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prepara il terreno a una cascata di armonie, epicentri e culmini<br />
di luminosa liricità. Direbbe il poeta: "La vita ha bisogno del<br />
sogno, come la morte ha bisogno della vita. Ma è proprio la<br />
morte a far sì che il sogno vada oltre l'umano per farsi<br />
sostanza, e pezzo di un cuore che vinca la sorte".<br />
Qui si canta; i versi dicono di musicalità, dicono di cultura,<br />
di organicità, di equilibrio, di suoni che accarezzano i sensi, di<br />
misure intrecciate in nessi corrispondenti ai ritmi che da<br />
sempre pulsano nell’umano esistere. Da che l’uomo è uomo. E<br />
non c’è argomento che non sia adatto a tradursi in poesia:<br />
sociale, politico, erotico, religioso… Basta che il Poeta lo faccia<br />
suo, lo imbeva del suo sentire, lo trasformi in immagine e lo<br />
renda al foglio pregno di vitalità. Sta qui la differenza fra realtà<br />
e immagine. Se mi soffermo su un oggettivismo piatto,<br />
disanimato, e impersonale tutto al più faccio cronaca, non<br />
certo poesia.<br />
I più grandi autori antichi e contemporanei ci hanno<br />
dimostrato che l’unico mezzo di ostacolare la morte è il ricorso<br />
alla memoria. A quel pozzo inesauribile di vicende che,<br />
sfumate dal tempo, ma non vinte, ci parlano di fragilità, di<br />
amore, di malinconia, di cose perse, e sempre vive; di vicende<br />
che ci chiedono di tornare a respirare aria di terra natale,<br />
familiare.<br />
E noi possiamo farlo, possiamo soddisfare le richieste di<br />
tale vicende: lo possiamo fare incastonandole nell’armonia del<br />
canto.<br />
Nazario Pardini