QUESTIONE GIUSTIZIA
QG_2015-4
QG_2015-4
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Obiettivo 3: Associazionismo giudiziario<br />
natura epocale della riforma (garantendo il personale<br />
che serva a non scaricare sul magistrato<br />
compiti del cancelliere, in udienza e fuori; rendendo<br />
operativa una rete di assistenza efficiente<br />
e che possa essere tempestiva, in udienza e fuori;<br />
garantendo al magistrato la possibilità di consultare<br />
in cartaceo gli atti che abbia chiesto alla cancelleria,<br />
e non “per cortesia” all’avvocato, di stampare;<br />
garantendo al magistrato il doppio video, sì<br />
da consentirgli di scrivere e consultare il fascicolo<br />
contemporaneamente senza necessità di stampare;<br />
garantendo al magistrato postazioni di lavoro<br />
ergonomiche che attenuino i rischi per la salute<br />
per le eccessive ore al computer);<br />
- della necessità di dare nuovo rilievo alla specializzazione,<br />
ormai sempre più richiesta in tutti gli<br />
ambiti della giurisdizione (con una ormai matura<br />
rivisitazione della “decennalità”, vale a dire del<br />
divieto di permanenza in una singola posizione<br />
professionale oltre un dato termine, la specializzazione<br />
essendo ormai sempre più la chiave<br />
per bene sostenere nel quotidiano anche grandi<br />
carichi di lavoro mantenendo qualità al lavoro<br />
giurisdizionale, e potendosi valutare di investire<br />
in modo più incisivo direttivi e semidirettivi della<br />
rigorosa vigilanza di quelle situazioni – invece<br />
per fortuna non quotidiane - che l’istituto vuole<br />
prevenire; con la previsione di trasferimenti verticali<br />
che alla specializzazione diano maggior rilievo;<br />
con la pubblicazione separata dei posti di<br />
Cassazione in civile/penale/lavoro);<br />
- della necessità che la Scuola superiore della magistratura<br />
pur non abbandonando per il solo tecnicismo<br />
la formazione di una cultura professionale<br />
a tutto tondo dia maggior rilievo, valorizzando<br />
la esperienza degli Osservatori, allo scambio di<br />
quelle prassi virtuose che tanto possono migliorare<br />
le condizioni di lavoro e la resa degli uffici<br />
anche di fronte a grandi carichi;<br />
- della necessità di una riforma del cpc tarata sulla<br />
novità del Pct, che configuri la redazione degli atti<br />
di parte e dei provvedimenti a partire dalla configurazione<br />
del processo telematico;<br />
- della necessità, in civile, di una riforma della motivazione<br />
che renda possibile motivare sinteticamente<br />
per richiamo a “punti” degli atti di parte<br />
(a quel punto obbligatoriamente redatti secondo<br />
dati schemi) e/o con richiamo a precedenti giurisdizionali<br />
(come si era previsto nel non convertito,<br />
sul punto, decreto “salva Italia” del Governo<br />
Monti).<br />
Una serie di rivendicazioni che hanno a che fare<br />
con la qualità del servizio giustizia in un Paese moderno<br />
dell’Ue, in quanto tali non corporative, e che al<br />
contempo pure ignorando gli impresentabili “carichi<br />
esigibili” possono però migliorare e di molto se accolte<br />
le condizioni materiali di lavoro dei magistrati<br />
(essendovi poi naturalmente i temi sindacali “puri”,<br />
legati alla malattia, all’indennità giudiziaria ed al suo<br />
posto nella struttura della retribuzione, alle pensioni<br />
di chi è entrato in ruolo dopo il 1995, alla riforma<br />
della mutualità dell’Istituto Acampora, all’età pensionabile).<br />
Una serie di rivendicazioni razionali, comprensibili<br />
alla pubblica opinione, da fare oggetto , oltre<br />
che della proposta in sede istituzionale, della grande<br />
comunicazione politica dell’Anm, accanto , naturalmente<br />
, ai due grandi capitoli immancabili in ogni<br />
programma di una associazione che come l’Anm, da<br />
Statuto, deve «propugnare l’attuazione di un ordinamento<br />
giudiziario che realizzi l’organizzazione autonoma<br />
della magistratura in conformità delle esigenze<br />
dello Stato di diritto in un regime democratico»:<br />
le riforme processuali idonee a ridare efficienza alla<br />
giustizia, l’intransigente difesa degli assetti costituzionali<br />
della giurisdizione, vero valore identitario<br />
dell’Associazione, la difesa della sua autonomia ed<br />
indipendenza.<br />
Peraltro, se dovremo ribadire che l’autonomia e<br />
l’indipendenza restano per noi garantite dall’attuale<br />
ruolo, dalle attuali funzioni e dall’attuale composizione<br />
del Csm, dalla soggezione dei magistrati soltanto<br />
alla legge, dall’obbligatorietà dell’azione penale,<br />
dall’unità delle carriere, dall’indipendenza del Pm<br />
dall’Esecutivo, è indiscutibile che nei prossimi tempi<br />
sarà richiesta all’Anm , perché sia credibile, una declinazione<br />
della difesa di tali assetti che passi anche<br />
da un lato per una seria e propositiva attenzione alla<br />
“questione morale” ed alle tematiche professionali<br />
ed ordinamentali da essa implicate e dall’altro per<br />
una rinnovata analisi delle prassi del governo autonomo.<br />
Troppo frequenti e troppo gravi negli ultimi<br />
anni i casi di cadute deontologiche e di veri e propri<br />
illeciti anche penali perché l’Anm possa non occuparsene<br />
di fronte alla pubblica opinione, troppo grave e<br />
troppo diffuso il distacco che si è venuto a creare tra<br />
tanti magistrati ed il Consiglio superiore – da molti<br />
ormai sentito non come “casa comune” ma come<br />
“controparte datoriale” quando non come vero e proprio<br />
ostacolo alla corretta gestione della magistratura<br />
– perché l’Anm possa non occuparsene di fronte<br />
alla Comunità dei colleghi (è una riflessione già avviata<br />
dal CdC e dalla Gec uscente, non sempre tradottasi<br />
in Consiglio in condotte coerenti ed in Anm in<br />
critica di singole decisioni: si veda ad es. la delibera<br />
Gec del 29.11.2012, al culmine delle polemiche sulle<br />
correnti, poi ratificata dal CdC, in cui, ribadendosi la<br />
necessità di una autoriforma e l’impegno al riguardo<br />
dell’Associazione, si è affermato tra l’altro che «…<br />
Csm, Consigli giudiziari, dirigenti, devono svolgere<br />
il rispettivo ruolo istituzionale, anzitutto in materia<br />
Questione Giustizia 4/2015<br />
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