Quel sottile filo di seta - Orville Viaggi
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Antonio Barletti<br />
Le terre<br />
più vicine<br />
al cielo<br />
“Questo centro del<br />
cielo, questo nucleo<br />
della terra, questo<br />
cuore del mondo,<br />
cinto <strong>di</strong> nevi”.
Francesco Milanesio<br />
Carla Milone<br />
Gino Arrobbio<br />
Giorgio Casa<strong>di</strong>o<br />
6
7<br />
Ennio Maffei
Tibet<br />
Lhasa, Potala, imponenti scalinate conducono al “Vaticano bud<strong>di</strong>sta”<br />
Mi apprestavo a lasciare <strong>di</strong>etro <strong>di</strong> me un mondo fatto <strong>di</strong> permanenze...<br />
Angelo Ton<strong>di</strong>ni<br />
Nella terra degli dèi...<br />
Il Tibet, questo sterminato altopiano grande quasi quanto l’Europa che separa e<br />
collega allo stesso tempo le steppe mongole alle pianure in<strong>di</strong>ane, è, e soprattutto<br />
è sta to, un immenso crocevia <strong>di</strong> razze, culture, religioni, etnìe e civiltà. Forse nessun<br />
altro luogo dell’Asia ha altrettanto colpito la fantasia e l’inconscio del mondo<br />
oc cidentale. Il Tibet come Shangri-là dello spirito... luogo mitico dove i saggi<br />
potevano volare, do ve la gente era felice, dove alcuni iniziati avevano forse scoperto<br />
il segreto dell’immortalità. Così appariva il Tibet in tanti libri e romanzi<br />
dell’Otto cen to e dei primi de cenni del Novecento Il Tibet, come del resto nessun’altra<br />
nazione del nostro pianeta, non era un mitico para<strong>di</strong>so terrestre, la gente<br />
non era tutta e sempre felice e nessuno aveva scoperto l’elisir <strong>di</strong> lunga vita. <strong>Quel</strong>la<br />
tibetana era pe rò una civiltà <strong>di</strong> grande valore. Poco sviluppata dal punto <strong>di</strong> vista<br />
del progresso materiale era invece incre<strong>di</strong>bilmente progre<strong>di</strong>ta sotto il pro<strong>filo</strong> della<br />
ricerca <strong>filo</strong>sofica e interiore.<br />
8<br />
Angelo Ton<strong>di</strong>ni
...<strong>di</strong> certezze razionali, tempi e luoghi conosciuti, per spiccare un salto...<br />
Lhasa<br />
“Camminavamo velocemente, Tsi Po tala<br />
cresceva a vista d’occhio. Si <strong>di</strong> stin guevano<br />
ora net tamente le linee eleganti e i suoi<br />
numerosi tetti dorati, i cui angoli aguzzi,<br />
cogliendo la luce, lanciavano lampi... Lha<br />
gyalo!, Sia mo a Lhasa!”. (Alexandra David-<br />
Néel, Viag gio <strong>di</strong> una parigina a Lhasa). Nella<br />
valle <strong>di</strong> Lhasa, a 3650 metri <strong>di</strong> altitu<strong>di</strong>ne, si<br />
arriva dopo aver sorvolato le nevi perenni<br />
del l’Himalaya in un’atmosfera netta e trasparente<br />
che dà ai colori una straor<strong>di</strong>naria<br />
smaglianza. Per chi arriva via terra, Lhasa si<br />
an nuncia da lontano con i tetti scintillanti<br />
dell’antico tempio <strong>di</strong> Jokhang e del Potala,<br />
im mensa nave <strong>di</strong> pietra ancorata alla montagna,<br />
palazzo fortezza dalle mille stanze,<br />
pa lazzo tempio delle duecentomila statue<br />
che cu sto<strong>di</strong>sce la storia del Tibet.<br />
9<br />
Lhasa, ingresso del tempio <strong>di</strong> Jokhang<br />
Giovanni Dardanelli<br />
Lhasa, 1940, Hugh Richardson. Tibet oltre la leggenda, Skira, Milano 1998
Tibet<br />
Shigatse, cittadella monastica <strong>di</strong> Tashi Lumpo<br />
nell’altrove, una fuga in avanti, o forse un balzo all’in<strong>di</strong>etro...<br />
Ban<strong>di</strong>erine con le preghiere affidate al vento delle alte quote<br />
Gyantse: un gyamchen, simbolo della fioritura del bud<strong>di</strong>smo, la cupola del Kum Bum e le antiche mura<br />
Deserto, meraviglia, mistero<br />
“I tetti d’oro luccicavano sempre più vivi. Ora si vedono le pareti bianche dei<br />
monasteri. Si scorgono le mura che limitano la città e galoppano sulle creste,<br />
come la Muraglia della Cina. Infine si sentono, portate dal ven to, le voci<br />
pro fonde delle trombe lunghissime suonate nei monasteri. Tra ver sia mo un<br />
torrente; migliaia <strong>di</strong> piccole “preghiere” bianche garriscono alla brez za; i<br />
tet ti d’oro sfavillano come gocce <strong>di</strong> sole cadute fra le colline. È un arrivo da<br />
fa vola. Deserto, meraviglia, mistero. Ed i campani degli yak che riempiono<br />
l’a ria d’un loro canto” (Fosco Maraini, Se greto Tibet).<br />
10<br />
Giuseppe Cavaglià<br />
Angelo Ton<strong>di</strong>ni
Angelo Ton<strong>di</strong>ni<br />
verso il Tibet, alla ricerca <strong>di</strong> quello stato <strong>di</strong> quietitu<strong>di</strong>ne...<br />
“Om mani padme hum„<br />
Shigatse, le eleganti architetture <strong>di</strong> Tashi Lumpo. Sui tetti in bronzo dorato svettano i simboli del Bud<strong>di</strong>smo<br />
I mulini <strong>di</strong> preghiera <strong>di</strong>ffondono il sacro mantra Gyantse, pagoda <strong>di</strong> Kum Bum Offerte agli dèi: fiori e lampade votive<br />
Giancarlo Corbellini<br />
“Om mani padme hum - Salve, o gioiello (Buddha) nel fiore <strong>di</strong> loto (il mondo)”. Invocazione, litania liturgica che si spande all’unisono tra le<br />
mura dei monasteri, tra le mille raffigurazioni del Buddha, le immagini <strong>di</strong> dèi e demoni, ora serene ora terrifiche, nell’ardere dei lumi che<br />
devoti e pellegrini alimentano con burro <strong>di</strong> yak mentre procedono in senso orario prosternandosi sino a toccare con la fronte le sacre effigi.<br />
Centro religioso per eccellenza, il monastero è il luogo dove si celebrano i rituali e le complesse liturgie dei cui effetti godranno non solo<br />
i monaci officianti ma la società intera. Inoltre nel gompa vivono e insegnano i lama, i venerati maestri spirituali detentori <strong>di</strong> una conoscenza<br />
antica e preziosa <strong>di</strong> fronte alla quale ogni tibetano prova una reale ed autentica reverenza.<br />
11<br />
G. Crivelli<br />
Giovanni Dardanelli
Tibet<br />
Il monastero-fortezza <strong>di</strong> Yumbulakang, la costruzione più antica del Tibet<br />
Elogio della vita lenta<br />
“Si fa tutto con calma, con quell’equilibrio <strong>di</strong> cui s’è perduto in occidente perfino il ricordo. Noi corriamo che ci manca il fia to. Essi hanno il tempo<br />
per <strong>di</strong>menticare il tempo: che è il segreto per vivere ancora con se stessi” (G. Tucci). La vita scorre se condo ritmi ancestrali, gesti misurati per com -<br />
pie re riti domestici e quoti<strong>di</strong>ani. Le ca se rurali sono generalmente ad un solo pia no, con pochi ambienti dove trovano spa zio arnesi e derrate ali men -<br />
tari, una cu cina ed una sala dove non mancano i cuscini dove abitualmente ci si siede per consumare i pasti ed il té. Le fastose decorazioni che or -<br />
nano gli esterni dei templi trovano rispondenza all’interno della casa nelle piccole cappelle, che sono decorate da pitture, offerte, lumini e pic cole<br />
scul ture: tut to con l’amore dei tibetani per il colore e per i dettagli: nelle vesti e nei gioielli il turchese, il corallo ed il verde brillante so no i preferiti.<br />
Il monastero <strong>di</strong> Sera. Qui soggiornò padre Ippolito Desideri agli inizi del ‘700<br />
12<br />
Giuseppe Cavagliá<br />
Bruno Zanzottera<br />
Ennio Maffei<br />
Monaco con yak <strong>di</strong> fronte al monastero <strong>di</strong> Drepung<br />
Giuseppe Cavagliá
Le case <strong>di</strong> Sakya ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> un possente monastero<br />
...che solo si trova nei gran<strong>di</strong> spazi, nella voce del vento...<br />
Ornamenti in argento, turchese e corallo fossile<br />
Gino Arrobbio Finestra <strong>di</strong> monastero. Ogni elemento ha un preciso significato simbolico<br />
Andrea Alborno<br />
Giuseppe Cavaglià<br />
Il pödum è la tipica acconciatura tibetana in oro e turchese<br />
Giancarlo Corbellini
Bruno Zanzottera<br />
Tibet<br />
...ovunque colori e figure apotropaiche e protettive segnavano<br />
Esploratori dell’animo<br />
Il Tibet è stato il Paese in cui il monastero e la figura del monaco hanno<br />
raggiunto un prestigio e un’importanza mai ottenuti altrove. Gompa<br />
gran<strong>di</strong> o piccoli, ricchi o poveri, appartenenti a questa o quella scuola del<br />
Bud<strong>di</strong>smo tantrico, svolgevano tutti un ruolo fondamentale all’interno del<br />
mondo tibetano. Tra<strong>di</strong>zionalmente il monastero era anche un centro <strong>di</strong><br />
cultura, scuola per l’appren<strong>di</strong>stato <strong>di</strong> materie laiche come la matematica,<br />
la scrittura, la pittura, la me<strong>di</strong>cina, luogo d'incontro della gente in occasione<br />
della celebrazioni per le principali festività dell’anno tibetano. Fino<br />
all’intervento cinese numerosi erano i gompa che ospitavano stabilmente<br />
dai mille ai duemila monaci e, nella zona <strong>di</strong> Lhasa, i famosi “Tre Gioielli<br />
dello Stato”, Sera, Drepung e Ganden, arrivavano a contare dai sei ai settemila<br />
religiosi. L’istituzione monastica tibetana ha consentito ad una<br />
notevole parte dell’ere<strong>di</strong>tà spirituale del Tibet <strong>di</strong> trasmettersi e perpetuarsi<br />
nel corso dei secoli.<br />
14<br />
Giuseppe Tommasi<br />
Nella penombra dei monasteri si consumano antichi rituali
La fortezza <strong>di</strong> Gyantse, figlia della rupe<br />
Immagini sacre <strong>di</strong>pinte sui massi lungo i percorsi dei pellegrini<br />
il cammino verso villaggi remoti, incoronati da <strong>di</strong>ademi <strong>di</strong> montagne...<br />
15<br />
Villaggio adagiato ai pie<strong>di</strong> delle montagne lungo la Transhimalayana<br />
Giorgio Casa<strong>di</strong>o<br />
Giancarlo Corbellini
Tibet<br />
Gino Gomba<br />
Sopra: Accensione <strong>di</strong> lumi sotto le volte riccamente affrescate del tempio<br />
A fianco: Tamburo <strong>di</strong> preghiera<br />
...e mentre nella penombra<br />
dei monasteri mille luci <strong>di</strong> preghiera<br />
brillavano, i tung-chen scan<strong>di</strong>vano<br />
richiami ancestrali...<br />
Suoni profon<strong>di</strong>, odori inebrianti<br />
Il suono del tung-chen, dai toni bassi e profon<strong>di</strong>, fa vibrare corde profonde e misteriose:<br />
colpisce il ventre prima della testa, rinnova sensazioni arcaiche, pone il corpo<br />
in relazione osmotica con l’universo, mentre le trombe gyaling richiamano i confratelli<br />
per l’inizio <strong>di</strong> una funzione religiosa: la concentrazione è massima, gli odori forti<br />
e inebrianti, i colori sono squillanti. Da un’altra parte, cembali e tamburi accompagnano<br />
danze complesse, quasi sacre rappresentazioni <strong>di</strong> un me<strong>di</strong>oevo d’Asia, dove<br />
danzatori mascherati assumono movenze antichissime e rituali.<br />
16<br />
Angelo Ton<strong>di</strong>ni<br />
Carla Milone
Uomini o dèi?<br />
Bruno Zanzottera<br />
vibrazioni dell’aria, maschere terrifiche, segni che proteggono...<br />
La policromia <strong>di</strong> costumi, maschere e ornamenti, i suoni profon<strong>di</strong> e drammatici degli strumenti musicali, la potenza simbolica dei movimenti dei<br />
danzatori e le stesse valenze archetipiche delle “storie meravigliose”, raccontate tramite i cham, sono “comunicazioni” che toccano con grande<br />
forza il cuore e la mente <strong>di</strong> quanti assistono alla sacra rappresentazione. Queste danze si tengono solitamente nei cortili dei monasteri del Tibet<br />
e della regione himalayana in occasione <strong>di</strong> feste. I monaci danzano per ore e ore raccontando alla folla che assiste i gran<strong>di</strong> misteri delle fede.<br />
Momento liturgico, me<strong>di</strong>tazione in movimento, preghiera danzata, il cham è un elemento essenziale del “training” monastico. At tra ver so particolari<br />
visualizzazioni e me<strong>di</strong>tazioni il danzatore “entra” nel personaggio e a poco a poco “<strong>di</strong>venta” la <strong>di</strong>vinità che incarna sulla scena acquisendone<br />
le caratteristiche positive. È questo il principale significato del cham. Portare il danzatore a <strong>di</strong>venire un tutt’uno con l’archetipo spirituale<br />
rappresentato da questa o quella particolare <strong>di</strong>vinità e, attraverso il potere trasfigurativo della danza, raggiungere quegli elevati stati mentali <strong>di</strong><br />
cui le <strong>di</strong>fferenti figure dell’universo religioso altro non sono che simboli ed immagini chiare e comprensibili a tutti.<br />
17<br />
Giorgio Casa<strong>di</strong>o
Tibet<br />
18<br />
Bruno Zanzottera Bruno Zanzottera<br />
Giovanni Dardanelli
I gran<strong>di</strong> pascoli ai pie<strong>di</strong> dell’Himalaya<br />
“Tashi Deleg”, che la buona sorte ti accompagni...<br />
In pellegrinaggio al Monte Kailas<br />
Francesco Milanesio<br />
Giancarlo Corbellini<br />
Preghiere e corna <strong>di</strong> yak, offerte <strong>di</strong> pellegrini agli dèi della montagna<br />
Gino Arrobbbio
Tibet<br />
Il Monte Kailas, la cima sacra ed inviolata (6714 m)<br />
20<br />
Francesco Milanesio<br />
Verso il Kailas: spazio e silenzi senza confini<br />
...e la Montagna<br />
pretende rispetto:<br />
non salita, ma <strong>di</strong>scesa<br />
in se stessi...<br />
Kailas, la pagoda<br />
<strong>di</strong> cristallo<br />
“La profezia <strong>di</strong> Buddha <strong>di</strong>ce in gran verità/che questa<br />
montagna <strong>di</strong> neve è l'ombelico del mondo/un luogo<br />
dove danzano i leopar<strong>di</strong> delle nevi/La vetta della<br />
mon tagna, quella pagoda che sembra <strong>di</strong> cristallo/è il<br />
bianco e scintillante palazzo <strong>di</strong> Demchog.../Questo è<br />
il grande luogo degli yogi perfetti/qui si può raggiungere<br />
la perfezione trascendentale/non esiste al -<br />
tro luogo più splen <strong>di</strong>do <strong>di</strong> questo/non esiste altro<br />
luo go più meraviglioso”. Così Milarepa, grande poe -<br />
ta, mistico ed eremita, cantava nel XII secolo il mitico<br />
Kailas, <strong>di</strong>mora degli dèi e centro dell’universo per<br />
le popolazioni indo-tibetiche. Gli indù lo considerano<br />
il mistico para<strong>di</strong>so <strong>di</strong> Shiva dove il <strong>di</strong>o siede in perenne<br />
me<strong>di</strong>tazione con la sua consorte Parvati. Per i ti -<br />
betani <strong>di</strong> fede Bon il Kailas è il “gigante <strong>di</strong> cristallo”<br />
sul quale Thonpa Shenrab, fondatore della religione<br />
Bon, <strong>di</strong>scese sulla terra dal cielo. Per i tibetani bud<strong>di</strong>sti,<br />
infine, il Kailas è la <strong>di</strong>mora della <strong>di</strong>vinità tan tri -<br />
ca Chakrasa mvara e della sua consorte Vajravarahi.<br />
Francesco Milanesio
Giancarlo Corbellini<br />
Interno <strong>di</strong> una casa tibetana<br />
...guardo il mondo con gli occhi del vecchio...<br />
Dove pulsa il cuore dell’Asia<br />
Oggi molte cose sono cambiate sul “Tetto del Mondo” ma questo cuore dell’Asia continua ad esercitare un fascino irresistibile agli occhi del<br />
mondo. Gli sterminati altipiani, le sciabolate <strong>di</strong> luce pura come il cristallo, i tesori artistici sopravvissuti alle <strong>di</strong>struzioni della Rivoluzione<br />
Culturale, i laghi d’alta quota, i mari d’erba dei pascoli, gli accampamenti dei noma<strong>di</strong> al limitare dell’orizzonte e una <strong>di</strong>mensione insolita dell’animo<br />
umano, sono “meraviglie” che il Tibet regala al viaggiatore che ne percorre le <strong>di</strong>stese sconfinate. Perso nel dedalo dei monasteri,<br />
seduto sulle rive dello Tsang-po o nelle solitu<strong>di</strong>ni inviolate del lago <strong>di</strong> Lhamo Latso, vedendo apparire dal nulla due pellegrini e osservandoli<br />
scomparire nel nulla lungo un sentiero deserto <strong>di</strong> montagna, ancora oggi il visitatore può u<strong>di</strong>re il pulsare <strong>di</strong> questo antico cuore dell’Asia.<br />
21<br />
Francesco Milanesio<br />
Francesco Milanesio<br />
Francesco Milanesio
Nepal<br />
...là dove il Sagarmatha è la “testa del cielo”, oltre i ginepri<br />
Chomolungma, la dea madre per i tibetani, Sagarmatha per i nepalesi, Everest (8848 m): ultimo gra<strong>di</strong>no della terra verso il cielo. In primo piano il Nuptse (7879 m)<br />
Pietro Tarallo<br />
Pietro Tarallo<br />
Giancarlo Corbellini
e i rododendri delle sue valli, traguardo ambìto, meta dello spirito...<br />
Nepal, l’armonia<br />
delle <strong>di</strong>versità<br />
Il Nepal staglia contro le stelle otto delle<br />
quattor<strong>di</strong>ci vette che superano gli 8000<br />
metri, in una progressione spettacolare che<br />
fa dell’Eve rest l’ultimo gra<strong>di</strong>no della terra<br />
sospeso nello spazio. Qui le cime più alte del<br />
mondo si scontrano con le foreste tropicali<br />
e le pianure coltivate, il candore delle nevi<br />
eterne si fonde con il verde delle giungle in<br />
uno spazio così breve che l’uomo non può<br />
non restarne coinvolto. Posto al limitare <strong>di</strong><br />
due gran<strong>di</strong> culture, la cinese e l’in<strong>di</strong>ana, il<br />
Nepal è stato luogo <strong>di</strong> interme<strong>di</strong>azione tra<br />
conflittualità etniche, religiose, politiche,<br />
crocevia secolare dove fe<strong>di</strong> e riti si intersecano<br />
e si sovrappongono. È in Nepal che i<br />
profughi tibetani vanno a pregare il Buddha<br />
nei templi <strong>di</strong> Vishnu. È in Nepal che le lunghe<br />
mani <strong>di</strong> Shiva abbracciano monaci<br />
lamaisti avvolti in vesti color zafferano,<br />
mentre sgranano corone <strong>di</strong> preghiere.<br />
Contrasto <strong>di</strong> paesaggi, <strong>di</strong> genti e colori,<br />
culture e spiritualità <strong>di</strong>verse: <strong>di</strong> colpo il<br />
viaggiatore si rende conto <strong>di</strong> essere giunto<br />
nell’amalgama più eterogeneo delle<br />
genti, evidenziato da una natura imponente<br />
che per sua stessa indole suggerisce<br />
l’armonia nelle <strong>di</strong>fferenze.<br />
Valle <strong>di</strong> Kathmandu, le gra<strong>di</strong>nate sul fiume Bagmati<br />
G. Crivelli<br />
Giancarlo Corbellini<br />
Valle <strong>di</strong> Kathmandu, Bhaktapur, all’ombra dei templi si batte il grano<br />
23<br />
Pietro Tarallo
Nepal<br />
...nella città sacra, dove ogni cosa tende al cielo...<br />
24<br />
Pietro Tarallo<br />
Kathmandu<br />
e le città dei Malla<br />
La visita alla valle <strong>di</strong> Kathmandu è un percorso<br />
nella storia del Nepal, che fu <strong>di</strong>viso alcuni<br />
secoli fa tra i tre figli del re Yaksha Malla. Si -<br />
tua te in una valle sbarrata da montagne <strong>di</strong> ol -<br />
tre 6000 metri, a pochi chilometri l’una dall’altra,<br />
queste favolose città d’un tempo<br />
riservano, no nostante l’influenza occidentale,<br />
spac cati <strong>di</strong> vita immutati nei secoli. Gran<strong>di</strong> pa -<br />
gode e templi, spazi aperti affollati <strong>di</strong> statue e<br />
<strong>di</strong>vinità, colonne e legni istoriati, dettagli me -<br />
ravigliosi ed affascinanti: la struttura urbana<br />
<strong>di</strong> Kantipur, l’o<strong>di</strong>erna Kat hman du, <strong>di</strong> Lalitpur<br />
e Bhakta-pur, oggi Patan e Bhag daon, rivela<br />
un senso <strong>di</strong> perfezione estetica che si manifesta<br />
in una singolare fusione <strong>di</strong> linee, colori e<br />
pro porzioni. Una folla variopinta si aggira<br />
nel la febbrile animazione dei vicoli; negli antichi<br />
spiazzi gli argentieri battono il metallo e i<br />
vasai lavorano al tornio; lungo il fiume sacro<br />
si lavano i panni, si tingono e mettono ad<br />
asciu gare le stoffe, si cremano i morti; al -<br />
l’om bra dei templi tra pellegrini, sadhu e de -<br />
voti, si avvicenda un universo complesso, do -<br />
ve sacro e profano continuano a vivere in perfetta<br />
simbiosi.<br />
A sinistra: Valle <strong>di</strong> Kathmandu, gli occhi del Buddha<br />
vigilano dalle guglie dei coloratissimi stupa
Pietro Tarallo<br />
Valle <strong>di</strong> Kathmandu, la leggerezza dei templi in legno <strong>di</strong> Patan<br />
25<br />
Pietro Tarallo<br />
Giancarlo Corbellini<br />
Valle <strong>di</strong> Kathmandu, l’immenso stupa <strong>di</strong> Bodhnath
Mongolia<br />
Le mura esterne del monastero Erdene Zuu<br />
26<br />
Bruno Zanzottera
Bruno Zanzottera<br />
Mongolia, Erizzo E<strong>di</strong>tore, Venezia, 1992<br />
…quando l’uomo leva<br />
lo sguardo dalla traccia<br />
quasi invisibile della pista<br />
cerca un orizzonte…<br />
Mongolia, mondo <strong>di</strong> steppe e cavalieri<br />
La Repubblica <strong>di</strong> Mongolia è tra i Paesi meno conosciuti dell’Asia e forse uno dei luoghi più<br />
incontaminati al mondo: qui le tra<strong>di</strong>zioni permeate <strong>di</strong> rituali sciamanici continuano a trasmettersi<br />
<strong>di</strong> generazione in generazione nel rispetto della propria terra e in armonia con<br />
la natura. Con i suoi due milioni <strong>di</strong> abitanti, ancor oggi in gran parte noma <strong>di</strong>, sparsi in steppe<br />
e deserti gran<strong>di</strong> cinque volte l’Ita lia, la Mongolia conserva l’ere<strong>di</strong>tà del più grande impero<br />
che il mondo abbia mai conosciuto e del più geniale condottiero della storia, molte volte<br />
emulato ma mai eguagliato, Gengis Khan. Un territorio dove nulla ostacola lo sguardo fino<br />
all’orizzonte, deserti e altopiani infiniti delimitati da imponenti catene montuose, praterie<br />
profumate <strong>di</strong> timo dove l’unico rumore è il suono del vento sui fili d’erba, dove la vita del<br />
nomade è la yurta e il be stiame. Da sempre i pastori mongoli hanno saputo interagire con<br />
il ciclo naturale <strong>di</strong> vita <strong>di</strong> greggi e mandrie. In questa parte del mondo, dove la concentrazione<br />
<strong>di</strong> animali d’allevamento è la più alta <strong>di</strong> tutto il pianeta, non si è mai fatto uso <strong>di</strong> stalle:<br />
piuttosto che mo<strong>di</strong>ficare le abitu<strong>di</strong>ni degli animali l’uomo ha preferito infatti adattare<br />
se stesso alle loro esigenze seguendoli nelle loro migrazioni stagionali.<br />
27<br />
Facilmente trasportabile, la ger è l’abitazione tra<strong>di</strong>zionale dei mongoli<br />
Bruno Zanzottera<br />
Bruno Zanzottera
Mongolia<br />
Bruno Zanzottera<br />
Carla Milone<br />
28<br />
...e il vecchio mi guarda,<br />
con un <strong>di</strong>to in<strong>di</strong>ca l’orizzonte<br />
lontano: altra strada ci sarà<br />
da percorrere,<br />
fuori e dentro <strong>di</strong> me...<br />
Mongolia, solo l’eco del vento<br />
Colline, declivi e sconfinate pianure. La steppa è la storia <strong>di</strong> una<br />
parte d’Europa d’Oriente e dell’Asia. L’uomo versa una ciotola<br />
<strong>di</strong> latte sul suolo occupato da una yurta e ringrazia la madre<br />
terra che lo ha ospitato in quel perimetro <strong>di</strong> sicurezza e calore.<br />
È tempo <strong>di</strong> andare oltre, verso le montagne, oltre i pianori<br />
frustati dal vento. L’uomo indosserà un cappello <strong>di</strong> rosso<br />
broccato, e libererà l’aquila per un volo planare, per una gara<br />
<strong>di</strong> destrezza antica e maschia. È un mondo che la parola - inadeguata<br />
e inascoltabile - non può descrivere. La natura immobile<br />
porta all’eternità. L’uomo è sud<strong>di</strong>to dell’acqua, della montagna,<br />
del fuoco, è custode del silenzio. Smarrito e forte nel<br />
contempo, si muove tra gli infiniti spazi orizzontali. L’uomo si<br />
allontana, sparisce all’orizzonte. Solo l’eco del vento.<br />
Carla Milone
Angelo Ton<strong>di</strong>ni<br />
63<br />
<strong>Quel</strong> <strong>sottile</strong><br />
<strong>filo</strong> <strong>di</strong> <strong>seta</strong><br />
…e sarà questo<br />
un viaggio a ritroso,<br />
attraverso deserti<br />
<strong>di</strong> onirica immensità,<br />
lungo i i fiumi e le terre<br />
che nutrirono<br />
gli antichi imperi,<br />
leggerò le fiabe dell’oro<br />
e cercherò i i segreti<br />
passaggi tra le rovine.<br />
Cercherò Merv, stella guida<br />
lungo la via della <strong>seta</strong>, e oltre,<br />
verso l’inaccessibile Taklimakan<br />
sino alle contrade<br />
ultime della Cina,<br />
dove la luce è un <strong>filo</strong>,<br />
un <strong>filo</strong> <strong>di</strong> <strong>seta</strong>…<br />
Khiva, il Minareto e la medersa <strong>di</strong> Islam Hoja
Angelo Ton<strong>di</strong>ni<br />
Archivio Il Tucano<br />
64
65<br />
Ovi<strong>di</strong>o Guiata<br />
da: La Seta e la sua via - E<strong>di</strong>zioni De Luca<br />
da: La Seta e la sua via - E<strong>di</strong>zioni De Luca<br />
da: La Seta e la sua via - E<strong>di</strong>zioni De Luca
Uzbekistan<br />
66<br />
Angelo Ton<strong>di</strong>ni<br />
…arabeschi liqui<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> labirintiche<br />
geometrie<br />
inondano il cielo<br />
con un blu<br />
<strong>di</strong> Persia...<br />
Samarcanda,<br />
specchio<br />
del mondo<br />
Evoca più <strong>di</strong> un’emozione. Quasi con un<br />
brivido, il nome Samarcanda si insinua<br />
nel nostro cuore e richiama alla men te<br />
non una città <strong>di</strong> palazzi e <strong>di</strong> stra de, ma<br />
un luogo quasi immateriale, inacces si -<br />
bile e lontano, ai limiti del la geografica<br />
co nosciuta. Sede <strong>di</strong> un im pero che sfiorò<br />
con il suo terrore l’Europa, Sa mar -<br />
canda ha una storia an tica. Nel VI seco -<br />
lo prima della no stra era fu Maracanda,<br />
capitale <strong>di</strong> un po polo iraniano - i sog<strong>di</strong>ani<br />
- raffinato e colto. Conquistata<br />
da gli Arabi nel 712, <strong>di</strong>strutta dalle orde<br />
<strong>di</strong> Gengis Khan nel 1220 risorse con il<br />
sanguina rio Tamerlano, che la popolò<br />
<strong>di</strong> artisti ed artigiani, matematici e let -<br />
terati, cal ligrafi persiani fatti prigionieri<br />
nella varie parti dell’impero, che trasformarono<br />
questa città <strong>di</strong> fango in un<br />
tripu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> colori, per essere lo specchio<br />
del mondo, la prima città dell’Asia.<br />
Samarcanda, la medersa <strong>di</strong> Tilla Kari,<br />
nel Registan, la “piazza della sabbia”
Angelo Ton<strong>di</strong>ni<br />
soffiatori <strong>di</strong> vetro siriani, architetti e calligrafi giungevano a Samarcanda...<br />
Angelo Ton<strong>di</strong>ni Samarcanda, cupola del Mausoleo ottagonale <strong>di</strong> Gur i Amir<br />
67<br />
Samarcanda, la medersa <strong>di</strong> Sher Dor, nel Registan, la “piazza della sabbia”
Uzbekistan<br />
68<br />
Ovi<strong>di</strong>o Guaita<br />
...per coprirla<br />
<strong>di</strong> tappeti<br />
splendenti<br />
<strong>di</strong> maiolica<br />
o <strong>di</strong> <strong>seta</strong>...<br />
Samarcanda,<br />
scenari del passato<br />
Di quella che un tempo era stata il centro<br />
del mondo, ora non restano che le<br />
architetture spettacolari delle mederse<br />
e dei suoi minareti, spettacolari palcoscenici<br />
<strong>di</strong> un’antica spiritualità. Il mattone<br />
interseca con i suoi toni cal<strong>di</strong> il<br />
turchese, il blu intenso, il morbido<br />
gial lo delle piastrelle che decorano le<br />
belle cupole innervate, mentre i capitelli<br />
a mukarna - il caratteristico nido<br />
d’ape islamico - riecheggiandosi reciprocamente,<br />
non sono fatti per sostenere<br />
pesi materiali, ma solo il colore<br />
del cielo. E lo sguardo indugia sulle<br />
geometrie labirintiche e cerebrali delle<br />
maioliche e nel golfo d’ombra creato<br />
nei gran<strong>di</strong> iwan delle mederse: è il ri -<br />
nascimento timuride, che ha attraverato<br />
i secoli.<br />
Samarcanda, Vista del secondo portico<br />
del complesso <strong>di</strong> Gur i Amir
La carovana <strong>di</strong> Marco Polo in viaggio nell’Oriente,<br />
particolare della Carta Catalana del 1375<br />
da: I Cavalieri delle Steppe - Giancarlo Ligabue,<br />
Grigore Arbore Popescu - Electa<br />
…mentre<br />
nella città<br />
delle trecento<br />
moschee e delle<br />
cento madrase,<br />
mi accoglie<br />
ancora la voce<br />
<strong>di</strong> Ibn-sina…<br />
Bukhara<br />
La più misteriosa e fascinatrice delle cit -<br />
tà carovaniere che la Via della Seta nu -<br />
tri va lungo il suo percorso. Attra ver so<br />
le sue porte transitavano ambra, miele<br />
e pellicce, cavalli e vetro, verso est,<br />
men tre <strong>seta</strong>, gioielli e giada vi giun ge -<br />
va no da oriente per essere quin<strong>di</strong><br />
risospinti verso il ricco Me<strong>di</strong> ter ra neo.<br />
Era la fine del X secolo, l’epoca d’o ro <strong>di</strong><br />
Bu khara, quando la forza vivificatrice<br />
del la cultura persiana richiamò intorno<br />
alla sua corte letterati e scienziati,<br />
matematici e geografi: al-Biruni, che<br />
calcolò il raggio della terra, il poeta<br />
Rudaki, lo scienziato Ibn-Sina, Avi cen -<br />
na, che scrisse duecentoquarantadue<br />
trattati scientifici rimasti per secoli te sti<br />
capitali nel l’Europa cristiana.<br />
Angelo Ton<strong>di</strong>ni<br />
69
Uzbekistan<br />
…“la città non <strong>di</strong>ce<br />
il suo passato,<br />
lo contiene<br />
come le linee<br />
<strong>di</strong> una mano”…<br />
Da Bukhara a Nisa<br />
oltre il grande deserto<br />
Il grande palazzo fortificato dell’Arca, sbri -<br />
cio lato e colmo delle memorie <strong>di</strong> un passato<br />
gran<strong>di</strong>oso e crudele, un tumulto <strong>di</strong> cupole az -<br />
zurre, madrase e moschee, elevate dai successori<br />
<strong>di</strong> Tamerlano. Non c’è che un e<strong>di</strong>ficio<br />
ri salente ai tempi più an tichi, a Bukhara, so -<br />
prav vissuto alla <strong>di</strong> stru zione dei Gengis Khan:<br />
il minareto <strong>di</strong> Khalan, un tessuto <strong>di</strong> terracotta<br />
risparmiato per i suoi cinquanta metri <strong>di</strong><br />
al tezza, sì da <strong>di</strong>ventare punto <strong>di</strong> orientamento<br />
per le carovane durante i loro viaggi not -<br />
tur ni. Alla <strong>di</strong>nastia <strong>di</strong> epoca shaybanide, del<br />
XVI secolo, appartiente la maggior parte dei<br />
monumenti <strong>di</strong> Bukhara, la cit tà dei caravanserragli,<br />
delle università coraniche, dei<br />
mercati coperti, degli splen <strong>di</strong><strong>di</strong> pilastri tortili<br />
de co rati <strong>di</strong> maioliche e delle cupole turchesi,<br />
che inondano il cielo con il loro blu <strong>di</strong> Per -<br />
sia… Verso Sud, oltre il grande deserto <strong>di</strong><br />
Ka ra Kum, la città morta <strong>di</strong> Nisa, con i suoi<br />
bastioni alti venti metri, era capitale dell’impero<br />
dei Parti. Distrutta dai mongoli, ora gia -<br />
ce inghiottita dalla terra, che si impadronisce<br />
dei suoi contorni.<br />
L’antica Nisa, nei pressi <strong>di</strong> Ashkabad (Turkmenistan) - da: Asie Centrale, E<strong>di</strong>tions Vilo<br />
Ovi<strong>di</strong>o Guaita<br />
70<br />
Bukhara, attraverso gli stucchi decorati rivive l’antico splendore
…sontuosa nei suoi colori dell’ocra e dell’azzurro…<br />
71<br />
Khiva, la cittadella <strong>di</strong> Kukhna
Uzbekistan<br />
72<br />
Mario Perrone<br />
Angelo Ton<strong>di</strong>ni<br />
Angelo Ton<strong>di</strong>ni<br />
Khiva, il minareto e la medersa <strong>di</strong> Islam Hoja<br />
…e quin<strong>di</strong> verso<br />
la città fortificata<br />
nel deserto…<br />
Khiva, regina del deserto<br />
Nel cuore <strong>di</strong> un deserto ostile, l’oasi <strong>di</strong> Khiva è<br />
co me un miraggio. Il suo rinascimento coincide<br />
con il secolo XVI e con la <strong>di</strong>nastia shaybanide,<br />
che concepì un khanato in<strong>di</strong>pendente da Bu kha -<br />
ra, e Khiva ne <strong>di</strong>venne la capitale. Nel corso <strong>di</strong><br />
tre secoli mercanti d’Asia, <strong>di</strong> Persia e d’Arabia,<br />
ne fecero la ricchezza, artisti ed artigiani ne <strong>di</strong> -<br />
chiararono l’unicità: spettacolari sono le sue ar -<br />
chitetture in mattone e pisé, superbe le sue ma -<br />
io liche, rigorosamente bianche e blu.<br />
Cina
Angelo Ton<strong>di</strong>ni<br />
Angelo Ton<strong>di</strong>ni<br />
Khiva, una cinta fortificata <strong>di</strong> due chilometri e mezzo circondava l’antica città<br />
73<br />
Khiva, le spettacolari mura <strong>di</strong> argilla e paglia che cingono la città
Cina …perso<br />
Dardanelli<br />
nella risacca del tempo… Giovanni<br />
Oltre il Pamir e il deserto<br />
del Taklimakan<br />
“Proseguendo nella <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> greco e <strong>di</strong> levante,<br />
dopo aver camminato do<strong>di</strong>ci giornate, bisogna contarne<br />
altre quaranta sempre nella stessa <strong>di</strong>rezione<br />
attraverso montagne e vallate, passando fiumi, superando<br />
deserti; e non si incontrano mai abitazioni né<br />
vegetazione. Questa contrada è chiamata Belor e i<br />
suoi abitanti abitano in alto sulle montagne: sono idolatri<br />
e selvaggi, vivono solo <strong>di</strong> caccia, si vestono <strong>di</strong><br />
pelle <strong>di</strong> animali e sono gente molto selvatica”. Così ci<br />
racconta Marco Polo nel Milione, contribuendo a far<br />
conoscere in Occidente l’esistenza del Pamir, “dove si<br />
<strong>di</strong>ce vi sia la montagna più alta del mondo”. Prima <strong>di</strong><br />
lui, con parole analoghe si esprimeva Xuanzang,<br />
monaco bud<strong>di</strong>sta che intorno all’anno 629 intraprese<br />
un viaggio che lo portò dalla Cina all’In<strong>di</strong>a, lungo un<br />
tracciato percorso per secoli da carovane <strong>di</strong> cammelli<br />
carichi <strong>di</strong> <strong>seta</strong>, pellegrini e viandanti, regioni che ora<br />
si attraversano assai più agilmente grazie alla<br />
Karakorum Highway.<br />
Sotto: Spostamento attraverso gli altopiani<br />
A fianco: Turfan, minareto della Moschea del Sultano Imin<br />
Giancarlo Corbellini<br />
74
Da: Asie Centrale, E<strong>di</strong>tions Vilo<br />
Xinjiang, un’oasi nell’immenso deserto <strong>di</strong> Taklimakan<br />
Gino Arrobbio Archivio Il Tucano<br />
A Kashgar e sulla strada verso il Pamir: arte islamica nelle terre cinesi <strong>di</strong> frontiera<br />
75<br />
Jayuguan, ultimi baluar<strong>di</strong> della Grande Muraglia
Archivio Il Tucano<br />
Cina<br />
Giorgio Casa<strong>di</strong>o Biglingsi, il grande Buddha nella roccia<br />
…fino alle contrade <strong>di</strong> una lontana Cina feudale,<br />
76<br />
Giancarlo Corbellini<br />
Xi’an, la Pagoda dell’Oca<br />
Jayuguan, la Grande Muraglia
<strong>di</strong>fesa da un esercito <strong>di</strong> terracotta...<br />
Soldato, Dinastia Qin (221-206 a.C.) - da: Cina 220 A.C., I guerrieri <strong>di</strong> Xi’An, Abitare Segesta Cataloghi<br />
Ovi<strong>di</strong>o Guaita<br />
Raffinatezze dell’architettura imperiale cinese<br />
Lungo quel <strong>sottile</strong> e robusto <strong>filo</strong> <strong>di</strong> <strong>seta</strong><br />
Di carovana in carovana, <strong>di</strong> mercato in mercato, nel nostro viaggio a ritroso la via della <strong>seta</strong> cinese supera catene montuose, deserti, luoghi<br />
ostili e pericolosi. Oltre i Passi del Tien Shan, del Pamir e del Karakorum, Kasghar è l’oasi <strong>di</strong> confine, e la <strong>di</strong>stanza dalla Cina non è solo geografica,<br />
ma anche culturale: a Kashgar è l’Asia Centrale islamica che parla, e per allontanarsi dalla sua voce occorre spiccare il salto verso<br />
l’oa si <strong>di</strong> Tur fan e oltre, sino al monastero rupestre <strong>di</strong> Baizeklik, e più ancora verso oriente, sino al Monastero dei Mille Buddha <strong>di</strong> Mogao,<br />
una delle mi gliori espressioni dell’arte buddhista non solo lungo la Via della Seta, ma dell’intera Cina. Più a nord, quasi ai confini con la<br />
Mongolia, la Fortezza <strong>di</strong> Jiayuguan, ultimo avamposto della Grande Muraglia, poneva fine all’antico mondo cinese. Ma il <strong>filo</strong> <strong>di</strong> <strong>seta</strong> inizia<br />
an cora più a est, a Xi’an, ca po luogo della provincia dello Shaanxi, dove il prezioso prodotto veniva convogliato dalle regioni vicine ed iniziava<br />
il suo percorso naturale e stori co, da Oriente verso Occidente.<br />
77
Franco De Benedetti<br />
Franco De Benedetti<br />
Armenia<br />
…e poi ancora, sospinto dall’istinto del nomade seguirò i profili<br />
78
Franco De Benedetti<br />
Armenia, storia <strong>di</strong> una identità perduta<br />
Per i suoi abitanti continua a chiamarsi Hayastan: è la piccola repubblica dell’Armenia, abbracciata tra Azerbajgian e Turchia. Con il suo destino<br />
<strong>di</strong> terra a cavallo <strong>di</strong> una delle più antiche rotte commerciali che collegavano l’Europa all’Asia, l’Armenia ha vissuto infinite metamorfosi.<br />
Da impero sotto Tigrane il Grande all’epoca <strong>di</strong> Giulio Cesare, alla successiva sud<strong>di</strong>visione in satrapie provinciali tra l’Impero bizantino e il<br />
Califfato arabo, alle continue invasioni turche, sino al completo trasferimento, nel XII secolo, del Regno <strong>di</strong> Armenia nella regione della Cilicia,<br />
lungo la costa me<strong>di</strong>terranea. Ma le sue genti – date le continue peregrinazioni – non sono legate ai luoghi, “ma essi sono profondamente<br />
presenti nelle loro coscienze”. Il Monte Ararat, simbolo <strong>di</strong> identità culturale, è nel cuore degli Armeni, ma sulla mappa geografica turca. Nel<br />
2001 è stato celebrato il millesettecentesimo anniversario del Cristianesimo come religione <strong>di</strong> Stato: risale infatti al 301 il battesimo <strong>di</strong> Re<br />
Tiridatis III da parte <strong>di</strong> San Gregorio Illuminatore, che rese con questo atto l’Armenia pala<strong>di</strong>na della cristianità.<br />
<strong>di</strong> chiese antiche e in sogno…<br />
Franco De Benedetti<br />
79<br />
Franco De Benedetti
Georgia<br />
80<br />
Franco De Benedetti<br />
Franco De Benedetti<br />
Franco De Benedetti<br />
…<strong>di</strong>viderò gli spazi<br />
della Colchide<br />
e i suoi monastici<br />
silenzi…
Georgia, il mito<br />
degli Argonauti<br />
Una straor<strong>di</strong>naria ed eclettica sintesi <strong>di</strong> influenze d’Oriente e<br />
<strong>di</strong> Occidente ha fatto sì che i georgiani abbiano fondato una<br />
civiltà originale, per metà me<strong>di</strong>terranea e per metà asiatica.<br />
Divisa nel VI secolo in due regni, la Colchide a ovest, (paese<br />
del mitico vello d’oro <strong>di</strong> Giasone e degli Argonauti) e l’Iberia<br />
a est, verrà riunita nel 484 dal re Vaghtang, che favorisce la<br />
creazione <strong>di</strong> una chiesa georgiana. Oggi, tra colline verdeggianti<br />
e paesaggi i<strong>di</strong>lliaci, si trovano ovuunque le tracce <strong>di</strong><br />
uno straor<strong>di</strong>nario fervore religioso.<br />
Franco De Benedetti<br />
Franco De Benedetti Franco De Benedetti<br />
81
Ennio Maffei<br />
I popoli<br />
Gino Arrobbio<br />
82<br />
Bruno Zanzottera
Mario Perrone<br />
“…Questa fascinazione parla in realtà <strong>di</strong> noi, dell’interesse,<br />
così caratteristico per i nostri tempi, per mon<strong>di</strong> autentici perché<br />
<strong>di</strong>versi dal nostro, perché sottratti alle incessanti trasformazioni<br />
della storia, che è sempre più avvertita come sofferenza,<br />
<strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne, e faticoso adattamento…”<br />
83<br />
Bruno Zanzottera<br />
Angelo Ton<strong>di</strong>ni