1609-quaderni
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Industria 4.0<br />
Alcune mirate riflessioni su un tema di stretta attualità<br />
No SMART factory<br />
without security<br />
Un approccio pragmatico al paradigma “Industria 4.0”<br />
senza rinunciare alla sicurezza. Questo il “senso”<br />
dell’intervento di Giuseppe Menin, Industry Manager<br />
di Copa-Data Srl, al Convegno scientifico “IoT e Big Data”,<br />
tenutosi lo scorso maggio all’edizione 2016 di SPS IPC<br />
Drives. Una serie di utili considerazioni, volte a tradurre<br />
i contenuti teorici nella realtà concreta<br />
della industria manifatturiera italiana, e non solo.<br />
Industria 4.0 è un termine diventato<br />
quasi un “mantra”. Tutti ne parlano,<br />
dando a volte l’impressione che si tratti<br />
di una “modalità” di fare industria,<br />
semplice da realizzare e da implementare.<br />
Si pensa, ad esempio, che ci sia<br />
chi ha una serie di apparati o di stabilimenti<br />
che inviano dei dati da qualche<br />
parte nel mondo e che, in questo sito,<br />
ci sia una persona la quale, in base a<br />
tali dati e a una sorta di “strumenti<br />
magici”, riesca a metterli assieme ricavandone<br />
informazioni utili. Questo è<br />
senz’altro un approccio all’argomento,<br />
ma la situazione generale è completamente<br />
diversa.<br />
Benigno Melzi d’Eril<br />
tro, dove ci sono macchine di processo,<br />
di confezionamento, varie utility, come<br />
l’impianto di aria compressa, e altri<br />
servizi ancillari alla produzione. Tutto<br />
quanto esiste nell’azienda certamente<br />
non è stato pensato in una ottica IoT,<br />
ma funziona, è efficiente. Allora ci si<br />
domanda: devo buttare via tutto per<br />
avere una smart factory? O c’è una<br />
soluzione per integrare quello che già<br />
c’è, in modo da non dover sconvolgere<br />
gli asset aziendali esistenti?”.<br />
Qual è il suo pensiero? “I problemi<br />
principali da risolvere sono la connettività<br />
e dove mettere i propri dati. La<br />
prima cosa da fare è verificare cosa c’è<br />
in azienda. Ipotizziamo una azienda<br />
dove ci siano macchinari automatizzati,<br />
controllati da un PLC, dei sensori, dei<br />
contatori di energia assorbita, dei misuratori<br />
di portata dell’aria compressa,<br />
dei pressostati; tutti questi strumenti<br />
di misura hanno dei loro protocolli di<br />
comunicazione, spesso uno diverso<br />
dall’altro e non sono stati pensati per<br />
SISTEMI<br />
Un tema interessante…<br />
“Se andiamo a calarci nella realtà della<br />
industria manifatturiera italiana,<br />
e non solo - ci dice l’ing. Menin -, ci<br />
troviamo di fronte a stabilimenti con<br />
linee automatizzate di ogni tipo: ad<br />
esempio, uno stabilimento alimentare<br />
di prodotti lattiero-caseari, birra o alandare<br />
verso i canali messi a punto per<br />
una realtà IoT, ma per trasmettere dati<br />
localmente. Inoltre i dati che leggo dai<br />
dispositivi sono direttamente fruibili<br />
per l’archiviazione e analisi o devono<br />
essere pre-elaborati? Come posso integrare,<br />
in modo performante e affidabile,<br />
le linee di produzione con sistemi<br />
MES/ERP per garantire un flusso di<br />
dati bidirezionale stabile?”.<br />
Facciamo un esempio… “Ad esempio,<br />
un protocollo molto noto e diffuso,<br />
ma ‘anziano’, è il Modbus, che fa molto<br />
bene il suo mestiere e comunica<br />
grandezze misurate, ma non è sicuro,<br />
perché il dato che transita sul cavo di<br />
rete è in chiaro e quindi attaccabile e<br />
manipolabile da un malintenzionato.<br />
Inoltre, non è stato pensato per essere<br />
‘parsimonioso’ in termini di traffico<br />
dati. Ovvero, per poter interrogare<br />
un dispositivo di questo tipo si deve<br />
continuare a chiedere l’informazione<br />
anche se questa non cambia e, di conseguenza,<br />
ci si trova con un transito di<br />
informazioni superiore a quanto veramente<br />
servirebbe”.<br />
Quale il rimedio? “Se pensiamo di<br />
usare Modbus come protocollo verso<br />
cloud, ciò non è conveniente perché,<br />
per prima cosa, non è sicuro e poi<br />
perché useremmo un traffico costoso<br />
inutile. I bit che transitano su cloud si<br />
pagano. Occorre quindi pensare a protocolli<br />
che abbiano, da un lato, la sicurezza<br />
e, dall’altro, una modalità di comunicazione<br />
ottimizzata per il traffico.<br />
Se in azienda non ci sono questi tipi di<br />
protocolli, bisogna trovare un modo<br />
per far comunicare tali dispositivi con<br />
quanto sta dove i dati vengono elaborati.<br />
E ciò riguarda la comunicazione.<br />
Ma c’è un altro argomento importante<br />
che riguarda l’approccio a cloud e che<br />
pone degli interrogativi”.<br />
Ce ne parli, ingegnere… “L’impiego di<br />
cloud è, al riguardo, interessante. Mi<br />
spiego: i computer, i server, i data-<br />
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I QUADERNI DELL’ARIA COMPRESSA • settembre 2016