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Teorie di sociologia della scienza nel XX secolo Silvia Marcuz

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<strong>Teorie</strong> <strong>di</strong> <strong>sociologia</strong> <strong>della</strong> <strong>scienza</strong><br />

<strong>nel</strong> <strong>XX</strong> <strong>secolo</strong><br />

<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong><br />

tesina per il corso <strong>di</strong> Storia <strong>della</strong> Scienza a.a. 2001-2002<br />

prof. Giulio Peruzzi


"A couple of days after my talk, there was a man in my office from the FBI saying<br />

- Who told you how much plutonium there is in an atomic bomb?<br />

2<br />

- And I said - Nobody told me, I figured it out."<br />

L. Paulig<br />

<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>


In<strong>di</strong>ce<br />

In<strong>di</strong>ce...................................................................................................................................................................................3<br />

Introduzione ........................................................................................................................................................................4<br />

Nascita <strong>della</strong> <strong>sociologia</strong> <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> e <strong>sociologia</strong> istituzionale.........................................................................................4<br />

La scuola <strong>di</strong> E<strong>di</strong>mburgo ed il programma forte ..................................................................................................................5<br />

La scuola <strong>di</strong> Bath.................................................................................................................................................................7<br />

L'actor-network theory........................................................................................................................................................8<br />

Nuova formulazione del programma forte ........................................................................................................................10<br />

Quali strade per la <strong>sociologia</strong> <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> contemporanea?............................................................................................12<br />

Bibliografia .......................................................................................................................................................................14<br />

3<br />

<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>


Introduzione<br />

Pensando alla nostra storia, più o meno recente, come ad una immaginaria linea del tempo in cui sono segnati da un lato<br />

le perio<strong>di</strong>zzazioni storiche e gli avvenimenti e dall'altro i progressi <strong>di</strong> carattere tecnico e scientifico, ci si può chiedere<br />

se vi sia una qualche correlazione tra le due serie <strong>di</strong> dati. Innumerevoli sono le domande che potrebbero sorgere in<br />

questa prospettiva; eccone alcuni esempi. La Big-science si sarebbe sviluppata <strong>nel</strong>lo stesso modo in un contesto politico<br />

internazionale <strong>di</strong>verso a quello <strong>della</strong> fine <strong>della</strong> seconda guerra mon<strong>di</strong>ale? Durante la guerra fredda, scelte politiche e<br />

sociali <strong>di</strong>verse avrebbero portato a sviluppare filoni <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong>versi da quelli legati all'innovazione nucleare e<br />

militare? Fermi o Von Neuman avrebbero perseguito un'altra strada <strong>di</strong> ricerca anziché quella che portò alla bomba H, se<br />

la loro posizione rispetto al governo U.S.A. fosse stata <strong>di</strong>versa? E ancora, perché la "lettera aperta alle Nazioni Unite" <strong>di</strong><br />

Bohr (9 giugno 1950) non ottenne nessun risultato? Dopo la conclusione <strong>della</strong> guerra Herbert Anderson, un<br />

collaboratore <strong>di</strong> Fermi, cosa voleva <strong>di</strong>re e perché quando <strong>di</strong>chiarò: "Guar<strong>di</strong>amoci da ogni violazione dei nostri <strong>di</strong>ritti<br />

umani e civili. La guerra è finita. Noi vogliamo tornare liberi" 1 . Questi sono ragionamenti controfattuali la cui analisi<br />

presenta notevoli <strong>di</strong>fficoltà dal punto <strong>di</strong> vista logico, ma <strong>nel</strong> nostro caso illustrano bene il problema: è evidente che non<br />

si può riscrivere la storia a posteriori, ma anche preservandosi dal cadere in falsi moralismi è facile chiedersi quali sono<br />

i con<strong>di</strong>zionamenti reciproci tra la <strong>scienza</strong> e il suo svilupparsi da una parte e la società in cui essa lavora dall'altra.<br />

La <strong>sociologia</strong> <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> mira a cercare una risposta a questioni simili, analizzando in particolar modo se e come<br />

l'attività <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> possa essere con<strong>di</strong>zionata od orientata da strutture, processi e azioni sociali interni od esterni al<br />

sistema che si sta analizzando. È un argomento visto molte volte con <strong>di</strong>ffidenza e accusato <strong>di</strong> antiscientismo o<br />

relativismo, probabilmente anche perché facilmente strumentalizzabile in modo ideologico e non.<br />

Nelle pagine seguenti faremo un excursus storico delle varie teorie elaborate <strong>nel</strong>l'ambito <strong>di</strong> questa <strong>di</strong>sciplina, inerenti<br />

alla problematica suddetta.<br />

Nascita <strong>della</strong> <strong>sociologia</strong> <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> e <strong>sociologia</strong> istituzionale<br />

Solo all'inizio del Novecento alcuni storici <strong>della</strong> <strong>scienza</strong>, interessati in misura maggiore a quella che per lungo tempo è<br />

stato definita la storia esterna <strong>della</strong> <strong>scienza</strong>, focalizzano la loro attenzione in modo determinante sui fattori <strong>di</strong><br />

connessione tra attività scientifica e contesto sociale, economico o culturale (quello che con un termine neo-positivista<br />

si in<strong>di</strong>ca come il contesto <strong>della</strong> giustificazione). Ne è nata, attorno alla metà del <strong>XX</strong> <strong>secolo</strong>, una <strong>sociologia</strong> istituzionale<br />

<strong>della</strong> <strong>scienza</strong> che stu<strong>di</strong>a i processi tramite i quali l'attività scientifica ha assunto il ruolo <strong>di</strong> istituzione e i meccanismi che<br />

come tale la governano.<br />

Il più noto <strong>di</strong> questi autori è Robert K. Merton. Egli <strong>nel</strong> 1938 scrive la sua tesi <strong>di</strong> dottorato su "Scienza, tecnologia e<br />

società <strong>nel</strong>l'Inghilterra del <strong>secolo</strong> XVII", in cui collegava lo sviluppo istituzionale <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> (ed il suo rapporto con il<br />

capitalismo) con i valori religiosi del Puritanesimo. Questa analisi porta a vedere la <strong>scienza</strong> come un sottosistema<br />

sociale che si rapporta al resto <strong>della</strong> società, ma che mantiene anche una sua autonomia. Le indagini <strong>di</strong> Merton non<br />

considerano i contenuti dell'attività scientifica; si concentrano, invece, sugli aspetti organizzativi e funzionali <strong>di</strong> una<br />

1 De Maria, 1999, p. 86<br />

4<br />

<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>


<strong>scienza</strong> vista come istituzione che si autoregolamenta, garantendo la sua buona attività attraverso una "struttura<br />

normativa". Essa è fondata su quattro "imperativi istituzionali":<br />

♦ universalismo: i risultati scientifici vengono giu<strong>di</strong>cati in<strong>di</strong>pendentemente dalle caratteristiche (classe sociale,<br />

razza, religione…) inerenti al soggetto che li ha formulati;<br />

♦ comunitarismo: risultati e scoperte non sono proprietà del singolo ricercatore, ma patrimonio <strong>della</strong> comunità<br />

scientifica e <strong>della</strong> società <strong>nel</strong> suo complesso;<br />

♦ <strong>di</strong>sinteresse: il singolo ricercatore persegue come obiettivo primario il progresso <strong>della</strong> conoscenza, ottenendo<br />

in<strong>di</strong>rettamente il riconoscimento in<strong>di</strong>viduale;<br />

♦ scetticismo: ogni ricercatore deve essere pronto a valutare in modo critico qualunque risultato, sospendendo il<br />

giu<strong>di</strong>zio definitivo fino all'ottenimento delle necessarie conferme.<br />

Queste fondamentali norme sono relative all'istituzione "<strong>scienza</strong>" e non ai singoli in<strong>di</strong>vidui "scienziati", che anzi molte<br />

volte si comportano seguendo le corrispondenti "contronorme": particolarismo, in<strong>di</strong>vidualismo, interesse e dogmatismo<br />

organizzato, con le inerenti conseguenze positive e negative. Una rappresentazione <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> <strong>di</strong> questo tipo,<br />

attraverso i quattro imperativi, è stata accusata <strong>di</strong> essere una raffigurazione non inerente alla realtà <strong>della</strong> <strong>scienza</strong>; essa<br />

non descriverebbe, in altre parole il modo d'essere <strong>della</strong> <strong>scienza</strong>, quanto il suo "dover essere".<br />

Successivamente alcuni sociologi tentano un'interpretazione sociale <strong>della</strong> teoria delle rivoluzioni scientifiche <strong>di</strong> Kuhn,<br />

cercando <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare tra un para<strong>di</strong>gma e la sua applicazione una sorta corridoio sociale costituito da fattori<br />

"micropolitici" o interni al gruppo <strong>di</strong> specialisti (reputazione carriera, tempo <strong>di</strong> lavoro…) e "macropilitici" (influenza<br />

sul gruppo del contesto sociale e culturale esterno). Tuttavia, anche questo approccio appare agli occhi <strong>di</strong> molti limitato,<br />

poiché si ferma all'analisi delle <strong>di</strong>namiche interne alla comunità <strong>di</strong> specialisti.<br />

Uno degli ispiratori dello stesso Kuhn, il me<strong>di</strong>co polacco Lundwik Fleck, invece esprime un punto <strong>di</strong> vista che<br />

coinvolge in modo più ampio gli scienziati. Nel 1935 egli pubblica un saggio dal titolo "Genesi e sviluppo <strong>di</strong> un fatto<br />

scientifico" dove analizza l'evoluzione del concetto <strong>di</strong> sifilide sino a <strong>di</strong>mostrare che "ogni lavoro scientifico è in grande<br />

misura lavoro collettivo" ed acquista significato solo all'interno <strong>di</strong> uno "stile <strong>di</strong> pensiero". Fleck evidenzia che questi<br />

"stili <strong>di</strong> pensiero" sono con<strong>di</strong>visi da un "collettivo <strong>di</strong> pensiero". Uno stesso tema richiama l'attenzione <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi<br />

collettivi specialisti e non, che interagiscono tra loro e si scambiano informazioni sui loro <strong>di</strong>versi "stili <strong>di</strong> pensiero". Lo<br />

scienziato è parte contemporaneamente <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi collettivi <strong>di</strong> pensiero: quello degli scienziati, quello culturale, quello<br />

<strong>della</strong> classe sociale, quello religioso o quello del partito, e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>viene il punto centrale <strong>di</strong> questo scambio. Va<br />

sottolineato come in questa concezione la conoscenza abbia carattere collettivo: "Il conoscere è l'attività dell'uomo<br />

sottoposta al massimo con<strong>di</strong>zionamento sociale e la conoscenza è la struttura sociale per eccellenza" 2 , infatti "senza la<br />

con<strong>di</strong>zionatezza sociale non è possibile nessuna conoscenza e […] il termine conoscere acquista significato solo se è<br />

connesso con un collettivo <strong>di</strong> pensiero" 3 .<br />

La scuola <strong>di</strong> E<strong>di</strong>mburgo ed il programma forte<br />

In contrapposizione alla <strong>sociologia</strong> istituzionale <strong>nel</strong> 1966 nasce con David Edge la "scuola <strong>di</strong> E<strong>di</strong>mburgo" dove<br />

lavorano tra gli altri Barry Barnes, David Bloor, Donald Mackenzie, Steven Shapin e Andrew Pickering. L'obiettivo <strong>di</strong><br />

2 Fleck 1935, trad. it. 1983, 101<br />

3 Ibidem, p. 103<br />

5<br />

<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>


questo gruppo <strong>di</strong> lavoro, che si volle definire sociology of scientific knowledge (Ssk), è entrare maggiormente <strong>nel</strong> merito<br />

<strong>della</strong> <strong>di</strong>sputa scientifica, non osservarne solamente i contorni. È importante sottolineare come un proposito <strong>di</strong> questo<br />

tipo assuma un taglio decisamente inter<strong>di</strong>sciplinare, poiché non può prescindere dal <strong>di</strong>alogare con la filosofia <strong>della</strong><br />

<strong>scienza</strong> e, soprattutto, con la storia <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> me<strong>di</strong>ante l'utilizzo e la realizzazione <strong>di</strong> numerosi case stu<strong>di</strong>es. La Ssk<br />

afferma che "le persone producono conoscenza sulla base <strong>della</strong> conoscenza ere<strong>di</strong>tata <strong>nel</strong>l'ambito <strong>della</strong> propria cultura,<br />

dei propri scopi collettivamente situati e dell'informazione che ricevono dalla realtà naturale" 4 ; inoltre - <strong>di</strong>ce sempre<br />

Shapin - "il ruolo del sociale è <strong>di</strong> prestrutturare, non <strong>di</strong> precludere la scelta [dello scienziato]" 5 .<br />

Da queste premesse scaturisce la formulazione del "programma forte", il quale in<strong>di</strong>vidua una serie <strong>di</strong> principi<br />

metodologici che devono guidare l'analisi sociologica <strong>della</strong> conoscenza scientifica. L'analisi deve essere:<br />

1. causale, interessata alle cause che producono credenze o stati <strong>di</strong> conoscenza;<br />

2. imparziale rispetto alla verità o alla falsità, alla razionalità o all'irrazionalità, al successo o al fallimento (entrambi i<br />

termini <strong>di</strong>cotomici richiedono una spiegazione);<br />

3. simmetrica <strong>nel</strong> tipo <strong>di</strong> spiegazione: gli stessi tipi <strong>di</strong> causa devono spiegare le credenze vere e le credenze false;<br />

4. riflessiva: i suoi modelli dovrebbero essere applicabili alla stessa <strong>sociologia</strong>, che non è immune all'analisi<br />

sociologica.<br />

Secondo Boor, inoltre, l'attività scientifica ha come centro l'esperienza socializzata "ripetibile, pubblica, impersonale",<br />

non l'osservazione sperimentale bruta; è proprio questa <strong>di</strong>mensione sociale che realizza la <strong>di</strong>suguaglianza tra esperienza<br />

in<strong>di</strong>viduale e verità garantendo il funzionamento <strong>della</strong> <strong>scienza</strong>. In knowledge and Social Imagery egli scrive: "la<br />

conoscenza si identifica più con la Cultura che con l'Esperienza" 6 . Egli non vuole però <strong>di</strong>re che l'esperienza non abbia<br />

più alcun valore, ma raffigura la nascita <strong>di</strong> una nuova credenza da una credenza vecchia e dall'esperienza (Fig. 1).<br />

Fig. 1 7<br />

Ad avvallare questa tesi sono famosi gli esempi portati da Boor in merito alla storia <strong>della</strong> matematica; essi mirano a<br />

mostrare come a contesti istituzionali e culturali <strong>di</strong>versi possano corrispondere logiche o matematiche <strong>di</strong>verse. Si deve<br />

evidenziare comunque che Boor non sostiene che la conoscenza è determinata esclusivamente dalla società: "il<br />

programma forte <strong>di</strong>ce forse che la conoscenza è esclusivamente sociale? […] La risposta è no. Il programma forte<br />

4<br />

Shapin 1982,196<br />

5<br />

Ibidem, p. 198<br />

6<br />

Bloor 1976, trad. it. 1991, p. 21<br />

7 ibidem, p.47<br />

6<br />

<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>


sostiene che la componente sociale è sempre presente e costitutiva <strong>della</strong> conoscenza. Ma non <strong>di</strong>ce che è la sola<br />

componente, o che è la componente che deve essere necessariamente considerata come il fattore <strong>di</strong> innesco <strong>di</strong> qualsiasi<br />

mutamento. Si tratta <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> sfondo. Apparenti eccezioni alla covarianza e alla causalità possono essere<br />

semplicemente il risultato dell'operare <strong>di</strong> altre cause naturali <strong>di</strong>verse da quelle sociali" 8 .<br />

Importante è anche il ruolo che Boor riserva al caso introducendo accanto al principio <strong>di</strong> causalità quello <strong>di</strong> casualità;<br />

egli infatti sostiene che "il caso può <strong>di</strong>ventare il veicolo preferito per l'espressione degli interessi" e la scelta <strong>della</strong> teoria<br />

a loro più adatta 9 .<br />

Altri autori si concentrarono in modo particolare sui case stu<strong>di</strong>es, con lo scopo <strong>di</strong> ricostruire come si arriva alla<br />

formulazione <strong>di</strong> un singolo fatto scientifico, che rappresenta il punto <strong>di</strong> arrivo, non più quello <strong>di</strong> partenza. Questo tipo<br />

<strong>di</strong> approccio analizza il processo che va dal laboratorio al risultato espresso <strong>nel</strong>l'articolo scientifico pubblicato da una<br />

rivista. In modo particolare si pone l'attenzione sulla <strong>di</strong>mensione retorica attraverso cui il fatto scientifico viene<br />

rappresentato (ad esempio me<strong>di</strong>ante le tecniche <strong>di</strong> rappresentazione dei dati). In particolare Latour e Woolgar<br />

considerano due elementi retorici:<br />

♦ le "modalità", ovvero gli elementi che qualificano le affermazioni del ricercatore e che vengono abbandonate man<br />

mano che una serie <strong>di</strong> asserzioni o <strong>di</strong> risultati si trasforma in un fatto scientifico;<br />

♦ le "iscrizioni" , le prove che lo scienziato può portare a sostegno <strong>della</strong> propria tesi.<br />

La scuola <strong>di</strong> Bath<br />

Un'altra scuola che si contrappone a quella <strong>di</strong> E<strong>di</strong>mburgo ed al programma forte è quella <strong>di</strong> Bath, la quale porta<br />

all'elaborazione del "programma empirico del relativismo". Esponenti <strong>di</strong> rilievo <strong>di</strong> questa corrente sono Collins e Pinch,<br />

i quali si concentrano sull'analisi <strong>di</strong> alcune controversie <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> contemporanea e in<strong>di</strong>viduano un fenomeno<br />

denominato "regresso dello sperimentatore". Illustriamo con un esempio <strong>di</strong> cosa stiamo parlando: <strong>nel</strong> 1969 il fisico J.<br />

Weber, dell'Università del Maryland, annuncia <strong>di</strong> avere in<strong>di</strong>viduato una grande quantità <strong>di</strong> onde gravitazionali<br />

provenienti dallo spazio grazie all'uso <strong>di</strong> un nuovo strumento che misura le vibrazioni in una barra <strong>di</strong> alluminio. Se<br />

confermato questo fatto permetterebbe <strong>di</strong> verificare una previsione <strong>della</strong> teoria <strong>della</strong> relatività generale. Molti laboratori<br />

si dotano <strong>di</strong> apparecchiature simili a quella <strong>di</strong> Weber e ripetono lo stesso esperimento ottenendo risulti contrastanti. Il<br />

problema è la <strong>di</strong>fficoltà <strong>della</strong> misura e dello stabilire in che parte le vibrazioni dello strumento sono causate da fenomeni<br />

elettrici, magnetici o sismici. Per stabilire se vi sono o no onde gravitazionali, i ricercatori dovrebbero prima costruire<br />

un rivelatore affidabile. Ma come si può stabilire se un rivelatore è affidabile? Lo potremmo fare se fossimo certi che<br />

queste onde esistono; in questo caso, infatti, lo strumento che le registra sarebbe un buon rivelatore. Così, tuttavia, si<br />

può proseguire entrando in un circolo vizioso: "L'attività sperimentale può essere utilizzata come test solo se si riesce in<br />

qualche modo a interrompere questa catena circolare del regresso dello sperimentatore. Nella maggior parte dei casi<br />

scientifici questo circolo vizioso viene spezzato perché si conoscono fin dal principio i limiti entro i quali l'esito <strong>di</strong> un<br />

esperimento può essere considerato corretto. Ciò fornisce un criterio universalmente accettato per valutare la qualità <strong>di</strong><br />

un esperimento. Nei casi in cui tale semplice criterio non è applicabile, il regresso dello sperimentatore può essere<br />

8<br />

ibidem, p. 230<br />

9<br />

ibidem, p. 237<br />

7<br />

<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>


evitato solo ricorrendo ad altri mezzi per definire la qualità <strong>di</strong> un esperimento; e il criterio deve essere in<strong>di</strong>pendente dal<br />

risultato dell'esperimento stesso." 10<br />

Per risolvere la controversia sono necessari altri parametri, che i due stu<strong>di</strong>osi in<strong>di</strong>viduano in criteri <strong>di</strong> carattere sociale<br />

come la reputazione dello scienziato e l'istituzione in cui lavora, la nazionalità o il livello <strong>di</strong> inserimento nei circuiti <strong>di</strong><br />

ricerca: "Gli aspetti scientifici e sociali del processo sono inseparabili. È questo il modo in cui viene risolto il problema<br />

del regresso dello sperimentatore" 11 . I due sociologi vogliono così sottolineare come non sia imme<strong>di</strong>ato il processo <strong>di</strong><br />

replica degli esperimenti sulla base delle in<strong>di</strong>cazioni formali contenute nei papers e <strong>nel</strong>le comunicazioni scientifiche,<br />

che invece spesso sottendono molte conoscenze informali.<br />

Collins ha <strong>di</strong>viso in gli tre obiettivi del "programma empirico del relativismo":<br />

1. <strong>di</strong>mostrare la "flessibilità interpretativa" dei risultati sperimentali, cioè la possibilità che questi si prestino a più <strong>di</strong><br />

un'interpretazione;<br />

2. analizzare i meccanismi attraverso cui si raggiunge la chiusura <strong>di</strong> questa flessibilità (ad esempio viene risolta una<br />

controversia);<br />

3. collegare questi meccanismi alla struttura sociale;<br />

Per Collins, quin<strong>di</strong>, il vincitore <strong>di</strong> una controversia può essere determinato da meccanismi sociali come l'importanza o il<br />

prestigio che una cerchia <strong>di</strong> ricercatori o istituzioni hanno in una comunità. Vi è un netto rifiuto del principio <strong>di</strong><br />

causalità proprio del programma forte: qui lo scopo non è indagare il nesso causale tra la <strong>di</strong>mensione sociale e quella<br />

scientifica, ma stu<strong>di</strong>are come la prima si inserisce <strong>nel</strong>la seconda attraverso la flessibilità interpretativa. Del programma<br />

forte Collins con<strong>di</strong>vide, invece, il principio <strong>di</strong> simmetria: per il sociologo è ininfluente l'esito finale <strong>della</strong> controversia,<br />

egli tuttavia probabilmente tende ad estremizzare questa posizione metodologica arrivando a un relativismo anche sul<br />

piano epistemologico.<br />

L'actor-network theory<br />

Anche l'approccio <strong>di</strong> Collins sembra limitarsi a considerazioni microsociologiche trascurando il ruolo degli attori esterni<br />

alla comunità <strong>di</strong> specialisti. Diversamente, l'actor-network theory vuole allargare lo stu<strong>di</strong>o a tutti gli attori che<br />

collaborano più o meno in<strong>di</strong>rettamente alla creazione <strong>di</strong> un fatto scientifico. Secondo questa corrente la <strong>scienza</strong> ha due<br />

facce, come un Giano bifronte: da un lato c'è la <strong>scienza</strong> "bell'e fatta" o "pronta per l'uso"; dall'altro, la <strong>scienza</strong> "in<br />

costruzione", ovvero la ricerca (Fig. 2). L'epistemologo ha il compito <strong>di</strong> analizzare la prima faccia, il sociologo la<br />

seconda.<br />

10 Collins e Pinch 1993, trad. it. 1995, p. 132<br />

11 ibidem, p. 136<br />

8<br />

<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>


Fig. 2 12<br />

Un enunciato scientifico può passare allo stato <strong>di</strong> "fatto" o <strong>di</strong> "artefatto" a seconda dell'azione <strong>di</strong> una vasta rete <strong>di</strong> attori<br />

(come ad esempio chi citerà in seguito i risultati o chi li criticherà): "il destino <strong>di</strong> quello che <strong>di</strong>ciamo e facciamo è <strong>nel</strong>le<br />

mani dei loro successivi utilizzatori" 13 .<br />

Nel descrivere il ruolo dei vari attori Latour mette in <strong>di</strong>scussione alcune <strong>di</strong>stinzioni:<br />

♦ quella tra <strong>scienza</strong> e tecnologia, identificate <strong>nel</strong> termine unico <strong>di</strong> "tecno<strong>scienza</strong>". Un oggetto tecnologico o un<br />

risultato scientifico sono oggetti complessi, "scatole nere" <strong>di</strong> cui è dato conoscere solo gli input e gli output; una<br />

volta consolidati (passati cioè al lato <strong>della</strong> "<strong>scienza</strong> pronta per l'uso") essi non possono più essere messi in<br />

<strong>di</strong>scussione.<br />

♦ Al processo <strong>di</strong> trasformazione <strong>di</strong> un fatto scientifico o <strong>di</strong> un prodotto tecnologico in una "scatola nera" concorrono<br />

in ugual modo attori umani e non umani, tra i quali, quin<strong>di</strong>, non vi è <strong>di</strong>stinzione <strong>di</strong> ruolo.<br />

Ogni volta che un nuovo attore entra con il suo contributo, l'enunciato scientifico o l'artefatto tecnologico subiscono<br />

piccole variazioni e vengono adattati per poter sod<strong>di</strong>sfare interessi <strong>di</strong>versi. Latour analizza nei particolari la storia <strong>di</strong><br />

Pauster e <strong>della</strong> sua scoperta dei vaccini preventivi, che per molti anni è stata osteggiata dai me<strong>di</strong>ci perché, secondo<br />

Latour, tali vaccini avrebbero <strong>di</strong>minuito il numero degli ammalati e quin<strong>di</strong> il lavoro. L'ostilità dei me<strong>di</strong>ci si trasforma<br />

però in entusiastico appoggio quando, insieme a Roux, Pauster trasforma i vaccini in sieri. Per il sociologo dell'actornetwork<br />

theory questo è un chiaro esempio <strong>di</strong> come il modello secondo cui risultati scientifici e tecnologici si<br />

propagherebbero spinti dalla loro inerzia, senza bisogno <strong>di</strong> aiuto (modello <strong>della</strong> <strong>di</strong>ffusione), non sia sufficiente ed<br />

invece sia necessario analizzare altri meccanismi, come i cambiamenti <strong>di</strong> opinioni o gli atteggiamenti <strong>di</strong> alcuni gruppi<br />

nei confronti <strong>di</strong> una scoperta. Anche Lautour elabora delle regole metodologiche:<br />

1. la soluzione delle controversie in corso "è la causa <strong>della</strong> rappresentazione <strong>della</strong> Natura, e non la conseguenza, non<br />

possiamo mai usare il risultato - la Natura - per spiegare come e perché una controversia è stata risolta" 14 . In altri<br />

termini non si possono utilizzare le "scatole nere" per spiegare le "scatole nere" stesse. Questo processo però è<br />

molto più complesso se si analizzano fatti relativi al passato, ovvero scatole nere già chiuse con la loro rete <strong>di</strong><br />

12 Latour 1987, trad. it. 1998, p. 7<br />

13<br />

ibidem, p. 38<br />

14<br />

ibidem, p. 132<br />

9<br />

<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>


alleanze tra gli attori. Per Latour è necessario quin<strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare una giusta via <strong>di</strong> mezzo tra realismo e relativismo<br />

per "tracciare con accuratezza i mutamenti improvvisi da una faccia <strong>di</strong> Giano all'altra" 15 .<br />

2. Come per il caso <strong>della</strong> Natura anche la Società non può essere utilizzata come causa <strong>della</strong> risoluzione <strong>di</strong> una<br />

controversia, poiché la stessa stabilizzazione delle alleanze e degli interessi sociali non è un punto <strong>di</strong> partenza <strong>della</strong><br />

controversia ma il suo risultato.<br />

Numerose sono le critiche che l'approccio dell'actor-network theory ha suscitato. In primo luogo esso è stato accusato <strong>di</strong><br />

utilizzare una metodologia <strong>di</strong> spiegazione tautologica, secondo cui gli alleati vengono persuasi dai contenuti del fatto<br />

scientifico o tecnologico senza spiegare quali sono i meccanismi che portano o meno all'effettiva realizzazione <strong>della</strong><br />

"scatola nera". In secondo luogo sembra dare troppa enfasi al ruolo <strong>di</strong> alcuni attori capaci <strong>di</strong> seguire una strategia<br />

preor<strong>di</strong>nata e "machiavellica" trascurando la complessità e l'instabilità <strong>di</strong> alcune posizioni.<br />

Successivamente Latour sviluppa alcune considerazioni secondo cui tutta la società moderna è centrata su <strong>di</strong> una<br />

contrad<strong>di</strong>zione che, da una parte, la vede creare "ibri<strong>di</strong>" mescolando natura e cultura, mentre dall'altra teorizza la<br />

separazione e la depurazione <strong>della</strong> <strong>di</strong>mensione naturale dalla componente umana, la netta separazione tra i fatti e la<br />

società. Nella società moderna gli uomini "separando i rapporti <strong>di</strong> forza politici e i rapporti <strong>di</strong> ragione scientifica, ma<br />

fondando sempre la forza sulla ragione e la ragione sulla forza, hanno sempre tenuto il piede in due staffe" 16 . Secondo<br />

Latour anche molta <strong>sociologia</strong> <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> è caduta <strong>nel</strong> tra<strong>nel</strong>lo <strong>di</strong> questa contrad<strong>di</strong>zione ed accusa in modo particolare<br />

Boor ed il "programma forte" <strong>di</strong> aver fallito l'obiettivo <strong>della</strong> simmetria <strong>di</strong>venendo invece, costruttivisti con la natura e<br />

realisti con la società.<br />

Queste posizioni <strong>di</strong> Latour provocano a loro volta molte critiche, ma hanno il merito <strong>di</strong> mettere in luce lo stato <strong>di</strong> crisi in<br />

cui si trova la <strong>sociologia</strong> <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> nei primi anni Novanta, incapace <strong>di</strong> una formulazione teorica sod<strong>di</strong>sfacente<br />

davanti ai continui ed enormi cambiamenti <strong>nel</strong>la <strong>scienza</strong> e <strong>nel</strong>la tecnologia.<br />

Nuova formulazione del programma forte<br />

Una nuova strada viene descritta nuovamente dalla scuola <strong>di</strong> E<strong>di</strong>mburgo con Boor e Mackenzie. Per capire le loro<br />

posizioni si devono prima spiegare quelle illustrate in un saggio del 1983 da Barnes. Egli analizza il nostro modo <strong>di</strong><br />

denominare gli oggetti del mondo sulla base <strong>di</strong> due categorie <strong>di</strong> termini ideali:<br />

a) i "termini N" sono i termini applicati, in quanto si riferiscono alle proprietà empiriche dell'oggetto, confrontate con<br />

un modello (pattern-matching);<br />

b) i "termini S", invece, non vengono assegnati in base alle proprietà intrinseche dell'oggetto, ma secondo il modo in<br />

cui altre persone lo definiscono. Questo tipo <strong>di</strong> termini ha la caratteristica <strong>di</strong> rendere "vero" se stesso, <strong>di</strong> essere<br />

autoreferenziale. Un esempio può essere il denaro: esso ha valore perché gli è stato riconosciuto da una collettività.<br />

Secondo Mackenzie [2001] una buona parte del lavoro <strong>della</strong> <strong>sociologia</strong> <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> può essere considerato la scoperta<br />

degli aspetti-S entro termini-N. Ciò si può vedere ad esempio in un ricercatore che considera "temperature significative"<br />

per l'esperimento certi valori che altri hanno definito tali. La riflessione coinvolge quin<strong>di</strong> il concetto <strong>di</strong> "modello":<br />

considerare tale un modello equivale a descriverlo con un termine <strong>di</strong> tipo S, appartenente alla <strong>di</strong>mensione sociale:<br />

15<br />

ibidem, p. 134<br />

16<br />

Latour, 1991, trad. it. 1995, p. 54<br />

10<br />

<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>


"Qualcosa è un modello solo se un numero sufficiente <strong>di</strong> persone lo trattano come tale, proprio come qualcosa è denaro<br />

solo se un numero sufficiente <strong>di</strong> persone lo trattano come tale" 17 .<br />

Barnes ha ipotizzato l'esistenza <strong>di</strong> alcune macchinette che si occupino <strong>di</strong> classificare le caratteristiche degli oggetti<br />

come N o non-N. Per quanto riguarda i termini <strong>di</strong> tipo S, una macchina <strong>di</strong> tal genere risulta essere puramente<br />

tautologica ("ciò è un S perché io <strong>di</strong>co che è un S"). In una comunità possiamo pensare una serie <strong>di</strong> macchine S che<br />

operano in parallelo. Ma chi garantisce che <strong>nel</strong> lungo periodo centinaia <strong>di</strong> macchinette che operano su migliaia <strong>di</strong><br />

esempi non commettano errori?<br />

Deve esserci una garanzia <strong>di</strong> un corretto "pattern-matching". Tale garanzia, <strong>nel</strong>l'idea <strong>di</strong> Barnes e <strong>di</strong> Bloor, è data dal<br />

fatto che più macchinette lavorano in interazione reciproca. Senza questa interazione non ha neppure senso parlate <strong>di</strong><br />

designazione giusta o errata degli N. La base del consenso è il gruppo, che <strong>di</strong>viene con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> normatività e <strong>di</strong><br />

significato. La possibilità <strong>di</strong> approcciarci alla conoscenza del mondo naturale si appoggia quin<strong>di</strong> ad una "ringhiera<br />

sociale", la quale sostiene una <strong>di</strong>mensione normativa che permette al soggetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere tra applicazioni esatte od<br />

errate <strong>di</strong> un termine e <strong>di</strong> iniziare l'attività conoscitiva da un certo punto in poi senza ricostruirla dall'inizio. Si arriva così<br />

a una nuova formulazione del programma forte secondo cui "il riferimento dotato <strong>di</strong> significato a una realtà<br />

in<strong>di</strong>pendente richiede un'istituzione sociale che lo rende possibile […], tutti i concetti hanno carattere <strong>di</strong> istituzioni, […]<br />

tutti i termini <strong>di</strong> tipo naturale coinvolgono, come elemento necessario, l'apparato autoreferenziale che è caratteristico dei<br />

termini sociali" 18 .<br />

Questo nuovo orientamento <strong>della</strong> Ssk evidenzia, prima <strong>di</strong> tutto, che "sociale" non è sinonimo <strong>di</strong> "contesto": la<br />

<strong>di</strong>mensione sociale e <strong>di</strong> conseguenza l'analisi sociologica può essere applicabile anche a comunità <strong>di</strong> specialisti o <strong>di</strong><br />

tecnici. Inoltre collegando la <strong>di</strong>mensione cognitiva con quella normativa si va oltre il nesso causale basata sugli interessi<br />

che, <strong>nel</strong>la formulazione originaria, collegava in modo meccanicistico i processi conoscitivi con quelli sociali. Questa<br />

descrizione dell'elemento sociale come tessuto connettivo su cui si deposita la conoscenza <strong>della</strong> natura, dà maggior<br />

rilevanza ai fattori sociali e culturali rispetto a quelli più "politici" che venivano sottolineati <strong>nel</strong>la teoria <strong>di</strong> Latour, che<br />

non appare tuttavia molto <strong>di</strong>versa. Il ruolo <strong>della</strong> categoria "macrosociale", degli interessi, non perde comunque<br />

totalmente importanza; infatti, soprattutto secondo Bloor, lo scienziato, scegliendo <strong>di</strong> aderire a un certo modeloistituzione<br />

piuttosto che ad un altro, agirebbe per massimizzare le proprie opportunità e ridurre al minimo i costi. È<br />

importante sottolineare che Bloor non sostiene che " tutti i pre<strong>di</strong>cati sono <strong>di</strong> tipo-S, ma solo che tutti i pre<strong>di</strong>cati hanno in<br />

sé aspetti <strong>di</strong> tipo-S e funzionano in virtù <strong>di</strong> una componente autoreferenziale. Funzionano in virtù del fatto che sono<br />

istituzioni sociali" 19 . Lo scopo non è quello <strong>di</strong> allargare la componente sociale, ma <strong>di</strong> provare ad eliminarla del tutto, per<br />

poi <strong>di</strong>mostrare che è una lamina sottile ma imprescin<strong>di</strong>bile: la conoscenza non è possibile senza la presenza <strong>di</strong><br />

istituzioni sociali e <strong>di</strong> ciò che chiamiamo "società".<br />

A questo punto si ritrovano molte similitu<strong>di</strong>ni con il pensiero <strong>di</strong> Fleck: "chi considera il con<strong>di</strong>zionatezza sociale come<br />

un male necessario, come un'insufficienza umana che purtroppo esiste e che è necessario combattere, non comprende<br />

che senza il con<strong>di</strong>zionamento sociale non è in generale possibile nessuna conoscenza e che in generale il termine<br />

conoscere acquista significato solo se è connesso con un collettivo <strong>di</strong> pensiero" 20 . In quest'ottica si vede come solo<br />

17<br />

Bloor, 1995<br />

18<br />

ibidem, p. 16<br />

19<br />

ibidem, p. 13<br />

20<br />

Fleck 1935, trad. it. 1983, 103<br />

11<br />

<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>


grazie allo scambio e alle interazioni tra i <strong>di</strong>versi collettivi e stili <strong>di</strong> pensiero avvengono i più significativi mutamenti<br />

<strong>nel</strong>la conoscenza scientifica, quelli che Kuhn chiamerà rivoluzioni.<br />

Quali strade per la <strong>sociologia</strong> <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> contemporanea?<br />

Ai nostri giorni la comunità scientifica si presenta come una realtà molto complessa che causa o è causata dai numerosi<br />

e nuovi fenomeni che caratterizzano la realtà culturale e sociale in cui è immersa.<br />

Tra i vari fattori che determinano i rapporti tra la <strong>scienza</strong> e la società sembra acquisire sempre più peso il legame,<br />

filtrato dal sistema economico, con la tecnologia. Secondo alcuni una situazione <strong>di</strong> questo tipo avrebbe dato, da un lato,<br />

alla <strong>scienza</strong> un potere molto forte, quasi fosse un mistero inaccessibile ai più, e dall'altro un altrettanto forte potere sulla<br />

<strong>scienza</strong> a chi decide gli orientamenti politici ed economici. In quest'ottica ci si pongono questioni del tipo: Reagan<br />

avrebbe potuto proporre il progetto delle "Guerre stellari" se gli scienziati dei laboratori <strong>di</strong> ricerca militare non glielo<br />

avessero proposto?<br />

Un altro fenomeno nuovo è la sempre maggiore presenza <strong>nel</strong> <strong>di</strong>battito scientifico <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> non specialisti che però<br />

sono coinvolti <strong>di</strong>rettamente. È il caso delle associazioni dei malati <strong>di</strong> cancro o <strong>di</strong> AIDS che chiedono ad esempio <strong>di</strong><br />

essere coinvolte <strong>nel</strong>le decisioni che riguardano la sperimentazione <strong>di</strong> alcuni farmaci. Questo tipo <strong>di</strong> "attori" ha acquisito<br />

un ruolo quasi istituzionale.<br />

Molto importante è anche il ruolo che hanno assunto i mass-me<strong>di</strong>a <strong>nel</strong>la risoluzione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sputa scientifica. Si citi per<br />

tutti l'esempio <strong>della</strong> parabola me<strong>di</strong>atica in cui (soprattutto in Italia) si tradusse la controversa vicenda dell'esperimento<br />

<strong>di</strong> Pons e Fleischmann sulla "fusione fredda" 21 . Come si può vedere da questa vicenda (ma molte altre ne potrebbero<br />

essere ricordate), in alcuni casi sono gli scienziati stessi ad utilizzare i mass-me<strong>di</strong>a come trampolino per annunciare una<br />

scoperta, magari in anticipo sugli altri gruppi <strong>di</strong> ricerca, senza passare per le pubblicazioni ufficiali ed attendere i tempi<br />

che esse richiederebbero. In altri casi i mezzi <strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong> massa creano inutili ed inconsistenti<br />

spettacolarizzazioni intorno ad eventi scientifici; complice <strong>di</strong> questo atteggiamento è probabilmente anche la scarsa<br />

alfabetizzazione scientifica <strong>di</strong> giornalisti e pubblico.<br />

La <strong>sociologia</strong> <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> dovrebbe prendere atto <strong>di</strong> questi veloci e molteplici cambiamenti, anche se<br />

proporzionalmente alla loro vastità si moltiplicano anche i rapporti con i soggetti sociali e quin<strong>di</strong> le strade <strong>di</strong> analisi<br />

appaiono infinite.<br />

È comunque interessante citare alcuni esempi <strong>di</strong> realtà italiane che, anche se non sono costituite da sociologi (anzi da<br />

scienziati) e quin<strong>di</strong> non fanno <strong>della</strong> <strong>sociologia</strong> il loro primo argomento <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, si interessano dei legami tra la<br />

complicata organizzazione <strong>della</strong> società del <strong>XX</strong>I <strong>secolo</strong> e la sua cultura scientifica.<br />

♦ Alcuni si rifanno esplicitamente agli autori classici <strong>della</strong> conoscenza, tipo Durkheim e Marx (che in questo testo<br />

volutamente abbiamo trascurato), e come A. Baracca sostengono che "il metodo del materialismo storico si deve<br />

applicare anche alla Scienza" 22 . Lo stesso Baracca collaborò <strong>nel</strong> 1975 a "L'ape e l'architetto" ed è proprio a questo<br />

testo che si rifà idealmente un gruppo <strong>di</strong> giovani ricercatori che, firmandosi con l'acronimo LA.S.E.R. (Laboratorio<br />

Scienza Epistemologia Ricerca), scrivono il testo NoAuthor "Scienza Spa, scienziati, tecnici e conflitti" 23 , dove si<br />

21 Bucchi, 1996<br />

22 Baracca 2001<br />

23 LA.S.E.R. 2002<br />

12<br />

<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>


teorizza la "sottrazione dei saperi" come unico mezzo per fondare una nuova <strong>scienza</strong> per il bene <strong>della</strong> società<br />

intera.<br />

♦ L' "Associazione scienziate/i responsabili", <strong>nel</strong> cui manifesto si legge: "Nell'attuale momento storico sono sempre<br />

più sfumati e lontani i confini del nostro agire, e <strong>di</strong>venta importante tornare a riflettere sul peso delle nostre azioni.<br />

È sempre più <strong>di</strong>fficile valutare gli effetti <strong>di</strong> ciò che facciamo perché spesso si manifestano lontano da noi, <strong>nel</strong>lo<br />

spazio e <strong>nel</strong> tempo. Una lontananza che è tanto oggettiva quanto soggettiva perché figlia <strong>della</strong> percezione che<br />

abbiamo assimilato del mondo che ci circonda. Abbiamo immaginato che uno sforzo (non richiesto) <strong>di</strong><br />

consapevolezza sia un valido rime<strong>di</strong>o; vogliamo riscoprire il gusto <strong>della</strong> responsabilità. Non vogliamo in alcun<br />

modo fornire un decalogo <strong>di</strong> comportamento né offrire schemi etici <strong>di</strong> riferimento. Riaffermiamo invece la<br />

necessita’ dell'importanza <strong>di</strong> una ritrovata e personale tensione etica <strong>nel</strong> e dell’agire" 24 .<br />

Questi due esempi ed altre esperienze simili aprono al mondo <strong>della</strong> <strong>scienza</strong> nuovi e complessi interrogativi sulla<br />

"co<strong>scienza</strong> che la <strong>scienza</strong> ha <strong>di</strong> sé" e sulla sua neutralità; in particolare si contesta la tendenza alla specializzazione dei<br />

saperi che porta all'eliminazione <strong>di</strong> quella inter<strong>di</strong>sciplinarietà che permette la visione e la risoluzione dei problemi in<br />

chiave globale e non settoriale o locale. È questo, forse, il nuovo panorama che la <strong>sociologia</strong> <strong>della</strong> <strong>scienza</strong><br />

contemporanea si trova ad analizzare.<br />

24 Manifesto costituente dell'"Associazione Scienziate/i Responsabili" http://www.bo.cnr.it/www-sciresp/<br />

13<br />

<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>


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<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>


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<strong>Silvia</strong> <strong>Marcuz</strong>

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