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“A lezione di antirazzismo”nel libro di Giusto CataniaLa scuola è il più importante baluardo contro il razzismo, madeve scegliere di investire la sua esistenza in questa sfida.È nel suo essere “indisciplinata” che deve fare ordine alla disciplina.A scrivere gli obiettivi programmatici, soprattutto nei paesiinteressati da flussi migratori, sono gli eventi, le cronache, le emergenzeinternazionali. È la sfida del cuore, un battito pulsante chetalvolta spinge ad abbracciare un “fratello” proveniente da unpaese lontano ed è una stretta di mano a sancire un “flusso di sangue”,la cooperazione e l’intergrazione di sensibilità e di culturedifferenti. Uomini e donne di culture altre, ma di pari dignità. Tuttitasselli importanti di un quadro umano inseriti all’interno di unacornice interculturale. Soggetti e cittadini che abbattono le frontierespaziali, culturali e v<strong>anno</strong> ad arricchire, in primis con le loroesperienze di vita, l’unicuum in uno stato. È proprio qui, dove avvienela contaminazione delle culture, che spesso gli immigrati trovanole porte dell’integrazione socchiuse e splancate quelle delladiscriminazione e del razzismo. Entra allora in gioco la scuolacome luogo dove si educa all’uguaglianza, al rispetto,all’integrazione e alla convivenza civile.È questa la sfida lanciata nell’ultimo libro di GiustoCatania- dirigente scolastico e assessore allaPartecipazione e Migrazione al Comune di Palermo-“A lezione di antirazzismo. Elogio dellascuola indisciplinata, interculturale e di frontiera”edito dalla casa editrice indipendente Istituto PoligraficoEuropeo. Dalla lettura delle sue 160 pagineemerge subito come il compito precipuodella scuola sia quello di definire il concetto diospitalità. Gli studenti non italiani non possonoessere considerati “ospiti” nella scuola per varieragioni di ordine costituzionale, legislativo, eticoe pedagogico. La scuola indisciplinata deve esserein grado di contaminare le classiche disciplinescolastiche. Oggi abbiamo la necessità dimescolare le culture, mescolare i saperi, di mescolareanche i percorsi di una scuola che deveessere all’altezza della sfida del futuro. Oggi glistudenti apprendono di più da Internet e l’istutuzionescolastica deve essere in grado di sostenere la sfida con lasocietà e in grado di costruire la sfida che abbia l’ambizione di trasformarela società. Questa è la missione di una scuola che metteal primo punto il tema della lotta contro il razzismo e di tutte leforme di discriminazione. L’autore offre un approccio laico chesmaschera stereotipi e luoghi comuni nonché concetti come identitàculturale ed etnia. È per questa ragione che dedica il volume“A tutti quelli che h<strong>anno</strong> subito una discriminazione ma che nonl’h<strong>anno</strong> riconosciuta”.“L’integrazione degli studenti stranieri - ha detto Giusto Cataniaalla presentazione del suo nuovo libro nei locali della Reale Fonderiaalla Cala- non può e non deve essere l’obiettivo finale dellascuola, al massimo un obiettivo parziale, transitorio. Il processopedagogico deve essere caratterizzato da una relazione biunivoca,una tendenza al dialogo in cui non sono previsti elementiculturali recessivi e dominanti”. Negli ultimi anni l’Italia, dopo esserestata per decenni un Paese di emigrazione, è diventata metad’immigrazione e la scuola, ovviamente, il luogo privilegiato d’incontrotra culture diverse. Spesso, purtroppo, le istituzioni scolastichenon sono adeguatamente preparate ad affrontare questanuova situazione, conseguentemente si ritrovano costrette adimprovvisare un progetto pedagogico e didattico affidato allabuona volontà o alla sensibilità di insegnanti e dirigenti. Lascuola è il luogo di inclusione per eccellenza. Deve pertanto diversificarel’offerta formativa secondo le esigenze individuali attraversouna personalizzazione delle attività didattichegarantendo a tutti di partecipare ad un percorso formativo in sinergiacon i compagni di classe. Per raggiungere questi risultatioccorrono un progetto pedagogico e un’offerta didattica ingrado di sviluppare una prospettiva interculturale e con l’ambizionedi far vivere la scuola come la prima tappa per la costruzionedi una società più giusta, senza discriminazioni nérazzismo.A fare da ridondanza alla questione sviscerata nel volume sonoanche i dati forniti nel corso della sua presentazione da MariaLuisa Altomonte, Direttore Generale dell’USR Sicilia. “Indaginirecenti rivelano che c’è una scarsa diffusione disentimenti positivi verso gli immigrati: 4 italianisu 5 dichiarano di essere diffidenti o indifferentio apertamente ostili, mentre 2 italiani su 3 pensanoche gli immigrati in Italia siano troppi”.Non manca poi il luogo comune dell’immigratoche ruba il posto di lavoro o la casa popolareall’indigeno. Intervenendo alla tavola rotondaAdham Darawsha, presidente della Consultadelle Culture di Palermo, ha tenuto a sottolinearecome gli immigrati apportano un valoreaggiunto alla popolazione italiana. “Abbiamobisogno degli alunni stranieri perché la scuolae l’università- ha detto Mari D’Agostino docentedi Linguistica italiana all'Università degli Studidi Palermo- sono due sistemi in cui il senso èquello di costruire un cambiamento. L’inserimentodegli stranieri nella scuola italiana tuttaviaha messo in crisi un pezzo di sistema cheruotava su se stesso”. Leoluca Orlando ha parlatodella sottovalutazione della scuola.Quando c’è una disarmonia in una comunità si carica all’istituzionescolastica la funzione del riequilibrio della disarmonia.Così le scuole sono al contempo sottovalutate e sovraccaricate.Si chiede alla scuola di fare tutto quello che altri non riesconoa fare. “Il vero problema di oggi- ha detto il primocittadino di Palermo- è che siamo in presenza di un razzismoocculto, non dichiarato, che invoca principi quali l’ordine, la sicurezza,l’integrità identitaria, il rispetto delle radici”. Occorreallora mettere insieme un percorso che “vaccina rispetto al razzismo”.Per combattere il razzismo occulto bisogna applicaredue principi: “La mia casa è dove sono” e “La mia identità èquella che scelgo io”.Il paradosso del libro “A lezione di antirazzismo. Elogio dellascuola indisciplinata, interculturale e di frontiera” è che quelloche può apparire una novità, altro non è che una novità da praticare.Applicare per l’appunto la disciplina nella scuola indisciplinata.Non resta che cogliere la sfida e di non arretrarerispetto all’avanzata che si sta costruendo.M.F.7aprile20<strong>14</strong> a<strong>sud</strong>’<strong>europa</strong> 19

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