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Bioetica & Società Anno XIII - N. 2/3

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<strong>Bioetica</strong> & <strong>Società</strong> - <strong>Anno</strong> <strong>XIII</strong> - n. 2/3 - maggio/dicembre 2015<br />

D I S C U S S I O N I<br />

A proposito di...<br />

Il rapporto uomo-animale<br />

I commenti di:<br />

Matteo Galletti<br />

Gli interventi di Zini e Marchesini, pubblicati rispettivamente sullo scorso e su<br />

questo numero di <strong>Bioetica</strong> e società, presentano impostazioni ed esiti diversi ma<br />

condividono un interesse comune. Zini presenta un’articolata critica alla bioetica<br />

utilitaristica di Peter Singer e al suo obiettivo di costituire un’etica egualitaria che<br />

annulli qualsiasi differenza morale tra interessi umani e animali.<br />

Le obiezioni che Zini muove a Singer colpiscono sia gli esiti a cui approda il<br />

suo utilitarismo, sia l’impostazione della sua teoria dello status morale, ossia la<br />

possibilità di individuare una soglia minima sotto la quale la tutela morale indebolisce<br />

fino a esaurirsi e sopra la quale si configura una speculare gradazione<br />

delle tutele e delle garanzie. Per Singer è la sentience, la capacità di provare<br />

piacere e dolore, che determina la soglia minima di protezione morale (le forme<br />

più complesse di autoconsapevolezza corrispondono poi a tutele morali più<br />

stringenti) a discapito delle proprietà relazionali, che uniscono gli individui a<br />

determinati gruppi, come la specie o le etnie.<br />

Nell’etica singeriana, la determinazione dello status morale di un individuo<br />

dipende sia dalla negazione dell’individualità (non conta chi è il soggetto che<br />

possiede la capacità considerata) sia della relazionalità (non conta quali relazioni<br />

intrattiene con altre entità) 1 .<br />

Alla proposta di Singer, Zini contrappone un’analisi d’ispirazione fenomenologica<br />

che mira a ripristinare la prima evidente conseguenza dell’egualitarismo<br />

singeriano, ossia quella differenza ontologica fondamentale che si basa fondamentalmente<br />

sulla contrapposizione tra l’istintività deterministica del mondo<br />

animale e la ricchezza sovra-empirica del mondo umano, caratterizzata principalmente<br />

da «ragione e libertà». La mossa consiste quindi nel recuperare una<br />

divisione che da Descartes corre fino ad alcuni filosofi kantiani dei nostri giorni,<br />

passando da Rousseau e Kant 2 .<br />

L’esito è quindi dualistico e gerarchico: uomo e animale tornano a differenziarsi<br />

e, sul piano morale, gli interessi del primo hanno la precedenza rispetto<br />

a quelli del secondo. L’identità e la relazionalità sono riacquisite in termini di<br />

1 Ciò non significa che tale relazionalità non svolga alcun ruolo sul piano normativo. Cfr. ad esempio P. Singer, A Response, in D.<br />

Jamieson (a cura di), “Singer and His Critics”, Oxford, Blackwell, 1999 e Riflessioni, in J.M. Coetzee, “La vita degli animali”, Milano,<br />

Adelphi, 2000, p. 105.<br />

2 Insieme a Kant, Descartes è il bersaglio privilegiato degli anti-specisti. Per Rousseau, cfr. Discorso sull’origine della diseguaglianza<br />

fra gli uomini, in “Discorsi”, Milano, Rizzoli, 1997, p. 106; per i kantiani, cfr. C. Korsgaard, Self-Constitution, Oxford, Oxford<br />

University Press, 2009, pp. 109-132.<br />

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