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NOCCIOLE

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NUOVI LIMITI DI AFLATOSSINE<br />

nei prodotti alimentari (Regolamento CE 165/2010).<br />

FSC e nutspaper<br />

Insieme per l’ambiente.<br />

Fattori di qualità della nocciola: l’aroma<br />

IRI Andamento delle vendite nella grande distribuzione<br />

A settembre 2010.<br />

Nei dintorni:<br />

a tavola con il vino.<br />

Le ricette creative, interpretate da chef della scuola Artusiana<br />

Quattro piatti da gustare e collezionare.<br />

prodotto del mese<br />

nocciolA<br />

Un frutto gustato sin dalla preistoria.<br />

3/2010<br />

settembre<br />

ottobre<br />

novembre


www.eurocompanysrl.com<br />

Fin dalla colazione papaia, cocco, banana, albicocche, uva e i misti esotico e tropicale<br />

regalano l’energia giusta. I salati e tostati pistacchi, anacardi, mandorle, arachidi e<br />

mais sono invece l’ideale per l’aperitivo, da completare col sapore deciso di messicani<br />

e rice cracker. Infine, per sperimentare nuove ricette in cucina, ecco pistacchi, mandorle,<br />

noci e nocciole al naturale per arricchire i piatti di ogni giorno.<br />

Con i prodotti 0,99 Eurocompany ogni momento ha un gusto diverso.<br />

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EDITORIALE<br />

NUTSPAPER,<br />

periodico d’informazione sulla frutta secca.<br />

In questo numero parleremo<br />

della nocciola, un frutto molto<br />

conosciuto che però non<br />

mancherà di stupirvi con tante<br />

curiosità interessanti. Scopriremo<br />

ad esempio che la nocciola è<br />

apprezzata da quasi 10mila anni<br />

per il suo gusto deciso e che da<br />

sempre ha suscitato un fascino<br />

quasi soprannaturale: i greci e i<br />

romani pensavano che avesse<br />

delle influenze benefiche, quasi<br />

magiche, su chi se ne nutriva,<br />

mentre i cinesi la consideravano<br />

uno dei cinque cibi sacri donati da<br />

Dio all’uomo.<br />

Vedremo che i noccioli fioriscono<br />

piuttosto tardi, in inverno, e che<br />

le coltivazioni maggiori sono<br />

diffuse in Turchia, Italia, Spagna e<br />

Nord America, mentre i maggiori<br />

utilizzatori di questo frutto sono<br />

gli Svizzeri, che lo utilizzano per<br />

il cioccolato. La nocciola si rivela<br />

ottima sia come ingrediente per<br />

dolci prelibati, sia gustata da<br />

sola come sfizioso spuntino, ma<br />

non solo: gli chef e gli allievi della<br />

Scuola Artusiana di Forlimpopoli<br />

vi lasceranno a bocca aperta con<br />

un fantastico menù in cui sapori<br />

tipicamente “autunnali” vengono<br />

esaltati dall’accostamento del vino<br />

più adatto e soprattutto dal frutto<br />

di questo numero: la nocciola.<br />

la Redazione<br />

N/3


SOMMARIO<br />

Nuovi limiti di aflatossine<br />

nei prodotti alimentari (Regolamento CE 165/2010).<br />

pag. 8<br />

FSC e nutspaper<br />

Insieme per l’ambiente.<br />

pag. 10<br />

Nocciola<br />

Un frutto gustato sin dalla preistoria.<br />

pag. 14<br />

Fattori di qualità della nocciola:<br />

l’aroma<br />

pag. 24<br />

IRI Andamento delle vendite<br />

nella grande distribuzione<br />

A settembre 2010.<br />

pag. 34<br />

“NUTSPAPER” anno IV - n° 3<br />

settembre - ottobre - novembre 2010<br />

Reg. al Tribunale di Forlì il 17/04/2007 n.6/07<br />

www.nutspaper.com<br />

Editore: Menabò Group s.r.l.<br />

Direttore Responsabile: Andrea Masotti<br />

Progetto grafico: Lisa Tagliaferri<br />

Elaborazione testi: Elisa Ravaglia, Francesca Renzi<br />

Menabò Group s.r.l.<br />

via Napoleone Bonaparte, 50<br />

47122 Forlì (FC)<br />

tel. 0543.798463<br />

fax 0543.774044<br />

www.menabo.com<br />

info@menabo.com<br />

Comitato di redazione:<br />

Dr.ssa Francesca Buccella<br />

Dr.ssa Costanza Baldrati<br />

Dr.ssa Monica Monti<br />

Dr.ssa Nicoletta Petrini<br />

Dr. Michele Schiavina<br />

Stampa: Faenza Industrie Grafiche<br />

Chiuso per la stampa nel mese di dicembre 2010<br />

Nei dintorni:<br />

a tavola con il vino.<br />

pag. 37<br />

RICETTE CON Le nocciole.<br />

Le ricette creative, interpretate da chef<br />

della scuola Artusiana<br />

Quattro piatti da gustare e collezionare.<br />

pag. 38<br />

Antipasto<br />

Patata farcita con nocciole, porcini e rosso d’uovo<br />

e fonduta di Pecorino di Pienza.<br />

pag. 39<br />

Primo<br />

Crema di zucca con nocciole tostate<br />

e ricottino mantecato.<br />

pag. 40<br />

Secondo<br />

Filettino di maiale in crosta delicata di nocciole<br />

ed erbette con cipolline e fonduta di Fossa.<br />

pag. 41<br />

Dolce<br />

Crostata di nocciole e amarene.<br />

pag. 42<br />

N/4


Nuovo partner<br />

per il settore logistico


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La frutta che piace a prima vista.<br />

La Linea Trasparenza permette di vedere subito<br />

quello che si sta per scegliere: un prodotto naturale<br />

e sempre fresco, che cattura al primo sguardo.<br />

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di un gusto eccezionale che non ha niente da<br />

nascondere.<br />

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NUOVI LIMITI DI AFLATOSSINE<br />

nei prodotti alimentari (Regolamento CE 165/2010).<br />

Il nuovo Regolamento 165 introdotto il 26 febbraio 2010<br />

è in realtà la parte conclusiva di anni di studi volti a verificare il<br />

reale pericolo per la salute umana derivato dalla presenza di<br />

aflatossine negli alimenti. Esso è di fatto un adeguamento del<br />

mercato mondiale, voluto dalla Comunità Europea, alle decisioni<br />

del Codex Alimentarius, l’Ente creato dalla FAO e dall’Organizzazione<br />

Mondiale della Sanità per stabilire gli standard<br />

alimentari. Il Codex nel 2008 aveva stabilito di portare il livello<br />

massimo di aflatossine totali in noci, pistacchi, nocciole e affini a<br />

10 µg/Kg. Questa decisione ha aperto la strada al mercato europeo<br />

delle nocciole provenienti dalla Turchia, primo produttore<br />

mondiale di nocciole (78%), che prima ne rimanevano escluse<br />

poiché possono presentare maggiori tenori di aflatossine. I precedenti<br />

limiti in vigore, infatti, erano divenuti uno scoglio invalicabile<br />

visto che nei primi nove mesi del 2009, ben 56<br />

partite di nocciole provenienti dalla Turchia erano<br />

risultate contaminate in diversi stati dell’UE e<br />

quindi ritirate dal mercato. Tuttavia anche<br />

Fruitimprese, l’associazione nazionale<br />

che rappresenta circa il 95% delle imprese<br />

di import-export di frutta secca,<br />

ricorda che la decisione di innalzare i<br />

limiti è frutto di un’indagine scientifica<br />

del Codex Alimentarius durata ben 12<br />

anni e per la quale l’EFSA ha fornito in<br />

più di un’occasione parere favorevole.<br />

I limiti fissati inizialmente nel 1996 erano<br />

basati, secondo Fruitimprese, esclusivamente<br />

sulla massima capacità di lettura degli<br />

strumenti di laboratorio e non su fattori scientifici.<br />

Le produzioni comunitarie italiane, spagnole e greche soffrono<br />

di problematiche analoghe a quelle del prodotto importato<br />

ma, a differenza di quest’ultimo, non sono soggette a controlli<br />

obbligatori alla frontiera, per i quali notoriamente il nostro Paese<br />

è tra i più attivi; per cui tale atteggiamento rischiava di portare<br />

l’Italia al di fuori del contesto degli altri paesi europei, a causa<br />

di barriere non tariffarie che non potevano essere ulteriormente<br />

tollerate.<br />

Le aflatossine sono micotossine prodotte da due specie di<br />

Aspergillus, Flavus e Parasiticus, un fungo che si trova in particolare<br />

nelle aree caratterizzate da un clima caldo e umido. Le<br />

aflatossine possono essere presenti in prodotti alimentari quali<br />

arachidi, frutta a guscio, granturco, riso, fichi e altra frutta secca,<br />

spezie, oli vegetali grezzi e semi di cacao, a seguito di contaminazioni<br />

fungine avvenute prima e dopo la raccolta. Prevenire<br />

e controllare la formazione delle muffe è l’unico modo per<br />

garantire prodotti senza aflatossine.<br />

Fra le 17 aflatossine finora isolate, solo cinque sono considerate<br />

rilevanti sia per diffusione sia per tossicità: le aflatossine B1,<br />

B2, G1, G2 e M1. L’aflatossina B1 è la più diffusa nei prodotti<br />

alimentari, è una delle più potenti dal punto di vista genotossico<br />

e cancerogeno ed è prodotta sia dall’Aspergillus Flavus sia<br />

dall’Aspergillus Parasiticus. L’aflatossina M1 è uno dei principali<br />

metaboliti dell’aflatossina B1 nell’uomo e negli animali e può essere<br />

presente nel latte proveniente da animali nutriti con mangimi<br />

contaminati da aflatossina B1.<br />

A causa della genotossicità e cancerogenità di queste aflatossine<br />

l’Unione Europea si è vista costretta nel 1998 a decretare dei<br />

limiti massimi, corrispondenti ai livelli più bassi ragionevolmente<br />

ottenibili.<br />

Nel 2007 l’EFSA è stata chiamata ad analizzare e dare un parere<br />

sul possibile innalzamento dei limiti di aflatossine. Così il<br />

gruppo CONTAM (gruppo scientifico di esperti sui contaminanti<br />

nella catena alimentare) è stato quindi incaricato di<br />

formulare un parere sul potenziale aumento dei<br />

rischi per la salute del consumatore associato<br />

al proposto innalzamento del livello<br />

massimo in vigore nell’UE per mandorle,<br />

nocciole e pistacchi da 4 µg/kg di aflatossine<br />

totali a 8 o 10 µg/kg, tenendo<br />

conto sia dei profili di consumo di tali<br />

prodotti nell’UE che dell’introduzione<br />

di aflatossine con altri alimenti. Questo<br />

gruppo ha preso in esame i risultati di<br />

circa 40000 analisi sulla presenza di<br />

aflatossine in vari prodotti alimentari. Non<br />

sono state rilevate aflatossine nel 75% circa<br />

dei campioni analizzati e, se presenti, la loro<br />

concentrazione era inferiore al limite di rilevabilità<br />

dei metodi impiegati.<br />

Per i campioni in cui erano rilevabili aflatossine, la componente<br />

di aflatossine totali si è stimato fosse al massimo doppio rispetto<br />

all’aflatossina B1. Il gruppo CONTAM ha inoltre ricevuto dati<br />

relativi alle concentrazioni di aflatossina M1 in campioni di latte<br />

commerciale: questa è risultata inferiore a 0.05 µg/kg. Considerato<br />

anche il suo minore potenziale cancerogeno, il gruppo<br />

non ha tenuto conto dei dati relativi alla aflatossina M1. Inoltre<br />

alcuni studi epidemiologici hanno mostrato chiare associazioni<br />

tra esposizione ad aflatossine ed incidenza di epatocarcinomi<br />

in aree con alta prevalenza di epatite B cronica, che, già di per<br />

sé, costituisce un fattore di rischio per il cancro al fegato. A<br />

causa della predominanza di un unico studio effettuato in una<br />

popolazione con alta prevalenza di epatite B cronica è quindi<br />

probabile che vi sia stata una sovrastima dell’esposizione ad<br />

aflatossine. Questo studio ha mostrato un rischio di cancro al<br />

fegato molto maggiore che in altre popolazioni studiate. Le valutazioni<br />

dei rischi di cancro basate sulle stime del potenziale cancerogeno<br />

derivate dal comitato congiunto di esperti FAO/OMS<br />

N/8


sugli additivi alimentari (JECFA) ed applicate alle esposizioni<br />

alimentari stimate, rispettivamente media ed elevata ad aflatossine,<br />

sono risultate inferiori di almeno due ordini di grandezza<br />

rispetto alle incidenze di epatocarcinoma riportate in Europa.<br />

Questo sembra indicare che le aflatossine NON sono probabilmente<br />

un fattore di rischio importante per l’epatocarcinoma<br />

nell’UE, considerando inoltre che aumentando i livelli massimi<br />

per le aflatossine totali in mandorle, nocciole e pistacchi si può<br />

avere un aumento dell’esposizione alimentare totale media ad<br />

aflatossine che si aggira intorno all’1%. In conseguenza di ciò<br />

l’EFSA sul piano sanitario ha dato parere favorevole all’innalzamento<br />

dei valori massimi consentiti passando da 4 a<br />

10 nanogrammi di aflatossine per chilo di mandorle, nocciole,<br />

pistacchi e altre specie di frutta a guscio destinate al consumo<br />

diretto; da 10 a 15 nanogrammi per quelle destinate a lavorazioni<br />

industriali.<br />

È noto che, poiché le aflatossine hanno una distribuzione molto<br />

eterogenea all’interno di una partita, rivestono un’importanza<br />

primaria le modalità di campionamento. Quindi avendo il Codex<br />

alimentarius stabilito un nuovo piano di prelievo per le arachidi,<br />

le mandorle, le nocciole e i pistacchi “pronti al consumo”,<br />

dopo l’emissione del Reg.165/2010 si è provveduto ad emettere<br />

il Regolamento CE 178/2010. Per quanto riguarda le arachidi, i<br />

semi oleosi, i semi di albicocche, la frutta a guscio sono state<br />

apportate le seguenti modifiche:<br />

1. peso del campione elementare 200 g anziché 300 g;<br />

2. suddivisione delle partite in sottopartite in funzione del prodotto<br />

e del peso della partita;<br />

3. peso del campione globale 20 kg.<br />

Di seguito riportiamo la tabella comprendente le modifiche al<br />

Reg. CE 1881/2006 attuate nel Reg.165/10 per quanto attiene<br />

ai tenori massimi di aflatossine.<br />

Prodotti alimentari<br />

Tenori massimi<br />

(μg/kg)<br />

2.1.1.<br />

2.1.2.<br />

2.1.3.<br />

2.1.4.<br />

2.1.5.<br />

2.1.6.<br />

Arachidi e altri semi oleosi da sottoporre a cernita o ad altro trattamento fisico prima del consumo umano o dell’impiego<br />

quali ingredienti di prodotti alimentari ad eccezione delle arachidi e degli altri semi oleosi da sottoporre a pressatura<br />

per la produzione di oli vegetali raffinati<br />

Mandorle, pistacchi e semi di albicocca da sottoporre a cernita o ad altro trattamento fisico prima del consumo umano<br />

o dell’impiego quali ingredienti di prodotti alimentari<br />

Nocciole e noci del Brasile da sottoporre a cernita o ad altro trattamento fisico prima del consumo umano o dell’impiego<br />

quali ingredienti di prodotti alimentari<br />

Frutta a guscio, diversa dalla frutta a guscio di cui ai punti 2.1.2 e 2.1.3, da sottoporre a cernita o ad altro trattamento<br />

fisico prima del consumo umano o dell’impiego quale ingrediente di prodotti alimentari<br />

Arachidi e altri semi oleosi e relativi prodotti di trasformazione, destinati al consumo umano diretto o all’impiego quali<br />

ingredienti di prodotti alimentari, ad eccezione:<br />

- degli oli vegetali crudi destinati alla raffinazione<br />

- degli oli vegetali raffinati<br />

Mandorle, pistacchi e semi di albicocca destinati al consumo umano diretto o all’impiego quali ingredienti di prodotti<br />

alimentari<br />

B1<br />

Somma<br />

di B1,<br />

B2, G1<br />

e G2<br />

8,0* 15,0* -<br />

12,0* 15,0* -<br />

8,0* 15,0* -<br />

5,0* 10,0* -<br />

2,0* 4,0* -<br />

8,0* 10,0* -<br />

2.1.7. Nocciole e noci del Brasile destinate al consumo umano diretto o all’impiego quali ingredienti di prodotti alimentari 5,0* 10,0* -<br />

2.1.8.<br />

2.1.9.<br />

2.1.10.<br />

2.1.11.<br />

2.1.12.<br />

Frutta a guscio, diversa dalla frutta a guscio di cui ai punti 2.1.6 e 2.1.7, e relativi prodotti di trasformazione, destinati<br />

al consumo umano diretto o all’impiego quali ingredienti di prodotti alimentari<br />

Frutta secca da sottoporre a cernita o ad altro trattamento fisico prima del consumo umano o dell’impiego quale<br />

ingrediente di prodotti alimentari<br />

Frutta secca e relativi prodotti di trasformazione, destinati al consumo umano diretto o all’impiego quali ingredienti di<br />

prodotti alimentari<br />

Tutti i cereali e loro prodotti derivati, compresi i prodotti trasformati a base di cereali, eccetto i prodotti alimentari di cui<br />

ai punti 2.1.12, 2.1.15 e 2.1.17<br />

Granturco e riso da sottoporre a cernita o ad altro trattamento fisico prima del consumo umano o dell’impiego quali<br />

ingredienti di prodotti alimentari<br />

2,0* 4,0* -<br />

5,0 10,0 -<br />

2,0 4,0 -<br />

2,0 4,0 -<br />

5,0 10,0 -<br />

2.1.13. Latte crudo, latte trattato termicamente e latte destinato alla fabbricazione di prodotti a base di latte - - 0,050<br />

2.1.14.<br />

Le seguenti specie di spezie: Capsicum spp. (frutti secchi dello stesso, interi o macinati, compresi peperoncini rossi,<br />

peperoncino rosso in polvere, pepe di Caienna e paprica); Piper spp. (frutti dello stesso, compreso il pepe bianco e<br />

nero); Myristica fragrans (noce moscata); Zingiber officinale (zenzero); Curcuma longa (curcuma); Miscele di spezie<br />

contenenti una o più delle suddette spezie<br />

5,0 10,0 -<br />

2.1.15. Alimenti a base di cereali e altri alimenti destinati ai lattanti e ai bambini 0,10 - -<br />

2.1.16. Alimenti per lattanti e alimenti di proseguimento, compresi il latte per lattanti e il latte di proseguimento - - 0,025<br />

2.1.17. Alimenti dietetici a fini medici speciali destinati specificamente ai lattanti 0,10 - 0,025»<br />

* I tenori massimi si riferiscono alla parte commestibile delle arachidi e della frutta a guscio. Se le arachidi e la frutta a guscio vengono analizzati interi, nel<br />

calcolo del tenore di aflatossine si suppone che tutta la contaminazione sia nella parte commestibile, tranne nel caso delle noci del Brasile.<br />

M1<br />

N/9


FSC e nutspaper<br />

Insieme per l’ambiente.<br />

Con la crescente consapevolezza, nell’opinione pubblica mondiale<br />

e nelle Istituzioni sovranazionali, degli impatti negativi di<br />

un consumo indiscriminato del patrimonio forestale terrestre,<br />

nasce l’esigenza di un controllo che possa distinguere e mettere<br />

in evidenza una corretta gestione della risorsa naturale.<br />

In questo scenario, soprattutto nello sfruttamento delle foreste<br />

tropicali e del legno esotico, si stanno diffondendo specifici<br />

Standard per la garanzia della sostenibilità dello sfruttamento e<br />

del processo produttivo del legno.<br />

In particolare, sono stati definiti schemi di Certificazione e<br />

di Etichettatura che garantiscano la provenienza del legno<br />

da foreste gestite in modo sostenibile, sia dal punto di vista<br />

naturale che di salvaguardia delle popolazioni locali.<br />

La certificazione FSC, Forest Stewardship Council, è il<br />

principale meccanismo di garanzia sull’origine del legno o della<br />

carta. Si tratta di un sistema di certificazione internazionale che<br />

garantisce che la materia prima usata per realizzare un prodotto<br />

in legno o carta proviene da foreste dove sono rispettati dei<br />

rigorosi standard ambientali, sociali ed economici.<br />

L’FSC è una ONG internazionale creata nel 1993, indipendente<br />

e senza scopo di lucro, che include tra i suoi membri<br />

gruppi ambientalisti e sociali, comunità indigene, proprietari<br />

forestali, industrie che lavorano e commerciano il legno, scienziati<br />

e tecnici che operano insieme per migliorare la gestione<br />

delle foreste in tutto il mondo.<br />

Il gruppo FSC-Italia opera in armonia con gli obiettivi e la missione<br />

del Forest Stewardship Council internazionale. Attualmente,<br />

quasi 90 milioni di ettari di foreste sono certificate FSC,<br />

in 76 paesi (dati riferiti al febbraio 2007) e il 50% di esse sono in<br />

Europa. Gli standard FSC sono gli unici appoggiati dalle principali<br />

organizzazioni ambientaliste internazionali come Greenpeace,<br />

WWF e Friends of Earth.<br />

La catena di custodia<br />

Oltre alla certificazione della gestione forestale, FSC prevede<br />

anche la certificazione delle aziende che lavorano il materiale<br />

certificato attraverso tutte le fasi di trasformazione. Si chiama<br />

certificazione della catena di custodia (Chain Of<br />

Custody) e permette alle aziende di lavorare e vendere i propri<br />

prodotti con il marchio FSC.<br />

La certificazione della gestione forestale ne garantisce la salvaguardia<br />

in termini sociali ed ambientali, parallelamente agli<br />

aspetti economici.<br />

una carta amica delle foreste<br />

La carta della rivista Nuts Paper è amica<br />

delle foreste perché proviene da<br />

piantagioni certificate, gestite in modo<br />

ecosostenibile secondo principi che<br />

garantiscono la loro sopravvivenza, la<br />

tutela degli animali che le popolano e i<br />

diritti delle popolazioni locali.<br />

I 10 principi di buona gestione forestale:<br />

1. Rispetto delle leggi nazionali e dei trattati internazionali;<br />

2. Riconoscimento e tutela della proprietà e dei diritti d’uso<br />

della terra e delle risorse forestali;<br />

3. Riconoscimento e tutela dei diritti delle popolazioni indigene<br />

che dipendono dalla foresta;<br />

4. Rispetto dei diritti dei lavoratori e delle comunità locali;<br />

5. Promozione di un uso efficiente dei prodotti, dei servizi<br />

e dei benefici ambientali e sociali che derivano dalla foresta<br />

[...];<br />

6. Conservazione della biodiversità, tutela del paesaggio,<br />

delle funzioni ecologiche e dell’integrità della foresta;<br />

7. Attuazione di un piano forestale adatto alla scala e<br />

all’intensità degli interventi, con obiettivi di lungo periodo;<br />

8. Monitoraggio e valutazione della foresta, delle attività di<br />

gestione e relativi impatti;<br />

9. Conservazione delle foreste di grande valore ecologico<br />

naturalistico, con funzioni protettive o di grande significato<br />

storico;<br />

10. Gestione delle piantagioni in accordo ai principi precedenti,<br />

in modo da ridurre la pressione sulle foreste<br />

naturali.<br />

N/10


La qualità non cambia!<br />

La carta FSC non è fisicamente diversa dalla carta su cui abitualmente<br />

scrivete, né da quella di cui sono fatti i giornali che<br />

leggete, per cui probabilmente l’avete già utilizzata senza saperlo.<br />

Quello che contraddistingue questa carta è l’origine della cellulosa<br />

con cui è prodotta, proveniente da foreste gestite in maniera<br />

corretta.<br />

Un marchio che racconta<br />

L’azienda Industrie Grafiche Faenza, per poter stampare il marchio<br />

FSC, a seguito della certificazione si è dotata di un sistema<br />

di controllo documentato della catena di custodia della carta valutato<br />

da un Ente indipendente.<br />

Differenziarci, aiutando il mondo<br />

Così un libro, una rivista, una brochure potranno contenere qualcosa<br />

in più del solito diventando uno strumento utile a contribuire<br />

e migliorare il pianeta e la vita di intere comunità.<br />

Perché c’è bisogno della carta FSC?<br />

• Ogni due secondi, nel mondo, viene distrutta un’area di foreste<br />

grande quanto un campo di calcio.<br />

• Ogni anno la perdita netta di foreste sfiora i 10 milioni di ettari.<br />

• La deforestazione è un fenomeno molto pericoloso non solo<br />

per la qualità dell’aria e per i fenomeni climatici, ma per la sopravvivenza<br />

stessa di intere specie animali e, di conseguenza,<br />

dell’uomo.<br />

• Gli standard definiti dall’FSC garantiscono la corretta gestione<br />

delle foreste certificate, la salvaguardia della biodiversità, la tutela<br />

delle comunità locali e la sopravvivenza dei polmoni verdi<br />

della Terra.<br />

Un esempio concreto?<br />

La Chico Mendes Associationdi Xapuri, in Brasile, nel 2002 ha<br />

ottenuto la certificazione FSC per 900 ettari di foresta tropicale<br />

gestiti da una comunità di nove famiglie.<br />

“Prestiamo molta attenzione affinché per ogni albero tagliato, ne<br />

vengano piantati uno ‘giovane’ e due più grandi. In questo modo<br />

assicuriamo la salute e la forza genetica della foresta per le future<br />

generazioni”.<br />

Attività di formazione ai lavoratori e alle comunità locali garantiscono<br />

che questo progetto possa essere sostenibile anche per<br />

gli anni a venire.<br />

Una nuova sensibilità tra i consumatori<br />

Secondo un sondaggio promosso da Greenpeace*, il 90% dei<br />

lettori sarebbe disposto a pagare di più il proprio libro preferito<br />

se fosse disponibile su carta “amica delle foreste”. Il 18% lo<br />

pagherebbe anche il 20% in più.<br />

Questo è solo uno degli indicatori che evidenzia come sia cresciuta<br />

la sensibilità ambientale dei consumatori.<br />

* Sondaggio effettuato in collaborazione con la Fiera del Libro di Torino nel 2004 tramite questionario. Campione di riferimento: 6133 compilazioni valide.<br />

N/11


Una scelta sicura<br />

Ci sono pistacchi, e poi ci sono i pistacchi americani. Non esistono<br />

pistacchi come quelli americani, perché offrono costantemente<br />

prodotti della più alta qualità e gusto. I pistacchi americani<br />

garantiscono che i vostri prodotti siano i migliori possibili. Quindi,<br />

se le Vostre esigenze sono per ingredienti di massima qualità,<br />

avete trovato quello che cercate nei pistacchi americani.<br />

Per saperne di più sui pistacchi americani o sulla<br />

Green Nut ® visitate www.westernpistachio.org oppure<br />

inviate un e-mail a george@midsummermarketing.com.


nocciola<br />

Un frutto gustato sin dalla preistoria.<br />

Nome inglese: Hazelnut<br />

Nome scientifico: Corylus avellana<br />

Classificazione botanica<br />

Ordine: Fagales<br />

Classe: Magnoliopsida<br />

Famiglia: Betulaceae<br />

Genere: Corylus<br />

Specie: C. avellana<br />

INFORMAZIONI NUTRIZIONALI<br />

valori medi per 100 g di prodotto<br />

Calorie: kcal 655<br />

Energia: kJ 2701<br />

Proteine: g 15,0<br />

Carboidrati: g 7,0<br />

Grassi: g 60,8<br />

Minerali Vitamine<br />

Aminoacidi Grassi<br />

Calcio mg 114<br />

Ferro mg 4.70<br />

Magnesio mg 163<br />

Fosforo mg 290<br />

Potassio mg 680<br />

Sodio mg 0<br />

Zinco mg 2.45<br />

Rame mg 1.725<br />

Manganese mg 6.175<br />

Selenio µg 2.4<br />

Ac. Ascorbico mg 6.3<br />

Tiamina mg 0.643<br />

Riboflavina mg 0.113<br />

Niacina mg 1.800<br />

Ac. Pantotenico mg 0.918<br />

Vitamina B6 mg 0.563<br />

Folati µg 113<br />

Vitamina B12 µg 0.00<br />

Vitamina A IU IU 20<br />

Vitamina A, RE µg 0<br />

Vitamina E, α Te mg 15.03<br />

Tocoferolo, beta mg 0.33<br />

Triptofano* g 0.193<br />

Treonina* g 0.497<br />

Isoleucina* g 0.545<br />

Leucina* g 1.063<br />

Lisina* g 0.420<br />

Metionina* g 0.221<br />

Cistina g 0.277<br />

Fenilalanina* g 0.663<br />

Tirosina g 0.362<br />

Valina* g 0.701<br />

Arginina g 2.211<br />

Istidina* g 0.432<br />

Alanina g 0.730<br />

Ac. Aspartico g 1.679<br />

Ac. Glutammico g 3.710<br />

Glicina g 0.724<br />

Prolina g 0.561<br />

Serina g 0.735<br />

* aminoacidi essenziali<br />

A. grassi saturi g 4.464<br />

4:0 g 0.000<br />

6:0 g 0.000<br />

8:0 g 0.000<br />

10:0 g 0.000<br />

12:0 g 0.000<br />

14:0 g 0.000<br />

16:0 g 3.097<br />

18:0 g 1.265<br />

20:0 g 0.102<br />

A. grassi monoinsaturi g 45.650<br />

16:1 g 0.116<br />

18:1 g 45.405<br />

20:1 g 0.131<br />

22:1 g 0.000<br />

A. grassi polinsaturi g 7.920<br />

18:2 g 7.833<br />

18:3 g 0.087<br />

18:4 g 0.000<br />

20:4 g 0.000<br />

20:5 n-3 g 0.000<br />

22:5 n-3 g 0.000<br />

22:6 n-3 g 0.000<br />

Colesterolo mg 0<br />

N/14<br />

Fonte: USDA National Nutrient Database for Standard


Origini e cenni botanici.<br />

Il nocciolo è stato tra i primi fruttiferi utilizzati e poi coltivati<br />

dall’uomo per soddisfare le proprie esigenze alimentari: la sua<br />

comparsa nell’area del Mediterraneo e dei Balcani risale alla<br />

preistoria, si tratta di una delle principali specie arboree che hanno<br />

colonizzato le terre emerse dopo l’ultima glaciazione (10000<br />

anni fa), quindi molto prima dell’olivo e della vite. Il nocciolo ha<br />

trovato ampia diffusione allo stato selvatico in Europa e nel Nord<br />

America, raggiungendo tra la frutta in guscio un’importanza a<br />

livello mondiale che per produzione è seconda solo a quella del<br />

mandorlo e del noce. L’approfondimento delle tecniche di coltivazione<br />

e di propagazione è avvenuto fin dal IV secolo a.C., ma<br />

la coltivazione e la diffusione delle varietà più interessanti ai fini<br />

produttivi e commerciali è avvenuta solo dopo il 1900, quando<br />

cominciò ad essere coltivato in maniera intensiva.<br />

Il nocciolo (Corylus avellana L.) è una pianta appartenente al genere<br />

Corylus, nome che deriva dal greco corus = piccola noce,<br />

mentre quello della specie avellana deriva dai nomi delle località<br />

di maggiore coltivazione: Avellino in Italia ed Abella in Turchia. Il<br />

genere Corylus comprende 25 specie, tra cui le più importanti<br />

sono C. avellana (il nocciolo comune), C. maxima (il nocciolo gigante),<br />

C. colurna (il nocciolo turco) e C. pontica.<br />

La coltivazione è localizzata in quattro aree principali: una delle<br />

più importanti corrisponde alla costa meridionale del Mar Nero,<br />

la seconda è in Italia, la terza in Spagna e la quarta nella parte<br />

occidentale del Nord America.<br />

Il nocciolo gigante, Corylus maxima, e il nocciolo turco, Corylus<br />

Colurna, di provenienza balcanica, si caratterizzano per le ampie<br />

brattee (foglie modificate), che avvolgono il frutto nascondendolo<br />

completamente.<br />

Dall’incrocio di varie specie sono state ottenute numerose cultivar<br />

ibride, a frutto allungato o a frutto tondo.<br />

Il nocciolo allo stato naturale assume un aspetto cespuglioso per<br />

i numerosi polloni che emergono dalla ceppaia; sono piante molto<br />

ramificate, dell’altezza massima di 5-6 m. Il tronco presenta<br />

una corteccia liscia e compatta, solo leggermente screpolata; il<br />

legno è di colore bianco-rossastro, senza variazioni intense di<br />

colore, con anelli di accrescimento annuale regolari e poco appariscenti.<br />

I rami sono caratterizzati da numerose lenticelle di colore marrone<br />

chiaro sopra e sotto i nodi, o dalla presenza di peli.<br />

Le foglie sono semplici e alterne, di forma ovale-cuoriforme<br />

con margine seghettato, larghe circa 6-10 cm, hanno nervature<br />

evidenti e si presentano alquanto ruvide al tatto e ricoperte di<br />

piccoli peli.<br />

I noccioli producono infiorescenze unisessuali. I fiori maschili<br />

possiedono quattro stami che cominciano a formarsi durante la<br />

tarda estate, quindi maturano al termine dell’inverno seguente,<br />

molto prima della comparsa delle foglie. I piccoli fiori femminili<br />

maturano durante l’inverno, protetti da brattee all’interno di una<br />

gemma. L’impollinazione è anemogama.<br />

All’ascella delle foglie si formano le gemme a legno e le gemme<br />

miste, le quali si differenziano dalle prime per la presenza nella<br />

porzione apicale di un ciuffo di stili rosso-scuri che emerge dalle<br />

perule in dicembre-febbraio. Sempre all’ascella delle foglie si<br />

accrescono gli amenti, riuniti in gruppi da 1 a 5, che emergono<br />

in giugno e raggiungono il pieno sviluppo in dicembre-febbraio,<br />

quando si ha l’emissione del polline.<br />

Il frutto da un punto di vista botanico è una noce e compare<br />

solo a grappoli di 2 o 4 esemplari. Ciascuna nocciola è protetta<br />

da larghe brattee dal margine sfrangiato, inizialmente di colore<br />

verde chiaro, che giungono a maturazione assumendo la caratteristica<br />

colorazione bruna.<br />

N/15


Paesi produttori<br />

La Turchia, con circa 800 mila tonnellate, è il primo produttore<br />

mondiale (oltre 70%) e il prezzo di riferimento internazionale delle<br />

nocciole dipende direttamente dalle fluttuazioni produttive e dalle<br />

esportazioni di questo paese. L’Italia è il secondo produttore,<br />

con oltre 110 mila tonnellate: la qualità delle nocciole italiane<br />

è riconosciuta a livello internazionale; in particolare le varietà a<br />

frutto tondo, come la Tonda gentile trilobata in Piemonte e la<br />

Tonda gentile romana nel Viterbese, rappresentano eccellenze<br />

qualitative che determinano un prezzo a sé.<br />

I maggiori utilizzatori di nocciole sono gli Svizzeri (2 kg/persona/<br />

anno), che le utilizzano come ingrediente per il cioccolato.<br />

Le più estese coltivazioni corilicole sono localizzate in Turchia,<br />

Italia e Spagna, rispettivamente con 379.000, 68.348 e 22.600<br />

ettari nel 2005; tali superfici costituiscono complessivamente oltre<br />

l’85% dei noccioleti mondiali.<br />

Analizzando le rese unitarie medie per ettaro, si osserva che<br />

gli USA detengono il primato con 3,78 tonnellate pari ad oltre<br />

il doppio della media europea; ciò è dovuto principalmente<br />

alla massiccia meccanizzazione della corilicoltura americana e<br />

all’elevato utilizzo di prodotti fertilizzanti e fitosanitari. Francia e<br />

Georgia hanno ottenuto rese di 2 tonnellate, seguite da Turchia<br />

e Italia rispettivamente con 1,88 e 1,74 tonnellate.<br />

Nel continente asiatico, oltre che in Azerbaijan, Georgia, Uzbekistan,<br />

e parte della Turchia, la nocciolicoltura è presente<br />

in Iran e Cina con dimensioni produttive di 24.000 tonnellate<br />

ciascuna.<br />

Relativamente al mercato internazionale, l’Italia è seconda dopo<br />

la Turchia per l’esportazione di nocciole sgusciate, forma in cui<br />

avviene principalmente la commercializzazione. Nel biennio<br />

1995-96 solo il 2,4% della produzione mondiale è stato esportato<br />

in guscio.<br />

Nella tabella di seguito sono riportati i dati relativi alle quantità prodotte,<br />

stimate dalla FAO (dati 2008).<br />

Paesi<br />

Tonnellate<br />

Turchia 800791<br />

Italia 111841<br />

USA 29030<br />

Azerbaijan 27745<br />

Spagna 24000<br />

Georgia 18700<br />

Iran 18000<br />

Cina 16000<br />

Francia 4999<br />

Polonia 3434<br />

Fonte: FAOSTAT - © FAO Statistics Division 2010 (http://faostat.fao.org)<br />

Esigenze climatiche e ciclo vegetativo<br />

Il nocciolo richiede temperature medie annuali comprese tra<br />

i 12 e 16°C.<br />

La specie teme i terreni argillosi e l’asfissia radicale: il terreno<br />

preferito dal nocciolo è quello sciolto e permeabile, fertile, con<br />

un pH compreso tra 5,5 e 7,8, ricco di sostanza organica e con<br />

un calcare attivo non superiore al 7-8% per evitare fenomeni di<br />

clorosi; terreni vulcanici come quelli ai piedi dell’Etna, dei Monti<br />

Cimini e dell’Avellinese, sono infatti destinati a questa coltura.<br />

L’apparato radicale del nocciolo è per la maggior parte situato ad<br />

una profondità compresa tra 0 e 60 cm: considerato che il modello<br />

attuale di coltivazione prevede un totale grado di copertura<br />

del terreno, è necessario un discreto e costante apporto d’acqua.<br />

Infatti, sebbene come media risultino necessari 800 mm<br />

di acqua regolarmente distribuiti durante l’anno e con periodi di<br />

siccità inferiori al mese, si è visto come adottando una razionale<br />

irrigazione a goccia si ottengano aumenti di resa compresi tra il<br />

20 ed il 100%.<br />

Il nocciolo è una specie monoica e diclina, cioè si caratterizza<br />

dall’avere fiori maschili e femminili separati ma presenti sulla<br />

stessa pianta, i quali hanno periodi di maturazione e di sviluppo<br />

differenti.<br />

Una delle caratteristiche del nocciolo è l’epoca di fioritura che<br />

è sicuramente “fuori stagione”, poiché avviene in pieno inverno<br />

(figura 1).<br />

Il ciclo di fruttificazione del nocciolo inizia con l’induzione a fiore<br />

e la differenziazione degli organi fiorali. Questi processi iniziano<br />

approssimativamente da maggio per il sesso maschile e giugnoluglio<br />

per il sesso femminile; successivamente si ha la differenziazione<br />

degli organi fiorali dei pistilli nelle gemme miste e delle<br />

antere negli amenti (figura 2).<br />

Tecniche colturali<br />

Noccioleti ubicati in aree vocate, nei quali vengono condotte<br />

razionali cure colturali, consentono alle piante di esprimersi al<br />

meglio e di fornire la giusta quantità di prodotto con la migliore<br />

qualità.<br />

Un fattore colturale di rilevante importanza è l’apporto di elementi<br />

fertilizzanti: l’azoto è l’elemento ad effetto più evidente,<br />

il fosforo agisce positivamente sulla fecondazione e sulla<br />

fruttificazione, il potassio favorisce l’assimilazione dell’azoto nelle<br />

foglie e lo sviluppo del seme, il calcio favorisce l’assimilazione e<br />

la traslocazione degli altri elementi soprattutto nei terreni acidi.<br />

L’unico elemento che ha fornito risposte immediate anche a basse<br />

dosi è il boro, che migliora soprattutto l’allegagione e la resa<br />

finale delle nucule.<br />

N/16


ciclo vegetativo<br />

crescita<br />

germogli<br />

riposo<br />

germogliamento<br />

crescita<br />

vegetativa<br />

fase di elaborazione<br />

(agostamento)<br />

defogliazione<br />

dormienza<br />

fioritura<br />

impollinazione<br />

ciclo riproduttivo<br />

fecondazione<br />

crescita nocciola<br />

crescita seme<br />

accumulo olio<br />

caduta nocciole<br />

preparazione per<br />

l’anno seguente<br />

induzione a fiore<br />

maschile e femminile<br />

differenziazione a fiore<br />

gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre<br />

Figura 1. Ciclo biologico annuale del nocciolo<br />

Sviluppo degli amenti<br />

Fioritura maschile<br />

Fioritura femminile<br />

Germogliamento<br />

Foglioline e allungamento<br />

Gli amenti diventano definitivamente<br />

penduli e sgranati.<br />

1<br />

Per fioritura deve intendersi<br />

l’antesi, l’emissione del<br />

polline,<br />

degli amenti.<br />

l’impolveramento<br />

2<br />

Gli stimmi diventano progressivamente<br />

ricettivi e<br />

sporgono tra le perule in<br />

forma di ciuffetto rosso<br />

(garofanetto).<br />

3<br />

Le gemme si gonfiano<br />

muovendosi a poco a<br />

poco. Successivamente si<br />

aprono evidenziando i nuovi<br />

getti.<br />

4<br />

L’asse del germoglio non<br />

supera i 5-25 mm, le prime<br />

3 o 4 foglioline appaiono<br />

appressate l’una all’altra.<br />

Gli internodi 5si allungano<br />

e sul germoglio si contano<br />

almeno 5 foglie completamente<br />

distese.<br />

Brattee frutti e allegagione<br />

Ingrossamento frutto<br />

Invaiatura<br />

Maturazione<br />

Caduta foglie<br />

Si evidenziano le brattee<br />

della futura nucula (non<br />

contengono 6ancora i frutti).<br />

Si ha il frutticino allegato<br />

quando gli stimmi imbruniscono<br />

e cadono.<br />

Le nucule si accrescono,<br />

i semi passano attraverso<br />

tre fasi: la 7proliferazione di<br />

tessuto spugnoso bianco,<br />

poi la fase lattea del seme,<br />

infine la fase di appressamento<br />

alle pareti.<br />

Si verifica il viraggio del<br />

colore dal bianco a quello<br />

tipico della 8cultivar di appartenenza.<br />

I frutti raggiungono le dimensioni<br />

ed il colore tipici<br />

della cultivar 9di appartenenza.<br />

Le foglie, dopo aver virato<br />

il colore dal verde verso il<br />

bruno-marrone<br />

10<br />

cadono.<br />

Figura 2. Fasi fenologiche del nocciolo (www.agricoltura.regione.campania.it)<br />

N/17


Un nodo cruciale relativo alla conduzione del corileto è legato<br />

senza dubbio alla scelta dei sistemi di piantagione: su quale<br />

sistema sia il migliore non esiste fra coltivatori, tecnici e studiosi<br />

concordanza di opinioni. La propagazione per pollone<br />

radicato è la più diffusa in quanto consente il mantenimento<br />

delle caratteristiche della pianta madre e sfrutta la naturale predisposizione<br />

pollonifera della specie. Questo metodo è semplice<br />

ed economico, anche se lento e non perfettamente in linea con<br />

l’aspetto sanitario in quanto si rischia di prelevare i polloni da<br />

soggetti malati. Oggi nei razionali vivai viene adottata la tecnica<br />

della propaggine a trincea, che riesce a fornire tra le 20-<br />

30000 piante per ettaro e per anno invece dei due necessari con<br />

il metodo del pollone radicato. Altri metodi sono possibili anche<br />

se più difficili e costosi come ad esempio l’innesto, la margotta<br />

aerea e le talee.<br />

La forma di allevamento tradizionale nei principali Paesi<br />

produttori di nocciole è il cespuglio policaule, che asseconda<br />

il modo naturale di vegetazione della specie. Nei nuovi impianti<br />

si sono però diffusi anche l’alberello o vaso (monocaule), che<br />

facilita le operazioni colturali e crea le condizioni per una migliore<br />

illuminazione della chioma, e il vaso cespugliato, che ha caratteristiche<br />

intermedie.<br />

La potatura del nocciolo è un’operazione necessaria e indispensabile<br />

per avere produzioni costanti e di qualità: lo scopo<br />

delle potature è infatti quello di ottimizzare l’utilizzazione della<br />

luce solare, di agevolare le successive operazioni colturali e, soprattutto,<br />

di regolarizzare lo sviluppo dei rami fruttiferi in maniera<br />

omogenea.<br />

Varietà e classificazione<br />

La produzione mondiale è basata su circa 20 cultivar che sono<br />

state selezionate da lungo tempo da piante spontanee nelle aree<br />

di maggiore espansione della coltura (figura 3). Esse sono adatte<br />

alle condizioni ambientali presenti nelle zone di coltivazione,<br />

caratterizzate prevalentemente da clima mite, con alta piovosità<br />

ed estati fresche.<br />

Nocciole Italia<br />

A livello nazionale la coltivazione di nocciole si localizza essenzialmente<br />

in Campania, principale produttore con il 42% della<br />

produzione nazionale, nel Lazio (33%), in Piemonte (12,5%) ed in<br />

Sicilia (10%), con diverse cultivar:<br />

Regione<br />

Campania<br />

Principali cultivar<br />

Tonda di Giffoni (frutto tondo)<br />

Riccia di Talanico (frutto tondo)<br />

Mortarella (frutto allungato)<br />

S. Giovanni (frutto allungato)<br />

Lazio Tonda Gentile Romana (80%),<br />

Nocchione (il restante 20%) (cultivar utilizzata<br />

come impollinatrice i cui frutti sono destinati<br />

al consumo da tavola)<br />

Piemonte<br />

Sicilia<br />

Tonda Gentile delle Langhe<br />

Molte varietà.<br />

Destinazione prevalente: consumo da tavola<br />

Paese Regioni Principali cultivar<br />

Turchia Trabzon Mincane, Fosa, Tombul, Sivri<br />

Italia<br />

Giresun<br />

Ordu e Samsun<br />

Bolu, Adapazari e Zonguldak<br />

Campania<br />

(Avellino, Napoli, Salerno, Caserta)<br />

Lazio<br />

(Viterbo)<br />

Piemonte<br />

(Cuneo)<br />

Sicilia<br />

(Messina, Catania, Enna, Palerno)<br />

Tombul, Sivri, Kalinkara<br />

Tombul, Palaz, Cakildak<br />

Karafindik, Mincane, Cakildak, Fosa, Uzunmusa, Cavcaca,<br />

Digerleri<br />

Mortarella, San Giovanni, Tonda di Giffoni, Tonda Bianca e<br />

Tonda Rossa, Camponica<br />

Tonda Gentile Romana, Nocchione<br />

Tonda Gentile delle Langhe<br />

Siciliana, Ghirara, Minnulare, Rancinante<br />

U.S.A. Oregon Barcelona, Ennis, Daviana, Butler, Hall’s Giant, Casina<br />

Spagna Est Catalogna Negret, Gironell, Culpla, Grifoll, Trenet, Pauete, Ribet,<br />

Tonda di Giffoni<br />

Nord, Asturi, Cantambrica<br />

Figura 3. Aree di coltivazioni e varietà nei principali paesi produttori<br />

Queiros, Amandi, Casina, Villaviciiosa, Camola<br />

N/18


Varietà<br />

Tonda gentile Piemontese o nocciola delle Langhe:<br />

è la nocciola coltivata nel territorio piemontese, i cui frutti maturano<br />

precocemente ai primi di Agosto. La sua forma tonda<br />

la rende indispensabile per i prodotti dolciari che necessitano<br />

di frutti interi ed è considerata la migliore, oltre che la più cara,<br />

nocciola italiana.<br />

Varietà<br />

Le varietà provenienti dalla Turchia sono caratterizzate da piante<br />

piccole con nocciole completamente avvolte dall’involucro e<br />

di buona qualità, ottima resa alla sgusciatura, elevata pelabilità;<br />

sono particolarmente adatte per la raccolta a mano.<br />

Le nocciole turche sono classificate in 3 tipi a seconda dell’area<br />

di provenienza nel territorio turco.<br />

Tonda gentile Romana e Nocchione: ha origine dalla zona<br />

dei Monti Cimini ed è la più importante cultivar del Lazio. I frutti<br />

maturano in periodo medio-tardivo. La cultivar Nocchione è utilizzata<br />

quale impollinatore della Tonda gentile Romana. Presenta<br />

un frutto di grosse dimensioni con bassa resa alla sgusciatura,<br />

utilizzato per il consumo fresco e per l’industria.<br />

Tonda di Giffoni: è largamente diffusa nell’avellinese ed in<br />

provincia di Salerno; i frutti sono di color marrone scuro, quasi<br />

sferici, con guscio sottile lucido. Essendo una cultivar medio-precoce,<br />

la raccolta dei frutti inizia solitamente già dalla terza decade<br />

di agosto. Essa è particolarmente adatta alla trasformazione<br />

industriale ed è pertanto fortemente richiesta dalle industrie per<br />

la produzione di pasta e granella, nonché come materia prima<br />

per la preparazione di specialità dolciarie di grande consumo.<br />

Giresun: appartengono a questa classe tutte le nocciole coltivate<br />

nella regione del Giresun e ai confini con la regione Trabzon.<br />

Queste nocciole hanno la maggiore quantità di grassi e presentano<br />

un aroma particolarmente gradevole.<br />

Akçakoca: appartengono a questa classe tutte le nocciole<br />

coltivate nella regione ad ovest del Mar Nero. Queste nocciole<br />

hanno un ridotto contenuto in grassi rispetto alle varietà e sono<br />

molto adatte ad essere impiegate nell’industria dolciaria grazie<br />

alla loro facilità di unirsi con il cioccolato.<br />

Levant: appartengono a questa classe tutte le nocciole coltivate<br />

nelle restanti regioni della Turchia. Queste nocciole contengono<br />

meno grassi rispetto alla Giresun ma di più rispetto alla<br />

Akçakoca.<br />

Mortarella: varietà tipica della Campania, è una pianta autosterile<br />

che entra in produzione in epoca intermedia, caratterizzata<br />

da un frutto medio-piccolo, subcilindrico e compresso lateralmente.<br />

Il guscio è abbastanza sottile, di colore marrone chiaro,<br />

con lievi striature di colore più intenso e leggermente schiacciato<br />

nella parte inferiore. Il seme è molto aromatico, consistente, di<br />

colore bianco avorio di ottimo sapore.<br />

San Giovanni: è coltivata in Campania nelle aree pianeggianti<br />

delle province di Napoli e Avellino soprattutto per la funzione<br />

impollinatrice della varietà Mortarella. Ha una forma allungata e<br />

lievemente compressa ai lati, il guscio è color marrone chiaro e<br />

piuttosto sottile, il seme è medio piccolo ed è molto apprezzato<br />

per le sue buone caratteristiche organolettiche. Pianta autosterile<br />

i cui frutti maturano in epoca precoce con buone rese produttive,<br />

è una cultivar utilizzata soprattutto per il consumo fresco.<br />

Nocciole Turchia<br />

La Turchia è il maggiore produttore mondiale di nocciole, con<br />

una produzione media di oltre 800.000 tonnellate annue. La produzione<br />

è concentrata in due regioni: la First Standard Region<br />

(nella parte est del Mar Nero) e la Second Standard Region.<br />

La principale suddivisione viene fatta fra nocciole di tipo tondo e<br />

nocciole di tipo lungo.<br />

Le nocciole di tipo tondo sono molto apprezzate oltre che<br />

per la forma sferica anche per il fatto che sono le più adatte alla<br />

pelatura in quanto la cuticola che le ricopre si rimuove facilmente<br />

dopo la tostatura, sono le varietà: Palaz, Mincane, Fosa e Karafindik.<br />

Le nocciole di tipo lungo, coltivate soprattutto nelle provincie<br />

di Giresun e Trabzon sono considerate qualitativamente le<br />

migliori, per il loro gusto ed aroma superiore: si tratta delle varietà<br />

Tombul e Sivri.<br />

Nocciole Oregon<br />

Fra le varietà prodotte in Oregon, quelle più adatte all’esportazione<br />

sono la Barcelona e la Ennis, simili rispettivamente alla<br />

Tonda Gentile Romana e alla Mortarella. Entrambe sono conosciute<br />

e apprezzate soprattutto per le ragguardevoli dimensioni<br />

che raggiungono e per questo vengono importate quasi esclusivamente<br />

in guscio.<br />

Barcellona: è la principale cultivar degli USA, vigorosa e di elevata<br />

produttività, a maturazione tardiva. Ha frutti grandi sferoidali<br />

e presenta una media resa alla sgusciatura.<br />

N/19


Processo produttivo: raccolta e lavorazione.<br />

Il momento ottimale per la raccolta delle nocciole corrisponde allo stadio<br />

di piena maturazione dei frutti coincidente con la caduta naturale delle<br />

nucule, che per le cultivar attualmente più diffuse inizia nella seconda metà<br />

di agosto. Dato che i frutti hanno la capacità di assorbire l’acqua, è ormai<br />

riconosciuta la necessità di effettuare le operazioni di raccolta in almeno<br />

due passaggi per non prolungare troppo la permanenza dei frutti sul terreno<br />

umido. Per raggruppare le nocciole in un’unica fila centrale e rendere<br />

più agevole la raccolta si procede con l’andanatura; essa può essere:<br />

- manuale (con rastrelli in acciaio o in plastica);<br />

- agevolata (con soffiatori portati a spalla);<br />

- meccanica (con andanatrici semoventi o portate).<br />

La raccolta può essere manuale, in aziende di piccole dimensioni, oppure<br />

meccanica.<br />

Esistono varie tipologie di macchine raccoglitrici:<br />

- trainate;<br />

- trainate, con dispositivi di raccolta laterale;<br />

- portate;<br />

- raccoglitrici semoventi.<br />

Le tappe fondamentali del processo di produzione della nocciola,<br />

comuni alle nocciole in guscio e a quelle sgusciate, sono:<br />

1) Cernita e lavaggio<br />

Le nocciole sono scaricate nella vasca di lavaggio con acqua in continua<br />

agitazione. Qui le nocciole galleggiano mentre altri corpi estranei, quali<br />

terra e sassi, cadono sul fondo; esse escono poi attraverso una scivolo<br />

grigliato, dove vengono investite di nuovo da un getto di acqua come<br />

ultimo lavaggio.<br />

2) Essiccazione<br />

Di norma la frutta in guscio viene raccolta con un’umidità commerciale<br />

intorno al 20%: per abbassare il tasso di umidità ed avvicinarlo a quello<br />

commerciale, il 6%, si provvede all’essiccazione in modo naturale o<br />

forzato. L’essiccazione naturale avviene su pavimentazione in cemento<br />

o graticci, dove le nocciole vengono esposte al sole; l’operazione richiede<br />

molto più tempo che non l’essicazione forzata. Oggi molte aziende<br />

si sono dotate di essiccatori che lavorano ad aria calda (45°C), con<br />

movimento continuo del prodotto, sia nella fase di riscaldamento che<br />

di raffreddamento. Tale operazione dura dalle 10 alle 20 ore a seconda<br />

dell’umidità di partenza delle nocciole.<br />

3) Conservazione<br />

Dopo l’essiccazione le nocciole vengono immesse in magazzini per lo<br />

stoccaggio. È importante che in questi locali l’umidità sia contenuta a<br />

bassi livelli.<br />

In caso le nocciole debbano subire la sgusciatura il processo continua.<br />

Le nocciole sgusciate sono utilizzate dall’industria dolciaria per la<br />

preparazione di dolci (torroni, torte, creme, praline).<br />

4) Calibratura<br />

È un’operazione eseguita utilizzando vagli oscillanti con fori da 14 a<br />

20 mm.<br />

5) Sgusciatura<br />

La sgusciatura si esegue con due cilindri di cui uno fisso a superficie<br />

convessa e l’altro mobile con la parte inferiore concava, di pietra dura o<br />

di altro materiale, che operano ad una distanza di poco inferiore al calibro<br />

delle nocciole e ne provocano la rottura del guscio.<br />

6) Selezione<br />

Vengono tolti i semi neri, raggrinziti, marci, rancidi, amari, intaccati da<br />

insetti e in qualche modo alterati.<br />

7) Calibratura<br />

Se vengono richiesti calibri precisi le nocciole subiscono un secondo processo<br />

di calibratura. Le classi di separazione sono:<br />

- meno di 11 mm;<br />

- 11-13 mm (preferiti dalla industrie dolciarie);<br />

- 13-15 mm (preferiti dalla industrie dolciarie);<br />

- oltre 15 mm (preferiti per il consumo diretto).<br />

8) Tostatura<br />

È il trattamento in forno a 115°C per 30 minuti delle nocciole, che acquistano<br />

aroma e sapore pronunciati.<br />

9) Conservazione<br />

La conservazione della nocciola sgusciata, presso i grandi magazzini di<br />

lavorazione, è effettuata in sacchi da 1 tonnellata ciascuno, in celle refrigerate<br />

con temperature di 4-6 °C e Umidità Relativa di 55-60%.<br />

Numerosi sono anche gli impieghi di prodotti derivanti dalla lavorazione<br />

delle nocciole.<br />

La granella di nocciole (Chopped Hazelnut Kernels) viene prodotta<br />

sia da nocciole sgusciate che da nocciole tostate nei calibri 1-4 mm, 2-4<br />

mm o 3-5 mm.<br />

Le nocciole a fette (Sliced Hazelnut Kernels) vengono prodotte tagliando<br />

le nocciole sgusciate.<br />

La farina di nocciole (Hazelnut Meal) viene ottenuta dalla macinatura<br />

delle nocciole sgusciate o tostate. Sono impiegate per la preparazione di<br />

gelati, biscotti, cioccolatini e pasticcini.<br />

N/20


Avversità<br />

Parassiti, insetti e funghi<br />

Acari<br />

Acaro delle gemme o eriofide galligeno (Phytoptus avellanae)<br />

A causa delle loro punture l’accrescimento delle gemme è anomalo,<br />

germogliano in anticipo poi seccano e cadono.<br />

Mal dello stacco (Cytospora corylicola Sacc.)<br />

Colpisce noccioleti debilitati sottoforma di macchie rosso-brune<br />

sui rami, a cui corrisponde una profonda necrosi della corteccia<br />

e del legno. Il parassita penetra attraverso le lesioni della corteccia<br />

e vi differenzia abbondanti fruttificazioni che si evidenziano<br />

all’esterno come masse agglutinate giallo-rossastre.<br />

Insetti<br />

Rincoti<br />

Cimici del nocciolo<br />

Comprendono il gonocero (Gonocerus acuteangulatus Goeze),<br />

la cimice verde (Palomena prasina L.), la cimice verdognola (Piezodorus<br />

lituratus F.) e la cimice grigiastra (Raphygaster nebulosa<br />

Poda). Questi insetti compaiono in giugno e pungono il seme in<br />

via di sviluppo: questo si trasforma in una piccola massa nera<br />

che rimane pendula all’interno del guscio ed assume un sapore<br />

sgradevole e amarognolo. Queste alterazioni sono indicate comunemente<br />

con il nome di cimiciato.<br />

Lepidotteri<br />

Ridilegno giallo (Zeuzera pyrina L.)<br />

Gli adulti compaiono da maggio ad agosto, depongono le uova<br />

in gran numero alla base delle gemme apicali dei rami, sulla corteccia<br />

o su anfrattuosità naturali. La larva di colore giallo chiaro<br />

penetra nei rami, dove scava numerose gallerie lasciandovi<br />

escrementi e rosumi vari.<br />

Falena brumale (Operophthera brumata L.)<br />

Gli adulti depongono le uova in inverno sulla corteccia dei rami<br />

e, quando schiudono, le larve si nutrono delle gemme passando<br />

poi ad erodere le lamine fogliari.<br />

Coleotteri<br />

Balanino (Balaninus nucum L.)<br />

La femmina, su un foro scavato sull’involucro e su parte del guscio,<br />

depone un uovo che viene occultato dalla cicatrizzazione<br />

dei tessuti erosi. La larva che si origina raggiunge il seme e se ne<br />

nutre, facendo cadere prematuramente le nocciole.<br />

Anisandro (Anisandrus dispar L.)<br />

Gli adulti di questo scolitide compaiono a fine aprile; la femmina<br />

scava delle gallerie sempre più in profondità nelle quali depone<br />

30-40 uova e, quando queste si schiudono, le larve si nutrono<br />

della linfa e delle muffe che si sviluppano all’interno delle gallerie.<br />

Funghi<br />

Oidio o Mal bianco (Phyllactinia guttata Lev.)<br />

Si manifesta in autunno con comparsa di macchie clorotiche sulla<br />

pagina superiore delle foglie.<br />

Curiosità<br />

Apprezzato dai greci e dai romani per i frutti nutrienti, il nocciolo<br />

era ritenuto una pianta dalle doti benefiche o addirittura magiche,<br />

tanto che è stato frequentemente associato al mistero e al<br />

soprannaturale: infatti la bacchetta degli dei, quella usata per<br />

la ricerca dell’acqua nel sottosuolo, quella per l’individuazione<br />

dei filoni dei metalli preziosi e per la scoperta dei tesori nascosti<br />

erano di legno di nocciolo.<br />

Nel nord Europa si credeva che il nocciolo proteggesse dai<br />

fulmini e dalle fattucchiere. Le nocciole erano considerate dai<br />

cinesi uno dei 5 nutrimenti sacri conferiti da Dio all’uomo ed erano<br />

indicate dal medico greco Dioscoride come rimedio contro<br />

i morsi degli animali velenosi e per curare le verminosi, la tosse<br />

persistente e l’uricemia; nelle cerimonie matrimoniali erano l’emblema<br />

della fecondità.<br />

Virgilio ricorda che il nocciolo era onorato più della vite, del mirto<br />

e anche dell’alloro; era ritenuto dai romani simbolo di pace e di<br />

riconciliazione.<br />

N/21


Standard di commercializzazione delle nocciole in guscio<br />

Per valutare la qualità dei frutti ci si basa sullo standard UNECE (United<br />

Nations Economic Commission for Europe) DDP – 03 Inshell Hazelnuts,<br />

pubblicati nel 2008.<br />

1. Definizione del prodotto<br />

La presente norma si applica alle nocciole in guscio delle varietà (cultivar)<br />

derivanti dalla Corylus avellana L. e dalla Corylus maxima Mill. e ai<br />

loro ibridi senza involucro né cupola, destinati ad essere forniti al consumatore,<br />

escluse le nocciole destinate alla trasformazione industriale.<br />

2. Disposizioni relative alla qualità<br />

2.1 Caratteristiche minime<br />

In tutte le categorie, tenuto conto delle disposizioni particolari previste<br />

per ciascuna categoria e delle tolleranze ammesse, le nocciole in guscio<br />

devono essere:<br />

a) Caratteristiche del guscio:<br />

- intero, lievi imperfezioni superficiali non sono considerate un difetto,<br />

purché il seme sia adeguatamente protetto;<br />

- pulito, praticamente privo di sostanze estranee visibili;<br />

- privo di difetti, zone decolorate o macchie diffuse su un’area superiore<br />

al 25% della superficie del guscio;<br />

- ben formato, privo di deformazioni evidenti.<br />

b) Caratteristiche del seme:<br />

- esente da irrancidimento;<br />

- sufficientemente sviluppato, i semi devono riempire almeno il 50% della<br />

cavità interna;<br />

- non essiccato;<br />

- privo di difetti, zone decolorate o macchie diffuse su un’area superiore<br />

al 25% della superficie seme;<br />

- ben formato.<br />

c) Caratteristiche del frutto intero:<br />

- asciutto, in accordo con il contenuto di umidità riportato nella specifica<br />

sezione;<br />

- sano, sono esclusi i prodotti colpiti da marciume o che presentino<br />

alterazioni;<br />

- privo di filamenti di muffa visibili a occhio nudo;<br />

- privo di insetti vivi o morti;<br />

- privo di danni causati da attacchi di parassiti, acari, residui di insetti o<br />

escrementi;<br />

- privo di umidità esterna anormale;<br />

- privo di odore e/o sapore estranei.<br />

Le nocciole in guscio devono essere raccolte una volta giunte a piena<br />

maturazione ed esse non devono essere vuote.<br />

Lo stato delle nocciole dev’essere tale da consentire:<br />

- il trasporto e le operazioni connesse;<br />

- l’arrivo al luogo di destinazione in condizioni soddisfacenti.<br />

2.2 Tenore di umidità<br />

Il tenore di umidità delle nocciole in guscio non dev’essere superiore al<br />

12 % per l’insieme della nocciola e al 7 % per il seme.<br />

2.3 Classificazione<br />

In accordo con le tolleranze ammesse nella sezione successiva, le nocciole<br />

in guscio sono classificate nelle tre categorie seguenti: Categoria<br />

Extra, Categoria I, Categoria II.<br />

Sono ammessi difetti, a condizione che essi non pregiudichino le caratteristiche<br />

essenziali di qualità, conservazione e presentazione del<br />

prodotto.<br />

3. Disposizioni relative alla calibrazione<br />

La calibrazione è obbligatoria per i prodotti delle categorie «Extra» e I,<br />

facoltativa per i prodotti della categoria II. Il calibro è determinato dal<br />

diametro massimo della sezione equatoriale del guscio. Il calibro minimo<br />

è 12 mm di diametro.<br />

L’uniformità di calibro è espresso da:<br />

- intervallo tra il calibro massimo e il calibro minimo non deve eccedere<br />

i 3 mm di differenza (calibrazione) oppure<br />

- menzione del calibro minimo (crivellatura)<br />

4. Disposizioni relative alle tolleranze<br />

Per i prodotti non conformi ai requisiti della categoria indicata sono<br />

ammesse in ogni imballaggio tolleranze di qualità e di calibro.<br />

4.1 Tolleranze di qualità<br />

Difetti ammessi<br />

Tolleranze ammesse<br />

percentuale calcolata in<br />

numero o in peso di frutti<br />

difettosi<br />

Extra Classe I Classe II<br />

(a) Tolleranze totali ammesse<br />

per i difetti del guscio e del 10 15 20<br />

seme, di cui al massimo:<br />

semi non sufficientemente sviluppati<br />

o gusci vuoti (con riferimento al 6 9 12<br />

numero dei frutti)<br />

semi ammuffiti, rancidi, danneggiati<br />

da insetti, in decomposizione o<br />

3 5 6<br />

deteriorati<br />

insetti vivi 0 0 0<br />

(b) Tolleranze di calibro 1 1<br />

per prodotto non conforme<br />

ai criteri relativi al calibro<br />

10 10 10<br />

(c) Tolleranze per altri difetti<br />

materiale estraneo, gusci vuoti,<br />

frammenti di guscio, frammenti di 1 1 2<br />

tegumento, polvere<br />

nocciole appartenenti<br />

ad altre varietà<br />

10 10 10<br />

Bibliografia e sitografia<br />

• Buccini D. (2005), Biologia di Anisandrus Dispar F. (Coleoptera,<br />

Scolytidae) e suo possibile ruolo nella diffusione dei batteri<br />

agenti causali della moria del nocciolo. Facoltà di Agraria, Dipartimento<br />

di protezione delle Piante. Università della Tuscia<br />

di Viterbo.<br />

• Corte M., Sonnati C. (2009), La coltivazione del nocciolo in<br />

Alta Langa. CReSO . Comunità montana Alta Langa.<br />

• Cristofori V. (2005), Fattori di qualità della nocciola. Facoltà di<br />

Agraria, Dipartimento di protezione delle Produzione Vegetale.<br />

Università della Tuscia di Viterbo.<br />

• Le frontiere della corilicoltura italiana. 2° Convegno Nazionale<br />

sul Nocciolo. 5 ottobre 2002.<br />

• OECD International Standard for Fruit and Vegetables – Inshell<br />

Hazelnuts 2009.<br />

N/22


Standard di commercializzazione delle nocciole sgusciate<br />

Per valutare la qualità dei frutti ci si basa sullo standard UNECE (United<br />

Nations Economic Commission for Europe) DDP – 04 Hazelnut Kernels,<br />

revisione del 2002.<br />

1. Definizione del prodotto<br />

La presente norma si applica alle nocciole sgusciate delle varietà (cultivar)<br />

derivanti dalla Corylus avellana L. e dalla Corylus maxima Mill, e ai<br />

loro ibridi dai quali l’epicarpo è stato rimosso.<br />

2. Disposizioni relative alla qualità<br />

2.1 Caratteristiche minime<br />

In tutte le categorie, tenuto conto delle disposizioni particolari previste<br />

per ciascuna categoria e delle tolleranze ammesse, le nocciole sgusciate<br />

devono presentare le seguenti caratteristiche:<br />

- intatte;<br />

- asciutte, privo di umidità esterna anormale;<br />

- pulite, praticamente privo di sostanze estranee visibili;<br />

- sane, sono esclusi i prodotti colpiti da marciume o che presentino;<br />

- sufficientemente sviluppate, sono esclusi i frutti atrofizzati o raggrinziti,<br />

- esente da irrancidimento;<br />

- prive di insetti vivi o acari, qualunque sia il loro stadio di sviluppo;<br />

- prive di danni causati da insetti, acari o altri parassiti;<br />

- prive di muffe;<br />

- prive di odore e/o sapore estranei.<br />

Lo stato delle nocciole dev’essere tale da consentire:<br />

- il trasporto e le operazioni connesse,<br />

- l’arrivo al luogo di destinazione in condizioni soddisfacenti.<br />

2.2 Tenore di umidità:<br />

Il tenore di umidità delle nocciole sgusciate non dev’essere superiore<br />

al 6%.<br />

2.3 Classificazione<br />

Le sgusciate sono classificate nelle tre categorie seguenti:<br />

2.3.1 Categoria “Extra”<br />

Le nocciole sgusciate di questa categoria devono essere di qualità superiore<br />

e presentare le caratteristiche tipiche della varietà e/o del tipo<br />

commerciale. Esse non devono presentare difetti, ad esclusione di lievissime<br />

alterazioni superficiali.<br />

2.3.2 Categoria I<br />

Le nocciole sgusciate di questa categoria devono essere di buona<br />

qualità e presentare le caratteristiche tipiche della varietà e/o del tipo<br />

commerciale.<br />

Sono ammessi leggeri difetti, a condizione che essi non pregiudichino<br />

l’aspetto generale, la qualità, la conservazione e la presentazione<br />

nell’imballaggio del prodotto.<br />

2.3.3 Categoria II<br />

Tale categoria comprende le nocciole sgusciate che non possono essere<br />

classificate nelle categorie superiori, ma che rispondono alle caratteristiche<br />

minime sopra definite. Sono ammessi difetti, a condizione<br />

che essi non pregiudichino le caratteristiche essenziali di qualità, conservazione<br />

e presentazione del prodotto.<br />

3. Disposizioni relative alla calibrazione<br />

Il calibro o il crivello è determinato dal diametro massimo della sezione<br />

normale ed è espressa dall’intervallo tra il calibro massimo e il calibro<br />

minimo (calibrazione) oppure dalla menzione del calibro minimo seguita<br />

dai termini «e più» o dalla menzione del calibro massimo seguita dai termini<br />

«e meno» (crivellatura). La calibrazione è obbligatoria per i prodotti<br />

delle categorie «Extra» e I, facoltativa per i prodotti della categoria II.<br />

Il calibro minimo è 9 mm di diametro per le nocciole sgusciate delle<br />

categorie Extra e della categoria I.<br />

Le nocciole sgusciate sono sia calibrate che crivellate.<br />

Nocciole calibrate:<br />

intervallo tra il calibro massimo e il calibro minimo non deve eccedere<br />

i 2 mm di differenza. Tutti i calibri sono permessi, solo per la categoria<br />

Extra e la categoria I il calibro deve essere superiore a quanto fissato.<br />

Nocciole crivellate:<br />

devono presentare un calibro massimo sopra o sotto un determinato<br />

valore, solo per la categoria Extra e la categoria I il calibro deve essere<br />

superiore a quanto fissato.<br />

Per il prodotto destinato al consumatore finale l’indicazione “e meno”<br />

non è permessa.<br />

4. Disposizioni relative alle tolleranze<br />

4.1 Tolleranze di qualità<br />

Difetti ammessi<br />

Tolleranze ammesse<br />

percentuale calcolata in peso<br />

di frutti difettosi<br />

Extra Classe I Classe II<br />

(a) Tolleranze totali: 5 12 16<br />

semi rancidità, marci, ammuffiti,<br />

di cattivo odore/sapore, danneggiati<br />

da insetti o attaccati da roditori<br />

semi non completamente sviluppati,<br />

raggrinziti, avvizziti, macchiati<br />

e ingialliti<br />

semi danneggiati meccanicamente<br />

e pezzi<br />

semi doppi<br />

(non inclusi nella tolleranza totale)<br />

nocciole con guscio, frammenti<br />

di guscio, di tegumento, polvere<br />

e materiale estraneo<br />

1 2 3<br />

2 4 8<br />

3 8 10<br />

2 5 8<br />

0.25 0.25 0.25<br />

• Percivale F., Vesce E., Cuzzolin B. (2002), Tonda Gentile delle<br />

Langhe o Nocciola del Piemonte? I Quaderni della Regione<br />

Piemonte, Agricoltura, n°34.<br />

• Tombesi A. (1985), Il nocciolo. Reda.<br />

• UNECE STANDARD DDP-03 concerning the marketing and<br />

commercial quality of Inshell Hazelnuts 2007 edition.<br />

• UNECE STANDARD DDP-04 concerning the marketing and<br />

commercial quality of Hazelnut Kernels 2002 edition.<br />

• http://www.agricoltura.regione.campania.it<br />

• http://www.agraria.org<br />

• http://www.faostat.fao.org<br />

N/23


FATTORI DI QUALITà DELLA NOCCIOLA: L’AROMA<br />

La notevole importanza delle nocciole dal punto di vista nutrizionale<br />

e salutistico è nota, ma sono l’aroma unico, la delicatezza<br />

e il tipico sapore le caratteristiche organolettiche<br />

che rendono questo frutto insostituibile in tante composizioni<br />

alimentari.<br />

La varietà, l’origine geografica, l’anno di raccolta e le condizioni<br />

climatiche sono solo alcuni tra i numerosi fattori che influenzano<br />

la composizione qualitativa e quantitativa delle nocciole: pratiche<br />

colturali e composizione del terreno, per esempio, possono<br />

incidere sul contenuto di elementi minerali, mentre la presenza<br />

di alcuni minerali e il contenuto in acidi grassi hanno un effetto<br />

importante sulla stabilità della nocciola e dei prodotti che si ottengono<br />

dalla sua trasformazione.<br />

Le informazioni relative ai componenti minori, in particolare zuccheri<br />

e acidi organici, possono rappresentare un valido strumento<br />

per discriminare tra le varie cultivar. L’analisi sensoriale<br />

permette infatti di rilevare delle differenze varietali, legate<br />

principalmente ad attributi come il sapore e la dolcezza. In particolare<br />

le differenze di dolcezza sono state nettamente percepite<br />

dal panel, confermando l’importanza dei componenti minori del<br />

seme, soprattutto carboidrati, nel determinare la qualità organolettica<br />

delle nocciole. I processi tecnologici cui sono esse<br />

sottoposte, come la tostatura, ne modificano le caratteristiche<br />

nutrizionali e organolettiche con variazioni che riguardano la<br />

composizione in aminoacidi e la loro disponibilità, il contenuto<br />

di vitamine e di acidi grassi liberi e lo stato di ossidazione.<br />

La produzione italiana di nocciole ha livelli di qualità organolettica<br />

davvero elevati, ed è molto apprezzata per aroma e sapore,<br />

tanto che la tipicità delle nocciole nazionali è stata valorizzata<br />

con il conseguimento di marchi riconosciuti a livello europeo,<br />

come la Denominazione di Origine Protetta (Dop) ed<br />

Indicazione Geografica Protetta (Igp).<br />

Analisi sensoriale e qualità delle nocciole.<br />

L’impiego dell’analisi sensoriale nella valutazione della qualità<br />

può rivelarsi uno strumento utile per fornire maggiori informazioni<br />

sui criteri di qualità della nocciola, finora basati su indici chimico-fisici<br />

e morfologici. L’importanza di un panel test anche per<br />

la nocciola trova ragione nel fatto che il panorama produttivo si<br />

articola in innumerevoli tipologie di prodotti finiti, quali diversi tipi<br />

di cioccolatini, praline, torroni, creme spalmabili e la degustazione<br />

può diventare un mezzo di valutazione estremamente<br />

efficace per indirizzare la scelta verso l’una o l’altra varietà di<br />

nocciole in un determinato processo o in una certa strategia<br />

produttiva, così da magnificare il prodotto finale.<br />

La qualità della nocciola dipende soprattutto dal contenuto in<br />

grasso; poche informazioni sono note invece riguardo ai componenti<br />

minori, come zuccheri e acidi organici, che contribuiscono<br />

a migliorare il sapore e l’aroma nelle nocciole sia fresche<br />

che tostate. Risulta quindi di fondamentale importanza definire<br />

dei parametri organolettici che descrivano la nocciola attraverso<br />

la stesura di appropriate schede edonistico-qualitative<br />

(panel test) per le valutazioni degli assaggiatori.<br />

La procedura di valutazione organolettica della nocciola ha trovato<br />

recente applicazione in prove sperimentali volte a determinare<br />

l’influenza della località di coltivazione sulla qualità<br />

dei frutti, i cambiamenti qualitativi durante la loro maturazione,<br />

e a compiere uno studio preliminare sulle diverse caratteristiche<br />

qualitative delle nocciole appartenenti alle principali cultivar.<br />

Tecniche di assaggio comparate sono state utilizzate<br />

per il controllo delle qualità di nocciole tostate di diversa provenienza<br />

geografica: italiane (Tonda Gentile delle Langhe, Tonda<br />

Gentile Romana, Napoletane), turche e spagnole. L’impiego di<br />

semi tostati è derivato dal fatto che questi acquistano aromi<br />

e sapori pronunciati per la parziale scomposizione dei grassi<br />

e degli altri componenti. Dai risultati del test sono emerse significative<br />

differenze che permettono di descrivere abbastanza<br />

approfonditamente l’aroma di una nocciola e di discriminarne in<br />

modo soddisfacente la qualità.<br />

Aroma<br />

Un aroma è la caratteristica sensoriale data da un cibo, derivante<br />

dalla combinazione di odore e sapore. L’aroma tipico di un<br />

alimento, di una spezia o di una pianta aromatica è conferito da<br />

specifiche sostanze chimiche naturalmente presenti in essi.<br />

Ogni profumo e ogni sapore che percepiamo trova riscontro in<br />

qualche molecola, nella maggior parte dei casi in molte, moltissime<br />

“specie chimiche” diverse, mescolate fra loro a formare<br />

una miscela con una composizione qualitativa e quantitativa<br />

N/24


piuttosto definita e caratteristica di un prodotto.<br />

I nostri recettori nervosi della bocca e soprattutto del naso sono<br />

sensibili a molte di queste molecole, e permettono al cervello di<br />

elaborare l’insieme di questi stimoli in una percezione di gusto<br />

e profumo (in una sola parola: organolettica) molto complessa,<br />

che ci consente di distinguere un prodotto alimentare e di apprezzarne<br />

tutte le sue sfumature di sapore.<br />

A livello generale si possono fare alcune considerazioni sulle più<br />

importanti classi di molecole responsabili dell’aroma nella maggior<br />

parte degli alimenti. Si tratta sempre di molecole organiche,<br />

dotate di una certa volatilità e spesso di una certa fugacità. La<br />

volatilità è la facilità con la quale una sostanza può liberare<br />

anche solo alcune delle sue molecole allo stato di vapore. La<br />

volatilità dipende a sua volta dal peso molecolare della molecola<br />

(tanto più è leggera tanto più, a parità di fattori, sarà volatile) e<br />

dalla sua polarità (più una molecola è polare, meno sarà volatile,<br />

sempre a parità di altre condizioni). La fugacità, invece, è la<br />

capacità di una molecola a spostarsi velocemente propagandosi<br />

nell’aria.<br />

A titolo di esempio si riporta la comparazione tra il profilo<br />

gas-cromatografico dei componenti volatili (dunque potenzialmente<br />

responsabili di un contributo all’aroma del prodotto) di<br />

caffè crudo prima (sopra) e dopo la tostatura.<br />

Nel caffè crudo si notano pochi picchi, quindi pochissimi componenti<br />

volatili in concentrazione molto bassa. Nel secondo<br />

cromatogramma, relativo al caffè tostato, vediamo invece moltissimi<br />

picchi che evidenziano come, dopo la tostatura, si sia<br />

creato qualcosa di ben più complesso del prodotto iniziale, che<br />

percepito a naso ci porterebbe ad affermare in un solo istante:<br />

“questo è caffè”. Nell’aroma di caffè sono state identificate 17<br />

classi diverse di sostanze organiche volatili, oltre ad una generica<br />

classe “miscellanea”, per un totale di ben 791 diverse specie<br />

chimiche volatili.<br />

Nella maggior parte dei casi, passando dai cibi crudi a quelli cotti,<br />

si nota un crescendo d’intensità e complessità organolettica<br />

cui corrisponde una crescente complessità nella composizione<br />

chimica del corrispondente aroma. Fra le molecole dotate di un<br />

odore in assoluto più intenso, vi sono quelle che corrispondono<br />

alle classi delle aldeidi e dei chetoni, e soprattutto ai composti<br />

organici volatili contenenti zolfo.<br />

Più caratteristiche degli alimenti cotti e dei loro bouquet aromatici<br />

complessi sono invece tutte quelle classi di piccole molecole<br />

organiche volatili che vanno sotto il nome di furani, pirazine, piridine,<br />

pirroli, tiofeni, ossazoli e tiazoli. Per quanto potenzialmente<br />

numerosissime, la maggior parte di queste molecole non è veramente<br />

specifica per un determinato prodotto, mentre risulta,<br />

se non proprio onnipresente, per lo meno “ricorrente” in un certo<br />

numero di alimenti fra loro differenti. Se le molecole che potenzialmente<br />

possono rientrare nella composizione degli aromi<br />

degli ingredienti e dei cibi finiti sono già moltissime, pressoché<br />

infiniti sono gli aromi che esse sono in grado di generare combi-<br />

O<br />

O<br />

H<br />

g-undecalattone, responsabile dell’aroma di pesca<br />

H3C<br />

O<br />

n-esanale, un’aldeide molto comune negli alimenti di origine vegetale<br />

N/25


Si riportano alcuni esempi di molecole per note di base degli aromi: ne bastano pochi milligrammi per conferire ai cibi l’aroma tipico<br />

corrispondente:<br />

Molecola<br />

Aroma tipico<br />

benzaldeide o aldeide benzoica<br />

g-nonalattone<br />

eugenolo<br />

diacetile e Acido Butirrico C4<br />

vanillina o etilvanillina<br />

bismetiltiometano<br />

fetil-2-metilbutirato<br />

butanoato di etile<br />

Aceto Acetato Etile<br />

amil-acetato Iso Valerianato Iso Amile, O.E. Ylang Ylang<br />

2-furilmetantiolo, Alfa Furfuril Mercaptano<br />

g-undecalattone<br />

allile capronato<br />

frambinone o Raspberry Ketone<br />

cinnamato di etile<br />

2-metil etil butanoato<br />

alcool 2-eptanolo, 1 Octen 3 Olo<br />

metil-2-peridilchetone<br />

Furaneol<br />

mandorla e amarena<br />

cocco<br />

cannella<br />

burro<br />

vaniglia<br />

tartufo<br />

mela<br />

kiwi<br />

banana<br />

caffè<br />

pesca<br />

ananas<br />

lampone<br />

ciliegia<br />

frutti rossi<br />

funghi<br />

pop corn<br />

fragola<br />

2 metossi 3 metil pirazina nocciola tostata<br />

nandosi in vari rapporti specifici, con il fondamentale intervento<br />

discriminatorio del nostro cervello e della sua memoria olfattiva,<br />

che riconosce facilmente una sorta di “impronta digitale” aromatica,<br />

associandola a ciascun alimento conosciuto.<br />

Nel campo dell’industria alimentare al fine di riprodurre, standardizzare<br />

o rafforzare certi aromi, vengono aggiunte ai cibi alcune<br />

sostanze aromatizzanti naturali o prodotte per sintesi chimica.<br />

Tali sostanze sono definite col termine “aromi” e figurano tra gli<br />

ingredienti nelle etichette alimentari. Perché aggiungere aromi<br />

agli alimenti? Semplicemente, perché i consumatori si aspettano<br />

che essi abbiano un determinato sapore e odore. Spesso,<br />

infatti, gli aromi sono aggiunti per recuperare o migliorare il gusto<br />

di un alimento perso durante il processo di lavorazione, o<br />

semplicemente per “perfezionare” la natura.<br />

Gli aromi si dividono in due categorie: aromi naturali e<br />

aromi artificiali, a seconda che siano frutto o meno di una<br />

sintesi chimica.<br />

Alla prima categoria appartengono gli aromi ottenuti attraverso<br />

diversi procedimenti (tra cui la distillazione e l’estrazione con<br />

N/26


solventi) da ingredienti naturali (ad esempio l’essenza di limone<br />

estratta dalla scorza degli agrumi), mentre della seconda fanno<br />

parte tutti quegli aromi ottenuti per sintesi chimica di laboratorio<br />

che imitano (o meno) l’originale presente in natura.<br />

La normativa Europea di conseguenza identifica tre categorie<br />

di aromi:<br />

• aromi naturali, estratti da prodotti naturali,<br />

• aromi natural-identici, ottenuti per sintesi chimica, ma<br />

uguali a prodotti presenti in natura,<br />

• aromi artificiali ottenuti per sintesi chimica e non presenti<br />

in natura.<br />

Un buon esempio per descrivere queste differenze è la vaniglia,<br />

l’aroma più utilizzato dei nostri tempi. Il suo caratteristico<br />

aroma è dovuto a una speciale sostanza chimica, la Vanillina,<br />

scoperta per la prima volta nel 1874 e classificata come “aroma<br />

naturale” ogni qualvolta venga estratta dal chicco di vaniglia.<br />

L’industria degli aromi ha imparato ad analizzare le molecole<br />

che compongono un aroma. Se la struttura chimica di un<br />

determinato aroma è nota, è quindi possibile, con l’aiuto della<br />

chimica, riprodurre la molecola e realizzarla industrialmente in<br />

laboratorio. Quando la struttura chimica di un aroma presente<br />

in natura viene copiata esattamente si ottiene un aroma “naturale<br />

identico”. Gli aromi “naturali” e quelli “naturale identici” sono<br />

indistinguibili in termini di gusto e struttura chimica.<br />

La Vanillina è un importante esempio di aroma “naturale identico”.<br />

Non è “artificiale” perché è presente in natura e l’uomo ha<br />

scoperto il modo di riprodurla. Le aziende del settore propongono<br />

una grande varietà di aromi naturali identici: non esiste<br />

per esempio un generico ‘aroma naturale identico’ di caffè, ma<br />

l’aroma può essere di caffè fresco, scuro, leggero, continentale,<br />

forte. Questo vale anche per l’aroma naturale identico del<br />

latte, della mela e via dicendo. Infine il terzo gruppo: gli aromi<br />

artificiali. Durante l’analisi delle molecole che compongono un<br />

determinato aroma, gli scienziati sono in grado di modificarle,<br />

N/27


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rafforzando e migliorandone il gusto. Per esempio, l’Etilvanillina<br />

è una versione più forte della Vanillina naturale o naturale identica,<br />

e presenta caratteristiche aromatiche tre o quattro volte<br />

più intense rispetto alla semplice Vanillina. Malgrado tali aromi<br />

abbiano un gusto “artificiale”, si rende talvolta necessario il loro<br />

utilizzo a causa degli elevati costi di estrazione degli aromi naturali<br />

o di produzione di quelli naturali identici; inoltre spesso è il<br />

palato dei consumatori a esigere aromi più intensi.<br />

Gli aromatizzanti aggiunti agli alimenti devono essere indicati<br />

nella lista degli ingredienti, e il termine “aromi naturali” viene<br />

utilizzato esclusivamente per quelli ottenuti per estrazione da<br />

ingredienti naturali.<br />

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Sitografia e Bibliografia<br />

Cristofori Valerio, Tesi di dottorato di ricerca, Università degli<br />

studi della Tuscia, Viterbo.<br />

http://old.fimmg.org/alimentazione/articoli-regioni/piemonte/<br />

nocciolo.htm<br />

www.chimicare.org<br />

www.minerva.unito.it<br />

www.wikipedia.org<br />

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N/28<br />

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Sempre al passo con i tempi Nutspaper, il primo periodico d’informazione sulla frutta<br />

secca, da oggi si può leggere anche “a video”. Sul sito www.nutspaper.it, infatti, è<br />

possibile decidere se sfogliare la rivista on line, se salvarla in formato pdf, da leggere<br />

con tutta calma, o se stampare e conservare esclusivamente le pagine più interessanti.<br />

Inoltre, anche i numeri arretrati, dal 2007 ad oggi, sono disponibili on line: una raccolta<br />

unica che permette di avere tutti gli articoli di Nutspaper da rileggere e collezionare,<br />

mentre una sezione speciale permette di contattare la redazione.<br />

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Andamento delle vendite nella grande distribuzione<br />

A settembre 2010.<br />

Peso a volume<br />

Totale Italia Iper+Super+LSP (da 100 a 399 mq)<br />

Anno terminante settembre 2010<br />

Arachidi<br />

20%<br />

Pistacchi<br />

7%<br />

Mandorle<br />

6%<br />

In questo numero vengono illustrati i dati della categoria Frutta Secca<br />

raccolti sul nuovo universo IRI “Infoscan Census”, che include tutti i<br />

punti vendita a libero servizio con dimensione superiore ai 100 mq; i<br />

dati fanno riferimento ai 12 mesi terminanti a settembre 2010 rilevati<br />

sui canali Ipermercati, Supermercati e Libero servizio piccolo.<br />

Il mercato della Frutta Secca sviluppa un fatturato di 414 Mio di Euro,<br />

in crescita del 3,4% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente,<br />

mentre a volume genera 46 Mio di kg con un trend che cresce del<br />

2,9%. Le categorie che contribuiscono maggiormente alla crescita<br />

del comparto sono le prugne (+6,3% a volume), le noci (+3,9% a<br />

volume) e le mandorle (+10,2% a volume) mentre la categoria più<br />

importante, quella delle arachidi, registra una lieve crescita a valore<br />

(+0,8%) dovuta soprattutto ad un aumento del prezzo medio 1,2%,<br />

ma soffre leggermente a volume (-0,4%). La categoria in maggiore<br />

flessione è quella dei semi di zucca (-8,2% a volume e -2,1% in valore)<br />

che sul totale comparto Frutta Secca pesa solo il 2,3% a volume<br />

e 1,8% a valore. Anche i pinoli e i datteri mostrano segnali negativi in<br />

termini di crescita a valore dovuta ad una flessione del prezzo medio,<br />

mentre a volume crescono rispettivamente del 0,4% e 1,3%.<br />

Il prezzo medio a volume della Frutta Secca aumenta del 0,5%, ma<br />

se valutiamo le singole categorie si registra un aumento di prezzo<br />

in particolare per le arachidi (1,2 var% prezzo in volume) ed i semi<br />

di zucca (6,6 var% prezzo in volume), mentre le altre categorie tendenzialmente<br />

riducono il prezzo medio, in particolare i datteri e i fichi<br />

mostrano una riduzione di prezzo medio a volume del 4,8%.<br />

Il 24% dei volumi è sviluppato in promozione, indicatore in crescita<br />

di 1,3 punti. Le categorie che aumentano la pressione promo sono<br />

arachidi, pistacchi, mandorle e prugne; la % promo di queste ultime<br />

due è circa del 18%, comunque inferiore rispetto alla media del<br />

mercato.<br />

Peso a valore<br />

Totale Italia Iper+Super+LSP (da 100 a 399 mq)<br />

Anno terminante settembre 2010<br />

Arachidi<br />

12,8%<br />

Pistacchi<br />

9,8%<br />

Mandorle<br />

8,5%<br />

Noci<br />

20,3%<br />

Altra frutta<br />

secca e/o<br />

mista<br />

17,1%<br />

Noci<br />

16,1%<br />

Altra frutta<br />

secca e/o<br />

mista<br />

17,3%<br />

Pinoli<br />

2,1%<br />

Nocciole<br />

2,8%<br />

Semi di zucca<br />

1,8%<br />

Datteri e fichi<br />

6,6%<br />

Nocciole<br />

3,7%<br />

Semi di zucca<br />

2,3%<br />

Datteri e fichi<br />

9,7%<br />

Prugne<br />

12,7%<br />

Prugne<br />

12,1%<br />

Pinoli<br />

11,6%<br />

Analyzer Report<br />

Totale Italia Iper+super+LSP (da 100 a 399 mq)<br />

Anno terminante settembre 2010<br />

Valore Vendite Var. % Valore Vendite<br />

Tot Ctg Frutta Secca 414.789.412 3,4<br />

Arachidi 53.040.569 0,8<br />

Pistacchi Tostati 40.631.340 4,2<br />

Mandorle 35.067.420 6,2<br />

Noci 66.670.066 5,6<br />

Nocciole 15.179.439 3,2<br />

Pinoli Senza Guscio 47.949.744 -2,7<br />

Prugne 50.271.501 4,0<br />

Datteri E Fichi 27.345.403 -3,5<br />

Semi Di Zucca Tostati 7.631.408 -2,1<br />

Altra Frutta Secca/Mista 71.002.524 9,1<br />

N/34


Peso a valore<br />

Totale Italia Iper+Super+LSP (da 100 a 399 mq)<br />

Anno terminante settembre 2010<br />

Mandorle<br />

Altra frutta<br />

secca e/o mista<br />

Frutta secca<br />

3,4<br />

2,9<br />

Arachidi<br />

0,8<br />

-0,4<br />

Pistacchi<br />

4,2<br />

3,2<br />

6,2<br />

10,2<br />

Noci<br />

5,6<br />

3,9<br />

Nocciole<br />

3,2<br />

5,0<br />

Pinoli<br />

0,4<br />

-2,7<br />

Prugne<br />

4,0<br />

6,3<br />

Datteri e fichi<br />

-3,5<br />

1,3<br />

Semi<br />

di zucca<br />

-2,1<br />

9,1<br />

3,1<br />

-8,2<br />

Var % Valore<br />

Var % Volume<br />

Analyzer Report<br />

Totale Italia Iper+super+LSP (da 100 a 399 mq)<br />

Anno terminante settembre 2010<br />

Volume Vendite Var. % Volume Vendite<br />

Tot Ctg Frutta Secca 46.001.028 2,9<br />

Arachidi 9.177.623 -0,4<br />

Pistacchi Tostati 3.215.078 3,2<br />

Mandorle 2.763.439 10,2<br />

Noci 9.330.389 3,9<br />

Nocciole 1.270.257 5,0<br />

Pinoli Senza Guscio 974.796 0,4<br />

Prugne 5.821.880 6,3<br />

Datteri E Fichi 4.449.476 1,3<br />

Semi Di Zucca Tostati 1.043.415 -8,2<br />

Altra Frutta Secca/Mista 7.954.675 3,1<br />

N/35


Casone S.p.A., azienda leader nel settore,<br />

produce e commercializza, dal 1973, contenitori<br />

in plastica da 0,125 a 60 litri di capacità.<br />

Oltre 70 modelli dal design leggero e dalla<br />

configurazione elegante ed essenziale. Prevalentemente<br />

di forma troncoconica, alcuni<br />

articoli sono disponibili ovali, cilindrici e rettangolari.<br />

I coperchi sono a pressione, dotati<br />

di sigillo di garanzia e di vari accessori per<br />

soddisfare le più svariate esigenze dei clienti:<br />

guarnizione per tenuta all’acqua, bocchello<br />

versaliquidi, dispenser, coperchio per termosaldatura.<br />

I contenitori possono essere prodotti<br />

in vari colori e sono personalizzabili in<br />

serigrafia, offset ed in-mould labelling.<br />

Casone S.p.A. ha fatto importanti investimenti<br />

per implementare un contesto produttivo<br />

e logistico conforme alle Buone Pratiche di<br />

Fabbricazione (GMP) per gli articoli destinati<br />

alla filiera alimentare per garantire l’integrità<br />

igienica e tecnologica dei prodotti confezionati.<br />

L’azienda ha sempre ricercato soluzioni<br />

innovative, premiate nel corso degli anni da<br />

due Oscar Italiani dell’Imballaggio e da un<br />

Oscar Europeo dell’Imballaggio “Eurostar”.<br />

La ricerca della qualità e di un servizio sempre<br />

più mirato alle esigenze della clientela hanno<br />

consentito di ottenere, nel 1999 la certificazione<br />

di qualità aziendale in base alla normativa<br />

ISO 9002 e tre anni dopo la certificazione in<br />

base alla norma ISO 9001:2000; tutto questo<br />

senza dimenticare il rispetto dell’ambiente,<br />

delle condizioni di sicurezza e l’adeguamento<br />

tecnologico come aspetti inscindibili per una<br />

crescita professionale solida e completa.


NEI DINTORNI:<br />

a tavola con il vino.<br />

A cura di Andrea Spada<br />

Nelle prossime pagine vi presentiamo una selezione di piatti<br />

realizzati con la nocciola, un frutto molto utilizzato soprattutto<br />

per la preparazione di dolci e dessert ma che si rivela ottimo<br />

anche per antipasti, primi e secondi piatti. L’accostamento<br />

della nocciola a cibi “autunnali“ come la zucca, i porcini<br />

e il formaggio di fossa apre un mondo di sapori succulenti<br />

e inaspettati, in cui i singoli aromi si esaltano a vicenda.<br />

Per accompagnare questi piatti, ideati dagli chef della Scuola<br />

Artusiana di Forlimpopoli, il sommelier ha scelto di proporre<br />

quattro vini molto diversi tra loro per valorizzare ogni singola<br />

portata: un Verdicchio dei Castelli di Jesi per l’antipasto, un<br />

bianco Colli Tortonesi Timorasso per il primo, un Sangiovese<br />

di Romagna con toni corposi per il secondo ed infine un passito<br />

rosso D’Incanto per il dolce.<br />

Patata farcita con nocciole,<br />

porcini e rosso d’uovo<br />

e fonduta di Pecorino di Pienza.<br />

Crema di zucca con nocciole<br />

tostate e ricottino mantecato.<br />

Con questo antipasto autunnale, caratterizzato<br />

da una certa aromaticità e da una<br />

buona struttura, consiglio il Verdicchio di<br />

Jesi Pallio di San Floriano 2009 di Monte<br />

Schiavo, un vino che per impostazione e<br />

ritmo ben si sposa a sostenere il piatto senza<br />

appesantire l’inizio del menù.<br />

Verdicchio dei Castelli di Jesi<br />

Superiore 2009<br />

Pallio di San Floriano<br />

Az. Monte Schiavo<br />

Questo primo piatto si contraddistingue<br />

per la sua tendenza dolce, leggermente<br />

contrastata dalle nocciole tostate. L’abbinamento<br />

è con un Colli Tortonesi Timorasso<br />

Derthona 2008 di Vigneti Massa, un<br />

bianco piemontese da vitigno autoctono di<br />

grande carattere e mineralità.<br />

Colli Tortonesi Timorasso<br />

Derthona 2008<br />

Vigneti Massa<br />

Filettino di maiale in crosta<br />

delicata di nocciole ed erbette<br />

con cipolline e fonduta di Fossa.<br />

Ecco un piatto di discreta struttura, ma<br />

allo stesso tempo molto incisivo in sapore<br />

per la presenza del formaggio di fossa.<br />

Per questi sapori, consiglio un vino rosso di<br />

buona struttura con ancora un certo nerbo<br />

acido-tannico: Sangiovese di Romagna Michelangiolo<br />

Riserva 2006 dell’Az. Calonga.<br />

Sangiovese di Romagna<br />

Michelangiolo Riserva 2006<br />

Az. Calonga<br />

Crostata di nocciole e amarene.<br />

Per la crostata, dessert semplice ma gustoso,<br />

niente di meglio che un Centesimino<br />

Passito, il D’Incanto 2008 di Paolo Francesconi,<br />

un passito rosso aromatico di grande<br />

fragranza e concentrazione che, però,<br />

riesce a non essere eccessivamente dolce<br />

e stucchevole.<br />

D’Incanto 2008<br />

Paolo Francesconi<br />

N/37


LE RICETTE CREATIVE,<br />

INTERPRETATE DA CHEF DELLA SCUOLA ARTUSIANA<br />

QUATTRO PIATTI DA GUSTARE E COLLEZIONARE.<br />

I piatti da collezionare, presentati di seguito, continuano ad arricchire<br />

l’originale ricettario dedicato alla frutta secca.<br />

Ogni ricetta può essere staccata e collezionata nel raccoglitore,<br />

suddiviso idealmente in antipasti, primi piatti, secondi e dessert.<br />

Il risultato è un assortimento di sapori sfiziosi e unici, caratterizzati<br />

dall’originale presenza della frutta secca. Le deliziose proposte<br />

sono espressioni di cucina creativa che uniscono la tradizione<br />

culinaria di Pellegrino Artusi con l’innovativa presenza del gusto<br />

della frutta secca. L’Istituto professionale per i Servizi Alberghieri e<br />

della Ristorazione “Pellegrino Artusi” di Forlimpopoli è stato, infatti,<br />

teatro dell’elaborazione delle ricette presentate nelle prossime<br />

pagine, ideate dalla creatività del cuoco Luca Zannoni, insegnante<br />

di cucina proprio in questa scuola.<br />

Dopo aver lavorato nei ristoranti dei più prestigiosi hotel quattro<br />

stelle della Riviera romagnola, oggi è chef di cucina e consulente<br />

esterno al Centro Sportivo Federale di Coverciano. Nel 2008 ha<br />

rivestito il prestigioso incarico di Executive chef alle Olimpiadi di<br />

Pechino, presso Casa Italia e, nel 2009, ha seguito la Nazionale<br />

italiana di calcio in trasferta in Sud Africa per la Confederation<br />

Cup. Insegna all’Istituto Pellegrino Artusi da 7 anni e tiene corsi di<br />

pasticceria e cucina per le principali associazioni di categoria.<br />

Lo chef Luca Zannoni vanta un’esperienza di quasi 20 anni,<br />

avendo avuto la vocazione fin dalla più tenera età. Con esperienze<br />

internazionali, tra cui spicca l’incarico all’Harris Bar di Londra, è<br />

stato il più giovane “capo partita” del Grand Hotel di Rimini.<br />

L’Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e della<br />

Ristorazione “Pellegrino Artusi” sorge nella città natale<br />

dell’Artusi e di questi promuove il pensiero e l’attitudine “dell’arte<br />

di mangiare bene”. La fama della scuola supera i confini locali e ad<br />

oggi è frequentata da centinaia di studenti.<br />

Sopra, il gruppo di lavoro in cucina.<br />

N/38


antipasto - nocciole<br />

Patata farcita con nocciole, porcini e rosso d’uovo<br />

e fonduta di Pecorino di Pienza.<br />

Ingredienti per 4 persone:<br />

• 4 Patate medie<br />

• 100 gr Porcini freschi<br />

• 100 gr Ricotta<br />

• 50 gr Nocciole<br />

• 4 Rossi d’uovo<br />

• 100 gr Panna<br />

• 100 gr Pecorino di Pienza<br />

• Olio e sale q.b.<br />

TEMPO RICHIESTO: 1 ora<br />

DIFFICOLTà: medio alta<br />

SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:<br />

Procedimento: lessare in acqua salata le patate con la buccia,<br />

sbucciarle e creare al centro di ognuna una cavità abbastanza larga<br />

da contenere un tuorlo d’uovo, avendo cura di conservare la parte<br />

eliminata da ogni patata. Nel frattempo tagliare a dadini i porcini<br />

freschi e trifolarli con poco olio e sale.<br />

Tritare alcune nocciole e amalgamarle con la ricotta, i porcini trifolati<br />

e la parte di patate conservata in precedenza. Riempire le patate<br />

con il composto e, sopra, disporre un rosso d’uovo su ogni patata.<br />

Porre il tutto in forno a temperatura media per 3 minuti e, nel frattempo,<br />

preparare la fonduta di pecorino facendo fondere il pecorino e la<br />

panna in modo classico.<br />

Abbinamento gastronomico cibo-vino:<br />

Cibo: succulento.<br />

Presentazione: disporre in ogni piatto una patata e la fonduta,<br />

decorando con alcuni porcini e le nocciole tostate.<br />

Queste ricette sono state realizzate con i prodotti<br />

, dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli.<br />

Verdicchio dei Castelli di Jesi Sup. 2009<br />

Pallio di San Floriano Az. Monte Schiavo


primo - nocciole<br />

Crema di zucca con nocciole tostate e ricottino mantecato.<br />

Ingredienti per 4 persone:<br />

• 200 gr Ricotta<br />

• 200 gr Zucca<br />

• 50 gr Parmigiano<br />

• 60 gr Nocciole<br />

• Erba cipollina q.b.<br />

• Olio e sale q.b.<br />

TEMPO RICHIESTO: 30’<br />

DIFFICOLTà: bassa<br />

SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:<br />

Procedimento: lessare la zucca in acqua salata e, quando è cotta,<br />

passarla al mixer fino ad ottenere una crema.<br />

Tritare le nocciole e l’erba cipollina, unire alla ricotta e al parmigiano<br />

lavorandoli fino ad ottenere un composto omogeneo; con questo<br />

composto, realizzare una quenelle aiutandosi con due cucchiai.<br />

Abbinamento gastronomico cibo-vino:<br />

Cibo: succulento e aromatico.<br />

Presentazione: impiattare la crema e, al centro, disporre una<br />

quenelle di formaggio. Terminare con un filo d’olio crudo e nocciole<br />

tostate.<br />

Queste ricette sono state realizzate con i prodotti<br />

, dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli.<br />

Colli Tortonesi Timorasso<br />

Derthona 2008 Vigneti Massa


secondo - nocciole<br />

Filettino di maiale in crosta delicata di nocciole ed erbette<br />

con cipolline e fonduta di Fossa.<br />

Ingredienti per 4 persone:<br />

• 4 Filetti di maiale già porzionati<br />

• 12-16 Cipolline Borrettane<br />

• 60 gr Nocciole tritate<br />

• 100 gr Formaggio di Fossa<br />

• Brodo vegetale q.b.<br />

• Spezie a piacere q.b.<br />

• Olio e sale q.b.<br />

TEMPO RICHIESTO: 30’<br />

DIFFICOLTà: media<br />

SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:<br />

Procedimento: lessare le cipolline in abbondante acqua salata,<br />

terminare la cottura in padella e aggiustare di sale e pepe. Impanare<br />

il filettino di maiale con le nocciole tritate e le spezie preferite (origano,<br />

sesamo, cumino,ecc..).<br />

Rosolare i filetti in padella e, nel frattempo, fondere il formaggio di<br />

Fossa con poco brodo vegetale.<br />

Abbinamento gastronomico cibo-vino:<br />

Cibo: succulento e aromatico.<br />

Presentazione: disporre i filetti di maiale con le cipolline e la fonduta<br />

di Fossa.<br />

Queste ricette sono state realizzate con i prodotti<br />

, dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli.<br />

Sangiovese di Romagna<br />

Michelangiolo Riserva 2006 Az. Calonga


dolce - nocciole<br />

Crostata di nocciole e amarene.<br />

Ingredienti per 4 persone:<br />

• 400 gr Pasta frolla già pronta<br />

• Nocciole q.b.<br />

• Amarene Fabbri q.b.<br />

• Carta forno q.b.<br />

TEMPO RICHIESTO: 60’<br />

DIFFICOLTà: media<br />

SVOLGIMENTO DELLA RICETTA:<br />

Procedimento: foderare una tortiera con la carta forno e disporvi<br />

la pasta frolla. Farcire la frolla disponendo a file circolari alternate le<br />

amarene e le nocciole.<br />

Infornare e cuocere a 180 gradi per circa 20 minuti, come una normale<br />

crostata.<br />

Abbinamento gastronomico cibo-vino:<br />

Cibo: dolce.<br />

Presentazione: fare raffreddare e servire.<br />

Queste ricette sono state realizzate con i prodotti<br />

, dalla scuola Artusiana di Forlimpopoli.<br />

D’Incanto 2008<br />

Paolo Francesconi


Sede legale:<br />

Via Indipendenza, 46 • Nocera Superiore (SA)<br />

Sede operativa: C.da Cardogna 4/5/6, Zona P.I.P. • Montemiletto (AV)<br />

Tel.: 0825 963002 • Fax: 0825 968663 • P.I./C.F.: 02353260652 • c.s.: 1.032.350 i.v.<br />

info@flessofab.it • www.flessofab.it

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