<strong>Giornale</strong> dell’isola22 Periodico d’informazione dei comuni fra l’Adda ed il BremboDICEMBRE 2007
<strong>Giornale</strong> dell’isola23Periodico d’informazione dei comuni fra l’Adda ed il BremboSpecialePagina a cura di Renzo ZoncaLa Bassa Valle Imagna nei secoliProseguiamo, con questo numero del “<strong>Giornale</strong> dell’Isola”, la scoperta dei quattro paesi dellaBassa Valle Imagna, confermando che – come nostro sol<strong>it</strong>o - non si tratta di una ricerca storicain senso stretto, bensì dii una ricerca di carattere giornalistico, a fini divulgativi, cercando diimpostare il testo nel modo più semplice possibile, quasi fosse un racconto o un romanzo.Almenno San bartolomeoUn patrimonio storico e culturale vastissimo, di cui S. Tomè è solo la punta di un iceberg“Questo grosso villaggio è fatto a contrade qua e là sparse, per lo piùsopra colline, che sono piccole appendici del monte S. Bernardo, chegli sta alle spalle, e sul quale anzi per qualche tratto si stende la suacomun<strong>it</strong>à”. Questa poetica e romantica descrizione di AlmennoBassa Valle Imagna, ovvero dove finisce l’IsolaSan Bartolomeo, risalente al 1819 [3], tutto sommato può r<strong>it</strong>enersivalida anche oggi, per un paese composto da un compattocapoluogo e da svariate, piccole frazioni, sparse sui dolci pendiialla base dell’Albenza: Barlino, Albenza, Carosso, per c<strong>it</strong>are leprincipali. Un piacevole ambiente prettamente collinare, dovel’espansione edilizia degli ultimi decenni non ha fatto – almenoper ora – scempio del terr<strong>it</strong>orio, come accaduto nella maggiorparte dei paesi dell’Isola.Un tempio al DioSilvano, e poi…Almenno San Bartolomeo iniziòa esistere, come paese autonomo,nel 1601, con l’ufficialedivisione da San Salvatore,come abbiamo visto diffusamentenell’ultimo numero del“<strong>Giornale</strong> dell’Isola”. Fino atale data, la storia dei due Almenno,separati dalla profondavalle del Torrente Tornago,è pressoché indivisibile, a cominciaredall’importante ruolosvolto in epoca Romana, con ilpassaggio della strada mil<strong>it</strong>areBergamo – Como. Tale strategicavia di comunicazione probabilmentescavalcava la gola delTornago sull’attuale ”Ponte diTarchi”, nei pressi del Tempiodi S. Tomè. L’attuale ponte –del tipo ad arco, realizzato inpietra – è un rifacimento duetrecentescodi un’opera ben piùantica, appunto di probabileorigine Romana. In pratica, nelterr<strong>it</strong>orio dell’antico Almenno,a testimonianza dell’importanzadel luogo, esistevano bendue ponti Romani: il grandeviadotto sul Brembo, meglionoto come “Ponte della regina”,e il ben più piccolo pontesul Tornago.L’ambiente naturale che circondail Tarchi, e il sovrastanteTempio di S. Tomè – il cosiddettoAgro di Almenno - è rimastorelativamente integro,quel tanto che basta per farciimmaginare come doveva essereil paesaggio duemila annifa: un’infin<strong>it</strong>a distesa di boschi,alternati a campi coltivati, attraversoi quali si snodava lastrada selciata Romana. Ai cuilati venne costru<strong>it</strong>o un tempio,dedicato con tutta probabil<strong>it</strong>àa Silvano, divin<strong>it</strong>à delle selvee della natura selvaggia, forseper la protezione dei viaggiatori.E fu proprio sui ruderi diquando la bassa valle imagnadiventò bergamasca10 luglio 1442: “In esecuzione delle Ducali [1] date li 23 giugno 1442 & altre, seguì la separazione dellaValle Imania, Palazzago, Pontida, Valmora, Canto e Gronfaleggio dal Vicariato della Val San Martino,dichiarandosi le predette Terre sottoposte al Vicariato d’Almenno”.A segu<strong>it</strong>o dell’annessione della Bergamasca alla Repubblica di Venezia, nel 1428, non potevanocerto mancare contraccolpi e conseguenze, e una di queste fu sicuramente l’annessione – se cosìpossiamo chiamarla – della Valle Imagna e della bassa Valle Imagna al Vicariato d’Almenno. Inpratica, possiamo dire che questi terr<strong>it</strong>ori divennero Bergamaschi a tutti gli effetti.Non fu però una “separazione” facile, tanto che dovette intervenire nuovamente lo stesso DogeFrancesco Foscari, sotto la cui reggenza, durata oltre 34 anni, la Serenissima Repubblica di SanMarco raggiunse l’apice della sua potenza e della sua espansione terr<strong>it</strong>oriale.Il 31 ottobre 1443 vennero così sanc<strong>it</strong>i quelli che potremmo definire “aggiustamenti” di confine:“(...) risorte varie l<strong>it</strong>i, & differenze, fra i due Vicariati, d’Almenno, & Valle S. Martino, ordinò conreplicate Ducali il Principe, che dovessero i Rettori terminare, & con defin<strong>it</strong>iva sentenza comporre questil<strong>it</strong>igi, così ud<strong>it</strong>i i Sindici, & Procuratori dei Vicariati & de particolari communi, in questo giorno seguìla sentenza inviolabile, & inapellabile che Palazzago co i suoi membri, & Valle Imania restino perpetuamentesoggette al Vicariato d’Almenno, & Pontida con Canto, Valmora, & Gronfaleggio s’aspettino alCommissariato della Valle S. Martino”. E infatti, ancora oggi, Pontida fa parte della Comun<strong>it</strong>àmontana Valle San Martino, a differenza di Palazzago e dei due Almenno, che rientrano nellaComun<strong>it</strong>à montana della Valle Imagna.Note:[1] la ducale, o dogale, era una lettera, in forma di diploma, inviata a nome del Doge di Venezia a personaggipol<strong>it</strong>ici o privati.Fonte: Padre Donato Calvi - “Effemeride Sagro-Profana di quanto di memorabile sia successo in Bergamo sua Dioceseet Terr<strong>it</strong>orio” - Milano, F. Vigone, 1676 - 1677questo luogo di culto paganoche, con tutta probabil<strong>it</strong>à, venneedificato l’attuale S. Tomè.Una prima cappella fu probabilmentecostru<strong>it</strong>a intornoal V – VI secolo, mentre unavera e propria chiesa dovetteessere eretta intorno al IX – Xsecolo, per poi essere completatanei secoli successivi, finoad assumere l’aspetto attuale,ovvero uno dei maggiori monumentidell’intera provinciadi Bergamo, di cui parliamodiffusamente nell’articolo quia fianco.Di villa in villaIn epoca medievale, alla paridi tutti gli altri paesi, ancheAlmenno San Bartolomeo dovevaavere il suo castello, di cuinon rimane più nulla, tranne lamemoria, tramandata dai nomidelle strade e degli edifici. Pocoa sud della chiesa parrocchiale,abbiamo così “via Castello”,poco distante dalla cosiddetta“Villa Castello”, ovvero unmassiccio edificio quadrangolare,in via IV Novembre 12.Col trascorrere dei secoli, i dueAlmenno, ma soprattutto SanBartolomeo, per la sua posizionepiù elevata, venne sceltocome residenza di campagnada nobili e ricche famiglie: cominciaronocosì a sorgere veree proprie ville, nei luoghi piùbelli e soleggiati, con coreograficigiardini, essenze rare ealberi secolari, con in evidenzaVilla Malliani, nota in passatocome Palazzo Cabotecchio. Ilcentro storico del paese, dominatodalla mole della chiesaparrocchiale, si presenta cosìcon un piacevole aspetto signorile,a tratti nobile, con austeriedifici e antichi portali inpietra.la “rotonda”di san tomè:dove l’arte è magiaEntrare nel millenario tempio di San Tomè è sempre un’esperienzaemozionante, che vale la pena di compiere. Magarianche da parte di chi non lo ha mai vis<strong>it</strong>ato, pur ab<strong>it</strong>ando apochi chilometri di distanza.San Tomè è stato defin<strong>it</strong>o “uno dei più leggiadri esempi di romanico-bergamasco”:una costruzione a pianta circolare, deldiametro esterno di 12 metri, con una struttura piramidaleformata da tre volumi cilindrici concentrici, sovrapposti edegradanti. L’esterno del sacro edificio suggerisce sensazionidi eleganza e di leggerezza, cui contribuiscono le nervatureverticali delle semicolonne, con un suggestivo gioco di ombre.Dalla parte posteriore della rotonda, fuoriescono il presb<strong>it</strong>eriorettangolare e l’abside semicircolare, in un elegante estudiato gioco di volumi.L’interno del tempio è caratterizzato da otto colonne che seguonoun percorso circolare, creando così due spazi concentrici.La parete circolare è scand<strong>it</strong>a da nicchie che ne muovonolo sviluppo, in un magico e misterioso gioco d’ombre. Ilmatroneo presenta anch’esso otto colonne, sovrastanti quelleinferiori, a creare un corridoio circolare – il cosiddetto deambulatorio– che si affaccia sul vuoto centrale. Da ammirareanche alcuni affreschi e i cap<strong>it</strong>elli finemente scolp<strong>it</strong>i con figurezoomorfe, umane e geometriche.Infine, una curios<strong>it</strong>à: durante gli equinozi, i raggi del soleattraversano la rotonda e colpiscono il tabernacolo postonell’abside, creando così uno spettacolo affascinante e magico,con le suggestive ombre create dalle colonne.Di borgo in borgoUn paese di villeggiatura, abbiamovisto, ma anche e soprattuttoagricolo, con frazioni,cascinali e santelle sparse sulleondulate pendici dell’Albenza.Come l’incantevole Carosso,sorta intorno a un complessofortificato del XIV secolo, conla barocca chiesa di S. Margher<strong>it</strong>a.Altrettanto interessanteBarlino, anch’esso anticoborgo fortificato, alla pari diCapochelli, in bella posizionesoleggiata, e di Albenza, con lasua elegante schiera di edificiin linea.Complessivamente, sul terr<strong>it</strong>oriocomunale sono stati cens<strong>it</strong>i55 beni storico-arch<strong>it</strong>ettonicidi rilievo, tra chiese, cappelle,palazzi, cascine, borghi, ponti,santelle e cappelle, in unambiente naturale ancora relativamenteben conservato. Inaltri termini, Almenno San Bartolomeonon è solo San Tomèo la sua chiesa parrocchiale: ilpatrimonio ambientale e culturaledel paese è ben più vasto, eforse mer<strong>it</strong>erebbe una maggioreattenzione e valorizzazione.Fonti:[1] Carta archeologica della Provincia di Bergamo[2] Giovanni Da Lezze – Descrizione di Bergamo e suo terr<strong>it</strong>orio – Bergamo 1596[3] Giovanni Maironi da Ponte – Dizionario Odeporico della Provincia Bergamasca – Bergamo 1820DICEMBRE 2007