N. 9 n. s. - Settembre-Dicembre 1998 IL CALITRANORAFFORZARE LE BASI DELLA FIDUCIALA TENTAZIONE DELLA DISPERAZIONEBisogna abbandonare ogni forma di immobilismo e superare l’incapac<strong>it</strong>à di fare scelte,per dare respiro e concretezza alle nostre parolen un tempo come il nostro, acrimonio-frustrato e frustrante si avverte e siIso,respira, un clima di profonda confusionee smarrimento che prima di essere crisidi fede è essenzialmente crisi di ragionee di pensiero; è turbamento che riguardasoprattutto i grandi valori che hannoispirato per secoli il cammino del nostropopolo e nei quali aveva trovato un<strong>it</strong>à,pur nelle sue metamorfosi, la civiltà dicui siamo eredi.Persuasi, come siamo, che avere unachiara coscienza del proprio tempo nonesiga una complic<strong>it</strong>à con lo stesso, prendiamoavvio dal senso di precarietà e disfiducia, di risentimento e irr<strong>it</strong>azione perl’acclarata carenza delle ist<strong>it</strong>uzioni,appesant<strong>it</strong>e da una mediocre burocraziache costa troppo e non produce nulla;dalle inquietudini e le tensioni di unmondo che cambia velocemente; dallacrescente e sempre più preoccupantedisoccupazione, che viene affrontataancora una volta con provvediment<strong>it</strong>ampone incapaci di rimuovere le causeprofonde del triste fenomeno; da tutti ifurbastri, gli ipocr<strong>it</strong>i, e tutta quella geniadi burattini e saltimbanchi di cui è pienala scena della nostra società; per restareletteralmente allib<strong>it</strong>i di fronte all’allarmentefrequenza di fatti che, alle sogliedel terzo millennio, ci umiliano, ci frustano,offendono gravemente la dign<strong>it</strong>àumana: ci riferiamo ai due gravi episodiavvenuti – fra l’indifferenza generale –presso due scuole elementari <strong>it</strong>aliane,dove due bambine sono state r<strong>it</strong>irate, unaperché ebrea e l’altra salvadoregna, divenuteoggetto di pesante, insopportabileed incivile scherno da parte degli altribambini; e all’altra inqualificabile vicendapresso la scuola di Secondigliano,dove persino i bambini hanno atteggiamentida boss.È evidente che trattandosi di bambininon sono colpevoli, ma sono certamenteil frutto di una distorta e spregiudicataeducazione, anche indirettamenteo inconsapevolmente impart<strong>it</strong>a;è vero che la famiglia è molto cambiatadal secondo dopoguerra, con un mododi vivere i cambiamenti non sempre“consapevole” e dove la costanza dellegame, quando l’affetto viene a mancare,è vissuta come una insopportabileipocrisia; e anche perché non tutti sannoaffrontare i mutamenti e farli diventaremotivo per rinsaldare l’affetto e affrontarerapporti meno squilibrati, più liberie autonomi.Ma questo non può essere un alibiper restare indifferenti di fronte ad unasempre più accentuata recrudescenza difatti che disconoscono alla famiglia quelruolo di protagonista che le appartiene,con la tutela e la promozione del dir<strong>it</strong>todi ciascuno a vivere in condizioni direale dign<strong>it</strong>à personale e sociale.Ci sono, inoltre, chiari sintomipreoccupanti e causa non marginale diun grave crollo morale, perché alle antichepiaghe della miseria, della fame,delle malattie endemiche, della violenza,se ne aggiungono altre, dalle modal<strong>it</strong>àined<strong>it</strong>e e dalle dimensioni inquietanti,come l’inaud<strong>it</strong>a ferocia dei “moderninegrieri” che traghettando – alla streguadi animali, e in condizioni di assolutainciviltà – migliaia di disperati incerca di libertà e di lavoro, non ci pensadue volte a buttare a mare i bambini(anche di pochi mesi) per ricattare igrandi, derubandoli di tutto il loro avere.Non possiamo rischiare l’assuefazionecolpevole alla ripetizione dellepiù gravi violazioni dei dir<strong>it</strong>ti umani,né possiamo condividere le odierne tendenzedi deresponsabilizzazione dell’uomoverso il suo simile, di cui sonosintomi, tra l’altro, il venir meno dellasolidarietà verso i membri più debolidella società – i bambini, gli ammalati,gli immigrati, gli anziani – e l’indifferenzache spesso si registra nei rapporticon gli altri, anche quando sono ingioco valori fondamentali come lalibertà e la pace.Oltre a varie s<strong>it</strong>uazioni di violenza,di odi, di contrapposti interessi, cheinducono gli uomini ad aggredire altriuomini con omicidi, guerre, stragi egenocidi, esiste una profonda crisi dellacultura, che ingenera scetticismo suifondamenti stessi del sapere e dell’eticae rende sempre più difficile cogliere conchiarezza il senso dell’uomo, dei suoidir<strong>it</strong>ti e dei suoi doveri.È perciò necessario, per affrontarele sempre nuove sfide che incontriamosul nostro cammino, ricostruire – conl’ausilio fattivo e fecondo dei giovani– quel tessuto morale e sociale checolmi il pericoloso vuoto di valori chesi è venuto a creare, sicuri che la veralibertà non è indifferenza o abbandono,nei confronti di chi ci vive accanto, maal contrario, promuovere momenti didialogo, di profonda e sincera comunicazione,di costante assunzione diresponsabil<strong>it</strong>à, di condivisione, di valorizzazionedella persona, divenendocosì un dono per l’uman<strong>it</strong>à e una testimonianzacristiana forte che rispetta,perdona, fa ver<strong>it</strong>à, non abbandona nelmomento della prova, riscatta, redime,salva.Infatti, solo chi ha fede vive tutte ledimensioni della propria v<strong>it</strong>a alla lucedella Parola, vigilando attentamente difronte all’insorgere della cultura dell’odioe della morte, con la cultura dellapace che si “costruisce” respingendosul nascere ogni forma di razzismo e diintolleranza e realizzando la civiltà dell’amoree della ver<strong>it</strong>à con l’aperturaall’accoglienza dell’altro, estesa ai rapport<strong>it</strong>ra i popoli, fra le nazioni e le culture.Perciò, bisogna uscire verso tutti gliuomini perché il nostro personaleimpegno fattivo diventi “presenza”nella massa, e per non rischiare dilasciare fuori della porta i più deboli, ipiù bisognosi, i più poveri, occorreridestarlo in coloro nei quali si è spento,rinvigorirlo in coloro che vivononell’indifferenza, farlo scoprire allenuove generazioni, e continuamenterinnovarlo in quelli che tiepidamentevogliono impegnarsi, ma senza sufficienteconvinzione.Raffaele Salvante3