Retrospettiva di un inventario al futuro - Biblioteche Filosofiche ...

INTRODUZIONE III
cette declinaison d’aage» (III, 3, 828-829; 79-81; 1098-1100) 1.
Un rifugio
d’elezione dunque per Montaigne, consacrato libertati suæ, tranquillitatique, et otio,
come recita l’iscrizione sulla parete del gabinetto di studio attiguo alla biblioteca.
Un luogo della solitudine, à l’écart, ma allo stesso tempo espace centripète, secondo
l’efficace definizione di Legros, affollato di ‘presenze’ dialoganti, sussunte
in una dimensione ‘ludica’ delle Muse, funzionale alla stesura dell’opera
che impegnerà interamente la sua retraite.
Della sua celebre biblioteca – una delle più belle «entre les libreries de village»
(II, 17, 650A; 510; 868) – riflessa nella panoramica che Montaigne consegna
al lettore degli Essais, non rimane oggi che lo studiolo, la stanza circolare
al terzo piano della torre scampata all’incendio di fine ottocento, orfana dei
suoi libri, i «mille volumes de livres» richiamati in De la phisionomie (III, 12,
1056B; 412; 1412), in gran parte dispersi o andati perduti, e solo parzialmente
ritrovati nel tempo e ricollocati in cataloghi via via più nutriti da pazienti ricerche,
acquisti, donazioni e nuovi ritrovamenti.
Rapidamente dispersi, dopo essere stati nel 1615 oggetto del lascito testamentario,
successivamente revocato, della figlia Léonor a favore di Godefroy
de Rochefort, grand-vicaire d’Auch e superiore di Notre-Dame de Garaison, i
volumi della «librairie» montaignana attualmente recuperati sono collocati per
quasi due terzi tra la Bibliothèque nationale de France e la Bibliothèque municipale
de Bordeaux, mentre i rimanenti sono distribuiti tra altre istituzioni e
biblioteche francesi (Bibliothèque interuniversitaire de Bordeaux, Bibliothèque
municipale de Toulouse, Bibliothèque de Libourne, Fondation Bodmer di Coligny-Genève,
Musée Condé, Chantilly), straniere (Gran Bretagna, Stati Uniti,
Spagna), private o non individuate. Questa geografia delle dislocazioni ha però
subito, proprio di recente, un sensibile mutamento, segnato dall’emersione di
diversi volumi appartenuti a Montaigne dall’ombra discreta delle collezioni
private o non identificate. Dopo la prematura scomparsa di Gilbert de Botton
(2000), il finanziere e Montaigne’s scholar deciso a ricostituirne la biblioteca, nel
2008 la sua collezione è confluita nella Cambridge University Library, facendone,
per ampiezza del numero di opere possedute, la terza istituzione di riferimento
dopo la Bibliothèque nationale de France e la Bibliothèque municipale
de Bordeaux. Una raccolta celebrata con una Exhibition alla Cambridge
University Library (4 Agosto-23 Dicembre 2008), comprensiva di ben dieci
volumi recanti l’ex-libris montaignano – la cui autenticità è oggetto di dibattito
nel caso de Le regrets (1565) di Joachim Du Bellay – in cui spicca il prestigioso
esemplare del De rerum natura di Lucrezio con le annotazioni manoscritte del
bordolese. Seguendo la traccia dell’ex-libris autografo, in molti casi è stato possibile
ricostruire i passaggi di mano delle opere fino agli ultimi possessori: la
Bibliothèque nationale de France recepirà innanzitutto, post mortem, la Collection
Payen – acquistata in blocco nel 1873 per 31.000 francs-or –, i libri appartenuti
a Charron e quelli provenienti da collezioni private, dai Gesuiti di Parigi e dalla
Bibliothèque royale; quello della Bibliothèque municipale de Bordeaux, costituito
nel XVII secolo, acquisirà, dopo le confische rivoluzionarie, le opere
possedute da privati e istituzioni religiose quali le Carmes déchaux des Chartrons, il
Collège des Jésuites, la Congrégation de la Mission, il Couvent de Sainte-Croix, dei Feuil-
1 Les «Essais» de Michel de Montaigne, éd. Villey-Saulnier, Paris, Presses Universitaires de
France 2004 (1965). Nel corpo del testo sono dati tra parentesi, nell’ordine: libro, capitolo,
pagina (le lettere indicano le tre couches più importanti che costituiscono l’opera), di seguito la
corrispondenza con l’edizione curata da A. Tournon, Paris, Imprimerie nationale 1998 e con
la trad. it. di F. Garavini, Milano, Adelphi 2007 6 (1966).