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1991---Maria-e-i-tempi-dell'attesa-rielaborato-1 - ICONE CRISTIANE

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"<strong>Maria</strong> e i <strong>tempi</strong> <strong>dell'attesa</strong>" di <strong>Maria</strong> Giovanna Muzjarticolo tratto da "Riparazione mariana" <strong>1991</strong>/2<strong>Maria</strong> e i <strong>tempi</strong> <strong>dell'attesa</strong>di <strong>Maria</strong> Giovanna Muzj<strong>Maria</strong>, la Vergine Madre, ha vissuto in pienezza, nella fede, la triplice dimensione storica del misterocristiano: il prima, il dopo, il non ancora. Un viaggio attraverso l'iconografia mariana evidenzia come laVergine raffigurata in atteggiamento di Orante è in rapporto alle due venute del Signore Gesù.La vita cristiana è fortemente caratterizzata dalladimensione storica; tutto quanto riguarda ilmistero della fede si rifà alla storia della salvezza:non un tempo ciclico, che ritorna implacabilmentesu se stesso, ma un tempo unidirezionale, che siapre sull'eternità. In questa storia di Dio, che simanifesta all'uomo salvandolo, c'è un prima, undopo e un non ancora: - il prima è il tempo<strong>dell'attesa</strong> della manifestazione piena del Diosalvatore; - il dopo è il tempo del Cristo che siprolunga in quello della Chiesa; - il non ancoraanticipa la fine dei <strong>tempi</strong>, quando Cristo simanifesterà a tutti nella gloria. Allora il tempo nonsarà più.Questa dimensione storica è sempre presente allaChiesa che la proclama in ogni celebrazioneeucaristica: «Annunciamo la tua morte Signore...nell'attesa della tua venuta». Tale attesa è ilmistero stesso della vita della Chiesa e dei suoimembri, dalla Pentecoste alla Parusia del Signore.<strong>Maria</strong>, la Vergine Madre, ha vissuto in pienezza,nella fede, questa triplice dimensione.Considerando la sua persona, a partire da quellacontemplazione simbolica del mistero cristiano,cercheremo di individuare, per immagini, lecaratteristiche salienti del suo atteggiamento inrapporto ai diversi <strong>tempi</strong> della storia salvifica.Procederemo dunque alla luce dell'iconografiamariana, considerando la prima venuta nellastoria, la seconda venuta alla fine dei <strong>tempi</strong> e iltempo intermedio, che è il tempo della Chiesa,ovvero della presenza invisibile del Signorerisorto nelle anime dei credenti. Nel far questo,cercheremo di lasciarci ammaestraredall'insegnamento positivo delle opere figurative,senza volerne forzare il messaggio.Questo viaggio ci riserva non poche e non piccolescoperte!


"<strong>Maria</strong> e i <strong>tempi</strong> <strong>dell'attesa</strong>" di <strong>Maria</strong> Giovanna Muzjarticolo tratto da "Riparazione mariana" <strong>1991</strong>/2La prima venuta nella storiaLa prima venuta è la venuta nella storia: «Maquando venne la pienezza del tempo, Diomandò il suo Figlio, nato da donna, nato sottola legge, per riscattare coloro che erano sottola legge, perché ricevessimo l'adozione a figli»(Gal 4,5).La Vergine OranteII tempo della vita di <strong>Maria</strong> che precedel'istante del passaggio tra il prima e il dopo -l'Annunciazione - e che la tradizione cristiana,esprimendo simbolicamente la sua intuizionespirituale ha visto riempito dalla suapermanenza, consacrata a Dio, nel <strong>tempi</strong>o diGerusalemme, è tipo <strong>dell'attesa</strong> di salvezza daparte di tutta l'umanità, del popolo d'Israele,della Chiesa storica, del singolo credente.Un'antica immagine si riferisce esplicitamentea questo tempo della vita di <strong>Maria</strong>,raffigurandola in atteggiamento di Orante. Sitratta di una illustrazione di fattura moltosemplice, incisa su una lastra di marmoattribuita al V-VI secolo e ritrovata nellachiesa di Saint Maximin in Provenza.L'iscrizione dice: «<strong>Maria</strong> Vergine consacrataal servizio del Tempio».Presso tutti i popoli dell'antichità (Babilonesi,Egiziani, Greci, Romani) e anche presso ilpopolo d'Israele, l'atteggiamento dellapreghiera è simboleggiato dal gesto dellebraccia allargate, con le palme delle manirivolte verso l'alto, compiuto in piedi. Si leggenella Scrittura: «Come incenso salga a te lamia preghiera, le mie mani alzate comesacrificio della sera» (Sal 141,2); «Ascolta lavoce della mia supplica quando ti grido aiuto,quando alzo le mie mani verso il tuo <strong>tempi</strong>o»(Sal 28,2); «Alzate le mani verso il <strong>tempi</strong>o ebenedite il. Signore» (Sal 134,2); «Vogliodunque che gli uomini preghino alzando alcielo mani pure senza ira e senza contese»(1Tm 2,8). Commenta A. Virel, studioso direligioni antiche: «Le braccia alzateesprimono uno stato passivo, ricettivo. E'l'azione corporea che cede il passo allapartecipazione spirituale...». E B. Laeng, inuno studio sulle icone spiega che se vediamo lemani come un sostituto iconograficouniversale della parola, è facile notare nellaloro elevazione l'innalzamento delle paroleverso l'alto, cioè della preghiera (cf Le icone.Uno studio psicologico dell'arte sacra, Roma1990, p. 163-164). Osserviamo però chequesto gesto non manifesta solo passività ma,nella misura in cui presuppone uno sforzo,esprime anche un'attività libera del soggettoche lo compie. La descrizione di Mosè almomento della battaglia contro Amalek puòessere un esempio per tutti: «Quando Mosèalzava le mani Israele era più forte, maquando le lasciava cadere, era più forte


"<strong>Maria</strong> e i <strong>tempi</strong> <strong>dell'attesa</strong>" di <strong>Maria</strong> Giovanna Muzjarticolo tratto da "Riparazione mariana" <strong>1991</strong>/2Amalek. Poiché Mosè sentiva pesare le manidalla stanchezza, presero una pietra, lacollocarono sotto di lui ed egli vi sedette,mentre. Aronne e Cur, uno da una parte el'altro dall'altra, sostenevano le mani» (Es17,11-12).Anche tra i cristiani il gesto dell'elevazionedelle mani era il gesto della preghiera; esso siarricchiva però di un significato nuovo,attraverso il riferimento specifico alla Passionedel Signore. Tertulliano (II sec.) ce ne offreuna bellissima spiegazione: «Noi non alziamosoltanto le braccia ma le allarghiamo e,imitando così la Passione del Signore,pregando noi professiamo la nostra fede inCristo» (Orationes 14,1).L'arte paleocristiana assume il tipo dell'Orantedall'iconografia funeraria corrente. Nei primisecoli tale tipo fu usato comunemente perrappresentare i cristiani defunti in genere, poi,a partire dalla fine del IV secolo, fu riservato aimartiri e alla Madre di Dio. La figura in piedicon le braccia simmetricamente levatedispiega tutta la sua ricchezza simbolica,quando viene applicata alla Vergine <strong>Maria</strong>: ilgesto della mano con il palmo verso l'altoesprime l'attesa del dono da parte di Dio e altempo stesso la totale disponibilità ad essere«colmati dall'alto». La Vergine orantesimboleggia così non solo l'atteggiamentoproprio <strong>dell'attesa</strong> di fede, ma anche il legamedi necessità che c'è tra il gesto di aperturatotale al Dio vivente e la venuta stessa di Dio.In questo modo l'immagine dell'Orante diventaanche immagine dell'Incarnazione.Questo collegamento con il misterodell'Incarnazione si trova nel tipo dellaVergine orante con il Bambino, chiamata daicristiani russi «Vergine del Segno», inriferimento alla profezia di Isaia: «Il Signorestesso vi darà un segno. Ecco la Vergineconcepirà e partorirà un figlio, che chiameràEmmanuele» (Is 7,14). Qui la Vergine presentaal mondo il segno della salvezza:l'Emmanuele; non è la Vergine che ha giàconcepito. Comprendiamo bene allora comeproprio questa icona venga a trovarsi al centrodell'ordine dell'antico Testamentonell'iconostasi delle chiese d'Oriente: laVergine orante è realmente la Verginedell'Avvento!Tutto quanto abbiamo detto e diremo vale inprimo luogo per <strong>Maria</strong> e può riferirsiugualmente alla Chiesa e alla singola anima.Spiega Isacco della Stella (XII sec.): «NelleScritture divinamente ispirate quel che è dettoin generale della vergine madre Chiesa,s'intende singolarmente della Vergine Madre<strong>Maria</strong>; e quel che si dice in modo specialedella Vergine Madre <strong>Maria</strong>, va riferito ingenerale aita vergine madre Chiesa; e quantosi dice di una delle due, può essere intesoindifferentemente dell'una e dell'altra. Anchela singola anima fedele può essere consideratasposa, del Verbo di Dio, madre, figlia e sorelladi Cristo, vergine feconda. Viene detto dunquein generale per la Chiesa, in modo specialeper <strong>Maria</strong>, in particolare anche per l'animafedele, dalla stessa Sapienza di Dio che è ilVerbo del Padre».Il tipo della Vergine orante contienesimbolicamente tutta la gamma dei temi<strong>dell'attesa</strong> e dell'apertura creaturale al dono diDio. Vediamo ora il tipo iconografico cheraffigura <strong>Maria</strong> in rapporto alla venuta nellastoria del Verbo di Dio salvatore.La Maestà della TheotòkosCerto, viene spontaneo pensare che ogniimmagine di <strong>Maria</strong> con il Bambino, cioè ogniimmagine in cui ella appare come sua madre,esprime i mistero dell'Incarnazione. Ma se ilinea generale questo è pur vero, noi vogliamolasciarci ammaestrare dalla testimonianzadelle opere figurative in nostro possesso. Ora,che cosa possiamo costatare? Che il tipoiconografico più antico di <strong>Maria</strong> con ilBambino, raffigurati a sé stanti, derivadirettamente dalla scena dell'Adorazione deiMagi. Ben presto, tuttavia, per esprimere lamaestà di questo Bambino nel quale avvienel'epifania del Dio vivente (maestà chenaturalmente si riflette nella Madre), gli artisticristiani cambiano l'andamento laterale dellascena, rendendola frontale e simmetrica: losganciamento dei personaggi laterali dei Magi(divenuti due o quattro per ragioni disimmetria) o la loro sostituzione con altripersonaggi diventa allora estremamente facile.


"<strong>Maria</strong> e i <strong>tempi</strong> <strong>dell'attesa</strong>" di <strong>Maria</strong> Giovanna Muzjarticolo tratto da "Riparazione mariana" <strong>1991</strong>/2Se poi osserviamo le numerose composizionidi <strong>Maria</strong> con il Bambino che dal VI al XIIIsecolo circa vanno ad ornare i catini absidalidelle chiese di tutta la cristianità, noteremo chespesso ci troviamo di fronte a questo stessotipo risalente almeno al V secolo. Tale sceltaera certo ritenuta estremamente significativa,tanto da giustificarne la preferenza per tantisecoli e su un'area geografica molto vasta.A noi ora approfondirne il messaggiosimbolico espresso dalla disposizione dei duepersonaggi principali in rapporto uno all'altro,ed entrambi in rapporto allo spazio circostante.A parte quegli aspetti che rientrano nellinguaggio simbolico globale dell'espressionedel divino e dello spirituale (frontalità,immobilità, assenza di peso e di volume, fondod'oro), comuni anche alle raffigurazioni dellamaestà di Cristo, ciò che caratterizza questecomposizioni è l'assialità della figura delBambino rispetto a quella della Madre el'andamento verticale di tutta la composizione.In realtà sarebbe più giusto dire l'assialità dellafigura della Madre nei confronti del Bambino,poiché la sua figura è in funzione di quella delFiglio e non viceversa.La Vergine Madre si trova in secondo pianoanche cromaticamente: il blu scuro del suomantello crea infatti una profondità sulla qualesi stacca il Bambino-Dio che indossa ilmantello d'oro del Signore glorioso. Con la suafigura, <strong>Maria</strong> magnifica ed esalta, nel sensodell'altezza, quella del Figlio. E questi, a suavolta, è tutto nel senso della verticalità: così,anche quando la Madre siede in trono, laposizione del Bambino non è naturale; egli nonappare seduto, appoggiato alla Madre in modorealistico, ma quasi in piedi. Le mani dellaMadre, il più delle volte leggermenteappoggiate sulle spalle o alle braccia delBambino, esprimono prossimità e protezionedelicata, senza alcun gesto di possesso.Nell'insieme la figura di <strong>Maria</strong> non esprimenessuna attività: la sua unica funzione è quelladi presentare al mondo il figlio Gesù. Adifferenza della Madre, Cristo è raffiguratonell'atto di agire: è lui che rivela «il misteroavvolto nel silenzio dei secoli eterni» (Rm16,25) - la sinistra regge il rotolo della Leggedi vita; è lui che salva e redime - la destrabenedice.In queste composizioni non risulta nessunoscambio affettivo tra Madre e Figlio: guardanoinfatti entrambi avanti a sé. La pura presenzadell'uno all'altra esprime simbolicamente cheessi formano una diade - unità inseparabile didue - e che questa diade è tutta orientata insenso verticale.Lo schema simbolico fondamentale chesottosta a questo tipo iconografico è quellodell'asse del mondo, raffiguratosimbolicamente anche come colonna o torre oscala. Si spiega così la visione di Giacobbe,tradizionalmente riferita alla figura di <strong>Maria</strong>:«[Giacobbe] fece un sogno: una scalapoggiava sulla terra, mentre la sua cimaraggiungeva il cielo; ed ecco gli angeli di Diosalivano e scendevano su di essa. AlloraGiacobbe sì svegliò dal sonno e disse:"Quanto è terribile questo luogo! Questa èproprio la casa di Dio, questa è la porta delcielo" » (Gn 28,12.16-17). E si spiegano anchequelle invocazioni delle Litanie cheriprendono in un linguaggio poetico le figure:della scala (nel suo equivalente simbolico cheè la torre), della casa, cui questa scala conduce,della porta che da accesso alla dimora celeste:«Turris davidica»; «Turris eburnea»; «Dorausaurea»; «lanua coeli».Si potrebbe dunque dire che questo tipoiconografico - sia nella sua forma piùfrequente, con la Vergine Madre seduta introno, sia in quella dove la Vergine sta in piedi- presenta <strong>Maria</strong> nella sua funzione unica diTheotòkos, genitrice dì Dio. Qui il misterodell'Incarnazione è considerato nel suo aspettoontologico di riunione del cielo e della terra,del divino e dell'umano. Il disegno del Padreinfatti è «ricapitolare in Cristo tutte le cose,quelle del cielo e quelle della terra» (Ef 1,10).Tale ricapitolazione si è svolta attraverso ladiscesa e poi l'ascesa del Verbo incarnatolungo un simbolico asse cosmico che collegadi nuovo la terra al cielo (cf Ef 4,8-10).Nell'arte cristiana <strong>Maria</strong> costituisce lei stessavisivamente questo asse verticale che collegala terra al cielo: l'umanità che il Verbo di Dioha ricevuto da lei è stata scelta nel disegnoprovvidenziale della Trinità, per essere asse dicongiunzione tra la terra ed il cielo: «Dio diede


"<strong>Maria</strong> e i <strong>tempi</strong> <strong>dell'attesa</strong>" di <strong>Maria</strong> Giovanna Muzjarticolo tratto da "Riparazione mariana" <strong>1991</strong>/2a <strong>Maria</strong> il Figlio suo unico che aveva generatodal suo seno uguale a se stesso e che amavacome se stesso, e da <strong>Maria</strong> plasmò il Figlio,non un altro, ma il medesimo, in modo chesecondo la natura fosse l'unico e medesimoFiglio comune di Dio e di <strong>Maria</strong>. Dio creòogni creatura, e <strong>Maria</strong> generò Dio: Dio cheaveva creato ogni cosa rifece lui stessocreatura di <strong>Maria</strong>, e ha ricreato così tuttoquello che aveva creato» (Sant'Anselmo). Ilruolo di <strong>Maria</strong> nell'Incarnazione è unico: da leisola il Verbo prese carne. Ma il messaggiosimbolico di queste immagini cristiane siapplica anche alla maternità della Chiesa edella singola anima: infatti, analogamente allaVergine <strong>Maria</strong>, la Chiesa e l'anima credente,generando Cristo nella fede, hanno un'unicafunzione: presentare Cristo al mondo.


"<strong>Maria</strong> e i <strong>tempi</strong> <strong>dell'attesa</strong>" di <strong>Maria</strong> Giovanna Muzjarticolo tratto da "Riparazione mariana" <strong>1991</strong>/2Il tempo della ChiesaSan Carlo Borromeo, a proposito dell'Avvento edella presenza del Cristo Signore nelle anime deicredenti, dice che la grazia della prima venuta delSignore nel tempo è sempre attuale se, per mezzodella fede e dei sacramenti, noi l'accogliamo eordiniamo la nostra vita nell'obbedienza ad essa(cf Lettere pastorali: Lettera sopra l'Avvento, inActa Ecclesiae Mediolanensis, t. 3, p.481).L'accento è dunque posto sulla vita del cristiano,fondata sulla visione di fede, sull'incorporazione aCristo attraverso i sacramenti e sulla docilità alloSpirito (l'«obbedienza alla grazia», di cui parlasan Carlo).I tipi iconografici mariani che corrispondono aquesta situazione esistenziale del cristianosaranno dunque quelli che esprimonosimbolicamente un simile modo di vivere; da unaparte la «visione dell'invisibile» propria dellafede(cf Eb 11,27), dall'altra il rapporto personaledi discepolato, di imitazione e di adesioneprofonda al mistero di Cristo.Il modulo iconografico della Vergine orante inmezzo agli apostoli, sotto ad una teofania delSignore glorioso, è il modello dell'atteggiamentodella fede che «vede» il Signore risorto presente eoperante nella Chiesa e nel singolo credente.Vi sono poi due tipi iconografici mariani: laVergine Hodighitria e la Vergine detta dellaTenerezza, i quali visualizzano entrambi, conintensità e modalità diverse, la relazioneinterpersonale che unisce la Vergine e il Figlio equindi sono modello del rapporto personale disequela e adesione totale alla persona di Cristo.non intendono raffigurare il Cristo storico delmomento dell'Ascensione, ma una visioneteofanica visibile solo con gli occhi della fede.Quanto questo sia vero ce lo dice sia la presenzastessa di <strong>Maria</strong> in mezzo agli apostoli, alla quale iVangeli non fanno nessun riferimento esplicito,sia l'importanza primaria significata dal postocentrale attribuitole.La Madre di Dio non tiene alcun libro tra le mani,né fa il gesto di colui che insegna, ma è di nuovoraffigurata come Orante. Immobile, al centro degliapostoli, spesso raffigurati negli atteggiamentimovimentati dei testimoni di una visione, <strong>Maria</strong> èinvece colei che vede a faccia a faccia nellavisione atemporale della fede il Signore dellagloria, invisibile agli sguardi corporei; quelSignore che ha detto: «lo sono con voi tutti Igiorni, fino alla fine del mondo» (Mt28,20). Nondunque una visione temporanea, ma uno «starealla presenza di».«Stabat Mater»: questo stare in atteggiamento dielevazione e di fiduciosa apertura al dono dall'altonon vale solo per la Croce, ma è l'espressionesimbolica dell'atteggiamento interiore che hacaratterizzato tutta la vita di <strong>Maria</strong>, la sua fedeincrollabile nell'adempimento della parola delLa Vergine orante tra gli apostoliIncominciamo dunque dalla Vergine orante alcentro del gruppo degli apostoli e sotto ad unaraffigurazione del Cristo glorioso. Questoschema, anche se il più delle volte appare legatoall'evento dell'Ascensione, è autonomo, come lodimostrano le composizioni absidali dellecappelle copte del VI-VII secolo. D'altra parte,l'evento dell'Ascensione, configurandosi benpresto quale contemplazione del mistero dellapresenza invisibile del Signore glorioso in mezzoalla sua Chiesa, non è stato raffigurato nel suoaspetto temporale storico: nel Cristo che vediamonella parte superiore di queste immagini, gli artisti


"<strong>Maria</strong> e i <strong>tempi</strong> <strong>dell'attesa</strong>" di <strong>Maria</strong> Giovanna Muzjarticolo tratto da "Riparazione mariana" <strong>1991</strong>/2Signore. La Vergine orante, al centro degliapostoli, appare così quale modello e al tempostesso figura della Chiesa nell'aspetto più interioree segreto della sua vita: <strong>Maria</strong>, la Chiesa, l'anima ècolei che vive nella fede, alla presenza del SignoreGesù, il Signore della storia, il quale tornerà allafine dei <strong>tempi</strong>. Qui il significato di apertura attivaal dono dall'alto, proprio dell'Orante, acquista unanuova determinazione per la presenza simultanea,sulla verticale, della figura del Signore glorioso.L'Orante appare così direttamente in funzione diCristo, mentre il cerchio della mandorla di gloriache avvolge il Signore trova la sua rispondenzaterrena nella coppa disegnata dalle bracciadell'Orante.L'HodighitriaOriginariamente questo tipo iconograficopresentava la Madre in piedi o seduta in trono conil Bambino in braccio. Solo per ragioni dicomodità, con il diffondersi delle immaginiportatili, la figura evolve, presentandosi il piùdelle volte in una composizione a mezzo busto.Tre elementi caratterizzano questo tipo: lacollocazione laterale del Bambino, seduto sulbraccio della Madre; la posizione eretta di Madree Bambino; il gesto che <strong>Maria</strong> compie con ladestra. Qui il significato primario della verticalitàdella figura non è in funzione dello spaziocircostante, come nel caso precedente dellaMaestà, ma in primo luogo in funzione delrapporto reciproco tra i due personaggi. Non acaso la denominazione Hodighitria - legata alnome del monastero «delle guide» diCostantinopoli, dove era venerata la più anticaraffigurazione della Vergine Madre portantequesto nome -acquista ben presto un significatopersonale, diventando «Colei che indica la via».La posizione di <strong>Maria</strong>, in quanto espressione diuna modalità de! suo rapporto al Figlio, partecipadel simbolismo universale della stazione eretta:questa, legata al primo sforzo dell'uomo persollevarsi da terra, è espressione dello stato diveglia e della prontezza a mettersi in cammino e,dal punto di vista etico, sim-boleggia l'ascensione,la lotta virile, ma anche la lucidità e la rettitudinemorale (cf Ch. A. Bernard, Teologia simbolica,Roma 1984, p. 191).<strong>Maria</strong> è colei che ha percorso l'itinerario dellafede camminando nella fiducia «senza saperedove andava» (Eb 11,8), unicamente seguendo ilFiglio. La sua mano estesa verso di lui lo indica altempo stesso quale via da percorrere e qualetermine già raggiunto, poiché la Via è lui stesso(cf Gv 14,6). Il Bambino-Dio nelle braccia dellaMadre testimonia infatti che Colui il quale per suanatura è irraggiungibile ha colmato l'abissoinvalicabile che ci separava da lui.In questo modo l'immagine dell'Hodighitriariassume simbolicamente l'atteggiamento delcristiano che vive nella fede e cammina concoraggio «senza sapere dove va» (Eb 11,8), mariconosce il Signore invisibile presente accanto asé. Volutamente ripreso dal tipo iconograficodell'Intercessione, il gesto della mano liberaestesa, oltre ad avere un significato indicativo, haanche la valenza della supplica, come vedremopiù avanti.La Vergine della TenerezzaCiò che distingue questo tipo iconografico daquello dell'Hodighilria è la posizionereciprocamente inclinata della Madre e delBambino, è il fatto che il Bambino guarda laMadre. Ma anche in questo caso le primecomposizioni presentavano la Vergine Madreseduta o stante.II movimento parte dal Bambino: è lui chestringendosi alla Madre guancia a guancia, espesso passandole anche un braccio intorno alcollo, cambia completamente la struttura dellacomposizione a due e la rende un unico blocco.Ciò che è primo, è l'espressione della tenerezzadel Figlio verso la Madre. Ora, la tenerezza è ilsentimento generato dalla percezione dellavulnerabilità dell'essere amato.


"<strong>Maria</strong> e i <strong>tempi</strong> <strong>dell'attesa</strong>" di <strong>Maria</strong> Giovanna Muzjarticolo tratto da "Riparazione mariana" <strong>1991</strong>/2Questa tenerezza materna, unita al senso dellatrasmissione della vita; di una vita sempreminacciata nella sua fragilità essenziale, Diostesso se l'attribuisce al fine di spiegare in terminiumani la qualità del suo amore per gli uomini: «loli traevo con legami di bontà, con vincoli d'amore;ero per loro come chi solleva un bimbo alla suaguancia; mi chinavo su di lui per dargli damangiare» (Qs 11,4). Il Bambino guarda laMadre: che cosa significa questo sguardo? Vi sipuò riconoscere prima di tutto il riflesso dellosguardo creatore: Dio ha guardato con amorel'uomo, sua creatura, e così guardandola l'ha fatta«a sua immagine». Non però in un senso statico,bensì imprimendo in lei il dinamismo stesso diquesto sguardo. Come fa notare felicemente P.Waaijman, rilevando una espressione del Siracide(17,7), è «lo sguardo di Dio» deposto «nel cuoredell'uomo» che riconosciuto a poco a poco dallacreatura la muove e la spinge a trasformarsi inquesto stesso sguardo e a diventare così«immagine di Dio». E commentandoun'affermazione del Cantico spirituale (12,7) disan Giovanni della Croce, lo stesso autore spiega:«Anche qui il significato più profondo diimmagine di Dio è il dinamismo dell'unificazionecon Dio: la trasformazione attraverso enell'amore, che inizia con un abbozzo del visodell'Amato a livello della volontà e sfocia in unaunificazione nell'amore in cui 'l'Amato èriprodotto in maniera così viva e fedele da potersiveramente dire che l'Amato è nell'Amante, e. chel'Amante vive nell'Amato'» (K. Waaijman.«Imago Dei» nella Bibbia, in L'antropologia deimaestri spirituali, Milano <strong>1991</strong>, p.51).«Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosamolto buona» (Gn 1,31): nello sguardostraordinariamente intenso del Verbo incarnatoposato su <strong>Maria</strong> si può forse riconoscere non soloil «primo» sguardo di Dio - lo sguardo creatore evivificatore - ma anche quello che, dal punto divista umano, potrebbe essere chiamato i! suo«secondo» sguardo: quello cioè che Egli posasulla creatura che, a sua volta, lo ha guardato e loha amato; lo sguardo dell'Amante riamato.


"<strong>Maria</strong> e i <strong>tempi</strong> <strong>dell'attesa</strong>" di <strong>Maria</strong> Giovanna Muzjarticolo tratto da "Riparazione mariana" <strong>1991</strong>/2La seconda venuta alla fine dei <strong>tempi</strong><strong>Maria</strong> non è soltanto figura della Chiesa e delsingolo credente nel tempo della presenzainvisibile del Signore risorto; ella svolge ancheuna funzione fondamentale di intercessioneproiettata verso il ritorno del Signore alla fine dei<strong>tempi</strong>.La Vergine che intercedeFin dal II secolo, sant'Ireneo definisce la Vergine<strong>Maria</strong> «advocata» (cioè chiamata a patrocinare lacausa..., a intercedere per...) della vergine Eva.Questa convinzione è certamente uno deicontenuti più antichi della devozione verso <strong>Maria</strong>,come attesta anche la più antica preghiera marianaconosciuta, il Sub tuum praesidium (Papiroegiziano risalente al III secolo): «Sotto la tuaprotezione ci rifugiamo, Madre dì Dio; nondisdegnare le nostre preghiere nelle necessità, maliberaci dai pericoli, tu sola santa, tu solabenedetta».Nell'iconografia cristiana, tale significato diintercessione fu riconosciuto in primo luogo allafigura dell'Orante diventata, a partire dalla fine delIV secolo, la figura propria dei martiri. Manell'ambiente del tempo, e in particolare lecerimonie della corte imperiale, fornivano agliartisti cristiani un altro modulo gestuale cheesprimeva al tempo stesso la venerazione e lasupplica: il gesto dell'estensione del braccio odella mano. Questo gesto, strettamenteimparentato con quello dell'Orante, e il cuisignificato simbolico ha una portata universale, fudunque adottato anche dai cristiani, che ben prestoIo attribuirono a coloro che essendo i testimoniprivilegiati dell'Incarnazione del Verbo di Dio edel suo mistero pasquale, hanno un ruoloeminente nella corte celeste, dove hanno la doppiafunzione di adoratori-testimoni di Cristoglorificalo e di potenti intercessori presso il tronodi Dio: innanzi tutto la Vergine Madre, poi gliapostoli e i martiri.Il mosaico di «San Teodoro e la Vergine»(Salonicco, VII sec.) è una composizione moltointeressante, perché vediamo qui come il gesto siriferisca al Signore raffigurato in alto, nellalunetta e al quale è indirizzata la supplica scrittasulla pergamena svolta che <strong>Maria</strong> tiene nellasinistra; possiamo ugualmente notare con qualefacilità si passi dall'immagine frontale dell'Orantea quella laterale della venerazione-supplica. E' piùfacile allora comprendere le numerose immaginiin cui <strong>Maria</strong> appare sola, raffigurata di profilo,nell'atto di sollevare la mano destra o entrambe lemani verso l'alto.Per ragioni di equilibrio compositivo, si configuròben presto un gruppo di tre immagini: la triade conCristo al centro, la Vergine alla sua destra e unsanto alla sua sinistra, diviene così un insiemeiconografico stabile, abitualmente indicato comegruppo della «Deesis» (parola greca che significa:preghiera). Secondo la testimonianza di Sofronio,patriarca di Gerusalemme, una similecomposizione «molto grande e stupenda» con sanGiovanni Battista alla sinistra di Cristo, si trovavain una chiesa di Alessandria che risaliva al Vsecolo (cf G. Giamberardini, II Cultomariano in Egitto, I, Gerusalemme 1975, p. 160).La triade della Deesis conobbe una grandissimadiffusione soprattutto nella sfera di influssobizantino, andando a piazzarsi molto naturalmenteal di sopra della barriera simbolica che, fin daiprimi secoli cristiani, separava la zona delsantuario da quella della navata e che, verso lafine del primo millennio, cominciò a prendereproporzioni più considerevoli (si parla allora di«iconostasi»).


"<strong>Maria</strong> e i <strong>tempi</strong> <strong>dell'attesa</strong>" di <strong>Maria</strong> Giovanna Muzjarticolo tratto da "Riparazione mariana" <strong>1991</strong>/2ConclusioneUna costatazione si impone: in rapporto adognuna delle situazioni esistenziali del credente(l'attesa del Salvatore, la vita di fede nella Chiesa,l'attesa del ritorno del Signore alla fine dei <strong>tempi</strong>)abbiamo trovato dei tipi iconografici specifici:Maestà, Intercessione, Hodighitria, Tenerezza, eun tipo comune, quello dell'Orante. E l'artecristiana ci riserva un'ultima sorpresa: infatti lostesso atteggiamento dell'Orante è proprio anchedelle immagini di <strong>Maria</strong> in Paradiso; e questo valesia per l'Oriente che per l'Occidente cristiano,dove la posizione dell'Orante è sostituita da quellacon le mani giunte o incrociate sul petto diffusasia partire dal XII secolo. Che <strong>Maria</strong> possa essereraffigurata quale Orante in rapporto alle duevenute del Signore e che lo sia ancora in Paradiso,ci aiuta a fare un ultimo passo e comprendere chela validità dell'iconografia dell'Orante èdirettamente legata al tema della somiglianzaall'Immagine, poiché la Vergine in atteggiamentodi Orante nel giardino del Paradiso è colei in cuirisplende senza macchia alcuna, nello splendoredi una bellezza totale, la somiglianzaall'Immagine increata del Verbo del Padre, in leipresente in modo pieno sin dal momento della suaconcezione, ma da lei liberamente conservatanella fede, nell'obbedienza e nell'amore. In realtà,la Vergine orante nel giardino del Paradisocompendia in sé l'inizio e la fine: «E' l'immaginein cui il Padre diceva al Figlio: Facciamo l'uomo anostra immagine e nostra somiglianza» (Origene,Hom. Gn. XIII, 3). E' la Gerusalemme celeste chesarà manifestata alla fine dei <strong>tempi</strong>, ma chel'Apocalisse ci mostra nell'atto di «scendere dalcielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per ilsuo sposo» (Ap 21,2): tale era l'umanità neldisegno del Padre.<strong>Maria</strong> Giovanna Muzj

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