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L'adolescenza una sfida per la psicoterapia - Università degli Studi ...

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impossibilità nel<strong>la</strong> nostra cultura, non essendo considerate di utilizzazione immediata, determinandoun senso di inadeguatezza e <strong>una</strong> interrogazione ansiosa sul<strong>la</strong> propria identità.Il distanziamento e il rigetto violento delle identificazioni precedenti rientra in ogni caso in<strong>una</strong> lettura dello sviluppo umano <strong>per</strong> cui <strong>una</strong> nuova capacità organizzativa del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sonalità implica<strong>una</strong> disorganizzazione dell’equilibrio vigente fino a quel momento. Secondo <strong>la</strong> Kestemberg, infatti,l’Io è strutturato secondo le identificazioni dell’infanzia e l’adolescente quindi affronterà icambiamenti del corpo e le pulsioni genitali in base allo schema di queste identificazioni infantili econ un approccio che sarà dunque inevitabilmente edipico (Kestemberg, 1962).1.1 L’importanza del conflitto edipico nel<strong>la</strong> costituzione del<strong>la</strong> crisi adolescenziale e <strong>la</strong>difficoltà di trovare un equilibrio utile entro le posizioni regressive, o entro posizioni sintomatichestabili tali quali noi possiamo osservare negli adulti, ci sembra possano essere imputabili al fatto cheil <strong>per</strong>iodo adolescenziale è un movimento di messa in o<strong>per</strong>a di <strong>una</strong> <strong>per</strong>sonalità non ancora costituita.Per alcuni adolescenti il risveglio del<strong>la</strong> problematica edipica può essere “intollerabile” con <strong>la</strong>necessità di e<strong>la</strong>borare varie modalità difensive. Questo processo di “riaggiustamento” <strong>per</strong> arrivare aun nuovo equilibrio segue <strong>la</strong> qualità dell’evoluzione precedente e <strong>la</strong> costel<strong>la</strong>zione familiare attuale epuò prendere un andamento più o meno drammatico necessitando talora di un interventoterapeutico.Tale “movimento” infatti non riguarda soltanto <strong>la</strong> messa in discussione delle imago parentali,ma può implicare anche un rigetto di sé in quanto essere sessuato, <strong>per</strong> cui l’adolescente può viversiestraneo sia agli altri che a se stesso.Questo rigetto <strong>degli</strong> oggetti genitoriali, di sé in quanto essere sessuato e dunque delleidentificazioni con il genitore dello stesso sesso e dei legami con quello di sesso opposto, suscitaun’angoscia più profonda di quel<strong>la</strong> indotta dal conflitto edipico proprio <strong>per</strong>ché ha a che fare con <strong>la</strong>coesione del<strong>la</strong> propria <strong>per</strong>sona e quindi del<strong>la</strong> propria identità. Parimenti, il rifiuto brutale <strong>degli</strong>ideali e delle immagini parentali può portare con sé un deprezzamento <strong>per</strong>sonale e <strong>una</strong> feritanarcisistica in quanto l’individuo si era organizzato secondo questi ideali e queste immagini“eterne”.La Kestemberg ritiene che <strong>per</strong> uscire da questo vicolo cieco l’adolescente tenderà amoltiplicare le es<strong>per</strong>ienze. Le diverse e multiformi es<strong>per</strong>ienze, <strong>la</strong> moltiplicazione <strong>degli</strong> investimentioggettuali pur all’insegna del<strong>la</strong> mutevolezza e del<strong>la</strong> precarietà, rappresentano <strong>la</strong> rispostadell’adolescente alle difficoltà in cui si dibatte. Le nuove re<strong>la</strong>zioni d’oggetto rispetto a quellefamiliari gli serviranno infatti di supporto alle successive interiorizzazioni e poi identificazioni.Da tale mosaico e da tale situazione fluttuante potrà uscire in futuro sia <strong>una</strong> <strong>per</strong>sonalitàintegrata, sia il rischio di <strong>una</strong> rottura con <strong>la</strong> realtà di stampo psicotico. Il prodotto finale di questo“scompiglio” dei precedenti investimenti e multiformità di re<strong>la</strong>zioni oggettuali, ossiaun’identificazione più coeva, dipenderà dal<strong>la</strong> qualità <strong>degli</strong> oggetti mediatori, cioè delle es<strong>per</strong>ienzefatte con altri adolescenti, adulti o all’interno dei gruppi.Gli adolescenti in questo <strong>per</strong>iodo sono al<strong>la</strong> ricerca di un ideale dell’io, di <strong>una</strong> immaginesoddisfacente di se stessi, di un’immagine che sia capace cioè di fornire loro un sostegnonarcisistico. Certi adolescenti, i ragazzi in partico<strong>la</strong>re, troveranno <strong>una</strong> possibilità di distanziamentoin rapporto ai loro iniziali investimenti libidici nelle attività di gruppo o nell’identificazionenell’ideale di gruppo che incarna provvisoriamente l’ideale dell’Io <strong>per</strong>mettendo di riprendere quelmovimento evolutivo che l’instaurarsi del<strong>la</strong> pubertà può rischiare di compromettere gravemente.Nel caso invece in cui <strong>la</strong> destrutturazione dei vecchi ideali e immagini familiari non trovi<strong>degli</strong> oggetti mediatori, vi è il <strong>per</strong>icolo che le difficoltà d’identificazione possano dar luogo a undisturbo dell’identità sino al rischio di rottura con <strong>la</strong> realtà che può raggiungere il suo massimolivello nei disturbi psicotici.15

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