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1 - Alastor

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10cspotlightintervistauna chiacchierata conANDREA SorrenTinoCiao Andrea, benvenuto sulle pagine di Mega. Un vecchio adagiorecita che il miglior modo per iniziare una chiacchierata è partiredalle presentazioni, dunque che ne diresti di presentarti ainostri lettori?Ciao Stefano, e un saluto a tutti i lettori di Mega! Dunque, al momentosono il disegnatore ufficiale della serie Green Arrow pubblicata dalla DCComics negli Stati Uniti (che verrà pubblicata in Italia a partire dal numero17 dello spillato Justice Leage). Sono anche stato il disegnatore della serieDC Comics I, Vampire che ha da poco visto la sua pubblicazione anche interra nostrana e che mi è valsa, l’anno scorso, la vittoria negli “IGN Bestof 2012’ Awards come ‘Best Comic Artist of 2012’.Ho 30 anni e sono un grande e appassionato lettoredi fumetti, americani e non!La prima volta che ho letto il tuo nome suun fumetto è stato quando, colpito dallapeculiarità del tratto (e soprattutto dellacolorazione), ho sfogliato l’albo di esordiodella miniserie God of War, adattamento afumetti, targato Wildstorm, dell’omonimovideogioco. Qual è stato il tuo percorso artistico/lavorativoprima di quell’albo?Ho frequentato la Scuola di Comix a Napoli esono laureato in Scenografia all’Accademia di BelleArti, quindi ho avuto qualche anno di percorsoformativo prima di maturare, artisticamentee personalmente, al punto tale da lavorare pereditori americani nel mercato fumettistico. I mieiprimi lavori sono stati principalmente illustrazioniper case editrici di giochi e giochi di ruolo, primaitaliane poi americane. Ho cominciato la mia carrieraprofessionale facendo illustrazioni a caratterehorror per la White Wolf e la loro linea World ofDarkness (Mondo di Tenebra, in italiano) ed avevopubblicato un paio di libri quando fui notato daShannon Eric Denton che all’epoca lavorava comeeditor per la DC\Wildstorm. Mi propose il lavorosu alcune copertine per una miniserie, un crossovertra X-Files\30 Giorni di Buio e poco dopo,mi chiese di fare alcune prove sul personaggio diKratos, perché c’era in mente di associare un fumettoal lancio di God of War 3 che sarebbe uscitodi lì a poco. Lo stile della graphic novel è figlio diquelle illustrazioni che facevo all’inizio della miacarriera perché la Sony voleva che l’albo avesseesattamente quell’aspetto. Fu un lavoro piuttostolungo e meticoloso, dove lavorai con la supervisionedel grande Cecil Kim, dello Studio Santa Monica. Un parto creativodurato un anno e pubblicato con cadenze bimestrali negli Stati Uniti. Fortunatamente,con I,Vampire sono tornato al bianco e nero tradizionaleche è uno stile che mi è molto più congeniale e che mi ha fruttato un pò dipopolarità e apprezzamenti negli USA, quindi tutto quello che mi vedretefare in futuro avrà probabilmente questo stesso approccio.Dopo la conclusione della miniserie dedicata a God Of War, e conla chiusura della Wildstorm, il passaggio alla DC Comics credosia stato quasi naturale. A che punto sei stato coinvolto nellapreproduzione e nel lancio di I, Vampire?Mi ricordo che, visto il modo positivo con il quale era terminato il lavorosu GoW, l’editor Ben Abernathy, che all’epoca spaziava tra lavori siaWildstorm che DC, mi propose per un paio di serie legate ad altri videogiochima che, per un motivo o per un altro, non spiccarono il volo. Lasvolta è avvenuta un paio di mesi dopo la chiusura di God of War quandogli mostrai alcune tavole in bianco e nero, molto noir, sulle quali stavo sperimentando.Mi disse che agli uffici DC erano rimasti tutti molto entusiastidel lavoro e, circa due settimane dopo, la conferma delle sue parole vennedal fatto che fui contattato da Eddie Berganza (Group Editor alla DC) chemi spiegò che avevano intenzione di utilizzarmi per una serie facente partedi una ‘molto importante iniziativa editoriale’. All’epoca nessuno sapevadell’idea dei ‘New52’ e di quanto successo la cosa avrebbe avuto, ma accettaiovviamente senza pensarci due volte. La serie era I,Vampire e miavrebbe tenuto impegnato per circa un anno e mezzo prima dello spostamentosu Green Arrow.Dopo una ventina di numeri la serie è giunta alla conclusione, unachiusura forse inevitabile in un panorama fumettistico affollatocome quello statunitense soprattutto se si considera che si trattadi un titolo “minore”. Come hai accolto la notizia della chiusura?Ho saputo della chiusura circa 3-4 mesi prima del pubblico, più o menonello stesso periodo nel quale mi proposero di lavorare su Green Arrow.È stato un po’ come doversi scontrare con la cruda realtà dei ‘numeri’ perquanto riguarda il mercato americano. Trattandosi di una serie piuttostodefilata dall’universo DC ci sono state molte meno pressioni dal punto divista editoriali e io e Josh Fialkov siamo riusciti a dare alla storia un tagliomolto personale, tanto da considerare la serie come ‘figlia nostra’. È statotriste sapere della chiusura (anche se ormai non ci lavoravo più), ma credoche io e Josh possiamo ritenerci soddisfatti di aver raccontato una storiadi StefanoPerullocon le premesse e i modi che volevamo el’apprezzamento e l’affetto che ha ricevutoin America ha decisamente ripagato tuttigli sforzi fatto per produrla.In ogni caso tu sei ormai proiettatoverso un nuovo, prestigiosissimo incarico:Green Arrow. Una serie che,anche grazie al successo della serie televisiva,è decisamente sotto i riflettori. Conquali propositi sei diventato il nuovo disegnatore regolare diquesta serie?È stato a luglio dell’anno scorso. Jeff Lemire mi contattò tramite Twitterper una chiacchierata, dicendo che era rimasto colpito del mio lavoro suI,Vampire e che il mio stile ‘dark’ gli sembrava perfetto per una serie acarattere ‘crime’ e dai toni noir. Ci scambiammo un paio di complimenti eterminammo la chiacchierata con una promessa reciproca di lavorare assiemein futuro. Era piuttosto chiaro che Jeff avesse già qualcosa in mentee infatti, un paio di settimane dopo, mi disse che gli era stato propostodi lavorare ad un progetto a lungo termine su Green Arrow che, con laserie TV che produceva ottimi ascolti, aveva bisogno di una spolverata edi un’identità molto più precisa. Feci le consuete3-4 tavole di prova quando ero ancora sul numero14 di I,Vampire e, subito dopo aver conclusol’albo saltai al numero #17 di Freccia Verde. Èdavvero incredibile quello che Jeff ha pianificatoper Oliver Queen e non vedo davvero l’ora chei lettori italiani possano cominciare a scoprire ilnuovo mondo nel quale si muoverà Freccia Verdenei mesi a venire!Da un punto di vista stilistico mi sembrache tu sia in continua evoluzione, dallo stileiper-realistico di God Of War sei passatoa quello nervoso e carico di neri (forse unpo’ debitore di Jae Lee) di I, Vampire finoa raggiungere una sintesi molto diversa,più schizzata e sporca, di Green Arrow. Mispieghi a cosa è dovuta questa tua continuaricerca?A diverse cose. Ad una continua ricerca artisticae voglia di migliorare e crescere, alle continuecontaminazioni che ricevo anche solo sfogliandoun fumetto e alla necessità di base, che tutti gliartisti dovrebbero avere, di cercare di trovare ilmodo migliore di narrare la storia sulla quale sista lavorando. Il mio stile su I,Vampire è statospesso associato a quello di Jae Lee e sarebbeipocrita non riconoscere che si tratta di uno degliartisti che maggiormente mi ha influenzato soprattuttonei primi momenti della mia carriera.La verità è che leggo e osservo molto e ci sonotantissimi artisti dai quali sento di aver attinto apiene mani. Da grandissimi artisti del Bianco eNero come Frank Miller, Tim Sale o Mignola, adartisti più figurativi come Brian Hitch o Lenil Yu.Inoltre, mi piace pensare che ci stia mettendoanche qualcosa di mio anno dopo anno. In GreenArrow le cose non sono cambiate molto dal punto di vista delle matite,ma la chiara direzione editoriale era quella di rendere il lavoro molto piùcolorato, leggero e brillante, quindi abbiamo usato un approccio di colorecompletamente differente e ho cercato di spingere la regia delle sceneverso qualcosa di più dinamico e frenetico. Avevo un pò di apprensione percome i lettori negli USA avessero interpretato il modo in cui abbiamo usatoi colori (soprattutto perché si tratta di un approccio non comunissimo peri fumetti d’azione americani) ma, fortunatamente, è stato un successoquindi seguiremo questa linea anche in futuro.Su Green Arrow lavori con Jeff Lemire, un autore molto apprezzatoper la sua produzione indie ed entrato a pieno merito tra glisceneggiatori più seguiti e prolifici della DC. Com’è il tuo rapportocon lui? Che tipo di difficoltà si incontrano quando si collaboracon persone che si trovano dall’altra parte dell’oceano?Partiamo dal fatto che prima di conoscerlo adoravo Jeff Lemire come scrittore.Ho seguito Sweet Tooth a lungo, ho amato la sua graphic novel ‘TheUnderwater Welder’ e sono rimasto davvero colpito dalla naturalezza e l’umanitàdi Buddy e Maxine Baker nella sua versione New52 di Animal Man.Quello che ho scoperto è che si tratta anche di un grande professionistae di una grande persona, che ama scrivere, disegnare, ma soprattuttoama raccontare storie.Dopo Green Arrow, che spero ti impegni a lungo e con soddisfazione,di quali altri personaggi ti piacerebbe occuparti nel futuro?Per Green Arrow i piani sono a lunghissimo termine. Spero che la seriecontinui a mantenere il grado di apprezzamento che il pubblico ha dimostratoper questo primo numero perché mi piacerebbe riuscire ad andareavanti con Jeff per un bel po’. Per il futuro ci sono davvero mille cose sullequali mi piacerebbe lavorare. Sarei scontato nel dire che mi piacerebbefare almeno una run su Batman (insomma… quale disegnatore nonvorrebbe??), ma la verità è che qualunque personaggio, nelle mani delloscrittore giusto, può diventare un progetto molto stimolante. Al momentocredo che mi piacerebbe lavorare a qualcosa di atmosfera su Aquaman,magari proprio con Jeff o con Josh Fialkov (lo scrittore con il quale holavorato su I,Vampire) che sono scrittori in grado di infondere una fortecarica emotiva nei loro lavori. Mi piacerebbe anche qualcosa di più particolarecon scrittori come Matt Fraction o Mark Waid. È un periodo davveropositivo per la creatività nel mondo del fumetto e, in generale, qualunquecosa mi proporranno, sono felice di farne parte.

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