Il ruolo delle ATI nella riforma del trasporto pubblico locale: il caso ...
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per acquisizioni successive- e <strong>del</strong> ricorso alle transazioni di mercato.Secondo Ménard (1995) “essesi caratterizzano per combinazioni specifiche tra incentivi di mercato e modalità di coordinamentoche implicano qualche forma di relazione gerarchica. Si sv<strong>il</strong>uppano essenzialmente quando letransazioni interessano asset specifici, ma non così specifici da giustificare l’integrazione o quando lafrequenza <strong><strong>del</strong>le</strong> transazioni è abbastanza bassa e richiede lo sv<strong>il</strong>uppo di relazioni personali tra icontraenti.” Hodgson (1988) osserva inoltre che spesso le relazioni contrattuali possono essere cosìformalizzate da condurre a transazioni fra partecipanti non dissim<strong>il</strong>i da quelle che avvengonoall’interno di una impresa. Ouchi (1979 ) osserva, infine, che queste relazioni fra i partecipanti hannocaratteristiche di clan.Perché si stringono le alleanze? Richardson (1972) per primo ha messo in evidenza come gliaccordi rappresentino la più efficace forma di espansione quando le imprese intendono sv<strong>il</strong>uppareattività complementari che risultano di diffic<strong>il</strong>e realizzazione a causa <strong>del</strong>lo sforzo richiesto in terminidi sk<strong>il</strong>ls ,know how, produzione e struttura organizzativa. In Italia Mariti (1980 )ha sottolineato <strong>il</strong>r<strong>il</strong>ievo degli accordi come soluzioni di second best, allorché consentono di limitare l’impiego <strong><strong>del</strong>le</strong>risorse investite <strong>nella</strong> ricerca e <strong>nella</strong> produzione e in un successivo lavoro con Sm<strong>il</strong>ey (1982) har<strong>il</strong>evato che le motivazioni principali che spingono le imprese verso gli accordi sono lacomplementarietà tecnologica, la ricerca di economie di scala e l’ampliamento <strong>del</strong> mercatoSecondo W<strong>il</strong>liamson, invece, (1975-1981) l’accordo è conveniente quando lo sv<strong>il</strong>uppo interno èconsiderato a rischio elevato, quando cioè <strong>il</strong> ritorno <strong>del</strong>l’investimento è previsto decrescente equando i costi di espansione tendono a crescere e i rischi appaiono elevati.A questa fitta schiera di opinioni favorevoli si può aggiungere negli anni recenti la tesi di Baumolche nel 2001 ha fornito sull’International Journal of Industrial Organisation un’elegante prova <strong><strong>del</strong>le</strong>condizioni in cui l’accordo fra imprese aumenta <strong>il</strong> benessere se riguarda l’innovazione .Ma è diffic<strong>il</strong>e trovare <strong>nella</strong> teoria economica argomenti teorici a favore <strong>del</strong>la collaborazione traimprese, i quali danno vita a “aggregati interorganizzativi in cui i confini tra imprese diventanoprogressivamente meno distinguib<strong>il</strong>i e permeab<strong>il</strong>i e in cui le relazioni tra le imprese diventanocontinuative, richiedendo un coordinamento tra le parti fino a condizionare e <strong>il</strong> comportamento <strong><strong>del</strong>le</strong>imprese coinvolte” 8 .Si trovano dunque sostanzialmente spiegazioni endogene, che nascono cioè all’interno <strong>del</strong>l’impresache deve risolvere problemi tecnici, organizzativi e finanziari per l’attuazione <strong>del</strong>la propria strategie.8 Zerbini, Liberalizzazione dei mercati e strategie di sv<strong>il</strong>uppo tramite accordi.9