Piaz. L. Marenzio 10 06 e 07 Aprile 06 e 07 MaggioCHIARI Via Piazza Moro 2 08 e 09 Aprile 08 e 09 MaggioCHIARI Via Sala 2/1 10 e 11 Aprile 10 e 11 MaggioPALAZZOLO S/0 Via Marconi 14 12 e 13 Aprile 12 e 13 MaggioTarcisio Benerecetticont<strong>in</strong>ua da pag. 4dell’essere.” Per impegnarsi seriamente nella vita socialel’uomo ha bisogno di avere delle motivazioni forti. L’uomonon si accontenta di vivere; ha bisogno di dire a se stessoperché vive. L’animale quando è sazio dorme; l’uomo,quando ha soddisfatto la fame, pensa. Abbiamo bisogno divivere la nostra esistenza come un dramma che significaqualcosa, che contribuisce ad arricchire il dramma piùgrande dell’umanità <strong>in</strong>tera. La fede ci dice che la comprensionedel mondo non è solo una stupenda <strong>in</strong>trapresa dell’uomo,ma che corrisponde al disegno orig<strong>in</strong>ario di Dio: “In pr<strong>in</strong>cipioera il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio…Tutto è stato fatto per mezzo di Lui.” C’è qu<strong>in</strong>di un riflessodel Verbo di Dio, della Parola eterna di Dio <strong>in</strong> tutto ciò cheesiste: la conoscenza ci pone <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tonia con questa Parolaeterna; e l’amore ci mette <strong>in</strong> s<strong>in</strong>tonia con l’Amore eternoche ha voluto l’esistenza del mondo e dell’uomo nel mondo.Lo sforzo che facciamo per vivere tende a trasformare ilmondo perché rifletta sempre meglio qualcosa della bellezzadi Dio e perché, trasformato, possa entrare nella sferadell’esistenza santa di Dio. Chiunque crea un frammentodi verità e di bene contribuisce a trasformare il mondosecondo Dio: immette Dio nel mondo e il mondo <strong>in</strong> Dio.Questa è la grandezza dell’uomo e della sua esistenza; e setutti i risultati che riusciamo a ottenere sono provvisori,l’amore con cui operiamo è eterno. Questa è la nostrasperanza.44


Cultura e notizieOfferte per le opere parrocchiali 17 genn. - 13 marzo 2011NN € 20,00NN € 300,00NN € 60,00Dal santuario parrocchiale “S. Rita”,rimb.Enel € 50,00In memoria della cara Mamma,<strong>in</strong> occ. della Veglia € 50,00Per il bollett<strong>in</strong>o parrocchiale € 10,00Per il bollett<strong>in</strong>o parrocchiale € 5,00Per il bollett<strong>in</strong>o parrocchiale € 10,00In memoria del caro Defunto € 100,00In memoria del caro Defunto € 100,00Per il bollett<strong>in</strong>o parrocchiale € 10,00Dai fidanzati che hanno partecipatoal camm<strong>in</strong>o € 290,00NN € 5.000,00In occasione del 50° di Matrimonio € 50,00In occasione del 50° di Matrimonio € 200,00NN € 30,00In occasione dei 100 anni della mamma € 50,00NN € 5,00NN € 30,00NN € 50,00Offerte per la ristrutturazione dell’Oratorio 17 genn. -13 marzo 2011Off. per le op. parr. (tavol<strong>in</strong>o) Dom.16/01/11 € 696,00Eccedenza sulla colletta di Domenica 17/01 € 285,00NN € 20,00In mem. del nostro amico - classe 1980 € 35,00NN € 100,00In occasione della festa di compleanno € 30,00NN € 20,00NN € 50,00In occasione del Battesimo € 100,00NN € 20,00NN € 20,00In occasione della benedizione della casa € 20,00In occasione della festa di compleanno € 20,00NN € 230,00NN € 20,00Associazione “Don Tarcisio Festa” € 354,07NN € 30,00In occasione della festa di compleanno € 25,00In occasione della benedizione della casa € 25,00In occasione della benedizione della casa € 40,00NN € 50,00NN € 20,00NN € 250,00Una coppia di fid., per l’Or. di <strong>Coccaglio</strong> € 100,00In occasione della festa di compleanno € 20,00Dal Gruppo “Vita per la Vita” € 500,00In occasione del s. Battesimo € 50,00Offerte per le op. parr. (tavol<strong>in</strong>o) Dom.6/02 € 680,00Eccedenza sulla colletta di Domenica 6/02 € 217,30NN €15.000,00NN € 10,00NN € 50,00NN € 10,00In occasione della benedizione della casa € 20,00In occasione della festa di compleanno € 60,00NN € 70,00NN € 50,00In occasione della festa di compleanno € 40,00NN € 50,00NN € 50,00NN € 50,00Gruppo del ballo di S. Valent<strong>in</strong>o € 400,00Giornata pro Oratorio del 13/02 € 1.532,00NN € 100,00NN € 50,00NN € 10,00NN € 5,00In occasione della festa di compleanno € 30,00In occasione della festa di compleanno € 30,00In occasione della festa di compleanno € 20,00In occasione della festa di compleanno € 40,00In occasione della festa di compleanno € 65,00Una parte delle famiglie,<strong>in</strong> occasione della Cresima € 1.145,00In occasione del Battesimo € 20,00In occasione del Battesimo € 50,00In occasione del Battesimo € 50,00In occasione del Battesimo € 50,00In occasione del Battesimo € 50,00In occasione del Battesimo € 200,00In occasione della Battesimo € 100,00NN € 50,00In occasione del pranzo € 180,00Versamenti su “Il Focolare onlus”04-02-11 € 150,0002-03-11 € 100,0004-03-11 € 150,0004-03-11 € 500,00Totale offerte € 24.564,37Debito precedente € 509.662,10Debito residuo € 485.097,73Grazie: a tutti i benefattori e donatori45


Cultura e notizieRiceviamo e pubblichiamo, dalla chiesetta di s. Rita-s. FlorianoRENDIMENTO DI GRAZIE PER IL CINQUANTESIMO ANNIVERSARIO DI MATRIMONIO100 anni!Ha raggiunto il traguardo delle 100 primaverela signora Anna, di Borgo Val di Taro (Parma),ospite da qualche mese della nostra casa albergo.I vivi complimenti e i fraterni auguri del Presidente, del CdA,del Personale, dei Volontari, degli altri Ospiti,della Redazione de “La vecchia Pieve” e di tutta la nostra ComunitàCome puoi contribuire alle spese per la ristrutturazione del Focolare1 - Anzitutto, frequentandolo: ciò dà senso all’impegno che si sta affrontando.2 - Offerta libera che può essere consegnata ai sacerdoti, al diacono o nel corso della raccolta “pro opere parrocchiali”e “pro Oratorio”, normalmente la prima e la seconda Domenica di ogni mese e <strong>in</strong> altre particolari occasioni, divolta <strong>in</strong> volta <strong>in</strong>dicate3 - Offerta libera tramite versamento o bonifico, detraibile ai f<strong>in</strong>i dell’Irpef, sul CC n. 2085X87, presso la BancaPopolare di Sondrio - ag. di <strong>Coccaglio</strong>; ABI 05696 - CAB 54360 - CIN X, <strong>in</strong>testato a “Il Focolare A.P.S. ONLUS”.Per il bonifico è necessario il codice IBAN: IT87 X056 9654 3600 0000 2085 X874 - Impegno morale o scritto a versare una quota fissa periodica, <strong>in</strong> occasione della giornata mensile “pro Oratorio”o direttamente ai sacerdoti o al diacono5 - Prestiti gratuiti (senza <strong>in</strong>teresse)6 - Contribuire alla ristrutturazione dell’Oratorio può essere un modo alternativo per partecipare alle gioie o ai luttidi parenti o amici.7 - Oltre all’8 per mille secondo le possibilità <strong>in</strong>dicate sul modulo per la dichiarazione dei redditi, è possibile dest<strong>in</strong>area enti specifici il 5 per mille. È possibile attuare questa opzione <strong>in</strong>dicando nell’apposito spazio della dichiarazionedei redditi il CF n. 91018070176 dell’associazione “Il Focolare A.P.S. onlus”46


Cultura e notiziePARROCCHIA “S. MARIA NASCENTE”<strong>Coccaglio</strong>Orario delle celebrazioniFESTIVOore 16.30 s. Messa (Casa Alb. - sabato *)ore 17.30 s. rosarioore 18.00 s. Messa festiva del sabato Rore 7.30 s. Messaore 8.15 c.a Lodiore 8.30 s. rosarioore 9.00 s. Messa Rore 10.00 s. Messa Rore 11.00 s. Messa Rore 15.00 preghiera pomeridianaore 17.30 s. rosarioore 18.00 s. Messa Rnelle solennitàore 15.00 sospesaore 17.00 s. rosarioore 17.30 Vespro solennee benedizione eucaristicaFERIALEore 7.15 s. rosario Rore 7.50 Lodi Rore 8.00 s. Messa Rore 8.30 s. rosario o altra devozione Rore 8.55 Ora di Terza, quando prevista Rore 9.00** s. Messa Rore 16.00 s. rosario o altra devozioneore 16.30*** s. Messa, con il VesproNB: Lodi, Ora media e Vespro sono <strong>in</strong> canto <strong>in</strong> caso di Ufficio funebreR = viene trasmesso/a via radioNumeri telefonici (premettere sempre 030)Casa canonica (abit. don Giovanni) 7721248Sacrestia - Ufficio parrocchiale # 7243028fax Parrocchia 7248203Segreteria Oratorio “Il Focolare” 723575Oratorio femm<strong>in</strong>ile 7721625Abitazione don Fabrizio 7721039Abitazione don Titta 7700340Abitazione don L<strong>in</strong>o 7243194Diacono Francesco 723392Del Barba Pier<strong>in</strong>o/Orat. femm. 7721102# durante gli orari di sacrestiaper altre <strong>in</strong>formazioni, v. il sito <strong>in</strong>ternetLegenda dei simboli:* salvo variazioni** posticipata ad altra ora <strong>in</strong> caso di funerale*** anticipata o posticipata ad altra ora<strong>in</strong> caso di funerale o dicelebrazione serale sostitutivaLa Parrocchia <strong>in</strong> rete:http://www.coccaglio.comParrocchia: orario delle celebrazioni, calendari,appuntamenti, ecc.:http://www.coccaglio.com/Parrocchia.aspservizio per il Battesimo, il Matrimonio e ilFuneralehttp://www.coccaglio.com/mbf.htmOratorio (<strong>in</strong> allestimento):http://www.coccaglio.com/oratorioArchivio del Bollett<strong>in</strong>o parrocchialehttp://www.coccaglio.com/archiviobollett<strong>in</strong>o.aspGuida al sito <strong>in</strong>ternethttp://www.coccaglio.com/sito.aspRadio parrocchiale (ECZ-InBlu)http://www.coccaglio.com/radioparrocchiale.aspIndirizzi di posta elettronicaParrocchia: parrocchia@coccaglio.comOratorio: oratorio@coccaglio.comfoco@focolarecoccaglio.191.itredazione del bollett<strong>in</strong>o parrocchiale:pieve@coccaglio.comredazione del sito <strong>in</strong>ternet:sito@coccaglio.comCharitas parrocchiale:caritas.coccaglio@libero.itGruppo Missionario:missione@coccaglio.comScout: scoutmontorfano@libero.it91.85 MHZFASCE ORARIE PER LE TRASMISSIONI DALLA NOSTRA CHIESA:FERIALI: dalle 7.00 alle 7.30; dalle 8.00 alle 9.30;dalle 18.00 alle 19.30, dalle 20.00 alle 21.30FESTIVI: dalle 8.30 alle 12.00; dalle 18.00 alle 19.30Al di fuori di questi orari (per un totale di 5 ore giornaliere)non ci è possibile trasmettere le nostre celebrazioni47


“ La vecchia Pieve ” porge ai suoi lettorifervidi auguri per una Pasqua di grazia,nella gioia del Signore risorto.Di questo augurio essa si fa portavoceda parte della Comunità di <strong>Coccaglio</strong>presso i sacerdoti, i missionari, i consacratie tutti i Coccagliesi residenti fuori Parrocchia,<strong>in</strong> particolare a sr. Elisa Lotta, missionaria <strong>in</strong> Giappone... da 150 anni <strong>in</strong>sieme.Auguri, Italia!spazio per l’etichetta adesiva

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