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Ideologia di guerra,uso della memoria e la “non storia”Antonio Di DioLa giustificazione della guerra, che nasconde i suoi reali obiettividi predominio e di assoggettamento attraverso la presentazionedi se stessa come “guerra umanitaria”, ci offre lapercezione della misura raggiunta nel capovolgimento della realtà;un ossimoro che non è più tale, poiché non più rappresentativo diuna contraddizione, ma soltanto l’evidenza di un attributo, “umanitario”,che legittima e santifica, secondo canoni pseudo-religiosi(guerra santa), il concetto cui si riferisce. L’accezione positiva,umanitaria di una guerra di predominio imperiale, come quella delKosovo, costituisce l’apice di un percorso di manipolazione delconsenso, che ha reso normale e legittima una guerra non certodifensiva. Quella guerra bandita dalle costituzioni e dalle dichiarazioniinternazionali, per essere giustificata e pronunciata senzavergogna ha dovuto subire, nel suo concetto, un processo di lavaggioe purificazione, passando attraverso gli eufemismi di “operazionedi polizia internazionale”, “guerra preventiva”, ed altrecreative e ipocrite forme di espressione.Ogni impero impone la sua Lingua, non solo nel senso di linguaparlata, ma nel senso di Sistema semantico. Dove gli antichi romaniavevano fatto un Deserto, lo chiamavano Pace.Le intenzioni israeliane di restituire al suo legittimo popolo territorioccupati con la forza vengono definite “generose concessioni”.Questa situazione, pienamente orwelliana, è resa possibile perdue ordini di ragioni: una storico politica, un’altra tecnologico sociale.La prima ragione, quella storico politica, si basa sul contestopolitico in cui si diffonde nel linguaggio l’uso dell’ossimoro,tipica figura retorica dell’ambiguità rassicurante. Il suo uso proliferain epoche di conformismo e repressione, in società nelle qualiviene incoraggiata “la voglia di non sapere”, magari facendolapassare per una delle più lodevoli virtù. La seconda ragione,quella tecnologico-sociale, che rende possibile la costruzione diun sistema semantico di tipo orwelliano. Oggi, con la televisione,non è più necessario ammassare” fisicamente la gentein piazza per “massificarla”. Oggi la stessa operazione è possibilecon la decentralizzazione spaziale televisiva, in cui si èmassificati in piena solitudine.Una delle chiavi culturali del potere per sancire la sua indiscutibileautoreferenzialità sta nella capacità d’imporre, a tutti i livellidi azione e comunicazione, il criterio del trattamento differenziatoe l’indignazione a targhe alterne. “Modelli” sono Auschwitze Hiroshima: Auschwitz è entrato nella percezione collettivacome il frutto dell’Ideologia demoniaca del nazismo, il genocidio“giudeocentrico” per eccellenza, non paragonabile a nessunaltro, il Male assoluto. La colpa assoluta per cui tuttichiedono, invano, perdono. Auschwitz fu consumato a terra, inun periodo di tempo relativamente lungo, da guardie criminalinumerosi che si servivano di strutture tradizionali, visibili: lineeferroviarie, vagoni piombati, filo spinato, forni ecc.. Hiroshima fututt’altra cosa. Fu il trionfo di una tecnologia superiore, neutra,anonima, affidabile, onnipotente e, soprattutto, senza coinvolgimentidiretti. Cenere, non lacrime e sangue. Fu subito interiorizzatala menzogna fondante: le bombe atomiche diHiroshima e Nagasaki avevano “posto fine alla guerra”, salvando“tante vite americane”, si trattò di un’azione di guerra,condotta dall’aria, in un minimo arco di tempo, una Auschwitzistantanea come è stata definita, senza responsabilità soggettivené ideologiche e quindi senza nessun obbligo “morale” dichiederne perdono. L’assuefazione collettiva all’astratto incenerimentodi esseri umani che non h<strong>anno</strong> diritto ad avere nénome né volto è garantita dall’uso spettacolare di questi ossimori.LA “NON STORIA”: la separazione tra ciò che deve e non deveessere ricordato determina il destino degli anniversari. Glieventi storici più importanti secondo la storia ufficiale vengonocommemorati in pompa magna (un classico esempio è l’attaccodi Pearl Harbor), mentre altri anniversari sono relegati all’oblio.Strappandoli alla “non storia” (termine coniato da Noam Chomsky),possiamo imparare molto su noi stessi. Nelson Mandelaè stato cancellato dall’elenco dei terroristi solo nel 2008. L’accusadi terrorismo va e viene, e di solito per ragioni politiche.Nel caso di Mandela serviva a giustificare il sostegno di Reagana uno stato basato sull’a-partheid nella lotta contro una “dellepiù note organizzazioni terroristiche” del mondo, l’African nationalcongress di Mandela. Poi l’accusa è sparita, insieme amolto altro, nelle paludi della “non storia”.GerenzaASud’Europa Junior - Supplemento al settimanale “ASud’Europa” realizzato dal Centro di Studi e iniziative culturali “Pio La Torre” - Onlus. Anno 1 - Numero7 - Palermo, 11 maggio 2015Registrazione presso il tribunale di Palermo 2615/07 - Stampa: in proprioComitato Editoriale: Mario Azzolini, Mario Centorrino, Gemma Contin, Giovanni Fiandaca, Antonio La Spina, Vito Lo Monaco, Franco Nicastro, Bianca Stancanelli,Vincenzo Vasile.Direttore responsabile: Angelo Meli - In redazione: Davide Mancuso - Responsabile della sezione: Naomi Petta - Art Director: Davide MartoranaRedazione: Via Remo Sandron 61 - 90143 Palermo - tel. 091348766 - email: a<strong>sud</strong><strong>europa</strong>@piolatorre.it.II giornale è disponibile anche sul sito internet: www.piolatorre.it; La riproduzione dei testi è possibile solo se viene citata la fonteIn questo numero articoli e commenti di: Giuseppe Castiglione, Lorena Chiofalo, Antonio Di Dio, Martina Di Liberto, Giada Gianfreda

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