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L’informazione perde ma resisteMelania FedericoIl mondo dell’informazione è soggetto ad una radicale trasformazioneche sta rapidamente coinvolgendo forme di consumo,modelli di business, modalità di generazione, composizione eofferta del prodotto informativo, fino ad arrivare alla natura stessadella professione giornalistica. L’Autorità delle Garanzie nelle Comunicazioniha scattato una fotografia ad un settore in trasformazionesvolgendo un’analisi approfondita del sistema informativoitaliano, analizzando ogni componente del sistema nazionale, investigandonedirezione e velocità di cambiamento, anche in funzionedello scenario tecnologico e di mercato. E’ stata cosìeffettuata la disamina della professione giornalistica, realizzata attraversol’Osservatorio sul giornalismo, cioè un’apposita rilevazionecondotta per la prima volta in Italia su un ampio campionedi professionisti dell’informazione (più di 2.300 giornalisti, pari al6,5% dell’universo di riferimento). I dati acquisiti h<strong>anno</strong> permessodi ricostruire l’universo della forza lavoro giornalistica in modo globaleed estensivo. Per l’analisi dell’offerta informativa, la richiestadi informazioni, che ha riguardato il profilo redazionale ed economico,è stata rivolta ad un campione rappresentativo di tutti gli editorinazionali e locali che producono informazione in Italia,consentendo l’integrazione dei dati periodicamente raccolti dall’Autorità.Il rapporto dell’Agcom ha fatto emergere come in Italiaesistano degli ostacoli strutturali al cambiamento che non favorisconol’efficiente allocazione delle risorse con ricadute negativesoprattutto per le fasce di età più giovani e per le donne. La crisidel settore dell’informazione contribuisce a rendere difficile, in questafase, l’ingresso e l’affermazione di una nuova occupazione penalizzandocoloro che si sono appena affacciati alla professione egenerando una frattura rispetto ai giornalisti già strutturati. Il sistemaattuale appare dunque incapace di creare le condizioni necessariead affrontare un cambiamento così radicale come quelloin corso. Peraltro, nella distribuzione territoriale dei giornalisti siregistra uno sbilanciamento a favore delle regioni del Centro-Nord del Paese, legato sia a fenomeni di offerta della notizia(in quanto i maggiori editori h<strong>anno</strong> sede in quelle regioni), siaalle caratteristiche della domanda. Inoltre, si rileva anche unacorrelazione inversa con fenomeni di intimidimento dell’informazioneda parte della criminalità. Ciò evidenzia un drammaticodivario nel Paese, che non può che produrre effetti suqualità e quantità di informazione, soprattutto di tipo locale,nelle varie aree geografiche. Sotto il profilo dinamico, è emersocon evidenza che il progresso delle tecnologie digitali ha prodottoprofondi cambiamenti nelle modalità di offerta delle notizie.In particolare, il rapporto del giornalista con il pubblico(lettore) è diventato sempre più stretto, così come la tendenzaalla specializzazione sembra caratterizzare una parte rilevantedell’informazione. Il giornalista non solo vede modificata la relazionecon il pubblico, ma può diventare egli stesso, tramite leproprie pagine nei social media, un “marchio informativo”, aggiungendosio sostituendosi al brand editoriale di riferimento.Più in generale, cambiano profondamente il ruolo e la naturastessa del giornalista, con trasformazioni nel tipo di attivitàsvolte e nel tempo destinato a ciascuna di esse, nelle fonti informativeimpiegate, negli strumenti utilizzati, nelle modalità dipreparazione dei pezzi (articoli, servizi radiotelevisivi, ecc.), nell’interazionecon il pubblico. L’uso dei social media ha aumentatoil grado di interazione tra giornalisti e pubblico (unmutamento evidenziato dal 41% dei giornalisti), e l’incrementodel numero di ore di lavoro (54%) appare la naturale conseguenzadell’evoluzione multimediale della professione (cosìcome della riduzione delle strutture redazionali). L’approfondimentocondotto dall’Agcom su questo aspetto ha permesso diquantificare la dimensione media delle nuove redazioni dei diversimezzi di informazione. I risultati indicano che la dimensionemedia passa dai 53 addetti dei quotidiani (di cui 16giornalisti, 35 collaboratori esterni e 2 altre figure professionali),ai 21 della Tv, fino ad arrivare ai 9 della radio. Tuttavia, esisteuna marcata differenza tra redazioni di testate nazionali e locali.Non solo le testate nazionali presentano, ovviamente, unadimensione ottimale minima decisamente superiore a quelladelle testate locali, ma nel primo caso l’ordine dei mezzi si invertee la televisione (con circa 80 addetti), sopravanza quotidianie radio. La dimensione locale è contraddistinta semprepiù dalla presenza di pochi addetti (addirittura 5 in media in unaradio locale), dalla dipendenza da figure esterne e, in molti casi,dall’acquisto di format informativi già preconfezionati (cd. service).6 21maggio2015 a<strong>sud</strong>’<strong>europa</strong>

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