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Il Teorema degli zeri di Hilbert e la geometria algebrica

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La (2) segue dal fatto che Z(T 1 ) ∪ Z(T 2 ) = Z(T 1 · T 2 ) per ogni coppia <strong>di</strong> sottoinsiemiT 1 , T 2 <strong>di</strong> C[x 1 , . . . , x n ] (dove T 1 · T 2 := {t 1 t 2 , ∀t i ∈ T i }).Infatti, sia a ∈ Z(T 1 ), allora f(a) = 0 per ogni f ∈ T 1 , quin<strong>di</strong> per ogni g ∈ T 2 abbiamofg(a) = f(a)g(a) = 0 e quin<strong>di</strong> a ∈ Z(T 1 · T 2 ). Dunque Z(T 1 ) ⊂ Z(T 1 · T 2 ); analogamentesi mostra che Z(T 2 ) ⊂ Z(T 1 · T 2 ) e quin<strong>di</strong> Z(T 1 ) ∪ Z(T 2 ) ⊂ Z(T 1 · T 2 ).Per l’inclusione opposta, sia a ∈ Z(T 1 · T 2 ); se a ∈ Z(T 1 ) abbiamo finito. Altrimentiesiste f ∈ T 1 tale che f(a) ≠ 0. Allora per ogni g ∈ T 2 , poiché 0 = (fg)(a) = f(a)g(a),otteniamo g(a) = 0 e quin<strong>di</strong> a ∈ Z(T 2 ).La (3) segue osservando che, se J è una qualsiasi collezione <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci, allora per ogniT j ⊂ C[x 1 , . . . , x n ] abbiamo ∩ j∈J Z(T j ) = Z(∪ j∈J T j ). Quest’ultima verifica è banale.Esercizio 2.1.1. Si <strong>di</strong>mostri che <strong>la</strong> topologia <strong>di</strong> Zariski su C non è <strong>di</strong> Hausdorff, <strong>di</strong>mostrandoche ogni aperto non vuoto <strong>di</strong> C è denso in C.La topologia <strong>di</strong> Zariski induce una topologia sulle varietà algebriche <strong>di</strong> C n per restrizione.Ovvero, data V ⊂ C n , i chiusi <strong>di</strong> V sono tutti e soli quelli ottenuti intersecando Vcon i chiusi (cioè le varietà ) <strong>di</strong> C n .Da ora in poi quin<strong>di</strong> le nostre varietà saranno dotate <strong>di</strong> una struttura topologica.Possiamo quin<strong>di</strong> considerare il concetto <strong>di</strong> funzioni e applicazioni continue. <strong>Il</strong> terminefunzione è <strong>di</strong> norma usato per denotare un’applicazione a valori nel campo <strong>di</strong> numeri <strong>di</strong>“base (il campo C nel nostro caso).Sulle nostre varietà possiamo considerare le funzioni determinate da polinomi.Consideriamo il caso <strong>di</strong> C n ; sia p ∈ C[x 1 , . . . , x n ], allora p definisce <strong>la</strong> funzione seguenteC n −→ Ca ↦→ p(a)è ovvio che due polinomi <strong>di</strong>versi definiscono funzioni <strong>di</strong>verse. Dunque C[x 1 , . . . , x n ] puòesser visto come un insieme <strong>di</strong> partico<strong>la</strong>ri funzioni su C n , dette funzioni rego<strong>la</strong>ri.Sia ora V ⊂ C n una varietà; un polinomio p definisce anche una funzione su V . Duepolinomi p e p ′ definiscono su V <strong>la</strong> stessa funzione se e solo se per ogni a ∈ V risultap(a) = p ′ (a), ovvero se e solo se p − p ′ ∈ I(V ). Sia I = I(V ); da quanto detto segueche l’anello quoziente C[x 1 , . . . , x n ]/I definisce un insieme <strong>di</strong> funzioni su V , dette funzionirego<strong>la</strong>ri. Dunque l’anello quoziente C[x 1 , . . . , x n ]/I ha una sua interpretazione geometrica;introduciamo <strong>la</strong> notazioneC[V ] := C[x 1, . . . , x n ].I(V )Per caratterizzare gli anelli <strong>di</strong> tipo C[V ] premettiamoOsservazione 2.1.2. Sia I ⊂ C[x 1 , . . . , x n ] un ideale. Allora I è un ideale ra<strong>di</strong>cale se esolo se C[x 1 , . . . , x n ]/I è un anello ridotto, ovvero, un anello privo <strong>di</strong> elementi nilpotenti. La<strong>di</strong>mostrazione è <strong>la</strong>sciata per esercizio (ricor<strong>di</strong>amo che un elemento nilpotente è un elementonon nullo f tale che esiste d ∈ N per cui f d = 0.Dunque <strong>la</strong> corrispondenza biunivoca descritta in 2.0.14 tra varietà in C n e ideali ra<strong>di</strong>caliin C[x 1 , . . . , x n ] induce una corrispondenza biunivoca tra l’insieme <strong>di</strong> tutte le varietà in C n el’insieme <strong>di</strong> tutti i quozienti <strong>di</strong> C[x 1 , . . . , x n ] che siano privi <strong>di</strong> nilpotenti. Più precisamente,tale corrispondenza è infatti un’equivalenza <strong>di</strong> categorie che inverte i morfismi. Questosignifica che ad ogni omomorfismo λ : C[V ] −→ C[V ′ ] corrisponde un unico morfismo <strong>di</strong>varietà Φ : V ′ −→ V tale che λ coincide con il pull-back <strong>di</strong> funzione tramite Φ.8(5)

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