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Industria 4.0<br />

Alcune mirate riflessioni su un tema di stretta attualità<br />

No SMART factory<br />

without security<br />

Un approccio pragmatico al paradigma “Industria 4.0”<br />

senza rinunciare alla sicurezza. Questo il “senso”<br />

dell’intervento di Giuseppe Menin, Industry Manager<br />

di Copa-Data Srl, al Convegno scientifico “IoT e Big Data”,<br />

tenutosi lo scorso maggio all’edizione 2016 di SPS IPC<br />

Drives. Una serie di utili considerazioni, volte a tradurre<br />

i contenuti teorici nella realtà concreta<br />

della industria manifatturiera italiana, e non solo.<br />

Industria 4.0 è un termine diventato<br />

quasi un “mantra”. Tutti ne parlano,<br />

dando a volte l’impressione che si tratti<br />

di una “modalità” di fare industria,<br />

semplice da realizzare e da implementare.<br />

Si pensa, ad esempio, che ci sia<br />

chi ha una serie di apparati o di stabilimenti<br />

che inviano dei dati da qualche<br />

parte nel mondo e che, in questo sito,<br />

ci sia una persona la quale, in base a<br />

tali dati e a una sorta di “strumenti<br />

magici”, riesca a metterli assieme ricavandone<br />

informazioni utili. Questo è<br />

senz’altro un approccio all’argomento,<br />

ma la situazione generale è completamente<br />

diversa.<br />

Benigno Melzi d’Eril<br />

tro, dove ci sono macchine di processo,<br />

di confezionamento, varie utility, come<br />

l’impianto di aria compressa, e altri<br />

servizi ancillari alla produzione. Tutto<br />

quanto esiste nell’azienda certamente<br />

non è stato pensato in una ottica IoT,<br />

ma funziona, è efficiente. Allora ci si<br />

domanda: devo buttare via tutto per<br />

avere una smart factory? O c’è una<br />

soluzione per integrare quello che già<br />

c’è, in modo da non dover sconvolgere<br />

gli asset aziendali esistenti?”.<br />

Qual è il suo pensiero? “I problemi<br />

principali da risolvere sono la connettività<br />

e dove mettere i propri dati. La<br />

prima cosa da fare è verificare cosa c’è<br />

in azienda. Ipotizziamo una azienda<br />

dove ci siano macchinari automatizzati,<br />

controllati da un PLC, dei sensori, dei<br />

contatori di energia assorbita, dei misuratori<br />

di portata dell’aria compressa,<br />

dei pressostati; tutti questi strumenti<br />

di misura hanno dei loro protocolli di<br />

comunicazione, spesso uno diverso<br />

dall’altro e non sono stati pensati per<br />

SISTEMI<br />

Un tema interessante…<br />

“Se andiamo a calarci nella realtà della<br />

industria manifatturiera italiana,<br />

e non solo - ci dice l’ing. Menin -, ci<br />

troviamo di fronte a stabilimenti con<br />

linee automatizzate di ogni tipo: ad<br />

esempio, uno stabilimento alimentare<br />

di prodotti lattiero-caseari, birra o alandare<br />

verso i canali messi a punto per<br />

una realtà IoT, ma per trasmettere dati<br />

localmente. Inoltre i dati che leggo dai<br />

dispositivi sono direttamente fruibili<br />

per l’archiviazione e analisi o devono<br />

essere pre-elaborati? Come posso integrare,<br />

in modo performante e affidabile,<br />

le linee di produzione con sistemi<br />

MES/ERP per garantire un flusso di<br />

dati bidirezionale stabile?”.<br />

Facciamo un esempio… “Ad esempio,<br />

un protocollo molto noto e diffuso,<br />

ma ‘anziano’, è il Modbus, che fa molto<br />

bene il suo mestiere e comunica<br />

grandezze misurate, ma non è sicuro,<br />

perché il dato che transita sul cavo di<br />

rete è in chiaro e quindi attaccabile e<br />

manipolabile da un malintenzionato.<br />

Inoltre, non è stato pensato per essere<br />

‘parsimonioso’ in termini di traffico<br />

dati. Ovvero, per poter interrogare<br />

un dispositivo di questo tipo si deve<br />

continuare a chiedere l’informazione<br />

anche se questa non cambia e, di conseguenza,<br />

ci si trova con un transito di<br />

informazioni superiore a quanto veramente<br />

servirebbe”.<br />

Quale il rimedio? “Se pensiamo di<br />

usare Modbus come protocollo verso<br />

cloud, ciò non è conveniente perché,<br />

per prima cosa, non è sicuro e poi<br />

perché useremmo un traffico costoso<br />

inutile. I bit che transitano su cloud si<br />

pagano. Occorre quindi pensare a protocolli<br />

che abbiano, da un lato, la sicurezza<br />

e, dall’altro, una modalità di comunicazione<br />

ottimizzata per il traffico.<br />

Se in azienda non ci sono questi tipi di<br />

protocolli, bisogna trovare un modo<br />

per far comunicare tali dispositivi con<br />

quanto sta dove i dati vengono elaborati.<br />

E ciò riguarda la comunicazione.<br />

Ma c’è un altro argomento importante<br />

che riguarda l’approccio a cloud e che<br />

pone degli interrogativi”.<br />

Ce ne parli, ingegnere… “L’impiego di<br />

cloud è, al riguardo, interessante. Mi<br />

spiego: i computer, i server, i data-<br />

30<br />

I QUADERNI DELL’ARIA COMPRESSA • settembre 2016

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