Cresce a Palermo la scuola multietnicaSempre più figli di migranti tra i banchiAlessandra TurrisiUn gruppo di ragazzotti di dodici anni affascinati dalla storiae dalla testimonianza di don Pino Puglisi gira attorno allereliquie che f<strong>anno</strong> tappa nella parrocchia vicina alla loroscuola. Il parroco sorride e chiede: «Frequentate qualche comunità?».«Sì» risponde il primo, «io vado nella chiesa di piazza Ingastone».«Io - risponde un altro - vado nella parrocchia dellaZisa»; «io, invece - dice il terzo con naturalezza - vado in moschea».Perché è questa oggi la scuola a Palermo, un fiorire diculture ed etnie diverse che vivono insieme e imparano a conoscersie a rispettarsi. Malgrado qualche momento di diffidenza e diaggressività. Così succede che una bimbetta di prima, al padreche le chiede da dove venga la sua compagnetta dalla pelle nera,risponda con sicurezza mista a stupore per la domanda: «Mapapà, da Palermo, da dove vuoi che venga».Il fenomeno della presenza di alunni con cittadinanza non italianaè in crescita esponenziale anche in Sicilia, che, seppur rimanendoterra di transito, ha triplicato i suoi iscritti stranieri negli ultimi ottonoveanni. Gli ultimi dati aggiornati a quest'<strong>anno</strong> sono stati inseritinella pubblicazione «La scuola in Sicilia», presentata dal direttoredell'Ufficio scolastico regionale, Maria Luisa Altomonte. Si scopreche a Palermo frequentano 4.931 studenti stranieri (il numero piùalto rispetto alle altre province), l'1,73% della popolazione scolastica,di cui un terzo nato in Italia (esattamente 1.648 ragazzi). Ildato palermitano è più basso della media regionale che si attestasul 2% di stranieri (22.245 alunni) sull'intera popolazione scolastica,con percentuali molto più alte a Ragusa (3,7%), a Messina(2,6%) e a Trapani (2,1%). Sempre numeri esigui rispetto alla situazioneitaliana, dove gli stranieri sfiorano il 9% del totale deglistudenti. A Palermo gli alunni di nazionalità non italiana sono 642alle materne, 1.737 alle elementari, 1.379 alle medie e 1.173 allesuperiori. La nazionalità più rappresentata in assoluto in Sicilia èla Romania, seguono Tunisia, Marocco, Albania, Sri Lanka (soprattuttoa Palermo, dove c'è la comunità più numerosa), Germania,Cina, Bangladesh, Filippine, Polonia, Mauritius e Ucraina.Molto pochi gli alunni nomadi, solo 700 in Sicilia, di cui appena56 a Palermo.Una presenza variegata e stimolante che la scuola palermitanacerca di accogliere nel confronto continuo. Soprattutto nel centrostorico, dove la presenza degli stranieri è massiccia. Ma itassi di dispersione degli alunni stranieri restano alti. «Nelleprossime settimane partir<strong>anno</strong> misure incentivanti per le scuolein territorio a forte processo immigratorio, come prevede l'articolo9 del Contratto nazionale di lavoro - spiega Maurizio Gentile,coordinatore dell'Osservatorio regionale contro ladispersione scolastica -. È vero che la dispersione è alta, ma ingran parte è legata alle continue partenze di queste famiglie,perché noi siamo terra di transito». Lo conferma Enrica Salvioli,che opera sul campo nel centro storico, all'osservatorio di areadel distretto 10, dove insistono istituti come i comprensivi MadreTeresa di Calcutta e Rita Atria con quasi metà della popolazionescolastica composta da stranieri: «Spesso non si tratta di problemidi rendimento, ma di lunghe partenze nei Paesi di origine.Il sistema scolastico italiano non è elastico e spesso si è costrettia far ripetere l'<strong>anno</strong>».La presenza dei ragazzi stranieri nelle scuole è una scommessaimportante: «Gli studenti palermitani riescono a conviverecon gli stranieri, anche se talvolta ci sono atteggiamenti didiffidenza. Molti stranieri, soprattutto chi è nato in Italia, parlanoil dialetto e ci sono punte di grande integrazione - continua EnricaSalvioli -. E poi, in centro storico, vediamo che c'è unmagma sociale in continua evoluzione. Storie di grande amiciziatra ragazzi di etnie diverse, ma anche l'arrivo di studenti figlidi coppie miste, cioè di italiani sposati con stranieri o stranieridi nazionalità diverse tra loro. Un'altra novità che noto è l'aumentodi disabili stranieri, perché le famiglie h<strong>anno</strong> compresoche a scuola vengono protetti».A confrontarsi ogni giorno con circa 300 bambini e ragazzi stranieridi ogni etnia è la dirigente dell'istituto comprensivo RitaAtria, che ha riunito i plessi D'Acquisto, Valverde, Conservatorioe Turrisi Colonna, proprio davanti alla moschea tunisina dipiazza Gran Cancelliere. «Nella nostra scuola abbiamo il 35%della popolazione composta da bambini del Banghladesh, delGana, delle Mauritius, della Cina e della Romania - racconta lapreside Marisa Cordone -. Per prevenire la dispersione scolastica,abbiamo avviato il progetto Pedibus, individuando sei genitoriche ogni mattina si incaricano di andare a prendere acasa i bambini che tendono ad arrivare in ritardo o non vengonoaffatto, tra cui alcuni stranieri». Ma tanti sono gli strumentimessi in campo per accogliere: «Abbiamo stipulato un accordocon la Scuola d'italiano per stranieri, che ci manda i tirocinantia supporto dei docenti. E poi sfruttiamo i laboratori di cucina ele ore di religione per far conoscere reciprocamente usi, costumie culture». «Oggi bisogna lavorare per tutti con tutti- sottolineaGentile -, per costruire una mente multiculturaleaccogliente in grado di confrontarsi con la diversità».(Giornale di Sicilia)46 7aprile20<strong>14</strong> a<strong>sud</strong>’<strong>europa</strong>
La storia del cinema vista e rivista con i baciIn un libro Tornatore svela le sue passioniAntonella FilippiPuò cominciare tutto da una campanella, suono che indicaval'eucarestia ma anche la censura parrocchiale, lasforbiciata che sottraeva ai fedeli le sequenze di film chegli occhi di Padre Buttitta, parroco della chiesa del Santo Sepolcrodi Bagheria, bollavano come sconvenienti. Ogni scampanellata,un taglio. Scene scabrose per i tempi, e perfino più casti baci, cadevanogiù, ghigliottinati. Ma nulla andava perso, quei frammentidi pellicola venivano raccolti in una scatola di latta da VincenzoMorreale e nascosti nel retrobottega della sua salumeria, semprea Bagheria, luogo dove la passione per il cinema sembra un marchiodi fabbrica.Una storia così non poteva non colpire l'immaginario di GiuseppeTornatore bambino che, cresciuto a pane e pellicola, per «NuovoCinema Paradiso» aveva pensato a una sequenza di baci famosi.Poi tagliati, anche lì, nel suo film. Scherzi del destino. «Nel copioneoriginale - ricorda il regista che a maggio, in Scozia, inizieràle riprese del nuovo film "The Correspondence" - erano raccolti ibaci più importanti della storia del cinema: il sogno di sintetizzarein una scena di pochi minuti le effusioni più famose rischiò di naufragareper il costo proibitivo delle immagini di repertorio, protetteda copyright. Per il bacio tra Orson Welles e Rita Hayworth nella"Signora di Shanghai" ci chiesero un milione di dollari per un'inquadraturadi tre secondi, quasi un terzo del budget totale. Quellodi "Via col vento" tra Clark Gable e Vivien Leigh? Inavvicinabile".Oggi la rivincita, con… un'appendice su carta del film Oscar nel1990: Tornatore, infatti, ha appena pubblicato per Mondadori «Ilcollezionista di baci», un volume che contiene oltre duecento manifestioriginali: di baci, ovviamente. I momenti più intensi del cinema,raccontati attraverso immagini provenienti dalla collezionedi Vincenzo e Filippo Lo Medico, in parte donata al Museo Guttuso,gestori di sale cinematografiche a Bagheria, tra i primi a comprendereche il corredo pubblicitario di un film ha una valenzaartistica autonoma rispetto al film stesso. La lista è lunghissima,tutti abbiamo un bacio (cinematografico) da ricordare: il primo, l'ultimo,il più lungo, il più romantico, il più sensuale. Quello tra AudreyHepburn e George Peppard in «Colazione da Tiffany», o Jack Nicholsonche bacia Jessica Lange ne «Il Postino suona sempredue volte». E quello tra Leonardo Di Caprio e Kate Winslet in «Titanic»o quello tra Nicole Kidman e Tom Cruise in «Eyes wideshut». «Il bacio che io non dimentico - rivela Tornatore - è sulla locandinadi "Incantesimo", <strong>anno</strong> 1956, Tyron Power e Kim Novaksi guardano colmi di desiderio sui cartelloni di Anselmo Ballester,uno dei grandi pittori cinematografici del Novecento, i loro volti sisfiorano. Nello stesso <strong>anno</strong>, che è poi quello della mia nascita, fuinaugurato, a un passo da casa mia, il Supercinema, dove sareianche stato proiezionista: è il frammento della mia vita nelquale inconsapevolmente devo aver accumulato influenze esuggestioni venute fuori in "Nuovo Cinema Paradiso", soprattuttonella sequenza dei baci tagliati». Il bacio più lungo:«Quello "vero", cioè sottratto alle regole del "Codice Hays" cheprevedeva labbra serrate, tra Steve McQueen e Faye Dunawaynel "Caso Thomas Crown", 1968, che strappò il primato didurata a quello tra Ingrid Bergman e Cary Grant in "Notorious"del 1946». Il più perfetto: «Credo il bacio saffico de "La vita diAdele": una conquista espressiva che parte da lontano - il primobacio omosessuale che io ricordi è quello di "Domenica maledettadomenica" del 1971, tra Peter Finch e Murray Head - mache ha dato frutti solo negli ultimi anni». Sostiene Woody Allenrivolto a Juliette Lewis in «Mariti e mogli»: «Finché non ti h<strong>anno</strong>baciato in uno di quei piovosi pomeriggi parigini non sei maistata baciata».E Tornatore: «Io a Montparnasse vidi il primo bacio per strada,avevo 9 anni, in Sicilia era ancora impensabile, ma a Parigistava arrivando il '68». La genesi del libro: «L'idea venne a FilippoLo Medico, dopo la prima proiezione palermitana di"Nuovo Cinema Paradiso": mi propose di setacciare il suo archiviodi affissi, locandine e fotobuste alla ricerca di baci. Dopo25 anni quell'idea si è concretizzata. In un cinema dei fratelliLo Medico avevo lavorato da ragazzino come assistente delproiezionista ed ero perfino riuscito a eludere il veto di Filippo,sbirciando dalle finestrelle una sensualissima "Signora nel cemento",Raquel Welch». Nella locandina in completo intimorosso, trasparente: uno schianto.7aprile20<strong>14</strong> a<strong>sud</strong>’<strong>europa</strong> 47