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torino. passeggiata geoturistica da piazza carlo felice a ... - Crestsnc.it

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Geoc<strong>it</strong>tà è una <strong>passeggiata</strong> turistica-geologica nel centro storico di Torino, lungo unpercorso di poco meno di due kilometri, della durata di 2/3 ore e che si articola comeillustrato nelle mappe riportate nella pagina seguente. È anche una <strong>passeggiata</strong> che raccontaalcuni momenti importanti della storia della c<strong>it</strong>tà, descr<strong>it</strong>ta <strong>da</strong>i suoi principali palazzi emonumenti, ma anche della storia naturale che, in tempi di decine e di centinaia di milioni dianni, ha visto la formazione delle Alpi.Le montagne che circon<strong>da</strong>no il Piemonte sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e <strong>da</strong> un’ampia varietà dimateriali lapidei (rocce), caratterizzati <strong>da</strong> una molt<strong>it</strong>udine di forme, disegni, colori,sfumature,… che sono il risultato di un ricco insieme di processi geologici quali conseguenzedei lenti ma continui movimenti delle masse continentali sulla superficie terrestre, dellascomparsa e della formazione di oceani, della demolizione e ricostruzione dei rilievimontuosi. Ma varietà dei materiali significa anche una notevole divers<strong>it</strong>à di caratteri fisici,quali dens<strong>it</strong>à, consistenza, robustezza, durezza, resistenza agli agenti esogeni,…Le Alpi, proprio per la loro lunga e complessa storia, offrono ampie possibil<strong>it</strong>à discelta delle cosiddette “pietre <strong>da</strong> costruzione”, in funzione di esigenze siaestetiche/ornamentali, sia strutturali; esse sono state pertanto ampiamente utilizzate per ipalazzi storici e per i monumenti di Torino.Per il geologo, il naturalista, il curioso, lo studente, il turista, il viaggiatore,…passeggiare per il centro storico di Torino significa anche una ghiotta occasione percalpestare ed osservare gran<strong>it</strong>i, porfidi, gneiss, marmi, calcari,… quasi una sorta di riccacollezione esposta in un “museo” all’aperto.Nella <strong>passeggiata</strong> che proponiamo si avrà modo di osservare oltre 30 rocce diverse,provenienti quasi tutte <strong>da</strong> local<strong>it</strong>à delle Alpi e qualcuna anche degli Appennini. Oltre a 5 tipidi gneiss, tra i materiali più utilizzati, troveremo due gran<strong>it</strong>i, sei varietà di marmo, cinquecalcari ed il travertino e poi ancora varie riol<strong>it</strong>i (porfidi), quarz<strong>it</strong>i e qualche esempio didior<strong>it</strong>e, sien<strong>it</strong>e, oficalce, prasin<strong>it</strong>e,… che, nell’insieme, cost<strong>it</strong>uiscono solo una parte dellaricca “collezione” delle pietre <strong>da</strong> costruzione che si possono ammirare nel centro storicodella c<strong>it</strong>tà di Torino.Buona <strong>passeggiata</strong>1


L’escursione “geoc<strong>it</strong>tà” inizia <strong>da</strong>l punto di r<strong>it</strong>rovo (P) di fronte alla stazione ferroviaria PortaNuova, in corso V<strong>it</strong>torio Emanuele II, tra via Paolo Sacchi e via Nizza, di fronte alla <strong>piazza</strong> CarloFelice, int<strong>it</strong>olata a Carlo Felice di Savoia (re del Regno di Sardegna).Porta Nuova è la terza grande stazione<strong>it</strong>aliana, con oltre 50 milionidi frequentatori l’anno e più di 300treni al giorno.Nel 1861 iniziarono i lavori di costruzionedella stazione, su progettodi Alessandro MAZZUCCHETTIche imponeva uno stile coerentecon quello dei palazzi e dei monumentidell’antistante <strong>piazza</strong> CarloFelice.Nell’anno dell’Esposizione Universale(1911) furono esegu<strong>it</strong>i lavoridi ampliamento per rendere lastazione idonea a ricevere i numerosivis<strong>it</strong>atori. Nel 1940 furono introdotteimportanti modifiche: ungrande edificio su via Nizza, unanuova copertura in cemento armatonell’atrio e una secon<strong>da</strong> facciatavetrata interna sul fronte principa-le. Successivamente furono realizzate le due gallerie che fiancheggianol’edificio.Nel 1951 fu costru<strong>it</strong>a la galleria di testa, larga 30 metri e lunga 150,con struttura portante cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a <strong>da</strong> 33 capriate a traliccio e con profiloa ginocchio in senso trasversale.Osservando la facciata della stazione <strong>da</strong>l punto di r<strong>it</strong>rovo sono evidentii cinque ingressi che consentono l’accesso all’atrio, <strong>da</strong> dove siprosegue lungo due assi opposti e paralleli fino al fronte binari.La <strong>piazza</strong> Carlo Felice fu realizzata nel 1861 sui disegni dell’arch<strong>it</strong>etto francese Jean Pierre BarriletDESCHAMPS. È contornata <strong>da</strong> palazzi ottocenteschi con portici progettati <strong>da</strong> Giuseppe LEONI, GiuseppeFRIZZI e Carlo PROMIS che, sul lato Nord, si raccor<strong>da</strong>no con la via Roma con un’esedra semicircolare.Al centro della <strong>piazza</strong> domina il Giardino Sambuy, recintato, organizzato su pianta regolare, movimentatocon ondulazioni del terreno e con vialetti in porfido.La prima tappa è la piccola Piazza Lagrange (s<strong>it</strong>o di osservazione1), sulla destra della <strong>piazza</strong> Carlo Felice, lasciando allespalle la stazione Porta Nuova, dove è presente il monumentodedicato a Giuseppe Luigi Lagrange, matematico che visse<strong>da</strong>l 1736 al 1813. È una scultura di Giovanni ALBERTONI, inauguratanel 1867 (1a).Il monumento è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o <strong>da</strong>materiale carbonatico, probabilmentemarmi bianchi piemontesi,meno pregiati di quelli cavatiin Toscana. Sulle Alpi occidentalisono presenti piccole lenti dimarmi bianchi a Chianocco, Foresto,Pont Canavese in provinciadi Torino e nel Monregalese,presso Mondovì, in provincia diCuneo. Osservando nel dettaglioil monumento (in particolare ilcappotto “indossato” <strong>da</strong> Lagrange; 1b) potrebbe essere cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o <strong>da</strong>marmo bianco di Frabosa (provincia di Cuneo), roccia caratterizzata <strong>da</strong> una grana fine, facilmentelavorabile e simile a quello delle Alpi Apuane.3


Molte rocce derivano <strong>da</strong> processi di trasformazione di preesistenti materiali in zone più o menoprofonde della crosta terrestre, dove vengono sottoposti a forti pressioni ed elevate temperature(metamorfismo). Sono condizioni che comportano modificazioni dei minerali che compongono lerocce coinvolte, talvolta semplicemente orientandoli nello spazio in modo diverso o anchetrasformandoli in altri minerali, seppure con composizione chimica identica o molto simile. I marmisono rocce metamorfiche che derivano <strong>da</strong> trasformazioni di originarie rocce calcaree, cioè materialisedimentari particolarmente ricchi di carbonati.Il basamento, nel quale è inciso il t<strong>it</strong>olo del monumento (1c), è ingran<strong>it</strong>o rosa di Baveno (affiorante presso il lago Maggiore, nelVerbano-Cusio-Ossola; 1d), materiale magmatico intrusivo moltoutilizzato soprat-tutto a partire <strong>da</strong>ll’800, <strong>da</strong> quando cioè si svilupparonole tecnologie a<strong>da</strong>tte per la sua lavorazione.Il gran<strong>it</strong>o è una roccia magmatica intrusiva sialica, molto utilizzatacome pietra <strong>da</strong> costruzione e ornamentale. È una roccia magmaticaperché deriva <strong>da</strong>l raffred<strong>da</strong>mento di magmi (rocce allostato fuso) che si formano nella crosta terrestre ed anche più in profond<strong>it</strong>à.Il gran<strong>it</strong>o è una roccia intrusiva perché il raffred<strong>da</strong>mento è avvenuto nelle zone profonde dellacrosta, permettendo quindi una “lenta” solidificazione, tale <strong>da</strong> consentire la formazione di cristalliben evidenti e che appaiono come un mosaico di macchie colorate. È una roccia sialica perché iminerali che la compongono sono i silicati più ricchi di silicio e di ossigeno: nel gran<strong>it</strong>o della basedel monumento a Lagrange domina l’ortoclasio (feldspato) con evidente colorazione bianco-rosata; ilquarzo è il secondo minerale in ordine di abbon<strong>da</strong>nza, con cristalli grigio-chiaro e con aspetto“vetroso”. Le macchie nere sono cristalli di biot<strong>it</strong>e, una mica appartenente alla famiglia deifillosilicati; osservandoli <strong>da</strong> vicino mostrano l’aspetto di piccole lamine piatte, sovrapposte e conlucentezza metallica.Dal lato Nord della <strong>piazza</strong> Carlo Felice (s<strong>it</strong>o 2) si apre la via Roma, la più importante stra<strong>da</strong> delcentro storico di Torino (2a) e che conduce alla <strong>piazza</strong> Castello, passando attraverso <strong>piazza</strong> San4


Carlo. Orientata sull’asse Nord-Sud, percorre parallelamente il reticolo di impostazione romanadell’antica Julia Augusta Taurinorum.Voluta <strong>da</strong>l duca Carlo Emanuele I di Savoia e suprogetto di Ascanio VITTOZZI, la via Roma (larga10 metri), alla sua apertura (fine secolo XVI),venne battezzata Via Nuova o Contra<strong>da</strong> Nuova edivenne sub<strong>it</strong>o uno dei principali assi della c<strong>it</strong>tà.Nel 1871 la via venne dedicata a Roma e già alloraera molto caotica e trafficata. Divenne quindinecessario un rilevante intervento di ampliamento.La prima fase dell’intervento risale al 1931 e riguar<strong>da</strong>il tratto che collega le due piazze Castelloe San Carlo. Furono ricostru<strong>it</strong>i gli edifici dotandolidi ampi portici completamente pavimentati <strong>da</strong>marmi policromi di esclusiva provenienza <strong>it</strong>aliana.Questa prima tratta venne aperta al pubblico nel1933.L’intervento sul secondo tratto tra le piazze SanCarlo e Carlo Felice fu completato nel 1937 e fucaratterizzato <strong>da</strong> un’arch<strong>it</strong>ettura decisamente razionalista.I portici presentano una trabeazione continua concolonne binate in accordo con quelli di <strong>piazza</strong> SanCarlo.In questo primo tratto della via Roma (s<strong>it</strong>o 2) sono caratteristiche le colonne dei portici, disposte acoppie (2b). Le colonne sono monol<strong>it</strong>i (blocchi di pietra un<strong>it</strong>ari) alti 8 metri, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i <strong>da</strong> gneissprovenienti <strong>da</strong>lla media Valle Ossola (2c).5


Circa 60 milioni di anni fa, i continenti Europa e Africa sifronteggiavano separati <strong>da</strong> un mare (Tetide) molto più grandedell’attuale Med<strong>it</strong>erraneo e con fon<strong>da</strong>li cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i <strong>da</strong> crostaoceanica ricoperta <strong>da</strong> abbon<strong>da</strong>nti sedimenti derivanti <strong>da</strong>lle terreemerse confinanti. I due continenti iniziarono a muoversil’uno contro l’altro, con formazione dei primi rilievi delle Alpi.Tale processo (orogenesi alpina) è continuato per decine dimilioni di anni, permettendo alla catena alpina di assumere,circa 15 milioni di anni fa, una conformazione simile a quellaattuale. Il sollevamento delle Alpi continua ancora oggi, seppurein modo più blando, al r<strong>it</strong>mo medio di quasi un millimetroall’anno, tuttavia annullato <strong>da</strong>i processi di disfacimento adopera degli agenti esogeni (acqua, neve, ghiaccio, vento,…).Dunque gran parte dei materiali rocciosi delle Alpi sono quellidella crosta e dei sedimenti di quel mare che separava i continentiEuropa e Africa; ad essi si aggiungono altri, derivati <strong>da</strong>lraffred<strong>da</strong>mento di magmi più o meno profondi o eruttati <strong>da</strong>ivulcani. Tutti questi materiali sono stati “compressi” <strong>da</strong>lle dueenormi masse continentali in reciproco avvicinamento, sonostati “piegati”, “sollevati” e “trasportati” sul margine meridionaledel continente europeo a formare Alpi ed Appennini. Ancora oggi si verificano tali movimenti esono responsabili dei terremoti che simanifestano in alcune zone d’Italia.Si comprende quindi che la storia geologicadelle Alpi è molto complicata e che imateriali che le compongono sono statisottoposti a impressionanti azioni di “str<strong>it</strong>olamento”tettonico: compressi, traslati,spinti in profond<strong>it</strong>à oppure innalzati, piegati,spezzati, scal<strong>da</strong>ti,… In tali condizionisi comprende anche la ragione per cuile rocce metamorfiche sono le più frequentinelle Alpi ed in particolare propriogli gneiss, le pietre <strong>da</strong> costruzione più ampiamentediffuse.Lo gneiss è una roccia metamorfica, chederiva <strong>da</strong>lla trasformazione di altre roccea prevalente composizione sialica, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e<strong>da</strong> minerali silicatici con abbon<strong>da</strong>ntisilicio, alluminio e ossigeno e scarsi elementifemici come ferro e magnesio, peresempio come quelli del succ<strong>it</strong>ato gran<strong>it</strong>oalla base del monumento a Lagrange (1d).Quando i materiali originari, durante laformazione delle catene montuose, vengonosottoposti ad innalzamento della temperatura(diverse centinaia di gradi) essidivengono più duttili, consentendo ai mineraliche li compongono la possibil<strong>it</strong>à divariare la loro posizione all’interno dellaroccia. Sono soprattutto i minerali a forma6


piatta o allungata che, sotto l’azione di imponenti pressioni che si sviluppano lungo direzionipreferenziali, assumono più o meno lo stesso orientamento, che viene successivamente “congelato”man mano che la roccia, ormai metamorfosata, viene portata ad emergere in superficie, con unaspetto finale, più o meno evidente, indicato con il termine “scistos<strong>it</strong>à”: la parola “gneiss” nacquealla fine del ‘700 per indicare una roccia che aveva minerali orientati lungo piani paralleli.Gli gneiss delle colonne di via Roma (2c) si sono sviluppati <strong>da</strong> rocce gran<strong>it</strong>iche o similari e conpresenza di anfiboli (minerali silicatici di forma allungata) in ambienti ad alta temperatura (500 ÷700 °C) e a media pressione (centinaia di migliaia di atmosfere, cioè ad una decina di kilometri diprofond<strong>it</strong>à nella crosta terrestre). Il quarzo (grigio chiaro), i feldspati (plagioclasio bianco“lattescente” e ortoclasio con sfumature rosate) e la mica-biot<strong>it</strong>e (nera), per azione del metamorfismosono orientati secondo piani paralleli all’estensione verticale delle colonne. Tale orientazione deiminerali, particolarmente evidente, conferisce a questa roccia anche le denominazioni “serizzo” o“ghiandone”. I monol<strong>it</strong>i vennero posti in opera con scistos<strong>it</strong>à perpendicolare al piano di carico,soprattutto per ragioni estetiche.Osserviamo ora i palazzi di questo primo tratto di via Roma, in particolare a partire <strong>da</strong>ll’incrocio conla via Buozzi (2d). Si notano, sopra i portici, facciate di colorazione chiara, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e <strong>da</strong>l travertino,pietra <strong>da</strong> costruzione molto usata nelLazio (2e).Ricordiamo la grande ristrutturazione diquesto tratto di via Roma che si conclusenel 1937, in piena epoca fascista.Quel periodo storico fu caratterizzato <strong>da</strong>un r<strong>it</strong>orno all’epoca classica e quindi ancheall’uso dei materiali caratteristici diquel periodo come il travertino, chevenne molto usato <strong>da</strong>gli antichi romani.Il travertino è una roccia sedimentariacalcarea di tipo chimico. Si forma inambienti prossimi alle sorgenti termaliparticolarmente ricchi di carbonati perprecip<strong>it</strong>azione di sali, il più abbon<strong>da</strong>nte dei quali è il carbonato di calcio (CaCO 3 ). È tra i piùcompatti e duri dei materiali calcarei ed è per tale motivo che viene usato in edilizia, soprattutto perrivestimenti e decorazioni.7


Il travertino è una roccia porosa, ma con le cav<strong>it</strong>à ben separate tra loro e quindi, entro certi lim<strong>it</strong>i,non teme le temperature rigide e l’umid<strong>it</strong>à. Torino è una c<strong>it</strong>tà che, in inverno, può essere moltofred<strong>da</strong>, frequentemente con temperature minime anche inferiori a - 10 °C e con prolungate s<strong>it</strong>uazionimeteorologiche caratterizzate <strong>da</strong> notevole umid<strong>it</strong>à. Sono condizioni che mettono a dura prova anchemateriali come il travertino ed è per tale ragione, nonostante la sua intrinseca bellezza (2e), che aTorino è una pietra poco utilizzata. Pertanto, per motivi climatici, a Torino prevalgono le pietre <strong>da</strong>costruzione silicatiche.Le succ<strong>it</strong>ate facciate dei palazzi che si osservano all’inizio della via Roma (2d) sono un po’ unaeccezione. Tra l’altro mer<strong>it</strong>a notare che anche la parte somm<strong>it</strong>ale della Torre L<strong>it</strong>toria di <strong>piazza</strong>Castello è rivest<strong>it</strong>a <strong>da</strong> travertino.Continuiamo ad effettuare osservazioni rimanendo nel s<strong>it</strong>o 2, questa volta volgendo lo sguardo versoil basso, cioè verso i pavimenti dei portici e della stra<strong>da</strong>.Il pavimento dei portici è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o <strong>da</strong> lastre rettangolari di quarz<strong>it</strong>e bargiolina (2f). Abbiamo sopradescr<strong>it</strong>to sommariamente il processo del metamorfismo. Esso può coinvolgere qualunque tipo diroccia. Quando il materiale originario è una arenaria (roccia derivante <strong>da</strong> sedimenti sabbiosi), ingenere il metamorfismo porta alla formazione di quarz<strong>it</strong>i, così dette per l’alto contenuto in quarzo, ilminerale più abbon<strong>da</strong>nte nei granelli delle sabbie originarie.La quarz<strong>it</strong>e del pavimento del tratto iniziale dei portici di via Roma (2f) deriva <strong>da</strong>l metamorfismo diarenarie del permiano, periodo geologico compreso entro l’intervallo 250 ÷ 300 milioni di anni fa eviene estratta <strong>da</strong>i versanti del M.te Bracco (cava di S. Martino) nel comune di Barge, nella valle delPo (provincia di Cuneo). Se il quarzo è il minerale più abbon<strong>da</strong>nte, gli altri, in funzione del tipo edella frequenza, sono tuttavia importanti nel caratterizzare le diverse e delicate sfumature di coloredei vari tipi di quarz<strong>it</strong>e. Per esempio una varietà presenta una colorazione tendente al giallo-doratoper la presenza di mica potassica leggermente alterata; oppure può assumere toni ver<strong>da</strong>stri perl’acquisizione di atomi di ferro e magnesio se la metamorfosi è avvenuta ad alte pressioni. Siosservano apparenti striature dovute alla scistos<strong>it</strong>à tipica delle rocce metamorfiche.8


Prima di lasciare il s<strong>it</strong>o 2,osserviamo anche il pavimentostra<strong>da</strong>le, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o<strong>da</strong> lastre di gneiss (2g),roccia metamorfica che abbiamogià descr<strong>it</strong>to. Questomateriale, detto “pietra diLuserna”, deriva <strong>da</strong>lle cavenei comuni di LusernaS. Giovanni, Rorà, Bagnoloe Barge, nelle valli Po ePellice (province di Cuneoe di Torino), per i qualil’attiv<strong>it</strong>à di estrazione hasempre rappresentato unaimportante risorsa economica.Il suo impiego è moltoantico e caratterizza tuttorala tipologia costruttivadegli edifici e l’arredo urbano dell’intero Piemonte, <strong>da</strong>l quale, a partire <strong>da</strong>gli anni 70 del Novecento,ha avuto una diffusione sia nazionale che internazionale.La secon<strong>da</strong> tappa lungo via Roma è la piccola <strong>piazza</strong> CLN(s<strong>it</strong>o 3), int<strong>it</strong>olata al Com<strong>it</strong>ato di Liberazione Nazionale (checoordinò le attiv<strong>it</strong>à della Resistenza durante la Secon<strong>da</strong>Guerra Mondiale), dove si ammirano le due grandi fontanemarmoree dedicate ai fiumi Po e Dora Riparia, rispettivamentea sinistra e a destra arrivando <strong>da</strong> Porta Nuova. Furonorealizzate <strong>da</strong>llo scultore Umberto BAGLIONI nel 1937 (3a).Il pavimento dei portici di via Romache si affacciano sulla <strong>piazza</strong> CLN(3b) è in parte cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o <strong>da</strong> gran<strong>it</strong>o(roccia magmatica intrusiva e sialica)chiaro, a grana grossa, con caratterisimili a quelli descr<strong>it</strong>ti per la base delmonumento a Lagrange (1d) e proveniente<strong>da</strong>lla stessa area. La pietra più scura è la sien<strong>it</strong>e di Biella o della Balma (affiorante in valleCervo). Anche questa è una roccia magmatica intrusiva sialica, di composizione analoga aigran<strong>it</strong>i ma, diversamente <strong>da</strong> questi, priva o decisamente povera di quarzo. La sien<strong>it</strong>e che stiamoosservando, in particolare, è ricca di evidenti cristalli di feldspati (ortoclasio) grigio-violetti che,insieme alla mica biot<strong>it</strong>e nera, conferiscono una colorazione scura che ben contrasta con quellachiara del gran<strong>it</strong>o rosa.9


Immaginiamo ora un magma (materiale allo stato fuso) la cui solidificazione, se avvenisselentamente (milioni di anni), porta alla formazione di rocce intrusive come i gran<strong>it</strong>i e le sien<strong>it</strong>i primaosservati. Se il magma è vicino alla superficie terrestre o eruttato <strong>da</strong> un vulcano, il raffred<strong>da</strong>mento èrapido; gli atomi non hanno il tempo di organizzarsi a formare reticoli ordinati, cioè veri e propricristalli, oppure li formano in dimensioni microscopiche (microcristalli), a formare rocceapparentemente più o meno uniformi. Il disordine degli atomi nel fuso viene “congelato” in uno statoamorfo con totale (o quasi) assenza di cristalli, cioè una struttura detta “vetrosa”; oppure si formauna roccia caratterizzata <strong>da</strong> pochi cristalli ben visibili (fenocristalli), accompagnati <strong>da</strong> altri piùpiccoli, “immersi” in una massa di fondo più o meno uniforme e irrisolvibile a occhio nudo cioè unastruttura detta “porfirica”. Si formano quindi rocce magmatiche effusive come, per esempio leriol<strong>it</strong>i, termine scientifico per indicare i porfidi che cost<strong>it</strong>uiscono i blocchetti cubici del pavimentodella <strong>piazza</strong> CLN (3c).È una riol<strong>it</strong>e del permiano, con pochi fenocristalli (cioè sufficientemente grandi <strong>da</strong> essere benvisibili anche ad occhio nudo) cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i <strong>da</strong> quarzo <strong>da</strong>lla colorazione chiara, <strong>da</strong> feldspato (ortoclasio)con colorazione rosata e <strong>da</strong> biot<strong>it</strong>e nera. Si tratta dunque di una roccia porfirica sialica nella quale ipochi cristalli succ<strong>it</strong>ati sono immersi in una massa microcristallina, non vetrosa. Questo materialevenne estratto lungo la Valle Adige fra Trento e Bolzano, uno dei più celebri luoghi di estrazione e dilavorazione del porfido, il cui paesaggio è stato fortemente compromesso <strong>da</strong>lle enormi cave a cieloaperto, un po’ come sta accadendo in molte altre aree dove si svolgono le attiv<strong>it</strong>à di estrazione dellepietre <strong>da</strong> costruzione. I palazzi più importanti dei centri storici delle nostre c<strong>it</strong>tà e le bellepavimentazioni con cubetti di porfido e in generale l’uso della pietra naturale nell’edilizia, se hasicuramente contribu<strong>it</strong>o alla qual<strong>it</strong>à dell’immenso patrimonio arch<strong>it</strong>ettonico del nostro Paese,contemporaneamente ha comportato un grave sacrificio paesaggistico, con lo sconvolgimento diinteri versanti di montagne e di colline sventrati <strong>da</strong>lle attiv<strong>it</strong>à di cava.10


Le succ<strong>it</strong>ate fontane della <strong>piazza</strong> CLN sono unesempio di impiego in Torino del marmo delleAlpi Apuane. Esaminiamo <strong>da</strong> vicino quella dedicataal fiume Dora Riparia (3d) ed in particolare unsuo dettaglio (3e). Come precedentemente illustratoil marmo è una roccia metamorfica che deriva <strong>da</strong>una roccia calcarea. Se la roccia calcarea di partenzaè monocristallina, cioè formata unicamente <strong>da</strong>calc<strong>it</strong>e (CaCO 3 ), in segu<strong>it</strong>o a metamorfismo risultaun marmo puro, cioè del tutto (o quasi) “bianco”,senza venature e sfumature colorate. Si tratta di unmateriale pregiato, a<strong>da</strong>tto per sculture o per i rivestimenti arch<strong>it</strong>ettonici più luminosi ed eleganti.Molte sculture tra quelle più famose sono state realizzate con i marmi delle numerose cave delle AlpiApuane in provincia di Massa Carrara.Più spesso le rocce calcareeoriginarie, oltre ai mineralicarbonatici, contengono, inquant<strong>it</strong>à molto variabili a secon<strong>da</strong>degli ambienti di formazione,altri materiali che,in segu<strong>it</strong>o ai processi metamorfici,conferiscono ai marmidisegni e colorazioni assaivarie. Invece, osservando <strong>da</strong>vicino la mano della statuaalla Dora Riparia (3e) si notabene la pulizia del marmoutilizzato. La preferenza degliscultori nei confronti deimarmi bianchi ed in misuratanto maggiore quanto piùessi sono puri, deriva <strong>da</strong>ll’importante necess<strong>it</strong>à, <strong>da</strong> partedegli artisti, nel mettere in evidenza le “forme”, senzadisturbi visivi indotti <strong>da</strong>lle policromie.I disegni e le varie sfumature di colore nei marmi, inmolti casi, possono cost<strong>it</strong>uire elementi di raffinata bellezzase sapientemente inser<strong>it</strong>i in amb<strong>it</strong>o arch<strong>it</strong>ettonico.Rimanendo ancora un poco nel s<strong>it</strong>o 3, una testimonianzadi tale aspetto è visibile osservando le facciate posterioridelle chiese, rivest<strong>it</strong>e con il marmo di Ornavasso (3f).Nella bassa valle Ossola, nella frazione di Condoglia, nelcomune di Mergozzo (Verbano-Cusio-Ossola) sulla sinistradel fiume Toce, sono presenti le cave dove sono statiestratti i marmi ad uso esclusivo del Duomo di Milano.Sulla destra dello stesso Toce, nel comune di Ornavasso,sono presenti le cave <strong>da</strong>lle quali è stato cavato il marmodi rivestimento degli absidi delle Chiese di S. Cristina eS. Carlo. Quello di Ornavasso (3f) è un raro marmo paleozoico(oltre 300 milioni di anni fa) con grana grossolana,che si è formato mediante metamorfismo ad altatemperatura nelle porzioni profonde della crosta.11


La Piazza San Carlo (lunga 168 m, larga 76 m: ben oltre un ettaro di superficie) è una delle piùimportanti piazze di Torino (s<strong>it</strong>o 4), il cuore pulsante del capoluogo piemontese, dove spiccano, sullato Sud, le due chiese gemelle barocche di S. Cristina (1639) e di S. Carlo (1619) rispettivamente adestra e a sinistra arrivando lungo la via Roma <strong>da</strong> Porta Nuova.Piazza San Carlo era un tempo denominata P.za Reale, quindi P.za d’Armi e poi, nel periodo napoleonico,Place Napoléon. Dal 1618, è dedicata a S. Carlo Borromeo, il santo Arcivescovo di Milano che ebbe unaparticolare devozione per la Sindone.L’aspetto attuale risale al XVII secolo su progetto di Carlo CASTELLAMONTE, poi arricch<strong>it</strong>o con BenedettoALFIERI un secolo dopo. Al centro è il monumento equestre ad Emanuele Filiberto (di Carlo MAROCHETTIdel 1838) detto <strong>da</strong>i torinesi “Caval ëd Brons”.Nel breve tratto, privo di portici, di via Roma tra la <strong>piazza</strong>CLN e la <strong>piazza</strong> San Carlo, tra le fiancate delle due chiesegemelle (4a), si osservano, alla base, lastre in gran<strong>it</strong>o rosa diBaveno (4b), con evidenti cristalli di quarzo (grigio), difeldspati bianchi (plagioclasio) e rosa (ortoclasio) e di biot<strong>it</strong>e(nera). È un materiale cavato nel terr<strong>it</strong>orio del comune diBaveno, presso la foce del fiume Toce nel lago Maggiore(Verbano-Cusio-Ossola). È un gran<strong>it</strong>o a grana fine ed omogenea,formatosi 300 milioni di anni fa, senza subire metamorfismi,assai elegante e molto apprezzato come pietra <strong>da</strong>costruzione ed ornamentale. Sopra il gran<strong>it</strong>o, oltre un metro<strong>da</strong>lla pavimentazione stra<strong>da</strong>le, sono disposte lastre di gneissdi Antigorio (4b), materiale estratto <strong>da</strong> alcune famose cavenella valle d’Ossola (Verbano-Cusio-Ossola). Trattandosi diuno gneiss presenta caratteri simili a quelli di alcune pietregià viste (2c e 2g); in questo caso la scistos<strong>it</strong>à (tipica dellerocce metamorfiche) è ben evidente ed orientata quasi verticalmente.12


provenienza gli gneiss possono assumere venature (dovute alla scistos<strong>it</strong>à) e colorazioni diverse infunzione dei minerali di accompagnamento rispetto a quelli dominanti (quarzo, feldspati e miche).Lo gneiss delle colonne della facciata di S. Cristina è stato cavato a Vaie (local<strong>it</strong>à della val di Susa) ederivante <strong>da</strong> un metamorfismo caratterizzato <strong>da</strong> temperature intorno ai 500 ÷ 600 gradi e <strong>da</strong> pressionimolto elevate, quelle che possono svilupparsi alla profond<strong>it</strong>à nella crosta di decine di kilometri. Lapietra di Vaie (4g) è uno gneiss caratterizzato <strong>da</strong>lla presenza, tra i minerali accessori, di feng<strong>it</strong>e, unavarietà di mica-muscov<strong>it</strong>e (fillosilicato) un po’ più ricca di magnesio e di ferro, responsabile delletonal<strong>it</strong>à tendenti al verde della roccia.Rimaniamo ancora nel s<strong>it</strong>o4 per osservare la pavimentazionedella <strong>piazza</strong>San Carlo (4h), cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o<strong>da</strong> blocchi di riol<strong>it</strong>e (porfido),per certi versi similea quello della pavimentazionedella <strong>piazza</strong> CLN(3c), proveniente <strong>da</strong>lTrentino. Quello della<strong>piazza</strong> S. Carlo (con blocchiun po’ più grandi) inveceè relativamente recentee di origine Su<strong>da</strong>mericana,utilizzato inoccasione del rifacimentodella originaria pavimentazionedella <strong>piazza</strong>.14


Prima di proseguire la <strong>passeggiata</strong>, ancora nel s<strong>it</strong>o 4, vale la pena, come curios<strong>it</strong>à, di osservare lelastre scure sulle pareti dei portici della <strong>piazza</strong> vicino alla chiesa di S. Cristina (4i). Come è noto iprocessi di sedimentazione avvengono soprattutto nei bacini; le caratteristiche dei materiali che siaccumulano sui fon<strong>da</strong>li dipendono <strong>da</strong> quelle ambientali dei bacini stessi. Frequentemente si tratta diclasti detr<strong>it</strong>ici del disfacimento di rocce pre-esistemti, con dimensioni molto variabili; nelle acque piùtranquille si depos<strong>it</strong>ano argille, limi e sabbie fini; insieme ad essi, nei bacini con acque ricche di salie sottoposti a intensa evaporazione, si possono accumulare altre sostanze, frequentemente carbonati.I laghi poco profondi, gli stagni, le paludi, le lagune sono specchi di acque tranquille ebiologicamente molto ricche; in esse vi è abbon<strong>da</strong>nza di sali nutr<strong>it</strong>ivi a disposizione di alghe e dipiante acquatiche, cost<strong>it</strong>uenti il primo anello di una catena alimentare che produce una grandequant<strong>it</strong>à di sostanza organica. Ad essa si aggiunge quella proveniente <strong>da</strong>lle foreste delle terre emersecircostanti. Sui fon<strong>da</strong>li di quegli ambienti marini, insieme ai materiali detr<strong>it</strong>ici minerali e a quellidovuti alla precip<strong>it</strong>azione chimica, si depos<strong>it</strong>a anche una abbon<strong>da</strong>nte frazione organica, insieme aresti di molluschi (conchiglie) e scheletri di vertebrati. Tale materiale organico è troppo abbon<strong>da</strong>nteperché possa essere del tutto decomposto (mineralizzazione); pertanto una buona parte di essodiventa parte del sedimento che man mano si stratifica anno dopo anno, per decenni, secoli emillenni.In epoche successive (tempi geologici) quei sedimenti possono trasformarsi (diagenesi) in vere eproprie rocce sedimentarie aventi la particolar<strong>it</strong>à di essere ricche di carbonio, la cui presenzacontribuisce alla colorazione scura delle stesse, fino ad essere quasi nere. Quando il carbonioorganico è particolarmente abbon<strong>da</strong>te si usa l’espressione di rocce b<strong>it</strong>uminose.Il materiale che stiamo esaminando (4i) è proprio una roccia sedimentaria calcarea organogenache ha conservato alcuni fossili evidenti, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i <strong>da</strong> gusci di molluschi bivalvi di discretedimensioni.15


Lasciando la <strong>piazza</strong> San Carlo si riprende il percorso sulla viaRoma; si giunge sub<strong>it</strong>o, sulla sinistra, alla Galleria San Federico(s<strong>it</strong>o 5), un edificio commerciale realizzato negli anniTrenta (5a). Al suo interno osp<strong>it</strong>a locali commerciali, uffici eun cinema storico (Lux).La crosta oceanica è formata <strong>da</strong> rocce di origine magmaticaderivata <strong>da</strong>lla solidificazione (per raffred<strong>da</strong>mento) di materialiinizialmente allo stato fuso (magmi) con composizione chimicaprevalentemente basica o femica o addir<strong>it</strong>tura ultra-femica.Ciò significa che nel materiale inizialmente allo stato di fuso,insieme agli elementi ossigeno, silicio e alluminio, sempre prevalenti,cost<strong>it</strong>uiscono una presenza significativa atomi di elementifemici (ferro, alluminio, magnesio, calcio,…). Con lasolidificazione, si formano rocce magmatiche, cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e soprattutto<strong>da</strong> minerali silicatici appartenenti alle famiglie dei femici,un poco più “pesanti” e con colorazioni generalmente piùscure. A tali tipi di rocce si contrappongono quelle sopra defin<strong>it</strong>esialiche (es. gran<strong>it</strong>o, sien<strong>it</strong>e e riol<strong>it</strong>e), composte <strong>da</strong> mineralisilicatici più ricchi di silicio e di ossigeno e un poco più “leggeri” e con colorazioni generalmentepiù chiare. Esempi di minerali femici sono il serpentino (appartenente alla famiglia dei fillosilicati,ricco di magnesio e di colorazione verde più o meno scuro), gli anfiboli e i pirosseni (inosilicaticost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i <strong>da</strong> cristalli allungati e ricchi di ferro) e i granati (nesosilicati ultrafemici).In corrispondenza delle scarpate oceaniche (una sorta di “burroni” nelle profond<strong>it</strong>à dei mari) sistaccano delle vere e proprie frane sottomarine, cioè crolli di materiali che precip<strong>it</strong>ano sui fon<strong>da</strong>li piùprofondi e cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i <strong>da</strong> frammenti di crosta di composizione prevalentemente femica. Alla base di16


tali scarpate si formano depos<strong>it</strong>i cost<strong>it</strong>uenti potenti sedimenti di natura clastica (“clasto” è il termineusato <strong>da</strong>i geologi per indicare i “frammenti” di roccia). Essi vengono successivamente sottoposti adiagenesi con formazione di rocce sedimentarie denominate “brecce”, caratterizzate <strong>da</strong> insiemicompattati e cementati di clasti di dimensioni, forme e composizione molto variabili. Il “cemento”che funziona <strong>da</strong> collante che unisce i clasti e che si è formato durante la diagenesi, cost<strong>it</strong>uisce unaf<strong>it</strong>ta rete di vene di composizione carbonatica e/o silicea.Quanto sopra descr<strong>it</strong>to permette dicomprendere la definizione di oficalce:roccia serpentin<strong>it</strong>ica brecciata, concemento ordinariamente calcareo,bianco; si presenta in masse di colorverde con venature o macchie biancheo verde chiaro sparse irregolarmente;talora al verde del serpentino si aggiungono,per alterazione, macchierosse o gialle, che possono anche prevalere.Previa luci<strong>da</strong>tura viene usatacome materiale <strong>da</strong> decorazione sotto ilnome “erroneo” di marmo verde o rosso(verde di Varallo, verde di Susa,rosso di Levanto, rosso di Chiavari,... asecon<strong>da</strong> della provenienza), <strong>da</strong>to che il marmo vero proprio è, in realtà e come precedentementevisto, una roccia metamorfica che deriva <strong>da</strong> un calcare; invece l’oficalce è una roccia sedimentariaultrabasica, talora solo in parte interessata <strong>da</strong> lievi processi di metamorfismo.Per le sue caratteristiche quindi l’oficalce è un materiale <strong>da</strong> costruzione e ornamentale moltoappariscente, frequentemente utilizzato per impreziosire le pareti di ambienti che si vogliono elegantied ampiamente impiegato, sotto forma di lastre, nella pavimentazione della Galleria San Federico,alternate a marmi bianchi e con le caratteristiche venature rosse e verdi sopra descr<strong>it</strong>te (5b). Alcunepareti sono rivest<strong>it</strong>e con oficalce verde (5c).17


Le colonne di ingresso alla Galleria e parte dei rivestimenti delle pareti sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e <strong>da</strong>lla Pietra diFinale, anche impropriamente detta “travertino del Finale” (5d). È invece una calcaren<strong>it</strong>e, rocciasedimentaria detr<strong>it</strong>ica che deriva <strong>da</strong>lla diagenesi di una sabbia calcarea, un sedimento formato <strong>da</strong>grani con dimensioni inferiori a due millimetri. I geologi classificano i sedimenti anche in funzionedella loro composizione chimica. In questo caso si tratta di grani carbonatici (la maggior parte deiquali rappresentati <strong>da</strong> resti di organismi) sedimentati in un mare miocenico (5 ÷ 20 milioni fa), oggiaffioranti, sotto forma di roccia, a Finale Ligure (Savona). È una pietra <strong>da</strong> costruzione a<strong>da</strong>tta a tuttigli impieghi, <strong>da</strong>ll’edilizia alla scultura ma, in Torino, con i lim<strong>it</strong>i già descr<strong>it</strong>ti a propos<strong>it</strong>o deltravertino vero e proprio (2e). Ha l’aspetto di un calcare cristallino granuloso, duro e resistente; hacolorazione giallo rossastra, arabescata <strong>da</strong> gisci e spine di pesce fossilizzati.Uscendo <strong>da</strong>lla Galleria San Federico si svolta a sinistra verso <strong>piazza</strong> Castello (s<strong>it</strong>o 6), dove si notanole coppie di colonne dei portici (6a), cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e <strong>da</strong>l succ<strong>it</strong>ato gran<strong>it</strong>o rosa di Baveno (6b).18


Il pavimento dei portici presenta lastre di botticino (6c), proveniente <strong>da</strong>ll’omonima local<strong>it</strong>à inprovincia di Brescia. È una roccia sedimentaria carbonatica depos<strong>it</strong>atasi in un ambiente bacinale (peres. le lagune, specchi d’acqua salata ricchi di v<strong>it</strong>a acquatica, parzialmente isolati <strong>da</strong>l mare aperto,sottoposti a forte evaporazione, soprattutto nei climi più caldi). In età mesozoica (100 ÷ 200 milionidi anni fa), sul fondo di questi bacini sedimentarono fanghi calcarei ricchi di resti organici,successivamente sottoposti a diagenesi (cementazione e ricristallizzazione) fino alla formazione dirocce sedimentarie compatte erroneamente dette, in gergo commerciale, “marmo di botticino”. Levarietà cromatiche del botticino dipendono <strong>da</strong>lle inclusioni di origine organica e inorganica nellapasta omogenea di fondo composta <strong>da</strong> fango fine, prevalentemente calcareo, che prende il nome dimicr<strong>it</strong>e. Le succ<strong>it</strong>ate inclusioni organiche sono dovute ai resti fossili, in particolare, di alghe econchiglie di molluschi.Proseguendo la <strong>passeggiata</strong> verso Piazza Castello notiamo, mantenendoci nello stesso lato di viaRoma, che nell’ultimo tratto (s<strong>it</strong>o 7) le colonne dei portici sono decisamente più scure (7a), cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e<strong>da</strong> dior<strong>it</strong>e (di Traversella, nella val Chiusella in provincia di Torino), roccia magmatica intrusivacome i gran<strong>it</strong>i e le sien<strong>it</strong>i, ma di composizione meno sialica (7b); infatti sono assenti quarzo ed ilfeldspato ortoclasio, mentre il feldspato plagioclasio (tettosilicato nella varietà grigio-chiara) è unpo’ meno abbon<strong>da</strong>nte e sono più rappresentati i minerali scuri o addir<strong>it</strong>tura neri, quali la mica biot<strong>it</strong>e(fillosilicato), anfiboli e pirosseni (inosilicati). È una pietra <strong>da</strong> costruzione di impiego più“impegnativo”; infatti la sua colorazione così scura lo rende a<strong>da</strong>tto per ambienti luminosi, nei qualipuò emergere con eleganza.Nello stesso s<strong>it</strong>o mer<strong>it</strong>a inoltrenotare la pavimentazione cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a<strong>da</strong>lla pietra di Trani, rocciasedimentaria calcarea cavata inPuglia, simile al botticino osservatonel precedente s<strong>it</strong>o (6c), macon inserimento di ampi “quadrati”racchiudenti lastre di marmogrigio di Moncervetto (cavatoin val Corsaglia, in provinciadi Cuneo) con evidenti venaturechiare di calc<strong>it</strong>e (CaCO 3 ).Il bordo verde che delim<strong>it</strong>a i quadratiè in pietra della Val Roja,proveniente <strong>da</strong>ll’omonima Valle(massiccio dell’Argentera) pressoTen<strong>da</strong> (in provincia di Cuneo), dicolore ver<strong>da</strong>stro e molto utilizzatain Torino, per balconi, <strong>da</strong>vanzali,scale, lastre funerarie,...È una fillade, roccia metamorficache deriva <strong>da</strong>lla trasformazione(a bassa pressione) di originarisedimenti pel<strong>it</strong>ici, cioè materialiformati <strong>da</strong> detr<strong>it</strong>i a granulometriafine (argilla, limo o sabbia fine).Piazza Castello (s<strong>it</strong>o 8) è il piùimportante riferimento del centrostorico di Torino, grande quanto un campo di 4 ettari. Sono s<strong>it</strong>uati importanti palazzi c<strong>it</strong>tadini, qualiPalazzo Reale e Palazzo Ma<strong>da</strong>ma. Ad essa giungono le principali vie della c<strong>it</strong>tà: via Garibaldi, viaPo, via Roma, Via P. Micca (8a).19


La <strong>piazza</strong> Castello permette diammirare numerosi palazzi,tutti interessanti <strong>da</strong> vis<strong>it</strong>are: oltreal Palazzo Reale e al PalazzoMa<strong>da</strong>ma, mer<strong>it</strong>a c<strong>it</strong>are ilTeatro Regio, il Palazzo dellaRegione, l’Armeria Reale, ilPalazzo del Governo (attualesede della Prefettura), la BiblicotecaReale, l’Archivio diStato, Palazzo Chiablese e lachiesa di S. Lorenzo.Tali edifici, a partire <strong>da</strong>l primoprogetto del 1584 di AscanioVITOZZI, furono eretti nel corsodei secoli e offrono uno spaccato della storia torinese. Il migliore esempio è forse Palazzo Ma<strong>da</strong>ma, il cuinome vero è “Casaforte di Casa Acaia”, che si erge sulle rovine dell’antica porta romana, trasformata poi incastello. Palazzo Ma<strong>da</strong>ma fu sede del Senato Subalpino ed osp<strong>it</strong>a oggi uno dei musei più belli di Torino.La <strong>piazza</strong> è circon<strong>da</strong>ta per tre lati <strong>da</strong> monumentali portici, costru<strong>it</strong>i in periodi differenti; i più antichi sonoquelli adiacenti a Via Garibaldi. La prima lastricazione dei porticati e quindi della <strong>piazza</strong>, risale al 1830;prima era lasciata a ciottolato.La pavimentazione, recentementerifatta, di <strong>piazza</strong> Castello,intorno a Palazzo Ma<strong>da</strong>ma,è cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o <strong>da</strong> lastre digneiss di Luserna (8b), lostesso di quello già osservatonella pavimentazione stra<strong>da</strong>ledi via Roma presso il s<strong>it</strong>o 2(2g). La facciata di PalazzoMa<strong>da</strong>ma è in calcare di Gassino(lo stesso della facciatadi S. Cristina in 4c e 4d),mentre le colonne sono inmarmo della Valle di Susa.La zoccolatura è in gneiss diVaie (come le colonne di S.Cristina in 4g).Progettato nella secon<strong>da</strong> metà delSeicento <strong>da</strong> Guarino GUARINI, ilPalazzo Carignano è un edificiostorico considerato <strong>da</strong> sempre unodei più pregevoli esempi di Baroccoeuropeo. Il Palazzo, legato inparticolar modo alla storia del risorgimento<strong>it</strong>aliano, fu destinatoinizialmente ad osp<strong>it</strong>are il primoParlamento Subalpino poi il Consigliodi Stato. Attualmente osp<strong>it</strong>ail Museo Nazionale del RisorgimentoItaliano.20


Il Palazzo Carignano (s<strong>it</strong>o 9) è uno dei più importanti esempidi arch<strong>it</strong>ettura in Torino. Si rivolge sulla piccola <strong>piazza</strong>Carignano con la sua facciata barocca (9a). Osserviamo ora ilportone di accesso al Palazzo Carignano (9b) ed in particolarein basso sul suo lato destro. In poco spazio troviamo tremateriali diversi ed in particolare:Le colonne chiare sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e <strong>da</strong>l calcare di gassino (9c)già osservati sulla facciata della chiesa di S. Cristina (4e).Sopra lo zoccolo (9d) osserviamo un piccolo livello di prasin<strong>it</strong>e,<strong>da</strong>lle caratteristiche tonal<strong>it</strong>à verdi. Si tratta di una roccia chesi è formata per metamorfismo di rocce femiche come, peresempio, rocce magmatiche intrusive come i gabbri o effusivecome i basalti, con composizione chimica caratterizzata deglielementi silicio e ossigeno, ma con buona abbon<strong>da</strong>nza anche diatomi metallici. Per tale ragione, le prasin<strong>it</strong>i, sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e <strong>da</strong><strong>da</strong> minerali silicatici di piccole dimensionicome l’alb<strong>it</strong>e (feldspato) e la clor<strong>it</strong>e (fillosilicato)ed altri prevalentemente femici, comegli anfiboli (inosilicati) e l’epidoto (sorosilicato).Tali minerali, soprattutto quelli allungati(inosiliati) e quelli piatti (fillosilicati)sono più o meno orienati nello stesso modo,conferendo la classica struttura scistosa tipicadelle rocce metamorfiche.Lo zoccolo (9e) è uno gneiss, con moltoscistos<strong>it</strong>à molto evidente, simile a quelli osservatinei s<strong>it</strong>i precedenti.21


Lungo il tratto di percorso (via C. Battisti) tra le due facciate del Palazzo Carignano si incontra ancheuno dei due ingressi della Galleria Subalpina (10a), mer<strong>it</strong>evole di una sosta di osservazione (s<strong>it</strong>o10). In particolare le lastre di base laterali sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e <strong>da</strong>ll’oficalce del Monginevro che abbiamogià osservato nella Galleria San Federico (5c) presso il s<strong>it</strong>o 5.Lungo il percorso tra le piazze Carignano (s<strong>it</strong>o 9) e Carlo Alberto(s<strong>it</strong>o 11) si incontra l’ingresso posteriore della Galleria Subalpina(l’ingresso principale si trova in corrispondenza dei porticidella <strong>piazza</strong> Castello).La Galleria Subalpina (s<strong>it</strong>o 10) è uno dei luoghi più eleganti diTorino. Fu progettata <strong>da</strong> Pietro CARRERA ed inaugurata nel 1874.Deve il suo nome alla Banca Industriale Subalpina che nefinanziò la co-struzione.È considerata il salotto di Torino. È lunga 50 metri, larga 14 e alta18 metri. Presenta elementi decorativi negli stili rinascimentalee barocco ed è percorsa per tutto il suo perimetro <strong>da</strong> una balconataL’ingresso posteriore della GalleriaSubalpina è mer<strong>it</strong>evole di una breve sostadi osservazione (s<strong>it</strong>o 10). In particolarele lastre di base laterali sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e<strong>da</strong>ll’oficalce del Monginevro cheabbiamo già osservato nella GalleriaSan Federico (5c) presso il s<strong>it</strong>o 5.Tra il 1864 e il 1871 fu costru<strong>it</strong>a lafacciata posteriore del Palazzo Carignano(s<strong>it</strong>o 11), in stile eclettico,con pietra bianca e stucco rosa e fastoselesene e colonne, porticato alpiano terra e sormontata <strong>da</strong> una balaustrasulla somm<strong>it</strong>à rialzata al centro.Essa era la facciata interna delpalazzo all’epoca in cui fu residenzasabau<strong>da</strong>.La facciata opposta del Palazzo Carignano (11a) si rivolge alla <strong>piazza</strong> Carlo Alberto (s<strong>it</strong>o 11) dove,di fronte, ha sede la Biblioteca Nazionale. Interessanti sono le colonne, che ci mostrano che iltermine gran<strong>it</strong>o non si riferisce ad un tipo di roccia con caratteri uniformi ovunque essa affiori.Varrebbe infatti lo slogan “si fa presto a dire gran<strong>it</strong>o”. Se osserviamo la parte inferiore delle colonne22


del palazzo, troviamo il gran<strong>it</strong>o di Baveno (11b) che già abbiamo visto alla base del monumento aLagrange (1b), alla base della fiancata della chiesa di S. Carlo (4b) e in alcune colonne di via Roma(6b) <strong>da</strong>lle caratteristiche sfumature rosa dovute al prevalere dei feldspati di quel colore (ortoclasio)su quelli bianchi (plagioclasio).Le colonne sono pure cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e <strong>da</strong>llo stesso tipo di roccia, ma si tratta del gran<strong>it</strong>o di Montorfano(11c) che viene cavato in una local<strong>it</strong>à vicina a Baveno. È una pietra nella quale il felpato ortoclasio èbianco anziché rosa. Ma sempre nella stessa regione e precisamente a Mergozzo è presente anche un23


altro gran<strong>it</strong>o, questa volta caratterizzato <strong>da</strong> sfumature verdi, dovute alla presenza di clor<strong>it</strong>e(appartenente alla famiglia dei fillosilicati, insieme alle miche muscov<strong>it</strong>e bianca e biot<strong>it</strong>e nera). Insintesi, nella stessa area geografica, la bassa val Toce (Verbano-Cusio-Ossola), si trovano tre tipidiversi della stessa roccia: gran<strong>it</strong>o rosa di Baveno, gran<strong>it</strong>o bianco di Montorfano e gran<strong>it</strong>o verde diMergozzo, tutte pietre <strong>da</strong> costruzione e ornamentali con caratteri fisici praticamente identici, ma condiverse sfumature di colori, a confermare il fatto che la natura geologica delle Alpi ci permette discegliere tipi e varietà a secon<strong>da</strong> delle esigenze estetiche nell’amb<strong>it</strong>o dell’arch<strong>it</strong>ettura.Dalla <strong>piazza</strong> Carlo Alberto si prosegue lungo via Carlo Alberto per percorrere un solo isolato egiungere quindi all’incrocio con la via Maria V<strong>it</strong>toria. A destra si trova la chiesa di San Filippo Neri(s<strong>it</strong>o 12), l’edificio di culto più grande di Torino (12a), ultima tappa dell’escursione geoc<strong>it</strong>tà (A).San Filippo Neri fu commissionata, nel 1675, <strong>da</strong>llaCongregazione dei Padri dell'Oratorio di San FilippoNeri, su man<strong>da</strong>to del re Carlo Emanuele II, all’arch<strong>it</strong>ettoAntonio BETTINO, ma un rovinoso crollo durantel’assedio francese del 1706, <strong>da</strong>nneggiò l'intero cantiere.Il progetto fu ripreso e affi<strong>da</strong>to, tra il 1715 e il1730, a Filippo JUVARRA. L’ultimo rimaneggiamentodel 1823 ha interessato la facciata, di evidente ispirazioneneoclassica, ad opera dell’arch<strong>it</strong>etto GiuseppeMaria TALUCCHI.In origine la chiesa avrebbe dovuto avere un aspettopiù maestoso, ma il crollo del 1706 fermò il cantiere.Filippo JUVARRA ideò la lunga navata di circa 70 metridi lunghezza con caratteristica volta a botte. Il corpocentrale è largo circa 37 metri e il voltone è scand<strong>it</strong>o<strong>da</strong> sette finestroni semicircolari a forma di conchiglia,tipico motivo ornamentale juvarriano, che si ripetein tutte le decorazioni e le suppellettili della chiesa.Di fronte all’ingresso dellachiesa la pavimentazione è unacciottolato bicolore, in quantorealizzato con ciottoli fluviali(<strong>da</strong>i caratteristici spigoliarroton<strong>da</strong>ti) cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i <strong>da</strong> duemateriali (12b): quello chiaroè quarz<strong>it</strong>e, quello scuro èserpentin<strong>it</strong>e. La quarz<strong>it</strong>e,come già illustrato precedentemente(2f), è una roccia metamorficamolto ricca di quarzoe per tale ragione è, quasisempre, un materiale <strong>da</strong>lla colorazionechiara o molto chiarao addir<strong>it</strong>tura bianca.La serpentin<strong>it</strong>e è facilmente rinvenibile sulle montagne in provincia di Torino (val Susa e valli diLanzo) ed è una roccia metamorfica ultrafemica. Essa deriva <strong>da</strong>l metamorfismo di rocce originariemagmatiche ultrafemiche (peridot<strong>it</strong>i) cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e <strong>da</strong> minerali (olivina, pirosseni, anfiboli,…)appartenenti alle famiglie di silicati caratterizzati <strong>da</strong> una maggiore frequenza di atomi metallici dielementi femici. Il metamorfismo comporta l’idratazione dell’olivina, con conseguente formazione24


prevalente di serpentino, termine che indica un gruppo di minerali appartenente alla famiglia deifillosicati. Una delle caratteristiche più evidenti di questa roccia è la colorazione verde, più o menointenso, talora relativamente chiaro, più spesso scuro. Come pietra <strong>da</strong> costruzione viene quindidenominata, anche a secon<strong>da</strong> della local<strong>it</strong>à di estrazione: verde di Varallo (provincia di Vercelli),verde di Susa (provincia di Torino), verde di Polcevera (provincia di Genova),…Gli scalini di ingresso alla chiesa di San Filippo Neri sono in gran<strong>it</strong>o rosa di Baveno, pietra <strong>da</strong>costruzione molto utilizzata e che abbiamo già visto nel basamento del monumento a Lagrange (1d),alla base della fiancata della chiesa di San Carlo (4b), in alcune colonne di via Roma (6b) ed allabase delle colonne della facciata posteriore del Palazzo Carignano (11b). Il pavimento oltre la grata èuna varietà dorata e verde della quarz<strong>it</strong>e di Barge, che già abbiamo descr<strong>it</strong>to in occasionedell’osservazione del tratto iniziale dei portici di via Roma (2f).Più interessante è l’esame delle colonne della facciata della chiesa che sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e <strong>da</strong>l marmo diBrossasco (12c) cavato in val Vara<strong>it</strong>a, in provincia di Cuneo che, come tutti i marmi e comeabbiamo già visto, è una roccia metamorfica derivante <strong>da</strong> materiali carbonatici, ma in questo casocomprendenti anche minerali silicatici come il quarzo. Questo marmo deriva <strong>da</strong> un processometamorfico, avvenuto in condizioni di fortissime pressioni, quelle che si manifestano anche fino a100 km di profond<strong>it</strong>à e con temperature intorno ai 700 gradi; lo dimostra la presenza di coes<strong>it</strong>e, unminerale del biossido di silicio (SiO 2 ) che si forma appunto <strong>da</strong>l quarzo quando sottoposto a similicondizioni estreme di pressione e di temperatura. Si tratta quindi di un marmo impuro per la presenzadi tali materiali silicatici, tra i quali, per esempio un grosso cristallo di granato (nesosilicato), benvisibile sulla superficie della colonna a sinistra dell’ingresso alla chiesa (12d).25


APPENDICE 1 - SilicatiIl silicio e l’ossigeno cost<strong>it</strong>uiscono insieme il 74 % della massa e quasi il 95 % del volume della l<strong>it</strong>osfera.Pertanto le sostanze più abbon<strong>da</strong>nti del regno minerale sono i composti formati <strong>da</strong>i due elementi. Essicost<strong>it</strong>uiscono i silicati, cioè i minerali di gran lunga più rappresentati nelle rocce e nelle pietre <strong>da</strong> costruzioneosservabili nel giro geoturistico di Torino o di qualunque c<strong>it</strong>tà storica. Vediamo allora che cosa sono i silicati.Il silicio ha numero atomico 14: nel nucleo sono presenti 14 protoni (ed altrettanti neutroni) e 14 elettroniesterni distribu<strong>it</strong>i su tre livelli energetici, dei quali il più interno è saturo con 2 elettroni e quello intermediocon 8; anche il guscio più esterno potrebbe essere saturato con 8 elettroni, ma in esso ve ne sono solo 4.Rimangono quindi 4 spazi disponibili. Di conseguenza il comportamento chimico dell’atomo di silicio ècondizionato <strong>da</strong>lla tendenza ad assumere altri 4 elettroni per saturare il guscio esterno. L’atomo di ossigeno hanumero atomico 8; due elettroni saturano il guscio interno, mentre gli altri 6 occupano quello esterno, che puòessere saturato con altri due. La fig. 1 illustra i legami covalenti Si-O. I gusci elettronici esterni del silicio e di4 atomi di ossigeno si fondono parzialmente. In questo modo il silicio avrà soddisfatta l’esigenza di possedere,in quel guscio, un ottetto elettronico completo. Gli atomi di ossigeno invece non raggiungono ancora ilmiglior equilibrio, <strong>da</strong>to che nel loro guscio esterno sono presenti 7 elettroni; ne manca ancora uno per lasaturazione. L’unione di un atomo di silicio con quattro di ossigeno può essere rappresentata mediantel’espressione chimica “SiO 4 ”.Fig. 1 - Formazione di legami covalenti mediante parziale fusionedegli orb<strong>it</strong>ali più esterni di un atomo di silicio con 4 atomi di ossigeno.La formazione del gruppo SiO 4 non permette la saturazionedegli orb<strong>it</strong>ali esterni degli atomi di ossigeno, ciascuno dei quali haquindi un posto libero (x) a disposizione per ulteriori legami. Nellinguaggio chimico (formule di struttura) gli elementi sono rappresentaticon i loro simboli mentre i legami con trattini; nelloschema (in basso a sinistra) sono rappresentati anche quelli degliatomi di ossigeno ancora liberi.Fig. 2 - Schema di reticolo a due dimensioni che evidenziai legami covalenti Si-O, ipotizzando il gruppoSiO 4 disposto su un piano. Ogni atomo di silicio (Si) ècircon<strong>da</strong>to <strong>da</strong> quattro atomi di ossigeno; ogni atomo diossigeno (O) fa <strong>da</strong> ponte tra due atomi di silicio.Ogni atomo di ossigeno del gruppo SiO 4 , per acquisire il miglior equilibrio chimico, si lega ancora con unaltro atomo per saturare il livello energetico più esterno. Il risultato è la formazione di legami covalenti conaltri atomi di silicio come indicato approssimativamente in fig. 2. Ogni atomo di ossigeno fa <strong>da</strong> ponte fra dueatomi di silicio; il silicio è sempre circon<strong>da</strong>to <strong>da</strong> 4 ossigeni. Contando il numero di atomi dei due elementi intale struttura, si constata che l’ossigeno è in numero doppio rispetto al silicio. Questo composto ha dunqueformula SiO 2 e viene detto biossido di silicio o silice. Un esempio è il quarzo, minerale che (allo statoidiomorfo) si presenta con forme simili a quella indicata in fig. 3, rispecchiando l’ordine e la simmetria concui gli atomi si dispongono nello spazio a formare il reticolo cristallino.26


In fig. 2 la struttura è disposta su un piano, si sviluppa su due dimensioni, manca di “spessore”. Inoltre ilcristallo di quarzo ha una simmetria che ricor<strong>da</strong> quella dell’esagono, solido non compatibile con la fig. 2.Negli schemi riportati in fig. 1 l’angolo di legame Si-O è pari a 90°; invece gli atomi di ossigeno tendono asistemarsi in posizioni fra loro più distanti possibile. Per soddisfare questa condizione occorre che l’angolo dilegame Si-O sia di poco superiore a 105°. In realtà l’atomo di silicio occupa il centro di un tetraedro i cuivertici sono occupati <strong>da</strong>i 4 ossigeni (fig. 4).Fig. 3 - Cristallo diquarzo idiomorfo.Fig. 4 - L’atomo di siliciooccupa il centro diun tetraedro, mentre incorrispondenza dei 4vertici si trovano gli atomidi ossigeno.Nella fig. 5 sono riportati diversi schemi utili per una migliore comprensione della simmetria del tetraedro. Seil gruppo SiO 4 non è disposto su un piano, ma cost<strong>it</strong>uisce una figura a tre dimensioni, l’unione di più tetraedri,che si dispongono nello spazio mettendo in comune i vertici, porta ad un reticolo cristallino ben diverso <strong>da</strong>quello rappresentato in fig. 2 e caratterizzato <strong>da</strong>lla maggior complicazione che presuppone la terzadimensione. È importante sottolineare che la forma di tetraedro del gruppo SiO 4 è la caratteristica piùimportante della silice e di numerose altre sostanze composte <strong>da</strong> silicio e ossigeno. Nella maggior parte deicasi, <strong>da</strong>ta la compless<strong>it</strong>à delle strutture cristalline, il tetraedro viene rappresentato come se fosse visto <strong>da</strong>ll’alto(B in fig. 5), oppure come un semplice triangolo (fig. 6).Fig. 5 - Rappresentazioni possibili del tetraedro SiO 4 . Esso può esseredisegnato appoggiato su uno spigolo (A), visto <strong>da</strong>ll’alto (B) o su una faccia(C). In queste diverse rappresentazioni non sono visibili gli atomi disilicio (in quanto “dentro” i teraedri), ma solo quelli di ossigeno.Fig. 6 - Il tetraedro SiO 4 può essere simbolicamenterappresentato anche solo medianteun triangolo che evidenzia le posizionioccupate <strong>da</strong>gli atomi di ossigeno.Il dominio minerale è formato <strong>da</strong> numerosi composti, con predominanza (92 %) di quelli cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i <strong>da</strong> silicio e<strong>da</strong> ossigeno, spesso insieme ad altri elementi in diverse proporzioni; altre sostanze sono relativamente rare.Questi composti sono i silicati, che hanno, come carattere principale, una struttura cristallina che dipende <strong>da</strong>lmodo con cui i tetraedri SiO 4 sono disposti nello spazio. Ciò porta ad una vasta serie di reticoli cristallini neiquali vi sono più o meno numerose posizioni occupate <strong>da</strong> atomi di altri elementi ed in particolare i metalli piùabbon<strong>da</strong>nti sulla Terra (ferro, alluminio, calcio, sodio,...).La silice è un silicato particolare nella cui struttura cristallina non vi è praticamente spazio per elementidiversi <strong>da</strong>lla coppia silicio - ossigeno. All’opposto vi sono silicati in cui la presenza di elementi metallici èmolto importante rispetto a quella dei gruppi SiO 4 . Si potrebbe allora proporre una classificazione dei silicatisulla base del rapporto SiO 4 /metalli, oppure sul modo con cui i tetraedri si unisco fra loro o sullecaratteristiche fisiche dei minerali, compreso il loro aspetto esterno, quando sono allo stato idiomorfo. Laclassificazione dei silicati tiene conto di un insieme di cr<strong>it</strong>eri; quello più importante si basa sulla struttura del27


eticolo cristallino; questo assume simmetrie molto diverse a secon<strong>da</strong> di come si dispongono nello spazio igruppi SiO 4 . I silicati si possono suddividere in grandi famiglie:• nesosilicati (monosilicati);• sorosilicati (disilicati);• tri-tetrasilicati-penta-silicati;• ciclosilicati;• inosilicati (polisilicati);• fillosilicati;• tettosilicati.NESOSILICATI. I gruppi SiO 4 sono isolati; gli ossigeni ai vertici dei tetraedri sono legati esclusivamente ametalli diversi <strong>da</strong>l silicio. Ogni tetraedro è collegato agli altri non direttamente, ma <strong>da</strong> atomi (prevalentementeferro ed alluminio) che fanno <strong>da</strong> ponte fra i vertici dei tetraedri stessi. Sono esempi lo zircone, la silliman<strong>it</strong>e, iltopazio, i granati, le olivine, ecc... Sono minerali nel cui reticolo cristallino vi è molto spazio per i metalli (ilpiù basso rapporto SiO 4 /metalli) per i quali, non essendovi atomi di ossigeno in comune fra i tetraedri, valeil rapporto numerico Si:O = 1:4.Cristallo di topazio (nesosilicato) Cristalli di granato (nesosilicato) Cristalli di olivina (nesosilicato)SOROSILICATI. I gruppi SiO 4 sono a coppie; un ossigeno cost<strong>it</strong>uisce un vertice comune a due tetraedri iquali formano quindi l’insieme Si 2 O 7 (fig. 7) dove sei atomi di ossigeno si legano ad atomi metallici(alluminio, calcio, magnesio,...) che fanno <strong>da</strong> ponte con altre coppie di tetraedri. Sono esempi la vesuviana e iminerali del gruppo degli epidoti. Nel reticolo cristallino vi è meno spazio per i metalli, ma il rapportoSiO 4 /metalli è ancora basso; il fatto che vi sia almeno un atomo di ossigeno su un vertice comune di ognicoppia di tetraedri aumenta il rapporto Si:O = 1:3,5.Fig. 7 - Coppia di tetraedri con un atomo di ossigenoin comune.Fig. 8 - Anelli di 3 tetraedri Si 3 O 9 (A), di 6 tetraedri Si 6 O 18 (B) edi 4 tetraedri Si 4 O 12 (C).TRI-TETRA-PENTA-SILICATI. I gruppi SiO 4 sono un<strong>it</strong>i in insiemi di tre o quattro o cinque. Sono piccolecatene di tetraedri; nel caso dei tetrasilicati, quattro tetraedri formano una breve successione in cui i vertici incomune sono tre (gruppi Si 4 O 13 ). Cost<strong>it</strong>uiscono una famiglia rappresentata <strong>da</strong> pochi minerali.CICLOSILICATI. Più di tre tetraedri (al massimo sei) sono un<strong>it</strong>i in spezzoni chiusi ad anello: due ossigenidi ciascun tetraedro formano sempre un ponte (fig. 8). Dei quattro ossigeni di ogni tetraedro due sonoesclusivi mentre gli altri appartengono per metà a ciascuno dei due tetraedri adiacenti, tanto che vale ilrapporto Si:O = 1:3, superiore a quelli dei precedenti silicati. Gli anelli cost<strong>it</strong>uiscono gruppi di tetraedriciascuno con due ossigeni disponibili al legame con atomi metallici (Al, Ca, Mg, K,...) che fanno <strong>da</strong> ponte con28


gli anelli vicini; aumenta il rapporto SiO 4 /metalli. Fanno parte dei ciclosilicati i minerali berillo, tormalina,dioptasio,...Cristalli di vesuviana (sorosilicato) Cristalli di berillo (ciclosilicato) Cristalli di dioptasio (ciclosilicato)INOSILICATI. Cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i <strong>da</strong> catene lineari indefin<strong>it</strong>e singole di gruppi SiO 4 (figg. 9 e 10), dove ciascuntetraedro ha due vertici in comune con quelli adiacenti (Si:O = 1:3); oppure le catene possono essere doppie(come due singole adiacenti; fig. 11) dove i vertici in comune sono in maggior numero (Si:O = 2,75). Lestrutture cristalline degli inosilicati sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e <strong>da</strong> catene allineate nella stessa direzione e un<strong>it</strong>e fra loro <strong>da</strong>atomi metallici (Ca, Mg, Na, Al,...) che fanno <strong>da</strong> ponte fra le estrem<strong>it</strong>à libere dei tetraedri di catene adiacenti;aumenta il rapporto SiO 4 /metalli. Fra i più comuni minerali c<strong>it</strong>iamo pirosseni ed anfiboli (es. orneblen<strong>da</strong>).In particolare mer<strong>it</strong>a c<strong>it</strong>are anche l’amianto.Fig. 9 - Semplice catena di tetraedri dove ogni tetraedro hadue vertici in comune con quelli adiacenti.Fig. 10 - Esempi di catene semplici (inosilicati).Fig. 11 - Catene doppie di tetraedri tipo silliman<strong>it</strong>e (A),anfibolo (B) e xonotl<strong>it</strong>e (C).Cristallo di pirosseno (inosilicato) Cristalli di biot<strong>it</strong>e (fillosilicato) Cristalli di muscov<strong>it</strong>e (fillosilicato)FILLOSILICATI. Tutti i tetraedri mettono in comune tre vertici complanari, formando strati indefin<strong>it</strong>i (figg.12 e 13). Ogni gruppo SiO 4 possiede un solo ossigeno esclusivo e tre in comune con i gruppi adiacenti.Diminuisce il rapporto Si:O = 1:2,5. Ogni piano possiede tanti atomi di ossigeno liberi quanti sono i tetraedriche lo compongono; gli ossigeni liberi si legano con i metalli (prevalentemente magnesio ed alluminio) che29


fanno <strong>da</strong> ponte con gli strati sovrastanti e sottostanti. Lo spazio per gli atomi metallici si riduce rispetto aisilicati precedenti e rimangono confinati fra gli strati stessi. È alto il rapporto SiO 4 /metalli. I fillosilicati piùdiffusi sono il talco, i gruppi delle miche (es. biot<strong>it</strong>e e muscov<strong>it</strong>e), dei serpentini, delle clor<strong>it</strong>i e dei mineralidelle argille.Fig. 12 - Strato di tetraedri a maglia esagonale.Fig. 13 - Strato di tetraedri a maglie quadrate ed esagonali.TETTOSILICATI. Tutti i tetraedri hanno in comune i quattro vertici, <strong>da</strong>ndo origine ad una intelaiaturatridimensionale continua e indefin<strong>it</strong>a. La formula per l’insieme è SiO 2 , con rapporto Si:O = 1:2, il più bassofra tutti i silicati. Non vi è teoricamente spazio per atomi metallici; tuttavia alcuni atomi di silicio possonoessere sost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>i <strong>da</strong> atomi di alluminio, alterando la struttura cristallina e consentendo la disponibil<strong>it</strong>à di spazi,seppure lim<strong>it</strong>ati, per altri metalli, quali soprattutto potassio e sodio, ma anche calcio, magnesio,...: il rapportoSiO 4 /metalli è molto alto. I minerali più frequenti sono il quarzo e i gruppi dei feldspati (es. ortoclasio che èun feldspato potassico ed il plagioclasio che può essere sodico o calcico), dei feldspatoidi (es. nefelina) e dellezeol<strong>it</strong>i.Cristalli di quarzo (tettosilicati)Cristalli di ortoclasio (tettosilicati)APPENDICE 2 - Dove si trovano i silicatiIl modo con il quale i tetraedri silicatici si dispongono nello spazio comporta molti tipi di strutture cristallineche, come visto, offrono spazi molto diversi ad atomi metallici. Questo aspetto è sintetizzato <strong>da</strong>l rapportoSiO 4 /metalli, molto basso nei minerali come i nesosilicati o i sorosilicati e molto alto nei tettosilicati. Si diceche i primi sono “silicati poveri di silice” mentre i secondi sono caratterizzati <strong>da</strong> un “alto contenuto di silice”.Inoltre i tetraedri si legano fra loro mettendo in comune i vertici. Si va <strong>da</strong>i nesosilicati, dove ogni ossigeno è30


legato ad un solo atomo di silicio, ai tettosilicati, dove tutti gli ossigeni sono legati a due atomi di silicio.Pertanto il rapporto numerico Si/O va <strong>da</strong> un minimo di 1/4 nei primi ad un massimo di 1/2 nei secondi.È molto importante mettere bene in evidenza ilconcetto secondo il quale le caratteristiche fisichedi un minerale dipendono soprattutto <strong>da</strong>quelle del reticolo cristallino che lo compone.Di conseguenza i silicati, pur cost<strong>it</strong>uendo tuttiun unico insieme di composti, presentano proprietàfisiche e chimiche molto diverse. Ciò nonstupisce <strong>da</strong>to che abbiamo appena constatatocome siano molto diverse le strutture cristallinedelle famiglie di minerali che compongono isilicati stessi.Fig. 14 - Rappresentazione degli amb<strong>it</strong>i di dens<strong>it</strong>à [g/cm 3 ] delleprincipali famiglie dei silicati a confronto con quelledell’acqua, e medie della crosta e del mantello superiore.Una importante proprietà fisica è la dens<strong>it</strong>à(rapporto tra massa e volume di un determinatocorpo (kg/dm 3 = g/cm 3 ). Ogni famiglia di silicatiè cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a <strong>da</strong> numerosi minerali, ciascuno concaratteristici valori di dens<strong>it</strong>à. Per linee moltogenerali, è possibile (fig. 14) esprimere alcuneconsiderazioni:• la dens<strong>it</strong>à diminuisce all’aumentare dei rapporti SiO 4 /metalli ed Si/O;• i nesosilicati più “leggeri” hanno dens<strong>it</strong>à paragonabile a quella dei tettosilicati più pesanti.• i tettosilicati ed i fillosilicati più “leggeri” hanno dens<strong>it</strong>à almeno doppia rispetto a quella dell’acqua (cinquevolte superiore quella dei nesosilicati più “pesanti”);• i tettosilicati più “pesanti”, la media dei fillsilicati e i più leggeri fra gli altri silicati (ad esclusione deinesosilicati) hanno dens<strong>it</strong>à media simile a quella della crosta terrestre;• nessun tettosilicato ha dens<strong>it</strong>à paragonabile a quella del mantello superiore o a quella dei fillosilicati più“pesanti” o, ancora, dei nesosilicati più “leggeri”;• i silicati con minore dens<strong>it</strong>à (come la maggior parte dei fillosilicati e dei tettosilicati, con elevato contenutodi silicio e di alluminio) si trovano più frequentemente a cost<strong>it</strong>uire la parte superiore della crosta; essicompongono materiali detti rocce sialiche (perché caratteristici del sial, cioè della l<strong>it</strong>osfera); ciò nonsignifica che tali minerali non siano presenti, anche se con minore frequenza, a maggiori profond<strong>it</strong>à;• i silicati con maggiore dens<strong>it</strong>à (come la maggior parte dei neso-soro-ciclo-silicati e parte degli inosilicati) s<strong>it</strong>rovano più frequentemente a cost<strong>it</strong>uire le porzioni più profonde della crosta e del mantello superiore; essicompongono materiali detti rocce femiche (perché con miniore contenuto di silicio e alluminio e conmaggiore percentuale dei metalli più “pesanti”, fra i quali il ferro); possono anche trovarsi, ma con minorefrequenza, nella porzione superficiale della crosta;• i minerali sono sostanze composte più o meno complesse, soggette alle leggi della chimica; quindi i silicatisi distinguono anche in funzione del comportamento chimico; la presenza di atomi metallici condiziona ilchimismo della sostanza conferendo ad essa la tendenza a comportarsi come “base”; pertanto i mineraliconferiscono alle rocce che compongono caratteristiche tali <strong>da</strong> essere suddivise in “acide” (sialiche) o“basiche” (femiche).APPENDICE 3 - Definizione di rocciaConviene riproporre alcune definizioni fon<strong>da</strong>mentali della chimica:• sostanza elementare; porzione di materia cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a <strong>da</strong> un solo elemento; le sostanze elementari sonorarissime in natura; nel dominio minerale vengono dette elementi nativi; sono spesso metalli che possonoformare piccoli minerali con dimensioni che raramente superano pochi millimetri, ma possono essere anchealtri elementi come lo zolfo e il carbonio (graf<strong>it</strong>e e diamante);• sostanza composte; più frequenti in natura rispetto a quelle elementari, ma allo stato puro (o quasi) sonocomunque rare; sono la combinazione di due o più elementi e descr<strong>it</strong>te <strong>da</strong>lle formule chimiche; i mineraliche abbiamo sopra c<strong>it</strong>ato sono esempi di sostanze composte piuttosto complesse, ma ve ne sono altre moltopiù semplici; in natura è possibile rinvenire composti allo stato puro in frammenti con dimensioni molto31


variabili, <strong>da</strong> frazioni di millimetro fino a qualche centimetro; un classico esempio è rappresentato <strong>da</strong>i grossicristalli di quarzo <strong>da</strong> collezione, cioè SiO 2 allo stato puro (o quasi) che può contenere piccolissime quant<strong>it</strong>àdi altri elementi (impurezze) spesso responsabili delle diverse tonal<strong>it</strong>à di colore; anche le gemme sonoesempi di sostanze composte allo stato più o meno puro; i granelli di sale <strong>da</strong> cucina sono piccoli minerali,cioè il composto cloruro di sodio (NaCl) in stato cristallino; l’acqua pura è una sostanza composta che, allostato solido (cristallino), può essere considerata un minerale;• miscuglio; insieme di sostanze, composte o elementari o di entrambe; se in Natura i materiali cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>iunicamente <strong>da</strong> un elemento o <strong>da</strong> un composto cost<strong>it</strong>uiscono l’eccezione, i miscugli rappresentano la norma;nel dominio minerale (inorganico) sono quindi rarissimi gli elementi nativi o i minerali isolati; quasisempre i materiali cost<strong>it</strong>uenti l’astenosfera sono insiemi di minerali e cioè dei miscugli o, in altri termini,rocce.Una definizione di roccia è la seguente: massa formata <strong>da</strong> aggregati di minerali che cost<strong>it</strong>uisce parteintegrante della crosta o del mantello superiore. I miscugli sono miscele di più sostanze che possono essereomogenee o eterogenee. Le prime sono il risultato della mescolanza di due o più sostanze non più distinguibili<strong>da</strong>lle altre nella miscela ottenuta; un esempio è la soluzione acqua - sale <strong>da</strong> cucina che è quindi un miscuglioomogeneo. Quando le diverse sostanze sono distinguibili le une <strong>da</strong>lle altre, si parla di miscuglio eterogeneo(per esempio le miscela cemento-sabbia o acqua-olio). La maggior parte delle rocce sono miscele eterogenee<strong>da</strong>to che sono aggregati di minerali diversi, ciascuno dei quali spesso distinguibile <strong>da</strong>gli altri. Un classicoesempio è il gran<strong>it</strong>o, roccia cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>a <strong>da</strong> un insieme di minerali silicatici (quarzo, feldspati e miche) cheappaiono singolarmente separati e distinguibili per colore e per forma. Miscugli eterogenei come il gran<strong>it</strong>ovengono detti rocce composte. Anche miscugli omogenei possono <strong>da</strong>re origine a rocce composte, dove peròle diverse sostanze (minerali) sono molto più difficilmente distinguibili o non affatto distinguibili. Le roccesemplici sono meno frequenti e sono cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>e <strong>da</strong> un minerale (essenziale) che prevale nettamente sugli altri(accessori). I minerali accessori sono sparsi in quant<strong>it</strong>à variabili <strong>da</strong> punto a punto, molto lim<strong>it</strong>ate e subordinaterispetto a quello principale. Esempi sono i calcari puri, rocce composte esclusivamente, o quasi, <strong>da</strong>l mineralecalc<strong>it</strong>e. Le rocce possono essere classificate in base alla loro origine o alla composizione chimica emineralogica (quando i cristalli che le compongono sono evidenti). Il chimismo di una roccia consente alcuneconsiderazioni:• le caratteristiche fisiche e chimiche delle rocce sono la risultante di quelle dei minerali che le compongono;se in una roccia prevale il minerale calc<strong>it</strong>e, essa più di altre, è distruttibile per l’azione dell’acqua chescioglie i carbonati più facilmente rispetto ad altri minerali; una massa rocciosa dove prevalgono <strong>it</strong>ettosilicati, sarà meno “pesante” di un’altra dove sono più abbon<strong>da</strong>nti i nesosilicati;• le masse in cui sono assenti i carbonati e dove prevalgono fillosilicati e tettosilicati (e qualche inosilicatofra i più “leggeri”) sono rocce sialiche o a chimismo acido, o ricche di silice; sono relativamente “leggere”(bassa dens<strong>it</strong>à) e pertanto si trovano prevalentemente nelle porzioni superficiali della crosta; anche le roccecarbonatiche sono “leggere” e superficiali, ma sono caratterizzate <strong>da</strong> un chimismo basico;• le masse in cui prevalgono silicati a più basso rapporto “SiO 4 /metalli” (neso-soro-ciclosilicati e i più“pesanti” degli inosilicati) sono rocce femiche o a chimismo basico o povere di silice; sono relativamentepesanti (maggiore dens<strong>it</strong>à) e pertanto si trovano prevalentemente nelle porzioni profonde della crosta e nelmantello superiore.APPENDICE 4 - Non solo silicatiI silicati sono composti dominanti della l<strong>it</strong>osfera. Ma in piccole quant<strong>it</strong>à sono presenti altre sostanze. Nellaletteratura mineralogica esistono attualmente circa 2.000 tipi di minerali e altri se ne aggiungono alla media diuna decina all’anno. Un numero cosi alto di specie rende inev<strong>it</strong>abile la necess<strong>it</strong>à di una catalogazionesistematica. La classificazione cristallochimica stabilisce che la specie minerale è defin<strong>it</strong>a come insieme d<strong>it</strong>utti gli individui minerali caratterizzati <strong>da</strong> un identico motivo strutturale e <strong>da</strong> una composizione chimicavariabile entro lim<strong>it</strong>i defin<strong>it</strong>i, in genere ristretti, in equilibrio termodinamico in particolari condizionieffettivamente realizzate sulla Terra o nei corpi celesti accessibili all’uomo. La principale classificazionecristallochimica è stata elaborata <strong>da</strong>l tedesco H. STRUNZ nel 1938 (aggiornata nel 1970 con la MineralogischeTabellen - Lipsia) che propone nove classi che riportiamo con alcuni esempi tra i minerali più noti.I - ELEMENTI. Si presentano spesso come elementi nativi. Abbiamo già avuto modo di c<strong>it</strong>are il diamante ela graf<strong>it</strong>e (a propos<strong>it</strong>o del carbonio). Si possono anche ricor<strong>da</strong>re il rame (sotto forma di cristalli cubici o32


ottaedrici di colore rossastro), l’oro (rarissimi cristalli in granuli o pagliuzze, spesso diffusi in una matrice diquarzo), lo zolfo (in cristalli pirami<strong>da</strong>li o come impregnazioni e/o incrostazioni <strong>da</strong> giallo a nero),....II - SOLFURI. Sono composti dello zolfo, fra i quali mer<strong>it</strong>a c<strong>it</strong>are la calcopir<strong>it</strong>e (CuFeS 2 ) <strong>da</strong> cui si estrae ilrame, la galena (PbS) il principale minerale per l’estrazione del piombo, la pir<strong>it</strong>e (FeS 2 ) utile per laproduzione industriale dell’acido solforico,....III - ALOGENIDI. Il più noto è il comune sale <strong>da</strong> cucina (salgemma, NaCl; di cui si è ampiamente discussonel precedente cap<strong>it</strong>olo). Altri esempi sono la fluor<strong>it</strong>e (CaF 2 ) utile per la produzione dell’acido fluoridrico eper l’industria ottica, la silv<strong>it</strong>e (KCl) importante per la produzione di fertilizzanti,....IV - OSSIDI E IDROSSIDI. Gruppo cost<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o <strong>da</strong> numerosi minerali fra i quali la cupr<strong>it</strong>e (Cu 2 O) mineraleindustriale del rame e talvolta tagliata come gemma, la magnet<strong>it</strong>e e l’emat<strong>it</strong>e (Fe 3 O 4 ) importante perl’estrazione del ferro, il corindone (Al 2 O 3 ) gemma di pregio, l’opale (SiO 2·nH 2 O) una delle pietre preziose dimaggior valore, la baux<strong>it</strong>e (Al 2 O 3·nH 2 O) utilizzato per l’estrazione metallurgica dell’alluminio, la limon<strong>it</strong>e(Fe 2 O 3·nH 2 O),.... Anche il quarzo (SiO 2 ) è considerato un ossido, seppure meglio inseribile nella famiglia de<strong>it</strong>ettosilicati.Rame Oro ZolfoPir<strong>it</strong>e Salgemma Fluor<strong>it</strong>eMagnet<strong>it</strong>e Calc<strong>it</strong>e Malach<strong>it</strong>eBorace Gesso Mimet<strong>it</strong>e33


V - NITRATI, CARBONATI, BORATI. Dopo il gruppo dei silicati è il più numeroso. Fra essi c<strong>it</strong>iamo lamagnes<strong>it</strong>e (MgCO 3 ) fon<strong>da</strong>mentale per l’estrazione del magnesio, la sider<strong>it</strong>e (FeCO 3 ) utile per l’estrazione delferro, la calc<strong>it</strong>e e l’aragon<strong>it</strong>e (CaCO 3 ) il comune carbonato di calcio, la dolom<strong>it</strong>e (CaMgC 2 O 6 ) caratteristicadelle rocce delle Alpi Dolom<strong>it</strong>iche, la malach<strong>it</strong>e,.... a cui si possono ancora aggiungere altri esempi di boraticome la borace e la coleman<strong>it</strong>e.VI - SOLFATI. Fra i più noti c<strong>it</strong>iamo l’anidr<strong>it</strong>e (produzione di acido solforico, nell’industria cartaria e comepietra ornamentale per l’arch<strong>it</strong>ettura di interni) ed il gesso (materiale che si forma in ambienti evapor<strong>it</strong>ici). Diquesto gruppo fanno parte altri minerali più rari come cromati, molib<strong>da</strong>ti e wolframati.VII - FOSFATI, ARSENIATI, VANADATI. Sono minerali spesso considerati come gemme e/o percollezioni, fra le quali ricordiamo l’apat<strong>it</strong>e ed il turchese (fosfati), la mimet<strong>it</strong>e (arseniato), la tirol<strong>it</strong>e(arseniato),....VIII - SILICATI. È il gruppo più importante, suddiviso in diverse famiglie, come ampiamente sopraillustrato.IX - SOSTANZE ORGANICHE. Nel campo mineralogico sono poco importanti, fra i quali si possonoricor<strong>da</strong>re la whewell<strong>it</strong>e e l’ambra.34

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