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Social Housing e agenzie pubbliche per la casa - Federcasa

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Dexia Crediop S.p.A.<strong>Social</strong> <strong>Housing</strong> e<strong>agenzie</strong> <strong>pubbliche</strong><strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong>Ricerca realizzata daC E N S I Sin col<strong>la</strong>borazione con


868_08Il presente dossier è l’esito di un <strong>la</strong>voro comune tra Dexia-Crediop (committente del<strong>la</strong> ricerca), FondazioneCensis (incaricata del rapporto) e Feder<strong>casa</strong> che ha raccolto e fornito i dati riguardanti le <strong>agenzie</strong> territoriali<strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong> e le politiche regionali.Il testo del rapporto è stato redatto, sotto il coordinamento di Giuseppe Roma, da Stefano Sampaolo e SilviaCataldo del<strong>la</strong> Fondazione Censis, che si sono potuti avvalere del prezioso contributo di tutto il gruppo di<strong>la</strong>voro. Anna Maria Pozzo e Francesca Perugia del<strong>la</strong> Direzione Nazionale di Feder<strong>casa</strong> si sono occupate del<strong>la</strong>stesura del capitolo 6 e del<strong>la</strong> raccolta delle best practices; Fabio Vittorini e Alberto Brandolini <strong>per</strong> DexiaCrediop hanno curato <strong>la</strong> stesura del capitolo 5.2


INDICE1. Introduzione Pag. 11.1. Obiettivi e contenuti principali del<strong>la</strong> ricerca “ 11.2. L’artico<strong>la</strong>zione del rapporto “ 62. Le ragioni del<strong>la</strong> centralità del social housing “ 72.1. Limiti e contraddizioni delle dinamiche recenti “ 72.2. La crisi del comparto dell’affitto “ 133. I principali fattori di spinta del<strong>la</strong> domanda “ 173.1. L’atomizzazione delle famiglie “ 173.2. Giovani e processi di autonomizzazione “ 193.3. Immigrazione, <strong>casa</strong> e processi di inserimento “ 253.4. Anziani e condizione abitativa “ 304. Il patrimonio pubblico: dimensioni, utenza e gestione “ 364.1. Il profilo generale del patrimonio “ 364.2. Gli aspetti gestionali “ 404.3. Il profilo dell’utenza “ 485. Le Aziende Casa “viste” attraverso i bi<strong>la</strong>nci “ 555.1. Il campione oggetto di analisi “ 555.2. I dati aggregati dell’esercizio 2006 “ 585.3. I dati aggregati del trend 2004 - 2006 “ 615.4. Considerazioni conclusive “ 646. Il quadro delle politiche regionali “ 666.1. L’evoluzione delle politiche nazionali e delrapporto Stato-Regioni “ 666.2. Regioni, diritto al<strong>la</strong> <strong>casa</strong>, criteri <strong>per</strong> l’accesso “ 676.3. Le politiche delle Regioni fra aiuto al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona edaiuto all’investimento “ 686.4. I bi<strong>la</strong>nci regionali e l’investimento sul tema “<strong>casa</strong>” “ 806.5. Linee di intervento comuni e proposte innovative “ 847. Il ventaglio delle es<strong>per</strong>ienze locali “ 937.1. Politiche <strong>per</strong> incrementare l’offerta in affitto “ 937.2. La finanza etica <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong> “ 977.3. Buone pratiche locali “ 988. Un confronto europeo “ 1358.1. Welfare e diritto al<strong>la</strong> <strong>casa</strong> in Europa “ 1358.2. Francia “ 1368.3. Regno Unito “ 1428.4. Spagna “ 146


868_081. INTRODUZIONE1.1. Obiettivi e contenuti principali del<strong>la</strong> ricercaIl presente rapporto di ricerca, realizzato dal Censis <strong>per</strong> conto di Dexia-Crediop è il frutto di un <strong>la</strong>voro comune con Dexia stessa (che ha curatol’indagine sui bi<strong>la</strong>nci delle Agenzie territoriali <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong>, riportata nelcapitolo 5) e con <strong>la</strong> Direzione nazionale di Feder<strong>casa</strong>, che oltre acontribuire all’impostazione del <strong>la</strong>voro, ha fornito materiali e datiappositamente e<strong>la</strong>borati <strong>per</strong> l’occasione e si è occupata del<strong>la</strong> stesura delcapitolo re<strong>la</strong>tivo alle politiche regionali.La <strong>casa</strong>: un tema rimosso ma più che mai attualeL’Italia ha di fatto <strong>per</strong> molti anni “rimosso” il problema <strong>casa</strong>, nel<strong>la</strong>convinzione diffusa che l’elevato tasso di proprietà fosse ormai unagaranzia sufficiente del<strong>la</strong> soddisfazione del fabbisogno.Nel frattempo <strong>la</strong> competenza sulle politiche abitative è stata regionalizzatamentre le risorse <strong>pubbliche</strong> sono venute meno. Le politiche abitative<strong>pubbliche</strong> si sono praticamente azzerate con l’esaurirsi delle risorseprogrammate. Di conseguenza, più o meno contemporaneamente, sonovenuti a mancare sia una strategia nazionale sul tema <strong>casa</strong> e sia glistrumenti o<strong>per</strong>ativi efficienti <strong>per</strong> realizzar<strong>la</strong>.Come è noto, <strong>per</strong> diverse concomitanti ragioni, le politiche sociali incampo abitativo si sono nuovamente imposte all’attenzione del dibattitopubblico.Fattori di pressione sul fronte demografico, sociale ed economico hannomodificato i termini del problema sia dal <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> domanda che dal <strong>la</strong>todell’offerta, dimostrando come <strong>la</strong> rigidità di un offerta tutta basata sul<strong>la</strong><strong>casa</strong> in proprietà risulta accrescere le situazioni di disagio abitativo.Tra questi temi: <strong>la</strong> crescita del numero delle famiglie, l’aumento deifenomeni migratori e l’invecchiamento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione dal punto di vistadelle evoluzioni demografiche; <strong>la</strong> precarizzazione dei rapporti di <strong>la</strong>voro e ledifficoltà <strong>per</strong> i giovani di uscire dalle famiglie di origine; il crescenteindebitamento delle famiglie e le difficoltà connesse all’andamento delledinamiche sa<strong>la</strong>riali e dei saggi d’interesse.La congiuntura economica non ha consentito un miglioramento del tenoredi vita e un innalzamento dei redditi disponibili delle famiglie, a fronte di1


868_08una forte crescita dei valori immobiliari. In Italia <strong>la</strong> corsa al<strong>la</strong>patrimonializzazione a partire dal<strong>la</strong> fine degli anni ’90 è stata massiva, tantoche chi non ha acquistato una <strong>casa</strong> nelle favorevoli condizioni degli annipassati – in un momento in cui i mutui erano molto vicini come costoall’affitto,– oggi ha ancora maggiori difficoltà a sostenerne le spese. Lalievitazione dei canoni oltre ad aver aumentato le difficoltà a far fronte allespese del<strong>la</strong> <strong>casa</strong> <strong>per</strong> molte famiglie ha, nei fatti, ridotto <strong>la</strong> possibilità diaccedere a costi ragionevoli ad un alloggio in locazione, riducendo escoraggiando nuove forme di mobilità territoriale.L’inadeguatezza delle risposteA fronte di questi fenomeni, le soluzioni offerte dal sistema tradizionale diaiuti <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong> e di o<strong>per</strong>atori non sono più adeguate ad offrire unarisposta.Infatti:- <strong>la</strong> crescente domanda di abitazioni in affitto non trova più un sufficientesupporto nel settore degli investitori istituzionali (che hanno a loro voltaalienato il loro patrimonio);- l’aiuto <strong>per</strong>sonale <strong>per</strong> l’affitto è inadeguato quantitativamente(dovrebbe essere almeno raddoppiato) e non risolve strutturalmente ilproblema, ma richiede una spesa corrente costante e crescente neltempo (il mercato si adegua al<strong>la</strong> presenza dell’aiuto).- l’offerta di alloggio sociale è andata riducendosi <strong>per</strong>centualmente acausa del processo di alienazione e non è più in grado di dare rispostesufficienti <strong>per</strong> i bisogni delle grandi città (vedi domande in attesa).Peraltro il decentramento regionale ha portato ad un aggravamento del<strong>la</strong>frattura nord-sud che già esisteva anche negli anni precedenti il 1998. Leregioni più povere non sono in condizione di investire risorse proprie <strong>per</strong> <strong>la</strong><strong>casa</strong> e quindi continuano ad investire grazie all’onda lunga deitrasferimenti statali dei residui ex Gescal (che <strong>per</strong> queste regioni erano piùconsistenti).Le altre regioni, in partico<strong>la</strong>re nel centro-nord, avviano <strong>per</strong>ò interessantis<strong>per</strong>imentazioni tendenti a dare risposta al<strong>la</strong> domanda emergente.Nascono es<strong>per</strong>ienze di nuovo housing sociale (affitto intermedio) anchegrazie al contributo dato dalle Fondazioni bancarie che iniziano ad investirein questo settore (Lombardia, Piemonte). Si sviluppano interventi innovatividi welfare attivo (autocostruzione, cohousing), a volte promossidirettamente dal<strong>la</strong> Regione (Lombardia) a volte su iniziativa degli o<strong>per</strong>atori(ITEA Trento, coo<strong>per</strong>azione).2


868_08Un importante capitolo connesso al<strong>la</strong> <strong>casa</strong> si rive<strong>la</strong> quello del<strong>la</strong>riqualificazione energetica del patrimonio e del<strong>la</strong> sostenibilità dei nuoviinterventi.Le riforme urbanistiche regionali più avanzate incentivano <strong>la</strong> produzione dialloggi sociali.Una nuova politica dell’affittoNei principali Paesi europei il settore pubblico svolge un ruolofondamentale, accanto al settore privato, nel<strong>la</strong> gestione di abitazioni inaffitto e nello stimo<strong>la</strong>re ed incentivarne una nuova offerta di abitazioni acanone accessibile, quale elemento costitutivo di una strategia globaleche favorisce <strong>la</strong> mobilità territoriale del<strong>la</strong> forza <strong>la</strong>voro, l’integrazione degliimmigrati, lo sviluppo economico, <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> di categorie socialmentesvantaggiate. L’incentivo all’accesso al<strong>la</strong> proprietà non è ovviamente ingrado di dare una risposta valida in molti casi.Nel nostro Paese <strong>per</strong> far fronte alle diverse e nuove domande di <strong>casa</strong> acosti accessibili, è indispensabile ripensare le logiche di intervento sociale<strong>per</strong> l’abitare. La scelta è dotarsi nuovamente di una strategia <strong>per</strong>governare il cambiamento e rispondere ai bisogni o esserne travolti.E’ questo <strong>per</strong>altro il reale obiettivo di questo rapporto: fornire un quadrodel<strong>la</strong> complessità delle questioni in gioco <strong>per</strong> dimostrare <strong>la</strong> rilevanza del<strong>la</strong>questione abitativa in re<strong>la</strong>zione ad alcuni fondamentali processi sociali (tra iquali l’inserimento degli immigrati, l’autonomizzazione dei giovani,l’integrazione e il supporto agli anziani) e <strong>la</strong> conseguente necessità dimettere in campo risorse e misure organiche e non estemporanee <strong>per</strong> darerisposte efficaci ad una domanda artico<strong>la</strong>ta.In partico<strong>la</strong>re servono politiche di incremento del patrimonio in affitto e diaumento dello stock con prezzi calmierati o control<strong>la</strong>ti e quindi risposteartico<strong>la</strong>te e flessibili:- artico<strong>la</strong>te sul territorio (non è <strong>la</strong> stessa cosa rispondere ai bisogni nellearee a forte tensione –Mi<strong>la</strong>no, Roma, Napoli – e nelle altre aree in cui ilmercato è meno “drogato” da fenomeni specu<strong>la</strong>tivi legati al<strong>la</strong> fortepressione del<strong>la</strong> domanda);- basate su un sistema di aiuti diversificato e in grado di rispondere adiversi tipi di necessità: il bisogno di <strong>casa</strong> temporaneo (studenti,<strong>la</strong>voratori stagionali e in mobilità), il bisogno di <strong>casa</strong> <strong>per</strong> un <strong>per</strong>iodo didifficoltà (separazioni, disoccupazione, problemi di emarginazionesociale).3


868_08- incentrate su un nuovo sistema di o<strong>per</strong>atori che comprenda anche ilsettore privato e che veda <strong>la</strong> nascita di società immobiliari di tipoeuropeo anche in Italia.In Italia, <strong>la</strong> scelta irreversibile del decentramento consente di <strong>per</strong>seguire unnuovo sviluppo del settore, non dettato dall’Amministrazione centrale mada essa comunque favorito con una politica coerente, che conti su:- una compresenza di attori pubblici e privati che sia in grado di darerisposte differenziate e artico<strong>la</strong>te ai fabbisogni;- un ruolo positivo e creativo delle differenti artico<strong>la</strong>zioni normative eorganizzative, che potranno accogliere e travasare da un territorioall’altro proposte e best practices.Il ruolo delle <strong>agenzie</strong>Le <strong>agenzie</strong> di promozione e gestione degli alloggi sociali, nei fatti,rappresentano tuttora il riferimento <strong>per</strong> le politiche <strong>pubbliche</strong> di settore. Puressendo re<strong>la</strong>zionate ad un patrimonio abitativo di proporzioni rilevanti (paria circa un milione di alloggi), hanno in parte <strong>per</strong>so il ruolo propulsivo eo<strong>per</strong>ativo avuto nel passato e sono state oggetto di un hostile takeover daparte del<strong>la</strong> politica che ne ha ridotto l’efficienza. Come conseguenza, ne èderivata nel<strong>la</strong> <strong>per</strong>cezione collettiva una visione semplicistica secondo <strong>la</strong>quale il patrimonio pubblico è ovunque mal gestito, non assolve al<strong>la</strong> suafunzione sociale e rappresenta <strong>per</strong> lo Stato più un peso che una risorsa.Tuttavia le analisi svolte in questo rapporto mostrano come le Aziende <strong>casa</strong><strong>pubbliche</strong> sono in <strong>la</strong>rghe zone del Paese <strong>per</strong>fettamente in grado disvolgere in futuro questo ruolo.Sta alle Regioni progettare il ruolo delle Aziende <strong>casa</strong> <strong>pubbliche</strong> nel proprioterritorio, senza <strong>per</strong>dere di vista <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione tra pubblico e privato esenza deprivarsi di un patrimonio pubblico che rappresenta lo strumento direalizzazione di politiche concrete.Per questo nuovo sviluppo le Aziende <strong>casa</strong> <strong>pubbliche</strong> sono un fattoreovviamente non esclusivo ma imprescindibile se non si vuole rinunciare agovernare il cambiamento invece di esserne governati.La lettura del rapporto dimostra che il settore pubblico ha ancora un ruoloda svolgere, non soltanto <strong>per</strong> dare risposte al<strong>la</strong> domanda debole, ma cheal contrario deve al<strong>la</strong>rgare il suo ambito di intervento e trovare nuoveforme di col<strong>la</strong>borazione, oltre che con i Comuni, anche con il settoreprivato.Le risposte date dagli o<strong>per</strong>atori pubblici “aziendalizzati” sono infatti quasitutte quelle improntate ad una valorizzazione del patrimonio, attraverso4


868_08interventi di riqualificazione energetica in Finanziamento Tramite Terzi, oattraverso interventi complessi di rinnovo e rivitalizzazione urbana, o ancora,rivolgendo partico<strong>la</strong>re attenzione alle nuove fasce di utenza attraversointerventi mirati <strong>per</strong> gli anziani, gli immigrati, i giovani e improntati al<strong>la</strong>creazione di nuovi modelli di convivenza nei quartieri urbani.Questo tipo di intervento, che risponde spesso con soluzioni innovative ainuovi bisogni, ha anche lo scopo di controbi<strong>la</strong>nciare <strong>la</strong> crescita del deficitstrutturale legato al<strong>la</strong> gestione dell’edilizia residenziale pubblica, in cuiaumenta <strong>la</strong> presenza delle fasce deboli e <strong>la</strong> difficoltà di pagare gli affitti,con conseguente riduzione delle entrate.I processi di aziendalizzazione effettuati dalle regioni del centro-nord hannomesso gli enti in condizione di muoversi più liberamente nello svolgere <strong>la</strong>propria funzione, nel trovare forme di organizzazione più flessibili (grazie al<strong>la</strong>creazione di società strumentali) e nell’avviare rapporti di partenariato colsettore privato.La <strong>per</strong>manenza di elevate quote di liquidità non impegnate nei bi<strong>la</strong>ncidegli enti dimostra <strong>per</strong>ò come ancora essi risentano del<strong>la</strong> struttura di entepubblico, con scarsa capacità imprenditoriale autonoma, da una parte,ma dall’altra dimostra anche il peso dei vincoli derivanti dall’essere aziendapubblica, sottoposta <strong>per</strong> ogni atto rilevante al controllo edall’autorizzazione regionale (ad esempio <strong>per</strong> il reinvestimento dei ricavatidalle vendite), oltre che <strong>la</strong> scarsità di aree a costi compatibili con i limiti dispesa (anche questi imposti dalle Regioni).La questione delle venditeDall’avvio del piano vendite “Nico<strong>la</strong>zzi” del<strong>la</strong> legge 560/93 ad oggi si èvenduto circa il 19% del patrimonio esistente all’epoca. Tuttavia questoprocesso non ha dato luogo ad un rinnovo del parco di edilizia pubblica,che è ca<strong>la</strong>to del 6%, <strong>per</strong> due motivi: i prezzi di vendita troppo bassi (oggi sivendono almeno quattro alloggi <strong>per</strong> costruirne uno) e l’erosione delricavato (in partico<strong>la</strong>re nel sud, in cui le Regioni hanno autorizzato l’impiegodi quote su<strong>per</strong>iori al 20% previsto dal<strong>la</strong> legge) <strong>per</strong> far fronte al deficit dibi<strong>la</strong>ncio.Serve sicuramente una revisione del<strong>la</strong> 560/93, dando maggior autonomiaagli enti proprietari nel definire criteri di vendita e prezzi che consentano <strong>la</strong>ricostruzione del patrimonio dismesso, contribuendo così ad un effettivorinnovo e al<strong>la</strong> reimmissione di quote di patrimonio pubblico a disposizionedelle graduatorie comunali.Non dimentichiamo che una pura e semplice dismissione a prezzi “politici”non risolve un problema di domanda abitativa e sottrae quote didisponibilità di alloggi, dovute al<strong>la</strong> rotazione degli abitanti (circa il 3%annuo).5


868_081.2. L’artico<strong>la</strong>zione del rapportoNel<strong>la</strong> costruzione del rapporto si è cercato di delineare un quadrocomplessivo del tema, facendo il punto sia dal <strong>la</strong>to delle dinamiche del<strong>la</strong>domanda che da quello delle politiche.In partico<strong>la</strong>re:- il capitolo 2 (“Le ragioni del<strong>la</strong> centralità del social housing”), presentauna serie di dati ad illustrazione dei fattori di mutamento che rendono dinuovo centrale anche nel nostro Paese il tema dell’accesso all’alloggio;- nel capitolo 3 (“I principali segmenti del<strong>la</strong> domanda debole”) vengonoanalizzate con maggiore dettaglio le i caratteri attuali del<strong>la</strong> questioneabitativa con riferimento a tre grandi questioni sociali: i processi diinserimento degli immigrati, quelli di autonomizzazione dei giovani edinfine ai quelli di integrazione e supporto degli anziani;- il capitolo 4 (“Il patrimonio pubblico: dimensioni, utenza e gestione”) èdedicato ad un’analisi sul ruolo ed il funzionamento delle AgenzieTerritoriali <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong>, e utilizza dati re<strong>la</strong>tivi ad un’apposita indagineeffettuata da Feder<strong>casa</strong> presso i propri associati in occasione di questorapporto.- Nel capitolo 5 vengono riportati i risultati di un’apposita indagineeffettuata da Dexia-Crediop sui bi<strong>la</strong>nci di alcune aziende territoriali;- il capitolo 6 (“Il quadro delle politiche regionali”), a cura di Anna MariaPozzo e Francesca Perugia di Feder<strong>casa</strong>, fa il punto sugli indirizzi dellepolitiche abitative adottate dalle singole regioni;- nel capitolo 7 (“Il ventaglio delle es<strong>per</strong>ienze locali”) si è cercato diricostruire un quadro orientativo delle politiche innovative s<strong>per</strong>imentalinate “dal basso” come risposta al<strong>la</strong> mancanza di organiche politichenazionali <strong>per</strong> incrementare l’offerta in affitto a carattere sociale. Ilcapitolo è corredato dal<strong>la</strong> presentazione di una serie di casi dipartico<strong>la</strong>re interesse;- infine il capitolo 8 (“Un confronto europeo”) rende conto delle principalicaratteristiche dei sistemi di housing sociale di Francia, Spagna e RegnoUnito.6


868_082. LE RAGIONI DELLA CENTRALITÀ DEL SOCIAL HOUSING2.1. Limiti e contraddizioni delle dinamiche recentiIl rinnovato interesse collettivo (dell’opinione pubblica, del<strong>la</strong> politicanazionale e locale, delle forze sociali ed economiche) <strong>per</strong> le tematicheabitative è indubbio: <strong>la</strong> <strong>casa</strong> è tornata prepotentemente ad essere unargomento al centro dell’agenda politica e non solo in Italia.Eppure questo ritorno del<strong>la</strong> questione abitativa presenta degli aspettiapparentemente paradossali. Veniamo infatti da un recente ciclo diespansione del mercato immobiliare e del settore delle costruzioni che haavuto al centro proprio il segmento residenziale. Per circa 10 anni (1997-2007) le compravendite di abitazioni hanno registrato un trend positivo concirca 800.000 alloggi scambiati negli anni di maggiore intensità del mercato(tab. 1).Di fatto oltre 5 milioni di acquirenti di case dal 2000 a oggi hannodeterminato il più lungo e intenso boom del mercato immobiliare registratoin Italia. Come risulta dai dati ufficiali dell’Agenzia del Territorio, solo negliultimi mesi del 2007 e nei primi del 2008 si è avuto un raffreddamento degliscambi, senza dubbio legato alle mutate condizioni del mercato delcredito, cioè all’incremento dei tassi di interesse sui mutui, e con gli effettidel<strong>la</strong> crisi dei mutui subprime statunitensi, che hanno indotto le banche aselezionare in modo maggiormente restrittivo <strong>la</strong> propria cliente<strong>la</strong>.I dati del primo semestre 2008 dell’Agenzia del Territorio segna<strong>la</strong>no un calodelle compravendite residenziali del 14% riseptto allo stesso <strong>per</strong>iodo del2007. Si tratta di una discesa iniziata nel<strong>la</strong> seconda emtà del 2007 e dovutain <strong>la</strong>rga parte al ridimensionamento del<strong>la</strong> domanda di fascia bassa(acquisti sotto i 250.000 euro), quel<strong>la</strong> che ha più difficoltà ad accedere adun mutuo.Ma, è bene ricordarlo, in questi ultimi anni, soprattutto grazie ai bassi tassi diinteresse, molte famiglie hanno avuto accesso al bene <strong>casa</strong> in proprietà,anche in un momento in cui i prezzi, dopo <strong>la</strong> caduta verticale del 1992,hanno ricominciato a crescere in modo sensibile, soprattutto nelle grandiaree urbane.Come è noto, siamo, dopo <strong>la</strong> Spagna, il Paese europeo con il più elevatotasso di famiglie che abitano in un alloggio di loro proprietà o comunqueche non pagano un affitto (essendo magari l’abitazione in comodatod’uso).7


868_08Al<strong>la</strong> propensione all’acquisto dell’abitazione, considerato nel confrontocon l’affitto un’azione più lungimirante e conveniente o semplicementeun’opzione inevitabile, fa da sfondo <strong>la</strong> generale crescita quantitativa deisoggetti di domanda: l’incremento del numero di famiglie negli ultimi anniha registrato valori elevati, come si vedrà più avanti (fig.1), in parte anche<strong>per</strong> <strong>la</strong> crescita di separazioni e divorzi, un fattore che incide anch’esso sulfabbisogno abitativo (tab. 2).La voglia/necessità di passare al<strong>la</strong> proprietà e l’incremento dei soggettiportatori di esigenze abitative, hanno avuto un impatto rilevante sul settoredelle costruzioni: dal 1998 ad oggi <strong>la</strong> crescita del settore delle costruzioni èstata alimentata in modo continuativo dal comparto abitativo (gli interventidi riqualificazione crescono a partire dal 1998 e <strong>la</strong> nuova edilizia abitativadal 1999) offrendo <strong>per</strong>altro un importante contributo al prodotto internolordo e all’occupazione (tab.3).Per le costruzioni il 2007 è stato il nono anno consecutivo di crescita (gliinvestimenti sono aumentati dell`1% rispetto al 2006) ed anche nel 2007 <strong>la</strong>crescita è stata trainata dall’edilizia: quel<strong>la</strong> residenziale, in partico<strong>la</strong>re hafatto segnare un incremento dell`1,6%, soprattutto <strong>per</strong> effetto del buonandamento del comparto del<strong>la</strong> riqualificazione. Nel 2008, secondo l’Ance,gli investimenti in abitazioni faranno registrare un aumento più contenutorispetto al 2007.Tendenzialmente in questi anni si sono costruite 300.000 nuovaabitazioni/anno (tab. 4). Da notare che Lombardia e Lazio da solerappresentano circa il 30% delle nuove costruzioni residenziali del Paese.Naturalmente <strong>la</strong> voglia di <strong>casa</strong> delle famiglie italiane si è dovuta misurarecon il rialzo dei prezzi: e quindi da un <strong>la</strong>to chi ha comprato si è indebitato dipiù, <strong>per</strong> <strong>per</strong>iodi più lunghi; dall’altro ha cercato un’offertaeconomicamente più “accessibile” (quel<strong>la</strong> che gli anglosassoni chiamanoaffordable), andando ad acquistare nelle zone più esterne delle città edelle aree metropolitane, nelle prime ma soprattutto nelle seconde coroneurbane, magari servite da qualche linea di trasporto ferroviario regionale.Gli effetti territoriali di queste dinamiche sono sempre più evidenti. Mentrel’economia si è progressivamente terziarizzata, concentrando nelle città iposti di <strong>la</strong>voro nei servizi avanzati e tradizionali, sono cresciute dal punto divista residenziale e demografico le aree <strong>per</strong>iferiche, dove i valori immobiliarisono più al<strong>la</strong> portata dei portafogli familiari. Si tratta di un fenomenogenerale, in atto da alcuni anni, ma che solo ora appare in tutta <strong>la</strong> suaevidenza. Gli effetti sono <strong>la</strong> crescita delle seconde cinture urbane, maanche delle aree più esterne (tab. 5) ed il calo demografico delle areecentrali.Ma l’effetto più generale è stato l’ulteriore incremento del consumo disuolo, l’aumento contestuale del numero dei pendo<strong>la</strong>ri, cioè di coloro cheescono dal proprio comune di residenza), e l’allungamento dei tempi deglispostamenti <strong>casa</strong>-<strong>la</strong>voro.8


868_08Nel<strong>la</strong> so<strong>la</strong> Lombardia, secondo una recente ricerca del Politecnico diMi<strong>la</strong>no, il consumo di suolo è stato pari a 5000 ha l’anno, una su<strong>per</strong>ficieparagonabile a quel<strong>la</strong> occupata dal<strong>la</strong> città di Brescia, ma evidentementedistribuita in una miriade di microaree di nuova urbanizzazione.L’aumento dei processi di dis<strong>per</strong>sione insediativa ha avuto un effettorilevante sul sistema del<strong>la</strong> mobilità come dimostra l’esplosione delpendo<strong>la</strong>rismo: fra il 2001 e il 2007 + 35,8%, a un tasso medio annuo del 6%.9


868_08Tab. 1 - Numero di transazioni normalizzate (1) del settore residenziale (2000-2007)2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007Nord Ovest 231.547,68 223.629,20 250.234,49 251.412,67 264.225,05 273.770,68 281.253,43 268.400,76Nord Est 129.786,84 131.406,88 147.679,36 149.429,30 157.224,83 161.838,49 165.506,60 157.501,47Centro 142.150,83 143.086,63 159.936,50 156.669,04 166.636,54 171.666,67 170.989,96 164.931,87Sud e isole 186.992,73 183.141,54 203.671,82 204.574,86 216.039,24 226.073,96 227.301,50 215.390,68Italia 690.478,08 681.264,25 761.522,17 762.085,87 804.125,66 833.349,80 845.051,49 806.224,78(1) Numero di transazioni ponderate con <strong>la</strong> quota di proprietà effettivamente compravendute(2) Esclude il Trentino-Alto AdigeFonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Agenzia del Territorio10


868_08Tab. 2 – Andamento degli investimenti in costruzioni residenziali, 2000-20082000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 (*) 2008 (°)Valori correnti (milioni di euro)Abitazioni nuove 24.763 25.428 27.996 30.225 32.853 35.791 38.112 39.933 41.050Abitazioni in manutenzionestraordinaria27.202 28.532 30.589 32.048 35.017 37.896 40.394 42.996 45.393Totale investimenti in abitazioni 51.965 53.960 58.585 62.273 67.870 73.687 78.506 82.929 86.443Valori a prezzi 2000 (milioni di euro)Abitazioni nuove 24.763 24.918 26.358 27.750 29.053 30.352 31.262 31.512 31.494Abitazioni in manutenzionestraordinaria27.202 27.960 28.798 29.423 30.967 32.136 33.132 33.911 34.776Totale investimenti in abitazioni 51.965 52.878 55.156 57.173 60.020 62.488 64.394 65.423 66.270Variazioni % in valoreAbitazioni nuove 2,7% 10,1% 8,0% 8,7% 8,9% 6,5% 4,8% 2,8%Abitazioni in manutenzionestraordinaria4,9% 7,2% 4,8% 9,3% 8,2% 6,6% 6,4% 5,6%Totale abitazioni 3,8% 8,6% 6,3% 9,0% 8,6% 6,5% 5,6% 4,2%Variazioni % in quantitàAbitazioni nuove 0,6% 5,8% 5,3% 4,7% 4,5% 3,0% 0,8% -0,1%Abitazioni in manutenzionestraordinaria2,8% 3,0% 2,2% 5,2% 3,8% 3,1% 2,4% 2,6%Totale abitazioni 1,8% 4,3% 3,7% 5,0% 4,1% 3,1% 1,6% 1,3%(*) Stima su Conti Economici Nazionali(°) Stime e previsioni AnceFonte: Ance11


868_08Tab. 3 - Nuove costruzioni residenziali, 2005-2006 <strong>per</strong> regione (unità immobiliari)2005 2006u.i. % sul totale u.i. % sul totalePiemonte 20.883 7,1% 22.270 7,0%Valle d`Aosta 1.299 0,4% 1.291 0,4%Liguria 5.893 2,0% 6.573 2,1%Lombardia 58.971 19,9% 62.080 19,6%Nord-Ovest 87.046 29,4% 92.214 29,1%Veneto 30.881 10,4% 31.337 9,9%Friuli Venezia Giulia 5.976 2,0% 6.044 1,9%Emilia Romagna 28.119 9,5% 30.762 9,7%Nord-Est 64.976 21,9% 68.143 21,5%Umbria 5.756 1,9% 6.080 1,9%Toscana 14.929 5,0% 16.472 5,2%Marche 9.857 3,3% 10.878 3,4%Lazio 26.913 9,1% 28.948 9,1%Centro 57.455 19,4% 62.378 19,7%Abruzzo 9.217 3,1% 9.822 3,1%Molise 1.458 0,5% 2.012 0,6%Campania 20.069 6,8% 23.347 7,4%Puglia 16.513 5,6% 15.590 4,9%Basilicata 2.619 0,9% 3.109 1,0%Ca<strong>la</strong>bria 8.110 2,7% 9.117 2,9%Sicilia 18.613 6,3% 19.607 6,2%Sardegna 10.125 3,4% 12.052 3,8%Sud e isole 86.724 29,3% 94.656 29,8%Totale Italia 296.201 100,0% 317.391 100,0%Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Agenzia del Territorio12


868_08Tab. 4 - Popo<strong>la</strong>zione residente nelle città con 250.000 abitanti e oltre, nei comuni diprima e seconda corona urbana e nel resto del<strong>la</strong> provincia, 1991-2007 (var. %)Var. %1991-2001Var. %1991-2007Grandi città -6,9 -5,4Prime corone urbane 4,4 11,4Seconde corone urbane 7,1 14,9Resto del<strong>la</strong> provincia 3,6 9,3Fonte: e<strong>la</strong>borazioni Censis su dati IstatFig. 1 - Numero e incidenza dei pendo<strong>la</strong>ri in Italia, 1991-2007 (v.a. e val. %)Valori assoluti in migliaia20.00018.00016.00014.00012.00010.0008.0006.0004.00015,48.73717,09.68518,910.95522,213.149252015105Valori %2.00001991 2001 2005 20070Pendo<strong>la</strong>ri (migliaia) Incidenza sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione residente (%)Fonte: Censis, 200813


868_082.2. La crisi del comparto dell’affittoCome si è visto, l’attuale questione abitativa deriva in gran parte dal<strong>la</strong>difficoltà ad intercettare le diverse e nuove domande con un quadrodell’offerta tutto sbi<strong>la</strong>nciato sull’accesso all’abitazione in proprietà.Gli investimenti in edilizia residenziale destinata al<strong>la</strong> locazione non sono statifin qui presi in considerazione da parte degli o<strong>per</strong>atori professionali a causadel<strong>la</strong> generale bassa redditività del capitale investito che raggiunge il suominimo nel<strong>la</strong> fascia destinata ai ceti più disagiati. Non a caso gli investitoriistituzionali (Fondi Immobiliari, Casse di Previdenza, Società di Assicurazione,ecc.), negli ultimi anni si sono rivolti esclusivamente al settore immobiliarecorporate (uffici, commercio, industria, hotel, leisure, ecc.).Peraltro, se è vero che non si produce nuova offerta in locazione, èaltrettanto vero che il patrimonio esistente in affitto da un <strong>la</strong>to siridimensiona <strong>per</strong> effetto delle vendite dei singoli privati e dei grandiproprietari, dall’altro registra una crescente associazione tra l’abitare inaffitto e <strong>la</strong> difficile condizione economica del<strong>la</strong> famiglia.Che <strong>la</strong> corsa al<strong>la</strong> proprietà e l’erosione del patrimonio in locazione abbianofinito <strong>per</strong> fa coincidere il settore dell’affitto con le fasce sociali medio-basseè bene illustrato dal<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 6, re<strong>la</strong>tiva a dati storici del<strong>la</strong> Banca d’Italia.Solo 21 anni fa (1987), nel<strong>la</strong> fascia di reddito più alta delle famiglie italiane,ben il 17,4% risiedeva in un alloggio in affitto: tale <strong>per</strong>centuale ègradualmente scesa al 12,3% nel 1991 e nel 1995 è crol<strong>la</strong>ta al 7,8%. Oggi èpari al 7,1%. Di contro nel<strong>la</strong> fascia più bassa i valori, pur oscil<strong>la</strong>ndo, sonorimasti in sostanza gli stessi.A fronte di tale composizione del settore privato non stupisce che l’effettodel caro-affitti sia una notevole e pesante incidenza dei costi abitativirispetto al reddito delle famiglie. Nelle fasce basse tale incidenza raggiungevalori molto elevati (tab. 7). In partico<strong>la</strong>re, una ricerca Censis-Sunia hamostrato come nel<strong>la</strong> fascia fino a 10.000 euro l’affitto nei grandi centri pesa<strong>per</strong> i due terzi del reddito nelle grandi città, e <strong>per</strong> il 42% sotto i 250.000abitanti. Per <strong>la</strong> fascia di reddito tra i 10.000 ed i 15.000 euro, cherappresenta circa il 30% dell’inquilinato, l’incidenza media è pari al 30%sotto i 250.000 abitanti e al 48% sopra questa soglia. Nel<strong>la</strong> fascia di redditodirettamente su<strong>per</strong>iore, quel<strong>la</strong> compresa tra 15.000 e 20.000 euro, in cuiricade circa il 27% delle famiglie in affitto, l’incidenza dell’affitto scende al24% nei comuni con meno di 250.000 abitanti, ma rimane elevata nellegrandi città, dove è pari al 35%.14


868_08A fronte di tali valori è cresciuta <strong>la</strong> difficoltà delle famiglie in affitto a farfronte alle spese abitative. Lo dimostrano chiaramente i dati sugli sfratti:quelli che hanno come motivazione <strong>la</strong> morosità dell’inquilinorappresentano nel 2007, il 77,2% del totale (tab. 8), nel 1990 erano appena il26%.In partico<strong>la</strong>re nuove forme di disagio riguardano non solo le fasce piùpovere in condizioni di emergenza abitativa, ma anche le famiglie del<strong>la</strong>fascia medio-bassa in affitto nel libero mercato nelle grandi aree urbane:soggetti che anche <strong>per</strong> ragioni di reddito sono fuori dall’offerta dell’ediliziasociale sovvenzionata, che non hanno mezzi adeguati <strong>per</strong> accedere al<strong>la</strong><strong>casa</strong> in proprietà e che soffrono del rilevante aumento degli affitti.A fronte di una situazione di crescente difficoltà <strong>per</strong> una variegata p<strong>la</strong>teadi soggetti (ed in modo partico<strong>la</strong>re nelle grandi aree urbane), a sostenere icosti abitativi e ad eccedere ad una sistemazione abitativa stabile edignitosa, vi è nei fatti una sostanziale inadeguatezza delle risposte e dellerisorse <strong>pubbliche</strong>.Sul fronte affitti, come è noto <strong>la</strong> legge 431 ha istituito uno specifico Fondosociale e negli ultimi anni le risorse stanziate dallo Stato centrale hannoquindi in gran parte finanziato il sostegno diretto delle famiglie in affitto sullibero mercato.Anche da questo punto di vista <strong>la</strong> situazione è comunque critica, vistal’insufficienza delle risorse stanziate. Il fabbisogno accertato dalle Regioniammonta ad oltre 500 milioni di euro a fronte di una dotazione assegnatadalle varie leggi finanziarie che è oscil<strong>la</strong>ta nel tempo intorno ai 300 milioni eche negli ultimi anni è andata diminuendo ulteriormente e che è in gradodi soddisfare solo il 40% delle richieste ritenute valide (tab. 9).Questo tipo di intervento, è bene ricordarlo, pur essendo assolutamenteindispensabile <strong>per</strong> fronteggiare le emergenze, sottrae risorse chepotrebbero essere utilizzate <strong>per</strong> realizzare nuove abitazioni in affitto.Risorse che notoriamente sono ridotte ai minimi termini. La produzionecomplessiva annua di alloggi sociali è come nota crol<strong>la</strong>ta (siamo sotto le2000 unità annue).15


868_08Tab. 5 -Percentuale famiglie in affitto <strong>per</strong> quintili di redditoAnnoFino al 20<strong>per</strong>centileDal 20 al 40<strong>per</strong>centileDal 40 al60<strong>per</strong>centileDal 60 al80<strong>per</strong>centileOltre l’80<strong>per</strong>centileTotale1983 38,3 46,1 28,9 27,6 16,3 31,51987 34,1 37,7 27,2 27,2 17,4 28,71991 35,7 29,0 23,4 19,8 12,3 24,11995 39,0 30,3 22,2 17,7 7,8 23,42000 32,8 26,9 20,4 15,0 7,3 20,52004 39,8 28,6 18,4 12,6 7,1 21,3Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Banca d’Italia 2006Tab. 6 - L’incidenza dell’affitto sul reddito nel settore privato (calco<strong>la</strong>ta sul limite su<strong>per</strong>ioredel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse di reddito)Ampiezzademograficadel comuneC<strong>la</strong>sse di reddito(euro/anno)Canonemedio(euro/mese)Incidenza mediacanone su reddito(val.%)Fino a 10.000 euro 346,1 42%Fino a 250.000 Da 10.000 a 15.000 euro 375,4 30%abitantiDa 15.000 a 20.000 euro 406,8 24%Da 20.000 a 25.000 euro 425,6 20%Oltre 250.000 abitantiTotaleFino a 10.000 euro 543,8 65%Da 10.000 a 15.000 euro 596,6 48%Da 15.000 a 20.000 euro 584,8 35%Da 20.000 a 25.000 euro 630,3 30%Fino a 10.000 euro 402,6 48%Da 10.000 a 15.000 euro 425,3 34%Da 15.000 a 20.000 euro 441,9 27%Da 20.000 a 25.000 euro 471,1 23%Fonte: indagine Censis-Sunia-Cgil, 200716


868_08Tab. 7 – Procedure di sfratto in Italia, 1997-2007 (v.a., val%)Annov.a.Provvedimenti esecutivi di sfratto emessiDi cui <strong>per</strong> morositàv.a. %1997 50.226 26.322 52,4%1998 44.919 25.569 56,9%1999 38.944 24.203 62,1%2000 39.406 25.412 64,5%2001 40.500 26.937 66,5%2002 40.130 27.154 67,7%2003 39.284 27.781 70,7%2004 45.535 32.112 70,5%2005 44.988 33.200 73,8%2006 44.897 33.893 75,5%2007 41.888 32.540 77,7%Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Ministero degli InterniTab. 8 - Dotazione annuale nazionale Fondo sociale (“buono <strong>casa</strong>” ex art. 11legge 431/1998)Anno Norma di riferimento Stanziamento(in milioni di euro)1998 Legge n. 431/1998 309,881999 Legge n. 431/1998 309,882000 L. 23 dicembre 1999, n. 488 366,682001 L. 23 dicembre 2000, n. 388 335,702002 L. 28 dicembre 2001, n. 448 249,182003 L. 27 dicembre 2002, n. 289 246,502004 L. 24 dicembre 2003, n. 350 246,012005 L. 30 dicembre 2004, n. 311 230,142006 L. 23 dicembre 2005, n. 266 310,662007 L. 27 dicembre 2006, n. 296 210,992008 L. 24 dicembre 2007, n. 244 205,59Fonte: Feder<strong>casa</strong>17


868_08Tab. 9 – Famiglie in graduatoria <strong>per</strong> il “buono <strong>casa</strong>” nelle grandi cittàCittàDomandeammissibilibuono<strong>casa</strong>AnnoAssegnazionecontributi <strong>per</strong> l’ affitto% domande Importoammissibili contributisu famigliein affittoImportomedio/famigliaTorino 14.570 2006 12% 10.927.500 750Mi<strong>la</strong>no 8.869 2006 4% 12.500.000 1.409Venezia 1.574 2006 5% 3.880.000 2.465Bologna n.d. - n.d. n.d. -Firenze 1.610 2008 4% n.d. n.d.Roma 9.971 2006 3% 29.300.000 2.939Napoli n.d. - n.d. n.d. n.d.Bari 6.318 - 20% n.d. n.d.Palermo n.d. - n.d. n.d. n.d.Catania 1.764 2005 5% n.d. n.d.Cagliari 643 2008 5% 1.676.146 2.607Fonte: indagine Feder<strong>casa</strong> 200818


868_083. I PRINCIPALI FATTORI DI SPINTA DELLA DOMANDA3.1. L’atomizzazione delle famiglieCertamente un fattore di spinta importante del<strong>la</strong> domanda abitativa ècostituito dal<strong>la</strong> generale crescita quantitativa dei soggetti di domanda:l’incremento del numero di famiglie negli ultimi anni ha registrato valorielevati. Processo che si è accompagnato al<strong>la</strong> costante diminuzione delnumero di componenti.In partico<strong>la</strong>re in Italia, dal 2000 al 2007 il numero delle famiglie è cresciuto dioltre 2 milioni, mentre il numero medio dei componenti di una famiglia èpassato da 2,52 del 2003 a 2,44 del 2007 (figg. 2 e 3).L’atomizzazione del<strong>la</strong> famiglia italiane è certamente un fenomeno cheinteressa tutto il territorio nazionale, pur presentandosi in maniera piùincisiva nelle regioni del centro nord rispetto a quelle del sud.Fig. 2 - L’andamento del numero di famiglie in Italia, 2000-2007 (dati inmigliaia)Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Istat - Bi<strong>la</strong>ncio demografico19


868_08Fig. 3- L’andamento del numero di componenti <strong>per</strong> famiglia in Italia, 2003-2007Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Istat - Bi<strong>la</strong>ncio demograficoTab. 10 –Andamento di separazioni e divorzi - Anni 1995-2005 (v.a. e tassi di separazionetotali)AnniNumeroSeparazioniTassi diseparazionetotale <strong>per</strong>1.000matrimoniTassi diseparazionetotale <strong>per</strong>100.000abitantiNumeroDivorziTassi didivorziototale <strong>per</strong>1.000matrimoniTassi didivorziototale <strong>per</strong>100.000abitanti1995 52.323 158,4 91,3 27.038 79,7 47,21996 57.538 175,4 100,2 32.717 96,9 57,01997 60.281 185,6 104,8 33.342 99,8 58,01998 62.737 195,1 108,9 33.510 100,9 58,21999 64.915 203,9 112,6 34.341 104,2 59,62000 71.969 228,0 124,6 37.573 114,9 65,02001 75.890 242,7 132,2 40.051 123,8 69,82002 79.642 256,5 139,3 41.835 130,6 73,22003 81.744 266,0 141,9 43.856 138,6 76,12004 83.179 272,7 143,0 45.097 143,8 77,52005 82.291 272,1 140,4 47.036 151,2 80,32006 80.407 268,1 136,4 49.534 160,6 84,0Fonte: Istat20


868_083.2. Giovani e processi di autonomizzazione3.2.1. Casa e diritto allo studioPer gli studenti universitari <strong>la</strong> ricerca di un alloggio rappresenta un primoostacolo <strong>per</strong> avvalersi del tanto dibattuto diritto allo studio: ad oggi infatti <strong>la</strong>questione abitativa costituisce una notevole criticità in tutte le cittàuniversitarie raggiungendo livelli più o meno al<strong>la</strong>rmanti.In tutta Italia gli studenti universitari iscritti ad un ateneo di un’altra provinciao un’altra regione rispetto a quel<strong>la</strong> di residenza sono complessivamentecirca 650.000, pari al 47,3% del totale degli studenti universitari. In rispostaal<strong>la</strong> domanda abitativa generata dal<strong>la</strong> loro presenza sono offerti a livellonazionale so<strong>la</strong>mente 54 mi<strong>la</strong> posti letto divisi tra case dello studente<strong>pubbliche</strong>, collegi privati e religiosi. Si può affermare che in media <strong>la</strong>disponibilità sia pari ad un posto letto ogni 12 studenti fuori sede manaturalmente in alcune singole città si registrano condizioni anche piùdrammatiche.Disagi rilevanti si hanno in regioni come l’Abruzzo dove gli studenti fuorisede sono oltre 30.000 (circa il 69% del totale degli studenti) e possonocontare su appena 334 posti letto o come <strong>la</strong> Campania dove, <strong>per</strong> gli oltre40.000 studenti fuori sede ci sono solo 728 posti letto a disposizione. Ma <strong>la</strong>condizione è emergenziale soprattutto nel Lazio dove gli studenti residentiin province o regioni diverse dal<strong>la</strong> propria sede universitaria sono il 40% e nelcomplesso, <strong>per</strong> un totale di circa 75.000 studenti, sono disponibili so<strong>la</strong>mente4.446 posti letto (tab. 14).Andando ad analizzare <strong>la</strong> situazione nelle principali città universitarie si notacome nelle grandi metropoli <strong>la</strong> comunità studentesca “immigrata” hadimensioni rilevantissime: a Mi<strong>la</strong>no gli atenei hanno raggiunto, <strong>per</strong> l’annoaccademico 2007-2008, oltre 72 mi<strong>la</strong> iscritti fuori sede mentre le universitàdel<strong>la</strong> Capitale ne ospitano oltre 65 mi<strong>la</strong>. Ma soprattutto si segna<strong>la</strong>no quellecittà dove <strong>la</strong> presenza degli studenti fuori sede è meno rilevante in sensoassoluto ma lo è assai di più in senso re<strong>la</strong>tivo: estremo è da questo punto divista il caso di Pisa dove i circa 30 mi<strong>la</strong> fuori sede (quasi 8 studenti su 10vengono da fuori provincia), equivalgono al 33,8% del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zioneattualmente residente; o ancora il caso di Padova dove i circa 33.000 fuorisede corrispondono al 15,6% degli abitanti del<strong>la</strong> città (tab. 15).In mancanza di un’adeguata offerta di posti letto nelle residenze e collegiuniversitari, <strong>la</strong> principale soluzione <strong>per</strong> tutti resta quel<strong>la</strong> dell’affitto di un21


868_08appartamento, di una stanza o addirittura di un posto letto da privati.Naturalmente una pressione del<strong>la</strong> domanda così elevata non fa altro chedrogare il mercato degli affitti facendo crescere in maniera spropositata iprezzi soprattutto nelle aree centrali o prossime alle sedi degli atenei. Inaggiunta al fenomeno crescono i cosiddetti contratti “in nero”, nonadeguatamente fermati dagli ultimi provvedimenti adottati in materia diaffitti <strong>per</strong> motivi di studio.Tab. 14 - Studenti universitari e posti letto, distribuzione regionale A.A. 2007-08 -Aggiornato al 31 maggio 2008RegioneStudenti fuorisede% sul totaledegli studentidelle universitàdel<strong>la</strong> regionePosti letto inresidenzeuniversitarie<strong>pubbliche</strong> eprivateRapportostudenti fuorisede / postilettoAbruzzo 32.474 68,9 334 97,2Basilicata 2.103 34,9 160 13,1Ca<strong>la</strong>bria 15.894 37,0 5.761 2,8Campania 40.502 30,2 728 55,6Emilia Romagna 80.979 66,6 5.890 13,7Friuli V.Giulia 17.038 59,5 1.900 9,0Lazio 74.973 40,8 4.446 16,9Liguria 11.033 36,9 806 13,7Lombardia 94.951 48,1 9.739 9,7Marche 25.002 64,5 3.566 7,0Molise 4.133 51,4 0 n.d.Piemonte 27.762 37,6 3.428 8,1Puglia 18.564 24,5 1.469 12,6Sardegna 15.735 43,3 1.270 12,4Sicilia 45.667 38,9 2.484 18,4Toscana 63.577 67,4 4.253 14,9Trentino Alto Adige 6.515 42,9 1.654 3,9Umbria 13.505 49,6 1.491 9,1Valle d'Aosta 166 17,0 0 n.d.Veneto 59.103 63,2 5.030 11,8Totali 649.676 47,3 54.409 11,9Fonte: E<strong>la</strong>borazione Censis su dati Miur22


868_08Tab. 15 - Studenti iscritti nelle principali città sedi universitarie in Italia, A.A. 2007-2008 (v.a., val. %)CittàStudentiiscrittiuniversitàA.A. 2007-2008Studentifuori sede(residenti inaltraprovincia oregione)%studentifuori sedesul totalestudentiPosti lettostatali ereligiosiRapportostudentifuorisede/postilettopubbliciRapporto %studenti /popo<strong>la</strong>zioneRapportostudentifuori sede /popo<strong>la</strong>zione(val.%)Pisa 37.390 29.476 78,8 1.590 18 42,9 33,8Bologna 50.030 35.713 71,4 3.242 11 13,4 9,6Padova 47.253 32.912 69,7 1994 16 22,5 15,6Parma 23.396 16.302 69,7 1.039 16 20,0 13,9Venezia 19.870 13.707 69,0 867 16 7,4 5,1Firenze 39.681 23.366 58,9 1.378 17 10,8 6,4Mi<strong>la</strong>no 143.634 72.702 50,6 5.632 13 11 5,6Cagliari 24.490 11.262 46,0 935 12 15,4 7,1Torino 60.252 27.214 45,2 1.148 24 6,7 3Roma 162.195 65.207 40,2 2.337 28 6 2,4Catania 43.792 17.440 39,8 1.242 14 14,5 5,8Genova 26.732 9.621 36,0 806 12 4,3 1,6Palermo 37.726 13.508 35,8 1.018 13 5,7 2Napoli 82.675 22.936 27,7 386 59 8,5 2,4Bari 41.812 9.837 23,5 1.085 9 12,9 3Fonte: E<strong>la</strong>borazione Censis su dati Miur3.2.2. La <strong>per</strong>manenza dei giovani nel<strong>la</strong> famiglia di origineLa questione abitativa resta un problema <strong>per</strong> i giovani anche una voltaterminati gli studi. Per loro si prospetta infatti un mercato immobiliare didifficile accesso date le condizioni economiche di chi oggi si inserisce nelmondo del <strong>la</strong>voro.Il diffondersi delle condizioni di precariato e di flessibilità <strong>la</strong>vorative e leconseguenti incertezze sul proprio futuro fanno sì che <strong>per</strong> le giovanigenerazioni sia sempre più difficoltoso usufruire dei servizi bancari (come adesempio l’accensione di un mutuo) o comunque impegnarsi a lungotermine <strong>per</strong> sostenere le spese di una propria abitazione.23


868_08Peraltro il mercato dell’affitto mantiene le sue criticità, anche in re<strong>la</strong>zioneal<strong>la</strong> scarsa disponibilità da parte dei locatari a stipu<strong>la</strong>re contratti cheabbiano valenza giuridica. Oltretutto loro stessi mostrano una certaresistenza ad affittare appartamenti a giovani che non possano mettere agaranzia una busta paga o un reddito comunque stabile.La difficoltà che si incontra nell’andare a vivere in maniera indipendente inun alloggio proprio o in affitto è al<strong>la</strong> base del<strong>la</strong> forma di disagio che minaanche le opportunità <strong>per</strong> i giovani di crearsi un proprio nucleo familiare.Con i dati a disposizione è possibile provare a misurare il potenzialefabbisogno abitativo delle giovani generazioni, ce<strong>la</strong>to appunto dai varifenomeni di contorno.L’indagine Istat multiscopo al 2006 rive<strong>la</strong> che nell’ambito dei giovanioccupati, tra i 26 e i 35 anni, il 44,5% non vive autonomamente e denunciadifferenti altre condizioni (tab. 16).Il 3,5%, infatti, pur scegliendo <strong>la</strong> vita di coppia (con il matrimonio o <strong>la</strong>convivenza) vive aggregata ad altri nuclei, presumibilmente quellod’origine di uno dei due. Similmente anche un altro 3,4% del<strong>la</strong> categoriadei giovani occupati, pur possedendo uno stato di famiglia autonomo daquello di origine e rispondendo quindi allo stato di nubile, celibe, separato omono-genitore, vive aggregato ad altri nuclei familiari.Per entrambe queste categorie ipotizziamo dunque che l’aggregazione adaltri nuclei nasca da una necessità dovuta a difficoltà economiche oindisponibilità di una propria abitazione.Infine c’è un’ampia fetta di giovani occupati tra i 26 e i 35 anni (pari al37,6%) che all’interno del<strong>la</strong> struttura familiare rispondono ancora al ruolo difigli e continuano a vivere sotto lo stesso tetto dei propri genitori. Si tratta dioltre due milioni di cittadini italiani che <strong>per</strong> diverse ragioni non hannoancora <strong>la</strong>sciato il proprio nucleo familiare.Come anticipato in precedenza, risulta difficile stimare <strong>per</strong> quanti di loro <strong>la</strong>mancanza di una <strong>casa</strong> sia un reale impedimento e <strong>per</strong> quanti invece il<strong>per</strong>manere con <strong>la</strong> propria famiglia nasca da ragioni di convenienza, chespingono i giovani a sfruttare al massimo <strong>la</strong> disponibilità dei propri genitorial<strong>la</strong> loro cura e sostegno.La tabel<strong>la</strong> 17 conferma un dato intuitivamente noto a tutti, ovvero che <strong>la</strong>posticipazione dell’uscita dal<strong>la</strong> famiglia di origine sia sempre un fenomenoche caratterizza maggiormente il sesso maschile. La differenziazione non ètanto marcata nel <strong>per</strong>iodo dello studio (circa il 95% dei giovani studenti vive24


868_08con i suoi contro il 93,5% delle studentesse) ma si distanzia maggiormentetra i giovani occupati (è ancora nel<strong>la</strong> <strong>casa</strong> di origine il 55,9% degli uominicontro il 43,6% delle donne) e tra quelli in cerca di occupazione (restano infamiglia l’80,4% contro il 67,9%).Se andiamo a confrontare i “numeri” del nostro Paese con quelli delle altrenazioni vediamo che l’Italia si colloca su posizioni estreme rispetto agli altristati europei. I dati disponibili al 2005 indicano nel<strong>la</strong> fascia d’età tra i 25 e i29 anni <strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza nel<strong>la</strong> propria famiglia di origine del 71% degli uominie del 53% delle donne. Parzialmente assimi<strong>la</strong>bile al<strong>la</strong> condizione dell’Italia è<strong>la</strong> Spagna con il 62% degli uomini e il 49% delle donne dei giovani tra i 25 e i29 anni ancora a <strong>casa</strong>. Per tutto il resto delle nazioni oggetto di indagine,sono davvero pochi i giovani che su<strong>per</strong>ati i 25 anni vivono ancora nel<strong>la</strong>famiglia di origine: nel Regno Unito solo il 24% degli uomini e il 14% delledonne similmente al<strong>la</strong> Francia con il 23% degli uomini e l’11% delle donne,fino al<strong>la</strong> situazione all’altro estremo del<strong>la</strong> Fin<strong>la</strong>ndia dove solo il 16% degliuomini e il 5% delle donne condividono lo stesso tetto dei propri genitorisu<strong>per</strong>ati i 25 anni (tab. 18).E <strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 19 non fa altro che confermare questa condizione tutta italianasegna<strong>la</strong>ndo <strong>per</strong>altro un dato di tendenza ancor più critico di incrementodel fenomeno dal 1995 al 2005: in Italia, nei dieci anni presi a riferimento,l’età media a cui i giovani hanno <strong>la</strong>sciato <strong>la</strong> <strong>casa</strong> è salita, a differenza dellealtre nazioni europee oggetto di indagine, dove è rimasta stabile o inqualche caso è addirittura scesa.25


868_08Tab. 16 - Giovani dai 26 ai 35 anni, occupati che presentano un potenzialefabbisogno abitativo, 2006 (v.a. in migliaia e val. %)Giovani occupati con potenziale fabbisogno abitativov.a. Val.% sul totalegiovanioccupatiVal.% sul totale<strong>per</strong>sone che nonvivonoautonomamentePersone che vivono incoppia aggregate ad altrinucleiSingle (nubili, celibi,separati, monogenitori)che vivono aggregati adaltri nucleiFigli che vivono con igenitoriTotale <strong>per</strong>sone che nonvivono autonomamenteTotale giovani 26-35 annioccupati204.177 3,5 7,9195.282 3,4 7,62.185.238 37,6 84,52.584.697 44,5 1005.807.652 100 -Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati IstatTab. 17 - Giovani da 18 a 34 anni celibi e nubili che vivono con almeno ungenitore <strong>per</strong> c<strong>la</strong>sse di età e condizione - Anno 2006 (<strong>per</strong> 100 giovanidel<strong>la</strong> stessa c<strong>la</strong>sse di età e condizione)C<strong>la</strong>ssi di eta’ / condizione Maschi Femmine Maschi efemmine18-19 98,3 97,6 9820-24 91,6 84,9 88,325-29 68,5 49,4 59,130-34 41,1 20,8 31,2Occupati 55,9 43,6 50,9In cerca di occupazione 80,4 67,9 74,6Casalinghe - 7,5 7,5Studenti 94,9 93,5 94,1Altra condizione 75,5 54,8 65,5Totale 67,3 52,6 60,1Fonte: Istat26


868_08Tab. 18 - Giovani secondo <strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza nelle famiglie di origine, 2005 (val.%)18-24 anni 25-29 anniuomini donne uomini donneItalia 94 90 71 53Spagna 90 81 62 49Regno Unito 67 50 24 14Francia 70 56 23 11Germania 72 56 25 12O<strong>la</strong>nda 71 53 20 8Fin<strong>la</strong>ndia 39 56 16 5EU-25 (1) 78 66 42 28(1) stimaFonte: Eurostat, LFSTab. 19 - Età media a cui i giovani <strong>la</strong>sciano <strong>la</strong> <strong>casa</strong>, 1995 e 20051995 2005uomini donne uomini donneetà mediaItalia 29 26 30 27Spagna 29 27 29 27Regno Unito 23 20 24 20Francia 24 21 24 22Germania 24 22 23 21O<strong>la</strong>nda 23 21 24 21Danimarca n.d. n.d. 21 20Fin<strong>la</strong>ndia n.d. n.d. 21 20Fonte: Eurostat, LFS27


868_083.3. Immigrazione, <strong>casa</strong> e processi di inserimentoNell’analisi delle categorie sociali che sono investite più direttamente dacondizioni di disagio abitativo, un approfondimento specifico deve esserededicato in primo luogo al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione immigrata.Il nostro si è trasformato, nel giro di pochi decenni, in un paese interessatoda forti flussi migratori con una presenza sul territorio connotata da caratteridi stabilità e di lunga durata.La presenza dei cittadini stranieri immigrati è cresciuta in modorilevantissimo quasi ovunque (in media di quasi il 90% tra il 2003 ed il 2007,tab. 11) ma <strong>per</strong>mane e anzi si accentua uno squilibrio geograficoabbastanza marcato, legato al<strong>la</strong> maggiore appetibilità dell’offerta<strong>la</strong>vorativa delle regioni del nord. Regioni che assorbono il 63,6% dei residenti(in partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> Lombardia da so<strong>la</strong> accoglie poco meno di un quarto deltotale degli immigrati). Di contro le regioni del sud (con appena l’11,6%),assolvono soprattutto al ruolo di territorio di ingresso, tappa iniziale di un<strong>per</strong>corso migratorio che ha come destinazione finale altre regioni italiane oaltri paesi europei.In pochi anni <strong>la</strong> presenza degli immigrati è praticamente raddoppiata inmolte città (tab. 12) come Torino, Venezia, Napoli, raggiungendo adesempio a Mi<strong>la</strong>no una <strong>per</strong>centuale del 13% sul<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione residente.Pur a fronte di quasi 3 milioni di immigrati residenti registrati dall’Istat (ma isoggiornanti <strong>per</strong> <strong>la</strong> Caritas sono 3,7 milioni) e di diversi indicatori distabilizzazione in crescita (aumento dei ricongiungimenti, dei minori, paritànumerica tra uomini e donne ecc), il caso italiano è connotato dal<strong>la</strong>mancanza di organiche politiche di integrazione, chiaramente orientate.Non solo, ma manca anche un modello forte di riferimento: si pensiall’approccio assimi<strong>la</strong>zionista francese, che mira ad assicurare una certaparità di diritti e a creare una buona mixitè sociale, ma che, puntandoall’uniformità, mette in secondo piano le appartenenze religiose e culturali;o dall’altra, all’approccio multiculturalista anglosassone che ha <strong>per</strong>messoalle diverse comunità di conservare le proprie abitudini culturali o religiose,costruendo le proprie scuole e i propri centri di aggregazione, organizzandocioè dei “recinti etnici”, ma senza mirare ad una reale integrazione. Dueapprocci che <strong>per</strong>altro, negli esiti reali, hanno dato prova di produrre effettiin parte simili e di cui oggi sono evidenti i limiti.Nel contesto italiano i principali fattori di rischio <strong>per</strong> <strong>la</strong> tenuta del<strong>la</strong> coesionesociale che rimandano al problema immigrazione riguardano soprattutto <strong>la</strong>28


868_08diffusione di condizioni di disagio legate al<strong>la</strong> precarietà e al<strong>la</strong> irrego<strong>la</strong>rità,esito dell’incrocio tra una forte pressione ad entrare e l’assenza di canali disbocco rego<strong>la</strong>ri, e che producono un mancato riconoscimento di alcunidiritti di base e forti tensioni tra gli italiani.In quest’ottica <strong>la</strong> difficoltà di accesso ad un’abitazione dignitosarappresenta l’ostacolo più diffuso. La condizione abitativa media degliimmigrati presenti nel nostro Paese, oltre ad essere profondamente lontanada quel<strong>la</strong> degli autoctoni, è contrassegnata da una situazione di diffusaprecarietà, su<strong>per</strong>iore a quel<strong>la</strong> <strong>la</strong>vorativa. Inevitabilmente, oltre ai fattoridiscriminatori, sui processi di inserimento abitativo degli immigrati ha pesato<strong>la</strong> generale debolezza delle politiche abitative <strong>per</strong> le fasce medio-basse dicui sono espressione l’esiguità del patrimonio di edilizia sociale pubblica, e<strong>la</strong> carenza di un’offerta di abitazioni in affitto a prezzi accessibili. Ciò haevitato fenomeni concentrativi nel patrimonio pubblico come quelliesistenti nelle banlieues francesi, ma ha prodotto un disagio diffuso.Naturalmente anche su questo fronte qualcosa si sta muovendo. Dai pochidati disponibili, si nota <strong>la</strong> tendenza ad una po<strong>la</strong>rizzazione delle situazioniabitative: da un <strong>la</strong>to gli immigrati di vecchio insediamento che hannodeciso di compiere il proprio progetto migratorio nel nostro Paese e chemigliorano progressivamente <strong>la</strong> propria condizione abitativa, iniziandoanche ad accedere al mercato del<strong>la</strong> proprietà <strong>per</strong> immobili di livellomedio-basso, di modesta dimensione, situati nelle zone <strong>per</strong>iferiche del<strong>la</strong>grande città o nell'hinter<strong>la</strong>nd (tab. 13); dall’altro le componenti più deboli,e che si trovano all’inizio del <strong>per</strong>corso, confinate nelle città invisibili chesorgono ai bordi delle aree ferroviarie, nelle aree dismesse o nei caso<strong>la</strong>riabbandonati.Peraltro <strong>la</strong>ddove esiste una qualche nuova offerta di abitazioni sociali<strong>pubbliche</strong>, spesso <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione immigrata, da poco ammessa ad essereinserita nelle liste dei candidati, si colloca in testa alle graduatorie.Il disagio abitativo può essere considerato un fattore indicativo di un rischioprecarietàche aumenta considerevolmente quando si considera l’areadell’irrego<strong>la</strong>rità: <strong>la</strong> c<strong>la</strong>ndestinità comporta spesso, quale direttaconseguenza, situazioni di vera e propria emarginazione sociale.29


868_08Tab. 11 - Andamento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione residente straniera <strong>per</strong> ripartizione geografica2003 2007Maschi Femmine Totale % Maschi Femmine Totale %Var. %2003-2007Nord-Ovest 284.316 266.623 550.939 35,6% 548.532 518.686 1.067.218 36,3% 93,7Nord-Est 229.285 197.697 426.982 27,6% 415.859 386.380 802.239 27,3% 87,9Centro 180792 201008 381800 24,6% 348.628 379.062 727.690 24,8% 90,6Sud e isole 93881 95771 189652 12,2% 160.054 181.721 341.775 11,6% 80,2Totale Italia 788.274 761.099 1.549.373 100,0% 1.473.073 1.465.849 2.938.922 100,0% 89,7Fonte: E<strong>la</strong>borazione Censis su dati Istat30


868_08Tab. 12 - La crescita del<strong>la</strong> presenza straniera nelle città, 2003-2007 (v.a., var.%)CittàImmigrati residential 2007Immigrati residentisu popo<strong>la</strong>zione 2007(val. %)Immigrati residenti2003-2007(var. %)Torino 83.977 9,3 106,7Genova 35.255 5,7 93,1Mi<strong>la</strong>no 170.619 13,1 70,6Venezia 16.959 6,3 141,1Bologna 30.319 8,1 71,7Firenze 34.939 9,5 64,9Roma 199.417 7,4 85,3Napoli 19.188 2,0 110,0Bari 5.413 1,7 -4,1Palermo 14.734 2,2 40,2Catania 5.959 2,0 39,9Cagliari 3.049 1,9 65,7Fonte: E<strong>la</strong>borazione Censis su dati IstatTab. 13 - Compravendita di abitazioni da parte di <strong>la</strong>voratori immigratiAnnoNumerocompravenditeVariazione %annuaSpesamedia2004 110.000 93.0002005 116.000 5,4 103.0002006 131.000 12,9 117.0002007 135.000 3,0 124.0002008 120.000 -11,1 128.000Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Scenari Immobiliari 200831


868_083.4. Anziani e condizione abitativaGli anziani rappresentano, <strong>per</strong> ragioni diverse, un altro segmento dipopo<strong>la</strong>zione esposto in modo partico<strong>la</strong>re al problema del<strong>la</strong> scarsarispondenza del<strong>la</strong> soluzione abitativa alle esigenze ed alle risorse individuali.Un problema che rimanda a dimensioni demografiche notevoli dato chel’Italia, come tutti i Paesi avanzati, presenta rilevantissimi tassi disenilizzazione. Basti pensare che le famiglie con <strong>per</strong>sona di riferimento conpiù di 65 anni sono 7,75 milioni, più di un terzo (34%) del totale, e che ormaiun italiano su 5 ha più di 65 anni. Si tratta di quasi 12 milioni di <strong>per</strong>sone, circa1.340.000 dei quali hanno su<strong>per</strong>ato <strong>la</strong> soglia degli 85 anni e quindi, solo incasi rari, sono del tutto indipendenti (tab. 20).Questo segmento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione è in costante aumento. Soltanto nel<strong>per</strong>iodo 2002-2007 il numero delle <strong>per</strong>sone over 65 anni è aumentato dicirca 1,1 milioni (+ 10,7%), registrando un tasso di crescita triplo rispetto aquello generale del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione (+ 3,6%) (tab. 21).Gli anziani sono portatori di bisogni molto partico<strong>la</strong>ri, anche rispetto al<strong>la</strong>dimensione abitativa, che attengono almeno a tre fattori:- quello economica, trattandosi in gran parte di <strong>per</strong>sone a reddito mediobasso;- quello fisico, re<strong>la</strong>tiva cioè all’adeguatezza dello spazio abitato rispettoalle specifiche esigenze;- quello sociale, trattandosi spesso di <strong>per</strong>sone sole.Per quanto riguarda gli aspetti reddituali, da un’indagine Censis sullefamiglie in affitto risulta che ben il 90,4% di quelle composte da anzianidichiara di avere un reddito familiare che non su<strong>per</strong>a i 20.000 euro. Dal<strong>la</strong>stessa indagine risultava che sul totale delle famiglie in affitto con redditofino a 10 mi<strong>la</strong> euro, <strong>per</strong> il 39% si tratta di famiglie di anziani, mentre fra quelletra i 10 e i 15 mi<strong>la</strong> euro <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale degli anziani è pari al 34% (tab. 22).Ne consegue che gli anziani rappresentano nel quadro attuale una dellecategorie più esposte al caro-affitti. In partico<strong>la</strong>re l’incidenza del<strong>la</strong> spesaabitativa <strong>per</strong> le famiglie di anziani in affitto nel mercato privato èpartico<strong>la</strong>rmente elevata <strong>la</strong>ddove si incrociano bassi redditi (pensionisociali) e <strong>la</strong> localizzazione in una grande area urbana. In questo caso <strong>per</strong>redditi fino a 10.000 euro il costo dell’affitto incide in media <strong>per</strong> i due terzidel reddito; <strong>per</strong>centuale che scende naturalmente <strong>per</strong> le fasce di redditosu<strong>per</strong>iori mantenendosi comunque alta: 48% e 39% rispettivamente <strong>per</strong>redditi fino a 15.000 e fino a 20.000 euro. A dimostrazione di come gli anzianirappresentino un segmento partico<strong>la</strong>rmente esposto al caro-affitto vi è ildato re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> fruizione del buono <strong>casa</strong>: le famiglie di anziani che hanno32


868_08ricevuto il contributo <strong>per</strong> l’affitto del Fondo sociale, sempre secondo i datidell’indagine, sono il 18,9%, contro un dato generale del 12,5%.Ulteriori bisogni si originano da partico<strong>la</strong>ri corre<strong>la</strong>zioni tra condizionieconomiche e abitative. Molti anziani a basso reddito vivono in immobilisovradimensionati rispetto alle loro esigenze, con alti costi di gestione(manutenzione ordinaria e straordinaria, aspetti fiscali, ecc.).Per gli anziani proprietari le difficoltà possono derivare anche dalle mediocrio pessime condizioni dell’abitazione con carenze di vario genere,situazione aggravata dal<strong>la</strong> eventuale presenza di disabilità negli occupantianzianiNon va trascurata <strong>la</strong> tipologia edilizia e le condizioni dell’immobile, in molticasi non adeguate ai bisogni di cui gli anziani sono portatori. Si pensi allecase senza ascensore, agli immobili fatiscenti, alle case iso<strong>la</strong>te. Questifattori, tenendo presente <strong>la</strong> forte corre<strong>la</strong>zione tra anzianità e disabilità,spesso si configurano come vere e proprie barriere architettoniche in gradodi penalizzare fortemente <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita degli anziani.Secondo una rie<strong>la</strong>borazione dei dati Istat dell’ultimo censimento condottadal<strong>la</strong> rivista Abitare Anziani re<strong>la</strong>tiva proprio a tale tematica, al 2001 eranoquasi 4 milioni gli anziani (il 47,7%) residenti in case costruite prima del 1962;quasi 1,5 milioni quelli che occupavano abitazioni <strong>per</strong> le quali lo stato diconservazione dell’edificio è stato considerato "mediocre" o "pessimo"questa situazione riguarda prevalentemente (946.205 casi) gli anziani chevivono soli o condividono l’abitazione solo con altre <strong>per</strong>sone anziane; è parial 78,6% il numero degli anziani che vivono in edifici privi di ascensore;400.000 anziani vivono in abitazioni prive di impianto di riscaldamento.Infine un ultimo importante tema è quello del<strong>la</strong> socialità: <strong>la</strong> fascia dipopo<strong>la</strong>zione anziana è quel<strong>la</strong> che affronta un maggior rischio di iso<strong>la</strong>mentoproprio <strong>per</strong>ché nel<strong>la</strong> maggioranza dei casi si trova a vivere da so<strong>la</strong>. In molticasi, specie quando subentrano oggettive limitazioni al<strong>la</strong> mobilità spaziale,questo coincide con una situazione di protratto stato di abbandono(solitudine).Inoltre <strong>la</strong> nuclearizzazione spinta delle famiglie e <strong>la</strong> progressiva difficoltà diquest’ultime ad offrire assistenza ai parenti anziani, finiscono <strong>per</strong> impattaredirettamente sul<strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vita delle <strong>per</strong>sone in età avanzata.La tabel<strong>la</strong> 23 mette in luce, attraverso i dati delle indagini Multiscopo Istat,<strong>la</strong> condizione abitativa degli italiani che hanno su<strong>per</strong>ato i 65 anni di età.Complessivamente circa il 27% degli anziani dichiara di abitare da solo in<strong>casa</strong>, all’interno di questa categoria riscontriamo un 79% di individui di sessofemminile.Le indagini rilevano che negli ultimi anni <strong>la</strong> quota parte di cittadini anzianiche vive da so<strong>la</strong> non ha subito incrementi significativi, tuttavia33


868_08l’allungamento del<strong>la</strong> vita media ha fatto sì che il numero di anziani che solisia passato dai 2 milioni e 400 mi<strong>la</strong> individui del 1993 ai 3 milioni nel 2006.Considerando che nel<strong>la</strong> maggior parte dei casi <strong>la</strong> condizione di solitudinenon rappresenta una scelta ne consegue oltre ad un incremento nel<strong>la</strong>domanda di cura e assistenza domiciliare, anche una richiesta di“compagnia”, al<strong>la</strong> quale i servizi sociali potranno difficilmente dare rispostamentre possono risultare determinanti i buoni rapporti di vicinato.34


868_08Tab. 20 - Gli anziani in Italia al 2002 e al 2007Anno 2002 Anno 200765-84 anni 85 anni e oltre Totale 65 annie oltre65-84 anni 85 anni e oltre Totale 65 annie oltreNord-ovest 2.612.767 354.396 2.967.163 2.952.196 370.244 3.322.440Nord-Est 1.859.483 273.807 2.133.290 2.050.780 293.380 2.344.160Centro 1.957.808 257.637 2.215.445 2.137.896 328.063 2.465.959Sud 2.007.101 228.222 2.235.323 2.191.663 259.492 2.451.155Isole 986.312 117.116 1.103.428 1.080.537 128.501 1.209.038Italia 9.423.471 1.231.178 10.654.649 10.449.072 1.343.680 11.792.752Nord-ovest 17,5% 2,4% 19,9% 18,9% 2,4% 21,3%Nord-Est 17,5% 2,6% 20,1% 18,3% 2,6% 20,9%Centro 17,9% 2,4% 20,3% 18,5% 2,8% 21,4%Sud 14,4% 1,6% 16,1% 15,6% 1,8% 17,4%Isole 15,0% 1,8% 16,7% 16,2% 1,9% 18,1%Italia 16,5% 2,2% 18,7% 17,7% 2,3% 19,9%Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Istat 200835


868_08Tab. 21 - La crescita del numero di anziani tra il 2002 ed il 2007Incremento 2002-2007(v.a.)65-84 anni 85 anni e oltre Totale 65 annie oltreIncremento 2002-2007(val. %)65-84 anni 85 anni e oltre Totale 65 annie oltrePopo<strong>la</strong>zionetotaleNord-ovest 339.429 15.848 355.277 13,0% 4,5% 12,0% 4,4%Nord-Est 191.297 19.573 210.870 10,3% 7,1% 9,9% 5,0%Centro 180.088 70.426 250.514 9,2% 27,3% 11,3% 5,5%Sud 184.562 31.270 215.832 9,2% 13,7% 9,7% 1,2%Isole 94.225 11.385 105.610 9,6% 9,7% 9,6% 1,2%Italia 1.025.601 112.502 1.138.103 10,9% 9,1% 10,7% 3,6%Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Istat 200836


868_08Tab. 22 - Peso delle famiglie con <strong>per</strong>sona di riferimento con più di 65 anni sul totaledelle famiglie in affitto <strong>per</strong> fascia di redditoFascia di redditoPeso <strong>per</strong>centuale famiglie di anzianiFino a 10.000 euro 39,2%Da 10.000 a 15.000 euro 34,0%Da 15.000 a 20.000 euro 21,3%Da 20.000 a 25.000 euro 12,4%Da 25.000 a 30.000 euro 11,5%Oltre 30.000 euro 8,5%Totale 26,4%Fonte: indagine Censis-Sunia-CGIL, 200737


868_08Tab. 23 - Persone sole che hanno compiuto 65 anni - Medie 1993-94, 1998, 2003 e 2006Annov.a. inmigliaiaAnziani soliMaschi Femmine Totale% sul v.a. in % sul v.a. intotale migliaia totale migliaiadeglideglianzianianziani% sul totaledeglianzianiPer 100 anziani soliMaschi Femmine Totale1993-1994 478 12,9 1.928 36,6 2.406 26,9 19,9 80,1 100,01998 485 11,9 2.090 35,7 2.576 25,9 18,8 81,2 100,02003 595 13,2 2.431 38,5 3.026 27,9 19,7 80,3 100,02006 643 13,4 2.426 36,7 3.069 26,9 21,0 79,0 100,0Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Istat - Indagine Multiscopo38


868_084. IL PATRIMONIO PUBBLICO: DIMENSIONI, UTENZA E GESTIONE4.1. Il profilo generale del patrimonioLa politica del<strong>la</strong> <strong>casa</strong> ha costituito uno degli elementi principali dellepolitiche di welfare attuate, in forme e dimensioni diverse, nei paesi europeisoprattutto nel dopoguerra. Garantire a tutti l’accesso ad una abitazioneaccettabile è stata infatti una delle grandi promesse del secolo passatodelle democrazie occidentali.In questo ambito l’intervento diretto dello Stato nel<strong>la</strong> realizzazione di allogginasceva con il doppio scopo di assicurare il diritto al<strong>la</strong> <strong>casa</strong> anche a quantisono penalizzati dal<strong>la</strong> debolezza delle risorse economiche e di svolgere unruolo di ammortizzatore rispetto alle dinamiche del mercato immobiliare.Ma in un Paese come l’Italia, dove l’accesso al<strong>la</strong> proprietà abitativa daparte delle famiglie ha rappresentato il principale obiettivo delle politiche edove lo stock di immobili disponibili <strong>per</strong> l’affitto è sempre statonotevolmente ridotto rispetto ad altri Paesi europei, anche il patrimonio diedilizia sociale pubblica ha avuto ed ha tuttora dimensioni decisamentemodeste. L’incidenza del patrimonio gestito dagli ex-Iacp sullo stockcomplessivo degli alloggi occupati al 2001, anno del censimento sul<strong>la</strong>abitazioni (tab. 24), era pari ad appena il 3,8%, mentre quel<strong>la</strong> sul solo stockin affitto era pari al 18,8% a livello nazionale, ma solo al 16,7% nelle regionidel nord (contro il 20,9% del sud).Un patrimonio in fase di ulteriore riduzione, visto che nel corso degli anniNovanta l’impegno pubblico è stato progressivamente ridimensionate finoad arrivare ad un sostanziale smantel<strong>la</strong>mento dell’intervento diretto. Comeè noto, il trasferimento alle Regioni delle competenze in materia (1998), hacoinciso con <strong>la</strong> fine del prelievo Gescal che aveva avuto il merito digarantire al comparto un flusso finanziario costante e piuttosto consistente(3-4 mi<strong>la</strong> miliardi di vecchie lire l’anno). Non stupisce dunque che negliultimi anni <strong>la</strong> produzione annua di alloggi sociali su tutto il territorionazionale sia scesa sotto le 2.000 unità (su un totale di circa 300.000abitazioni costruite). Del resto è noto come, soprattutto nelle grandi città,siano numerosissime le famiglie in graduatoria in attesa dell’assegnazione diun alloggio sociale (tab. 25).39


868_08Peraltro un contributo significativo al<strong>la</strong> ulteriore contrazione del mercatodell’affitto è derivato dal processo di dismissione degli immobili residenzialidegli ex IACP e dei Comuni (nonché degli Enti previdenziali) in partico<strong>la</strong>renelle aree metropolitane dove più è concentrato questo patrimonio.In partico<strong>la</strong>re le politiche di alienazione di parte del patrimonio ERP (dovutaal<strong>la</strong> legge 560/1993) hanno portato al<strong>la</strong> dismissione, tra il 1993 ed il 2006 dioltre 150.000 alloggi (tab. 26), con un ricavo unitario medio di appena23.700 euro. Come si vede l’apice di questo processo si è avuto tra il 1996ed il 1999 quando il volume annuo di vendite si è attestato sulle 16-000-17.000 unità (fig. 4).Oggi lo stock gestito dalle Ater assomma a soli circa 940.000 alloggi di cui<strong>per</strong>ò solo 768.000 in locazione (tab. 27); di questi ben il 45,5% si trova nelleregioni del nord. Tra il 2001 ed il 2005 il patrimonio gestito dalle aziende èdiminuito di quasi il 6% (tab. 28).Venendo al grado di utilizzo del patrimonio (tab. 29) <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale dialloggi occupati abusivamente rispetto al totale degli alloggi gestiti inlocazione sale scendendo verso il Meridione: è pari all’1,4% nel nord, al 4,6%nelle regioni dell’Italia Centrale e al 7,7 in quelle del Sud.Tab. 24- Peso <strong>per</strong>centuale del patrimonio Ater sullo stock abitativo al 2001 (val.%)Alloggi in locazione2001Incidenzapatrimonio Atersul totale alloggiIncidenzapatrimonio Ater sultotale alloggi inaffittoNord 362.126 3,5% 16,7%Centro 162.001 3,9% 20,8%Sud 287.361 4,1% 20,9%Italia 811.488 3,8% 18,8%Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Feder<strong>casa</strong> e Istat40


868_08Tab. 25 - Famiglie in graduatoria <strong>per</strong> un alloggio sociale in alcune città italianeCittàFamiglie ingraduatoriaAssegnazione alloggio sociale% richieste sul totaleData bando o agg.famiglieTorino 10.000 2007 2%Mi<strong>la</strong>no 12.820 2007 2%Venezia 4.179 2005 3%Bologna 5.361 2007 3%Firenze 3.437 2006? 2%Roma 29.302 2005 3%Napoli 10.000 1995 1%Bari 11.370 2005 9%Palermo 4.073 2003 2%Catania 10.800 2003 8%Cagliari 979 2005 1%Fonte: Indagine Feder<strong>casa</strong>, 2008Tab. 26 - Andamento delle vendite del patrimonio ERP <strong>per</strong> anno (1993-2006)Anno Alloggi venduti Ricavi da vendite(in milioni)1993 4.956 1151994 4.533 1051995 9.933 2311996 16.133 3751997 14.444 3361998 17.007 4141999 17.756 4132000 10.714 2842001 10.500 1922002 7.050 1982003 10.731 2062004 9.289 2332005 9.484 2322006 12.238 331Totale 154.768 3.665Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Feder<strong>casa</strong>41


868_08Fig. 4 - L’andamento delle vendite del patrimonio ex Iacp (1993-2006)Fonte: Feder<strong>casa</strong>, 2008Tab. 27 – Il patrimonio gestito dalle Aziende al 2006 (stima Feder<strong>casa</strong>)Alloggi inlocazioneAlloggi ariscattoAlloggi privati(gestionecondominiale)TotaleVal.%Nord 340.415 36.194 50.293 426.902 45,5%Centro 152.922 19.289 12.999 185.211 19,7%Sud 280.499 19.292 26.917 326.708 34,8%Italia 768.047 74.775 90.210 938.821 100,0%Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Feder<strong>casa</strong>42


868_08Tab. 28 - Variazione del patrimonio gestito 2001-2006 (val.%)Alloggi in locazione2001Alloggi in locazione2006Var.%2001-2005Nord 362.126 340.415 - 6,0%Centro 162.001 152.922 - 5,6%Sud 287.361 280.499 - 2,4%Italia 811.488 768.047 - 5,4%Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Feder<strong>casa</strong>Tab. 29 - Grado di utilizzo del patrimonio in locazione al 2006 (val.%)Assegnati(val.%)Alloggi in locazioneOccupatiAbusivamente(val.%)Sfitti(*)(val.%)Totale(val.%)Nord 93,0 1,4 5,6 100,0Centro 92,4 4,6 3,0 100,0Sud 89,5 7,7 2,8 100,0Italia 91,6 4,3 4,1 100,0(*) da riassegnare o da ristrutturareFonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati Feder<strong>casa</strong>43


868_084.2. Gli aspetti gestionaliCanoni di affitto talvolta quasi simbolici, rilevanti fenomeni di abusivismo,morosità diffusa: questi sono i luoghi comuni che accompagnano pressol’opinione pubblica l’immagine del<strong>la</strong> gestione del patrimonio di edilizia“popo<strong>la</strong>re” del Paese.Per andare al di là degli stereotipi, che naturalmente discendono anche darealtà concrete, occorre riferirsi direttamente alle variegate situazioni locali.Al riguardo l’indagine effettuata nel 2008 presso le aziende territoriali ditutta Italia da Feder<strong>casa</strong> <strong>per</strong> questa ricerca promossa da Dexia, in parteconferma ed in parte smentisce tale visione semplicistica.Si guardi ad esempio al fenomeno dell’abusivismo (tab. 30): in gran partedel Paese (centro-nord e molte realtà del Mezzogiorno) è a livelli bassissimi,assolutamente fisiologici (0,1-0,3%). In qualche città del nord raggiunge l’1%(Brescia, Trento). In una realtà difficile e complessa dal punto di vista del<strong>la</strong>domanda abitativa come Mi<strong>la</strong>no sale al 5%. Ma in alcune, poche <strong>per</strong> <strong>la</strong>verità, realtà del sud invece è un fenomeno assai rilevante. I casi estremisono rapprsentanti dalle due grandi città del<strong>la</strong> Sicilia, Palermo e Catania,dove sono abusive più di un quarto delle famiglie (27%). Ma <strong>per</strong>centualirilevanti si registrano anche a Cosenza (15%), e a Brindisi ( 11,2%), adesempio.Riguardo ai canoni c’è da premettere un dato importante: in altri paesieuropei gli affitti del comparto sociale sono ben più elevati, ma <strong>la</strong>rga partedelle famiglie degli inquilini ricevono un sussidio pubblico. In Italia ciòavviene solo, ed in misura comunque insufficiente come si è visto nelcapitolo introduttivo del<strong>la</strong> ricerca, nell’ambito del settore privato.Ne deriva che le entrate da canoni sono assolutamente modeste. Latabel<strong>la</strong> 31 mostra come il ricavo annuo medio <strong>per</strong> alloggio gestito, ingenerale molto basso, registri delle marcate differenze nelle varie aree delPaese. Si attesta sui 1.000 euro/anno (90 euro mensili) nel nord-ovest(Piemonte-Liguria, Lombardia), sale attorno ai 1.200/1.300 euro nel nord-est(Veneto, Emilia), in qualche caso anche sui 1.400 nel centro Italia (Firenze,Terni) <strong>per</strong> poi scendere nelle regioni del Sud su valori tra 600 e 800 euro.Peraltro, come è noto, nonostante l’evidente funzione sociale svolta, finoragli ex Iacp, oggi aziende territoriali, sono stati obbligati a pagare l’impostacomunale sugli immobili e sono stati esclusi dai benefici fiscali sulleristrutturazioni degli immobili (il famoso 36%). In questo senso il recenteintervento di cancel<strong>la</strong>zione dell’ICI sull’ERP va salutato come un fattoestremamente positivo. Nell’attuale formu<strong>la</strong>zione tale esenzione libera circa44


868_0880 milioni di euro, pari a oltre il 10% del monte affitti totale, che possonoessere investiti nel<strong>la</strong> riqualificazione energetica del patrimonio con positivericadute sull’occupazione, sul<strong>la</strong> produzione e sul<strong>la</strong> bolletta energetica degliutenti.Per quanto concerne <strong>la</strong> morosità (tab. 32), anche questa risulta moltodifferenziata: il fenomeno è molto rilevante nelle grandi città (Torino,Mi<strong>la</strong>no, Genova, Roma, Napoli, Bari e Palermo), mentre assume contorniassai più contenuti nelle medie città soprattutto del centro-nord.Basti pensare che se si considera al 2006 il rapporto tra mancati introiti <strong>per</strong>morosità e ricavi da canoni in città come Bergamo, Brescia, Parma maanche a Venezia, Firenze e Bologna, siamo su valori intorno al 5%, mentre aCagliari si arriva al 44%, a Palermo siamo al 35%, a Torino e Genova al 32%,a Roma e Napoli al 30%, a Bari al 23 e a Mi<strong>la</strong>no al 19%.Una situazione che mediamente tra il 2001 ed il 2006 è peggiorata.L’aumento generalizzato delle morosità, è senz’altro da mettere in re<strong>la</strong>zionecon l'impoverimento generale del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione che abita nei quartieri diedilizia sociale pubblica.Peraltro i mancati introiti corrispondono a cifre importanti: a Roma <strong>la</strong>morosità annua ammonta a 21 milioni di euro, a Mi<strong>la</strong>no a 17 milioni, aTorino a 11,5 a Napoli a 7 milioni di euro.Infine se si guarda al <strong>per</strong>sonale impiegato nel<strong>la</strong> gestione del patrimonio(tab. 33), sono evidenti le discrepanze tra aziende. Se al nordgeneralmente il numero di alloggi <strong>per</strong> addetto si attesta intorno al valore100, (con casi di maggiore dotazione di <strong>per</strong>sonale come Mi<strong>la</strong>no, Bergamo,Udine, Forlì), nelle aziende meridionali si arriva a casi limite come quelli diPalermo e Brindisi dove ad ogni addetto in servizio corrispondono più di 300alloggi da gestire.45


868_08Tab. 30 - Alloggi occupati abusivamente, 2006Ente, aziendaAlloggigestitiDi cui occupatiabusivamente% alloggi occupatiabusivamenteTorino 32.674 110 0,3%Novara 6.132 5 0,1%Alessandria 5.108 3 0,1%Genova 12.050 92 0,8%La Spezia 4.124 36 0,9%Mi<strong>la</strong>no 65.930 3.409 5,2%Bergamo 6.882 0 0,0%Brescia 9.946 119 1,2%Cremona 5.387 0 0,0%Trento 10.118 156 1,5%Venezia 12.518 137 1,1%Padova 9.327 35 0,4%Udine 7.072 0 0,0%Trieste 13.379 34 0,3%Bologna 19.092 27 0,1%Parma 6.263 0 0,0%Forlì-Cesena 4.380 21 0,5%Firenze 12.036 138 1,1%Livorno 8.941 214 2,4%Perugia 4.726 10 0,2%Terni 3.735 27 0,7%Ancona 5.788 3 0,1%Teramo 2.554 2 0,1%Pescara 4.543 96 2,1%Roma Comune 52.845 5.863 11,1%Latina 7.890 326 4,1%Napoli 34.430 1.243 3,6%Avellino 6.742 24 0,4%Bari 20.877 563 2,7%Brindisi 6.007 675 11,2%Potenza 5.957 161 2,7%Cosenza 11.010 1.639 14,9%Palermo 11.000 3.000 27,3%Catania 10.003 2.386 23,9%Messina 7.841 500 6,4%Cagliari 11.309 39 0,3%Nuoro 4.039 33 0,8%Totale 462.655(60,2% del patrimonioin locazione)21.126 4,6%Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati indagine Feder<strong>casa</strong> 200846


868_08Tab. 31 - Ricavi da canoni re<strong>la</strong>tivi al patrimonio residenziale gestito, 2006Ente, aziendaRicavi da canonialloggiRicavo medio <strong>per</strong>alloggioRicavo mediomensileTorino 35.511.587 1.087 91Novara 6.636.379 1.082 90Alessandria 4.644.276 909 76Genova 13.098.678 1.087 91La Spezia 4.568.099 1.108 92Mi<strong>la</strong>no 77.141.836 1.170 97Bergamo 7.144.960 1.038 87Brescia 13.973.000 1.405 117Cremona 4.553.133 845 70Trento 12.040.338 1.190 99Venezia 12.712.279 1.016 85Padova 12.975.996 1.391 116Udine 8.971.083 1.269 106Trieste 16.261.228 1.215 101Bologna 24.389.588 1.277 106Parma 8.379.075 1.338 111Forlì-Cesena 5.048.348 1.153 110Firenze 17.557.529 1.459 122Livorno 9.768.642 1.093 91Perugia 8.062.487 1.706 106Terni 5.714.311 1.530 127Ancona 7.438.571 1.285 107Teramo 1.684.183 659 55Pescara 2.513.567 553 46Roma Comune 45.857.895 868 72Latina 3.651.043 463 39Napoli 19.722.690 573 48Avellino 3.770.625 559 47Bari 14.661.100 702 59Brindisi 4.685.227 780 65Potenza 5.333.097 895 75Cosenza 7.340.703 667 56Palermo 14.420.166 1.311 109Catania 8.055.253 805 67Messina 8.090.799 1.032 86Cagliari 10.962.161 969 81Nuoro 4.081.856 1.011 84Totale 471.421.788 1.041 87Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati indagine Feder<strong>casa</strong>, 200847


868_08Fig. 5 – Ricavo medio annuo <strong>per</strong> alloggio 2006 (valori in euro)PerugiaTerniFirenzeBresciaPadovaParmaPalermoAnconaBolognaUdineTr iesteTr entoMi<strong>la</strong>noFor lì-CesenaLa SpeziaLivornoGenovaTor inoNovaraBergamoMessinaVeneziaNuoroCagliar iAlessandriaPotenzaRoma ComuneCremonaCataniaBrindisiBariCosenzaTer amoNapoliAvellinoPescaraLatina1.5301.4591.4051.3911.3381.3111.2851.2771.2691.2151.1901.1701.1531.1081.0931.0871.0871.0821.0381.0321.0161.0119699098958688458057807026676595735595534631.7060 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati indagine Feder<strong>casa</strong>, 200848


868_08Tab. 32- La morosità re<strong>la</strong>tiva ai canoni di affittoEnte, aziendaMorositàcanoni(euro)2001 2006ImportoMorositàdovutocanoni(euro)(euro)%MorositàsuimportodovutoImportodovuto(euro)%MorositàsuimportodovutoTorino 12.823.839 49.654.649 25,8% 11.529.996 35.511.587 32,5%Novara 800.000 6.000.000 13,3% 908.890 8.137.044 11,2%Alessandria 589.852 4.703.542 12,5% 440.000 4.710.508 9,3%Genova 577.039 15.200.000 3,8% 1.404.355 14.770.904 9,5%La Spezia 350.592 5.094.366 6,9% 122.659 4.993.020 2,5%Mi<strong>la</strong>no 4.204.811 76.451.115 5,5% 7.860.753 77.141.836 10,2%Bergamo 177.342 6.658.278 2,7% 411.760 8.066.671 5,1%Brescia 310.526 9.389.569 3,3% 996.900 15.423.000 6,5%Cremona 93.507 4.988.589 1,9% 313.641 5.694.056 5,5%Trento 255.386 10.546.080 2,4% 282.721 14.312.080 2,0%Venezia 664.868 14.033.446 4,7% 590.008 13.635.317 4,3%Padova 316.211 12.216.845 2,6% 972.085 13.336.627 7,3%Udine 45.274 7.233.933 0,6% 336.930 9.347.749 3,6%Bologna 362.906 23.603.069 1,5% 1.376.913 28.458.788 4,8%Parma 73.131 5.576.659 1,3% 493.058 9.535.697 5,2%Forlì-Cesena 184.434 5.591.139 3,3% 245.131 5.348.641 4,6%Firenze 918.683 11.905.142 7,7% 737.964 18.062.367 4,1%Livorno 1.000.000 7.655.095 13,1% 849.721 10.522.057 8,1%Perugia 300.000 6.704.920 4,5% 1.453.682 8.062.487 18,0%Terni 894.467 5.552.247 16,1% 679.569 6.634.238 10,2%Ancona 41.233 7.664.725 0,5% 355.140 7.968.948 4,5%Teramo 363.826 1.576.374 23,1% 446.713 1.684.383 26,5%Pescara 106.601 3.413.721 3,1% 259.596 2.753.268 9,4%Roma Comune 18.420.136 73.078.135 25,2% 23.474.373 57.003.994 41,2%Latina 1.288.648 4.711.184 27,4% 1.026.848 4.049.358 25,4%Napoli 3.624.666 22.500.000 16,1% 5.383.000 22.605.477 23,8%Avellino 321.695 3.735.000 8,6% 277.456 3.989.843 7,0%Bari 3.739.724 14.877.380 25,1% 3.765.541 16.147.646 23,3%Brindisi 1.490.589 5.114.733 29,1% 826.449 5.010.287 16,5%Potenza 913.902 6.768.599 13,5% 1.952.685 6.492.393 30,1%Cosenza - - - 5.862.251 7.786.069 75,3%Palermo 7.602.832 15.000.000 50,7% 5.389.259 15.524.095 34,7%Catania 6.536.229 - - 7.973.304 8.617.680 92,5%Messina - 4.500.000 - - 9.066.562 -Cagliari 3.530.092 10.928.198 32,3% 4.824.179 10.962.161 44,0%Nuoro 1.033.074 3.839.943 26,9% - - -Totale 12,9% 15,9%Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati indagine Feder<strong>casa</strong> 200849


868_08Tab. 33 – Il rapporto addetti/patrimonio gestito, 2006AziendaAddetti inservizion. alloggi gestiti Alloggi <strong>per</strong> addettoTorino 293 39.429 135Novara 37 6.235 171Alessandria 37 5.553 150Genova 108 12.200 113La Spezia 39 4.348 111Mi<strong>la</strong>no 952 65.930 70Bergamo 75 6.882 92Brescia 87 10.956 126Cremona 31 5.458 176Trento 144 15.264 106Venezia 108 12.639 117Padova 54 9.416 174Udine 97 7.072 73Trieste 160 17.524 110Bologna 176 35.109 199Parma 53 6.283 119Forlì-Cesena 49 4.380 89Firenze 72 13.020 181Livorno 55 10.973 200Perugina 43 5.072 118Terni 25 3.964 159Ancona 53 5.860 111Teramo 26 2.839 109Roma Comune 742 66.618 90Latina 52 7.890 152Napoli 184 39.199 213Avellino 54 7.440 138Bari 134 22.366 167Brindisi 28 9.389 335Potenza 64 6.488 101Cosenza 74 11.968 162Palermo 172 11.000 64Catania 90 14.713 163Messina 236 7.925 34Cagliari 46 11.309 246Nuoro 21 4.297 205Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati indagine Feder<strong>casa</strong> 200850


868_084.3. Il profilo dell’utenzaIn opposizione al<strong>la</strong> fenomenologia sempre più diffusa in Italia che staportando ad una progressiva diminuzione del numero medio deglioccupanti delle abitazioni private, dai dati a disposizione emerge inveceche nel patrimonio pubblico, in diverse province, si sta verificando undiscreto incremento del numero medio degli occupanti delle abitazioni(tab. 34).Il fenomeno è sicuramente legato al<strong>la</strong> condizione economica degli inquilinidelle case popo<strong>la</strong>ri che, in molte città, non riuscendo a far fronteall’incremento dei prezzi degli affitti sul mercato si trovano costretti ascegliere di continuare a vivere sotto lo stesso tetto nonostante gli inevitabilidisagi.E’ sicuramente nel<strong>la</strong> porzione di cittadini immigrati che questa condizione èpiù diffusa e l’incremento del<strong>la</strong> loro presenza nel patrimonio pubblico ne è<strong>la</strong> conferma.I dati raccolti nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 35 evidenziano infatti una significativa crescitadel<strong>la</strong> presenza di immigrati negli alloggi ERP. Fra i casi più evidenti c’èquello del<strong>la</strong> provincia di Bergamo dove <strong>la</strong> presenza di cittadiniextracomunitari in case popo<strong>la</strong>ri è cresciuta dal 2001 al 2006 del 686 % intermini assoluti; mentre, se si valuta <strong>la</strong> quota <strong>per</strong>centuale sul totale degliabitanti dell’edilizia pubblica, si è passati dall’ 1,6 % del 2001 al 12,9% del2006.Anche a Mi<strong>la</strong>no <strong>per</strong> gli stessi anni gli inquilini immigrati nelle case dello statosono passati dalle 7.690 alle 12.412 unità e a Bologna <strong>la</strong> loro presenza neglialloggi popo<strong>la</strong>ri si è addirittura raddoppiata.Ormai all’interno del parco abitativo di alcune aziende del centro-nord delPaese <strong>la</strong> presenza di famiglie di immigrati ha raggiunto <strong>per</strong>centualidecisamente considerevoli: il 18,9% a Parma, il 15,5% a Brescia, 15,2% adAncona, il 14,2% a Bologna, il 14% a Perugia, il 12,9% a Mi<strong>la</strong>no, solo <strong>per</strong>citare i casi maggiori.Se l’incremento del<strong>la</strong> presenza di immigrati negli ultimi anni ha portato adun abbassamento dell’età media dell’utenza degli alloggi pubblici, questofattore è controbi<strong>la</strong>nciato dal<strong>la</strong> lunga <strong>per</strong>manenza nelle case da partedegli aggiudicatari. Una ricerca Censis – Sunia – Cgil del 2007 ha rilevato iltempo di <strong>per</strong>manenza nelle abitazioni di proprietà pubblica, dimostrandoche il 46,6% degli inquilini vive negli alloggi popo<strong>la</strong>ri da più di 16 anni e unaltro 35,2% da almeno 6 anni. (tab. 36)51


868_08Ecco quindi che, come evidenziato nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 37, in proporzione <strong>la</strong>presenza di inquilini che hanno su<strong>per</strong>ato i 65 anni nelle abitazioni diproprietà pubblica, ha subito, dal 2001 al 2006, un incremento fra il 20 e il30% nel<strong>la</strong> quasi totalità delle province prese ad esame nell’ambito diquesta ricerca. Mentre in termini assoluti l’aumento del<strong>la</strong> fetta dipopo<strong>la</strong>zione anziana è stato rilevato solo in poche province, e soprattuttoa Brescia, Bergamo, ma anche a Perugia. Complessivamente gli entiprovinciali che si trovano a dover far fronte al<strong>la</strong> maggiore quota di inquilinianziani sono quelli di La Spezia, Bologna e Parma con rispettivamente il33,1%, il 32,2% e il 31,6% di inquilini over 65.Tutto questo dimostra, ancora una volta, lo scarso turn over degli inquilininelle abitazioni <strong>pubbliche</strong>, da attribuirsi in parte al<strong>la</strong> difficoltà diricollocazione sul mercato delle famiglie non aventi diritto, ma anche ad unreale mantenimento delle condizioni di svantaggio da parte degli abitantidegli alloggi pubblici.In termini di povertà e disagio, <strong>per</strong> il 2006 <strong>la</strong> presenza di nuclei in primafascia di reddito presenta situazioni sostanzialmente differenziate a livelloterritoriale. Fra gli enti provinciali oggetto del<strong>la</strong> nostra indagine, quelli chehanno una maggior quota di inquilini che pagano il canone minimo sonoquelli di Alessandria (77,1%), Novara (57,1%), Parma (52,7%), Forlì (51,3%) eBrindisi (50,2%) (tab. 38).52


868_08Tab. 34 - Inquilini nel patrimonio abitativo in locazione gestito dagli Ater/Iacp: confronto2001/ 2006Ente, aziendaAlloggi2001Abitantialloggi 2001n. medioabitanti <strong>per</strong>alloggio 2001Alloggi2006Abitantialloggi2006n. medioabitanti <strong>per</strong>alloggio2006Torino 33.001 67.896 2,1 32.674 70.000 2,1Novara 6.041 16.422 2,7 6.132 13.384 2,2Alessandria 5.033 12.583 2,5 5.108 11.980 2,3Genova 12.811 - - 12.050 20.953 1,7La Spezia 4.331 8.250 1,9 4.124 8.516 2,1Mi<strong>la</strong>no 89.501 178.318 2,0 65.930 132.158 2,0Bergamo 5.964 18.357 3,1 6.882 15.823 2,3Brescia 9.335 14.495 1,6 9.946 19.751 2,0Cremona 5.346 10.582 2,0 5.387 10.920 2,0Trento 8.386 18.028 2,1 10.118 21.143 2,1Venezia 12.915 27.462 2,1 12.518 24.619 2,0Padova 9.706 28.635 3,0 9.327 21.850 2,3Udine 7.102 16.315 2,3 7.072 14.144 2,0Trieste 13.233 23.819 1,8 13.379 20.750 1,6Bologna 18.664 36.562 2,0 19.092 35.846 1,9Parma 6.087 10.095 1,7 6.263 11.401 1,8Forlì-Cesena 4.350 9.055 2,1 4.380 9.218 2,1Firenze 13.127 30.192 2,3 12.036 27.793 2,3Livorno 7.680 22.135 2,9 8.941 19.704 2,2Perugia 4.538 9.984 2,2 4.726 12.655 2,7Terni 3.662 6.958 1,9 3.735 6.446 1,7Ancona 6.175 13.727 2,2 5.788 13.976 2,4Teramo 2.539 8.200 3,2 2.554 - -Pescara 5.167 13.227 2,6 4.543 12.375 2,7Roma65.686 -52.845 127.846Comune-2,4Latina 8.531 25.593 3,0 7.890 - -Napoli 36.728 - - 34.430 110.357 3,2Avellino 5.496 - - 6.742 20.803 3,1Bari 21.230 - - 20.877 52.193 2,5Brindisi 5.955 - - 6.007 16.043 2,7Potenza 6.474 - - 5.957 - -Cosenza 11.048 - - 11.010 - -Palermo 14.460 40.488 2,8 11.000 27.500 2,5Messina 12.746 - - 7.841 31.700 4,0Catania 12.553 - - 10.003 - -Cagliari 10.946 32.838 3,0 11.309 34.779 3,1Nuoro 4.132 10.819 2,6 4.039 10.905 2,7Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati indagine Feder<strong>casa</strong> 200853


868_08Tab. 35 - L’utenza: <strong>la</strong> presenza di immigrati. Confronto 2001-2006Provincia diriferimentodell’aziendaTotaleabitanti2001 2006% immigrati Totaleextracomunitari abitantisul totaleimmigratiextracomunitariimmigratiextracomunitari% immigratiextracomunitarisul totaleVariazione2001-2006.Val.%Torino 67.896 3.201 4,7% 70.000 5.700 8,1% 78,1Novara 16.422 388 2,4% 13.384 1.815 13,6% 367,8Alessandria 12.583 1.342 10,7% 11.980 1.989 16,6% 48,2Genova 21.000 562 2,7% 20.953 - - -La Spezia 8.250 218 2,6% 8.516 175 2,1% -19,7Mi<strong>la</strong>no 178.318 7.690 4,3% 132.158 12.412 9,4% 61,4Bergamo 18.357 297 1,6% 15.823 2.038 12,9% 586,2Brescia 14.495 2.047 14,1% 19.751 3.094 15,7% 51,1Cremona 10.582 300 2,8% 10.920 1.804 16,5% 501,3Trento 18.028 824 4,6% 21.143 849 4,0% 3,0Venezia 27.462 172 0,6% 24.619 - - -Padova 28.635 228 0,8% 21.850 933 4,3% 309,2Udine 16.315 207 1,3% 14.144 400 2,8% 93,2Trieste 23.819 200 0,8% 20.750 704 3,4% 252,0Bologna 36.562 2.546 7,0% 35.846 5.080 14,2% 99,5Parma 10.095 n.d. n.d. 11.401 2.155 18,9% -Forlì-Cesena 9.055 389 4,3% 9.218 1.248 13,5% 220,8Firenze 30.192 1.980 6,6% 27.793 1.945 7,0% -1,8Perugia 9.984 - - 12.655 1.767 14,0% -Terni 6.958 200 2,9% 6.446 516 8,0% 158,0Ancona 13.727 502 3,7% 13.976 2.123 15,2% 322,9RomaComune - - - 127.846 2.422 1,9% -Avellino - - - 20.803 773 3,7% -Palermo 40.488 20 0,05% 27.500 - - -Messina - - - 31.700 15 0,04% -Nuoro - - - 10.905 25 0,2% -Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati indagine Feder<strong>casa</strong> 200854


868_08Tab. 36 - L’utenza: gli inquilini con più di 65 anni. Confronto 2001-2006Provincia diriferimentodell’aziendaTotaleabitanti2001 2006% %Con piùInquilini Totaledi 65con più di abitantianni65 anniCon piùdi 65anniInquilinicon piùdi 65anniVariazione2001-2006Val.%Torino 67.896 14.555 21,4% 70.000 14.000 20,0% - 3,8Novara 16.422 3.500 21,3% 13.384 2.805 21,0% - 19,9Alessandria 12.583 2.400 19,1% 11.980 2.663 22,2% 11,0Genova - - - 20.953 5.834 27,8% -La Spezia 8.250 2.378 28,8% 8.516 2.823 33,1% 18,7Mi<strong>la</strong>no 178.318 48.517 27,2% 132.158 39.568 29,9% - 18,4Bergamo 18.357 3.671 20,0% 15.823 4.763 30,1% 29,7Brescia 14.495 3.312 22,8% 19.751 5.538 28,0%Cremona 10.582 2.654 25,1% 10.920 2.938 26,9%Trento 18.028 3.866 21,4% 21.143 4.264 20,2% 10,3Venezia 27.462 7.433 27,1% 24.619 7.353 29,9% - 1,1Padova 28.635 7.135 24,9% 21.850 1.865 8,5% - 73,9Udine 16.315 3.397 20,8% 14.144 3.413 24,1% 0,5Trieste 23.819 7.000 29,4% 20.750 6.189 29,8% - 11,6Bologna 36.562 12.460 34,1% 35.846 11.551 32,2% - 7,3Parma 10.095 3.896 38,6% 11.401 3.602 31,6% - 7,5Forlì-Cesena 9.055 2.621 28,9% 9.218 2.822 30,6% 7,7Firenze 30.192 6.500 21,5% 27.793 7.638 27,5% 17,5Livorno 22.135 5.828 26,3% 19.704 5.635 28,6% - 3,3Perugia 9.984 2.100 21,0% 12.655 2.561 20,2% 22,0Terni 6.958 1.700 24,4% 6.446 1.831 28,4% 7,7Ancona 13.727 5.025 36,6% 13.976 3.681 26,3% - 26,7Teramo 8.200 1.150 14,0% - - - -Pescara 13.227 3.325 25,1% 12.375 3.228 26,1% - 2,9Roma Comune - - - 127.846 32.031 25,1% -Latina 25.593 5.119 20,0% - - - -Napoli - - - 110.357 17.629 16,0% -Avellino - - - 20.803 2.988 14,4% -Brindisi - - 16.043 3.663 22,8% -Palermo 40.488 4.049 10,0% 27.500 - - -Cagliari 32.838 - - 34.779 4.996 14,4% -Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati indagine Feder<strong>casa</strong>, 200855


868_08Tab. 37 - Anni di residenza (in c<strong>la</strong>ssi) in abitazioni di proprietà pubblica (Ater, Stato,Regione, Provincia, Comune) , val.%Anni di residenza Val. %Fino a 5 anni 18,2Da 6 a 15 anni 35,216 anni e oltre 46,6Totale 100,0Fonte: indagine Censis-Sunia-Cgil, 200756


868_08Tab. 38 - L’utenza: <strong>la</strong> presenza di nuclei in prima fascia di reddito, 2006Provincia di riferimentodell’aziendaTotale alloggiNuclei in primafascia di redditoNuclei in prima fascia direddito su alloggi(val.%)Torino 32.674 11.928 36,5%Novara 6.132 3.500 57,1%Alessandria 5.108 3.937 77,1%Genova 12.050 3.859 32,0%La Spezia 4.124 1.150 27,9%Mi<strong>la</strong>no 65.930 11.870 18,0%Bergamo 6.882 1.881 27,3%Brescia 9.946 2.712 27,3%Cremona 5.387 1.240 23,0%Trento 10.118 1.355 13,4%Venezia 12.518 1.491 11,9%Padova 9.327 1.373 14,7%Udine 7.072 3.000 42,4%Trieste 13.379 5.413 40,5%Bologna 19.092 7.472 39,1%Parma 6.263 3.298 52,7%Forlì-Cesena 4.380 2.249 51,3%Firenze 12.036 2.870 23,8%Livorno 8.941 2.470 27,6%Perugia 4.726 1.428 30,2%Terni 3.735 1.087 29,1%Ancona 5.788 838 14,5%Teramo 2.554 381 14,9%Pescara 4.543 1.128 24,8%Roma Comune 52.845 20.839 39,0%Latina 7.890 2.701 34,2%Napoli 34.430 12.851 37,3%Avellino 6.742 1.887 28,0%Bari 20.877 - -Brindisi 6.007 3.015 50,2%Potenza 5.957 2.369 39,8%Cosenza 11.010 - -Palermo 11.000 - -Catania 8.694 3.501 40,3%Messina 7.841 4.800 61,2%Cagliari 11.309 5.477 48,4%Nuoro 4.039 1.707 42,3%Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati indagine Feder<strong>casa</strong> 200857


868_085. LE AZIENDE CASA “VISTE” ATTRAVERSO I BILANCI5.1. Il campione oggetto di analisiSuccessivamente al trasferimento delle competenze in materia di housingsociale, le Regioni hanno avviato un creativo processo di riforma del settore- in parte ancora in corso (L.R. Sardegna n. 12/2006) - sino a disegnaremodelli organizzativi che presentano significative differenze. Il <strong>per</strong>corso di“<strong>per</strong>sonalizzazione” delle modalità o<strong>per</strong>ative di intervento non poteva noncoinvolgere le aziende <strong>casa</strong>, il “braccio o<strong>per</strong>ativo” delle Regioni e degliEnti locali nell’edilizia residenziale pubblica.Nel disegnare i nuovi modelli di housing sociale, nessuna Regione haritenuto di poter far a meno delle aziende <strong>casa</strong>, ereditate dal precedentemodello (ex Iacp); al 1.01.2008 sono 108 le aziende <strong>casa</strong> o<strong>per</strong>ative sulterritorio nazionale (che aderiscono, come soci ordinari, a Feder<strong>casa</strong>).Un primo elemento di differenziazione è dato dal<strong>la</strong> denominazione, cheriflette in taluni casi anche il diverso assetto normativo aziendale: ACER inEmilia Romagna, ALER in Lombardia, ATC in Piemonte, AREA in Sardegna,ARTE in Liguria, ATER in Basilicata, etc., oltre alle aziende <strong>casa</strong> che, nonessendo state oggetto di specifica riforma, rimangono denominate Iacp(Campania, Sicilia, Puglia, ecc.).Circa <strong>la</strong> forma giuridica, alcune aziende <strong>casa</strong> sono costituite in formasocietaria (Toscana e Trentino), sebbene solo in alcuni casi risulti previsto<strong>per</strong> legge l’obbligo del mantenimento del capitale sociale interamentepubblico (ad es. l’art. 7, L.Prov. Trento n. 15/2005). Gran parte delle aziende<strong>casa</strong> sono costituite, tuttavia, in forma di enti pubblici economici (EmiliaRomagna, Liguria, Veneto, Umbria, Friuli-Venezia Giulia, ecc.) ovvero di entipubblici non economici (Piemonte, Campania, Puglia, Ca<strong>la</strong>bria, Basilicata,Sicilia, ecc.).Le Regioni hanno generalmente optato <strong>per</strong> aziende <strong>casa</strong> con competenzesu bacini provinciali; sono dunque normalmente presenti tante aziende<strong>casa</strong> quante sono le provincie. Tuttavia, in Sardegna l’azienda <strong>casa</strong> èunica ma artico<strong>la</strong>ta <strong>per</strong> distretti territoriali <strong>per</strong>iferici, corrispondenti aciascuna delle circoscrizioni provinciali ovvero a più circoscrizioni provincialiin re<strong>la</strong>zione all’entità del patrimonio gestito.58


868_08Le differenze riguardano anche i profili patrimoniali; gran parte delleaziende <strong>casa</strong> sono proprietarie degli alloggi di edilizia residenziale pubblicapresenti nel bacino di riferimento. Non mancano, tuttavia, Regioni chehanno preferito assegnare <strong>la</strong> proprietà degli alloggi agli Enti locali;quest’ultimi si avvalgono poi delle aziende <strong>casa</strong> <strong>per</strong> gestire tale patrimonio(Emilia Romagna e Toscana).Va segna<strong>la</strong>to, <strong>per</strong>ò, che anche le aziende <strong>casa</strong> o<strong>per</strong>ative in EmiliaRomagna e Toscana sono comunque proprietarie di alcuni alloggi, inquanto finanziati con risorse proprie; di converso, anche nelle Regioni conaziende <strong>casa</strong> c.d. “pesanti” (in quanto proprietarie del patrimonio), unrilevante numero di alloggi risulta comunque detenuto dagli Enti localianziché dalle aziende <strong>casa</strong>.In un quadro di riferimento così eterogeneo, appare utile poter confrontarel’andamento del<strong>la</strong> gestione che risulta dai bi<strong>la</strong>nci delle aziende <strong>casa</strong>.L’obiettivo del presente capitolo è dunque quello di poter confrontarel’andamento aggregato del<strong>la</strong> gestione economica, finanziaria epatrimoniale che risulta dai bi<strong>la</strong>nci delle aziende <strong>casa</strong>; più in partico<strong>la</strong>re,dai bi<strong>la</strong>nci degli anni 2004, 2005 e 2006.L’analisi è stata svolta su n. 33 bi<strong>la</strong>nci di aziende <strong>casa</strong> (tab. 39) scelte traquelle che adottano <strong>la</strong> contabilità di tipo economico; va segna<strong>la</strong>to, inproposito, che una parte rilevante delle aziende <strong>casa</strong> (principalmentequelle o<strong>per</strong>ative nel sud del Paese), adotta ancora una contabilità dinatura finanziaria (al pari degli Enti locali) con evidenti criticità di analiticoconfronto con il sistema a contabilità economica.L’unica azienda con contabilità di natura finanziaria compresa nelcampione è l’ATC di Torino; ciò in quanto tale azienda rende disponibilianche dei prospetti contabili di natura economica.Nel corso dell’analisi dei bi<strong>la</strong>nci sono emerse, inoltre, alcune differenze nellemodalità di allocazione di alcune poste; alcuni elementi di costo compresinel<strong>la</strong> voce “Oneri diversi di gestione”, in partico<strong>la</strong>re, non è riservato untrattamento omogeneo. Al fine di assicurare l’analisi tra dati omogenei si èprovveduto a riallocare – in limitati casi – alcune delle poste di bi<strong>la</strong>ncio.Le 33 aziende <strong>casa</strong> oggetto di osservazione rappresentano, nel 2006, il34,5% (35,8% nel 2001) degli alloggi gestiti dalle aziende <strong>casa</strong> italiane;complessivamente le aziende del campione hanno generato nel 2006 unvalore del<strong>la</strong> produzione di circa 650 €/mln.59


868_08Si tratta, dunque, di un campione comunque significativo ed in grado diassicurare un’adeguata rappresentatività alle aziende <strong>pubbliche</strong> o<strong>per</strong>ativenel settore.60


868_08Tab. 39 – Patrimonio gestito e valore del<strong>la</strong> produzione, 2006Aziende <strong>casa</strong> Alloggi gestiti 2001 Alloggi gestiti 2006 Valore Produz. 2006(migliaia di euro)Ancona 6.175 5.788 11.249Bergamo 5.964 6.882 16.122Bologna 18.664 19.092 61.673Brescia 9.335 9.946 19.699Busto Arsizio 2.877 2.349 4.504Chieti 3.980 2.695 7.640Como 3.700 3.888 10.305Cremona 5.346 5.387 7.606Firenze 13.127 12.036 25.053Forlì-Cesena 4.350 4.380 5.494Gorizia 4.101 4.745 7.439Grosseto 2.895 3.069 4.021Lecco 1.744 2.281 6.198Lodi 2.306 2.159 6.028Macerata 2.754 2.932 5.102Mantova 3.472 3.353 8.930Massa Carrara 3.994 3.743 7.338Mi<strong>la</strong>no 89.501 65.930 190.141Modena 6.253 6.674 11.639Padova 9.706 9.327 21.906Parma 6.087 6.263 10.921Pescara 5.167 5.351 5.862Prato 1.689 1.671 4.501Reggio Emilia 4.224 4.321 17.943Rimini 1.816 1.931 2.767Rovigo 4.522 4.330 8.238Siena 2.028 2.380 6.561Sondrio 1.519 1.547 5.268Terni 3.662 3.735 7.454Torino 33.001 32.674 64.513Trento 8.386 10.118 44.243Udine 7.102 7.072 14.141Varese 6.418 5.811 17.743285.865 264.374 648.242% su totale alloggi 35,8% 34,5%Fonte: e<strong>la</strong>borazione Dexia Crediop su Bi<strong>la</strong>nci aziende61


868_08Appare utile segna<strong>la</strong>re, altresì, che tra le aziende del campione sonocomprese le uniche due aziende <strong>casa</strong> alle quali risulta assegnato un ratingpubblico da parte di un’Agenzia internazionale. L’Agenzia FitchRatings haassegnato all’ATC di Torino “AA-” (aprile 2008) e ad ITEA S.p.A. di Trento“AA” (luglio 2008). Si tratta di livelli di rating molto elevati, compresi nel c.d.Investment grade e solo poco al di sotto del massimo punteggioassegnabile (AAA); in proposito, appare utile rammentare che l'AgenziaFitchRatings ha assegnato all'Italia un rating “AA-”.Si evidenzia che nel campione oggetto di analisi non risultano presenti leAziende di due tra le città più importanti, come Roma e Napoli. In terminidimensionali, l’o<strong>per</strong>atività dell’ATER di Roma e dello Iacp di Napoli è tra lemaggiori a livello nazionale; le due aziende gestiscono, rispettivamente,circa 53.000 e 34.500 alloggi.Con <strong>la</strong> Legge del<strong>la</strong> Regione Lazio n. 30/2002 si è disposta <strong>la</strong> trasformazionedell'Istituto Autonomo Case Popo<strong>la</strong>ri del<strong>la</strong> Provincia di Roma in due aziende<strong>casa</strong>, ripartendo tra tali o<strong>per</strong>atori <strong>la</strong> competenza corrisponde al territoriodel Comune di Roma ed a quello del<strong>la</strong> Provincia di Roma (escluso ilcomprensorio di Civitavecchia). L’azienda <strong>casa</strong> o<strong>per</strong>ativa a Napoli non èstata oggetto di trasformazione ed è, <strong>per</strong>tanto, costituita in forma di IstitutoAutonomo <strong>per</strong> le Case Popo<strong>la</strong>ri.Si è ritenuto di non inserire le aziende <strong>casa</strong> di Roma e Napoli nel<strong>la</strong> presenteanalisi <strong>per</strong> il peso “rilevante” dell’ATER di Roma (che avrebbe sensibilmenteinciso sui risultati medi del campione) e <strong>per</strong> <strong>la</strong> natura finanziaria del<strong>la</strong>contabilità dello IACP di Napoli (che non consente un confrontoomogeneo).Di recente le due aziende <strong>casa</strong> hanno evidenziato una situazionefinanziaria critica e sono state oggetto di contestazioni di natura fiscale.Nel maggio 2008 l’ATER di Roma è stata oggetto di un pignoramento <strong>per</strong>un valore di oltre 370 €/mln da parte del Comune di Roma a causa delmancato versamento dell’ICI (re<strong>la</strong>tivamente agli anni 1993-2002) mentre, loscorso anno, l’IACP di Napoli è stata oggetto di un analogo provvedimento<strong>per</strong> ca. 8 €/mln da parte dell’Agenzia delle entrate <strong>per</strong> accertamenti Irpege Ilor. Tali vicende hanno rischiato di bloccare, oltre ai nuovi investimenti,anche l’attività ordinaria (manutenzione di ascensore, rinnovo contrattiassicurativi, ecc.).62


868_085.3. I dati aggregati dell’esercizio 2006Si riportano di seguito delle tavole di sintesi dello Stato patrimoniale e delConto economico, re<strong>la</strong>tivamente all’anno 2006, delle aziende compresenel campione.Tab. 40 - Sintesi dello stato patrimoniale e del conto economico (dati in milioni dieuro)Stato Patrimoniale Aggregato 2006AttivoImmobilizzazioni Materiali 3.869,5 77,0%Altre Immobilizzazioni 208,2 4,1%Attivo circo<strong>la</strong>nte 941,8 18,7%Altre attività a breve 7,3 0,1%Totale Attivo 5.027PassivoPatrimonio Netto 2.612,7 52,0%Fondi Rischi ed Oneri 173,7 3,5%TFR 55,5 1,1%Debito Medio / Lungo vs sistemacreditizio 390,8 7,8%Passivo Corrente 1.794,1 35,7%Totale Passivo 5.027Fonte: E<strong>la</strong>borazione Dexia Crediop su dati Bi<strong>la</strong>nci 200663


868_08Tab. 41 – Conto economico aggregato (dati in milioni di euro)Conto Economico Aggregato 2006% su VdPValore del<strong>la</strong> Produzione 648Costi o<strong>per</strong>ativi, variaz-magazz. e oneri (-) 442 68,3%Valore Aggiunto 205,8Spesa <strong>per</strong> il Personale (-) 123 19,0%Margine O<strong>per</strong>ativo Lordo 82,5Ammortamenti e Accantonamenti (-) 68 10,6%Risultato O<strong>per</strong>ativo 14,0Saldo gestione Finanziaria &Straordinaria22Risultato Ante Imposte 35,7Imposte su reddito d'esercizio (-) 35Utile / Perdita 1,0Fonte: E<strong>la</strong>borazione Dexia Crediop su dati Bi<strong>la</strong>nci 2006Nel 2006 il Patrimonio Netto del campione (l'insieme delle fonti difinanziamento interne costituito da capitale sociale, riserve e utili/<strong>per</strong>dited’esercizio) è pari a circa 2,6 €/mld, rappresentando oltre il 50% del totaledi Bi<strong>la</strong>ncio.Nell’ambito dei Fondi rischi ed oneri (3,5% del totale di Bi<strong>la</strong>ncio) trovanoallocazione, tra l’altro, i fondi stanziati <strong>per</strong> rischi connessi al de<strong>per</strong>imento dialloggi in gestione che, negli anni a venire, avranno bisogno di interventi dimanutenzione straordinaria. La quota destinata a coprire rischi imposterappresenta circa il 20% del Fondi rischi ed oneri.Le fonti di finanziamento a lungo termine, includendo i Debiti a Medio /Lungo termine (7,8% dell’Attivo), rappresentano oltre il 64% del totale diBi<strong>la</strong>ncio; le passività correnti rappresentano meno del 36%.Nel 2006 il Conto economico del campione evidenzia un utile netto di 1€/mln (tab. 41).Il Valore del<strong>la</strong> produzione (comprensivo di introiti da canoni di locazione,contributi, incremento delle immobilizzazioni e ricavi vari) ammonta a circa648 €/mln.64


868_08In re<strong>la</strong>zione al Valore del<strong>la</strong> produzione, i Costi o<strong>per</strong>ativi rappresentano oltreil 68% e <strong>la</strong> Spesa <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale circa il 20%; tale struttura dei costidetermina un Margine o<strong>per</strong>ativo lordo nel 2006 di 82,5 €/mln, pari al 13% delValore del<strong>la</strong> produzione.Sul Margine o<strong>per</strong>ativo lordo incidono gli Ammortamenti e gliAccantonamenti <strong>per</strong> 68 €/mln; l’elevata incidenza di tale componente(che rappresenta circa l’11% del Valore del<strong>la</strong> produzione) si giustifica con ilrilevante patrimonio delle aziende. Si segna<strong>la</strong>, tuttavia, come taleincidenza sia molto contenuta nelle aziende <strong>casa</strong> prive di patrimonioimmobiliare (c.d. aziende <strong>casa</strong> leggere) ove, in rapporto al Valore del<strong>la</strong>produzione, Ammortamenti ed Accantonamenti incidono nell’ordine del 2-5%.Il Risultato O<strong>per</strong>ativo del 2006 è positivo <strong>per</strong> 14 €/mln. La gestionefinanziaria assicura un contributo positivo di circa 9 €/mln; tale apportotrova <strong>la</strong> sua spiegazione con il duplice effetto generato da un modestolivello di indebitamento delle aziende <strong>casa</strong> (gli interessi passivi verso ilmondo creditizio sono pari a circa 9 €/mln, circa l’1% del Valore del<strong>la</strong>produzione) e dal<strong>la</strong> gestione del<strong>la</strong> liquidità. L’erogazione a stato diavanzamento <strong>la</strong>vori consente, infatti, alle aziende <strong>casa</strong> di valorizzare leproprie disponibilità.Si segna<strong>la</strong>, tra l’altro, che le aziende <strong>casa</strong> sono soggette, ai sensi del<strong>la</strong>vigente normativa, a destinare i proventi delle alienazioni di alloggi diedilizia residenziale pubblica al<strong>la</strong> Tesoreria dello Stato (c.d. Gestionespeciale). Tali risorse possono esser utilizzate dalle aziende <strong>casa</strong>,normalmente, previa autorizzazione regionale <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione diinvestimenti concordati.Anche in considerazione dell’apporto positivo assicurato dal<strong>la</strong> Gestionestraordinaria (13 €/mln), il Risultato d’esercizio ante imposte è positivo <strong>per</strong>35,7 €/mln.Le imposte sul reddito d’esercizio del 2006 raggiungono 34,7 €/mln; sisegna<strong>la</strong> che tale ammontare non comprende il carico fiscale che gravasugli alloggi (ad es. l’ICI), contabilizzato tra gli Altri oneri di gestione. In taleposta di bi<strong>la</strong>ncio trovano allocazione altre componenti fiscali che gravanosull’o<strong>per</strong>atività delle aziende <strong>casa</strong> quali le imposte registro box e negozi,l’IVA indetraibile, ecc.65


868_085.4. I dati aggregati del trend 2004-2006L’analisi ha riguardato anche gli anni 2004 e 2005 al fine di registrare il trenddel campione nel triennio. Si riportano di seguito delle tavole di sintesi delloStato patrimoniale (tab. 42) e del Conto economico (tab. 43),re<strong>la</strong>tivamente al triennio 2004-2006, delle aziende comprese nel campione.Il trend del Patrimonio netto registra una contenuta crescita nel triennio2004-2006 (+4,3%). Si segna<strong>la</strong>, in partico<strong>la</strong>re, una modesta a<strong>per</strong>tura alsistema creditizio; l’incremento del debito a medio / lungo termine sebbenerilevante in termini <strong>per</strong>centuali (+39% rispetto al 2004), risulta alquantolimitato in termini di volumi (110 €/mln).L’Attivo dello Stato patrimoniale evidenzia, nel triennio, una modestacrescita (+1,9%), principalmente generata dal lineare incremento delleimmobilizzazioni materiali (3.869 €/mln nel 2006) e dalle immobilizzazionifinanziarie. Significativa <strong>la</strong> riduzione dei crediti - principalmente verso entipubblici - registrata nel triennio (-18%).Il trend del conto economico <strong>per</strong> gli anni 2004-2006 evidenziaun’evoluzione del Valore del<strong>la</strong> produzione (-0,6%) che non riesce a farfronte al<strong>la</strong> dinamica - pur contenuta - dei costi; l’incremento dei costirisulta, infatti, inferiore all’inf<strong>la</strong>zione. Si segna<strong>la</strong>, in partico<strong>la</strong>re, che tra le vocidi costo il maggior incremento è imputabile ai Servizi (+9% rispetto al 2004).La riduzione del<strong>la</strong> componente Ammortamenti ed Accantonamentidetermina, tuttavia, <strong>la</strong> tenuta del Risultato O<strong>per</strong>ativo (+3,9%), stabilmentepositivo nel triennio. Si segna<strong>la</strong>, in proposito, <strong>la</strong> progressiva riduzione deglialloggi gestiti dalle aziende del campione (-7,5% dal 2001 al 2006).Il saldo del<strong>la</strong> gestione finanziaria si mantiene pressoché costante nei treanni, mentre si riduce progressivamente il saldo positivo del<strong>la</strong> gestionestraordinaria. Detratte le imposte sul reddito d’esercizio, l’utile netto – purrestando positivo - registra una riduzione (da 9 €/mln del 2004 a 1 €/mln del2006).Si riportano inoltre alcuni indicatori sull’o<strong>per</strong>atività delle aziende <strong>casa</strong>comprese nel campione(tab. 44). Gli indicatori di struttura del patrimonioevidenziano una rilevante e stabile solidità patrimoniale delle aziende <strong>casa</strong>ed un basso livello di debito verso il sistema creditizio. I Mezzi propri e le Fonticonsolidate rappresentano, rispettivamente, il 68% e l’84% delleImmobilizzazioni materiali.La spesa <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale, in re<strong>la</strong>zione al valore del<strong>la</strong> produzione“rettificato”, rimane stabile nel triennio.66


868_08Il Margine o<strong>per</strong>ativo lordo del 2006 (82 €/mln) risulta pari al doppio del<strong>la</strong>rata (capitale interesse) stimata.La spesa <strong>per</strong> il <strong>per</strong>sonale delle aziende <strong>casa</strong>, in re<strong>la</strong>zione al numero dialloggi gestiti all’anno 2006, evidenzia un lieve incremento.Tab. 42 - Trend 2004/2006 dello Stato Patrimoniale AggregatoTrend Stato Patrimoniale Aggregato 2004 2005 2006 2004/06%AttivoImmobilizzazioni Immateriali 8 6 8 0,2%Immobilizzazioni Materiali 3.658 3.699 3.869 5,8%Immobilizzazioni Finanziarie 108 106 201 86,0%Totale Immobilizzazioni 3.774 3.810 4.078 8,1%Rimanenze 60 69 78 30,1%Crediti 610 633 498 -18,3%Attiv. Finanziarie non immobilizzate 33 37 55 67,2%Disponibilità liquide 360 391 310 -13,9%Totale Attivo Circo<strong>la</strong>nte 1.063 1.131 942 -11,4%Altre attività a breve 3 6 7Totale Attivo 4.934 5.054 5.027 1,9%PassivoCapitale sociale 405 415 420 3,6%Riserve, Utile/Perdite 2.099 2.089 2.193 4,5%Patrimonio Netto 2.504 2.504 2.613 4,3%Fondi Rischi ed Oneri 181 180 174 -4,0%TFR 51 54 55 8,6%Totale Fondi 232 234 229 -1,3%Debito Medio / Lungo vs sistemacreditizio281 323 391 39,3%Passivo Corrente 1.917 1.993 1.794 -6,4%Totale Passivo 4.934 5.054 5.027 1,9%Fonte: E<strong>la</strong>borazione Dexia Crediop su dati Bi<strong>la</strong>nci 200667


868_08Tab. 43 -Trend 2004/2006 del Conto Economico Aggregato (dati in milioni di euro)Trend Conto EconomicoAggregato2004 2005 2006 2004/06%Valore del<strong>la</strong> Produzione 652 632 648 -0,6%Costi o<strong>per</strong>ativi 422 421 442 4,8%Materie prime 14 13 14Servizi 296 300 322Godimento beni di terzi 12 11 13Variazioni magazzino 1 0 - 2Oneri diversi di gestione 100 97 96Valore aggiunto 230 210 206 -10,5%Costi del Personale 117 126 123 5,4%Margine o<strong>per</strong>ativo lordo 113 84 82 -26,9%% su VdP 17% 13% 13%Ammortamenti edAccantonamenti99 80 68 -31,1%Risultato O<strong>per</strong>ativo 13 4 14 3,9%Saldo Gestione Finanziaria 10 10 9SaldoGestioneStraordinaria 23 17 13Risultato ante imposte 47 32 36 -23,9%Imposte sul redditod'esercizio- 38 - 31 - 35Utile/Perdita 9 1 1 -89,5%Fonte: E<strong>la</strong>borazione Dexia Crediop su dati Bi<strong>la</strong>nci 200668


868_08Tab. 44 – Indicatori di sintesi sull’o<strong>per</strong>atività delle aziendePrincipali Indicatori 2004 2005 2006Struttura del Patrimonio e del DebitoMezzi propri / Immobilizzazioni Materiali 0,68 0,68 0,68Fonti consolidate / Immobilizzazioni Materiali 0,82 0,83 0,84Debito v/Sistema Creditizio a medio-lungo/VdP (*) 0,22 0,28 0,36Struttura dei CostiSpese <strong>per</strong>sonale / Costi del<strong>la</strong> Produzione 0,18 0,20 0,19Rata annua mutui (**) / Valore del<strong>la</strong> Produzione (*) 0,05 0,05 0,07Spese Personale / Alloggi gestiti (in €) 442,5 477,6 466,5Margini RedditualiRisultato prima delle imposte / Valore del<strong>la</strong> Produzione (*) 0,08 0,05 0,06Risultato d'esercizio / Valore del<strong>la</strong> Produzione (*) 0,02 0,00 0,00(*) VdP netto di incremento immobiliz. e variazioni magazzino(**) Stima Dexia CrediopFonte: E<strong>la</strong>borazione Dexia Crediop su dati Bi<strong>la</strong>nci 20065.5. Considerazioni conclusiveDall’analisi del campione emerge una struttura economico- finanziariadelle aziende <strong>casa</strong> tendenzialmente equilibrata, sebbene in gradualerallentamento.Tra gli elementi di debolezza si segna<strong>la</strong>no, in partico<strong>la</strong>re, <strong>la</strong> stabilità delValore del<strong>la</strong> produzione, principalmente imputabile al mancatoadeguamento dei canoni di locazione all’inf<strong>la</strong>zione in numerose aree,nonché al<strong>la</strong> progressiva riduzione degli alloggi gestiti dalle aziende <strong>casa</strong>.Elemento di attenzione è altresì <strong>la</strong> significativa crescita dei costi <strong>per</strong> i servizi(+50% nel triennio 2004-2006), legata <strong>per</strong> una parte considerevoleall’andamento dei consumi energetici.Alle dinamiche del<strong>la</strong> gestione o<strong>per</strong>ativa sopra indicate si aggiunge <strong>la</strong>progressiva riduzione, sebbene ancora consistente, delle componentistraordinarie e finanziarie (-24% tra il 2004 ed il 2006).69


868_08Le disponibilità liquide non vinco<strong>la</strong>te, le residue disponibilità presso <strong>la</strong>Tesoreria dello Stato, il possibile ricorso all’indebitamento (attualmentealquanto contenuto), nonché le professionalità presenti nelle aziende <strong>casa</strong>segna<strong>la</strong>no <strong>la</strong> potenziale capacità di tali aziende di contribuiresignificativamente a programmi di sviluppo del settore.Potenzialità spesso ostaco<strong>la</strong>ta da limitazioni non dipendenti dalle aziende<strong>casa</strong> e, principalmente, dal<strong>la</strong> carenza di aree appositamente riservateall’edilizia sociale pubblica, da livelli di canoni medi (non fissati dalleaziende) che risultano insufficienti ad assicurare non solo un’adeguatamanutenzione ordinaria e straordinaria degli alloggi, ma anche i carichifiscali imposti alle aziende <strong>casa</strong>, nonché l’andamento dei consumienergetici.Un elemento di riforma del sistema dovrebbe basarsi su una revisione deicanoni che assicuri integralmente <strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura degli oneri gestionali,nonché l’alleggerimento del carico fiscale complessivo (considerata <strong>la</strong>natura no profit delle aziende <strong>casa</strong>) e, <strong>la</strong>ddove possibile, lo spostamentosull’utente dei consumi energetici.Inoltre <strong>per</strong> il rinvestimento del<strong>la</strong> liquidità derivante dalle dismissioni delpatrimonio, sono da rimuovere gli ostacoli derivanti dai tempi lunghi delleautorizzazioni regionali.70


868_086. IL QUADRO DELLE POLITICHE REGIONALI6.1. L’evoluzione delle politiche nazionali e del rapporto Stato-RegioniL’autonomia regionale sancita con il Dlgs 112/98 e con <strong>la</strong> legge di modificadel<strong>la</strong> Costituzione n. 3/2001 ha portato ad un al<strong>la</strong>rgamento del divario fra lepolitiche regionali che già esisteva precedentemente.Negli anni dal dopoguerra al 1998, il quadro di riferimento nazionale cheindirizzava le linee generali del<strong>la</strong> programmazione e <strong>la</strong> disponibilità di risorsecerte cadenzate nel tempo avevano l’obiettivo del<strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura dei bisogni<strong>per</strong> le famiglie dei <strong>la</strong>voratori più deboli e di assicurare un livello minimocomune di servizi su tutto il territorio. L’attuazione di questo quadro eratuttavia influenzata dal diverso livello di efficienza delle strutture regionali elocali nell’attuare <strong>la</strong> programmazione nazionale in tempi ragionevoli.Dopo il 1998, le Regioni hanno avuto <strong>la</strong> responsabilità diretta di definire leproprie politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong>, pur continuando, <strong>per</strong> un primo <strong>per</strong>iodo, aspendere principalmente fondi derivanti dalle riserve accumu<strong>la</strong>te sui contidei Fondi ex Gescal e risorse derivanti da programmi nazionali 1 .Successivamente al<strong>la</strong> devoluzione delle competenze ci si potrebbeattendere una maggiore attenzione delle Regioni alle Politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong>oltre ad un fermento di nuove s<strong>per</strong>imentazioni, legato al<strong>la</strong> necessità diottimizzare l’uso delle risorse.La lettura, ad un decennio di distanza dall’avvio del decentramento,dimostra come ancora, tranne poche eccezioni, stenti ad affermarsi <strong>la</strong>capacità di iniziativa autonoma delle Regioni nel<strong>la</strong> materia e come spesso<strong>la</strong> questione <strong>casa</strong> venga trascurata o trattata con frammenti di politicheobsolete negli obiettivi e negli strumenti oltre che spesso scarsamentecoerenti fra loro.1 Legge 21/2001, 20.000 alloggi <strong>per</strong> l’affitto, Contratti di Quartiere 1 e 2.71


868_086.2. Regioni, diritto al<strong>la</strong> <strong>casa</strong>, criteri <strong>per</strong> l’accessoLa Costituzione italiana ignora <strong>la</strong> questione del Diritto al<strong>la</strong> Casa dei cittadini,ma riserva allo Stato <strong>la</strong> “determinazione dei livelli essenziali delle prestazioniconcernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto ilterritorio nazionale”, fra cui, da ultimo, il DL 112/2008 (convertito in Legge133/2008) colloca i servizi abitativi.Rispetto al Diritto al<strong>la</strong> Casa le Regioni, nei loro Statuti si comportano inmaniera molto diversa fra loro. Innanzitutto è da rilevare che poche regionihanno aggiornato il proprio statuto a seguito del<strong>la</strong> modifica costituzionale espesso le Regioni che lo hanno fatto non hanno affrontato all’interno diquesto importante documento <strong>la</strong> questione degli obiettivi delle politichegenerali del<strong>la</strong> Regione, che era affrontata invece nei precedenti statuti natinegli anni Settanta.Così alcune Regioni (<strong>la</strong> Puglia, <strong>la</strong> Toscana, <strong>la</strong> Lombardia e l’Umbria) hannoespunto dai loro nuovi statuti i riferimenti al diritto al<strong>la</strong> <strong>casa</strong> che vi eranoinseriti. Altre Regioni invece hanno colto l’occasione del<strong>la</strong> redazione delnuovo Statuto <strong>per</strong> precisare <strong>la</strong> propria posizione rispetto al Diritto al<strong>la</strong> <strong>casa</strong>.Così l’Abruzzo 2 (La Regione [...] <strong>per</strong>segue l’obiettivo di assicurare a tutti ildiritto all’abitazione), <strong>la</strong> Basilicata nel suo PDL del 2003 ([…] <strong>la</strong> Regione<strong>per</strong>segue quali obiettivi primari del<strong>la</strong> propria azione: […] il sostegno allefamiglie, al<strong>la</strong> genitorialità, all’infanzia e all’adolescenza, con l’erogazione diservizi ed interventi adeguati, anche di politica abitativa;) il Lazio 3 ((LaRegione) Promuove come obiettivi prioritari [...] <strong>la</strong> disponibilità abitativa [...]<strong>per</strong>segue una politica abitativa che, compatibilmente con le esigenze dirispetto del territorio e dell’ambiente, crei le condizioni <strong>per</strong> assicurare a tuttiil diritto ad un’abitazione adeguata ) e il Piemonte 4 (La Regione riconoscee promuove il diritto all’abitazione).In conclusione, anche <strong>per</strong> quanto riguarda il riconoscimento formale deldiritto dei cittadini al<strong>la</strong> <strong>casa</strong>, si assiste a comportamenti molto diversi, nonsempre in linea con le linee regionali di programmazione degli interventi <strong>per</strong>contrastare il disagio abitativo.Per quanto riguarda i criteri di accesso al<strong>la</strong> <strong>casa</strong>, normalmente associati adun massimale di reddito familiare, le regioni si differenziano notevolmente,2Deliberazione in seconda lettura 12 settembre 2006 (BURA 10 gennaio 2007)3Legge regionale statutaria 11 novembre 2004, n. 14Legge regionale statutaria 4 marzo 2005, n. 172


868_08in partico<strong>la</strong>re <strong>per</strong> quanto riguarda le soglie di accesso e di <strong>per</strong>manenzanell’edilizia sociale pubblica. Ciò sarebbe spiegabile se le differenze disoglia fossero in re<strong>la</strong>zione con i diversi livelli di reddito delle famiglie nel<strong>la</strong>regione, ma da un’analisi svolta da Feder<strong>casa</strong> emergono delleincongruenze evidenti.Il limite di reddito <strong>per</strong> l’assegnazione degli alloggi nel<strong>la</strong> maggior parte delleRegioni italiane è utilizzato anche <strong>per</strong> l’applicazione del canone el’inserimento nelle varie fasce e <strong>per</strong> fissare il limite di reddito <strong>per</strong> <strong>la</strong>decadenza (normalmente il doppio di quello <strong>per</strong> l’accesso).Alcune regioni fissano un limite di reddito in valore assoluto <strong>per</strong> <strong>la</strong>decadenza e altre ancora uno specifico <strong>per</strong> l’inserimento nelle fasce. Alfine di individuare il limite di reddito familiare <strong>per</strong> l’assegnazione, ilmassimale può essere unico o aumentato in funzione del numero deicomponenti il nucleo familiare. Più frequentemente lo stesso effetto(prevedere un limite di reddito su<strong>per</strong>iore <strong>per</strong> i nuclei numerosi) è ottenutocon detrazioni dal computo del reddito familiare, ancora in funzione delnumero dei componenti. Il Piemonte propone un range di coefficienti diadattamento fino a un massimo di 1,6 <strong>per</strong> più di 4,5 componenti (0,5 <strong>per</strong>ciascun figlio a carico), Bolzano una detrazione in valori assoluti <strong>per</strong> ciascuncomponente.Per il calcolo del canone adottano il criterio dell’ISEE, puro o adattato:Emilia Romagna, Liguria, Lombardia, Toscana e Trento (ICEF, reddito procapite).Abbiamo raccolto gli ultimi dati sui limiti di reddito regionali <strong>per</strong> offrire ilquadro complessivo e aggiornato del<strong>la</strong> situazione nazionale e l’esito èquello di una notevole diversificazione e disomogeneità da Regione aRegione, <strong>per</strong> di più non coerente con le specificità regionali, rappresentatedal PIL regionale e dal reddito medio regionale <strong>per</strong> famiglia.Con <strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 43 viene proposto il confronto tra il reddito d’accesso <strong>per</strong> <strong>la</strong>famiglia tipo dell’edilizia sociale (tre <strong>per</strong>sone, un reddito da <strong>la</strong>vorodipendente o pensione) e il reddito medio regionale, ancora di trecomponenti e ancora con soli redditi da <strong>la</strong>voro dipendente o pensione. Nerisulta un’oscil<strong>la</strong>zione estremamente ampia, da – 40% (Piemonte) a quasi +40% (Sardegna), che sottintende una valutazione notevolmentedifferenziata del servizio che si intende offrire. A confronto sonorappresentati i valori pro capite del PIL regionale, utilizzato come indicatoredi ricchezza del<strong>la</strong> Regione.73


868_086.3. Le politiche delle Regioni fra aiuto al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona ed aiutoall’investimentoDa una prima ricognizione sul<strong>la</strong> normativa regionale si nota che <strong>la</strong> maggiorparte di queste non esplicita attraverso norme specifiche <strong>la</strong> propria politicaabitativa e non sempre si riconosce una chiara precisazione degli obiettiviriguardo al tema del<strong>la</strong> <strong>casa</strong>.In alcuni casi, poi, sono le normative mirate a categorie speciali, qualianziani, famiglie e stranieri, che contengono partico<strong>la</strong>ri riferimenti allepolitiche abitative con l’esplicitazione dell’indirizzo che si vuole <strong>per</strong>seguire,<strong>la</strong> tipologia di intervento e gli o<strong>per</strong>atori coinvolti.Le iniziative a livello regionale si muovono raramente a livello autonomogenerando degli esempi forti di presenza istituzionale; i programmi e i bandiattuati e promossi dalle regioni si muovono prevalentemente all’interno difinanziamenti statali, che le regioni distribuiscono ai livelli di gestioneterritoriale più bassi (Comuni o ex Iacp).Bisogna dire <strong>per</strong>ò che l’accresciuto potere normativo delle Regioni non èstato di fatto accompagnato da una corrispondente attribuzione di risorse,indispensabile <strong>per</strong> poter effettivamente esercitare il nuovo ruolo che lestesse sono chiamate a svolgere. In questo contesto le Regioni sonoobbligate ad ottimizzare le risorse indirizzandole verso interventi localizzati inaree e situazioni urbanistiche e sociali dove il fabbisogno è maggiore.Quindi quello che <strong>la</strong> situazione attuale dipinge è un quadro moltoframmentato che si è mosso finora all’interno di una politica nazionaledell’alloggio pubblico debole, e sostanzialmente legata a finanziamentispot o comunque ad interventi urgenti, e <strong>per</strong>tanto non costituisce unquadro definito nel quale ogni Regione, attraverso il suo potere legiferativoin materia di edilizia, possa trovare il suo modo di rispondere alle esigenzecontingenti, legate strettamente al proprio territorio.Il livello comunale a questo punto diventa il maggior interlocutore e ilmaggior responsabile del patrimonio abitativo pubblico e <strong>la</strong> crescita e <strong>la</strong>gestione del patrimonio sono <strong>la</strong>sciate al<strong>la</strong> capacità del singolo comune eal<strong>la</strong> sua intraprendenza.Di seguito presentiamo una sintesi dei programmi regionali maggiormenteinnovativi.74


868_086.3.1. Lombardia: una programmazione artico<strong>la</strong>ta <strong>per</strong> bisogni e risposteIl PRERP 2007-2009 (programma regionale <strong>per</strong> l'edilizia residenziale pubblica,giunto al<strong>la</strong> seconda edizione dopo il primo re<strong>la</strong>tivo agli anni 2002-2006)approvato dal consiglio regionale il 5 dicembre 2006 individua fra gliobiettivi generali delle Politiche Abitative “Strutturare nuovi <strong>per</strong>corsi diintegrazione urbana degli interventi […] e di accompagnamento versoun’autonomia economica e sociale[…] L’ERP ha <strong>la</strong> necessità di trasformarsiin un servizio abitativo, una <strong>casa</strong> integrata a un insieme di servizi collegati ,il più funzionale possibile al<strong>la</strong> necessità del<strong>la</strong> famiglia e del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona.”Gli obiettivi confermano quelli del 1° PRERP, con l’individuazione di 4macro-aree di intervento:1. area dell’inclusione sociale, finalizzata all’inclusione del<strong>la</strong> marginalità cuisi risponde con interventi di locazione temporanea associati ad interventidi supporto;2. area del disagio grave3. area del disagio diffuso4. area del<strong>la</strong> difficoltàLe modalità di attuazione del<strong>la</strong> Programmazione sono affidate ad Accordiquadro di sviluppo territoriale <strong>per</strong> <strong>la</strong> Casa (AQST) 5 . La Regione sviluppa nelquadro del PRERP una serie di linee di intervento, fra cui quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong>programmazione integrata a livello comunale e infracomunale, definita dal2° Programma Regionale dei Contratti Di Quartiere 6Partico<strong>la</strong>re importanza è attribuita all’aumento del patrimonio in affitto,attraverso il Programma regionale “Locazione Temporanea II” 7 e ilcompletamento del Piano O<strong>per</strong>ativo Regionale <strong>per</strong> l'attuazione del"Programma Nazionale 20.000 abitazioni in affitto" 8 .La locazione a canone di affitto definito “sociale” ovvero rivolto ai cittadinicon grave disagio economico, familiare e abitativo è cofinanziata dal<strong>la</strong>Regione Lombardia ad Aler e Comuni <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione di alloggi da5Del. Giunta Reg. n. VIII/6246 del 19 dicembre 20076Del. Giunta Reg. n. VIII/4933 del 15 giugno 20077Del. Giunta Reg. n. 7/20845 del 16 febbraio 20058Del. Giunta Reg. n. 15613 del 12 dicembre 2003 BURL n. 53 del 29 dicembre 200375


868_08destinare al<strong>la</strong> locazione 9 : l’assegnazione in affitto, viene effettuata daiComuni competenti.Il Comune individua le <strong>per</strong>sone a cui assegnare un alloggio sul<strong>la</strong> base del<strong>la</strong>situazione economica, familiare e abitativa delle famiglie rilevataattraverso l’apposito indicatore economico equivalente (ISEE). I bandicomunali sono tendenzialmente sempre a<strong>per</strong>ti e <strong>la</strong> graduatoria èsemestrale. Nei casi di partico<strong>la</strong>re gravità, il Comune può accogliere <strong>la</strong>domanda del cittadino e assegnare l'alloggio senza attenderel'approvazione del<strong>la</strong> graduatoria in deroga all'ordine da essa previsto.Un altro filone di intervento è rappresentato dal<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione dimodelli alternativi, quali quello del Programma S<strong>per</strong>imentale Regionale diAutocostruzione Associata in Affitto 10 , che consente di offrire alloggi inlocazione a proprietà differita (10 anni) a coloro che hanno col<strong>la</strong>boratoal<strong>la</strong> realizzazione dell'alloggio; infatti gli "autocostruttori", al termine dei<strong>la</strong>vori, potranno scegliere di abitare <strong>la</strong> nuova <strong>casa</strong> prima come affittuari edopo come proprietari.Il sostegno all’affitto, oltre che ai contributi ex art. 11 del<strong>la</strong> legge 341/98comprende anche bandi <strong>per</strong> l'erogazione di finanziamenti <strong>per</strong> <strong>la</strong>realizzazione di strutture alloggiative <strong>per</strong> studenti iscritti a corsi universitari epost universitari 11 , borsisti, stagisti, parenti di ma<strong>la</strong>ti in cura presso ospedali ecentri clinici. Questa formu<strong>la</strong> di locazione temporanea prevede anchel’assegnazione di alloggi ERP (edilizia residenziale pubblica) in affitto in basead una graduatoria e al<strong>la</strong> disponibilità degli alloggi. Il canone di locazioneapplicato dai soggetti attuatori degli interventi deve essere commisuratoal<strong>la</strong> necessità di remunerare il costo di realizzazione, di arredo, di globalservice e riscaldamento.Per il triennio 2007 – 2009 Regione Lombardia ha previsto lo stanziamento dirisorse <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione di circa 1825 abitazioni a canone sociale e 1812a canone moderato. La locazione temporanea prevede <strong>la</strong> messa adisposizione di 1044 posti letto e 340 posti <strong>per</strong> l’inclusione sociale.Il Fondo Sostegno Affitti dovrebbe dare risposta nel triennio a 210.000famiglie, al<strong>la</strong>rgando il proprio ambito di intervento attraverso ilcollegamento con le politiche di welfare a sostegno del<strong>la</strong> famiglia, iniziative9LR n. 8 novembre 2007, n. 27: legge canoni e vendite.10Del. Giunta Reg. n. VIII/1558 del 22 dicembre.12.2005, BURL n. 5 – I° Supplementostraordinario del 31.01.200611art- 1, LR n. 40/2004, Dec. Dir. n. 7760 del 05 luglio 200676


868_08<strong>per</strong> prevenire morosità e sfratti e meccanismi premiali <strong>per</strong> i comuni cheaggiungono risorse proprie e producono progetti organici ed innovativi.L’intervento in direzione del sostegno all’abitazione in proprietà è sviluppatoattraverso bandi <strong>per</strong> l’assegnazione di Contributi <strong>per</strong> agevo<strong>la</strong>re l’accessoed il recu<strong>per</strong>o del<strong>la</strong> prima <strong>casa</strong> d’abitazione 12 e bandi riservati alle giovanicoppie 13 , <strong>per</strong> un numero previsto di 10.000 contributi.Inoltre <strong>per</strong> <strong>la</strong> costruzione, l'acquisto o <strong>la</strong> ristrutturazione delle abitazioni, nel<strong>la</strong>categoria di interventi c<strong>la</strong>ssificabili di sostegno al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona <strong>la</strong> Regioneattua il meccanismo del "Risparmio Casa", attraverso un sistema di risparmioe finanziamento combinati.Chi stipu<strong>la</strong> un contratto di questo genere con un Istituto di credito, stabiliscefin dall'inizio il tasso di interesse da applicare sia alle somme che si impegnaa risparmiare sia al mutuo che stipulerà <strong>per</strong> l'acquisto del<strong>la</strong> sua <strong>casa</strong>.Quando il contratto di Risparmio Casa ha raggiunto <strong>la</strong> somma minimacontrattuale di risparmio, corrispondente al 50% del capitale sottoscritto, ilcapitale risparmiato, con gli interessi maturati ed il mutuo, come previstodal contratto iniziale, è immediatamente utilizzabile <strong>per</strong> l'acquisto o <strong>la</strong>ristrutturazione del<strong>la</strong> prima <strong>casa</strong>.Le risorse messe a disposizione del PRERP al 1 gennaio 2007 sono in totale512.786.000 euro, comprensivi del Fondo Sostegno Affitti ex art. 11 L. 431/98pari a 164.8896.000 euro (di cui 43.500.000 di cofinanziamento regionale) suitre anni (2007-2008-2009).Inoltre <strong>la</strong> Regione intende attivare un Fondo <strong>per</strong> favorire l’a<strong>per</strong>tura asoggetti pubblici e privati in grado di innescare processi generatori dirisorse.L’Osservatorio regionale sul<strong>la</strong> condizione abitativa è considerato lostrumento principale <strong>per</strong> acquisire <strong>la</strong> conoscenza del<strong>la</strong> domanda edell’offerta e come supporto <strong>per</strong> <strong>la</strong> programmazione generale. E’ previstal’integrazione con gli altri Osservatori regionali (LLPP, Lavoro, Famiglia,Trasporti).12art. 3 LR 23/199913Del. Giunta Reg. n. 8/5294 del 2 dicembre 2007 ss. n. 3 al BUR n. 39 del 24settembre 200777


868_086.3.2. Piemonte: pianificazione e s<strong>per</strong>imentazioneCon l’approvazione da parte del Consiglio regionale del “Programma<strong>casa</strong>: 10.000 alloggi entro il 2012” 14 intervenuta nel 2006, ha preso avvio unanuova stagione di azioni e interventi a favore delle fasce deboli del<strong>la</strong>popo<strong>la</strong>zione che hanno difficoltà a trovare una soluzione abitativa stabile edecorosa a prezzi accessibili rispetto alle capacità reddituali.Il Programma è artico<strong>la</strong>to in tre bienni in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> necessità diconciliare i tempi di risposta al fabbisogno rilevato con le risorse finanziariedisponibili e con l’organizzazione degli interventi e contemp<strong>la</strong> numeroselinee d’azione, alcune già stabilite <strong>per</strong> l’intero programma, altres<strong>per</strong>imentali limitate al primo biennio (edilizia agevo<strong>la</strong>ta s<strong>per</strong>imentale,sostegno alle <strong>agenzie</strong> locali <strong>per</strong> <strong>la</strong> locazione, fondo di garanzia <strong>per</strong> gliinterventi autofinanziati).L’obiettivo è di rendere disponibili al<strong>la</strong> fine del <strong>per</strong>iodo pluriennale diprogrammazione 6.063 alloggi di edilizia sovvenzionata, 1937 di ediliziaagevo<strong>la</strong>ta, 300 di edilizia agevo<strong>la</strong>ta s<strong>per</strong>imentale, 300 destinati agli anzianie 1.400 ai giovani e prevede il monitoraggio <strong>per</strong>iodico delle linee di aziones<strong>per</strong>imentali al fine del<strong>la</strong> loro riproposizione o ridefinizione nei biennisuccessivi anche con riferimento al<strong>la</strong> loro sostenibilità finanziaria.Il fabbisogno finanziario complessivo è quantificato in 748,850 milioni di eurodestinati al<strong>la</strong> realizzazione di 10.000 alloggi nonché al<strong>la</strong> predisposizione distudi di fattibilità, al sostegno alle <strong>agenzie</strong> sociali <strong>per</strong> <strong>la</strong> locazione ed al<strong>la</strong>creazione di due fondi di garanzia (programma giovani e alloggiautofinanziati).Gli obiettivi qualificanti del Programma Casa sono così riassumibili:- intervenire a favore delle fasce deboli del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, che hannodifficoltà a trovare una soluzione abitativa stabile e decorosa, conl’offerta di alloggi in affitto a prezzi accessibili rispetto alle capacità direddito;- realizzare prioritariamente alloggi da destinare all’affitto a canonesociale o a canone calmierato;- supportare con specifiche misure <strong>la</strong> ricerca del<strong>la</strong> <strong>casa</strong> da parte digiovani e anziani e favorire il mix sociale;14Deliberazione n. 93-43238 del 20 dicembre 200678


868_08- incentivare <strong>la</strong> possibilità di poter stipu<strong>la</strong>re contratti di affitto a canoneconcordato (legge 431/98) anziché a libero mercato;- privilegiare <strong>la</strong> realizzazione degli interventi di recu<strong>per</strong>o del patrimonioedilizio esistente al fine di ridurre <strong>la</strong> tendenza ad occupare nuovi spazicompromettendo il territorio;- vinco<strong>la</strong>re <strong>la</strong> progettazione e <strong>la</strong> realizzazione degli interventi all’obiettivodi contenere i consumi dell’energia e delle risorse ambientali, favorirel’uso delle fonti energetiche rinnovabili e dei materiali eco-compatibili.In termini generali, ad eccezione del programma giovani <strong>per</strong> il quale èprevista <strong>la</strong> possibilità di partecipazione diretta dei cittadini interessati, <strong>per</strong>tutte le altre misure il finanziamento può essere richiesto dai soggettiattuatori previsti dal<strong>la</strong> normativa vigente al momento dell’a<strong>per</strong>tura deibandi.La programmazione del primo biennio (306.900.000 euro) ha visto unrisultato su<strong>per</strong>iore alle aspettative. Per il programma giovani le domandefinanziate sono state il doppio di quelle ipotizzate in origine (1.400 al postodi 700). Va ricordato che il programma giovani prevedeva <strong>la</strong>partecipazione diretta dei cittadini interessati e il finanziamento degliinterventi di recu<strong>per</strong>o del<strong>la</strong> prima <strong>casa</strong> di abitazione con un contributo afondo <strong>per</strong>duto di 12.500 euro a cui poteva essere associata <strong>la</strong> richiesta diun fondo di garanzia regionale sull’importo di mutuo eventualmentecontratto <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione dell’intervento.Le domande presentate sono state complessivamente 4.346 di cui 3.859dichiarate ammissibili (88.79%) mentre quelle finanziate sono 1.400 pari al36,28% delle domande ammesse. Il fondo di garanzia è stato richiestosoltanto da 381 giovani (27,21% delle domande finanziate).Il programma anziani, a sua volta artico<strong>la</strong>to in interventi sovvenzionati (274alloggi) ed interventi agevo<strong>la</strong>ti (156 alloggi), assume quale elementiconnotanti <strong>la</strong> localizzazione in ambiti urbani caratterizzati da un adeguatosistema di supporti sociali ed assistenziali (pubblici, privati, del terzo settore)e <strong>la</strong> realizzazione all’interno degli interventi stessi di spazi destinati ad attivitàdi interesse comune, al<strong>la</strong> socializzazione o al<strong>la</strong> cura, a<strong>per</strong>ti anche al<strong>la</strong>comunità esterna.Le domande presentate dai comuni <strong>per</strong> il bando sostegno alle Agenziesociali <strong>per</strong> <strong>la</strong> locazione sono state tutte finanziate; l’importocomplessivamente attribuito è pari ad euro 2.752.563,82 a fronte dei 2milioni previsti in sede di programmazione iniziale.La misura, che mira a stimo<strong>la</strong>re e sostenere <strong>la</strong> sottoscrizione di contratti di79


868_08affitto convenzionati ai sensi dell’articolo 2, comma 3, del<strong>la</strong> legge 431/1998,ha riscosso un notevole successo sul territorio: le richieste sono localizzatenel comune di Torino e del<strong>la</strong> prima cintura, oltre che ad Asti, Verbania,Ivrea, Pinerolo e Fossano.Alle Agenzie sociali possono rivolgersi i cittadini in emergenza abitativa e iproprietari di immobili <strong>per</strong> avere informazioni sui contratti del cosiddettosecondo canale del<strong>la</strong> 431 che, come noto, comporta canoni calmierati<strong>per</strong> gli inquilini a fronte di vantaggi fiscali <strong>per</strong> i proprietari, ma che risulta adoggi scarsamente praticato sia <strong>per</strong> una generale scarsa informazione inproposito sia <strong>per</strong> il timore dei proprietari rispetto al<strong>la</strong> solvibilità dei conduttoricon redditi medio bassi o monoreddito.Di partico<strong>la</strong>re interesse risulta <strong>la</strong> costituzione, grazie anche al costruttivostimolo del<strong>la</strong> Provincia di Torino, di un’Agenzia a livello metropolitano traundici comuni dell’area, con il comune di Torino come capofi<strong>la</strong>, conl’obiettivo di diffondere in rete il servizio, di utilizzare, potenziandole, lees<strong>per</strong>ienze già presenti e di favorire economie di sca<strong>la</strong>.S<strong>per</strong>imentazione <strong>Social</strong> <strong>Housing</strong>Le “Linee guida <strong>per</strong> il social housing in Piemonte” 15 sono state approvatead integrazione del Programma <strong>casa</strong>: 10.000 alloggi entro il 2012. Gliinterventi considerati nelle Linee guida sono suddivisi in due macro-tipologie<strong>per</strong> realizzare:1. residenze temporanee, a loro volta artico<strong>la</strong>te in alloggi individuali,residenze collettive e alloggi <strong>per</strong> l’inclusione sociale, qualimicrocomunità protette o pensioni/alberghi sociali;2. alloggi individuali destinati al<strong>la</strong> locazione <strong>per</strong>manente;Le residenze temporanee possono offrire una prima risposta al<strong>la</strong> <strong>per</strong>dita distabilità dovuta a cambiamenti sistemici quali le trasformazionidell’organizzazione del <strong>la</strong>voro, l’irrigidimento del mercato abitativo inlocazione o le modificazioni dell’organizzazione familiare ovvero unarisposta al mancato o precario inserimento nei contesti del <strong>la</strong>voro e del<strong>la</strong>famiglia, nonché alle situazioni di vulnerabilità causate da sovraccarico dicura. La loro principale caratteristica è costituita dal<strong>la</strong> necessità che ilservizio abitativo sia integrato con servizi di accompagnamento sociale apregnanza variabile in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> marginalità considerata, fino al<strong>la</strong>15Del. Giunta Reg. n. 27-7346 del 5 novembre 200780


868_08possibilità <strong>per</strong> il beneficiario di essere inserito in progetti <strong>per</strong>sonalizzati diinclusione sociale e ricostruzione del<strong>la</strong> rete di coesione sociale.Gli alloggi individuali destinati al<strong>la</strong> locazione <strong>per</strong>manente costituisconoun’ulteriore possibile soluzione all’esigenza di trovare una sistemazionealloggiativa stabile, a canoni inferiori a quelli del libero mercato, coneventuale futura possibilità di riscatto <strong>per</strong> quei cittadini che pur avendoredditi su<strong>per</strong>iori al limite di <strong>per</strong>manenza nell’edilizia sovvenzionata nonriescono ad accedere al mercato del<strong>la</strong> libera locazione o del<strong>la</strong> proprietà.Rispetto agli interventi del Programma <strong>casa</strong>: 10.000 alloggi entro il 2012questa tipologia si colloca come fascia cerniera con il libero mercato.E’ prevista una fase di s<strong>per</strong>imentazione funzionale al<strong>la</strong> definizione del<strong>la</strong>metodologia da adottarsi <strong>per</strong> <strong>la</strong> selezione degli interventi a regime conpartico<strong>la</strong>re riferimento agli aspetti socio-economici.6.3.3. Liguria: un Programma regionale <strong>per</strong> il social <strong>Housing</strong>Con l’approvazione del Documento di Programmazione economico –finanziaria <strong>la</strong> Regione Liguria <strong>per</strong> il triennio 2006 – 2008 16 individua, fra l’altro,gli indirizzi prioritari del<strong>la</strong> politica economica organizzati in aree di interventoed in obiettivi strategici, fra cui, in partico<strong>la</strong>re l’Obiettivo Strategico 1.4re<strong>la</strong>tivo all’utilizzo ordinario di strumenti di governance territoriale erigenerazione urbana tesi a garantire, attraverso lo strumento deiprogrammi urbani complessi che consentono anche lo sviluppo di sinergietra le risorse messe a disposizione dal<strong>la</strong> Regione e quelle di altri soggettipubblici o privati, azioni di indirizzo e supporto finanziario agli enti locali <strong>per</strong><strong>la</strong> promozione di interventi finalizzati al<strong>la</strong> riqualificazione delle aree urbanedegradate al fine di garantire una maggiore vivibilità limitando l’insorgeredi fenomeni di degrado sociale; e l’Obiettivo strategico 7.4 re<strong>la</strong>tivoall’incremento dell’offerta in affitto attraverso una precisa strategia che siain grado di offrire una quota di alloggi a canoni moderati attraverso l’utilizzodi Programmi complessi. Da questi obiettivi scaturisce il ProgrammaRegionale <strong>per</strong> il <strong>Social</strong> <strong>Housing</strong>, <strong>la</strong>nciato nel 2006 17 , con cui <strong>la</strong> RegioneLiguria invita le Amministrazioni comunali ad alta problematicità abitativa,da sole o in funzione del bacino di utenza di appartenenza, a definire informa coerente e di medio <strong>per</strong>iodo una politica del<strong>la</strong> <strong>casa</strong> <strong>per</strong> il proprioterritorio, presentando un "Programma Locale <strong>per</strong> il <strong>Social</strong> <strong>Housing</strong>", cheindividui una serie coordinata di interventi fattibili entro breve termine.16Del. Consiglio reg. n. 47 DEL 13 dicembre 200517Del. Giunta Reg. n. 653 del 23 giugno 200681


868_08All’atto dell’avvio del Programma gli stanziamenti previsti ammontano a €4.800.000.Nell'ottica del<strong>la</strong> rigenerazione urbana, gli interventi sono volti aincrementare e valorizzare il patrimonio di edilizia residenziale sociale dadestinare al<strong>la</strong> locazione nel proprio territorio, in risposta al fabbisognospecifico effettivamente rilevato e/o stimato <strong>per</strong> ciascuna delle diversetipologie di offerta sociale di <strong>casa</strong> e devono prevedere o il recu<strong>per</strong>oedilizio/urbanistico dell'esistente, attraverso l'acquisto di immobili con osenza recu<strong>per</strong>o edilizio oppure una nuova costruzione/nuova edificazione,mediante <strong>la</strong> sostituzione edilizia o <strong>la</strong> riqualificazione di aree dismesse o sottoutilizzate.Sono cofinanziati alloggi di edilizia residenziale pubblica, alloggi a canonemoderato (canone di locazione non su<strong>per</strong>iore al 75% di quello“concertato” ai sensi dell’art.2, comma 3, del<strong>la</strong> legge 9 dicembre 1998n°431), nonché strutture alloggiative di natura temporanea, <strong>per</strong> soggettiaventi necessità abitative temporanee legate a contratti o rapporti di<strong>la</strong>voro e/o formazione e studio o altre categorie individuate dal Comune inre<strong>la</strong>zione alle specificità socioeconomiche del proprio territorio e centri <strong>per</strong>l’inclusione sociale sono generalmente rivolti al reinserimento abitativo disoggetti senza fissa dimora ovvero immigrati con <strong>la</strong>vori precari.Gli interventi e le azioni di rigenerazione urbana, da condursipreferibilmente promuovendo <strong>la</strong> partecipazione degli abitanti, sonofinalizzati al<strong>la</strong> riqualificazione sociale, urbanistica ed edilizia dei quartieri diedilizia residenziale pubblica degradata e ad attualizzarne eincrementarne – anche con il concorso di investimenti privati-, <strong>la</strong> dotazioneinfrastrutturale e il recu<strong>per</strong>o degli alloggi e delle volumetrie inutilizzate, sottoutilizzate o fonte di disagio e insicurezza prevedendo, al contempo, misuree interventi volti a favorire l’integrazione sociale e l’occupazione.I Comuni possono presentare il programma anche in forma congiunta,stipu<strong>la</strong>ndo un ‘intesa che individui un' Amministrazione capofi<strong>la</strong> comelegittima presentatrice del programma. E possono inoltre assumere intesecon l'Arte competente <strong>per</strong> territorio, al fine di convenire che l'attuazione e<strong>la</strong> tito<strong>la</strong>rità degli interventi, o di parte di essi, competa all'Arte stessa.La partecipazione al programma è a<strong>per</strong>ta anche ai privati, purchéabbiano stipu<strong>la</strong>to un'intesa con le amministrazioni.I Comuni, che aderiscono al Programma regionale <strong>per</strong> il <strong>Social</strong> <strong>Housing</strong>, e isoggetti che attuano gli interventi cofinanziati di canone moderato inseritinei rispettivi Programmi locali, utilizzano una convenzione tipo regionale,82


868_08<strong>per</strong> determinare il regime di locazione degli alloggi realizzati, recu<strong>per</strong>ati oacquisiti e <strong>la</strong> loro conseguente gestione e vincolistica.6.3.4. Toscana: progetti innovativiFin dal piano Casa 2003-2005 18 , <strong>la</strong> Regione Toscana cerca di rispondere ainuovi bisogni con una politica precisa che mira da accrescere l'offerta dialloggi in locazione a prezzi calmierati.Il piano utilizza <strong>la</strong> disponibilità finanziaria totale di oltre 300 milioni di euro,<strong>per</strong> circa un terzo <strong>per</strong> l’attivazione di nuovi progetti regionali, mentre il restorappresenta il completamento di misure di accelerazione di progetti inessere all’epoca dell’avvio del programma.La Regione Toscana, al<strong>la</strong> luce delle nuove competenze regionali derivantidal<strong>la</strong> modifica del Titolo V del<strong>la</strong> Costituzione e del<strong>la</strong> Riforma regionale inmateria di edilizia residenziale pubblica, sta avviando una complessarevisione del<strong>la</strong> normativa del settore in direzione di una più artico<strong>la</strong>tapolitica sociale del<strong>la</strong> <strong>casa</strong> capace di fornire risposte coerenti con le semprepiù artico<strong>la</strong>te componenti del<strong>la</strong> domanda sociale (mobilità occupazionale,nuove povertà, anziani, immigrati, giovani coppie, studenti ecc.) chetroverà i capisaldi e <strong>la</strong> definizione nello Statuto dell’edilizia sociale.I principali interventi previsti dal Piano Casa, alcuni dei qualipartico<strong>la</strong>rmente innovativi sono:1. un bando regionale <strong>per</strong> affitti a costo intermedio rivolto ai comuni del<strong>la</strong>Toscana. E' lo strumento che dà maggiore concretezza al concetto dipolitica sociale del<strong>la</strong> <strong>casa</strong>. Interessa infatti fasce sociali notevoli escluseda ogni provvedimento <strong>per</strong>ché collocate appena al di sopra dellesoglie minime <strong>per</strong> l'accesso agli alloggi di edilizia sociale, eppureimpossibilitate a muoversi nel libero mercato con i prezzi inaccessibili chepropone. E' il caso di giovani coppie, single, immigrati, studenti maanche di molte famiglie che hanno redditi medi. I 50 milioni di euro(frutto di risorse residue) a disposizione del programma sono destinati al<strong>la</strong>realizzazione di immobili in edilizia agevo<strong>la</strong>ta (cioè con contributopubblico) da immettere sul mercato a "canone control<strong>la</strong>to" (conriduzioni rispetto al costo corrente). Gli interventi, in gran parte diriqualificazione o recu<strong>per</strong>o privilegiano le aree dismesse e l’attuazioneattraverso programmi integrati, ovvero interventi che possono contare su18Del. Consiglio reg. n. 51 del 26 maggio 2004 "Programma Regionale EdiliziaResidenziale Pubblica 2003-2005"83


868_08più fonti finanziarie (<strong>pubbliche</strong> e private) e che considerano sia <strong>la</strong>presenza di funzioni diverse di appoggio al<strong>la</strong> residenza (spazicommerciali e residenziali), sia quel<strong>la</strong> di o<strong>per</strong>e di urbanizzazione,comprese aree verdi e spazi in cui vengono offerti servizi sociali quali unasilo nido o un centro anziani.2. Il riutilizzo dei proventi derivanti dal<strong>la</strong> cessione e dal<strong>la</strong> gestione (canoni ealienazione) del patrimonio ERP (Edilizia Residenziale Pubblica) finalizzatiallo sviluppo del settore.3. La s<strong>per</strong>imentazione di forme diverse di gestione del patrimonio di ediliziaresidenziale pubblica con <strong>la</strong> partecipazione dell'inquilino al<strong>la</strong>manutenzione dell'alloggio. Al fine di promuovere più alti livelli dipartecipazione dell’utenza nel<strong>la</strong> gestione del patrimonio ERP, di elevaregli standard qualitativi degli alloggi nonché di ridurre i tempi diinoccupazione di quelli destinati a nuovi assegnatari (cosiddetti alloggidi risulta),un fondo di 5 milioni consente ai legittimi assegnatari diprovvedere direttamente al<strong>la</strong> ristrutturazione o al miglioramento deiservizi e degli impianti senza aspettare che lo faccia <strong>la</strong> proprietà.4. L'autorecu<strong>per</strong>o, una forma che vede <strong>la</strong> partecipazione sinergica didomanda e di offerta. Le finalità di tale azione sono molteplici einvestono ambiti di intervento assai diversi tra loro (ad es. il <strong>la</strong>voro e <strong>la</strong>formazione professionale). Tutte, comunque, sono riconducibili al<strong>la</strong>opportunità di incentivare l’apporto diretto del<strong>la</strong> proprietà edilizia edell’utenza nel<strong>la</strong> costruzione di una politica del<strong>la</strong> <strong>casa</strong> in grado disoddisfare le aspettative che compongono le cosiddette “nuovedomande emergenti”. Immaginiamo che un ente (un comune, <strong>la</strong>chiesa, <strong>la</strong> locale Misericordia) abbia <strong>la</strong> disponibilità di un immobiledismesso e non sia in grado, autonomamente, di ristrutturarlo. In virtù delcontributo regionale e dell'intervento del Comune interessato, ilproprietario accetta di far attuare l'intervento di recu<strong>per</strong>o ad unacoo<strong>per</strong>ativa di soggetti autoorganizzati che diviene locatariadell'immobile pagando <strong>per</strong>ò un canone ribassato. In sostanza si<strong>per</strong>mette al futuro inquilino o meglio, al<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa di inquilini, inaccordo con <strong>la</strong> proprietà, di intervenire direttamente sull'immobile <strong>per</strong>ristrutturarlo e quindi <strong>per</strong> renderlo rapidamente abitabile. Si tratta di unao<strong>per</strong>azione vantaggiosa sia <strong>per</strong> il proprietario, che può rendereutilizzabile un immobile altrimenti abbandonato, sia <strong>per</strong> gli affittuari, chepossono garantirsi l'alloggio a prezzi ribassati. L'intervento regionale (<strong>per</strong>circa 15 milioni di euro) è finalizzato a sostenere sia il proprietario, negliinterventi di recu<strong>per</strong>o, sia le coo<strong>per</strong>ative di affittuari.5. L'acquisizione delle nude proprietà è una misura tesa a contribuire al<strong>la</strong>promozione di politiche di tute<strong>la</strong> e sostegno degli anziani (e di partico<strong>la</strong>ri84


868_08categorie sociali a questi assimi<strong>la</strong>bili) e di salvaguardia del<strong>la</strong> funzioneresidenziale dei centri/insediamenti storici, è facoltà dei Comuniacquisire <strong>la</strong> “nuda proprietà” di alloggi occupati dai legittimi proprietarida destinare nel medio-lungo <strong>per</strong>iodo, ad estinzione di ogni diritto diusufrutto, alle finalità proprie dell’ERP. Un anziano ha <strong>la</strong> <strong>casa</strong> di proprietà,ma con <strong>la</strong> pensione fatica moltissimo a sbarcare il lunario. Ilprovvedimento regionale autorizza il Comune ad acquistare <strong>la</strong> nudaproprietà del<strong>la</strong> <strong>casa</strong>: l'anziano può così utilizzare i proventi del<strong>la</strong> venditama restare nell'abitazione <strong>per</strong> il resto dei suoi giorni con <strong>la</strong> garanzia diuna vita dignitosa. Dopodiché l'immobile entra a far parte delpatrimonio di edilizia pubblica. L'acquisto del<strong>la</strong> nuda proprietà èvantaggioso sia <strong>per</strong> l'anziano (che può utilizzare subito il denaro ottenutocon <strong>la</strong> vendita) sia <strong>per</strong> <strong>la</strong> parte pubblica (che acquisisce patrimonio dadestinare a Erp a costi più bassi).6. Strumenti conoscitivi, ovvero un adeguato supporto tecnico che<strong>per</strong>metta di catalogare il patrimonio di edilizia residenziale pubblicaesistente e, nello stesso tempo, calco<strong>la</strong>re il reale fabbisogno. Lo scopo èquello di far incontrare domanda e offerta, un processo indispensabile<strong>per</strong>ché il <strong>la</strong>voro e gli sforzi in questo settore siano costruttivi.La Regione ha deciso recentemente di costruire, in accordo e di concertocon gli altri enti locali, un corpo normativo regionale che punti al<strong>la</strong> massimaunitarietà e semplificazione (Statuto dell’edilizia sociale). Esso saràcomposto da una legge quadro che sancisca i principi generali, le finalità, isoggetti istituzionali, gli strumenti e le modalità di re<strong>per</strong>imento delle risorse eda una serie di rego<strong>la</strong>menti che ne disciplinino l'attuazione. Lo statutodovrà fare riferimento ai nuovi elementi fondativi del<strong>la</strong> politica sociale del<strong>la</strong><strong>casa</strong>, al<strong>la</strong> programmazione regionale, all'attuazione del programma <strong>per</strong>quanto riguarda soggetti, modalità, regole, all'assegnazione, <strong>la</strong> gestione e<strong>la</strong> cessione degli alloggi pubblici.6.3.5. Marche: programmazione e qualitàIl Programma ERP 1996-1998 ha teso ad ottimizzare l’uso delle poche risorsedisponibili ed ha quindi privilegiato nuove linee di intervento destinate al<strong>la</strong>locazione (a termine, con proprietà differita). Analogamente hanno agito ipiù recenti Piano di Edilizia Residenziale 2004-2005 e Piano di EdiliziaResidenziale 2006-2008.Le risorse ancora disponibili <strong>per</strong> nuovi programmi provengono dal<strong>la</strong> venditadegli alloggi pubblici mediante piani di reinvestimento proposti dagli entiproprietari degli alloggi e da un'esigua quota dei canoni di locazione degli85


868_08alloggi pubblici; altre risorse provengono dalle economie dei precedentiprogrammi di edilizia agevo<strong>la</strong>ta <strong>per</strong> effetto del minor costo dei mutui edilizi.Il Piano Regionale di Edilizia Residenziale 2006-2008 19 è originato dal<strong>la</strong> leggeregionale 16 dicembre 2005, n. 36, che ha definito in modo sistematico lestrategie del settore, le categorie degli interventi, le funzioni degli enti locali,i beneficiari, i requisiti d’accesso; esso recepisce inoltre i contenuti del<strong>la</strong>recente intesa di programma <strong>per</strong> lo sviluppo in ordine agli obiettivi dipolitica abitativa e di edilizia sostenibile.Le risorse stanziate nel triennio 2006-2008 sono pari a circa 100 milioni dieuro.Le strategie privilegiano il sostegno al<strong>la</strong> locazione mediante incrementodell’offerta di abitazioni a canone sociale e moderato e mediantecontributi alle famiglie <strong>per</strong> le quali il rapporto canone/reddito risultipartico<strong>la</strong>rmente gravoso; le agevo<strong>la</strong>zioni <strong>per</strong> l’accesso al<strong>la</strong> proprietà del<strong>la</strong>prima <strong>casa</strong> mediante contributi "buoni <strong>casa</strong>" diretti a giovani coppie el’istituzione di un fondo di garanzia <strong>per</strong> i mutui accesi da giovani coppiecon contratti di <strong>la</strong>voro precario o atipico.Partico<strong>la</strong>re attenzione è posta all’incentivare un’elevata qualità delprodotto edilizio (nuovi alloggi ERP accessibili al 100%, parametri obbligatoridi bioedilizia, s<strong>per</strong>imentazione di soluzioni di edifici autosufficientienergeticamente e forme organizzative nuove di autocostruzione incoo<strong>per</strong>ative miste italiani - immigrati).Il piano regionale si attua attraverso:- Programmi provinciali (50,2 Mln)- Programmi di reinvestimenti ERAP/Comuni dei proventi delle dismissionidel patrimonio abitativo pubblico (32 Mln);- Programma di s<strong>per</strong>imentazione (2,6 Mln);- Fondo di sostegno al<strong>la</strong> locazione con contributi diretti alle famiglie (15Mln).19Approvato con Deliberazione Amministrativa del 5 giugno 2007, n. 55 pubblicatonel BURM n. 55 del 21 giugno 2007 e modificato con DACR del 17 marzo 2008, n. 87pubblicato nel BURM n. 33 del 3 aprile 200886


868_08I programmi provinciali si articoleranno in tre annualità secondo le risorsedisponibili ed il grado di fattibilità degli interventi e dovranno attenersi allelinee guida regionali in materia di qualificazione del processo edilizio.Tutti gli interventi di nuova costruzione dovranno raggiungere un grado disostenibilità edilizia (in termini di limitazione dei carichi ambientali e diconsumo delle risorse) corrispondente ad un netto miglioramento delleprestazioni rispetto ai rego<strong>la</strong>menti vigenti ed al<strong>la</strong> pratica corrente; qualora<strong>la</strong> costruzione raggiunga un grado di sostenibilità maggiore sono previsticontributi aggiuntivi.Tutti i nuovi alloggi pubblici di edilizia sociale dovranno essere privi dibarriere architettoniche sia all’esterno che all’interno.Fra le nuove linee di intervento l’erogazione di Buoni <strong>casa</strong> a giovanicoppie, di contributi <strong>per</strong> interventi s<strong>per</strong>imentali in autocostruzione, <strong>la</strong>creazione di un fondo di garanzia mutui. Le risorse del fondo di sostegnoal<strong>la</strong> locazione sono utilizzate anche <strong>per</strong> incentivare <strong>la</strong> costituzione di<strong>agenzie</strong> comunali <strong>per</strong> <strong>la</strong> locazione.6.4. I bi<strong>la</strong>nci regionali e l’investimento sul tema “<strong>casa</strong>”Il graduale decentramento delle competenze dello Stato iniziato nel 1990attraverso <strong>la</strong> riforma del<strong>la</strong> Legge 142/90, e proseguito con le LeggiBassanini, ha portato con sè una trasformazione del sistema finanziariopassando prima <strong>per</strong> un sistema di finanza decentrata e arrivando ad unsistema di finanza autonoma.Il Bi<strong>la</strong>ncio annuale regionale rappresenta dunque il momento in cui le lineedel<strong>la</strong> programmazione incontrano inevitabilmente <strong>la</strong> necessità del<strong>la</strong>fattibilità finanziaria: al<strong>la</strong> primaria funzione di documento contabile,<strong>per</strong>tanto, si accosta quel<strong>la</strong> politica; esso, infatti, é utile <strong>per</strong> vedere qualitemi i Governi Locali intendano privilegiare.Per questo motivo si è scelta l’analisi dei bi<strong>la</strong>nci <strong>per</strong> l’anno 2008, qualemezzo <strong>per</strong> mettere in luce le politiche abitative delle singole regioni e delleprovince autonome.D’altra parte è facile, in questo modo, fare un confronto diretto fra il livellodi spesa statale <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong> (che negli ultimi anni si attesta intorno a 5euro/procapite, rappresentati <strong>per</strong> <strong>la</strong> maggior parte dal Fondo affitti ex art.11 L. 431/98)87


868_08La lettura dei bi<strong>la</strong>nci è stata effettuata partendo dall’evidenziazione del<strong>la</strong>spesa di competenza 20 nelle unità di previsione di bi<strong>la</strong>ncio che sono stateinserite sotto le ‘funzioni obiettivo/capitoli’ dell’edilizia residenziale epolitiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong>.Quello che si nota dal<strong>la</strong> lettura è il minore importo nelle spese correnti (ossiaspese riferite al funzionamento dei pubblici servizi) rispetto alle spese inconto capitale (ossia quelle che individuano tutte quelle spese cheincidono direttamente o indirettamente sul<strong>la</strong> formazione del capitale del<strong>la</strong>Regione).Queste ultime costituiscono il comparto all’interno del quale sono collocaticontabilmente gli investimenti che <strong>la</strong> Regione sovvenziona nel corsodell'esercizio finanziario annuale. Da notare tuttavia che alcuni bi<strong>la</strong>nciinseriscono in questa categoria di spese anche spese che non in mododiretto intervengono a incrementare il patrimonio dell’ente ma checomunque intervengono all’aumento o il miglioramento dello stockabitativo anche di proprietà privata, ad esempio i contributi <strong>per</strong> l’acquisto,il recu<strong>per</strong>o, o il risanamento del<strong>la</strong> prima <strong>casa</strong> o dell’abitazione principale.Le Regioni difficilmente hanno <strong>la</strong> possibilità di finanziare <strong>la</strong> propria attività,facendo leva solo sulle proprie risorse, e se a questa carenza si unisce unariduzione dei trasferimenti dallo Stato, ben si comprende come mai moltevoci di bi<strong>la</strong>ncio siano collegate al<strong>la</strong> richiesta di mutui e/o agli strumenti difinanza innovativa. A favorire questo comportamento senza dubbio èintervenuta <strong>la</strong> riduzione dei tassi di interesse, che ha favorito ilmiglioramento del<strong>la</strong> spesa complessiva del<strong>la</strong> Pubblica Amministrazioneriducendone gli oneri finanziari e consentendo <strong>la</strong> razionalizzazione dellepolitiche di spesa <strong>per</strong> investimento.Tra gli strumenti di finanza regionale senza dubbio rientrano i fondiimmobiliari etici. Attraverso questi fondi gli investitori privati si propongono direalizzare progetti di <strong>Housing</strong> sociale.In Italia siamo ancora al<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione iniziale di queste realtà, anchese a incoraggiare i privati nel seguire questa strada di investimento ci sonole es<strong>per</strong>ienze europee già avviate che hanno mostrato negli anni buonitassi di crescita, mentre gli enti pubblici dal canto loro non sottovalutanoquesta opportunità, come mezzo <strong>per</strong> affrontare <strong>la</strong> scarsità di liquidità.20Le “competenze” ricordiamo rappresentano le spese che l’ente si è impegnatoad erogare durante l’esercizio finanziario, indipendentemente dal fatto cheverranno in esso effettivamente riscosse o pagate.88


868_08Questo processo è definibile come costruzione privata di housing sociale,tuttavia il ruolo del Pubblico non è marginale. Questo viene chiamato aentrare in gioco in diversi momenti del progetto dai primi momenti dicreazione dei presupposti <strong>per</strong> <strong>la</strong> formazione del fondo, al<strong>la</strong> finedell’intervento.Il ruolo dell’ente pubblico sia esso Regione o Comune risulta determinantenel<strong>la</strong> fase iniziale: è infatti necessario ed indispensabile <strong>per</strong> il re<strong>per</strong>imentodelle aree su cui è possibile realizzare gli interventi, fino all’aiuto economicodiretto attraverso l’e<strong>la</strong>rgizione di fondi o indiretto attraverso l’intervento sul<strong>la</strong>diminuzione delle imposte.Anche le politiche nazionali si stanno muovendo in questa direzione dandosempre più peso all’ingresso dei privati nell’affrontare l’emergenza abitativaattraverso l’ideazione di forme di partenariato pubblico/privato (cfr.decreto legge 159/2007 di accompagnamento al<strong>la</strong> finanziaria 2008 ePiano <strong>casa</strong> art 11, DL 112/2008).Oltre che <strong>la</strong> forma di finanziamento del<strong>la</strong> spesa, dall’analisi dei bi<strong>la</strong>nci èpossibile evidenziare <strong>la</strong> categoria delle voci che fanno riferimento al temadel<strong>la</strong> ‘Casa’. Le unità di previsioni di bi<strong>la</strong>ncio che vengono c<strong>la</strong>ssificate sottotale categoria sono sostanzialmente raggruppate sotto tre macro livelli:- Edilizia Residenziale <strong>Social</strong>e (ERP,Convenzionata, Sovvenzionata);- Programmi di recu<strong>per</strong>o Urbano (contratti di quartiere e di riqualificazioneurbana, recu<strong>per</strong>o centri storici);- Edilizia residenziale privata e sostegno al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona; (come si può vederenel<strong>la</strong> tavo<strong>la</strong> sinottica 46)L’artico<strong>la</strong>zione in queste categorie e nelle sottovoci mostra come leamministrazioni <strong>pubbliche</strong> siano sempre più coscienti che un tema comequello del<strong>la</strong> <strong>casa</strong> non possa essere unicamente legato al<strong>la</strong> costruzione eristrutturazione del patrimonio immobiliare ma come questo sia connessoad una serie di variabili che passano anche attraverso <strong>la</strong> qualità del<strong>la</strong> vitaa livello urbano e di quartiere, <strong>la</strong> differenziazione del<strong>la</strong> soluzione proposta(differenti tipi di locazione, attenzione a categorie speciali, ecc.) e chenecessitano di fondi <strong>per</strong> <strong>la</strong> ricerca e <strong>per</strong> l’innovazione.La tabel<strong>la</strong> 46 riunisce in una stessa voce le spese che le regioni collocanosotto il tema <strong>casa</strong>, e quindi si sconta una certa disomogeneità: infatti <strong>per</strong>alcune Regioni l’importo destinato al<strong>la</strong> <strong>casa</strong> potrebbe risultare più alto seaggiungessimo le voci che sono inserite sotto ulteriori categorie. Unesempio ce lo dà l’Emilia Romagna, l’unica regione ad aver inserito il tema89


868_08del risparmio energetico <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong> all’interno del<strong>la</strong> funzione obiettivodell’edilizia residenziale, mentre quasi tutte le altre regioni hanno dedicatoun capitolo specifico al risparmio energetico; <strong>la</strong> stessa problematica siripresenta <strong>per</strong> le politiche re<strong>la</strong>tive alle sovvenzioni e agli aiuti <strong>per</strong> il sostegnoeconomico alle famiglie o rivolte a categorie speciali (vedi ad esempio glistudenti, che il Molise inserisce nel capitoli <strong>casa</strong> e non educazione, scuo<strong>la</strong>,università come molte altre regioni fanno).La nostra scelta, tuttavia, consente di cogliere quello che le regioni stessevedono come proprie politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong> in modo diretto e quindi ci dàun’idea del diverso atteggiamento che esse assumono rispetto a questotema.L’ultima nota va fatta sul peso dell’investimento nel settore <strong>casa</strong> rispettoal<strong>la</strong> spesa totale delle regioni.Quello che si nota è che non si presenta una vera e propria distribuzione ditipo nord/sud, e non è vero che le Regioni più ricche investono di più sul<strong>la</strong><strong>casa</strong>.l peso dell’investimento di competenza <strong>per</strong> l’anno 2008 <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong> sultotale del bi<strong>la</strong>ncio regionale si aggira su valori inferiori al 1% <strong>per</strong> almeno dueterzi delle regioni italiane, con picchi che non su<strong>per</strong>ano il 3% fattaeccezione <strong>per</strong> <strong>la</strong> provincia autonoma di Bolzano.Incrociando <strong>la</strong> lettura dei temi del capitolo di bi<strong>la</strong>ncio sul<strong>la</strong> <strong>casa</strong> conquesta c<strong>la</strong>ssifica delle spese di competenza si nota che le regioni cheinvestono di più come Basilicata, Ca<strong>la</strong>bria, e Trentino Alto Adigeconcentrano i loro stanziamenti prevalentemente sull’aumento e il rinnovodel patrimonio immobiliare e sui programmi di riqualificazione a livellourbano.Casa e ambiente urbanoCollegata con il tema del<strong>la</strong> “<strong>casa</strong>”, si nota anche un’attenzione aifinanziamenti <strong>per</strong> <strong>la</strong> creazione di servizi e ai piani di recu<strong>per</strong>o urbano.Questa tendenza è il linea con quanto accade negli altri paesi europei.Questi temi introducono <strong>la</strong> questione del<strong>la</strong> qualità che sempre di piùaccompagna l’edilizia residenziale sia pubblica che privata. L’ambiente incui si vive diventa sempre più di prioritaria importanza. La paro<strong>la</strong> ambienteviene intesa nel<strong>la</strong> duplice accezione di ambiente urbano, quindi contesto(del quale abbiamo detto) ma anche di ambiente nel senso più90


868_08‘naturalistico’, quindi con un’attenzione al<strong>la</strong> promozione di programmi einterventi legati al risparmio energetico e all’uso di energia rinnovabile.Sebbene come sopra detto solo l’Emilia Romagna stanzia i fondi <strong>per</strong> questepolitiche ambientali legate al<strong>la</strong> <strong>casa</strong> nel capitolo Casa del bi<strong>la</strong>ncioregionale, non significa che questo tema non sia presente nelle politichedelle altre regioni, infatti, quasi tutte le regioni hanno nelle previsioni dispesa uno stanziamento dedicato al<strong>la</strong> <strong>casa</strong>/risparmio energetico posto nelcapitolo appositamente dedicato alle politiche ambientali.Riguardo gli interventi promossi dalle Regioni si vede che tutte le Regionihanno attivato iniziative nel campo delle fonti energetiche rinnovabiliseguendo due principali linee di intervento in attuazione dei decreti delMinistero dell’Ambiente emanati a partire dal 2000 e legate ai programmi“Tetti fotovoltaici” e “So<strong>la</strong>re termico”.A questi interventi si accompagnano una serie di proposte a marchioregionale: le Regioni promuovono iniziative autonome attraverso DelibereRegionali, spesso in attuazione dei Piani Energetici Regionali, i qualivalutano le potenzialità, dell’impatto e i benefici ambientali nonché gliinvestimenti necessari.Riassumendo si possono iscrivere gli interventi in tema ambientale promossidalle Regioni che coinvolgono <strong>la</strong> sfera dell’abitare e l’edificio in mododiretto in tre categorie:- incentivo all’utilizzo di sistemi a tecnologia avanzata con lo scopo didiminuire le emissioni e risparmiare energia ( es. sostituzione vecchieCaldaie);- incentivi all’utilizzo di sistemi che utilizzino fonti rinnovabili (impiantifotovoltaici, so<strong>la</strong>re) anche al fine di produrre energia <strong>per</strong> auto-consumoe non (ossia finalizzata all’immissione sul mercato);- incentivi <strong>per</strong> <strong>la</strong> manutenzione ordinaria e straordinaria che impieghimateriali, sistemi e tecnologie innovativi nel settore energetico (nuovacoibentazione, sostituzione infissi, etc.)Alcune Regioni si distinguono <strong>per</strong> accompagnare gli incentivi e ifinanziamenti ad una campagna di sensibilizzazione cittadini,all’educazione ambientale, tra questi possiamo segna<strong>la</strong>re <strong>la</strong> campagna sulconsumo delle caldaie del<strong>la</strong> regione Emilia Romagna e il progetto “<strong>la</strong> <strong>casa</strong>intelligente”del<strong>la</strong> Provincia Autonoma di Trento, un programma on-line chesegue <strong>la</strong> tipologia del test <strong>per</strong> auto-verificare in modo semplice e rapido i91


868_08consumi e gli sprechi all'interno dell’abitazione e alcuni sistemi di calcolodei consumi di energia.6.5. Linee di intervento comuni e proposte innovativeNonostante <strong>la</strong> scarsità di risorse proprie da destinare al<strong>la</strong> <strong>casa</strong>, proprio fra leRegioni che hanno minori disponibilità si nota come si stiano avviandopolitiche s<strong>per</strong>imentali ed innovative. Buone pratiche che meritano unadiffusione al di fuori dei confini regionali, al fine di alimentare gli spunti adisposizione delle Regioni in ritardo.Proprio fra queste s<strong>per</strong>imentazioni si possono individuare delle linee diintervento comune: <strong>la</strong> priorità riservata all’affitto, l’attenzione alle soluzioni<strong>per</strong> dare <strong>casa</strong> ai giovani, <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione di nuovi modelli di produzionedel<strong>la</strong> <strong>casa</strong> (autocostruzione, autorecu<strong>per</strong>o), <strong>la</strong> promozione di <strong>agenzie</strong> <strong>per</strong>l’affitto come modalità di coinvolgimento dei proprietari privatinell’aumento dell’offerta in locazione, l’attenzione al<strong>la</strong> qualità abitativa (fornitura di servizi, risparmio energetico).Nuova è anche l’attenzione riservata al<strong>la</strong> categoria del disagio estremo,cui si rivolgono soluzioni abitative temporanee integrate alle politiche disostegno sociale (vedi Lombardia).Tutte queste buone pratiche necessiterebbero <strong>per</strong>ò di essere inscritte in unpiano strategico comune, troppo spesso ancora mancante, fattaeccezione <strong>per</strong> alcune regioni d’eccellenza.Le Regioni tendono a programmare gli interventi in modo poco organico,l’opportunità di avere una visione di insieme di quello che accade sarebbeun buon punto di partenza <strong>per</strong> l’analisi dell’efficacia dei sistemi attuati e<strong>per</strong> migliorarne <strong>la</strong> sinergia quando necessario. In tutto questo giocano unruolo chiave gli Osservatori Casa, come strumento di ricerca e valutazione,oltre che di comunicazione tra le varie Regioni al fine di far veico<strong>la</strong>re leidee.Sul<strong>la</strong> questione Osservatorio Casa alcune Regioni stanno investendo e loconsiderano uno strumento imprescindibile delle loro politiche (Piemonte,Lombardia, Marche, Emilia Romagna), ma purtroppo molte regioni ancoranon si sono mosse o si limitano ad enunciazioni di principio.Per quanto riguarda <strong>la</strong> questione del re<strong>per</strong>imento delle aree, alcune regionisi sono mosse nell’ambito del<strong>la</strong> revisione del<strong>la</strong> normativa urbanistica.92


868_08Gli impianti di alcune leggi urbanistiche regionali prevedono, nell’ambitodel processo attuativo del piano, che quote di su<strong>per</strong>fici (aree o immobili)vengano destinate all’edilizia residenziale sociale. È il caso del<strong>la</strong> LUR Veneto11/2004, articolo 39, LUR Lombardia 12/2005, articolo 11, comma 5, edanche, del disegno di legge <strong>per</strong> <strong>la</strong> modifica del<strong>la</strong> LUR Emilia Romagna20/2000 (il 20% del<strong>la</strong> volumetria complessiva dei nuovi insediamentiresidenziali è destinato ad alloggi di edilizia residenziale sociale) e del<strong>la</strong>recente legge 12/2008 del<strong>la</strong> Regione Puglia.Su questo tema, va ricordato che durante <strong>la</strong> scorsa legis<strong>la</strong>tura sono statepresentate diverse proposte di legge di riforma del<strong>la</strong> normativa urbanisticaa livello nazionale che affrontavano tra l'altro (anche se non in modochiaro ed esaustivo) il tema del<strong>la</strong> <strong>casa</strong> come diritto, riconoscendo il dirittoall’abitazione come diritto di cittadinanza, e proponevano che l'alloggiosociale (definito come previsto dall’art. 5 del<strong>la</strong> legge 9/2007 e dal re<strong>la</strong>tivoDM attuativo del 22 aprile 2008) potesse rientrare negli standard urbanisticicome standard aggiuntivo nei nuovi insediamenti di espansione.Re<strong>la</strong>tivamente al<strong>la</strong> <strong>per</strong>equazione urbanistica, e alle modalità di attuazionedelle cessioni delle aree a standard e competenze di gestione del processodi costruzione dell’edilizia sociale, <strong>la</strong> normativa nazionale proposta nonsuggerisce alcun meccanismo di compensazione legata, ad esempio, asoglie minime o massime di quote edificatorie destinate all’abitazionepubblica all’interno dei programmi di espansione o di trasformazioneurbana.Il Piano <strong>casa</strong> previsto all’art 11 del DL 112/2008 (convertito in legge133/2008) introduce invece:a) il trasferimento di diritti edificatori in favore dei promotori degli interventidi incremento del pa-trimonio abitativo;b) incrementi premiali di diritti edificatori finalizzati al<strong>la</strong> dotazione di servizi,spazi pubblici e di miglioramento del<strong>la</strong> qualità urbana, nel rispetto dellearee necessarie <strong>per</strong> le su<strong>per</strong>fici minime di spazi pubblici o riservati alleattività collettive, a verde pubblico o a parcheggi di cui al decreto delMinistro dei <strong>la</strong>vori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444”.I provvedimenti attuativi previsti dovranno chiarire il rapporto fra questeindicazioni e <strong>la</strong> normativa urbanistica regionale.93


868_08Tab. 45 - Limiti di accesso agli alloggi di edilizia residenziale pubblica nelle regioni italiane (aggiornamento 12/2006)RegioneLimiti di reddito normativiaccesso edilizia socialeLimiti di redditoaccesso esPer famiglia tipo [1]Reddito medioregionalePer famiglia tipo [2]% scarto Pil ai prezzi dimercato <strong>per</strong>abitante [3 ]Abruzzo 22.616,00 32.178,86 25.133,00 - 28% 19.621,00Basilicata 12.435,01 17.925,47 23.596,00 24% 16.884,90Ca<strong>la</strong>bria 12.394,97 17.869,42 21.132,00 15% 15.648,50Campania 11.977,39 17.284,81 22.835,00 24% 15.491,70Friuli Venezia Giulia 20.000,00 25.000,00 29.594,00 16% 26.783,40Lazio 13.298,00 19.133,66 28.493,00 33% 29.397,50Marche 13.343,00 19.196,66 28.955,00 34% 24.154,00Molise 12.883,26 18.553,02 26.805,00 31% 17.541,70Piemonte 24.645,00 38.871,60 27.785,00 - 40% 26.332,60Puglia 13.000,00 18.716,46 22.868,00 18% 15.918,70Sardegna 11.465,00 16.567,46 26.519,00 38% 19.367,50Sicilia 12.807,13 18.446,44 21.907,00 16% 16.027,20Trentino Alto Adige - Bolzano 13.700,00 26.083,44 31.781,00 18% 31.691,60Umbria 15.000,00 21.516,46 27.968,00 23% 22.829,50Valle d’Aosta 12.452,00 14.929,00 29.189,00 49% 31.941,60Veneto 12.794,00 18.428,06 29.122,00 37% 27.830,60NB: sono escluse dall’elenco le regioni che calco<strong>la</strong>no il reddito limite di accesso all’edilizia pubblica attraverso il reddito convenzionaleespresso tramite valore ISEE e ICEF.[1] composta da tre componenti, reddito da <strong>la</strong>voro dipendente di un solo componente e due a carico.[2] Esclusi i fitti imputati, fonte principale di reddito, <strong>la</strong>voro dipendente (fonte: dati ISTAT “Conti economici regionali, <strong>per</strong>iodo diriferimento: anni 2000-2005”, diffuso il 23.1.2007, anno considerato 2005.[3] Fonte: dati ISTAT “Conti economici regionali, Periodo di riferimento: anni 2000-2005”, diffuso il: 23.1. 2007, anno considerato 2005Fonte: e<strong>la</strong>borazione Feder<strong>casa</strong> sui provvedimenti regional94


868_08Tab. 46 - Tavo<strong>la</strong> sinottica delle principali voci di finanziamento <strong>per</strong> categorie di interventi nei bi<strong>la</strong>nci regionali 2008Principali voci difinanziamento <strong>per</strong>categorie diinterventi nei bi<strong>la</strong>nciregionali 2008ContributinuovacostruzioneediliziaresidenzialeEPR/ConvenProgramma20.000alloggi inaffittoCofinanziamentisostegnoal<strong>la</strong>locazione L.431/98Altri FonditnazionaliContratti diquartiere/Programmariqualificazione urbanaRecu<strong>per</strong>ocentri storiciFinanziamentocostruzioneserviziaccessori eRicercasettoreedilizia/OsservatorioCasaSpese <strong>per</strong> il<strong>per</strong>sonale e<strong>per</strong> <strong>la</strong>programmazioneAbbattimento barriereArchitettonicheContributiacquisto,recu<strong>per</strong>odel<strong>la</strong> prima<strong>casa</strong>/bit iAiuti agliassegnatariERPAiutidifficoltàmutuiAbruzzo X X X XBasilicata X X X X X XCa<strong>la</strong>bria X X X XEmilia Romagna X X XLazio X X X X X X X X XLiguria X X X X X X X X X XLombardia X X X X X XMolise X X X X X X X XPuglia X X X X X X X XSicilia X X X X XTrentino AA - Bolzano XTrentino AA - Trento X X X XValle d'Aosta X XVeneto X X X X XNota: le regioni Campania, Friuli Venezia Giulia, Marche, Piemonte, Sardegna, Toscana, Umbria non sono state inserite in quanto le voci di bi<strong>la</strong>ncio sonoe<strong>la</strong>borate in modo sintetico e non contengono informazioni di dettaglio sul<strong>la</strong> destinazione dei fondi.Fonte: e<strong>la</strong>borazione Feder<strong>casa</strong> sulle Leggi di Bi<strong>la</strong>ncio regionali95


868_08Tab. 47 - Incidenza del<strong>la</strong> spesa <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong> sui Bi<strong>la</strong>nci di previsione 2008 delleRegioniRegione Tot. Spesa <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong> Tot. Bi<strong>la</strong>ncio % spesa subi<strong>la</strong>ncio Tot.Ca<strong>la</strong>bria 460.759.601 13.277.522.384 3,47%Trentino Alto Adige-Bolzano 180.200.000 5.365.500.000 3,36%Basilicata 152.897.414 5.136.628.298 2,98%Toscana 400.278.890 15.924.561.030 2,51%Lazio 491.432.349 28.525.178.225 1,72%Trentino Alto Adige- Trento 80.194.963 6.124.000.000 1,31%Umbria 29.994.018 2.298.274.799 1,31%Emilia Romagna 328.069.277 25.962.562.700 1,26%Piemonte 158.137.831 17.970.751.856 0,88%Campania 132.353.261 17.473.723.792 0,76%Liguria 58.841.375 8.987.231.911 0,65%Sicilia 155.187.000 24.875.250.000 0,62%Friuli Venezia - Giulia 66.731.326 10.742.723.414 0,62%Sardegna 46.151.000 7.757.208.000 0,59%Molise 10.410.640 2.563.436.752 0,41%Veneto 82.471.727 20.329.848.056 0,41%Lombardia 103.641.133 35.147.927.404 0,29%Abruzzo 11.200.000 7.066.881.670 0,16%Valle d’Aosta 3.590.692 2.402.000.000 0,15%Puglia 33.805.305 31.764.424.191 0,11%Marche 7.005.113 10.149.570.242 0,07%Fonte: e<strong>la</strong>borazione Feder<strong>casa</strong> sulle Leggi di Bi<strong>la</strong>ncio regionali96


868_08Tab. 48 - Spesa procapite delle Regioni <strong>per</strong> il tema <strong>casa</strong> nei Bi<strong>la</strong>nci di previsione2008RegioneSpesa competenza tema <strong>casa</strong>€/pro capiteTrentino Alto Adige Bolzano 370Basilicata 259Ca<strong>la</strong>bria 231Trentino Alto Adige Trento 158Toscana 110Lazio 89Emilia Romagna* 78Friuli Venezia - Giulia 55Liguria 37Piemonte 36Umbria 34Molise 33Sicilia 31Valle d’Aosta 29Sardegna 28Campania 23Veneto 17Lombardia 11Abruzzo 9Puglia 8Marche 5* valore medioFonte: e<strong>la</strong>borazione Feder<strong>casa</strong> sulle Leggi di Bi<strong>la</strong>ncio regionali97


868_08Tab. 49 - Spesa procapite delle Regioni nei Bi<strong>la</strong>nci di previsione 2008Regionespesa competenza€/pro capiteValle d’Aosta 19.245Trentino Alto Adige Trento 12.078Trentino Alto Adige Bolzano 11.002Friuli Venezia - Giulia 8.859Basilicata 8.686Molise 8.009Puglia 7.805Ca<strong>la</strong>bria* 6.645Marche 6.607Emilia Romagna 6.148Liguria 5.589Abruzzo 5.395Lazio 5.193Sicilia 4.958Sardegna 4.675Toscana 4.377Veneto 4.259Piemonte 4.129Lombardia 3.682Campania 3.018Umbria 2.633* valore medioFonte: e<strong>la</strong>borazione Feder<strong>casa</strong> sulle Leggi di Bi<strong>la</strong>ncio regionali98


868_08Fig. 6 - Visualizzazione del<strong>la</strong> spesa procapite <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong> delle Regioni - Bi<strong>la</strong>ncio200899


868_087. IL VENTAGLIO DELLE ESPERIENZE LOCALI7.1. Politiche <strong>per</strong> incrementare l’offerta in affittoPoste quotidianamente davanti al<strong>la</strong> drammaticità del problema <strong>casa</strong>, leamministrazioni locali mentre sono impegnate a far fronte alle emergenze,tentano anche di dare risposte innovative che contribuiscano a trattare lecause di un problema che appare sempre più grave.Il tratto comune delle iniziative innovative in fase di s<strong>per</strong>imentazione daparte degli enti locali, è costituito senza dubbio dal tentativo di creareun’offerta di alloggi in locazione a canone moderato o sostenibile (cioèsignificativamente più basso di quello di mercato), <strong>per</strong> quei ceti mediobassitagliati fuori dal<strong>la</strong> possibilità di accedere all’edilizia sociale e che nonsono in grado di sostenere i costi locativi del libero mercato né di imbarcarsinell’acquisto di una abitazione.Se il fine è sostanzialmente comune, si evidenziano tuttavia almeno trediverse linee di azione <strong>per</strong> <strong>per</strong>seguirlo, linee che possono essere anche inparte compresenti nell’azione del<strong>la</strong> stessa amministrazione:- <strong>la</strong> prima è finalizzata ad introdurre all’interno dei processi ditrasformazione urbana una quota di nuovo volume edificabile vinco<strong>la</strong>taall’affitto e concordata con gli o<strong>per</strong>atori economici in fase dinegoziazione urbanistica;- <strong>la</strong> seconda mira a creare una riserva di aree <strong>pubbliche</strong> edificabili dadestinare al<strong>la</strong> locazione, su cui far convergere investimenti pubblici esoprattutto privati, incentivati questi ultimi dall’abbattimento dei costilegati all’area;- <strong>la</strong> terza consiste nell’azione diretta di società immobiliari partecipatedall’amministrazione comunale, che pur muovendosi sul mercato comeun normale o<strong>per</strong>atore economico (e quindi acquisendo, trasformando evendendo), <strong>per</strong>seguono anche finalità sociali ed o<strong>per</strong>ano in partico<strong>la</strong>renel settore dell’housing mirando a creare nuova offerta in affittoaccessibile.Il primo approccio è ben rappresentato dal nuovo Piano strutturale diFirenze, che prevede l'obbligo <strong>per</strong> chi realizza interventi di edilizia100


868_08residenziale (nuove edificazioni o recu<strong>per</strong>i con demolizione e ricostruzione)di dimensione su<strong>per</strong>iore a 2.000 mq di destinare almeno il 20% del<strong>la</strong>su<strong>per</strong>ficie utile ad alloggi <strong>per</strong> l'affitto convenzionato. I prezzi dovrannoessere del 20% inferiori a quelli stabiliti dai patti stipu<strong>la</strong>ti in sede locale daorganizzazioni dei proprietari e degli inquilini.Tale norma ha applicazione immediata, anche in questa fase transitoria incui il nuovo rego<strong>la</strong>mento urbanistico deve essere ancora approvato. Nel<strong>la</strong>fase a regime si prevede che <strong>la</strong> piena ottem<strong>per</strong>anza al<strong>la</strong> norma avvengaesclusivamente con l’affitto <strong>per</strong>manente.In alternativa, l’o<strong>per</strong>atore può scegliere:- di limitare il <strong>per</strong>iodo di affitto a 12 anni ed in questo caso dovrà versareal Comune una somma che consenta di attivare altrove altrettanti affittitemporanei <strong>per</strong> 18 anni (<strong>per</strong>iodo residuale rispetto ai trent’anni dinormale ammortamento di un investimento immobiliare), mediante unsovvenzionamento proporzionale a quello fissato dal governo <strong>per</strong> i“Ventimi<strong>la</strong> alloggi in affitto” (25% del costo di costruzione);- oppure di non realizzare <strong>la</strong> corrispondente volumetria ed in questo casosarà tenuto al versamento al Comune di una somma che consenta diattivare <strong>la</strong> costruzione altrove di altrettante case in affitto, mediante unsovvenzionamento pari a quello fissato dal governo <strong>per</strong> i “Ventimi<strong>la</strong>alloggi in affitto” (45% del costo di costruzione).Dopo Firenze, anche il Comune di Bologna con il suo Piano Strutturaleapprovato in via definitiva nel luglio del 2008, ha introdotto <strong>la</strong> rego<strong>la</strong> cheprevede che in tutti i quartieri di nuova espansione residenziale realizzati suaree private, il 20% debba essere adibito ad edilizia sociale.Un altro caso assimi<strong>la</strong>bile al primo approccio è rappresentato dal metodoadottato dal Comune di Torino attraverso <strong>la</strong> variante n. 37 al PianoRego<strong>la</strong>tore del<strong>la</strong> città, approvata il 25 marzo del 2002. Essa, all’interno dellenorme urbanistico - edilizie di attuazione del PRG, stabilisce che <strong>per</strong> quantoriguarda gli interventi di completamento, ristrutturazione urbanistica onuovo impianto, che su<strong>per</strong>ano i 4.000 mq di su<strong>per</strong>ficie lorda complessiva(SLP) e che ricadono in zone urbane storico-ambientali o consolidateresidenziali miste, nell’ambito dell'attuazione delle zone di trasformazione,una quota pari al 10 % del<strong>la</strong> S.L.P. residenziale deve essere destinataall’edilizia convenzionata.La SLP residenziale di riferimento è quel<strong>la</strong> effettiva al netto di una franchigiache è pari al<strong>la</strong> differenza fra 4.000 mq e <strong>la</strong> SLP non residenziale totale101


868_08prevista. Su tale quota <strong>la</strong> città può esercitare al momentodell'approvazione del<strong>la</strong> Convenzione Urbanistica il diritto di acquisto.Qualora <strong>la</strong> città non eserciti tale diritto o lo eserciti in parte, gli interventi dicui sopra dovranno essere accompagnati da una convenzione o da attouni<strong>la</strong>terale d'obbligo, da parte dei proprietari che assumono l'impegno,anche <strong>per</strong> i loro aventi causa, a dare in locazione, ai sensi dell'art. 32 legge457/78 <strong>la</strong> quota di S.L.P. da destinare ad edilizia convenzionata <strong>per</strong> <strong>la</strong> quale<strong>la</strong> Città non si è avvalsa dell'opzione all'acquisto, a soggetti appartenenti acategorie indicate dal<strong>la</strong> Città stessa.Il Comune si riserva di valutare eventuali proposte di localizzazione dellesuddette quantità di S.L.P. all'esterno dell'area di intervento. Tale propostadovrà riguardare alloggi le cui caratteristiche siano conformi a quantoprevisto dalle convenzioni di recepimento del<strong>la</strong> normativa in materia diedilizia agevo<strong>la</strong>ta-convenzionata, siano essi nuovi o ristrutturati in modo dagarantire uno stato conservativo equiparabile al nuovo, con interventi direcu<strong>per</strong>o e adeguamento impiantistico documentabili. In tal caso <strong>la</strong>proposta dovrà comunque essere approvata dal Consiglio Comunalecontestualmente all'approvazione del<strong>la</strong> Convenzione.”Riguardo <strong>la</strong> Variante le disposizioni normative successive hanno precisatoche quel 10% di edilizia convenzionata è da destinarsi nel<strong>la</strong> sua totalità al<strong>la</strong>destinazione residenziale, sia in risposta al<strong>la</strong> crescente domanda abitativama anche al<strong>la</strong> esigenza di garantire un modello abitativo improntato sul<strong>la</strong>mixitè sociale.Il secondo approccio, quello centrato sul<strong>la</strong> messa a disposizione di aree<strong>pubbliche</strong> <strong>per</strong> realizzare nuova edilizia abitativa in affitto, è invece alcentro delle politiche abitative promosse dall’amministrazione comunalemi<strong>la</strong>nese.Anche a Mi<strong>la</strong>no gli interventi di trasformazione urbana attuati negli ultimianni (si pensi alle tante aree industriali dismesse riconvertite ad usiresidenziali) non hanno creato offerta accessibile <strong>per</strong> le famiglie a bassoreddito. Per rispondere a tale fabbisogno (stimato in 19.000 alloggi), ilComune di Mi<strong>la</strong>no ha utilizzato una recente legge regionale (<strong>la</strong> n. 8 del2005, cosiddetta “legge Borghini”) che dà <strong>la</strong> possibilità ai comuni lombardiad emergenza abitativa di utilizzare, in deroga agli strumenti urbanisticivigenti, le aree a standard <strong>per</strong> realizzare nuova edilizia residenzialepubblica.In applicazione di tale legge l’amministrazione comunale con <strong>la</strong> deliberapromossa dall’assessore Verga (maggio 2005), ha individuato ben 46 aree102


868_08di proprietà pubblica in cui realizzare edilizia residenziale pubblica nell’arcodi 4-5 anni.Si tratta di circa 1,2 milioni di metri quadrati su cui potranno essere realizzatetre diverse tipologie di intervento:- edilizia residenziale a canone sociale- edilizia a canone moderato/convenzionato/speciale- edilizia residenziale universitaria.Un primo pacchetto riguarda 4 aree comunali da destinare all’ediliziasociale: con risorse del<strong>la</strong> Regione Lombardia e del Comune su circa 60.000mq si conta di realizzare circa 750 alloggi generando una capacitàinsediativa di circa 2.250 abitanti. La scelta di queste aree, oltre ad essereispirata dai criteri generali, ha anche tenuto conto del<strong>la</strong> vicinanza dal<strong>la</strong>linee di forza del trasporto pubblico e di un’adeguata dotazione di servizi dizona. La loro trasformazione avverrà sul<strong>la</strong> base di un progettoarchitettonico che è stato selezionato mediante un concorso internazionaledi progettazione (che tra l’altro ha registrato un notevole successo dipartecipazione).Per le rimanenti aree si prevede <strong>la</strong> realizzazione di edilizia a canone socialee moderato. Gli interventi potranno essere attuati direttamente dalComune stesso, avvalendosi eventualmente dell’Aler o di altri soggettipubblici o privati individuati mediante attraverso procedura ad evidenzapubblica. In partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> delibera prevede che qualora gli interventivengano realizzati con risorse <strong>pubbliche</strong> <strong>la</strong> totalità degli alloggi siadestinata al canone sociale e moderato. Nel caso in cui, invece, le risorsesiano tutte private il 60% degli alloggi possa essere venduto come prima<strong>casa</strong> destinando il restante 40% all’affitto comprendendo canone sociale emoderato.Peraltro su 4 di queste 37 aree è già stato attivato un secondo concorso diinternazionale di progettazione e si prevede di realizzare circa 470 alloggimediante risorse interamente stanziate dal Comune di Mi<strong>la</strong>no.La terza linea di <strong>la</strong>voro è quel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva all’azione diretta di societàimmobiliari partecipate dall’amministrazione comunale, che o<strong>per</strong>anoanche nel settore dell’housing mirando a creare nuova offerta in affittoaccessibile.A questo proposito, un caso interessante è quello re<strong>la</strong>tivo a “La ImmobiliareVeneziana” (Ive) una s.r.l partecipata al 97% dal Comune di Venezia, che103


868_08negli ultimi dieci anni ha al<strong>la</strong>rgato <strong>la</strong> propria mission: non più semplicecontenitore di immobili acquisiti dal Comune, ma soggetto che gestisce ilpatrimonio e acquisisce con mezzi propri aree e immobili che urbanizza,restaura, fraziona, affitta o rivende a soggetti di varia natura.L’Ive interviene in molti ambiti (recu<strong>per</strong>o e rifunzionalizzazione di areeindustriali dismesse, realizzazione dei terminal sul<strong>la</strong> <strong>la</strong>guna, gestione di serviziimmobiliari), ed anche nel<strong>la</strong> trasformazione di aree a destinazioneresidenziale da cedere a partico<strong>la</strong>ri categorie di utenti.In quest’ambito <strong>la</strong> società è impegnata in o<strong>per</strong>azioni di costruzione dialloggi a Mestre da ceder al Comune che le metterà in affitto a canonesostenibile. Inoltre Ive ha acquistato alloggi dell’ex San Paolo Imi <strong>per</strong> i qualigli inquilini non avevano esercitato diritto di pre<strong>la</strong>zione, evitando così loro ilrischio di sfratto.Le risorse finanziarie necessarie <strong>per</strong> tali o<strong>per</strong>azioni possono derivare, aseconda dei casi, dal proprio patrimonio, dal<strong>la</strong> compartecipazione disoggetti privati, dal finanziamento pubblico, da altre forme difinanziamento.104


868_087.2. La finanza etica <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong>A fronte di una sostanziale erosione delle risorse <strong>pubbliche</strong> destinate al<strong>la</strong>questione del<strong>la</strong> <strong>casa</strong> (i pochi finanziamenti sono in gran parte assorbiti dalFondo sociale <strong>per</strong> l’affitto che tuttavia è stato progressivamenteridimensionato), <strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione in questo ambito ruota essenzialmenteintorno al problema di creare le condizioni di base <strong>per</strong> realizzare una nuovaofferta residenziale a basso costo ma che assicuri rendimenti minimi tali dainteressare investimenti privati.Nuove iniziative di un certo interesse sono state avviate grazie all’impegnodi soggetti quali le fondazioni bancarie. In partico<strong>la</strong>re si segna<strong>la</strong>no <strong>per</strong>interesse due iniziative promosse rispettivamente dal<strong>la</strong> Fondazione Cariploe dal<strong>la</strong> Associazioni Industriali di Bologna. In entrambi i casi si tratta insostanza dell’ipotesi di costituire, previa una intesa con l’ente locale, unfondo immobiliare con finalità legate al<strong>la</strong> creazione di alloggi in locazionea costi contenuti <strong>per</strong> fasce medio-basse che, pur avendo disponibilitàfinanziarie contenute, non presentano rischi di morosità.Per quanto riguarda <strong>la</strong> Fondazione Cariplo, <strong>la</strong> società continua a dedicarenegli anni notevoli sforzi oltre che investimenti economici al settoredell’housing sociale. Nel giugno 2004, in compartecipazione con <strong>la</strong> RegioneLombardia e l’ANCI Lombardia, ha costituito <strong>la</strong> Fondazione <strong>Housing</strong> <strong>Social</strong>e(FHS) allo scopo di <strong>la</strong>vorare su progetti di incremento all’accesso al<strong>la</strong> <strong>casa</strong>delle <strong>per</strong>sone svantaggiate attraverso <strong>la</strong> realizzazione di nuove residenze suterreni ottenuti a condizioni agevo<strong>la</strong>te, gestiti da o<strong>per</strong>atori del non profit.Gli alloggi realizzati vengono concessi in locazione a canoni calmierati allecategorie di soggetti in condizioni di difficoltà (famiglie di nuovacostituzione o monoreddito, studenti, anziani, immigrati e altri soggetti arischio di esclusione).L’FHS ha inoltre istituito il Fondo Abitare <strong>Social</strong>e 1, il primo fondo immobiliarededicato a interventi di edilizia sociale, il cui rego<strong>la</strong>mento è statoapprovato dal<strong>la</strong> Banca d’Italia. Essendo un fondo etico offre rendimentiridotti, ed è quindi riservato a investitori qualificati.Fino ad oggi il fondo ha o<strong>per</strong>ato unicamente sul territorio del<strong>la</strong> RegioneLombardia. A breve, grazie ad una modifica dello statuto e ad unacapitalizzazione di dieci milioni di euro <strong>la</strong> fondazione su<strong>per</strong>erà i confinio<strong>per</strong>ativi regionali e sarà autorizzata a <strong>la</strong>vorare su progetti in tutta Italia.Per quanto riguarda il caso bolognese l’o<strong>per</strong>azione è legataspecificamente all’obiettivo di rendere più attraente Bologna come sede di105


868_08<strong>la</strong>voro <strong>per</strong> i giovani, nel caso lombardo si tratta principalmente di unobiettivo sociale.A Bologna in questi anni da molte parti si è sottolineato il rischio di unprogressivo impoverimento delle risorse umane del<strong>la</strong> città. Rischio reale,riconducibile sia ad un tasso di senilizzazione tra i più elevati in Italia, chealle dinamiche di un mercato immobiliare che non solo spinge le coppiegiovani a scegliere <strong>la</strong> residenza nei comuni <strong>per</strong>iferici del<strong>la</strong> cinturametropolitana, ma che disincentiva anche le migliaia di neo-<strong>la</strong>ureati fuorisede delle facoltà bolognesi a rimanere a <strong>la</strong>vorare e vivere a Bologna.Tale riflessione riguarda, più in generale, il <strong>per</strong>icolo di un allentamento del<strong>la</strong>tradizionale attenzione al <strong>la</strong>voro e al “fare impresa”, più che comprensibilein una città caratterizzata da ricchezza diffusa, dove più del<strong>la</strong> metà del<strong>la</strong>popo<strong>la</strong>zione si compone di ultrasessantacinquenni e di studenti universitari.In sostanza il problema del caro-affitti rischia di diventare “un tappo” nonsolo <strong>per</strong> <strong>la</strong> tenuta del<strong>la</strong> coesione sociale, ma anche <strong>per</strong> lo sviluppoeconomico di Bologna.Da ciò <strong>la</strong> necessità di politiche tese a migliorare una delle vocazioni piùdistintive di questa città, l’accoglienza, a cominciare dal<strong>la</strong> <strong>casa</strong>, <strong>per</strong>avversare il processo di impoverimento di risorse umane e il conseguentescadimento del<strong>la</strong> competitività del<strong>la</strong> realtà urbana.Per tali ragioni l’Associazione industriali bolognese ha deciso di impegnarsidirettamente su questo fronte facendosi promotrice di uno studio/proposta<strong>per</strong> <strong>la</strong> costituzione di un fondo immobiliare etico ad apporti.Lo studio, che ipotizza come risultato <strong>la</strong> realizzazione di circa 500 nuovialloggi (con un taglio medio di 70 mq), prevede il conferimento dei terrenida parte del Comune di Bologna e di un conferimento in liquidità da partedi investitori istituzionali <strong>per</strong> il controvalore necessario a costruire gli alloggi(circa 46 milioni di euro).L’apporto dei terreni da parte del Comune, che viene remunerato altermine dell’o<strong>per</strong>azione attraverso le quote corrispondenti al valore dimercato, consentirebbe di praticare un canone moderato di 400 euro almese, con un rendimento lordo del capitale investito di 5,1% annuo,corrispondente ad un rendimento finale, quindi al netto delle spese digestione, dell'ordine del 3%.Gli utenti dovranno essere selezionati tenendo conto del reddito, dell’età edal tipo di <strong>la</strong>voro svolto. Lo studio prevede una durata contrattuale diquattro anni con possibilità di rinnovo <strong>per</strong> soli altri quattro, al termine deiquali l’alloggio ritorna al libero mercato o viene riaffittato ad un nuovo106


868_08utente. Si suppone che nel frattempo siano maturate le condizioni <strong>per</strong> unastabilizzazione <strong>la</strong>vorativa e <strong>per</strong> un radicamento nel<strong>la</strong> città dell’inquilino talida consentirgli il passaggio ad altro tipo di sistemazione abitativa.7.3. Buone pratiche localiQui di seguito vengono presentati i casi studio re<strong>la</strong>tivi ad alcune buonepratiche locali. Tra le numerose iniziative realizzate in risposta al<strong>la</strong> domandadi <strong>casa</strong>, sono state individuate le es<strong>per</strong>ienze che si caratterizzano e sidistinguono <strong>per</strong> l’innovazione degli strumenti utilizzati, <strong>la</strong> durata nel tempodell’o<strong>per</strong>azione, il positivo impatto dei risultati ottenuti.A) Il Vil<strong>la</strong>ggio Barona a Mi<strong>la</strong>no: un intervento di riqualificazioneurbana integratoIl Vil<strong>la</strong>ggio Barona è uno dei principali interventi di housing sociale nel<strong>la</strong><strong>per</strong>iferia di Mi<strong>la</strong>no, rilevante <strong>per</strong> <strong>la</strong> sua concezione di centro di assistenzaintegrato, che affianca soluzioni abitative e commerciali ad attività diservizio al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona.Sorge in un’area del<strong>la</strong> <strong>per</strong>iferia sud-ovest di Mi<strong>la</strong>no, ampia circa 45.000 mq,situata tra le vie Svevo, Ponti, Cassoni e Zumbini e dismessa da attivitàindustriali e artigianali.La realizzazione del vil<strong>la</strong>ggio costituisce un intervento di riqualificazioneurbana dal carattere innovativo e che presenta diversi elementi distintivi intema di rete di col<strong>la</strong>borazione tra enti pubblici, soggetti privati e o<strong>per</strong>antinel privato sociale. La partecipazione di 1000 volontari <strong>per</strong> <strong>la</strong> maggior parteresidenti nel quartiere stesso ha, fra l’altro, <strong>per</strong>messo di porre al centro del<strong>la</strong>vita del quartiere una serie di realtà e di situazioni sociali in passato poste aimargini.Il progetto nasce dal<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione tra <strong>la</strong> Fondazione Attilio e TeresaCassoni, proprietaria dell’area di intervento, e <strong>la</strong> Parrocchia dei SantiNazaro e Celso che si è avvalsa anche del supporto dell’Associazione divolontariato Sviluppo e Promozione. Altri soggetti coinvolti nell’interventosono stati <strong>la</strong> Coo<strong>per</strong>ativa La Cordata, gestore del pensionato, e l’OspedaleS.Paolo di Mi<strong>la</strong>no <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del Centro Psicosociale. Per quantoriguarda <strong>la</strong> progettazione dell’intervento essa è stata affidata al107


868_08Dipartimento di Architettura e Pianificazione del Politecnico di Mi<strong>la</strong>no chene ha curato anche <strong>la</strong> fase realizzativa.In base al piano rego<strong>la</strong>tore del 1976, l’area era vinco<strong>la</strong>ta a standard e solograzie ad un innovativo trattamento tecnico è stato possibile includerenell’intervento le case e le attività commerciali che ricoprono una funzionesociale, poiché sono state incluse nelle funzioni di servizio <strong>per</strong> <strong>la</strong> comunitàinsediata. Per poter ottenere <strong>la</strong> destinazione a “servizi collettivi di interessecomunale”, <strong>la</strong> Fondazione Cassoni ha stipu<strong>la</strong>to una convenzione con ilComune di Mi<strong>la</strong>no nel<strong>la</strong> quale si è impegnata, tra l’altro, all’asservimento<strong>per</strong>petuo dell’area ad uso di interesse pubblico.Scopo dell’intervento è stato quello di integrare funzioni di interessepubblico e risposte ai bisogni diffusi nel<strong>la</strong> comunità locale, individuandointerventi sociali rivolti a categorie svantaggiate. Lo spazio fisico è statoorganizzato in modo da favorire l’incontro tra gruppi sociali differenti <strong>per</strong>divenire luogo del<strong>la</strong> contaminazione tra linguaggi diversi.Il progetto è suddiviso in quattro lotti di intervento caratterizzati da diversefunzioni: <strong>la</strong> residenza sociale, le attività commerciali, il pensionato socialeintegrato, i servizi al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona e il verde pubblico.Nello specifico, l’intervento è consistito nel<strong>la</strong> realizzazione di:- 78 alloggi di edilizia sociale in locazione a canone calmierato eagevo<strong>la</strong>to con annessi spazi <strong>per</strong> il commercio e l’artigianato (primolotto)- 4 comunità alloggio <strong>per</strong> ragazze madri, disabili intellettivi, anziani ema<strong>la</strong>ti terminali da 250 mq ciascuna (primo lotto)- il pensionato sociale integrato 110 posti letto <strong>per</strong> studenti, <strong>la</strong>voratori esoggetti deboli segna<strong>la</strong>ti dai servizi sociali (secondo lotto)- strutture di servizio rivolte a famiglie in difficoltà con bambini in etàpresco<strong>la</strong>re, o <strong>per</strong> gli anziani del quartiere (terzo lotto)- un centro di animazione e promozione culturale (terzo lotto)- un giardino attrezzato di uso pubblico su una su<strong>per</strong>ficie complessiva di22.000 mq (quarto lotto)La realizzazione del Vil<strong>la</strong>ggio è partita nell’ottobre 2001. Il primo lottocomprendente le abitazioni di edilizia sociale e le comunità alloggio è statocompletato nel dicembre 2003, mentre il pensionato integrato del secondo108


868_08lotto è stato terminato nel settembre del 2005. Il terzo lotto con i servizi èstato terminato nel 2008. Mentre è ancora in fase di completamento ilparco che andrà a costituire il cuore del Vil<strong>la</strong>ggio e il luogo di connessionetra le sue diverse parti e le strutture dei servizi al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona.I diversi progetti hanno potuto usufruire di finanziamenti ed agevo<strong>la</strong>zioni.Oltre al<strong>la</strong> Fondazione Cassoni, contributi importanti sono stati e<strong>la</strong>rgiti dal<strong>la</strong>Fondazione Cariplo e dal<strong>la</strong> Banca Popo<strong>la</strong>re di Mi<strong>la</strong>no. Altri sostenitori delprogetto sono stati Mediaset, Mondadori, Cattolica Assicurazioni, <strong>la</strong> societàBorio Mangiarotti (società costruttrice), <strong>la</strong> Società La Ligure e <strong>la</strong> FondazioneIcare.Per quanto riguarda le residenze sociali si tratta di alloggi in locazione inseritinel mercato <strong>per</strong> un 15% a canoni “molto sociali”, dunque in prima fascia,così da accogliere situazioni di grave disagio abitativo e <strong>per</strong> un 85% a“canone concordato” ovvero in seconda fascia, <strong>per</strong> facilitare l’accessoal<strong>la</strong> <strong>casa</strong> in un sistema simile a quello del mercato.Il pensionato sociale, gestito dal<strong>la</strong> Coo<strong>per</strong>ativa La Cordata, è invece statosuddiviso in base al<strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza delle utenze: dei 5 nuclei, 3 sono statidestinati alle <strong>per</strong>manenze lunghe (mensili o annuali) mentre i restanti 2nuclei sono stati adibiti ad ostello e foresteria, con un tempo di<strong>per</strong>manenza previsto di due/tre giorni.Il Vil<strong>la</strong>ggio Barona ha rappresentato una sfida impegnativa <strong>per</strong> le realtà delterzo settore coinvolte e ha assunto una forte connotazione s<strong>per</strong>imentale einnovativa in virtù del fatto di essere innanzitutto uno dei primi interventipromossi, realizzati e gestiti da un proprietario privato “sociale”.Ulteriore importante fattore innovativo e determinante <strong>per</strong> <strong>la</strong>concretizzazione del progetto è stata <strong>la</strong> definizione del<strong>la</strong> nuova proceduradi attuazione urbanistica che ha consentito di realizzare, grazie al<strong>la</strong> formadell’asservimento <strong>per</strong>petuo all’uso pubblico, un intervento integrato dalpunto di vista funzionale su un’area destinata dal piano a servizi collettivi.109


868_08Fig. 7 – P<strong>la</strong>nimetria del Vil<strong>la</strong>ggio Barona – Fonte: www.vil<strong>la</strong>ggiobarona.itFig. 8 – Vista dell’area di intervento - Fonte: www.vil<strong>la</strong>ggiobarona.it110


868_08B) Inserimento abitativo degli stranieri nel quartiere Stadera diMi<strong>la</strong>noIl Programma di riqualificazione urbana del quartiere Stadera èun’interessante es<strong>per</strong>ienza di nuova gestione del patrimonio pubblico daparte del comune attraverso <strong>la</strong> cooptazione del terzo settore, in partico<strong>la</strong>redel<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa Dar-Casa, in un progetto s<strong>per</strong>imentale di recu<strong>per</strong>o eristrutturazione di abitazioni <strong>pubbliche</strong> e di successiva assegnazione afamiglie immigrate. L’intervento rappresenta il primo su sca<strong>la</strong> così grandenel<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> città; come abbiamo visto, in passato l'ente pubblico sirivolgeva al privato sociale <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione di singoli appartamenti, mai <strong>per</strong>un intero edificio, e senza che fosse previsto in modo organico ancheun'attività di accompagnamento sociale.L’es<strong>per</strong>ienza, iniziata nel 2000 ha visto coinvolto come principale soggettodi riferimento Dar-Casa, una coo<strong>per</strong>ativa di abitazione che si propone dicercare alloggi a basso costo da affittare ai <strong>la</strong>voratori italiani e stranieri chenon possono sostenere un canone di mercato. Al<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa è statoassegnato uno degli edifici del blocco delle quattro corti di Stadera chesono state ristrutturate e quasi integralmente assegnate al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zioneimmigrata. Si trattava di <strong>per</strong>sone iscritte da anni al<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa, conrilevanti problemi di inserimento abitativo.L’inserimento del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione immigrata è stato possibile grazie al<strong>la</strong>sensibilità di vari attori, istituzionali e non, ed ha avuto un carattereassolutamente s<strong>per</strong>imentale in quanto mai prima era stato realizzato unintervento di tale portata, consistente in 51 alloggi dati a famiglieimmigrate, <strong>per</strong> un totale di più di 150 <strong>per</strong>sone, con <strong>la</strong> realizzazione paralle<strong>la</strong>di un programma di mediazione territoriale a sostegno dell'inserimentoabitativo.Stadera è un quartiere di edilizia popo<strong>la</strong>re situato al<strong>la</strong> <strong>per</strong>iferia sud diMi<strong>la</strong>no nel quale <strong>la</strong> quasi totalità delle case (90%) appartiene all'ALER (exIACP). Dal<strong>la</strong> anni ’90 <strong>la</strong> presenza di immigrati di diversa provenienza haregistrato un continuo incremento. Gli alloggi sono in situazione di degradoe abbandono e c’è una forte presenza di occupazioni illegali.La logica del programma era intervenire in modo complessivo sul quartiere,riqualificando il patrimonio di edilizia residenziale, aumentando <strong>la</strong>disponibilità di alloggi e <strong>la</strong> dotazione di servizi, mettendo in campo uncircolo virtuoso volto a sostenerne lo sviluppo, ma anche ridurre il livello ditensione sociale, cercando di inserire nel quartiere nuovi abitanti chemodificassero <strong>la</strong> forte concentrazione di problematiche sociali e potessero111


868_08svolgere un ruolo positivo e di rinnovamento rispetto al<strong>la</strong> situazione nelquartiere.Questa o<strong>per</strong>azione è stata fatta sottraendo alcuni degli alloggi all’ediliziaresidenziale pubblica ed assegnandoli fuori bando a o<strong>per</strong>atori del privatosociale che, <strong>la</strong>vorando nel campo del disagio abitativo, potesserocontribuire al<strong>la</strong> gestione del processo. Attraverso l'intervento dell'o<strong>per</strong>atoreprivato si <strong>per</strong>seguiva anche lo scopo di ridurre i tempi e i costi del<strong>la</strong>ristrutturazione, rimettendo in tempi brevi sul mercato un buon numero dialloggi popo<strong>la</strong>ri.Nel luglio del 2001 viene firmata <strong>la</strong> Convenzione tri<strong>la</strong>terale tra Regione, Alere Agenzia Lombarda riguardante l’edificio delle Quattro Corti, un bloccocomprendente quattro edifici e ben 200 appartamenti, e che prevedevache:- <strong>la</strong> ristrutturazione delle Quattro Corti, fosse svolta <strong>per</strong> metà dall’Aler e<strong>per</strong> metà da un o<strong>per</strong>atore privato, indicato dall’Agenzia Lombarda <strong>per</strong>l'Affitto;- <strong>la</strong> ristrutturazione delle abitazione fosse svolta da Dar <strong>casa</strong> e dal<strong>la</strong>coo<strong>per</strong>ativa La Famiglia, come o<strong>per</strong>atori identificati dall’Agenzia;- le case ristrutturate fossero assegnate al di fuori dei bandi ordinari <strong>per</strong>l’edilizia residenziale pubblica;- le coo<strong>per</strong>ative ottenessero <strong>la</strong> gestione degli alloggi ristrutturati incomodato gratuito <strong>per</strong> 25 anni;- gli alloggi fossero affittati al canone concordato ex L. 431/98, su<strong>per</strong>iorea quello <strong>per</strong> l'assegnazione degli alloggi ERP, ma inferiore a quello dimercato.Per quanto riguarda le categorie di utenza ammesse al<strong>la</strong> locazione,l'intento è stato quello di rom<strong>per</strong>e il carattere monoc<strong>la</strong>sse del quartiere,inserendo, attraverso l'o<strong>per</strong>atore privato, soggetti che presentasserosituazioni di disagio meno forti rispetto al<strong>la</strong> media. In questo sensol'inserimento di famiglie immigrate è stato definito come elemento positivodi riqualificazione del quartiere, anche grazie al<strong>la</strong> mediazione di Dar <strong>casa</strong>.I <strong>la</strong>vori di ristrutturazione sono iniziati nel marzo del 2002 e le assegnazioni sisono interamente concluse nel<strong>la</strong> primavera del 2005. La ristrutturazione èstata effettuata accorpando gli alloggi più piccoli <strong>per</strong> ottenere bilocali etrilocali di circa 60 mq., in modo che fossero idonei ad ospitare anchenuclei familiari. Al termine del<strong>la</strong> ristrutturazione sono stati resi disponibili 48112


868_08appartamenti <strong>per</strong> ogni edificio; e alle due coo<strong>per</strong>ative è stata <strong>la</strong>sciatalibertà nell'assegnazione degli alloggi, pur nel rispetto dei criteri previsti dal<strong>la</strong>Convenzione.Per quanto riguarda i criteri di assegnazione degli alloggi, Dar <strong>casa</strong> haattinto al bacino dei propri soci, utilizzando come criterio <strong>per</strong> l'assegnazionequello dell'anzianità di iscrizione al<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa, con una so<strong>la</strong> eccezione:l’inserimento di alcuni iscritti di nazionalità italiana, <strong>per</strong> evitare unaeccessiva concentrazione di popo<strong>la</strong>zione straniera e fenomeni dighettizzazione.L'assegnazione finale degli alloggi ha fatto sì che i 2/3 fossero assegnati afamiglie straniere e gli alloggi rimanenti a famiglie italiane. Sono stati cosìinseriti 31 nuclei di famiglie straniere, <strong>per</strong> un totale di circa 90 <strong>per</strong>sone e conuna <strong>la</strong> presenza di 18 nazionalità diverse.La coo<strong>per</strong>ativa La Famiglia, invece, segue una modalità differente diassegnazione, con <strong>la</strong> raccolta di domande in col<strong>la</strong>borazione con ilcomitato di quartiere, il sindacato degli inquilini del<strong>la</strong> zona, <strong>la</strong> parrocchia, lecoo<strong>per</strong>ative consorziate. Realizza quindi interviste volte a verificarel'esistenza dei seguenti requisiti:- lo stato di disagio abitativo;- <strong>la</strong> presenza di un reddito che consentisse comunque di sostenere ilcanone di cui al<strong>la</strong> L. 431/98 (vedi sopra).Il risultato è stato l'inserimento di 31 nuclei familiari italiani, in gran parteprovenienti dal quartiere, e 17 stranieri, <strong>per</strong> un totale di 43 <strong>per</strong>sone.L'Aler infine ha assegnato i suoi alloggi attraverso apposito bando e,cercando di intervenire sul<strong>la</strong> situazione delle famiglie del quartiere, ha datoassoluta priorità a coloro che risiedono nel quartiere. L’assegnazione afamiglie immigrate è stata in questo caso minoritaria (tre nuclei familiari).Successivamente all'assegnazione degli alloggi, Dar-Casa si è impegnata, arealizzare, con le proprie risorse, un programma di accompagnamentodelle famiglie inserite, <strong>per</strong> garantire assistenza in caso di problemi con <strong>la</strong>manutenzione dell'alloggio, il pagamento puntuale del canone, il rispetto dirapporti di buon vicinato. Nel progetto è stato incluso un programma dimediazione territoriale svolto prima dell’inserimento abitativo, <strong>per</strong>preparare il quartiere all'arrivo delle 51 famiglie immigrate e limitare i rischidi scontro o di rigetto. L’intervento, finanziato dai Servizi <strong>Social</strong>i del Comunedi Mi<strong>la</strong>no, Settore Stranieri, è stato affidato ad ABCittà, coo<strong>per</strong>ativa socialees<strong>per</strong>ta di progettazione partecipata.113


868_08L’o<strong>per</strong>azione di ristrutturazione, invece, è stata finanziata dalle coo<strong>per</strong>ativeattraverso canali differenti, con costo notevole, circa 2 milioni di euro <strong>per</strong>ciascuna; <strong>per</strong> Dar-Casa si è trattato dell’intervento più costoso svolto dal<strong>la</strong>sua costituzione. Grazie ad un generoso contributo del<strong>la</strong> FondazioneCariplo (circa un milione di euro) le due coo<strong>per</strong>ative riescono a coprirecirca 1/3 dell'intervento. La restante parte è stata re<strong>per</strong>ita attingendo inparte al prestito sociale, in parte accendendo un mutuo bancario.Fig. 9 - Foto aerea del quartiere Stadera - Fonte: www.alersistemami<strong>la</strong>no.itFig. 10 - Il quartiere Stadera – Fonte: www.dar<strong>casa</strong>.org114


868_08C) L’Agenzia <strong>per</strong> <strong>la</strong> Locazione dell’Acer di RiminiL’es<strong>per</strong>ienza dell’Azienda Casa Emilia-Romagna (ACER) del<strong>la</strong> Provincia diRimini appare interessante come esempio di servizio pubblico efficienteche risponde al<strong>la</strong> domanda abitativa con strumenti innovativi, <strong>la</strong>vorandosul<strong>la</strong> creazione di reti territoriali e aprendo <strong>la</strong> propria attività alle nuoveforme di disagio abitativo.La storia dell’ACER di Rimini comincia nell’agosto del 2001, quando l'IstitutoAutonomo <strong>per</strong> le Case Popo<strong>la</strong>ri del<strong>la</strong> Provincia di Rimini viene trasformatocon <strong>la</strong> Legge Regionale sull'Edilizia Residenziale Pubblica in un entepubblico economico. La tito<strong>la</strong>rità dell’ACER viene conferita al<strong>la</strong> Provincia diRimini (a cui compete il 20% del valore patrimoniale netto dell’ACER) e aiComuni (che si dividono <strong>la</strong> quota restante, in proporzione al numero deiloro abitanti).Accanto al<strong>la</strong> mission principale, ossia quel<strong>la</strong> di costruire e gestire alloggipubblici finalizzati al<strong>la</strong> locazione <strong>per</strong>manente, l’ACER ha attivato all’iniziodel 2002, grazie ad un finanziamento del Ministero del Lavoro e dellePolitiche <strong>Social</strong>i, un’Agenzia <strong>per</strong> <strong>la</strong> locazione con l’obiettivo di soddisfare leesigenze abitative delle famiglie in stato di disagio, così come previsto dal<strong>la</strong>legge regionale.Infatti, in seguito al<strong>la</strong> trasformazione dello IACP in Azienda Casa EmiliaRomagna, il legis<strong>la</strong>tore regionale ha reso possibile lo svolgimento di attivitàrivolte anche al<strong>la</strong> gestione di patrimoni immobiliari pubblici e privati ed inpartico<strong>la</strong>re al<strong>la</strong> costituzione di Agenzie <strong>per</strong> <strong>la</strong> locazione tese a favorire <strong>la</strong>mobilità nel mercato degli affitti attraverso il re<strong>per</strong>imento di alloggi sulmercato privato, atti a soddisfare le esigenze abitative delle famiglie instato di emergenza.L'Agenzia ha il compito di trovare gli alloggi e assegnarli in affitto aidestinatari, facendo da intermediario e garantendo direttamente neiconfronti dei proprietari i pagamenti e il rispetto degli accordi contrattuali.Tale modalità o<strong>per</strong>ativa ha come obiettivo quello di calmierare i prezzidelle locazioni, partico<strong>la</strong>rmente elevati in una realtà come quel<strong>la</strong> riminese,facendo inoltre emergere una fetta del sommerso esistente nel mercatodegli affitti.In questi primi tre anni di attività l’Agenzia è riuscita a contenere i canoni dicirca il 20%.Di recente all’Agenzia <strong>per</strong> <strong>la</strong> Locazione è stata affiancata l’Agenzia AffittoGarantito che autonomamente ma con lo stesso metodo dell’esistente,offre i propri servizi sul mercato dell’affitto privato, al di fuori dell’emergenza115


868_08abitativa, con l’intento di favorire il ricorso ai canoni concertati ed unamaggiore trasparenza e rego<strong>la</strong>rità nel mercato del<strong>la</strong> locazione.L’attività dell’Agenzia <strong>per</strong> <strong>la</strong> Locazione è svolta in nome e <strong>per</strong> conto deiComuni e degli Enti Pubblici del<strong>la</strong> provincia di Rimini (Comuniconvenzionati, Provincia, Organizzazioni Sindacali, Università, Associazionidegli Imprenditori, Associazioni dei Proprietari Immobiliari).In questo contesto, l'ACER di Rimini ha stipu<strong>la</strong>to tre convenzioni <strong>per</strong>soddisfare diverse tipologie di domanda sociale, con <strong>la</strong> possibilità dirispondere, accanto alle forme più gravi di disagio abitativo, anche adun’utenza solvibile, ma ugualmente vulnerabile, come quel<strong>la</strong> immigratache, nonostante sia in grado di pagare un canone di mercato non riescespesso ad accedervi <strong>per</strong> questioni di carattere puramente discriminatorio.Le tre convenzioni stipu<strong>la</strong>te dall'ACER riguardano:- le famiglie in stato di disagio abitativo, con il coinvolgimento dei Comunidel<strong>la</strong> provincia;- i <strong>la</strong>voratori immigrati, con il coinvolgimento del<strong>la</strong> Provincia e delleAssociazioni di categoria;- gli studenti universitari fuori sede, con <strong>la</strong> partecipazione del Comune diRimini e dell'Università di Bologna - Polo Riminese.L'assegnazione degli alloggi avviene secondo i criteri e le graduatoriestabilite dall'Ente convenzionato di riferimento (Amministrazioni <strong>pubbliche</strong>,Associazioni di categoria, Università di Rimini).Bisogna considerare inoltre che l'Agenzia <strong>per</strong> <strong>la</strong> Locazione si impegna con iproprietari che decidono di affittare le proprie abitazioni a curare <strong>la</strong>riscossione dei canoni dai locatari e corrisponderli direttamente aiproprietari; ad occuparsi del<strong>la</strong> manutenzione ordinaria degli immobili; adattivare le azioni, anche legali, re<strong>la</strong>tive ad eventuali inadempienze di chi hapreso in sublocazione l'appartamento e infine a restituire l'appartamentoal<strong>la</strong> data convenuta nelle stesse condizioni di consegna.Il contratto a canone libero è ancora decisamente predominante (circadue terzi del totale). Tuttavia, l’Agenzia si pone lo scopo di promuovere <strong>la</strong>crescita del contratto a canone concertato poiché <strong>per</strong>mette un maggiorecalmieramento dei canoni d'affitto, mentre offre ai proprietari alcuneimportanti agevo<strong>la</strong>zioni. Infatti, <strong>per</strong> chi affitta l'alloggio stipu<strong>la</strong>ndo uncontratto a canone concertato è previsto che:116


868_08- il reddito imponibile, ai fini fiscali, venga ridotto del 40,5% (<strong>per</strong> esempio:canone annuo di 7.000 euro - 40,5% = 4.165 euro di reddito imponibiledell'alloggio locato);- l'ICI venga ridotta al 2 <strong>per</strong> mille dall’attuale 7 <strong>per</strong> mille;- <strong>la</strong> registrazione del contratto ottenga uno sconto del 30%.Nel mese di settembre del 2002, l’ACER ha sig<strong>la</strong>to un accordo con <strong>la</strong>Provincia di Rimini, le Associazioni degli Imprenditori, le Associazioni deiProprietari Immobiliari e le Organizzazioni Sindacali.L’accordo nasce dall'esigenza sempre più sentita dalle aziende riminesi dire<strong>per</strong>ire manodo<strong>per</strong>a, soprattutto straniera, e di garantire ad essa soluzioniabitative idonee alle proprie esigenze, e prevede <strong>per</strong> i firmatari obblighidifferenti:- l'ACER ha il compito di re<strong>per</strong>ire gli alloggi sul mercato, stipu<strong>la</strong>re i contrattidi affitto con i proprietari e a sua volta subaffittarli ai <strong>la</strong>voratori; inoltre, siimpegna a curare <strong>la</strong> riscossione dei canoni dagli affittuari ecorrisponderli ai proprietari e ad attivare le azioni, anche legali, re<strong>la</strong>tivead eventuali inadempienze dei proprietari o di chi ha preso in affittol'appartamento;- <strong>la</strong> Provincia si impegna a corrispondere all'ACER un corrispettivo <strong>per</strong> ilservizio reso, pari a 1.063 euro <strong>per</strong> alloggio all'anno;- le associazioni degli imprenditori si impegnano ad accordarsi con leaziende associate <strong>per</strong> ripartire le spese <strong>per</strong> le provvigioni di mediazionee a fare azione di promozione verso gli associati affinché, <strong>per</strong> tutta <strong>la</strong>durata del rapporto di <strong>la</strong>voro, le aziende si facciano carico di garantire ilpagamento dei canoni di affitto <strong>per</strong> evitare le problematiche legate aglisfratti e al<strong>la</strong> morosità;- le associazioni dei proprietari degli immobili si impegnano a compiere unmonitoraggio <strong>per</strong>iodico presso i propri associati <strong>per</strong> accertare <strong>la</strong>disponibilità di appartamenti da rendere disponibili a questo scopo acanoni equi;- le organizzazioni sindacali assistono i <strong>la</strong>voratori che richiedono alloggi oche hanno in subaffitto un appartamento e hanno l'obbligo di vigi<strong>la</strong>resul<strong>la</strong> correttezza nei rapporti tra datori di <strong>la</strong>voro, <strong>la</strong>voratori e proprietari.Nei primi tre anni di attività l’Agenzia <strong>per</strong> <strong>la</strong> Locazione ha re<strong>per</strong>ito sulmercato privato e, successivamente sublocato 133 alloggi di varia117


868_08dimensione <strong>per</strong> 465 <strong>per</strong>sone. 71 alloggi, pari al 53,4% sono stati destinati adimmigrati. Per <strong>la</strong> restante parte si tratta di studenti fuori sede e di famiglie instato di disagio abitativo. Fra i 295 inquilini stranieri sono rappresentate ben21 nazionalità. Inoltre, vi sono 43 nuovi appartamenti già disponibili e pronti<strong>per</strong> essere assegnati nei prossimi mesi.Fig. 11 - Il logo dell’Agenzia <strong>per</strong> <strong>la</strong> locazione di Rimini - Fonte: www.acerimini.it118


868_08D) “Un tetto <strong>per</strong> tutti”: un progetto di autocostruzione in UmbriaIl progetto “Un tetto <strong>per</strong> tutti” propone un possibile modello di intervento<strong>per</strong> risolvere il problema del disagio abitativo praticando un’edilizia socialedi qualità attraverso l’utilizzo del<strong>la</strong> pratica dell’autocostruzione. Perrealizzarlo nel 2001 è stata fondata <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa sociale Alisei che comebraccio o<strong>per</strong>ativo del progetto riunisce nel<strong>la</strong> sua compagine architetti,es<strong>per</strong>ti di immigrazione, psicologi, mediatori e amministratori. La scelta diincentivare l’autocostruzione nasce dal<strong>la</strong> consapevolezza che <strong>per</strong> moltiimmigrati il problema del<strong>la</strong> <strong>casa</strong> non è legato al reddito, ma al<strong>la</strong> scarsacapacità di patrimonializzazione.L’autocostruzione consiste nel fatto che a costruire sono gli stessi futuriproprietari, impegnati a prestare <strong>la</strong> loro o<strong>per</strong>a manuale <strong>per</strong> un numeroprestabilito di ore fino al completamento del progetto. L’attività edile ènaturalmente diretta e control<strong>la</strong>ta da professionisti e da organismi diconsulenza cui è affidata <strong>la</strong> soluzione di tutti i problemi legali e burocraticilegati alle pratiche edilizie. I progetti adottati presentano tecniche semplicie materiali a costi non troppo elevati, ma di qualità, <strong>per</strong> edificare nuoviquartieri sollecitando <strong>la</strong> costituzione di coo<strong>per</strong>ative dei futuri proprietari. Inquesta maniera si riesce ad abbattere i costi di costruzione sino al 70%.Condizioni necessarie <strong>per</strong> <strong>la</strong> riuscita del progetto, oltre che <strong>la</strong> buonavolontà degli autocostruttori e <strong>la</strong> presenza delle professionalità necessarie,sono il coinvolgimento degli enti locali, ed in partico<strong>la</strong>re del comune, sia<strong>per</strong> <strong>la</strong> concessione a prezzo calmierato di terreni adibiti all’edilizia popo<strong>la</strong>re(PEEP), che <strong>per</strong> le concessioni edilizie e infine <strong>per</strong> fornire le garanzie dipagamento alle banche che concedono i mutui.L’iter di realizzazione è stato avviato nel<strong>la</strong> primavera del 2001, quando <strong>la</strong>Alisei Coop ha presentato il progetto al<strong>la</strong> Regione Umbria e agli assessoraticompetenti delle amministrazioni comunali di Perugia, Terni e Marsciano.Una volta vinte le resistenze degli uffici tecnici, nell’aprile 2001 <strong>la</strong> regioneUmbria, i comuni di Perugia, Terni e Marciano, Alisei Coop. e Gepafin(finanziaria regionale) hanno firmato un Protocollo d’intesa.Oltre ai comuni, impegnati a mettere a disposizione i terreni edificabili,anche <strong>la</strong> Regione Umbria ha assunto compiti di promozione, sostegnodell’intervento s<strong>per</strong>imentale e monitoraggio. Nello specifico ha assegnatoun finanziamento iniziale di 62.000 euro al<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa Alisei Coop <strong>per</strong>l’avvio dei progetti e ha dato mandato al<strong>la</strong> finanziaria Gepafin di fare daintermediaria e da garante con gli istituti bancari <strong>per</strong> l’accesso aifinanziamenti e <strong>per</strong> <strong>la</strong> co<strong>per</strong>tura delle spese.119


868_08Le domande di partecipazione al bando sono state su<strong>per</strong>iori alle attese:150 a Marsciano, più di 60 sia a Terni che a Perugia. In partico<strong>la</strong>re, si èricevuto un numero di domande da parte di cittadini italiani su<strong>per</strong>iore alleaspettative. Una Commissione di selezione, formata da alcunirappresentanti del<strong>la</strong> Alisei Coop e delle istituzioni coinvolte, ha esaminato ledomande e verificato il possesso dei requisiti richiesti. Uno dei criteri utilizzatiè stato quello del<strong>la</strong> varietà di nazionalità dei richiedenti, al fine di costituireun gruppo con caratteristiche di mutietnicità.Nell’arco di sette mesi sono stati selezionati e preparati i primi 51autocostruttori, <strong>per</strong> più del<strong>la</strong> metà di nazionalità straniera. La Alisei Coop hapoi organizzato incontri allo scopo di illustrare <strong>la</strong> tecnicadell’autocostruzione e le fasi del progetto. Durante gli incontri, con l’ausiliodi psicologi, sono state indagate le motivazioni dei partecipanti.Tra il 2001 e il 2002 si sono formate, con l’assistenza del<strong>la</strong> Alisei Coop, <strong>la</strong>coo<strong>per</strong>ativa Quarantottomani a Terni e <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa Casatua aMarsciano e infine <strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ativa Arna Insieme a Perugia. Una voltacostituite, le tre coo<strong>per</strong>ative edilizie hanno presentato ai Comuni <strong>la</strong>domanda di concessione dei terreni e hanno avviato <strong>la</strong> fase diprogettazione che si struttura come un processo partecipato che hacoinvolto i soci autocostruttori e gli architetti di Alisei.Si è progettato tenendo conto di fattori e vincoli imprescindibili come <strong>la</strong>volumetria disponibile, il numero di case da edificare, <strong>la</strong> loro disposizione sulterreno, i materiali da impiegare; è stato mantenuto inoltre uno dei principifondamentali dell’autocostruzione, che è quello secondo il quale tutte lecellule abitative sono standardizzate, ossia <strong>per</strong>fettamente uguali tra loro. Ilprogetto finale è composto da villette a schiera di 100 mq, con tre camereda letto, una cucina, un soggiorno, due bagni con garage e giardino.In attesa dell’approvazione del progetto <strong>per</strong> il ri<strong>la</strong>scio del <strong>per</strong>messo dicostruire da parte delle autorità competenti, i tecnici di Alisei hannodefinito il prezzo delle abitazioni, dato dal<strong>la</strong> somma di materiali,attrezzature, assistenza tecnica e costo del terreno, risultato pari a circa70.000/75.000 euro <strong>per</strong> unità abitativa e hanno individuato, con <strong>la</strong>col<strong>la</strong>borazione del<strong>la</strong> Gepafin, le banche cui sottoporre il piano finanziario.La richiesta di finanziamento, proveniente dalle tre coo<strong>per</strong>ative, è stataaccolta a Perugia dal<strong>la</strong> Banca dell’Umbria, a Marsciano dal<strong>la</strong> BancaPopo<strong>la</strong>re di Todi, a Terni dal<strong>la</strong> Cassa di risparmio di Terni e di Narni. Unavolta esercitati, da parte delle banche, i necessari controlli sul<strong>la</strong> situazioneeconomica dei singoli soci (già effettuata dal<strong>la</strong> Coo<strong>per</strong>ativa Alisei in fase diselezione), le banche hanno disposto un prefinanziamento, <strong>per</strong> far partire ilcantiere.120


868_08Terminati i <strong>la</strong>vori, le abitazioni sono state sorteggiate e attribuite agliautocostruttori con il vincolo di vietata alienazione <strong>per</strong> almeno cinque anni.Solo una volta ricevute le case, quest’ultimi hanno iniziato a pagare i mutuia loro assegnati, che proprio a causa del ridotto costo a loro caricosaranno verosimilmente molto contenuti. In ogni caso ciascunautocostruttore ha avuto <strong>la</strong> possibilità di scegliere <strong>la</strong> formu<strong>la</strong> di mutuo piùconveniente, da pagare al massimo in 20 anni.Il progetto ha avuto un successo che è andato oltre le più roseeaspettative: sono in via di completamento 51 abitazioni nei tre cantieriumbri. In tempi molto brevi le prime 48 famiglie entreranno in possesso deipropri alloggi. A seguito di questa prima es<strong>per</strong>ienza sono stati a<strong>per</strong>ti altricantieri: a Perugia (<strong>per</strong> 46 unità abitative), in diverse località nel<strong>la</strong> provinciadi Ravenna <strong>per</strong> un totale di 50 abitazioni, a Cesena <strong>per</strong> 20 unità abitative,in provincia di Mi<strong>la</strong>no <strong>per</strong> 56 abitazioni, in provincia di Padova <strong>per</strong> 16 unitàabitative.Per il prossimo futuro <strong>la</strong> Coo<strong>per</strong>ativa Alisei è già impegnata nel<strong>la</strong>promozione di una legge nazionale sull’autocostruzione associata.L’obiettivo è principalmente quello di trasferire <strong>la</strong> buona pratica e dievitarne usi distorti o scorretti. Nel<strong>la</strong> legge dovrebbe essere sancito chel’autocostruzione è una pratica che va incentivata, ancheeconomicamente, all’interno dei Piani Rego<strong>la</strong>tori Regionali; che gliautocostruttori non anticipano niente, ma pagano solo un mutuo a <strong>casa</strong>finita; che non c’è sovvenzione diretta da parte dell’ente pubblico. Matuttavia è necessario il supporto dell’ente pubblico <strong>per</strong> l’individuazionedelle aree edificabili, <strong>per</strong> avere <strong>la</strong> concessione edilizia, <strong>per</strong> dare garanziealle banche <strong>per</strong> il finanziamento.121


868_08Figg. 12 e 12 – Interventi di autocostruzione in UmbriaFonte: www.autocostruzione.net122


868_08E) Il co-housing: l’es<strong>per</strong>ienza dell’Urban Vil<strong>la</strong>ge Bovisa 01Il modello abitativo del Cohousing – letteralmente co-abitazione- è nato inDanimarca nel 1972, grazie ad un’es<strong>per</strong>ienza portata avanti da ventisettefamiglie di Copenhagen, che si è poi diffusa in diversi stati del Nord Europa,negli USA e in Australia.Favorendo <strong>la</strong> condivisione degli spazi e delle spese di gestione da parte dipiù individui o famiglie, può rappresentare una risposta efficace ai nuovibisogni del<strong>la</strong> società postindustriale che sente l’esigenza di rinforzare ilegami sociali e di <strong>per</strong>seguire stili di re<strong>la</strong>zione funzionali ad una sanaconvivenza tra le <strong>per</strong>sone, anche attraverso <strong>la</strong> realizzazione di nuove formeabitative.La pratica si rende preziosa nelle condizioni in cui i bisogni sociali sianopressanti - anziani, disabili, ma anche minori - poiché il sostegno reciproco evicendevole che <strong>la</strong> comunità può scambiarsi migliora notevolmente <strong>la</strong>qualità di vita e di re<strong>la</strong>zione. La possibilità, inoltre, di condividere con altricohousers i costi di molti servizi consente un abbattimento delle speseindividuali e un notevole vantaggio economico <strong>per</strong> i singoli nuclei familiari.Il co-housing è un modello di picco<strong>la</strong> comunità, essenzialmente urbana,caratterizzato da livelli di condivisione diversi a seconda dei casi. Di solitovede riuniti dai 10 ai 40 nuclei familiari, ognuno dei quali possiede unapropria abitazione, ma condivide con altri membri gli spazi comuni, chevanno a costituire il centro propulsore delle comunità e che in generecostituiscono intorno al 20% del totale costruito. Oltre agli spazi abitativi,talvolta gli abitanti del<strong>la</strong> comunità scelgono di mettere in comune anchealcuni servizi e <strong>la</strong> gestione economica del<strong>la</strong> struttura.Per quanto riguarda spazi e attività comuni, molto spesso gli abitanti in cohousinghanno una cucina-sa<strong>la</strong> da pranzo dove si ritrovano <strong>per</strong> cenarealmeno alcune sere a settimana, una <strong>la</strong>vanderia, uno spazio <strong>per</strong> ilricic<strong>la</strong>ggio e un grande ripostiglio-magazzino. In altri casi si hanno incomune un salotto, un angolo bar o una biblioteca, oppure stanze <strong>per</strong> gliospiti o uno spazio autogestito dagli adolescenti o dai bambini. Talvoltaanche più semplicemente gli abitanti scelgono di condividere una stanza<strong>per</strong> guardare <strong>la</strong> televisione o fare musica. Nel caso di grandi aree adisposizione, e quando l’edificio lo <strong>per</strong>mette, viene predisposta ancheun’area attrezzata comune all’a<strong>per</strong>to.L’Urban Vil<strong>la</strong>ge Bovisa 01 è uno dei più grandi insediamenti in cohousingd’Italia che include residenze e spazi in condivisione. Si trova a Mi<strong>la</strong>no in viaDodandoni 12 nell’area industriale dismessa di Bovisa, nei pressi del<strong>la</strong> sede123


868_08del Politecnico e a ridosso del<strong>la</strong> nuova sede dell’Accademia di Brera, inun’area già a destinazione residenziale.Il progetto, avviato nel 2005 e attualmente in fase di realizzazione, consistein trentadue unità abitative, di differenti tagli e schemi tipologici, disposteattorno ad un’ampia corte di 400 mq, dotate di garage e giardino, 700 mqdi spazi comuni e una piscina con so<strong>la</strong>rium. Le consegne delle nuove casesono previste <strong>per</strong> il mese di giugno del 2009.Già ventisei famiglie hanno aderito al progetto e acquistato le loroabitazioni, entrando così a far parte del<strong>la</strong> più grande comunità residenzialemai formata in Italia. Principalmente sono giovani coppie, giovani famiglie,ma anche alcuni membri del<strong>la</strong> terza età.La comunità da subito ha iniziato a riunirsi <strong>per</strong> sti<strong>la</strong>re <strong>la</strong> “cartacostituzionale” dell’Urban Vil<strong>la</strong>ge e definire le caratteristiche e lesistemazioni dei loro spazi comuni, nonché le forme di governo del<strong>la</strong>comunità nascente. Inoltre, in maniera collettiva e partecipata, sono statiprogettati gli spazi condivisi previsti nell’intervento: il living condominiale, <strong>la</strong><strong>la</strong>vanderia, <strong>la</strong> sa<strong>la</strong> hobby, l’area del<strong>la</strong> piscina e l’ampio giardino.In Italia, ad oggi, all’attivo risultano sei progetti di cohousing alcuni già indirittura d’arrivo. La società che in Italia gestisce <strong>la</strong> loro realizzazione è <strong>la</strong>Cohousing Ventures, il cui compito è innanzitutto quello di re<strong>per</strong>ire,attraverso un gruppo di professionisti, le aree più adatte al tipo dicoabitazione. Al<strong>la</strong> società spetta inoltre il compito di verificare <strong>la</strong> fattibilitàdel progetto, assistere le famiglie nel<strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> nuova comunità,attivare sistemi <strong>per</strong> <strong>la</strong> ricerca dei coresidenti, fornire consulenze legali einfine gestire i rapporti con le imprese di costruzione.La maggior parte dei progetti di co-housing nasce dal<strong>la</strong> volontà di ungruppo di amici o conoscenti che decidono di intraprendere un processoche li porterà al<strong>la</strong> realizzazione di una vera e propria comunità.In altri casi è invece <strong>la</strong> società di accompagnamento che si occupa del<strong>la</strong>formazione dei gruppi di coresidenti.Questa attività richiede un tempo vario che, generalmente, va dai sei ainove mesi, nel quale si cerca di mettere assieme soggetti che abbiano <strong>la</strong>stessa idea di condivisione che non si limita solo al<strong>la</strong> spartizione degli spazicomuni ma si spinge al<strong>la</strong> scelta delle soluzioni progettuali e tecnologiche<strong>per</strong> le proprie abitazioni e soprattutto ad un modo comune di concepire <strong>la</strong>vita che parte proprio dal<strong>la</strong> dimensione quotidiana.Il buon esito di queste o<strong>per</strong>azioni si esplica innanzitutto in un abbattimentodei costi fissi poiché uso e proprietà sono ripartiti su più <strong>per</strong>sone. Inoltre <strong>la</strong>124


868_08convivenza tra più generazioni e gli scambi di vicinato possono indurre unariduzione di alcuni cosiddetti “costi sociali” legati al<strong>la</strong> cura e all’assistenza.Figg. 14 e 15 - Il Progetto <strong>per</strong> l’Urban Vil<strong>la</strong>ge Bovisa 01Fonte: http://urbanvil<strong>la</strong>gebovisa.googlepages.com125


868_08F) ITEA TRENTO: Coresidenza nuova tipologia abitativaA differenza del<strong>la</strong> maggior parte delle es<strong>per</strong>ienze di coresidenza chenascono da iniziative di privati cittadini, Itea Trento nasce dal<strong>la</strong>col<strong>la</strong>borazione fra tre enti pubblici: <strong>la</strong> Provincia Autonoma di Trento,l’Istituto Trentino Edilizia Abitativa (ITEA) e il Comune di Aldeno, che cogliequesta occasione <strong>per</strong> affrontare anche un problema di riqualificazioneurbana recu<strong>per</strong>ando lo spazio produttivo, ora in disuso, del<strong>la</strong> Cantina<strong>Social</strong>e.Lo scopo principale del programma è, all’interno di abitazionitipologicamente e tecnologicamente idonee, offrire a soggetti anziani soli,una modalità abitativa che, pur in condizioni di re<strong>la</strong>tiva autosufficienza, neritardi il più possibile il ricovero in strutture istituzionali.Il comune di Aldeno si colloca fra Trento e Rovereto, e presenta unaconformazione disposta su un asse lineare nord-sud lungo <strong>la</strong> riva destradell’Adige. Nello sviluppo che ha seguito il secondo dopoguerra sono statirealizzati nuovi insediamenti residenziali e produttivi.Fra questi, l’edificio del<strong>la</strong> cantina sociale, collocato in posizione strategica,alle porte del centro abitato. L’edificio da anni dismesso, incombeva sulpaesaggio con <strong>la</strong> sua mole priva di qualità. Nel piano di recu<strong>per</strong>o, l’area di<strong>per</strong>tinenza di forma stretta e allungata è stata destinata ad accogliere,oltre al<strong>la</strong> coresidenza, altri servizi d’interesse comunale fra cui l’autorimessadei vigili del fuoco e quel<strong>la</strong> degli automezzi comunali. Infine all’incrocio frale due strade che fiancheggiano l’area, si è deciso di collocare uno spaziodi rappresentanza, come una sorta di reception urbana. Il progettoarchitettonico ha quindi dato corpo ad un programma sociale cheriguardava non solo <strong>la</strong> dimensione interna del<strong>la</strong> coresidenza ma anchequel<strong>la</strong> esterna.Al suo interno <strong>la</strong> coresidenza di Aldeno comprende 23 alloggi di diversotaglio, con una su<strong>per</strong>ficie che va da un minimo di 46 mq ad un massimo di100 mq, destinati a tre categorie di utenti: anziani, famiglie giovani (anchecon bambini piccoli), famiglie mature (con figli più grandi) e comprendeanche un nucleo di servizi comuni di <strong>per</strong>tinenza. Inoltre, nel<strong>la</strong> suadimensione esterna, il progetto dà spazio ad alcuni servizi destinati aglianziani assistiti dal servizio sociale comprensoriale.Il piano complessivo dispone le diverse funzioni secondo una logica urbana,in una sequenza che pone all’inizio del lotto, ossia nel punto più vicino alcentro cittadino, i servizi sociali, che offrono, nell’ambito dei programmi diassistenza domiciliare, l’opportunità di trascorrere <strong>per</strong>iodi diurni dedicati al<strong>la</strong>cura del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, all’igiene (bagno assistito, <strong>la</strong>vanderia),126


868_08all’alimentazione (cucina-pranzo) al<strong>la</strong> ricreazione e al riposo pomeridiano.La coresidenza si sviluppa su tre livelli fuori terra: al piano terra si trovanoprevalentemente locali di uso collettivo, mentre al primo e al secondopiano gli alloggi. Nel lotto sono collocate anche le due autorimesse deiVigili del Fuoco e Comunale, ed infine, lo spazio di rappresentanzaMunicipale.Il progetto prende a modello tipologico <strong>la</strong> tradizione delle corti storiche diAldeno e esprime efficacemente l’antico spirito di coesione abitativa dellegenti del luogo ben adattandosi all’innovativo programma del<strong>la</strong>coresidenza.I due piani destinati agli alloggi si sviluppano secondo un concettotipologico anch’esso desunto dal<strong>la</strong> tradizione, il bal<strong>la</strong>toio, chiudibile, nelpieno rispetto del principio del risparmio energetico.Oltre al<strong>la</strong> grande sa<strong>la</strong>, al piano terra, nel<strong>la</strong> corte a<strong>per</strong>ta sul<strong>la</strong> strada amonte, nel <strong>la</strong>to ovest verso il paesaggio dei vigneti, trovano posto: <strong>la</strong>portineria, un piccolo ambu<strong>la</strong>torio a disposizione dell’assistenza domiciliareinfermieristica, una picco<strong>la</strong> palestra <strong>per</strong> attività ginniche dotata dispogliatoi e servizi, ed infine un <strong>la</strong>boratorio <strong>per</strong> attività manuali, ad esempiodi tipo artigianale, ecc.. Le molteplici attività offrono agli abitanti del<strong>la</strong>coresidenza più anziani l’occasione <strong>per</strong> trasmettere ai giovani es<strong>per</strong>ienzeartigianali in estinzione.Il progetto è stato realizzato utilizzando <strong>la</strong> metodologia AWS (AwarenessScenario Workshop). Attraverso ripetuti incontri con gli abitanti, leassociazioni e gli enti amministratori interessati, hanno organizzato dei Focusgroup, <strong>per</strong> definire il progetto nelle sue caratteristiche funzionali, sociali,estetiche, culturali.Partico<strong>la</strong>ri accorgimenti sono stati adottati in tutti gli alloggi, al fine diconsentire livelli di comfort, fruizione, sicurezza e accessibilità a misura degliutenti deboli: tutti gli alloggi sono stati predisposti <strong>per</strong> l’applicazione didomotica, security e safety. Questa scelta evita discriminazioni tipologicheo tecnologiche, rifacendosi al principio noto come universal designsecondo il quale <strong>la</strong> soglia qualitativa è <strong>per</strong> tutti quel<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva alle esigenzedegli utenti che in via temporanea o stabile si trovino nel<strong>la</strong> condizione piùdisagiata.Per il comfort ambientale sono stati adottati impianti di venti<strong>la</strong>zione forzatae programmata al fine di garantire livelli adeguati di purezza e umiditàdell’aria negli alloggi; <strong>per</strong> <strong>la</strong> sicurezza sono stati approntati dispositivi atti aevitare incidenti domestici, <strong>la</strong> chiamata di soccorso e il controllo remotodell’impianto di riscaldamento centralizzato. Per quanto riguarda127


868_08l’accessibilità i servizi igienici sono stati predisposti all’utilizzo da parte disoggetti disabili motori.Per <strong>la</strong> fruibilità si prevedono infissi esterni dotati di sottofinestra <strong>per</strong>consentire <strong>la</strong> vista del paesaggio esterno anche in posizione seduta oallettata e logge interamente vetrate; <strong>per</strong> l’ambiente e il risparmioenergetico oltre al recu<strong>per</strong>o dell’acqua piovana <strong>per</strong> l’irrigazione degli spaziverdi, sono stati montati pannelli so<strong>la</strong>ri <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di acqua caldasanitaria e predisposti pannelli fotovoltaici <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di energiaelettrica.Negli alloggi realizzati sono stati effettuati interventi di cab<strong>la</strong>tura degli edifici<strong>per</strong> fornire in via potenziale tutti i servizi telematici utilizzabili dai servizi diassistenza e controllo <strong>per</strong>sonalizzati sul<strong>la</strong> base delle esigenze espresse dal<strong>la</strong><strong>per</strong>sona, e <strong>per</strong> garantire ai residenti negli alloggi l’accesso ai servizitelematici quali il tele<strong>la</strong>voro, <strong>la</strong> telemedicina, <strong>la</strong> teleassistenza, iltelesoccorso, il controllo termoigrometrico, il controllo di manovra degliimpianti, l’home-banking, l’accesso ad internet.L’introduzione dell’articolo 25 bis del<strong>la</strong> Legge provinciale 21/1992 haconsentito di dare effettivamente corso al<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione del progettodel<strong>la</strong> coresidenza. Gli elementi fondamentali del<strong>la</strong> gestione sociale del<strong>la</strong>coresidenza, s<strong>per</strong>imentati nel Comune di Aldeno, sono legati al<strong>la</strong>composizione del<strong>la</strong> coresidenza, al<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione anziana ed alle famigliecoinvolte. Partico<strong>la</strong>re importanza viene data anche al<strong>la</strong> formazione degliattori del<strong>la</strong> coresidenza, al<strong>la</strong> presenza di un facilitatore delle re<strong>la</strong>zioni (tutor)ed al coinvolgimento di attori sociali quali associazionismo familiare,volontariato o altre istituzioni. Come è immaginabile, i servizi offerti risultanoindispensabili.Gli anziani che fanno domanda <strong>per</strong> <strong>la</strong> coresidenza devono soddisfare icriteri <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza negli alloggi pubblici previsti dal<strong>la</strong> LP n. 21/1992,art. 25 bis. La selezione dei soggetti da alloggiare nel<strong>la</strong> coresidenzaavviene, previa presentazione di specifica domanda, sul<strong>la</strong> base dispecifiche condizioni fra cui: il possesso dei requisiti <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>per</strong>manenza neglialloggi pubblici indicati dal<strong>la</strong> LP n. 21/1992, art. 25 bis; <strong>la</strong> manifestazioneesplicita, a seguito di dettagliata esposizione dei contenuti del nuovomodello abitativo, di aderire al progetto del<strong>la</strong> coresidenza (coinvolgimentoattivo del<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, sostegno agli altri attori del<strong>la</strong> coresidenza,partecipazione delle attività, ecc.).Nel<strong>la</strong> scelta viene data <strong>la</strong> preferenza al<strong>la</strong> presenza di legami affettiviparentali fra l’anziano e le coppie giovani (genitori anziani con figli; parentianziani con figli) e si tiene in considerazione <strong>la</strong> richiesta di avvicinamentoda parte di un anziano non residente nel Comune interessato dal<strong>la</strong>128


868_08coresidenza con una famiglia di parenti che risulta essere residente nelComune in cui viene realizzata <strong>la</strong> coresidenza.Per tutti i nuclei che entrano a fare parte del<strong>la</strong> coresidenza vengonovalutate non solo le condizioni economiche ma anche il cosiddettocurriculum sociale. Tali requisiti sociali riguardano in partico<strong>la</strong>r modo aspettidi natura attitudinale, psicologica e sociologica delle famiglie richiedenti evalutano, fra l’altro, le es<strong>per</strong>ienze come famiglie affidatarie e adottive, diaccoglienza o di impegno sociale, di volontariato, i legami con il territorio(impegno sociale, culturale, civico), nonché le partico<strong>la</strong>ri professionalitàricollegabili allo spirito del<strong>la</strong> coresidenza (sanitarie e socio-assistenziali) ouna competenza in attività di microartigianato (<strong>la</strong>vorazione del legno,cuoio, cucito, ricamo), artistiche (pittura, musica) e hobbystiche, <strong>la</strong>presenza all’interno del<strong>la</strong> famiglia di disabili ed i legami affettivi parentali fracoppie giovani e anziani.A parità di condizioni sociali ha <strong>la</strong> precedenza nell’assegnazione <strong>la</strong> famigliache possiede un reddito inferiore e/o vive in condizioni abitative disagiate.129


868_08G) Il Piano Regionale <strong>per</strong> l’autocostruzione in LombardiaIl piano s<strong>per</strong>imentale del<strong>la</strong> regione Lombardia (2002-2004) ha l’obiettivo direalizzare 400 alloggi in cinque anni, attraverso lo strumentodell’autocostruzione associata.Coloro che hanno col<strong>la</strong>borato al<strong>la</strong> realizzazione dell'alloggio(autocostruttori) al termine dei <strong>la</strong>vori potranno scegliere di abitare <strong>la</strong> nuova<strong>casa</strong> come affittuari pagando un canone sostenibile e successivamente(dopo 10 anni) come proprietari, mediante riscatto, <strong>per</strong> un prezzo diacquisto inferiore del 40/50% al prezzo di mercato (1000/1300 € al mq). Ilfinanziamento regionale è pari al 20% dei costi convenzionali.L'autocostruzione/autorecu<strong>per</strong>o prevede l'autogestione dell'85% delprocesso edilizio, con un ammontare minimo di 1.000 ore di <strong>la</strong>voro prestatedal nucleo familiare <strong>per</strong> singolo alloggio.In sintesi, invece di accendere un mutuo e pagarne le rate, i cittadini"costruttori" hanno <strong>la</strong> possibilità di abitare <strong>la</strong> <strong>casa</strong> senza diventarneproprietari, pagando un canone sostenibile e rimandando a dopo <strong>la</strong> sceltadi acquistare l'alloggio.Le Aler partecipano al programma del<strong>la</strong> Regione <strong>per</strong>ché è un interventosu fasce sociali che non possono entrare nel mercato immobiliare, cioè lefamiglie in graduatoria (ma non in emergenza) con pochissime possibilità diavere un alloggio in assegnazione, in partico<strong>la</strong>re le famiglie di recenteimmigrazione che non possono avere o pagare mutui.E’ un intervento con importanti valori in quanto coinvolge le <strong>per</strong>sone nel<strong>la</strong>soluzione del problema <strong>casa</strong>, crea comunità socialmente integrateattraverso il <strong>la</strong>voro e non consuma risorse <strong>pubbliche</strong> ma produce case acosti accessibili.Aler Mi<strong>la</strong>no ha un ruolo centrale nel<strong>la</strong> s<strong>per</strong>imentazione, in quanto:garantisce ai comuni le competenze tecniche <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione del cantiere(in convenzione con RTI Innosense-Alisei), si impegna a locare e a cedere ariscatto gli alloggi realizzati agli autocostruttori, finanzia l’80% del<strong>la</strong>costruzione con mutuo fondiario, segue <strong>la</strong> realizzazione con i propri tecnicie infine gestisce <strong>per</strong> 10 anni il patrimonio immobiliare realizzato conl’autocostruzione in una logica di piena sostenibilità economica (no profitnoloss)130


868_08I primi risultatiL’es<strong>per</strong>ienza dimostra che questo modello di integrazione attiva funziona,<strong>per</strong>ché i bandi sono tutti in overbooking (domande pari a 3 volte gli alloggidisponibili) in quanto i valori economici offerti sono interessanti.Il rischio dell’intervento <strong>per</strong> Aler è basso, in quanto garantito da unaconvenzione a prezzo chiuso con RTI Innosense-Alisei (coo<strong>per</strong>ativa cheorganizza e supporta gli autocostruttori), vi è un impegno mutualistico suicanoni (zero morosità attesa), si può ottenere una plusvalenza in caso dimancato riscatto (o comunque un impegno dei comuni al riacquisto delnon riscattato). I cantieri funzionano, pur con l’imprevedibilità e leincertezze sui tempi di realizzazione tipici dei processi in autocostruzione.Le qualità edilizie delle abitazioni sono generalmente su<strong>per</strong>iori a quelledell’edilizia popo<strong>la</strong>re tradizionale.In conclusione, si tratta sicuramente di un tipo di intervento adatto al<strong>la</strong>picco<strong>la</strong> sca<strong>la</strong> e certamente non proponibile come intervento destinato asvilupparsi oltre una certa soglia quantitativa, anche in considerazione degliostacoli normativi e burocratici che deve affrontare, dei problemi disicurezza nel cantiere e dell’attribuzione di responsabilità che è necessariorisolvere <strong>per</strong> praticarlo. Tuttavia è sicuramente interessante in quantomodello di integrazione sociale.1. Le nazionalità degli autocostruttori2. Un gruppo di autocostruttori davanti al cantiere a Paderno Dugnano3. Lo schema di funzionamento del processo di autocostruzione131


868_08Fig. 16- Alcuni fra gli autocostruttori dell’intervento a Mi<strong>la</strong>noFig. 17 - Mi<strong>la</strong>no autocostruzione. La distribuzione <strong>per</strong> nazionalità degli autocostruttoridel programma Regionale del<strong>la</strong> Lombardia132


868_08H) Insieme <strong>per</strong> migliorare <strong>la</strong> vita nel quartiere: il quartiereSiberia a NapoliA poche centinaia di metri dalle Vele di Scampia un gruppo di abitantidegli alloggi Iacp si difende dal degrado sociale circostante e si organizza<strong>per</strong> migliorare il proprio ambiente di vita.Il Rione Siberia (burocraticamente Lotto IV del<strong>la</strong> Legge 422/68 ed il Lotto VIdel<strong>la</strong> Legge 1179/65), rispettivamente localizzati in Via Pietro Piovani ed inVia Pietro <strong>la</strong> Vigna a Piscino<strong>la</strong> sono tra i Rioni meglio tenuti di case popo<strong>la</strong>ri.Gli assegnatari originari provengono dal<strong>la</strong> realtà fortemente degradata diun rione, denominato “Siberia” originariamente ubicato in altra zona del<strong>la</strong>città, adiacente a Corso Malta. Consapevoli del miglioramento del<strong>la</strong>qualità di vita determinato dal loro trasferimento nei fabbricati di nuovacostruzione negli anni Settanta, gli abitanti hanno ritenuto di doversiado<strong>per</strong>are <strong>per</strong> conservare e migliorare quanto loro veniva offerto.Da qui inizia <strong>la</strong> storia del Rione “Siberia II”, in cui l’impegno del gruppo chesi esprime nell’autofinanziamento <strong>per</strong> mantenere il decoro ambientale, e<strong>per</strong> sostenere attività sociali, ha un importante risvolto anche diprevenzione e contenimento di fenomeni di emarginazione e degradoculturale.Nel comparto ubicato in Via Pietro Piovani abitano 156 famiglie, che hannodato vita ad un Comitato denominato “Siberia”. Le famiglie si tassanospontaneamente <strong>per</strong> pagare un giardiniere addetto al<strong>la</strong> cura degli spaziverdi, che hanno <strong>per</strong>sonalizzato con statue e o<strong>per</strong>e varie (vedi foto).Nell’ambito del Rione è stato realizzato dallo IACP, con contributi anchedel<strong>la</strong> Regione Campania, un campetto di calcio in erba sintetica,gratuitamente usufruito dai ragazzi e gestito dal Comitato degli abitanti.Funzione sociale ed economica dell'autogestioneGli insediamenti di edilizia residenziale pubblica, in partico<strong>la</strong>re quelli recenti,soffrono, in Italia come negli altri paesi europei, di fenomeni didisgregazione sociale che derivano da una serie di fattori:- <strong>la</strong> creazione ex-nihilo di nuove parti di città comporta un processo di"colonizzazione" da parte dei primi abitanti, che vivono sul<strong>la</strong> propria pelle133


868_08il disagio del<strong>la</strong> fase di completamento delle strutture di servizio al<strong>la</strong>residenza (viabilità, illuminazione pubblica, trasporti, servizi di base),processo che induce un sentimento di estraniamento e di insicurezza neiconfronti dell'ambiente di vita;- <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione che abita i nuovi quartieri di edilizia pubblica provieneda diversi luoghi del<strong>la</strong> città e da diverse condizioni sociali, manca ilsenso del "gruppo" sociale di appartenenza, sono frequenti gli episodi difrizione e di diffidenza che si creano fra alloggio e alloggio, fabbricato efabbricato, aggravati dai primi atti di vandalismo e di intrusione che siverificano.Le condizioni di disagio, a fronte dei ritardi che spesso si verificano nelcompletamento delle strutture di servizio, contribuiscono a creare unfenomeno di conflittualità fra utente ed ente gestore che sfocia spesso inuna morosità diffusa. A questo punto si entra in un circolo vizioso, in cui al<strong>la</strong>morosità corrisponde <strong>la</strong> scarsa qualità del servizio manutentivo, che generaa sua volta nuova morosità. La popo<strong>la</strong>zione dei quartieri di ediliziapubblica, <strong>per</strong>altro, è <strong>per</strong>vasa dal<strong>la</strong> cultura dell'assistenzialismo, <strong>per</strong> cui <strong>la</strong>buona gestione degli spazi abitativi esterni al proprio alloggio deveforzatamente essere assicurata dal servizio pubblico e ogni disfunzione, siaessa provocata da uso scorretto, come da effettivo malfunzionamentodegli impianti o delle strutture, diventa nuovo oggetto di contenzioso.La proposta agli utenti di attivare l'autogestione dei fabbricati da loroabitati, in queste condizioni, si scontra spesso con un rifiuto, in quanto vieneletta come un modo <strong>per</strong> scaricare sul gruppo di volontari che se ne accollil'onere il contenzioso connesso al<strong>la</strong> morosità sui servizi e agli atti divandalismo.Le es<strong>per</strong>ienze in cui sono stati attivati meccanismi di gestione del<strong>la</strong>manutenzione di fabbricati e spazi esterni con <strong>la</strong> partecipazione attivadegli abitanti dimostrano tuttavia come questo dispositivo sia in grado dicreare quel<strong>la</strong> coesione sociale e quel processo di riconoscimento degliabitanti rispetto al loro habitat, che mancano nei quartieri recenti.Contesto normativo dell'autogestioneL'autogestione è prevista fin dal 1972, col D.P.R. 1035 del 31.12 .1972 , all'art.24. Successivamente tale forma di gestione è stata ribadita dal<strong>la</strong> DeliberaCIPE del 19 novembre 1981, che al punto 12, recita "gli enti gestorifavoriscono e promuovono <strong>la</strong> autogestione da parte dell'utenza dei serviziaccessori e degli spazi comuni (c.d. servizi a rimborso) in conformità con ilrego<strong>la</strong>mento tipo definito dal<strong>la</strong> Regione.... E' in facoltà dell'ente gestore,134


868_08sul<strong>la</strong> base di apposito rego<strong>la</strong>mento, estendere l'autogestione al<strong>la</strong> picco<strong>la</strong>manutenzione, accreditando agli organi dell'autogestione una parte del<strong>la</strong>quota del canone destinata al<strong>la</strong> manutenzione non su<strong>per</strong>iore al 30%, conesclusione di qualsiasi altra riduzione. Gli assegnatari che si rendono morosiverso l'autogestione sono considerati a tutti gli effetti inadempienti degliobblighi derivanti dal contratto di locazione."Nonostante <strong>la</strong> norma prevedesse una graduale estensionedell'autogestione al<strong>la</strong> totalità del patrimonio pubblico, di fatto le es<strong>per</strong>ienzeattivate sono sporadiche, e l'iniziativa si è sempre scontrata con <strong>la</strong>diffidenza degli utenti verso una responsabilizzazione vista sopratutto comedisimpegno da parte dell'ente gestore.Il caso del rione Siberia è un caso anomalo, in quanto si colloca al di fuoridell’inquadramento normativo dell’autogestione, pur conseguendo glistessi risultati sul piano del<strong>la</strong> gestione degli spazi comuni.Fig. 18 - Vista dall’alto dell’area di intervento135


868_08Fig. 19 - Il campo di calcio del quartiere136


868_08I) Sviluppo locale, partecipazione e sostenibilità: viaArquata a TorinoIl quartiere di case popo<strong>la</strong>ri di via Arquata è stato scelto dal Comune diTorino come area in cui s<strong>per</strong>imentare un intervento di riqualificazioneurbana e sociale all’interno del programma di intervento denominato“Contratto di quartiere” promosso dal Ministero dei Lavori pubblici.La proposta è stata completata nel 1998 e si ispira ad un approcciointegrato che prevede azioni di recu<strong>per</strong>o tanto di livello urbanistico ededilizio, quanto di sviluppo locale in ambito sociale ed occupazionale. IlProgetto Speciale Periferie del Comune di Torino (PSP) svolge un dupliceruolo di su<strong>per</strong>visore del programma e di coordinamento o<strong>per</strong>ativo locale,con una presenza fissa nel quartiere attraverso un presidio realizzato daalcuni o<strong>per</strong>atori in attuazione di una “Azione di sviluppo locale partecipatodi via Arquata”. Tale presidio diventa <strong>la</strong> sede o<strong>per</strong>ativa del progetto maanche uno sportello <strong>per</strong> il cittadino, luogo di incontro <strong>per</strong> gli anziani e igiovani del quartiere. La sede infatti diventa il luogo dove si svolgono azionisignificative di accomunamento anche del programma di recu<strong>per</strong>o edilizioed urbanistico tramite sia un’azione di monitoraggio dei bisogni che disupporto all’azione esecutiva degli interventi svolti dall’Atc di Torino(Azienda territoriale del<strong>la</strong> Casa ex Iacp). Le metodologie proposte sono ditipo negoziale e partecipativo: sono state realizzate attività di indagineascolto,cantieri-evento, focus group, legati all’individuazione di problemi,risorse, strategie <strong>per</strong> il raggiungimento degli obiettivi previsti.Tre sono le principali strutture organizzative messe in atto <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione delprogramma: Il Tavolo sociale, il Tavolo tecnico-politico, l’Agenzia di sviluppolocaleIl Tavolo sociale è un <strong>la</strong>boratorio s<strong>per</strong>imentale <strong>per</strong> l’attuazione di politicheintegrate che coinvolge: l’Agenzia Territoriale del<strong>la</strong> Casa di Torino (ATC),Azienda sanitaria locale, Comitato spontaneo di quartiere, coo<strong>per</strong>ativesociali, organizzazioni sindacali, associazioni di volontariato, con il compitodi attuare le proposte progettuali (già avanzate e redatte nel 1996) edefinire azioni ed interventi.Il Tavolo tecnico-politico è un gruppo di <strong>la</strong>voro formato da soggettireferenti istituzionali quali: Comune, Regione, Atc, al fine di favorire <strong>la</strong>concertazione istituzionale da coordinare con i <strong>la</strong>vori del Tavolo sociale.L’Agenzia di Sviluppo locale è una struttura <strong>per</strong> <strong>la</strong> mediazione el’accompagnamento ai soggetti locali al<strong>la</strong> quale partecipano alcunisoggetti costituenti il Tavolo sociale: Comitato spontaneo di quartiere,137


868_08coo<strong>per</strong>ative sociali, organizzazioni sindacali, associazioni di volontariato,che svolge funzioni di coordinamento degli attori e delle competenzeattorno ad un unico progetto (gestione delle parti sociali del Cdq) e dicontrollo qualitativo dei <strong>la</strong>vori (istituzione del<strong>la</strong> figura del “direttore socialedei <strong>la</strong>vori” designato dall’Agenzia che valida tutte le fasi del progetto)L’Agenzia di sviluppo locale di via Arquata è <strong>la</strong> prima es<strong>per</strong>ienza di sviluppolocale riconosciuta come organizzazione di partecipazione dei cittadiniattraverso <strong>la</strong> partecipazione di forme organizzate di cittadini <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestionedel<strong>la</strong> cosa pubblica. Essa si configura sia come un “attore” del<strong>la</strong>trasformazione sia come un “servizio”: è una associazione di soggettiresponsabile dell’integrazione dei servizi presenti nell’area incoordinamento con gli o<strong>per</strong>atori dei servizi sociali del<strong>la</strong> Circoscrizione. Ilcompito dell’Agenzia è quello di mettere a punto un piano di integrazionedei servizi, coordinare gli interventi e monitorarli.Uno degli aspetti caratteristici dell’es<strong>per</strong>ienza del contratto di quartiere divia Arquata è stato quello di fare <strong>la</strong>vorare le associazioni con il serviziosociale pubblico, ovvero i servizi sociali, sanitari, le scuole.Il Contratto di Quartiere prevedeva l’attuazione di una serie di interventisull’edilizia residenziale pubblica (parzialmente già alienata), sui cortili esugli spazi esterni, come <strong>la</strong> riqualificazione di aree pedonali con piazzetteattrezzate e barriere antirumore e <strong>la</strong> sistemazione delle aree verdi e deiparcheggi comuni. La sca<strong>la</strong> dei servizi era <strong>per</strong>ò partico<strong>la</strong>rmenteimportante, al fine di rom<strong>per</strong>e l’iso<strong>la</strong>mento in cui il quartiere versavanonostante <strong>la</strong> sua posizione centrale, a causa del<strong>la</strong> vicinanza con l’asseferroviario ed il cavalcavia di corso Dante. Erano quindi previsti il recu<strong>per</strong>odi nuovi spazi comuni (ex locali commerciali, ex deposito comunale e sa<strong>la</strong>pubblica) da adibire a centro di incontro <strong>per</strong> anziani e giovani e <strong>la</strong>creazione di una sa<strong>la</strong> polifunzionale sotto <strong>la</strong> sede dell’ATC.Il progetto di recu<strong>per</strong>o coinvolge 42 pa<strong>la</strong>zzine costruite negli anni Venti diproprietà dell’ Atc di Torino, di quattro piani ciascuna e caratterizzate daun taglio degli alloggi molto piccoloGli alloggi coinvolti erano in totale 823 (di cui 250 già ceduti in proprietà)portati a 800 (di cui 12 duplex) attraverso <strong>la</strong> ristrutturazione.I residenti erano <strong>per</strong> <strong>la</strong> maggior parte <strong>per</strong>sone sole o anziani o genitrici conunico figlio/a ed il 30% dei residenti risultava in carico ai servizi sociali.Le caratteristiche degli alloggi, <strong>la</strong> loro diversificazione proprietaria e <strong>la</strong>fragilità degli utenti hanno ispirato <strong>la</strong> metodologia di intervento basata suun piano del<strong>la</strong> mobilità che prevede un cambio degli alloggi all’interno138


868_08dello stesso pa<strong>la</strong>zzo e sul<strong>la</strong> creazione di “moduli di ristrutturazione” <strong>per</strong> pianie <strong>per</strong> colonne introducendo una struttura tecnologica da sovrapporre aquel<strong>la</strong> esistente e contenente elementi di dotazione aggiuntiva.Oltre all’intervento fisico il programma propone due principali filoni diintervento: le azioni di sviluppo locale partecipato e le attività di formazione<strong>la</strong>voroLe azioni di sviluppo locale partecipato coinvolgono una molteplicità disoggetti quali Amministrazione comunale (servizi socio-assistenziali, socioeducativi,culturali), Circoscrizione 1 (servizi socio-assistenziali), ATC (servizioprogettazione, manutenzione, inquilinato, condomini), ASL (dipartimentosalute mentale e tossicodipendenze, servizio infermieristico territoriale), eprivato o<strong>per</strong>ante nel sociale (Quattro coo<strong>per</strong>ative sociali ed unaassociazione o<strong>per</strong>anti nel settore dei servizi al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, tre associazioni divolontariato pensioni, Forum del terzo settore) e sviluppano molteplici servizial<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona: assistenza domiciliare di condominio, attività ricreative,culturali e di mediazione e gestione dei conflitti; servizio di <strong>la</strong>vanderia;sportello di segretariato sociale; interventi di educativa territoriale e distrada; assistenza ai pensionati; servizio di spesa a domicilio, sostegno,socializzazione integrazione <strong>per</strong> utenti del servizio mentale, iniziative dicittadinanza attiva.Le attività di formazione al <strong>la</strong>voro individuano come soggetti istituzionali,quattro coo<strong>per</strong>ative sociali e una associazione o<strong>per</strong>anti nel settore deiservizi al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona, tre associazioni di volontariato dei pensionati chesviluppano attività <strong>per</strong> l’integrazione degli utenti del servizio di salutementale; iniziative di “cittadinanza attiva”; progetto di integrazione sociale<strong>per</strong> <strong>la</strong>voratori svantaggiati (fondi unione europea) ; creazione dipartnership tra attori locali; inserimento <strong>la</strong>vorativo in imprese sociali <strong>per</strong> <strong>la</strong>manutenzione dei servizi e il recu<strong>per</strong>o del quartiere in associazione con duecentri di formazione professionale; inserimento <strong>la</strong>vorativo delle donnedisoccupate residenti negli interventi di sviluppo locale.L’aggiunta del progetto PolicityNel<strong>la</strong> fase finale del progetto, ATC Torino ha saputo cogliere l’opportunitàdel progetto europeo Policity21, <strong>per</strong> aggiungere un ulteriore elementoqualitativo al programma.Il progetto, completato recentemente, prevedeva l’instal<strong>la</strong>zione di una retedei teleriscaldamento a servizi di 30 degli edifici del CdQ (622 alloggi) e21Finanziato nell’ambito del VI Programma Quadro Ricerca dell’UE (Concerto)139


868_08dal<strong>la</strong> sede ATC, alimentata da una centrale di trigenerazione, l’instal<strong>la</strong>zionedi impianti fotovoltaici <strong>per</strong> una potenza totale di 100 kwp (edificicoinvolti:11); <strong>la</strong> sostituzione di circa 500 serramenti con vetri basso-emissivi(alloggi coinvolti: 180 circa); l’instal<strong>la</strong>zione di <strong>la</strong>mpade ad induzione <strong>per</strong>l’illuminazione degli spazi comuni e di contatori individuali di acqua contelelettura; il tutto collegato ad un gestore telematico dei flussi energetici.Gli impianti fotovoltaici <strong>per</strong> un totale di 100 kW sono collocati sul tetto di 11edifici e sui frangisole dell’edificio pluripiano del<strong>la</strong> sede ATC.Il nuovo impianto di trigenerazione instal<strong>la</strong>to nel<strong>la</strong> sede ATC fornirà calore eacqua sanitaria al quartiere tramite <strong>la</strong> rete di teleriscaldamento; calore eraffrescamento all’edificio ATC ed inoltre convoglierà tutta l’energiaelettrica prodotta in rete.La riqualificazione del complesso di abitazioni si completa così con unintervento destinato a ridurre i consumi energetici <strong>per</strong> gli abitanti e leemissioni di CO2 dell’intero quartiere.Fig. 20 - P<strong>la</strong>nimetria di via Arquata con <strong>la</strong> localizzazione delle attrezzature previstedal Contratto di quartiere140


868_08L) Nuovi modelli finanziari a costo zero <strong>per</strong> l’amministrazione:Casa Spa, Ater RomaLa carenza di risorse <strong>pubbliche</strong> <strong>per</strong> affrontare <strong>la</strong> riqualificazione delpatrimonio di edilizia sociale, che versa spesso in cattive condizioni a causadell’arretrato di manutenzione accumu<strong>la</strong>to nel tempo come conseguenzadell’esiguità degli affitti che non consentono margini <strong>per</strong> intervenire, èormai un dato di fatto consolidato.Il patrimonio inadeguato che necessita di interventi importanti di rinnovoimpiantistico e strutturale ammonta ad oltre 450.000 alloggi e quindi non èpensabile di affrontare in tempi brevi questi numeri con risorse <strong>pubbliche</strong>.Da anni gli enti gestori stanno immaginando delle strategie appropriate <strong>per</strong>intervenire, utilizzando al massimo le risorse disponibili e sfruttando al megliole opportunità offerte dal<strong>la</strong> valorizzazione del patrimonio, attraverso <strong>la</strong>trasformazione degli spazi inutilizzati e <strong>la</strong> ricerca di partenariati pubblicoprivato.Inaspettatamente, un aiuto è giunto dalle politiche di risparmio energeticoe dal<strong>la</strong> liberalizzazione delle fonti di energia.La disponibilità di vasti spazi disponibili <strong>per</strong> l’instal<strong>la</strong>zione di pannellifotovoltaici, da una parte, <strong>la</strong> possibilità di sostituire gli impianti diriscaldamento esistenti con impianti di cogenerazione da mettere adisposizione di altre amministrazioni o di privati offre <strong>la</strong> possibilità di ricavarerisorse da destinare al<strong>la</strong> riqualificazione degli edifici di edilizia residenzialepubblica.Gli esempi cominciano ad essere presenti un po’ in tutta <strong>la</strong> peniso<strong>la</strong>: nepresentiamo alcuni fra i più significativi in quanto esplorano delle piste diintervento innovative che possono essere facilmente trasferite ad altresituazioni: un intervento su vasta sca<strong>la</strong>, possibile solo in presenza di unpatrimonio di ampie dimensioni, quale quello dell’Ater di Roma, unintervento che punta a risolvere in un colpo solo due problemi: <strong>la</strong> presenzadi amianto e <strong>la</strong> necessità di rifacimento delle co<strong>per</strong>ture.Tutti questi interventi utilizzano uno strumento quale il Finanziamento TramiteTerzi (Third Part Financing - FTT), strumento di ingegneria finanziaria cheprevede <strong>la</strong> fornitura globale, da parte di una società esterna, dei servizi didiagnosi, finanziamento, gestione, instal<strong>la</strong>zione e manutenzione necessarial<strong>la</strong> realizzazione di impianti tecnologici. Dalle prestazioni dell’impiantoderiverà quel risparmio energetico-finanziario che garantiscel’ammortamento dell’investimento iniziale e del pagamento dei servizierogati. Il FTT è attuato attraverso il ricorso a una Energy Service Company141


868_08(ESCO), società esterna specializzata in servizi energetici, il cui compito è diproporre ad un utilizzatore di energia l’esecuzione di un intervento dirazionalizzazione energetica, offrendosi di sostenere l’investimento ed ilrischio legato all’eventualità di un mancato risparmio, a fronte del<strong>la</strong> stipu<strong>la</strong>di un contratto pluriennale in cui siano fissati gli utili del<strong>la</strong> stessa.OUT Amianto IN FotovoltaicoIl problema che si pone in Toscana agli o<strong>per</strong>atori dell’alloggio sociale èduplice, in quanto essendo <strong>la</strong> proprietà dei fabbricati comunale, nel casodi richiesta di un finanziamento non ci sono garanzie accessorie del<strong>la</strong>proprietà e <strong>la</strong> so<strong>la</strong> garanzia è data dall’attribuzione dei canoni di locazionee/o dei proventi di vendita all’ente gestore.In questo quadro, Casa S.p.A, <strong>la</strong> società pubblica <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione deglialloggi di edilizia residenziale pubblica di Firenze . si è posta il problema dicome poter contribuire, di concerto con i Comuni interessati, al<strong>la</strong> soluzionedel problema del<strong>la</strong> presenza nelle co<strong>per</strong>ture di alcuni complessi edilizi. dieternit e dei costi da sostenere <strong>per</strong> <strong>la</strong> loro messa in sicurezza.A questo scopo Casa S.p.A. ha pensato di utilizzare <strong>la</strong> recente normativa diattuazione e incentivazione introdotta dal D.M. 10.02.2007 che ha stabilito icriteri e le modalità <strong>per</strong> incentivare <strong>la</strong> produzione di energia elettrica daimpianti so<strong>la</strong>ri fotovoltaici.Ha proceduto quindi ad una studio di fattibilità tecnico-economica di unintervento che preveda <strong>la</strong> rimozione e smaltimento delle co<strong>per</strong>ture ineternit esistenti, il montaggio di una nuova co<strong>per</strong>tura con l’instal<strong>la</strong>zione dicampi fotovoltaici, ricercando l’equilibrio economico-finanziario attraverso iricavi derivanti dagli incentivi previsti dal conto energia (instal<strong>la</strong>zionedell’impianto fotovoltaico e vendita dell’energia prodotta).Il punto di partenza del piano finanziario è che il finanziamento dovràcoprire il 100% del costo e <strong>la</strong> so<strong>la</strong> garanzia del finanziamento è data dal<strong>la</strong>canalizzazione del conto energia e dal<strong>la</strong> vendita dell’energia prodotta,mentre <strong>la</strong> tempistica di rimborso del finanziamento dovrà tenere contodell’attivazione dell’impianto fotovoltaico.I risultati di tale verifica sono positivi, nel senso che al verificarsi dideterminate condizioni, quali <strong>la</strong> dimensione, <strong>la</strong> morfologia e ilsoleggiamento delle co<strong>per</strong>ture interessate dall’instal<strong>la</strong>zione del campofotovoltaico, e di conseguenza il rendimento ottimale dell’impiantofotovoltaico instal<strong>la</strong>to, e le modalità del<strong>la</strong> provvista finanziaria, necessaria afar fronte all’investimento, sul mercato creditizio, puntando al mutuo a tassofisso <strong>per</strong> 18-20 anni, gli introiti derivanti dal<strong>la</strong> sommatoria del conto energia142


868_08<strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione elettrica così realizzata e dal<strong>la</strong> vendita dell’energiaelettrica prodotta, sono allineati con gli oneri finanziari necessari <strong>per</strong> capirele spese dell’intera o<strong>per</strong>azione.Il piano finanziario quindi dimostra che l’o<strong>per</strong>azione è possibile e già i primiesempi sono stati realizzati.La Regione dal canto suo promuove e coordina gli interventi e contribuiscea sostenere le attività di verifica e progettazione, da un punto di vistatecnico e finanziario. Si stima che i costi di questo programma ammontinocomplessivamente a 55 milioni di euro. La resa economica, in un arco di 20anni, del<strong>la</strong> vendita di energia e degli incentivi previsti dal Governo (DecretoMinisteriale 10-2-2007 <strong>per</strong> l’istal<strong>la</strong>zione di pannelli fotovoltaci) sarà di circa64 milioni di euro. Ne risulta un utile di 9 milioni di euro che va a coprire icosti di rimozione e smaltimento dell’amianto delle co<strong>per</strong>ture eternit.Fig. 21. Lo schema o<strong>per</strong>ativo143


868_08Ater RomaOltre 1.000 alloggi recu<strong>per</strong>ati ecologicamente, ovvero un intervento dicirca 160 milioni di euro in tre complessi Erp situati nell’estrema <strong>per</strong>iferiadel<strong>la</strong> Capitale realizzato a costo zero <strong>per</strong> l’ATER del Comune di Roma. È <strong>la</strong>prima volta che un’azienda di edilizia pubblica residenziale italianaraccoglie <strong>la</strong> sfida del cosiddetto “conto energia” e utilizza il projectfinancing <strong>per</strong> un’o<strong>per</strong>azione di questa dimensione, che ha tre obiettivi:risanare il proprio patrimonio immobiliare, rispettare l’adeguamentoenergetico imposto dal<strong>la</strong> legge, non spendere soldi pubblici <strong>per</strong>l’investimento. Un progetto ambizioso a due anni dal<strong>la</strong> ratifica in Italia delProtocollo di Kyoto.Con serre so<strong>la</strong>ri, pareti venti<strong>la</strong>te, co<strong>per</strong>ture e muri vegetali sarà realizzatol’adeguamento energetico, e nello stesso tempo <strong>la</strong> necessariamanutenzione straordinaria avverrà utilizzando anche le innovative azioni dibioedilizia. Pannelli so<strong>la</strong>ri, sistemi olografici fotovoltaici e miniwind sarannoinvece instal<strong>la</strong>ti <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di energia elettrica in misuramassimamente compatibile <strong>per</strong> essere anche venduta.Tutto ciò avverrà con finanza di progetto, ovvero ricorrendo ai privati che,tramite gara pubblica, si sono aggiudicati <strong>la</strong> realizzazione dei <strong>la</strong>vori (ivicompresi l’abbattimento delle barriere architettoniche e <strong>la</strong> sistemazione averde degli spazi esterni) e <strong>la</strong> gestione ventennale degli impianti diproduzione energetica. Un investimento che si ammortizzerà nei primi diecianni e che produrrà guadagni nei successivi dieci. Al termine del<strong>la</strong>convenzione ventennale, l’ATER diventerà proprietaria degli impianti.Il progetto prevede di recu<strong>per</strong>are 3 MWh di energia, di produrne 16 MWhall’anno e di evitare 100.000 tonnel<strong>la</strong>te di emissioni annue di CO2.Il bando di project financing pubblicato nel 2007 si artico<strong>la</strong> in tre programmidi recu<strong>per</strong>o ecologico, che comprendono <strong>la</strong> realizzazione di o<strong>per</strong>e ediliziedi riqualificazione, l’instal<strong>la</strong>zione di impianti <strong>per</strong> <strong>la</strong> produzione di energia dafonte energetiche alternative (FER) e <strong>la</strong> realizzazione di volumi tecnici e diservizio.Gli interventi coinvolgono tre quartieri dell’Ater di Roma: Tor Sapienza, n.504 alloggi, Casale Caletto, n. 440 alloggi e Decima, n. 72 alloggi.Il corrispettivo <strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione dei <strong>la</strong>vori è connesso al<strong>la</strong> gestioneeconomica ventennale dei singoli interventi limitatamente al<strong>la</strong> venditadell’energia elettrica prodotta dalle FER, alle re<strong>la</strong>tive tariffe incentivanti, almeccanismo premiale <strong>per</strong> gli interventi di efficienza energetica negli edifici,al<strong>la</strong> cessione di volumetrie di servizio nell’ambito delle quali sono compresi i144


868_08volumi tecnici strettamente funzionali al<strong>la</strong> produzione e gestione di energiadalle FER (che restano esclusi dal<strong>la</strong> cessione).Il finanziamento a carico dell’ATER è quindi pari ad Euro zero, tranne che<strong>per</strong> l’intervento di Decima, <strong>per</strong> il quale sono previsti anche contributiregionali. Il <strong>per</strong>iodo medio di ammortamento del capitale investito èprevisto mediamente in dieci anni. La gestione manutentiva delle o<strong>per</strong>erealizzate è a totale carico del promotore <strong>per</strong> l’intera durata del<strong>la</strong>convenzione.La valutazione delle proposte premiava anche <strong>la</strong> previsione di meccanismidi partecipazione degli abitanti al<strong>la</strong> progettazione ed al<strong>la</strong> gestione delprogetto.Il modello proposto da Ater Roma è partico<strong>la</strong>rmente significativo <strong>per</strong> <strong>la</strong>dimensione che consente di affrontare nel progetto di FTT interventi diriqualificazione a sca<strong>la</strong> urbana e non solo di edificio. Il numero dipartecipanti al<strong>la</strong> gara (un solo soggetto) ha <strong>per</strong>ò testimoniatol’inadeguatezza del sistema delle ESCO ad affrontare questa sca<strong>la</strong> diproblematiche. Eppure <strong>la</strong> carenza di risorse finanziarie <strong>per</strong> <strong>la</strong> riqualificazionerenderà sempre più frequente il ricorso a questo modello di intervento checonsente di coinvolgere capitali privati sfruttando le opportunità divalorizzazione del patrimonio.145


868_08Fig. 22 – Il rendering dell’intervento nel quartiere di DecimaFig. 23 – L’intervento nel quartiere di Tor Sapienza146


868_088. UN CONFRONTO EUROPEO8.1. Welfare e diritto al<strong>la</strong> <strong>casa</strong> in EuropaQuesto capitolo del<strong>la</strong> ricerca è dedicato ad una breve presentazione del<strong>la</strong>situazione delle politiche abitative di tre paesi europei: <strong>la</strong> Francia, il RegnoUnito, <strong>la</strong> Spagna.Nel panorama europeo <strong>la</strong> diversità degli approcci alle politiche del<strong>la</strong> <strong>casa</strong>è stata, soprattutto in passato, chiaramente leggibile nel<strong>la</strong> diversasegmentazione del patrimonio abitativo (proprietà, affitto sociale, affitto dimercato) e nel<strong>la</strong> dimensione finanziaria dell’impegno pubblico. Non vi èdubbio che tale diversa segmentazione rifletta l’impostazione generale delsistema di welfare. Essa <strong>per</strong>altro, dal dopoguerra ad oggi, è parzialmente (etalvolta nettamente) mutata, essendo l’esito dell’evoluzione delle politiche<strong>pubbliche</strong> dei vari paesi nel settore abitativo.L’impegno dello Stato nel settore abitativo, avviato dall’inizio del secoloscorso nell’Europa settentrionale e centrale, è essenzialmente volto adassicurare, attraverso interventi diretti ed indiretti, il generale dirittoall’accesso ad una condizione abitativa adeguata e dignitosa. La fase piùrilevante, in termini quantitativi, di questa stagione è stata certamentequel<strong>la</strong> avviata con <strong>la</strong> ricostruzione nel secondo dopoguerra, fase in cui unaquota rilevante delle abitazioni costruite soprattutto nei paesi del centronorddell’Europa è stata promossa dall’intervento pubblico.Ciò è avvenuto con modalità differenti, in re<strong>la</strong>zione ad un quadro dio<strong>per</strong>atori e procedure diversificato: in Gran Bretagna e in O<strong>la</strong>ndamediante un’edilizia residenziale pubblica realizzata e gestita soprattuttodagli enti locali; in Francia ed in Germania attraverso una delega a privati oa società di pubblica utilità sotto il controllo pubblico. E’ importantericordare che nel<strong>la</strong> maggior parte dei paesi del nord Europa si è attribuitoall’intervento pubblico una funzione generale di rego<strong>la</strong>zione e riequilibriodel mercato abitativo, con un’a<strong>per</strong>tura verso tutte le categorie sociali enon solo <strong>per</strong> le fasce più povere.Come è noto, invece, nei paesi del Sud Europa, il sostegno alle famiglienell’acquisto di una <strong>casa</strong> in proprietà, piuttosto che nell’accesso all’affitto,ha costituito il pi<strong>la</strong>stro principale delle politiche <strong>pubbliche</strong>. In questo quadroil peso del<strong>la</strong> <strong>casa</strong> all’interno del<strong>la</strong> spesa sociale è stato (ed è tuttora)147


868_08tradizionalmente molto basso, e di conseguenza <strong>la</strong> consistenza delpatrimonio in affitto sociale assolutamente marginale, riservata, almenosul<strong>la</strong> carta, alle famiglie più povere e disagiate. In parte diverso il casoitaliano, dove almeno tra il 1949 ed i primi anni sessanta ciò si èaccompagnato contemporaneamente ad un impegno diretto al<strong>la</strong>costruzione di alloggi in affitto a canone sociale <strong>per</strong> le fasce più debolinelle grandi città, anche se di entità assai più contenuta che nei paesinord-europei.In ogni caso il ruolo centrale che il welfare mediterraneo attribuisce alsoggetto famiglia nell’integrare le politiche <strong>pubbliche</strong> ha segnatonettamente le politiche abitative: <strong>la</strong> forte mobilitazione di risorse e retifamiliari unita alle agevo<strong>la</strong>zioni <strong>pubbliche</strong> <strong>per</strong> <strong>la</strong> prima <strong>casa</strong> ha consentitoinfatti in questi paesi il raggiungimento di quote elevatissime di famiglieproprietarie dell’alloggio in cui vivono (Spagna ed Italia in testa).Se dunque le impostazioni di partenza sono state profondamente diverse,<strong>la</strong> fase successiva, dal 1980 in poi, ha in parte modificato questo quadro. Apartire dagli anni ‘80 si è infatti verificata un progressivo e generaleriorientamento delle politiche, improntato ad un significativoridimensionamento dell’intervento pubblico, sempre meno centratosull’impegno diretto dello Stato a costruire un’offerta abitativa in affitto acosti accessibili, e sempre più diretto a sostenere il progressivo espandersidell’accesso all’abitazione in proprietà.Un’evoluzione (molti hanno par<strong>la</strong>to di una vera e propria “ritirata”) legata inprimo luogo a ragioni di finanza pubblica, al<strong>la</strong> limitatezza delle risorsedisponibili, ma sul<strong>la</strong> quale, oltre a ragioni di compatibilità finanziaria, hannogiocato anche altri fattori quali i problemi sociali ed urbanistici legati adalcuni es<strong>per</strong>imenti di iniziativa pubblica di mass housing degli anni ’60 e ’70basati sul<strong>la</strong> standardizzazione, sul ricorso a tipologie edilizie intensive (torri,barre), sul<strong>la</strong> grande dimensione degli interventi, che ha finito <strong>per</strong> produrrein molti quartieri effetti segregativi e conflitti urbani.Tale riorientamento delle politiche si è tradotto non solo in una diminuzionedelle risorse stanziate ma anche in una riartico<strong>la</strong>zione del<strong>la</strong> spesa pubblicanel settore <strong>casa</strong>, che si è spostata dal<strong>la</strong> costruzione di alloggi al sostegnodiretto alle famiglie <strong>per</strong> sostenere i costi abitativi di mercato, sia <strong>per</strong> lefamiglie impegnate nell’acquisto che <strong>per</strong> quelle in affitto <strong>per</strong> le qualil’incidenza del canone sul reddito familiare su<strong>per</strong>a determinate soglie.La generale convergenza delle politiche a sostenere il progressivoespandersi dell’accesso all’abitazione in proprietà da parte delle famiglieha riguardato anche paesi con un consistente patrimonio in affitto. Lacontestuale riduzione del settore locativo ha determinato quindi un quadro148


868_08in gran parte diverso da quello precedente. Basti ricordare che, tra il 1980ed il 2003, <strong>la</strong> quota di abitazioni in affitto è scesa dal 42% al 31% nel RegnoUnito, dal 58% al 43% nei Paesi Bassi, dal 38% al 31% in Belgio, dal 21% al 11%in Spagna, dal 36% al 20% in Italia.Il ridimensionamento dell’impegno pubblico è stato attuato ancheattraverso l’avvio di politiche di parziale dismissione del patrimonio diedilizia residenziale sociale pubblica, di cui il caso più ec<strong>la</strong>tante è statoquello del<strong>la</strong> Gran Bretagna nell’epoca Thatcher con l’introduzione nel 1980del “Right to buy” e <strong>la</strong> vendita di circa 1,1 milioni di alloggi).La fase attuale segna invece un ritorno di attenzione <strong>per</strong> le housing policies:tutti i governi sono impegnati a varare piani <strong>casa</strong> pluriennali che segnanoun rinnovato coinvolgimento dello Stato nel<strong>la</strong> promozione di un’offertaabitativa in affitto a costi accessibili. È il caso del governo Sarkozy, delgoverno Zapatero e del governo Brown.149


868_088.2. Francia8.2.1. Introduzione al sistema del social housing in FranciaIn Francia, negli ultimi anni, il tema dell’housing sociale è tornato al centrodell’attenzione <strong>per</strong> due ordini di ragioni: da un <strong>la</strong>to <strong>per</strong> <strong>la</strong> minoredisponibilità di case a prezzi sostenibili dalle famiglie più povere, dall’altro inre<strong>la</strong>zione al dibattito seguito ai disordini verificatisi nelle <strong>per</strong>iferie francesidurante l’autunno 2005.I prezzi delle case e i canoni degli affitti sono aumentati notevolmente apartire dal 1997, anche a seguito di un decennio in cui, soprattutto nelcomparto residenziale, si è costruito poco. La crisi di tutto il settore hacolpito soprattutto le famiglie a basso e medio reddito e ha coinvoltodiverse regioni, oltre che <strong>la</strong> maggior parte dei centri urbani. Nonostante ciò,a partire dal<strong>la</strong> metà degli anni ‘90 fino al<strong>la</strong> metà degli anni 2000, <strong>la</strong>costruzione di nuovi alloggi <strong>per</strong> il comparto sociale ha rappresentato unabassa priorità <strong>per</strong> i governi francesi. Una ripresa di attenzione si è registratainvece a partire dal 2004, quando sono stati avviati da un <strong>la</strong>to il Programmadi rinnovamento urbano promosso dal ministro Borloo, dall’altro il Piano <strong>per</strong><strong>la</strong> coesione sociale (di entrambe queste iniziative si parlerà più avanti neltesto).Per quanto riguarda le dimensioni dello stock abitativo, in Francia gli alloggiin affitto rappresentano complessivamente il 43,8% del patrimoniooccupato (dato 2004). Nel comparto degli alloggi a canone sociale, <strong>la</strong>Francia può contare su 4,2 milioni di appartamenti, pari al 17,5% dello stockabitativo del paese ed al 45,5% del settore dell’affitto (tab. 49).Circa il 55% del patrimonio di edilizia sociale è stato costruito prima del1976, di cui il 29% tra il 1966 e il 1975. Nel corso degli anni ’90 sono statirealizzati in media circa 56.000 nuovi alloggi all’anno, scendendo a circa44.000 l’anno tra il 2000 e il 2003.Dal punto di vista del<strong>la</strong> localizzazione, lo stock residenziale sociale èprevalentemente di tipo urbano: il 62% si trova in città o agglomerati conpiù di 100.000 abitanti, mentre solo il 14% è in piccole città con meno di10.000 abitanti, o anche in zone rurali.Come è noto esiste una forte sovrapposizione tra il tema del<strong>la</strong> coesionesociale nelle aree urbane è quello dell’housing sociale: all’interno delle 752“zone urbane sensibili” (le ZUS) ricadono infatti circa un milione di alloggi150


868_08sociali pari al 25% del stock sociale complessivo. In partico<strong>la</strong>re <strong>la</strong> lorolocalizzazione è concentrata in tre aree: Nord (Lille), Rhone (Lione) e SeineSt Denis (<strong>la</strong> <strong>per</strong>iferia nord-est di Parigi).Mission e organizzazione dell’housing sociale del governo franceseL’housing sociale francese è generalmente associato al concetto diabitazione ad affitto moderato (HLM, habitation à loyer modéré) un settorespecifico del mercato abitativo, disciplinato da disposizioni legis<strong>la</strong>tive erego<strong>la</strong>mentari, distinto dal diritto comune e rego<strong>la</strong>mentato da Le code de<strong>la</strong> Construction et de l'Habitation.La Cassa Depositi è il principale finanziatore dell’edilizia sociale,garantendo agli o<strong>per</strong>atori degli tassi molto bassi. A sua volta <strong>la</strong> Cassa èalimentata in gran parte dal risparmio che le famiglie fanno confluire nel“livret A”, un libretto di risparmio molto diffuso in Francia.E’ inoltre attiva una tassa <strong>per</strong> l’housing sociale che detrae dai sa<strong>la</strong>ri unimporto pari all’1%.Negli ultimi anni le sovvenzioni dirette sono rimaste sostanzialmenteinvariate, dai 442 milioni di euro spesi nel 1997 ai 455 milioni del 2004. Mentrei sussidi <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong> “al<strong>la</strong> <strong>per</strong>sona” sono passati da meno di 5 miliardi di € nel1984 a più di 14 miliardi di euro nel 2004, costituendo più del 55% del costototale delle politiche <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong>. Come mostra <strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 28, negli ultimiventi anni le politiche di aiuto alle famiglie <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong>, sono stateriorientate verso il settore privato dell’affitto, che attualmente assorbe piùsovvenzioni (dirette e indirette) da parte dello Stato rispetto al settoredell’affitto sociale.Lo stock HLM non è destinato esclusivamente alle fasce povere del<strong>la</strong>popo<strong>la</strong>zione. Attualmente i massimali di reddito <strong>per</strong> l’accesso all’abitazionesociale sono piuttosto elevati, e almeno teoricamente il 70% delle famigliefrancesi avrebbe diritto ad un alloggio HML. Del resto sono ben 1,2 milioni lefamiglie iscritte alle liste di attesa <strong>per</strong> accedere alle abitazioni HLM.Il patrimonio di edilizia sociale è c<strong>la</strong>ssificato, in base alle caratteristichedegli alloggi, in tre grandi tipologie, a cui corrispondono tre tipi di prestitoutilizzati dal governo <strong>per</strong> il loro finanziamento. Questi sono noti comehousing sociale di tipo standard, su<strong>per</strong>iore e inferiore (o 'molto sociale').151


868_08Prima di 1977, lo stock sociale di tipo standard era pari all’81% del totale,<strong>per</strong> poi scendere, negli ultimi anni, al di sotto del 70%. Dal 2000, le politichenazionali hanno favorito <strong>la</strong> costruzione di alloggi di tipo su<strong>per</strong>iore,nonostante le dichiarazioni del governo riguardo l’emergenza abitativa.I soggetti che forniscono alloggi sociali sono denominati OPHLM(Organisme d'habitations à loyer modéré) e possono essere sia <strong>agenzie</strong><strong>pubbliche</strong> (offices publics) finanziate dalle amministrazioni locali, cheaziende private che <strong>la</strong>vorano nell’edilizia sociale (entreprises socialesd’habitat). Gli organismi sono riuniti in federazioni, che a loro volta sonoriunite nell’Union sociale pour l’habitat.Entrambe le tipologie di soggetti offrono soprattutto housing di tipo“standard”, che rappresenta rispettivamente l’80% e il 78% del loro stock;anche se, mentre il primo fornisce una maggiore <strong>per</strong>centuale di alloggi ditipo“inferiore”, pari al 10% del loro stock, il secondo ha una maggiore<strong>per</strong>centuale di housing di tipo “su<strong>per</strong>iore” (8% dello stock, contro il 4,5%delle <strong>agenzie</strong> <strong>pubbliche</strong>).Nel 2007, vi erano circa 800 organismi HLM:- 279 <strong>agenzie</strong> di alloggi pubblici (OPH, offices publics de l’habitat(finanziate dalle amministrazioni locali);- 284 aziende <strong>per</strong> l’edilizia sociale (ESH, entreprises sociales pour l’habitat);- 57 società di credito immobiliare e 19 filiali di prestiti finanziari;- 163 società coo<strong>per</strong>ative di HLM.Per compensare <strong>la</strong> loro attività sociale, tutti gli organismi HLM beneficianodi esenzioni fiscali e assistenza speciale dallo Stato.Inoltre sono attive nel settore del<strong>la</strong> costruzione e gestione dell’housingsociale anche alcune società di economia mista (SEM), che non sonogiuridicamente organizzazioni HLM.Criteri di attribuzione e modalità di occupazione degli alloggiBisogna considerare che <strong>la</strong> metà delle famiglie che vivono nel patrimoniodi edilizia sociale ricevono sussidi <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong>.Le famiglie che presentano <strong>la</strong> domanda <strong>per</strong> ottenere un alloggio socialedevono disporre di un reddito. I massimali di reddito dipendono dal tipo di152


868_08abitazione in questione (standard, su<strong>per</strong>iore o inferiore), e sono piuttostoelevati; ad esempio nel 2006 <strong>per</strong> una famiglia con due figli, il massimale direddito <strong>per</strong> un alloggio di tipo standard, era di circa 40.000 euro.Nel 2001, <strong>la</strong> media di reddito delle famiglie in Francia (esclusi gli studenti) èstata pari a 1.449 euro al mese; nel caso degli inquilini dell’edilizia socialetale valore si attestava a 1.062 euro, tra gli inquilini privati a 1.410 euro,mentre tra i proprietari a 1.606 euro.In termini di struttura familiare, il settore sociale ospita sempre più famigliemonoparentali e coppie con figli rispetto al settore privato in affitto, cheospita più singles.La crescente difficoltà che gli immigrati stranieri incontrano nel trovarealloggi in affitto nel settore privato fa sì che circa il 29% delle famiglie diimmigrati vivono in alloggi del settore a canone sociale, contro il 14% deinon-immigrati.8.2.2. Situazione attuale e priorità nelle politiche <strong>per</strong> il social housingAnche in Francia i governi stanno cercando di incrementare l’offerta inaffitto non solo <strong>per</strong> i ceti bassi ma anche <strong>per</strong> le fasce intermedie. Nel 2006 èstato predisposto un nuovo incentivo fiscale noto come Borloo Popu<strong>la</strong>ire'(dal nome di Jean-Louis Borloo, Ministro del <strong>la</strong>voro, del<strong>la</strong> coesione sociale edel<strong>la</strong> <strong>casa</strong>) volto a incoraggiare nuovi investimenti nel settore dellecostruzioni <strong>per</strong> il mercato intermedio dell’affitto. In cambio di unadeduzione fiscale, l'investitore ha l’obbligo di affittare l'alloggio <strong>per</strong> almenonove anni a nuclei familiari il cui reddito è al di sotto del massimale <strong>per</strong>l’edilizia sociale di tipologia “elevata”, (piuttosto alto e non considerabilecome “sociale”). Il canone di locazione imposto deve essere il 30% al disotto del prezzo di mercato dell’affitto.Il Governo attuale vuole ricentrare il patrimonio HLM sul<strong>la</strong> sua vocazionesociale e <strong>per</strong> fra questo intende abbassare del 10% i massimali di reddito.Anche in Francia <strong>per</strong>altro vi sono molte famiglie che non hanno più irequisiti. Fuori dalle ZUS ben 140.000 alloggi sociali sono attualmenteoccupati da famiglie che su<strong>per</strong>ano di almeno il 20% il massimale di redditodell’edilizia sociale. Il Governo ha posto l’obiettivo del riesame, ogni treanni, del<strong>la</strong> situazione di ciascuna famiglia occupante <strong>per</strong> <strong>per</strong>mettere unrialloggia mento più adatto nell’ambito del parco sociale o un <strong>per</strong>corso diaccesso al<strong>la</strong> proprietà.153


868_08La vendita degli alloggi agli inquilini finora è stata contenuta: circa 6.000alloggi all’anno. L’obiettivo del Governo è quello di aumentare verso <strong>la</strong> finedel decennio ad arrivare a 40.000 alloggi venduti all’anno.L’obiettivo ufficiale del governo, di creare 500.000 nuovi alloggi sociali incinque anni (2005-2009), è lontano dall'essere raggiunto, con 39.000 alloggicostruiti nel 2004, 43.000 nel 2005, e meno di 50.000 nel 2006. La scarsadisponibilità è partico<strong>la</strong>rmente sofferta nel<strong>la</strong> regione parigina, dove <strong>la</strong>quota di housing sociale nell’ambito delle nuove costruzioni è scesa dal37% al 15%. Ulteriore motivo di preoccupazione è <strong>la</strong> limitata quota di alloggidi tipo “standard”, prevista dagli obiettivi del piano: solo il 62%, mentre <strong>la</strong>parte restante è destinata ad edilizia sociale di tipo “su<strong>per</strong>iore”.Nel dicembre 2007 il presidente Sarkozy ha presentato un “piano <strong>casa</strong>”basato su alcuni obiettivi prioritari:- fare del<strong>la</strong> Francia un paese con una quota del 70% di proprietari;- realizzare 500.000 nuovi alloggi <strong>per</strong> anno di cui 120.000 sociali;- generalizzazione del Livret A <strong>per</strong> finanziare l’edilizia sociale;- raddoppiare il numero di vecchi alloggi ristrutturati, a cominciare dagli800.000 alloggi HLM più degradati;- <strong>per</strong> far fronte al<strong>la</strong> scarsità di aree edificabili, lo Stato si impegnerà avendere terreni pubblici;- riesame, ogni tre anni, del<strong>la</strong> situazione economica degli inquilini el’eventuale pagamento di un canone aggiuntivo nel caso che il redditosu<strong>per</strong>i il tetto fissato <strong>per</strong> legge (attualmente circa 400.000 alloggi sonooccupati da famiglie che hanno su<strong>per</strong>ato i massimali di reddito).A partire dal 1 gennaio 2009 tutte le banche potranno distribuire il Livret A,o<strong>per</strong>azione finora riservata alle Casse di Risparmio e al<strong>la</strong> Banca Postale. Lageneralizzazione del Livret A è legata al dibattito sul finanziamentodell’edilizia sociale.154


868_08Tab. 50- Francia: lo stock delle prime case: 1984-2006 (v.a. * 1000, val. %)v.a. * 1000 val. %1984 1991 2001 2006 1984 1991 2001 2006In proprietà 10.544 11.999 13.739 15.025 52,1% 54,8% 56,0% 57,2%In affitto 9.686 9.878 10.816 11.238 47,9% 45,2% 44,0% 42,8%di cuida <strong>per</strong>sonefisiche5.277 5.175 5.853 6.074 26,1% 23,7% 23,8% 23,1%HLM 2.865 3.262 3.672 3.915 14,2% 14,9% 15,0% 14,9%da altrio<strong>per</strong>atorisociali emorali1.544,0 1.441,0 1.291,0 1.248,5 7,6% 6,6% 5,2% 4,8%TOTALE 20.230,0 21.877,0 24.555,0 26.262,7 100,0% 100,0% 100,0% 100,0%Fonte: E<strong>la</strong>borazione Censis su dati Comptes du LogementTab. 51 - Lo stock dell’housing sociale franceseStock diediliziasociale al1/1/2005Di cui inedifici apiùalloggiNumerodialloggi<strong>per</strong>1000abitantiAlloggia unao duestanzeDimensioneAlloggia tre oquattrostanzeAlloggia 5stanzeo piùPercentualepatrimoniosfittoTasso dimobilità4.290.133 86,4% 69,2 24,1% 66,5% 9,4% 2,5% 10,0%Fonte: SG-DAEI-SESP155


868_08Tab. 52 – Confronto condizione abitativa dei cittadini francesi e degli immigratiTotale1996 2001Cittadini Immigrati Totale CittadinifrancesifrancesiImmigratiProprietari 54,3% 55,9% 37,0% 56,0% 57,7% 39,6%In affitto sociale 15,7% 14,6% 27,9% 15,6% 14,2% 28,9%In affitto 21,0% 20,7% 24,5% 21,3% 21,2% 22,3%Altre condizioni 9,0% 8,9% 10,7% 7,1% 6,9% 9,1%Fonte: DEEF/USH, d’apres ENL-INSEETab. 53 - Aiuti alle famiglie <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong>: confronto 1984-2004BeneficiariAiuti alle famiglie <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong>1984(%)Aiuti alle famiglie <strong>per</strong> <strong>la</strong><strong>casa</strong>2004(%)Famiglie in affitto privato 11 28Famigli in affitto a canone sociale 41 26Proprietari occupanti 48 45Totale 100 100Fonte: INSEE (2006), Compte du logement 2004156


868_088.3. Regno Unito8.3.1. Il sistema del social housing in Gran BretagnaStoricamente le politiche abitative nel Regno Unito sono state caratterizzatedal massiccio intervento dello Stato nel settore dell’edilizia residenziale,attraverso <strong>la</strong> produzione di abitazioni realizzate e gestite direttamente daglienti locali (le “council housings”). Tale intervento non si connotava in terminidi sostegno alle fasce più deboli ma piuttosto assumeva <strong>la</strong> funzione dirego<strong>la</strong>zione e riequilibrio del mercato degli alloggi.Si è trattato di una grande sforzo intrapreso a partire dal 1919 emassicciamente ri<strong>la</strong>nciato nel dopoguerra, che ha ribaltato l’artico<strong>la</strong>zionedel parco abitativo: basti pensare che il settore privato dell’affitto èpassato dal 90% dell’inizio del ‘900 all’attuale 11% e che il settore sociale nel1975 ha raggiunto <strong>la</strong> quota del 30% del<strong>la</strong> abitazioni totali.Come è noto all’inizio degli anni ’80 si è a<strong>per</strong>ta una nuova fase, improntataad un disimpegno dello Stato dal settore dell’edilizia sociale. Le politichetatcheriane hanno attuato una svolta significativa attraverso una drasticariduzione dei finanziamenti agli enti locali, <strong>la</strong> vendita degli alloggi pubbliciagli inquilini e gli incentivi all’accesso al<strong>la</strong> proprietà. In Inghilterra, tra il 1979e il 2006, attraverso il “Right to buy” sono stati venduti a prezzo ribassato1,65 milioni di alloggi comunali.Sempre in quel<strong>la</strong> fase sono stati introdotti i sussidi alle famiglie in affitto(housing benefit) soprattutto <strong>per</strong> rendere più facile <strong>per</strong> gli inquilini conbasso reddito provenienti dal comparto pubblico il passaggio al settoreprivato. Oggi sono beneficiari di sussidi <strong>per</strong> l’affitto i due terzi delle famiglieche pagano un canone sociale ed un quarto degli inquilini del settoreprivato.Negli ultimi vent’anni <strong>la</strong> diffusione del<strong>la</strong> proprietà abitativa è stata notevole:all’inizio degli anni ’80 <strong>la</strong> quota dei proprietari non raggiungeva il 60%mentre oggi ha di poco su<strong>per</strong>ato il 70%. Nelle grandi città <strong>la</strong> situazione è inparte diversa: specialmente a Londra, tale quota è notevolmente ridotta,con una consistente prevalenza dell’affitto sia pubblico che privatoAttualmente nel Regno Unito il settore dell’affitto ha una quota pari al 31%dello stock abitativo; il solo settore sociale equivale al 18,5% di questo ed al66,0% del comparto in locazione.157


868_08Il social housing fa riferimento a due tipologie di soggetto, le amministrazionicomunali e le “housing associations” (HAs).Negli ultimi 25 anni il peso del patrimonio gestito dagli enti locali è statodecisamente ridimensionato, e dal 1981 in poi si è ridotto circa ad un terzo.Per quanto riguarda il patrimonio, le <strong>Housing</strong> Associations gestiscono 2,2,milioni di alloggi, mentre 2,7 sono gestiti dalle amministrazioni comunali,direttamente o attraverso l’ALMOs (Arm’s Lenght ManagementOrganization – Organizzazione <strong>per</strong> <strong>la</strong> gestione dell’edilizia sociale).Il ruolo delle housing associations è molto cresciuto, specialmente a Londrae nel sud del paese, e <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di alloggi gestiti in tutto il Regno Unitoè passata dal 2,2% del 1981 all’8,3% del 2006 (tab. 52).Si tratta di società di mutuo soccorso che hanno una lunga storia in GranBretagna e che fino agli anni ’70 coprivano appena il 2,3% del patrimonio.Le housing associations sono organizzazioni senza scopo di lucro (in cuiquindi non è prevista <strong>la</strong> redistribuzione dei profitti, bensì il loro reinvestimentonelle attività stesse); che includono una componente specifica di <strong>la</strong>vorovolontario e che sono autonome dal governo e dotate di capacità di autogoverno.L’obiettivo di fondo di queste associazioni (che sono più di 2.000, moltedelle quali di modeste dimensioni) è quello di fornire, grazie anche afinanziamenti pubblici, alloggi mediante l’affitto e <strong>la</strong> proprietà a carattereindiviso a quelle fasce svantaggiate (tra cui gli immigrati) che non sono ingrado di acquistare abitazioni sul libero mercato, e/o non possiedono irequisiti <strong>per</strong> accedere all’affitto di alloggi di proprietà comunali. I serviziofferti sono sia a carattere prettamente immobiliare che sociale (con servizidi accompagnamento destinati ai soggetti con partico<strong>la</strong>ri esigenze comeanziani, madri sole, ecc.) e territoriale (azioni di rigenerazione urbana, ecc.).Le <strong>Housing</strong> Associations sono rego<strong>la</strong>te dall’<strong>Housing</strong> Corporation, un’agenziacon potere esecutivo che fa riferimento agli enti comunali e ai governilocali.La su<strong>per</strong>visione da parte del governo britannico è assicurata da diversisoggetti nei singoli stati: in Scozia dallo Scottish Executive, in Galles dal<strong>la</strong>National Assembly of Wales (che agisce anche da soggetto finanziatore erego<strong>la</strong>tore) e nell’Ir<strong>la</strong>nda del Nord dal<strong>la</strong> Northern Ire<strong>la</strong>nd Assembly.I soggetti rego<strong>la</strong>tori e finanziatori o le <strong>Housing</strong> Authorities sonorispettivamente Communities Scot<strong>la</strong>nd, the Northern Ire<strong>la</strong>nd <strong>Housing</strong>executive assieme al Dipartimento di Sviluppo <strong>Social</strong>e e l’Assembleanazionale del Galles.158


868_08Per rendersi conto del<strong>la</strong> dimensione di questi organismi basti pensare che <strong>la</strong>NHF (ex Federazione nazionale delle coo<strong>per</strong>ative edilizie) ha dichiaratoall'inizio del 2003 di raggruppare al suo interno 1400 organizzazioni senzascopo di lucro, e di gestire circa 1,8 milioni di abitazioni in tutta l'Inghilterra.Criteri di attribuzione e modalità di occupazione degli alloggiNel Regno Unito ogni amministrazione comunale definisce uno schema cheattraverso un punteggio individua i soggetti prioritari <strong>per</strong> l’attribuzione deglialloggi e le conseguenti liste di attesa.A livello nazionale il governo indica alle amministrazioni comunali alcunecategorie prioritarie <strong>per</strong> l’assegnazione degli alloggi: si trattaprincipalmente di soggetti senza <strong>casa</strong>, individui che vivono in abitazionimalsane, sovraffol<strong>la</strong>te o insoddisfacenti, quelli con esigenze mediche o diwelfare, oppure chi ha un’esigenza irrinunciabile ai fini del<strong>la</strong> sopravvivenzadi muoversi verso una partico<strong>la</strong>re località nel distretto dell’autoritàcompetente.Oltre ciò i criteri di attribuzione fanno riferimento al luogo di residenza delrichiedente, al<strong>la</strong> sua situazione finanziaria (ad esempio se usufruisce disussidi economici o se è in cassa integrazione), al tempo già passato in listadi attesa. In tutti gli stati del Regno Unito c’è <strong>la</strong> possibilità <strong>per</strong> gli occupantidegli alloggi sociali di accedere al<strong>la</strong> proprietà.8.3.2. Situazione attuale e priorità <strong>per</strong> il social housingNel Regno Unito <strong>la</strong> domanda abitativa corre molto più velocementedell’offerta. I recenti incrementi dei sa<strong>la</strong>ri non sono riusciti a star dietroall’aumento dei prezzi delle case. Attualmente il prezzo medio delleabitazioni è circa 11 volte quello dei redditi; già nel 2005 i prezzi medi divendita erano cresciuti del 156% in più rispetto al 1997, mentre i redditi, nellostesso <strong>per</strong>iodo, avevano subito un incremento pari a solo il 35%.L’elevata e prolungata domanda abitativa ad oggi non è ancora statarisolta da alcun ampliamento del patrimonio abitativo a disposizione. Lacarenza di alloggi ha contribuito all’aumento dei prezzi, richiedendo cosìda parte delle <strong>pubbliche</strong> amministrazioni sforzi addizionali <strong>per</strong> il settoredell’housing sociale; cosicché <strong>per</strong> una crescente e <strong>la</strong>rga parte del<strong>la</strong>159


868_08popo<strong>la</strong>zione, l’unico modo <strong>per</strong> far fronte al<strong>la</strong> questione abitativa è utilizzaregli aiuti economici.In partico<strong>la</strong>re nel<strong>la</strong> so<strong>la</strong> Inghilterra dal 2001 al 2006 <strong>la</strong> lista di attesa <strong>per</strong>l’edilizia sociale è cresciuta del 60%, passando da 1.039.265 famiglierichiedenti nel 2001 a 1.634.301 famiglie nel 2006. La soddisfazione del<strong>la</strong>domanda abitativa richiederebbe <strong>la</strong> costruzione di 70.000 nuovi alloggisociali l’anno, dei quali 50.000 dovrebbero essere destinati all’affitto e20.000 all’acquisto, ciononostante nel 2005-06 <strong>la</strong> previsione di costruzione<strong>per</strong> l’edilizia sociale era di circa 40.000 nuovi alloggi.Anche nell’Ir<strong>la</strong>nda del Nord, <strong>la</strong> scarsa disponibilità di alloggi a prezzisostenibili sta causando una forte pressione su tutti i settori del mercatoabitativo, portando anche ad un aumento delle liste di attesa <strong>per</strong> glialloggi sociali, pari a 36.182 richiedenti, e ad un corrispondente incrementodelle <strong>per</strong>sone in difficoltà o addirittura senza <strong>casa</strong>.Nell’ambito del Comprehensive Spending Review, lo Stato inglese ha messoa disposizione <strong>per</strong> il triennio che va dal 2008 al 2010-2011, un investimento dicirca 8 miliardi di sterline (pari a circa 10 miliardi di euro), incrementando di3 miliardi di sterline <strong>la</strong> cifra messa a disposizione rispetto al precedente<strong>per</strong>iodo di spesa. Le azioni future sono state poi illustrate nel Government’s<strong>Housing</strong> Green Pa<strong>per</strong>.Il governo inglese si è impegnato a realizzare 3 milioni di case in più entro il2020 e almeno 70.000 nuove case a basso costo l’anno entro il 2010-2011.Il Piano punta al<strong>la</strong> promozione di un maggior numero di case attraverso ilsostegno al settore delle costruzioni, l’incremento degli investimenti e <strong>la</strong>definizione di nuove strade <strong>per</strong> <strong>la</strong> determinazione e l’utilizzo delle aree disviluppo. Secondariamente punta ad offrire maggiori opportunità dihousing sociale, anche attraverso una più rapida realizzazione delleabitazioni grazie allo sblocco del sistema pianificatorio e al<strong>la</strong> liberazione diaree di sviluppo.Mira infine all’incremento dell’offerta di case a basso costo <strong>per</strong> <strong>la</strong> proprietàanche grazie a mutui a basso prezzo.160


868_08Tab. 54 - Regno Unito: alloggi <strong>per</strong> titolo di godimento: 1981-2006 (val.%)Titologodimentodi1981 1992 2001 2006In proprietà 57,6 66,1 69,4 70,2In affitto da privati 11,0 9,6 9,7 11,3Local Authority 29,2 21,2 14,5 10,2<strong>Housing</strong>2,2 3,1 6,4 8,3associationTotale 100,0 100,0 100,0 100,0Fonte: e<strong>la</strong>borazione Censis su dati UK <strong>Housing</strong> Review, 2007161


868_088.4. Spagna8.4.1. Introduzione al sistema del social housing in SpagnaLa Spagna, dopo aver conosciuto un <strong>per</strong>iodo di intensa crescita nel<strong>la</strong>produzione nel settore residenziale, in cui le costruzioni di nuove abitazioni siattestavano tra le 700.000 e il milione di unità (più o meno quanto in tutta <strong>la</strong>Francia, Germania e Gran Bretagna messi insieme), sta facendo i conti conun improvviso arresto del settore generato dal<strong>la</strong> crisi dei subprime e dagliaumenti dei tassi che hanno stroncato <strong>la</strong> propensione all’acquisto deglispagnoli. Per conseguenza, nel giro di pochi mesi, hanno chiuso 40.000<strong>agenzie</strong> immobiliari e si è registrato un blocco delle nuove costruzioni conun immediato impatto sui livelli occupazionali. Secondo un recenterapporto del<strong>la</strong> Deutsche Bank, <strong>per</strong> il 2008 si prevede una diminuzione pari al49% delle nuove costruzioni, assieme ad un calo dei prezzi delle case che,nel giro di tre anni, potrebbe su<strong>per</strong>are il 20%. Situazione inevitabile vista <strong>la</strong>presenza sul territorio di uno stock di un milione di case invendute.Nel 2006 le vendite registrate di appartamenti sono scese di oltre il 7%rispetto l’anno precedente. Il fenomeno è risultato più marcato nelcomparto delle nuove abitazioni (-12,4%) rispetto a quello degli alloggi giàabitati (-5%). Per quanto riguarda gli investimenti stranieri nel settoreabitativo sono ca<strong>la</strong>ti <strong>per</strong> il terzo anno consecutivo (-11%). Si tratta di unchiaro segnale dell’inizio di un lento declino nello sviluppo del settoreprivato del<strong>la</strong> <strong>casa</strong>.Per quanto riguarda il mercato delle compravendite l’aumento dei prezzidal 1998 al 2006 è stato pari al 183,2% e ha raggiunto il 200% in quattroregioni (Baleari, Murcia, Andalusia e Valencia). Nel 1999 <strong>per</strong> comprare una<strong>casa</strong> era necessario aprire un mutuo corrispondente al 25,3% del redditofamiliare. Ad oggi, a seguito dell’innalzamento dei prezzi e delle rate deimutui bancari (4,09% <strong>per</strong> il 2007), l’acquisto di una <strong>casa</strong> richiede un mutuoche impegni fra il 46,6% (mutui a 25 anni) e il 53,3% (mutui a 20 anni) delreddito familiare.Nel settore del<strong>la</strong> produzione di housing sociale, <strong>per</strong> <strong>la</strong> Spagna,tradizionalmente un paese con una scarsissimo stock di edilizia sociale, ci siattende un proseguimento nel<strong>la</strong> crescita. Dal 1990, quando ancora levendite del settore privato avevano prezzi sostenibili, il governo si èprogressivamente disimpegnato dalle politiche <strong>per</strong> l’housing, riducendonotevolmente <strong>la</strong> produzione di edilizia sociale. Gli alloggi in affitto al 2004rappresentavano appena l’11% dello stock totale. Al<strong>la</strong> stessa data l’edilizia162


868_08sociale era pari ad appena l’1% dell’intero patrimonio edilizio e a solol’11,6% dello stock in locazione.Con l’innalzamento dei prezzi e <strong>la</strong> conseguente riduzione dell’accessoall’acquisto del<strong>la</strong> <strong>casa</strong>, <strong>la</strong> domanda <strong>per</strong> abitazioni a basso costo èaumentata, al punto che diverse categorie sociali, incluse le famiglie amedio reddito, non hanno più avuto accesso al mercato abitativo,generando una questione molto spinosa <strong>per</strong> tutto il Paese.Mission e organizzazione dell’housing sociale del governo spagnoloIl mercato delle abitazioni in Spagna è fortemente orientato verso <strong>la</strong>proprietà del<strong>la</strong> <strong>casa</strong>. Come mostra <strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 54, solo una picco<strong>la</strong> quotadello stock di abitazioni è destinata all’affitto, mentre fra le prime casequelle in proprietà sono pari a circa l’87% del totale (dati 2007).Tuttavia bisogna tener conto che, come indicato nel<strong>la</strong> tabel<strong>la</strong> 55, ilpatrimonio abitativo in locazione è fortemente concentrato nelle grandiaree metropolitane del paese. In queste zone <strong>la</strong> <strong>per</strong>centuale di abitazioniin affitto si avvicina maggiormente agli standard europei.A partire dal 1963, il governo spagnolo ha definito, mediante il regiodecreto 2131/1963, <strong>la</strong> Vivienda de Protección Oficial (VPO, ancheconosciuta come Vivienda con Protección Publica o Vivienda Protegida).Si tratta di una tipologia di edilizia parzialmente sovvenzionata dal<strong>la</strong>pubblica amministrazione spagno<strong>la</strong>, il cui obiettivo è l’agevo<strong>la</strong>zionedell’acquisto (e talvolta dell’affitto) <strong>per</strong> <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione a basso reddito. Ibenefici legati ad un alloggio c<strong>la</strong>ssificato come VPO sono indirizzati sia alcostruttore (o al promotore) che all’acquirente.Il costruttore, impegnandosi a vendere l’abitazione entro un tetto di prezzomassimo fissato dal<strong>la</strong> pubblica amministrazione di competenza che ingenere è abbastanza al di sotto dei prezzi di mercato, riceve in cambio ifinanziamenti <strong>per</strong> gran parte del progetto (80%) ad un basso tasso diinteresse. In alcuni casi inoltre le amministrazioni <strong>pubbliche</strong> impongono <strong>la</strong>costruzione di edifici in VPO come condizione necessaria al<strong>la</strong> costruzione dicase <strong>per</strong> il libero mercato.L’acquirente invece ottiene una <strong>casa</strong> ad un prezzo notevolmente inferiorea quello di mercato (talvolta anche sussidi nel<strong>la</strong> forma di prestiti a interessiridotti). In cambio <strong>la</strong> <strong>casa</strong> avrà una normativa di uso e di vendita speciale:<strong>per</strong> prima cosa deve essere il domicilio abituale dell’acquirente, esecondariamente, nel caso quest’ultimo desiderasse vendere l’alloggio, il163


868_08prezzo sarebbe fissato dal<strong>la</strong> pubblica amministrazione di riferimento chepossiede anche il diritto preferenziale <strong>per</strong> l’acquisto.I sussidi statali <strong>per</strong> le abitazioni VPO ad oggi aiutano a finanziare circa100.000 abitazioni all’anno. I proprietari degli alloggi sono soggetti ad unospeciale regime che impone uno stretto controllo e consistenti limitazioni suiprezzi. Gli alloggi mantengono il loro status di VPO <strong>per</strong> 30 anni. Le stimeevidenziano che in tutto il territorio nazionale, il settore del<strong>la</strong> “viviendaprotegida” è pari a poco più dell’11% dello stock abitativo disponibile (tab.38). La spesa <strong>per</strong> una <strong>casa</strong> “protetta” varia tra il 19 e il 35% del redditofamiliare, a seconda del<strong>la</strong> tipologia dell’appartamento.In tutta <strong>la</strong> nazione, l’altissima domanda di “vivienda protegida” ha portatoal<strong>la</strong> creazione di più compagnie di housing pubblico.Dal 2001 al 2007 lo stock di abitazioni a regime protetto è cresciuta del7,3% contro una crescita pari al 17,7% delle abitazioni a libero mercato(tab. 53). Mentre se andiamo a vedere il numero di nuove abitazionicostruite l’anno, si è passati dalle 15.069 del 2002 alle 42.651 del 2007. (tab.56)Attori, enti ed o<strong>per</strong>atori coinvoltiLa costruzione delle “viviendas protegida” è prerogativa di diversesoggettualità tenute unicamente a rispettare i criteri stabiliti dal<strong>la</strong> legge; sitratta principalmente di organi statali, governi regionali, municipalità,aziende <strong>pubbliche</strong>, società miste pubblico-private, associazioni, impresecommerciali, coo<strong>per</strong>ative, organizzazioni no profit, ma anche privaticittadini. Inoltre alcune abitazioni in affitto sociale sono rese disponibili daprovider pubblici (circa 200.000); in questo caso è possibile rintracciaredifferenti schemi di proprietà condivisa che variano nelle singole ComunitàAutonome.Le coo<strong>per</strong>ative di housing partecipano al<strong>la</strong> costruzione delle “viviendasprotegida”, sebbene loro stesse o<strong>per</strong>ino anche sul libero mercato. Oltre aquesto si occupano anche di fornire un limitato numero di appartamenti<strong>per</strong> l’affitto.Il settore del<strong>la</strong> coo<strong>per</strong>ative di housing sociale ha sofferto dell’incrementodel prezzo del costo del terreno di costruzione e dei costi di costruzione (+28% tra il 2000 e il 2006). Di conseguenza, le nuove costruzioni sono scesedai 35.000 appartamenti costruiti nel 1994 a circa 21.900 nel 2003;recentemente <strong>la</strong> produzione ha iniziato di nuovo a crescere (32.000164


868_08appartamenti nel 2004). Le coo<strong>per</strong>ative di housing hanno anche di recentericominciato a costruire più alloggi che fanno sempre riferimento alle VPO.Criteri di attribuzione e modalità di occupazione degli alloggiIn Spagna i piani <strong>per</strong> l’housing sociale hanno da sempre puntato adun’ampia fascia del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione, stabilendo differenti programmi disostegno in base al livello di reddito dei beneficiari. Le singole ComunitàAutonome utilizzano simili requisiti <strong>per</strong> l’attribuzione degli alloggi: massimalidi reddito, generalmente espressi in multipli dell’IPREM (valori di riferimento<strong>per</strong> le soglie di reddito in Spagna), nessuna disponibilità di altre case,registrazione nelle liste di attesa del territorio.Quando il numero dei potenziali acquirenti su<strong>per</strong>a l’offerta di VPO, leamministrazioni locali sono solite ricorrere al sorteggio <strong>per</strong> decidere isoggetti aggiudicatari.A seguito del<strong>la</strong> recente approvazione del nuovo Piano <strong>per</strong> l’housing che haampliato il suo campo di interesse includendo i richiedenti il cui reddito èsu<strong>per</strong>iore di 6,5 volte il sa<strong>la</strong>rio minimo, diverse famiglie del<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse media sisono ritrovate a non poter più accedere all’edilizia sovvenzionata. Questecategorie hanno <strong>la</strong> possibilità di accedere alle abitazioni “a prezzoconcordato”, che consistono negli appartamenti VPO venduti a <strong>per</strong>sonecon un più alto reddito e ad un prezzo maggiore, rispetto al tradizionalesettore del VPO.Gli alloggi VPO sono a disposizione degli occupanti <strong>per</strong> l’acquisto, anchegrazie a sussidi messi a disposizione a questo scopo.Attualmente le Comunità Autonome stanno implementando diversi modellidi proprietà condivisa <strong>per</strong> i giovani, con <strong>la</strong> possibilità di accedereall’acquisto dopo 7-10 anni (alquiler con opcion de compra).Sistemi di finanziamentoPer l’housing sociale il governo spagnolo promuove e attua convenzionicon le banche commerciali, mettendo anche a disposizione sussidi pubblici<strong>per</strong> <strong>la</strong> realizzazione di nuove abitazioni.Oltre ciò sono previsti aiuti <strong>per</strong> le famiglie che devono far fronte ai prestiticon gli interessi. Per quanto riguarda il regime fiscale, <strong>per</strong> l’housing sociale165


868_08viene applicata l’esenzione dalle tasse locali e aziendali e <strong>la</strong> riduzionedell’IVA.Lo sviluppo dell’edilizia sociale viene incoraggiato soprattutto con gliincentivi fiscali, cioè attraverso esenzioni fiscali <strong>per</strong> gli acquirenti delle case.Per bi<strong>la</strong>nciare l’offerta di housing <strong>per</strong> l’affitto e <strong>per</strong> <strong>la</strong> vendita, viene definitoun regime fiscale preferenziale <strong>per</strong> le aziende, <strong>la</strong> cui principale attività è <strong>la</strong>costruzione e <strong>la</strong> gestione delle case in affitto.8.4.2. Governo e priorità nelle politiche <strong>per</strong> l’housing socialeIl Piano nazionale <strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>casa</strong> 2005-2008 ha portato ad un rilevanteincremento nel<strong>la</strong> produzione di alloggi. Tale piano stabilisce un ampiagamma di aiuti dal <strong>la</strong>to del<strong>la</strong> domanda, includendo misure che puntano afacilitare <strong>la</strong> costruzione di nuovi alloggi, <strong>la</strong> riabilitazione dello stock esistenteed anche l’occupazione di appartamenti vuoti attraverso l’affitto. Inoltre leComunità Autonome hanno iniziato ad integrare i piani nazionali dell’housing con sussidi dal bi<strong>la</strong>ncio regionale, di diverse entità.La politica fiscale, che nel precedente piano veniva applicata in modoindiscriminato favorendo così le <strong>per</strong>sone con alti redditi, è stata modificatain via definitiva: attualmente viene concessa dallo Stato solo una parzialeesenzione dalle tasse sul reddito e solo se l’appartamento viene utilizzatocome residenza <strong>per</strong>manente.Riguardo allo stanziamento del budget, il Piano prevede un incremento nelfinanziamento pubblico <strong>per</strong> il VPO, attraverso lo stanziamento di fondi dallecasse statali. Per l’anno 2007 gli stanziamenti sono stati incrementati del14,4% rispetto al 2006.Sia le Comunità Autonome che le singole municipalità allocano risorse <strong>per</strong><strong>la</strong> promozione dell’housing sociale su base annuale. Inoltre, a seguitodell’introduzione del<strong>la</strong> legis<strong>la</strong>zione regionale sul tema del<strong>la</strong> pianificazioneurbana, nelle nuove aree di sviluppo, almeno il 30% del terreno adisposizione deve essere utilizzata <strong>per</strong> housing sociale. La <strong>per</strong>centualeminima è definita nel<strong>la</strong> nuova legge sull’uso del suolo attualmente indiscussione in Par<strong>la</strong>mento.L’attuale governo mira sostanzialmente ad incrementare il numero dellecase in VPO a 180.000 appartamenti, allo scopo di accrescere l’offertaabitativa <strong>per</strong> le categorie con i redditi più bassi, aumentando quindi <strong>la</strong>soddisfazione da parte di una domanda sempre crescente.166


868_08Il governo spagnolo ha promosso <strong>la</strong> costruzione di oltre 230.000 nuoveabitazioni dal 2004, delle quali 195.000 <strong>per</strong> <strong>la</strong> vendita e 38.000 <strong>per</strong> l’affitto.Gli obiettivi del governo sono:- <strong>la</strong> promozione e <strong>la</strong> costruzione di alloggi protetti sia in acquisto che inaffitto- <strong>la</strong> realizzazione di alloggi destinati a categorie specifiche (studentiuniversitari, giovani, famiglie monoparentali ecc)- un forte impulso a promuovere il comparto dell’affitto, un’opzionecomplementare e non antitetica a quel<strong>la</strong> del<strong>la</strong> proprietà.Come si è visto in Spagna l’affitto rappresenta appena l’11% del mercatoabitativo e gli alloggi pubblici in locazione rappresentano poco più dell’1%delle abitazioni protette, una situazione che il Governo intendeurgentemente correggere <strong>per</strong> garantire il diritto al<strong>la</strong> <strong>casa</strong> delle fasce piùdeboli.La svolta si basa su tre interventi:- in primo luogo attraverso incentivi fiscali ed economici <strong>per</strong> le società edi fondi di investimento immobiliare che o<strong>per</strong>ano nell’ambito del<strong>la</strong>promozione, costruzione e commercializzazione di alloggi protetti inregime di affitto. E’ in programma una riforma legis<strong>la</strong>tiva che aiuti <strong>la</strong>cessione di suoli pubblici in diritto di su<strong>per</strong>ficie in modo tale da<strong>per</strong>mettere su questi <strong>la</strong> realizzazione di alloggi in affitto da gestire daparte del promotore <strong>per</strong> un arco di tempo determinato e che poitornano nel<strong>la</strong> disponibilità dell’amministrazione pubblica;- In secondo luogo, un intervento pubblico diretto nel mercato dell’affittosovvenzionato;- in terzo luogo nel prossimo Piano Casa 2009-2012 incrementare ilfinanziamento del<strong>la</strong> costruzione di alloggi protetti in affitto portandolo al40% del totale dei nuovi alloggi protetti dei prossimi 10 anni;- infine continuare nel<strong>la</strong> linea di offrire garanzie ai proprietari e agli inquilini<strong>per</strong> aumentare l’offerta in locazione di alloggi sfitti.167


868_08Tab. 55 - Spagna: stock complessivo delle abitazioni, comprendente prime eseconde case, 2001 e 2007 (v.a., var.%)v.a. 2001 v.a. 2007 var. %2001-2007Abitazioni convenzionate(vivienda protegida) 2.547.121 2.732.317 7,3Abitazioni a liberomercato (vivienda libre) 18.486.638 21.763.527 17,7Totale 21.033.759 24.495.844 16,5Fonte: E<strong>la</strong>borazione Censis su dati Ministerio de Vivienda, Gobierno de Espana,2007Tab. 56 - Spagna: titolo di godimento delle prime casev.a. 2001 v.a. 2007 val. % var. % 2001 -2007In proprietà 12.194.339 14.621.334 87,1 % 19,9In affitto 1.614.221 1.881.402 11,2 % 16,6Altro 375.466 273.986 1,6 % -27,0Totale 14.184.026 16.776.722 100,0 % 18,3Fonte: E<strong>la</strong>borazione Censis su dati Ministerio de Vivienda, Gobierno de Espana,2007168


868_08Tab. 57 - Case in affitto, 2006Regioni val. %Andalusia 13,9%Catalogna 25,7%Comunità di Madrid 18,5%Altro 41,9%Totale 100,0%Fonte: E<strong>la</strong>borazione Censis su dati Ministerio de Vivienda, Gobierno de Espana,2007Tab. 58 - Spagna: nuove costruzioni residenziali <strong>per</strong> anno al netto delle demolizioni,2002 e 2007 (v.a., var. %)v.a. 2002 v.a. 2007 val. %var. % 2002 -2007Abitazioni convenzionatenuove (vivienda protegida) 15.069 42.651 6,7% 183,0Abitazioni a libero mercatonuove o ristrutturate 502.598 594.179 93,3% 18,2(vivienda libre)Totale 517.667 636.830 100,0 % 23,0Fonte: E<strong>la</strong>borazione Censis su dati Ministerio de Vivienda, Gobierno de Espana, 2007169

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