Fra questi edifici c’è anche la casa rifugio da cui Zakia si preparava a fuggire. A Bamiyan l’energia elettrica arrivava per quattro ore al giorno a dir tanto, e a quell’ora tarda non ce n’era proprio. Dalla città oscurata non proveniva alcun bagliore e l’unica luce, perciò, era il fioco riflesso del firmamento. In serata era caduta una fredda pioggerellina sottile che verso mezzanotte, con l’abbassarsi della temperatura, si era trasformata in nevischio. La strada fiancheggiata dalle betulle unisce il fondovalle al pianoro dove le enormi nicchie scavate nel fianco della montagna che ospitavano le grandi statue del Buddha, distrutte dai talebani nel 2001, sono impressionanti anche al buio e da tre chilometri di distanza. Quelle cavità scure e vuote, inconfondibili, uniche al mondo, tolgono il fiato. Le pareti a picco sono appena a nord del fiume. La statua di Nelson in Trafalgar Square scomparirebbe se inserita nella più piccola, a est, dove una volta si trovava il Buddha detto Shahmama; nella più grande, a ovest, che conteneva il Buddha detto Solsol, troverebbe comodamente posto la Statua della Libertà. Opera appassionata di generazioni e generazioni di antichi artigiani, che vi lavorarono con martelli, picconi e scalpelli, le statue di Solsol e Shahmama sono state per secoli i due Buddha in posizione eretta più alti del mondo. Avevano quattordici secoli quando i talebani le distrussero schierandovi di fronte i loro carri armati e aprendo il fuoco, per poi completare la devastazione con cariche di esplosivo ad alto potenziale. Durante il loro regime, i talebani imperversarono nella valle uccidendo migliaia di hazara, spinti dall’odio razziale (gli hazara sono di origine asiatica, anziché caucasica) e religioso (pur essendo musulmani, sono sciiti e non sunniti). Non poterono però distruggere l’intera parete di arenaria, di un colore oro dorato che riluce anche nell’oscurità ed è di per sé uno spettacolo che lascia a bocca aperta. Intorno alle due enormi nicchie ci sono numerose grotte più piccole, collegate da una rete di passaggi e cunicoli in cui si trovavano celle di monaci e santuari, alcuni grandi come la navata di certe basiliche europee, altri piccolissimi, appena sufficienti ad accogliere un eremita. La parete rocciosa stessa sembra essere stata levigata da mani antichissime che, quasi millecinquecento anni fa, la trasformarono in una sorta di tela in cui disegnare un labirinto di luoghi di culto. Tutto questo rappresenta qualcosa di più di un semplice sfondo alla vicenda di Zakia e Ali che, da piccoli, quando i talebani invasero la zona, fuggirono sulle montagne con le famiglie, per ritornare a valle una volta terminati i massacri. Sono stati anche gli avvenimenti accaduti anticamente in questa parte del mondo, e non solo quelli più recenti, a fare dei due ragazzi ciò che sono, a plasmare il destino contro cui si sono ribellati e il futuro che cercavano di costruirsi in quella notte di fine inverno, alla vigilia di un nuovo anno persiano. In modi strani e del tutto imprevisti, i talebani avevano sovvertito il mondo di Zakia e Ali, e prima la loro sconfitta e poi la loro funesta riscossa avevano influito in maniera determinante sulla storia dei due innamorati. Senza i talebani, non ci sarebbe stato l’intervento degli occidentali; senza l’intervento degli occidentali, quella di Zakia e Ali sarebbe stata una favola brevissima con un finale sanguinoso. I signori della guerra che hanno combattuto contro i talebani e poi hanno contribuito alla formazione del governo afghano che li ha sostituiti al potere, nei confronti delle donne erano uguali se non peggiori dei talebani stessi. Solo grazie alle pressioni dei Paesi occidentali sulla parità di diritti sono state adottate una costituzione e leggi che, almeno sulla carta, tutelavano le donne. Dal punto di vista culturale, era tutta un’altra faccenda. In questi ultimi anni, quando i talebani hanno minacciato di riprendere il potere, i leader afghani e i loro alleati occidentali sono stati sempre meno disposti a condurre una battaglia culturale contro i conservatori che appoggiano il governo. Di conseguenza, i progressi maggiori sul fronte dei diritti delle donne sono stati realizzati negli anni immediatamente successivi alla caduta dei talebani, mentre ben poco è stato fatto dopo il 2012, quando i talebani hanno ricominciato a rappresentare un pericolo. È grazie all’intervento degli occidentali che Zakia ha, per legge, il diritto di scegliere chi sposare e di scappare con lui, ed è la pavidità occidentale che ha lasciato lei e le sue connazionali in un limbo di incertezza culturale e ostilità. Zakia è tagika e Ali hazara; lei è sunnita e lui sciita. La famiglia di Zakia era contraria al matrimonio per motivi culturali, etnici e religiosi. Inoltre, scappando di casa, la ragazza ha infranto un altro importante tabù. Nella cultura afghana la moglie è proprietà del marito, la figlia del padre, la sorella del fratello. Sono gli uomini a decidere con chi si devono sposare. Scappando con un giovane che non era stato scelto dai suoi, Zakia non solo ha sfidato il loro volere, ma li ha derubati di qualcosa che essi considerano loro legittima proprietà. 78 ITA EVENTI
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