"<strong>Maria</strong> e i <strong>tempi</strong> <strong>dell'attesa</strong>" di <strong>Maria</strong> Giovanna Muzjarticolo tratto da "Riparazione mariana" <strong>1991</strong>/2Questa tenerezza materna, unita al senso dellatrasmissione della vita; di una vita sempreminacciata nella sua fragilità essenziale, Diostesso se l'attribuisce al fine di spiegare in terminiumani la qualità del suo amore per gli uomini: «loli traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore;ero per loro come chi solleva un bimbo alla suaguancia; mi chinavo su di lui per dargli damangiare» (Qs 11,4). Il Bambino guarda laMadre: che cosa significa questo sguardo? Vi sipuò riconoscere prima di tutto il riflesso dellosguardo creatore: Dio ha guardato con amorel'uomo, sua creatura, e così guardandola l'ha fatta«a sua immagine». Non però in un senso statico,bensì imprimendo in lei il dinamismo stesso diquesto sguardo. Come fa notare felicemente P.Waaijman, rilevando una espressione del Siracide(17,7), è «lo sguardo di Dio» deposto «nel cuoredell'uomo» che riconosciuto a poco a poco dallacreatura la muove e la spinge a trasformarsi inquesto stesso sguardo e a diventare così«immagine di Dio». E commentandoun'affermazione del Cantico spirituale (12,7) disan Giovanni della Croce, lo stesso autore spiega:«Anche qui il significato più profondo diimmagine di Dio è il dinamismo dell'unificazionecon Dio: la trasformazione attraverso enell'amore, che inizia con un abbozzo del visodell'Amato a livello della volontà e sfocia in unaunificazione nell'amore in cui 'l'Amato èriprodotto in maniera così viva e fedele da potersiveramente dire che l'Amato è nell'Amante, e. chel'Amante vive nell'Amato'» (K. Waaijman.«Imago Dei» nella Bibbia, in L'antropologia deimaestri spirituali, Milano <strong>1991</strong>, p.51).«Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosamolto buona» (Gn 1,31): nello sguardostraordinariamente intenso del Verbo incarnatoposato su <strong>Maria</strong> si può forse riconoscere non soloil «primo» sguardo di Dio - lo sguardo creatore evivificatore - ma anche quello che, dal punto divista umano, potrebbe essere chiamato i! suo«secondo» sguardo: quello cioè che Egli posasulla creatura che, a sua volta, lo ha guardato e loha amato; lo sguardo dell'Amante riamato.
"<strong>Maria</strong> e i <strong>tempi</strong> <strong>dell'attesa</strong>" di <strong>Maria</strong> Giovanna Muzjarticolo tratto da "Riparazione mariana" <strong>1991</strong>/2La seconda venuta alla fine dei <strong>tempi</strong><strong>Maria</strong> non è soltanto figura della Chiesa e delsingolo credente nel tempo della presenzainvisibile del Signore risorto; ella svolge ancheuna funzione fondamentale di intercessioneproiettata verso il ritorno del Signore alla fine dei<strong>tempi</strong>.La Vergine che intercedeFin dal II secolo, sant'Ireneo definisce la Vergine<strong>Maria</strong> «advocata» (cioè chiamata a patrocinare lacausa..., a intercedere per...) della vergine Eva.Questa convinzione è certamente uno deicontenuti più antichi della devozione verso <strong>Maria</strong>,come attesta anche la più antica preghiera marianaconosciuta, il Sub tuum praesidium (Papiroegiziano risalente al III secolo): «Sotto la tuaprotezione ci rifugiamo, Madre dì Dio; nondisdegnare le nostre preghiere nelle necessità, maliberaci dai pericoli, tu sola santa, tu solabenedetta».Nell'iconografia cristiana, tale significato diintercessione fu riconosciuto in primo luogo allafigura dell'Orante diventata, a partire dalla fine delIV secolo, la figura propria dei martiri. Manell'ambiente del tempo, e in particolare lecerimonie della corte imperiale, fornivano agliartisti cristiani un altro modulo gestuale cheesprimeva al tempo stesso la venerazione e lasupplica: il gesto dell'estensione del braccio odella mano. Questo gesto, strettamenteimparentato con quello dell'Orante, e il cuisignificato simbolico ha una portata universale, fudunque adottato anche dai cristiani, che ben prestoIo attribuirono a coloro che essendo i testimoniprivilegiati dell'Incarnazione del Verbo di Dio edel suo mistero pasquale, hanno un ruoloeminente nella corte celeste, dove hanno la doppiafunzione di adoratori-testimoni di Cristoglorificalo e di potenti intercessori presso il tronodi Dio: innanzi tutto la Vergine Madre, poi gliapostoli e i martiri.Il mosaico di «San Teodoro e la Vergine»(Salonicco, VII sec.) è una composizione moltointeressante, perché vediamo qui come il gesto siriferisca al Signore raffigurato in alto, nellalunetta e al quale è indirizzata la supplica scrittasulla pergamena svolta che <strong>Maria</strong> tiene nellasinistra; possiamo ugualmente notare con qualefacilità si passi dall'immagine frontale dell'Orantea quella laterale della venerazione-supplica. E' piùfacile allora comprendere le numerose immaginiin cui <strong>Maria</strong> appare sola, raffigurata di profilo,nell'atto di sollevare la mano destra o entrambe lemani verso l'alto.Per ragioni di equilibrio compositivo, si configuròben presto un gruppo di tre immagini: la triade conCristo al centro, la Vergine alla sua destra e unsanto alla sua sinistra, diviene così un insiemeiconografico stabile, abitualmente indicato comegruppo della «Deesis» (parola greca che significa:preghiera). Secondo la testimonianza di Sofronio,patriarca di Gerusalemme, una similecomposizione «molto grande e stupenda» con sanGiovanni Battista alla sinistra di Cristo, si trovavain una chiesa di Alessandria che risaliva al Vsecolo (cf G. Giamberardini, II Cultomariano in Egitto, I, Gerusalemme 1975, p. 160).La triade della Deesis conobbe una grandissimadiffusione soprattutto nella sfera di influssobizantino, andando a piazzarsi molto naturalmenteal di sopra della barriera simbolica che, fin daiprimi secoli cristiani, separava la zona delsantuario da quella della navata e che, verso lafine del primo millennio, cominciò a prendereproporzioni più considerevoli (si parla allora di«iconostasi»).