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storia dell'azienda turati dagli anni venti alla riforma fondiaria

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Fabio FontanaCon l’aiuto dell’ing. Soldato di Torino si attuò, quindi, la captazione deltorrente “Levetta”, con lo scopo di portare acqua potabile sul territorio dell’azienda.Vennero investiti moltissimi quattrini ma, in seguito, ad operaultimata, si scoprì che l’acqua non era affatto potabile.Talacchini, reso sempre più nervoso dai continui insuccessi, si guadagnòper di più l’avversità dei contadini di Tricarico, i quali iniziarono nei suoiconfronti una serie di ostilità come l’incendio sistematico di porzioniboschive dell’azienda o il mancato permesso al bestiame di transitare sulleproprietà limitrofe.Tuttavia Talacchini qualcosa realizzò: curò l’inst<strong>alla</strong>zione di due ‘silos’in ferro “Sima”, della capacità di 1.200 q. ciascuno, anche se, purtroppo,l’ambiente sub-arido della provincia materana non consentiva una resaforaggera adeguata a riempirli. Dei 2.500 capi di bestiame immessi sulterritorio non ne rimasero in vita che un centinaio, e questo per mancanzadi cibo, di acqua e per l’assenza di qualsiasi ricovero nei rigidissimi mesiinvernali.Nel 1928 Talacchini venne perciò allontanato dal Turati, il quale, nonostantegli ingentissimi capitali investiti, non ultimi quelli spesi per l’impiantodi una stentata sericoltura, ricavava da “Calle” solo amarezze ed insoddisfazionecrescente.Archiviata anche la parentesi del sig. Bergamaschi, chiamato <strong>alla</strong> direzionenel ’29, ed espressosi in termini favorevoli <strong>alla</strong> liquidazione dei contrattidi mezzadria ed <strong>alla</strong> vendita del bestiame residuo, Turati assunse nel 1930 ilsig. Gaetano Gorgone, uomo di grande esperienza, maturata in Sicilia ed inToscana.Con l’aiuto di questa competente persona, il rag. Turati ripropose il programmadei tredici punti, ripartendo veramente da zero o quasi, se si consideracome dato significativo il patrimonio zootecnico sceso al numero diquattrocento capi, di cui solo quaranta bovini, ma facendo tesoro degliinsuccessi e delle illusioni degli <strong>anni</strong> precedenti.L’opera di ristrutturazione, valutabile in un lungo periodo, necessitòessenzialmente di due cose: tempo e pazienza.Di fatto lo stato dell’azienda era tornato ad essere quello riferito almomento dell’acquisto: incuria e degrado; rescissione dei contratti di mezzadriasostituiti dall’affitto; mancanza assoluta di collegamenti con il paesedi Tricarico; impossibilità di insediarsi sul fondo stesso per la cronica penuriadi acqua potabile oltre che di infrastrutture adeguate.- 36 -

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