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Nuove verità al Processo su Via d’AmelioScarantino chiede scusa: costretto a mentire«Chiedo scusa ai familiari delle vittime. Mi h<strong>anno</strong> costretto aparlare: mi h<strong>anno</strong> picchiato»: dietro al paravento che lo proteggedagli sguardi dell'accusa e del pubblico il falso pentitoVincenzo Scarantino, sotto processo per calunnia al quarto processoper la strage di via D'Amelio, è tornato a puntare il dito controchi l'avrebbe indotto a depistare le indagini inchiodando efacendo condannare per l'eccidio 8 innocenti. L'ex picciotto dellaGuadagna ha fatto nomi e cognomi dei suggeritori: poliziotti, alcunidei quali indagati. E ha chiesto scusa per il male fatto. È statolo sfogo del falso collaboratore il fuoriprogramma dell'udienza dioggi del processo Borsellino quater che ha visto sul banco dei testil'ex direttore degli Affari penali Liliana Ferraro, l'ex ministro dellaGiustizia Claudio Martelli e l'ex pm Antonio Ingroia. Paolo Borsellinonon parlò mai di una trattativa in corso tra lo Stato e la mafia.E nessuna preoccupazione espresse sull'esistenza dei contatti trai carabinieri del Ros e l'ex sindaco mafioso Vito Ciancimino, contattiche per gli inquirenti segnano l'avvio del dialogo che pezzidelle istituzioni avrebbero stretto con le cosche nel '92, l'<strong>anno</strong> dellestragi h<strong>anno</strong> detto Ingroia, pupillo del giudice Borsellino ed ex pmdel pool che a Palermo sta istruendo il processo sulla trattativa, eLiliana Ferraro, collaboratrice e amica di Giovanni Falcone. Le storieche entrambi h<strong>anno</strong> raccontato oggi al processo per l'attentatodi via D'Amelio pesano sulla ricostruzione fatta da due Procure:quella di Caltanissetta che vede nella scoperta da parte di Borsellinodella trattativa la causa dell'accelerazione della sua mortee quella di Palermo che sul ruolo del Ros nel patto mafia-Stato haimbastito un processo. «Incontrai Borsellino all'aeroporto il 28 giugno- ha raccontato Ferraro che prese il posto di Falcone allaguida degli Affari penali - e gli dissi quanto mi aveva confidato il capitanoDe Donno, cioè che il Ros voleva avviare contatti con Ciancimino,tramite il figlio Massimo, per cercare di vedere se potevanascere una collaborazione con la giustizia dell'ex sindaco per evitarealtre stragi». Ferraro, all'ex capitano, ora sotto processo perla trattativa, rispose che avrebbe informato di tutto l'allora ministroMartelli e Borsellino. E così fece. Ma la rivelazione, che per gli inquirentiavrebbe dovuto sconvolgere Borsellino, lasciò il magistratoindifferente. «O lo sapeva già - ha detto la teste - o non hadato importanza alla cosa». Le parole della Ferraro sono stateconfermate dall'ex Guardasigilli. A Martelli i rapporti tra il Ros eCiancimino non piacevano perciò si rifiutò di avallare politicamentel'iniziativa. Martelli ha poi difeso la sua azione antimafia. «Io eScotti (allora ministro dell'Interno ndr) venimmo rimossi perchèavevamo esagerato», ha detto riferendosi al decreto sul carcereduro e alla legislazione del dopo stragi. L'ex Guardasigilliperò non lasciò via Arenula. «Mi impuntai», ha spiegato. MentreScotti andò agli Esteri. «C'era una volontà politica di distensioneverso l'ala moderata di Cosa nostra». Della scopertadi una trattativa corso Borsellino non avrebbe mai parlato neppurecon un suo fedelissimo, l'ex pm Antonio Ingroia. «Non midisse mai nulla», ha detto deponendo. Una testimonianzacauta, la sua, anche sull'esistenza della cosiddetta agendarossa, il diario su cui Borsellino avrebbe appuntato le riflessionie le scoperte fatte dopo la strage di Capaci. «Non amava i diari- ha risposto l'ex toga - Anzi era critico sull'averne uno, forsealla fine della sua vita, essendosi chiuso in sè, ha sentito l'esigenzadi lasciare tracce scritte di ciò che faceva». Attorno all'esistenzae alla scomparsa dell'agenda rossa del giudice, cheavrebbe contenuto segreti e rivelazioni, gli inquirenti h<strong>anno</strong> imbastitoun'indagine, poi archiviata. La sparizione del diario è ritenutouno dei misteri dell'attentato che costò la vita almagistrato.Di Matteo: minacce inquietanti ma vado avanti«È stato un alternarsi di minacce e avvertimenti di vario tipo:una sorta di escalation di scritti anonimi, prima recapitatipresso il mio ufficio poi arrivati sulla scrivania di altri colleghi,ma sempre diretti a me. E spediti, infine, anche a casa mia. Nonli ho contati, devo dire. Ma la tensione e il livello delle minaccesono saliti quando è iniziato questo processo. Comunque, vadoavanti». Lo dice il pm Antonino Di Matteo all’indomani dal suocompleto proscioglimento dalle accuse di aver divulgato notiziesegrete.«Per la prima volta - ha detto Di Matteo - è lo stesso Riina, con lasua voce, a tradirsi. A dare un chiaro ordine di morte».Dopo vent'anni si è saputo che Paolo Borsellino stava indagandosulle otto pagine anonime arrivate dopo la strage di Capaci.«Dal fascicolo che abbiamo acquisito - ha aggiunto - emergeche i carabinieri, in particolare del Ros, immediatamente non attribuironoattendibilità a quello che veniva rappresentato nell'anonimoma anzi, nella persona dell'allora generale Subranni,dopo la strage di via D'Amelio sollecitarono al procuratore VittorioAliquò una rapida archiviazione del procedimento, ventilandoche l'esposto anonimo mirasse a delegittimare leistituzioni e alcuni esponenti politici».«Sappiamo che il giudice Borsellino - ha concluso - se ne stavaoccupando. Ma non abbiamo ancora elementi concreti per ritenereche Borsellino sia stato ucciso anche per quel motivo».7aprile20<strong>14</strong> a<strong>sud</strong>’<strong>europa</strong> 15

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