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Lavoro nero e morti biancheIn Sicilia sommerso il 70% degli operaiLavoro nero e morte bianche. Nell’edilizia siciliana i fenomenisi intrecciano sempre di più pericolosamente e diventanosoprattutto sempre più pressanti. Tanto che i sindacati stimanonel settore un sommerso che arriva addirittura oggi al 70per cento. Colpa di tutto ciò non solo della crisi, che oggi spessoviene anche presa a pretesto dagli imprenditori per potere magarilucrare ancora di più, ma anche della scarsa cultura della formazionee prevenzione. I dati della Filca Cisl siciliana sono allarmantiin tal senso: “Solo nel 2013 – spiega il segretari generale dell’Isola,Santino Barbera - ci sono state 13 morti bianche fra gli edili siciliani,segno che la sicurezza sui luoghi di lavoro è ancora una chimera.Utile quindi la formazione per gli studenti, ma fondamentale investirerisorse nel rafforzamento dei controlli per la regolarità contributivae la sicurezza sui posti di lavoro”. Ora però c’è uno spiraglioquantomeno per quanto concerne la formazione: è di questi giorniinfatti la presentazione del progetto “Sicilia in Sicurezza” promossodalla Regione Sicilia e diretto dal Dipartimento per le attività sanitariee dall’Osservatorio epidemiologico. “La formazione - continuaBarbera – è sicuramente un’azione meritoria e importante.Riteniamo urgente che il governo siciliano si impegni a intensificarei controlli nei cantieri, sia per verificare le misure di prevenzionedegli infortuni, sia per contrastare il lavoro nero che inedilizia,a causa della crisi, ha superato la percentuale del 70 percento nell’isola. E’ indispensabile avviare una verifica globale degliispettorati del lavoro, ridotti ormai a siti burocratici provinciali, eliminandostorture come la mancata sostituzione degli ispettori dell’Inpsche v<strong>anno</strong> in quiescenza.Ricordiamo al governo Crocetta che, se davvero ha in mente difar partire un piano per la sicurezza sul lavoro e contro il lavoro irregolare,non può che iniziare dai lavoratori edili sottopagati eschiavizzati per un tozzo di pane, in una terra come la Sicilia, oggidivenuta l’emblema dell’accoglienza a livello internazionale”. Recentementela Cgil, su elaborazioni del Cerdfos, il Centro studi delsindacato, ha messo in evidenza una situazione davvero pericolosissimaper la Sicilia. Secondo le stime del sindacato, i lavoratoriin nero sono in Sicilia 300 mila e di questi 40 mila nell’edilizia,32 mila nell’agricoltura, 26 mila nel manifatturiero, 200mila nei servizi.“Assistiamo oggi - ha detto Mimma Argurio, della segreteriadella Cgil Sicilia - a una crescita del sommerso accompagnatae agevolata dal depotenziamento degli organi di controllo. Il lavoronero si presenta dunque come un grave problema sociale,ma anche come problema economico, facendo venire meno risorseche potrebbero essere fondamentali per il rilancio del tessutoeconomico”. “Almeno il 10 per cento di queste risorse, unavolta recuperate – ha aggiunto Franco Tarantino, segretario generaledella Fillea Sicilia, il sindacato degli edili – potrebbe essereutilizzato per il funzionamento dei servizi ispettivinell’ambito di un’apposita norma sui controlli il cui varo chiediamoal governo regionale”.M.G.I sindacati chiedono confronti con la RegioneAproposito proprio di questa serie di problematiche legate almondo dell’edilizia il segretario generale della Filca Cisl Siciliamanifesta ancora una volta la propria disponibilità aconfrontarsi sul tema del settore delle costruzioni con l’esecutivoregionale: “Da più di un <strong>anno</strong> attendiamo di ricevere risposte dalpresidente Crocetta sull’edilizia siciliana – conclude Barbera - chesi è mostrato totalmente disinteressato a questo argomento. Qualoradovesse avvenire un incidente sul lavoro, sapremo far sentirela nostra voce al governatore e a tutta la sua Giunta perché conla vita degli edili non si può continuare a scherzare”. L’edilizia èemblematica della situazione in Sicilia: “E’ un settore in crisi – haosservato la Fillea Cgil – che ha perso dal 2008 ad oggi 68 milaposti di lavoro, che ha visto chiudere 2.518 imprese ma che,da diversi indicatori, rivela una crescita del sommerso non taletuttavia da compensare anche se in modo irregolare il lavorovenuto meno, cui si accompagna meno sicurezza nei cantieri emeno diritti in genere”. La Fillea ha verificato che se nel 2008,su 100 dichiarazioni di inizio attività nei Comuni, si aveva un riscontronelle casse edili per 50 di queste, nel 2012 il numero èsceso a 15.M.G.<strong>14</strong> 7aprile20<strong>14</strong> a<strong>sud</strong>’<strong>europa</strong>

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