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A 1. I modificatori nominali1 Abbiamo finora considerato le relazioni ...

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15 – AGGETTIVI E ALTRI MODIFICATORI<strong>1.</strong> I <strong>modificatori</strong> nominali 1<strong>Abbiamo</strong> <strong>finora</strong> <strong>considerato</strong> <strong>le</strong> <strong>relazioni</strong> predicato-argomento, analizzando<strong>le</strong> in termini disaturazione (applicazione funziona<strong>le</strong>). In questo capitolo affronteremo un altro tipo dicombinazione sintattica, la modificazione. Per semplicità, utilizzeremo soltanto nomicomuni singolari ed ometteremo dal<strong>le</strong> rappresentazioni sintattiche la categoria PlP.Consideriamo una descrizione definita come (1):(1) il ragazzo ing<strong>le</strong>seL’aggettivo ing<strong>le</strong>se costituisce un modificatore del nome comune, ossia contribuisce uncontenuto descrittivo che viene in qualche modo composto con quello del nome. Sul pianosintattico, la modificazione viene usualmente rappresentata attraverso l’aggiunzione: ilsintagma dell’aggettivo (AP) è aggiunto alla categoria NP, provocando la scissione di questacategoria in due segmenti, che corrispondono al<strong>le</strong> etichette cerchiate nel grafo ad albero: 2(1) DPDNPNPAPil N Aragazzoing<strong>le</strong>seL’aggiunzione esprime la facoltatività del modificatore: NP è una categoria sintatticamentecomp<strong>le</strong>ta con o senza l’AP.Oltre ad essere facoltativi, i <strong>modificatori</strong> sono illimitati per numero, almeno in linea diprincipio:(2) il bellissimo ragazzo ing<strong>le</strong>se biondo1 La discussione in questo capitolo è largamente basata su Partee (1995).2 Cfr. Donati (2002, § 4.3).


2In questo i <strong>modificatori</strong> differiscono radicalmente dagli argomenti, che, come sappiamo,hanno un numero massimo fissato dalla va<strong>le</strong>nza argomenta<strong>le</strong> dell’e<strong>le</strong>mento <strong>le</strong>ssica<strong>le</strong> con cuisi combinano. Un nome relaziona<strong>le</strong> come amico, ad esempio, esprime una relazione tra dueindividui, e perciò denota una funzione di tipo ; 3 il nome amico può essereutilizzato lasciando implicito l’argomento, come in (3a), 4 oppure realizzandolo con unsintagma preposiziona<strong>le</strong>, come in (3b), ma non possiamo aggiungere liberamente più di unargomento, cfr. (3c):(3) a. [ DP l’ [ NP amico]] 5b. [ DP l’ [ NP amico [ PP di [ NP Harry]]]]c. * [ DP l’ [ NP amico [ PP di [ NP Harry]] [ PP di [ NP Hermione]]]] 6In sintesi:La modificazione è facoltativa e liberamente ricorsiva.Come viene interpretata la modificazione del nome?Ragioniamo prima in termini insiemistici. Sappiamo che [[ragazzo]] è la funzionecaratteristica di un insieme di individui, e così pure [[ing<strong>le</strong>se]] (cap. 2, § 6) . Inoltre, l’interacategoria NP – corrispondente alla parte dell’albero che ha la radice nel segmento NP piùalto – deve avere una denotazione dello stesso tipo, che possa costituire l’input dellafunzione denotata dall’articolo determinativo (cfr. cap. 4, (7)). La composizione semanticadeve dunque partire da due insiemi e produrre un altro insieme. L’operazione insiemistica3 Cfr. cap. 3, esempio (7).4 Non possiamo qui approfondire la prob<strong>le</strong>matica assai comp<strong>le</strong>ssa degli argomenti impliciti.5 La notazione utilizzata in (3), con <strong>le</strong> cosiddette parentesi etichettate, è un modo dirappresentare <strong>le</strong> strutture sintagmatiche alternativo ai più ingombranti grafi ad albero. Laparentesi quadra etichettata [ XP indica il confine inizia<strong>le</strong> di un costituente XP, mentre laparentesi di chiusura ] indica il suo confine fina<strong>le</strong>; tutto ciò che è racchiuso entro la coppiadi parentesi è interno al costituente XP. Si usa etichettare solo la parentesi di apertura e nonquella di chiusura: questo rende la notazione più concisa, ma meno trasparente. Il <strong>le</strong>ttoredovrà dotarsi di un po’ di pazienza, e dopo qualche esempio, sarà in grado di ‘<strong>le</strong>ggere’ <strong>le</strong>parentesi etichettate ricavandone la struttura sintagmatica intesa.6 Naturalmente (3c) è accettabi<strong>le</strong> se i due PP sono uniti dalla congiunzione e, su cui si vedaancora il cap. 3, esercizio svolto 2.


3più plausibi<strong>le</strong> è l’intersezione. Notiamo infatti che l’enunciato (4), in cui il predicatonomina<strong>le</strong> contiene un nome modificato, implica 7 gli enunciati (5) e (6):(4) Thomas è un ragazzo ing<strong>le</strong>se.(5) Thomas è un ragazzo.(6) Thomas è ing<strong>le</strong>se.L’implicazione si spiega se assumiamo che [[ragazzo ing<strong>le</strong>se]] denoti l’intersezione [[ragazzo]]∩ [[ing<strong>le</strong>se]]: infatti, se l’individuo [[Thomas]] appartiene alla intersezione tra i due insiemi,necessariamente appartiene anche a ciascuno dei due insiemi di partenza. Possiamo quindiformulare laIpotesi dell’intersezioneData la struttura [ NP1 NP2 AP], l’interpretazione semantica è [[NP2]] ∩ [[AP]] .L’ipotesi dell’intersezione spiega immediatamente la libera ricorsività della modificazione,poiché l’intersezione – al contrario della saturazione – può essere liberamente iterata: ilrisultato dell’intersezione tra due insiemi A e B è ancora un insieme C, che a sua volta puòessere ulteriormente intersecato con un altro insieme D, e così via.L’ipotesi dell’intersezione si estende anche ai <strong>modificatori</strong> preposizionali:(7) il ragazzo di ManchesterPoiché qui ragazzo è un nome non relaziona<strong>le</strong>, 8 il PP non è un argomento che saturi unava<strong>le</strong>nza, ma un modificatore aggiunto a NP. La preposizione di in questo caso non èsemanticamente irri<strong>le</strong>vante, ma esprime la relazione di provenienza, e il PP modificatoredenota l’insieme di entità che provengono da Manchester; questo insieme viene intersecatocon l’insieme denotato dal nome comune.7 In ogni circostanza in cui (4) è vero, sono veri anche (5) e (6). Assumiamo per semplicitàche all’interno del predicato nomina<strong>le</strong>, l’articolo indeterminativo un sia semanticamenteirri<strong>le</strong>vante.8 In realtà può funzionare come nome relaziona<strong>le</strong> in altri casi (dove equiva<strong>le</strong> più o meno a‘partner maschio’):(i) Thomas è il ragazzo di Jenny.


4Prima di vedere in dettaglio questo passaggio, tuttavia, dobbiamo chiederci se l’ipotesidell’intersezione sia effettivamente adeguata per tutti i <strong>modificatori</strong> nominali.2. Comportamenti non intersettivi.In realtà non è così: ci sono molti aggettivi che non funzionano in modo intersettivo.(8) Francis è un abi<strong>le</strong> chirurgo. (Partee 1995, 324)L’enunciato (8) implica sicuramente (9), e a prima vista implica anche (10):(9) Francis è un chirurgo(10) Francis è abi<strong>le</strong>Ma ora aggiungiamo (11):(11) Francis è un violinista.In base a (10), Francis appartiene all’insieme degli individui abili, e in base a (11) appartieneanche all’insieme dei violinisti. Data l’ipotesi dell’intersezione, la verità di (10) e (11)dovrebbe implicare la verità di (12):(11) Francis è un abi<strong>le</strong> violinista.Ma i parlanti intuiscono che questa implicazione non è valida: forse Francis è un pessimoviolinista, perché passa troppo tempo in ospeda<strong>le</strong> e troppo poco tempo ad esercitarsi colviolino. Questo mostra che l’aggettivo abi<strong>le</strong> non è intersettivo: l’implicazione da (8) a (10)non è valida. Intutivamente, (8) significa che Francis è abi<strong>le</strong> come chirurgo, ma non che èabi<strong>le</strong> tout court. Tuttavia, l’implicazione da (8) a (9) è sicuramente valida (un chirurgo abi<strong>le</strong> èun chirurgo): questo corrisponde alla proprietà della subsettività: 9Subsettività: [[ abi<strong>le</strong> NP]] ⊆ [[ NP]] .9 Questa proprietà può essere immaginata come un tratto semantico genera<strong>le</strong> associato acerti aggettivi nel <strong>le</strong>ssico, al pari della denumerabilità per i nomi comuni.


5Neppure la proprietà più debo<strong>le</strong> della sub-settività è però condivisa da tutti gli aggettivi:l’implicazione da (12a) a (12b) non è valida.(12) a. Gianni è un presunto ricettatore.b. Gianni è un ricettatore.Hanno un comportamento analogo gli aggettivi probabi<strong>le</strong> (ad es. in: il probabi<strong>le</strong> successore),sedicente, mancato (ad es. in: un filosofo mancato), ecc. 10 Questi aggettivi fanno riferimento amondi possibili alternativi rispetto alla circostanza di valutazione, e dunque mettono ingioco la dimensione intensiona<strong>le</strong> (che discuteremo nel cap. 9). Ciò che per ora importasottolineare è che l’esistenza di simili <strong>modificatori</strong> mette in dubbio la generalità di untrattamento intersettivo.3. Aggettivi vaghi e dipendenti dal contestoAltri aggettivi prob<strong>le</strong>matici sono quelli gradabili come alto, grosso etc:(13) a. Scabbers è un topo grosso.b. Scabbers è un anima<strong>le</strong>.c. Scabbers è un anima<strong>le</strong> grosso.La verità di (13a) e (13b) non implica la verità di (13c), mentre secondo l’ipotesidell’intersezione, l'implicazione dovrebbe essere valida:(14) a. scabbers ∈ [[topo]] ∩ [[ grosso]] →scabbers ∈ [[topo]]scabbers ∈ [[grosso]]b. scabbers ∈ [[anima<strong>le</strong>]]c. scabbers ∈ [[anima<strong>le</strong>]] & scabbers ∈ [[grosso]]→scabbers ∈ [[anima<strong>le</strong>]]∩ [[grosso]]Si noti anche che gli enunciati (13a) e (15) non sono contraddittori:10 Nel caso di (i), <strong>le</strong> intuizioni dei parlanti divergono:(i) a. Questo è un fuci<strong>le</strong> finto.b. Questo è un fuci<strong>le</strong>.


6(13) a. Scabbers è un topo grosso.(15) Scabbers è un anima<strong>le</strong> piccolo.Torniamo a (13a-c): intuitivamente, (13a) asserisce che il topo Scabbers è grosso rispettoalla dimensione media dei membri dell’insieme dei topi; (13c) invece asserisce che Scabbersè grosso rispetto alla dimensione media dei membri della classe degli animali: è chiaro chelo standard di dimensione media è diverso nei due casi. Questo suggerisce una soluzioneabbastanza semplice: l’insieme denotato dal NP modificato è l’insieme di riferimento inbase al qua<strong>le</strong> si stabilisce la linea di demarcazione tra l’estensione positiva e l’ estensionenegativa dell’aggettivo grosso.Eppure non è sempre così: ad esempio, nel<strong>le</strong> strutture predicative l’aggettivo non modificaun NP che possa fornire l’insieme di riferimento.(16) (La zia al nipotino di 4 anni): Sei proprio alto!Qui, la linea di demarcazione è in qualche modo fornita dal contesto della conversazione:l’aggettivo alto può significare qualcosa come ‘alto per un bambino di quattro anni’, oancora ‘alto rispetto all’ultima volta che ti ho visto’, 11 o ‘alto rispetto a quanto mi sareiaspettata’; in effetti, la linea di demarcazione non è esplicitata in modo univoco.Analogamente, nell’esempio (17) (Partee 1995, (17), 331) la linea di demarcazione è fornitadal contesto, poiché il NP modificato è lo stesso nei due enunciati, ma ciò che conta come«veramente grosso» per rendere vero (17a) non è sufficiente a rendere vero (17b).(17) a. Il mio nipotino ha fatto un pupazzo di neve veramente grosso.b. La squadra X ha fatto un pupazzo di neve veramente grosso (in una gara).Dunque, l’insieme denotato dal NP è uno dei modi in cui si può determinare una linea didemarcazione tra ciò che è alto, o grosso, e ciò che non lo è; ma questa demarcazione èsostanzialmente un parametro libero, il cui valore può essere determinato in modi diversi,attingendo al contesto discorsivo.11 La possibilità di paragonare altezze diverse è dovuta al fatto che alto è un aggettivogradabi<strong>le</strong>: infatti può costituire comparativi e superlativi (più alto, meno alto, altissimo). Inquesto libro non ci addentreremo nella semantica della gradabilità e della comparazione; sirimanda a Kennedy (2004) per una concisa introduzione al prob<strong>le</strong>ma.


7Vediamo qui un primo esempio di come il contesto – cioé il livello della pragmatica – puòcontribuire a determinare il contenuto effettivo di un enunciato, fissando appunto il valoredi un parametro libero che non è fissato dalla semantica intrinseca dell’aggettivo. 12 Inquesto modo, la vaghezza di aggettivi come grosso può essere ricondotta alla presenza di unparametro libero. E’ proprio la fissazione attraverso il contesto che ci permette di usare lostesso aggettivo in casi molto diversi, sia parlando di topi che di e<strong>le</strong>fanti. (Immaginiamocome sarebbe complicato il nostro <strong>le</strong>ssico se dovessimo avere aggettivi distinti per tutti icasi possibili...) La fissazione dei parametri liberi non pone alcun prob<strong>le</strong>ma ai parlanti, ma èinteressante notare che essa pone prob<strong>le</strong>mi comp<strong>le</strong>ssi per un sistema artificia<strong>le</strong> diinterpretazione del<strong>le</strong> lingue naturali (parser). 13 Approfondiremo questo aspettodell’interpretazione nel cap. 1<strong>1.</strong>Partee (1995, 336 sgg.) sottolinea che la dipendenza dal contesto non riguarda soltanto lalinea di demarcazione per gli aggettivi vaghi, ma è un fenomeno molto più genera<strong>le</strong>. Adesempio, un aggettivo come straniero ha un’estensione diversa secondo qua<strong>le</strong> parlante loenuncia: se il parlante è italiano, [[straniero]] denota l’insieme dei non-italiani, ma se ilparlante è svizzero, è l’insieme dei non-svizzeri. L’aggettivo può anche avere un ‘punto diancoraggio’ diverso dal parlante: l’enunciato Johann odia gli stranieri vuol dire che il mioconoscente tedesco odia tutti i non-tedeschi. Affiora qui la nozione di «punto di vista», sucui non potremo addentrarci (si veda Kuno 1987, Sells 1987; cfr. qui la nota 13).L’ipotesi del parametro libero offre una soluzione al prob<strong>le</strong>ma posto da (13): in (13a) e in(13c), il contesto fissa due linee di demarcazione diverse per l’estensione dell’aggettivo, eper questo motivo l’implicazione non va<strong>le</strong>. Tuttavia, all’interno di un singolo enunciato ilparametro libero è fissato univocamente dal contesto, e l’aggettivo grosso può essere<strong>considerato</strong> intersettivo.12 In alternativa, la linea di demarcazione può essere fissata esplicitamente attraverso unsintagma di misura, come in alto [due metri].13 Un tipo di vaghezza assai diverso nasce dal fatto che per gli aggettivi valutativi, la linea didemarcazione è perlopiù soggettiva: ciò che per i miei standard è un pessimo romanzopotrebbe essere un ottimo romanzo per i tuoi standard, anche se tu ed io avessimo <strong>le</strong>ttoesattamente gli stessi romanzi nella nostra vita. Alcune analisi recenti fanno ricorso ad unaltro parametro implicito fissato dal contesto, che stavolta corrisponde ad un individuosenziente: il ‘valutatore’ o contextual judge.


84. La modificazione in termini funzionaliVediamo ora come risolvere la composizione semantica tra il NP modificato e l’APmodificatore nella struttura (1), ripetuta qui sotto. Ancora una volta, partiamo da ciò chegià sappiamo, e svolgiamo un ragionamento type-driven, facendoci guidare dai tipi semanticidel<strong>le</strong> denotazioni che dobbiamo comporre: <strong>le</strong> scriveremo in pedice accanto ai nodidell’albero sintattico.(1) DPD NP1 NP2 AP Il N A ragazzo ing<strong>le</strong>se Sappiamo che [[ragazzo]] e [[ing<strong>le</strong>se]] sono di tipo ; i nodi N, NP2 da un lato, A e APdall’altro, ereditano queste denotazioni. Inoltre, anche la denotazione del nodo NP1 deveessere di tipo , poiché essa costituisce l’input della funzione di tipo denotata dall’articolo determinativo cfr. (cap. 4, § 2).E’ evidente che in questa configurazione non si può applicare la regola di composizione perapplicazione funziona<strong>le</strong> (cap. 3, § 7), che ripetiamo qui per comodità:Regola di composizione per applicazione funziona<strong>le</strong>Se una categoria sintattica ha due costituenti immediati, dove la denotazione di unodei due costituenti è una funzione, e la denotazione dell’altro costituente ricade neldominio di questa funzione, allora la denotazione dell’intera categoria risulta dallaapplicazione della funzione alla denotazione del costituente fratello.Poiché i costituenti immediati di NP1, NP2 e AP, sono entrambi di tipo , nessuno deidue ha una denotazione che ricade nel dominio della funzione denotata dall’altro. Lesoluzioni possibili sono almeno due:i) modificare il tipo semantico di uno dei due costituenti immediati, in modo da renderepossibi<strong>le</strong> l’applicazione funziona<strong>le</strong>; oppure


9ii) introdurre una nuova regola di composizione, distinta da quella per applicazionefunziona<strong>le</strong>.4.<strong>1.</strong> Soluzione con applicazione funziona<strong>le</strong>Riguardo alla soluzione (i), guardando il grafo (1) è faci<strong>le</strong> vedere qua<strong>le</strong> debba essere lasoluzione. Supponiamo di vo<strong>le</strong>r modificare il tipo semantico dell’AP in modo da renderepossibi<strong>le</strong> l’applicazione funziona<strong>le</strong>: 14 L’AP dovrà denotare una funzione che prende uninput di tipo e restituisce un output di tipo : ossia, una funzione di tipo.Questa soluzione è la più genera<strong>le</strong> possibi<strong>le</strong>: il modificatore ‘riceve in pasto’ la denotazionedell’NP modificato, e in linea di principio può utilizzarla in una varietà di modi, siaintersettivi che non. C’è però uno svantaggio: sappiamo che gli aggettivi intersettivi comeing<strong>le</strong>se possono fungere non solo da <strong>modificatori</strong>, ma anche da predicati (cf. cap. 2, § 6):(6) Thomas è ing<strong>le</strong>se.(7) TPNP e T′N T AP Thomas è Aing<strong>le</strong>seE’ chiaro che se il tipo ‘modificante’ viene ereditato fino al nodo T′,quest’ultimo non può prendere in input la denotazione del NP soggetto, che è di tipo e.Barbara Partee ha suggerito una soluzione basata sulla f<strong>le</strong>ssibilità dei tipi semantici.Secondo questa idea, gli aggettivi come ing<strong>le</strong>se hanno un tipo-base predicativo, cioé , elo mantengono in configurazioni di predicazione come (6); quando però si trovano inconfigurazione di aggiunzione, come in (1), la loro denotazione viene sol<strong>le</strong>vata al tipo da una regola di aggiustamento (type shifting) di questo genere:14 Naturalmente non prenderemo neppure in considerazione l’idea di semplificare il tipodella denotazione di AP, riducendolo ad e. Perché? (Per rispondere, il <strong>le</strong>ttore ripensi a qua<strong>le</strong>dominio denotaziona<strong>le</strong> corrisponde al tipo e: cfr. cap. 3, § 6).


10Regola di type shifting[[ AP ]] ⇒ [[ AP ]] [λy e . y ...][λf . [λy e . f(y) & [[ AP ]] (y)]Il tipo modificante prende in input la funzione denotata dal NPmodificato, che va a convertire la variabi<strong>le</strong> f. In questo modo, la denotazione del NP vienecongiunta (&) con la funzione [[AP]] denotata dal tipo predicativo . Più precisamente,non congiungiamo direttamente <strong>le</strong> due denotazioni di tipo , ma <strong>le</strong> applichiamo a dueoccorrenze della stessa variabi<strong>le</strong> x, che viene vincolata da un operatore λ esterno.Ricordiamo che la congiunzione è vera solo se entrambi i congiunti sono veri (cap. 1,§5.1). Quindi, la funzione denotata da NP+AP restituisce il valore 1 solo per <strong>le</strong> entità deldominio per <strong>le</strong> quali sia la denotazione del NP modificato, sia la denotazione [[AP]]restituiscono il valore 1: in tal modo, si caratterizza l’insieme degli individui cheappartengono ad entrambi gli insiemi caratterizzati dal<strong>le</strong> due funzioni congiunte, ovvero, sicaratterizza la loro intersezione.La f<strong>le</strong>ssibilità di tipo semantico potrebbe essere giustificata dall’osservazione che in alcunelingue, come il russo, gli aggettivi hanno forme morfologiche diverse secondo che sianousati in struttura predicativa o di modificazione (Partee 1995, 329).Le rego<strong>le</strong> di type shifting 15 richiedono di rinunciare all’assunto (tipico dell’approccio diMontague) che ogni categoria sintattica ha un unico tipo di denotazione, ma sotto ognialtro aspetto, sono pienamente compatibili con il principio di composizionalità.Vediamo dunque l’analisi composiziona<strong>le</strong> dell’esempio (1) secondo questa soluzione (analisibottom-up):(1) [ DP il [ NP2 [ NP1 ragazzo] [ AP ing<strong>le</strong>se]]][[ing<strong>le</strong>se]] = [λx e . x ing<strong>le</strong>se](denotazione del tipo-base )[[AP]] =[[A]] =[[ing<strong>le</strong>se]] = [λx e . x ing<strong>le</strong>se](per eredità)[[NP1]] =[[N]] =[[ragazzo]] = [λz e . z ragazzo] (per eredità)Al punto di combinazione tra NP1 e AP, si ri<strong>le</strong>va una situazione di incongruenza di tipo(type mismatch): i due costituenti hanno entrambi denotazioni di tipo , e lacomposizione non può avvenire per applicazione funziona<strong>le</strong>. La denotazione dell’AP vienequindi sol<strong>le</strong>vata al tipo dalla regola di type shifting:15 Cfr. Partee (1987) per una discussione genera<strong>le</strong>, applicata però ad altri casi.


11[[AP]] = [λf . [λy e . f(y) & [[ AP ]](y)] =(per type shifting)= [λf . [λy e . f(y) & [λx e . x ing<strong>le</strong>se] (y)]Questa funzione caratterizza l’insieme degli individui che appartengono all’insiemecaratterizzato da f e inoltre hanno la proprietà di essere ing<strong>le</strong>si. 16[[ragazzo ing<strong>le</strong>se]] = [[ [ AP ing<strong>le</strong>se]]] ([[ [ NP2 ragazzo] ]] ) =a. = [λf . [λy e . f(y) & [λx e . x ing<strong>le</strong>se] (y)] ([[ [ NP2 ragazzo] ]] ) =a′. = [λy e . [[ [ NP2 ragazzo] ]] (y) & [λx e . x ing<strong>le</strong>se] (y)] =b. = [λy e . [λz e . z ragazzo] (y) & [λx e . x ing<strong>le</strong>se] (y)] 17 =c. = [λy e . y ragazzo & y ing<strong>le</strong>se]. 18Vediamo meglio questi passaggi.Nella riga a′., [[ [ NP2 ragazzo] ]] ha sostituito l’occorrenza della variabi<strong>le</strong> f nella descrizionedel valore della funzione denotata dall’AP, facendo cadere il primoprefisso lambda (per lambda conversione: cfr. cap. 3, § 5).Nella riga b., [[ [ NP2 ragazzo] ]] viene sostituito con l’effettiva denotazione del nome ragazzo,cioé la funzione di tipo : [λz e . z ragazzo].Si arriva alla riga c. tramite un passaggio di lambda conversione all’interno della descrizionedi valore: la variabi<strong>le</strong> y (vincolata dal prefisso lambda più esterno) va a convertire lavariabi<strong>le</strong> z nella descrizione di valore della funzione caratteristica [λz e . z ragazzo] e lavariabi<strong>le</strong> x nella descrizione di valore della funzione caratteristica [λx e . x ing<strong>le</strong>se]. Nondeve soprenderci che <strong>le</strong> variabili z e x possano essere convertite da un’altra variabi<strong>le</strong>, y:quest’ultima ‘sta per’ un oggetto di tipo e, quindi è congruente con il tipo di z e di x.Torniamo ora agli aggettivi non intersettivi. E’ importante notare che questi aggettivi nonpossono avere funzione predicativa:16 Questa proprietà è tutt’altro che semplice, in quanto prende accezioni diversi in casidiversi: in ragazzo ing<strong>le</strong>se, è la proprietà di avere nazionalità britannica, ma in <strong>le</strong>tteratura ing<strong>le</strong>se,sarà una proprietà un po’ diversa. Questi aspetti rientrano nel<strong>le</strong> comp<strong>le</strong>ssità della semantica<strong>le</strong>ssica<strong>le</strong>, che qui lasceremo da parte (cfr. cap. 2, § 4).17 Si noti che alla riga a. potremmo sostituire subito ([[ [ NP2 ragazzo] ]]) con la suadenotazione, scrivendo: [λf .[λx e . f(x) & [λx e . x ing<strong>le</strong>se] (y)] ([λy e . y ragazzo]). In questomodo, la lambda-conversione della variabi<strong>le</strong> f ci porterebbe direttamente alla riga b., senzapassare per la riga a′.18 A questa funzione caratteristica si applica poi l’operatore σ denotato dall’articolodeterminativo. Il <strong>le</strong>ttore è invitato a derivare la denotazione dell’intero DP, seguendo ilmodello dell’esempio (7) del cap. 4 (e ricordando la condizione di unicità per <strong>le</strong> descrizionidefinite singolari).


12(18) ! Gianni è presunto.Questo suggerisce che gli aggettivi non intersettivi non abbiamo mai un tipo-base . Inlinea di principio, potremmo adottare come tipo-base ; ma in realtà, questiaggettivi agiscono in genere non sulla estensione, ma sulla intensione del NP chemodificano.Per rendercene conto, consideriamo ad esempio l’aggettivo presunto. Supponiamo che inuna data circostanza di valutazione, la funzione [λy. y mago] caratterizzi esattamente lostesso insieme che è caratterizzato dalla funzione [λz. z londinese]: ossia, tutti gli abitantidi Londra sono maghi, e tutti i maghi sono abitanti di Londra. In questa circostanza, <strong>le</strong>denotazioni di mago e londinese sono estensionalmente equiva<strong>le</strong>nti. Ma in questa circostanzapotremmo dire del signor Harvey di Edinburgo: Harvey è un presunto mago. Intuitivamente,questo enunciato non è equiva<strong>le</strong>nte all’enunciato: Harvey è un presunto londinese; ad esempio,un parlante che conosce la provenienza di Harvey, e che ha notato strani comportamenti daparte sua (come maneggiare una bacchetta di <strong>le</strong>gno e pronunciare strane paro<strong>le</strong>), sarebbedisposto ad asserire il primo enunciato, ma non si sognerebbe di asserire il secondo. Unasemantica puramente estensiona<strong>le</strong> non può catturare questa differenza, perchél’applicazione di [[presunto]] al<strong>le</strong> due funzioni estensionalmente equiva<strong>le</strong>nti dovrebbeprodurre esattamente lo stesso risultato. 19 L’aggettivo presunto richiede invece in inputl’intensione del NP modificato. In questo senso, è corretta l’idea che l’aggettivo denoti unafunzione che prende come argomento il NP modificato, ma in effetti, prende in inputl’instensione del NP modificato. Ritorneremo sul prob<strong>le</strong>ma del<strong>le</strong> intensioni nel cap. 9.4.2. Modificazione intersettiva tramite congiunzionePer quanto riguarda i <strong>modificatori</strong> intersettivi, è possibi<strong>le</strong> anche una seconda soluzione:introdurre una nuova regola di composizione semantica, che interpreta direttamente lamodificazione tramite la congiunzione di due funzioni caratteristiche di tipo : 2019 Questo è un caso particolare del prob<strong>le</strong>ma della sostituibilità, di cui par<strong>le</strong>remo piùampiamente nel cap. 9, § <strong>1.</strong>20 Cf. la regola T4 di Barwise & Cooper (1981, 90).


13Modificazione intersettiva tramite congiunzioneSe una categoria sintattica ha due costituenti immediati β e γ che hanno entrambi unadenotazione di tipo , allora la denotazione dell’intera categoria risulta dallaapplicazione congiunta del<strong>le</strong> denotazioni di β e γ: [λx. [[β]] (x) & [[γ]] (x)]Anche in questo caso, non congiungiamo direttamente <strong>le</strong> due denotazioni di tipo , ma<strong>le</strong> applichiamo a due occorrenze della stessa variabi<strong>le</strong> x, che viene vincolata da un operatoreλ esterno. E’ da notare che questo operatore λ non ha origine nella denotazione di uno deidue nodi fratelli (il modificatore), come era invece nella prima soluzione con type-shifting;esso viene inserito dalla regola di composizione nel momento in cui si compone ladenotazione di β e γ. Ciò che otteniamo è, di nuovo, la funzione caratteristica dell’insiemedegli individui per i quali sia la funzione denotata da β, sia la funzione denotata da γ,restituiscono il valore 1 (vero): cioé, l’insieme degli individui che appartengono ad entrambigli insiemi caratterizzati dal<strong>le</strong> denotazioni di β e di γ – ossia, di nuovo, la funzionecaratteristica dell’intersezione di questi due insiemi.Ecco la composizione semantica bottom-up per l’ esempio (1) secondo questa soluzione:(1) [ DP il [ NP2 [ NP1 ragazzo] [ AP ing<strong>le</strong>se]]][[ragazzo]] = [[ N]] = [[ NP2 ]] = [λz e . z ragazzo] (per eredità)[[ing<strong>le</strong>se]] = [[ A]] = [[ AP ]] = [λy e . y ing<strong>le</strong>se] (per eredità)[[NP1]] = [λx e . [[NP2]] (x) & [[AP]] (x)] (modif. tramite congiunzione)= [λx. [λz. z ragazzo] (x) & [λy. y ing<strong>le</strong>se] (x) ] (sostituzione)= [λx. [λz. z ragazzo] (x) & [λy. y ing<strong>le</strong>se] (x)] (doppia λ-conversione)= [λx. x ragazzo & x ing<strong>le</strong>se]Ciò che otteniamo all’ultima riga, come denotazione di NP1, è di nuovo la funzionecaratteristica dell’insieme di individui che hanno sia la proprietà di essere ragazzi, sia laproprietà di essere ing<strong>le</strong>si.Per quanto riguarda i <strong>modificatori</strong> intersettivi, la soluzione con type-shifting e lacomposizione tramite congiunzione sono equiva<strong>le</strong>nti. Naturalmente, quest’ultima non puòessere utilizzata per gli aggettivi non intersettivi, ad es. presunto, poiché questi non possonoessere analizzati attraverso la congiunzione di due funzioni indipendenti. E’ interessantenotare come una proprietà semantica molto genera<strong>le</strong> ed intuitiva – la non intersettività –


14esclude un certo tipo di analisi composiziona<strong>le</strong>. Tra un passaggio di conversione e l’altro, èimportante non perdere mai di vista ciò che effettivamente stiamo analizzando: <strong>le</strong> nostreintuizioni semantiche.5. Conseguenze del principio di composizionalitàLe strutture di modificazione ci permettono anche di mettere in luce un possibi<strong>le</strong>meccanismo di feedback tra analisi sintattiche e analisi semantiche (Partee 1975, 230-231).Supponiamo di assumere, al posto di (1), una struttura di modificazione in cui l’AP siaggiunge alla categoria DP anziché all’NP:(19) DP1DP2 eAP / D NP A N ing<strong>le</strong>se il ragazzo In una simi<strong>le</strong> struttura, l’operatore σ denotato da D prende come argomento la funzionecaratteristica denotata dall’NP, restituendo al livello DP2 una denotazione di tipo e (entità);questa deve poi comporsi con la denotazione dell’AP modificatore. Se l’AP denota unafunzione di tipo , questa non può prendere come argomento unadenotazione di tipo e: dunque, non c’è modo di proseguire. Se invece l’AP denota unafunzione di tipo , questa può prendere come argomento la denotazione di DP2, maciò che otteniamo al livello DP1 è un valore di verità. Avremmo così la conseguenzaassurda che un sintagma come «il ragazzo ing<strong>le</strong>se» denoterebbe il valore vero o il valorefalso, cioé sarebbe equiva<strong>le</strong>nte all’enunciato: il ragazzo è ing<strong>le</strong>se. Naturalmente, in unastruttura come (19) non possiamo comporre tra loro <strong>le</strong> denotazioni di NP e AP, perchéquesto vio<strong>le</strong>rebbe il principio di composizionalità.Parafrasando <strong>le</strong>ggermente <strong>le</strong> paro<strong>le</strong> di Partee (1975, 231), 21 possiamo dire che l’analisicomposiziona<strong>le</strong> più natura<strong>le</strong> della modificazione richiede che si componga prima la21 Il ragionamento della Partee riguardava in realtà <strong>le</strong> frasi relative restrittive, che sono unaltro tipo di modificatore nomina<strong>le</strong> di cui ci occuperemo più avanti (cap. 8, § 5).


15proprietà denotata dal modificatore con la proprietà denotata dall’NP, e poi si applichi alrisultato l’operatore denotato dall’articolo determinativo. Se <strong>le</strong> rego<strong>le</strong> sintattiche esemantiche devono corrispondersi nella struttura composiziona<strong>le</strong>, allora anche dal punto divista sintattico, il modificatore deve combinarsi con l’NP per formare un NP espanso, el’articolo determinativo deve combinarsi con quest’ultimo.L’ultima affermazione che ho appena parafrasato è, dal punto di vista degli assunti teoricigenerali, una bomba atomica. Il ragionamento di Partee porta alla conclusione che, laddovei dati puramente sintattici lasciano aperta la scelta tra due analisi strutturali possibili, adesempio tra (1) e (19), la scelta può essere decisa dalla considerazione di qua<strong>le</strong> del<strong>le</strong> duestrutture si presta meglio ad una interpretazione composiziona<strong>le</strong> natura<strong>le</strong>. 22 In altri termini,la semantica composiziona<strong>le</strong> deve sì basarsi su una sintassi esplicita per il frammento inesame, ma in alcuni casi può ‘guidare’ l’analisi sintattica, con una sorta di meccanismo difeedback, in virtù del requisito di stretto paral<strong>le</strong>lismo imposto dal principio dicomposizionalità. Come si può immaginare, questa proposta metodologica non eraaccettabi<strong>le</strong> per quei sintatticisti che aderivano in modo assai radica<strong>le</strong> alla tesi dell’autonomiadella sintassi (cfr. cap. 1, § 1).Esercizi<strong>1.</strong> Distinguere fra i seguenti aggettivi quali sono intersettivi, quali subsettivi, quali néintersettivi né subsettivi (nel<strong>le</strong> loro accezioni più generali): viola, possibi<strong>le</strong>, adeguato, al<strong>le</strong>gro,tentato, cartaceo, mediocre.2. Assumendo <strong>le</strong> seguenti denotazioni insiemistiche per una data circostanza di valutazione:[[ragazzo]] = {harry, ron, fred, george}[[serio]] 23 = {harry, ron, hermione, ginny}si specifichi la denotazione della descrizione definita: i ragazzi seri.3. Specificare la struttura sintattica e la composizione semantica per il DP:(19) il ragazzo di Manchesterassumendo (in questo caso) la seguente semantica <strong>le</strong>ssica<strong>le</strong> per la preposizione di:[[di]] = [λx. [λy. y proviene-da x]]22 Naturalmente – la stessa Partee lo ammette – in linea di principio è possibi<strong>le</strong> cercare dimodificare l’analisi semantica in modo da interpretare composizionalmente una strutturacome (19); ma la domanda pertinente è se questa analisi alternativa sia altrettanto natura<strong>le</strong>ed e<strong>le</strong>gante quanto l’analisi basata su (1).23 Il tratto di genere dell’aggettivo è semanticamente irri<strong>le</strong>vante; esso risulta dall’accordosintattico con il NP modificato.


16Soluzioni<strong>1.</strong> Intersettivi: viola, al<strong>le</strong>gro, cartaceo. Subsettivi: adeguato, mediocre. Né intersettivi né subsettivi:possibi<strong>le</strong>, tentato.2. [[ [ NP1 [ NP2 ragazzo] [ AP serio]] ]] = {harry, ron, fred, george} ∩ {harry, ron, hermione,ginny} = {harry, ron}[[ragazz-i ser-i]] = [[ [ PlP Pl NP] ]] = *({harry, ron}) = {harry, ron, harry+ron}[[ i ragazzi seri]] = [[ [ DP D PlP] ]] = σ ({harry, ron, harry+ron}) = harry+ron.Si ricordi che:– Pl denota l’operatore *, che genera un semireticolo a partire da un insieme di atomi (qui,un semireticolo minimo generato da due soli atomi, harry e ron);– L’operatore σ, denotato da D, prende in input il semireticolo denotato da PlP e restituiscein output l’e<strong>le</strong>mento massimo del semireticolo, cioé la pluralità harry+ron. Questa pluralitàè una entità di tipo e: per questo motivo non è racchiusa tra <strong>le</strong> parentesi graffe, cheindicano la definizione di un insieme.3. DPDNP1NP2PPil N P NPragazzo di NManchester[[ [ NP Manchester] ]] = manchester[[di]] = [λx. [λy. y proviene-da x]][[ [ PP di Manchester] ]] = [[di]] ([[ [ NP Manchester] ]]) = [λx.[λy. y proviene-da x]](manchester)= [λy. y proviene-da manchester][[ [ NP2 ragazzo] ]] = [λz. z ragazzo]A questo punto, possiamo procedere attraverso <strong>le</strong> due soluzioni alternative.– Cominciamo con la modificazione tramite congiunzione:[[NP1]] = [λu. [[NP2]] (u) & [[PP]] (u)] == [λu. [λz. z ragazzo] (u) & [λy. y proviene-da manchester](u)]


17= [λu. u ragazzo & u proviene-da manchester]– Se vogliamo procedere per applicazione funziona<strong>le</strong>, invece, dobbiamo sol<strong>le</strong>vare il tiposemantico del PP modificatore:[[ [ PP di Manchester] ]] = [λf . [λu e . f(u) & [λy. y proviene-da manchester](u)][[NP1]] = [[PP]] ([[NP2]]) == [λf. [λu. f(u) & [λy. y proviene-da manchester](u)] ([λz. z ragazzo])= [λu. [λz. z ragazzo] (u) & [λy. y proviene-da manchester](u)]= [λu. u ragazzo & u proviene-da manchester]Il resto della composizione è identico nei due casi:[[D]] = σ[[DP]] = σ( [[NP1]]) = la pluralità massima x ta<strong>le</strong> che x ragazzo & x proviene-da manchesterSi ricordi che σ può applicarsi solo se [[NP1]] caratterizza un insieme con un solo membro(nella circostanza di valutazione).Domande<strong>1.</strong> Come si rappresenta sintatticamente la modificazione del nome?2. Che cosa si intende per ipotesi dell’intersezione?3. L’ipotesi dell’intersezione ha validità genera<strong>le</strong>? Discutere con esempi.4. Come si può trattare la vaghezza di aggettivi come alto o grosso?5. Come si può ridurre la composizione semantica tra l’NP e il modificatore ad un caso diapplicazione funziona<strong>le</strong>?6. Qua<strong>le</strong> regola di composizione alternativa si può applicare nel caso dei <strong>modificatori</strong>intersettivi?8. Molti aggettivi presentano accezioni diverse a seconda del nome comune con cui sicombinano: ad es., corpo nudo vs. nuda proprietà (cfr. anche la nota 15) Fornire almeno unaltro esempio. Qua<strong>le</strong> del<strong>le</strong> due rego<strong>le</strong> di composizione è compatibi<strong>le</strong> con questo tipo di‘f<strong>le</strong>ssibilità’?7. In che modo il meccanismo composiziona<strong>le</strong> potrebbe determinare la scelta fra analisisintattiche alternative?

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