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teri forti che ci reputano pecore e contro le menti bigotte che ci taglianole ali.Leopardi non era pazzo, non era ambizioso ma aveva quel flussodi pensieri che non riusciva a trattenere. Quei giudizi sulla vita esull’umanità h<strong>anno</strong> lasciato il vuoto dentro i cuori di molti filosofi e,forse, di molte persone che, tutt’oggi, cercano ancora una felicitàed una realizzazione in questo mondo che è ormai agli sgoccioli.Sarà forse causato dal troppo attaccamento ai beni materiali o allavita stessa?Nel programma Rai3, “PANE QUOTIDIANO”, la conduttrice Concitade Gregorio ha invitato in due rispettive puntate: MassimoDonà (filosofo italiano) nella prima (24/03/14), Mario Martone (regista)e Ippolita di Majo (sceneggiatrice) nella seconda (21/10/14).Il filosofo, nella prima puntata, svela la vera visione filosofica diLeopardi nei confronti delle persone, dei sentimenti, della Naturae della vita. Nella seconda, i due ideatori del film, dedicato al nostrogrande poeta, spiegano la passione e i piccoli dettagli che sinascondono/unificano nel film (potrete trovare le due puntate nelLINK indicato a fine articolo).Massimo Donà, docente di filosofia teoretica al San Raffaele diRoma e grande studioso di Leopardi, presenta il suo libro “Misterogrande. Filosofia di Giacomo Leopardi” (edito Bompiani, 2013). Ilprofessore inizia dicendo che Leopardi ci lascia il concetto di “Speranza”,nonché dono che Prometeo fa agli umani. Tramite il mitoprometeico, la speranza viene spiegata come percorso buio, sconosciutoperché, se fosse ragionata, si trasformerebbe in un progettoo previsione, quasi come se fosse un rapporto scientificocausa-effetto. Essa non ha a che fare con ciò che si vede ma èuna fiducia assoluta in ciò che non si vede e caratterizza in pienol’Uomo. Quest’ultimo è un “condannato a morte”, dice in modo brutaleDonà, perché è finito in sé. Sappiamo cos’è la morte? E’ unacosa certissima, ci aspetta, ma non la sentiamo e non sappiamonulla di specifico su di essa. Potremmo definirla come limite ultimodella vita, che non possiamo vederla.“Sempre caro mi fu quest’ermo colle, E questa siepe, che datanta parte Dell’ultimo orizzonte il guardo esclude. Ma sedendoe mirando, interminati Spazi di là da quella, e sovrumani Silenzi,e profondissima quiete Io nel pensier mi fingo; ove per poco Ilcor non si spaura. Questa poesia così tenue, così ricca di unamusica segreta interna che la si rompe, dicendola”[Vittorio Gassman]Il filosofo continua dicendo che Leopardi era consapevole che ilnostro linguaggioè fatto in modo tale da travisare la verità dellecose perché esso, il logos (dal greco), patisce questa fatica ed ècostretto a DEFINIRE, a CIRCOSCRIVERE, a LIMITARE. In verità,Leopardi ci invita a fare uno sforzo, grazie all’IMMAGINA-ZIONE, per liberare le parole dal significato e dalla loro univocitàe riconsegnarle il più possibile alla VAGHEZZA, quella dimensionesuperiore e non definibile che è il cuore stesso della realtà. Questoconcetto, per Leopardi, è proprio della Naturastessa, la qualenon può essere “detta”. Lo stesso Leopardi si sforza per descriverlama egli la spezza, non la tange minimamente perché essa èpuro suono; non va oltre, non può essere limitata alle paroleumane, è Musica.Alla domanda “per i giovani di oggi, sarebbe opportuno provare ilsentimento diNOIA, propriamente leopardiano?”, Donà fa un’ottimaanalisi. I giovani di oggi corrono, h<strong>anno</strong> le giornate impegnatissime,non si <strong>anno</strong>iano mai. La Noia è un sentimento nobilissimoe altissimo che ci avvicina alla zona poetica. Per Leopardi, il fondodelle cose è l’indifferenza e la noia è proprio questo stato di indifferenzache non è né piacere, né dolore. Forse, tramite questaesperienza, diventiamo più simili alla Natura, dismettendo gli abitidei soggetti che devono “fare” e “realizzare”, che indossiamo ognigiorno. Nella noia e nel silenzio (aggiungerei “fertile e costruttivo”),si sviluppa il pensiero di ogni mente. Leopardi contemplava ilvuoto, non per prendere le distanze dalla vita ma per comprenderlameglio e viverla più a fondo.“Il PESSIMISMO di Leopardi è in realtà un sano e giusto REA-LISMO?”, incalza la conduttrice. A scuola, spesso, si insegnache egli sia stato un pessimista cosmico, addirittura. In realtà,Donà spiega il vero essere di Leopardi: un REALISTA ASSO-LUTO. Il pessimista è colui il quale crede che le cose, gli eventi,la storia siano rivolte contro di lui. Per Leopardi, la Natura nonè nostra nemica poiché noi stessi siamo una delle sue tanteespressioni. Essa non si cura minimamente di noi, come vienespiegato nello scritto “Dialogo della Natura e di un Islandese”,in cui quest’ultimo si arrabbia contro la Natura per la sua vita laceratadai malesseri terreni. La Natura resta INDIFFERENTE e,infine, lo mangia con indifferenza, appunto. Sono gli stessiumani ad “essere fatti male”, o meglio questo è il modo in cuigiudichiamo noi stessi. L’Uomo è tale proprio per le caratteristicheche ha e come tali dobbiamo accettarci. Non bisogna trovareun senso alla Natura poiché non ce l’ha, così come lanostra vita. Stiamo anni, decenni, per trovare un senso al nostrovissuto, alle nostre azioni, ai nostri sentimenti e ai nostripensieri. Perché crucciarsi di questa ricerca? Forse è proprio laRICERCA che ci ruba la maggior parte del tempo e forse le nostreazioni v<strong>anno</strong> fatte a prescindere, per puro diletto. Appuntonel film, Elio Germano nei panni di Leopardi, nelle lettere a PietroGiordani, dice di non voler profitto o fama alcuni; la sua vogliadi andare oltre l’apprendere, ossia lo scrivere e il creare, èuna passione a sé stante, senza altri fini se non il diletto.Per Leopardi, tutto è ILLUSIONE e la nostra ragione spesso cifa credere che le illusioni siano un insieme di bugie che ci raccontiamoma che non abbiano consistenza. In realtà, la ragionestessa dovrebbe capire che l’illusione riguarda tutte le cose,anche le conoscenze razionali, le quali noi pensiamo esseredistinte dall’illusione stessa. Nessun significato per Leopardi, èquello che è; noi non siamo quello che siamo. Dobbiamo impararead utilizzare l’immaginazione per andare oltre: la speranzaè la capacità di farsi delle illusioni.Leopardi, come tutti i grandi pensatori, non vive distaccato dalmondo in cui tutti viviamo. Amava ciò che lo circondava; amavail gelato, i libri, la conoscenza. Egli amava perfino la Natura,che pur vedeva sfiorire e quindi destinata alla consumazione.Ma è proprio questa la sua grandezza: riusciva ad amare nonostantetutto, perché il suo animo era superiore a tutti gli altri.Il messaggio ultimo che ci lascia, tramite La Ginestra, è propriodi amore incontrastato verso gli altri. Proprio sul finire della suavita, capì che la COSCIENZA DEL VERO, nonché l’indifferenzadella Natura e la vita finita dell’Uomo, in tutte le sue sfaccettature,va contrastata (e completata, nel caso della vita umana)con laFILANTROPIA, unico sentimento che ci può salvare l’unl’altro e può definire un vero scopo al soggiorno su questa Terra(anche come DIMENSIONE SOCIALE).11maggio2015 a<strong>sud</strong>’<strong>europa</strong>junior 9

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