1609-quaderni
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Europa deve tracciare una<br />
L’ nuova e più impegnativa road<br />
map climatica per centrare gli<br />
obiettivi dell’Accordo di Parigi sul<br />
clima, firmato a New York il 22 aprile<br />
scorso, che prescrive di puntare a un<br />
contenimento dell’aumento della<br />
temperatura ben al di sotto di 2 °C,<br />
raggiungendo una soglia di 1,5 °C.<br />
A livello globale, le emissioni di gas<br />
serra, nel 2014 e nel 2015, sono state<br />
sostanzialmente stabili, nonostante<br />
l’aumento del Pil di circa il 3% l’anno.<br />
In Italia, invece, nel 2015, dopo<br />
anni di calo (-20% al 2014 rispetto al<br />
1990), le emissioni di gas serra sono<br />
aumentate di circa il 2,5%.<br />
L’incremento, che interrompe una<br />
serie positiva di riduzioni, è dovuto<br />
alla crescita del Pil, al calo del prezzo<br />
del petrolio e del gas, all’aumento<br />
dei consumi energetici e, quindi, a un<br />
rallentamento delle politiche di efficienza<br />
energetica, a un’estate molto<br />
calda e all’interruzione della crescita<br />
delle fonti energetiche rinnovabili.<br />
Energia<br />
Per realizzare gli obiettivi definiti dall’Accordo di Parigi<br />
CLIMA, entro il 2030<br />
occorre fare di più<br />
Con l’Accordo di Parigi, l’Italia al 2030 dovrebbe ridurre<br />
le emissioni di gas serra intorno al 50% rispetto al 1990:<br />
ciò richiederebbe un forte impegno nel risparmio<br />
e nell’efficienza energetica, con una riduzione dei consumi<br />
attesi di circa il 40% e un raddoppio della quota di fonti<br />
rinnovabili, dal 17,3% a circa il 35% del consumo energetico<br />
finale al 2030. E’ quanto emerge dal Climate Report<br />
elaborato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile.<br />
Nuova strategia<br />
Ora l’Italia, per attuare l’Accordo<br />
di Parigi, deve definire una nuova<br />
Strategia energetica nazionale con<br />
obiettivi al 2030.<br />
Questo quanto emerge dal Climate<br />
Report, elaborato dalla Fondazione<br />
per lo Sviluppo Sostenibile e presentato<br />
da Edo Ronchi all’annuale Meeting<br />
di Primavera, che pubblica dati<br />
e analisi sulle implicazioni a livello<br />
internazionale, europeo e italiano<br />
dell’Accordo per il clima raggiunto<br />
alla COP 21 di Parigi con il consenso<br />
di 195 Paesi.<br />
L’Accordo di Parigi è stato reso possibile<br />
da un quadro mondiale in cambiamento:<br />
la Cina ha già cominciato<br />
a ridurre le proprie emissioni e nel<br />
mondo si sono fortemente sviluppati<br />
politiche e strumenti orientati<br />
in favore delle tecnologie a basso<br />
contenuto di carbonio. Nel 2015, gli<br />
investimenti mondiali nelle rinnovabili<br />
hanno raggiunto i 286 miliardi<br />
di dollari, +5% sull’anno precedente<br />
STRATEGIE<br />
e sei volte quelli del 2004. Una recente<br />
ricerca, pubblicata sulla rivista<br />
“Nature”, calcola che un terzo delle<br />
riserve di petrolio, metà delle riserve<br />
di gas e l’80% delle riserve di carbone<br />
dovrebbero rimanere inutilizzate per<br />
conseguire il target dei +2 °C. Il passaggio<br />
a uno scenario a 1,5 °C comporta<br />
all’incirca un dimezzamento<br />
del budget di carbonio a disposizione<br />
(500-600 Gt) e richiederebbe limitazioni<br />
ancora più severe nell’utilizzo<br />
delle riserve accertate di petrolio, gas<br />
e carbone.<br />
Lo scenario compatibile con l’obiettivo<br />
1,5 °C sarebbe, in Europa, ben più<br />
impegnativo di quello a 2 °C e richiederebbe<br />
entro il 2030 una riduzione<br />
delle emissioni del 50-55% rispetto<br />
al 1990 (contro il 40% del pacchetto<br />
2030 corrispondente al target dei<br />
2 °C) e, quindi, anche un aumento<br />
significativo dei target del 27% per<br />
le rinnovabili e per l’efficienza energetica.<br />
La realtà italiana<br />
Nel 2015, dopo anni di calo (-20% al<br />
2014 rispetto al 1990), secondo i dati<br />
elaborati dalla Fondazione, le emissioni<br />
di gas serra in Italia sono aumentate<br />
di circa il 2,5%. Tra il 2005 e<br />
il 2012 il nostro Paese, nello sviluppo<br />
delle fonti rinnovabili, ha realizzato<br />
ottimi risultati, sia pure con incentivi<br />
significativi, aumentando dall’8% a<br />
circa il 16% del consumo nazionale,<br />
facendo meglio della media europea<br />
e collocandosi fra i leader mondiali.<br />
Ma, nell’ultimo triennio, il quadro è<br />
notevolmente peggiorato: le rinnovabili<br />
sono passate dal 16,7% nel 2013<br />
al 17,3% del 2015, con una crescita<br />
modestissima, dello 0,2% l’anno ed<br />
è diminuita la quota di elettricità<br />
da fonti rinnovabili, passando dal<br />
43% al 38% tra il 2014 e il 2015. Con<br />
questo passo l’Italia, pur avendo già<br />
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I QUADERNI DELL’ARIA COMPRESSA • settembre 2016