6° Numero 3d Magazine
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#SONODONNAE...<br />
Persiste una<br />
forma di ‘sessismo<br />
istituzionalizzato’<br />
dell’industria letteraria.<br />
Spade” di George R. R. Martin. Ma a<br />
questa corrente di grandissimi, si sono<br />
affiancate scrittrici di altrettanto talento<br />
come J. K. Rowling, Marion Zimmer<br />
Bradley, Anne McCaffrey, Ursula Le<br />
Guin e, appunto, Joanne Harris stessa.<br />
In qualità di scrittrice di generi diversi,<br />
da romanzi dedicati al grande pubblico<br />
fino ad arrivare al fantasy “posso<br />
affermare quanto il secondo appartenga<br />
soprattutto ai lettori giovani, molto<br />
aperti e preparati, capaci di scegliere<br />
e, all’occorrenza, cambiare” – dice la<br />
Harris – “È possibile che sia proprio<br />
questa apertura che decreterà, un<br />
giorno, un nuovo modo di esplorare la<br />
narrativa contemporanea, attraverso<br />
i linguaggi, anche visivi, delle graphic<br />
novel o dei videogames”.<br />
Nel suo ultimo lavoro, il fantasy “The<br />
Gospel of Loki”, tradotto in italiano<br />
come “Il canto del ribelle”, la Harris<br />
approfondisce una leggenda molto<br />
nota al pubblico, anche grazie ai<br />
recenti Blockbuster della Marvel, che<br />
fa riferimento alla mitologia nordica<br />
capace di descrivere le origini ancestrali<br />
della terra della scrittrice “i personaggi<br />
della mitologia nordica sono umani e più vicini<br />
a noi di quanto non siano state rappresentate<br />
le divinità greche e romane” racconta la<br />
scrittrice. Come ogni leggenda, anche<br />
la mitologia nordica proviene da una<br />
tradizione orale, trasmessa nel tempo e<br />
modificata a seconda delle esigenze di<br />
chi la raccontava. È in questo modo che<br />
il mito resta vivo, raccontandolo ancora<br />
e ancora. Un’esigenza di narrazione<br />
senza fine, come quella di Joanne Harris,<br />
nota al grande pubblico per l’attenzione<br />
e la cura profuse nel descrivere il cibo<br />
e le sue tante implicazioni. “Amo<br />
mangiare e adoro il modo in cui il cibo<br />
riesce sempre a mettere in contatto<br />
culture diverse, rappresentando il primo<br />
punto di incontro e lo specchio di un<br />
popolo” - dice Harris – “Analizzare<br />
i comportamenti a tavola può essere<br />
anche un ottimo metodo per conoscere<br />
una persona e, di conseguenza, per<br />
caratterizzare un personaggio: dal modo<br />
e da ciò che mangia si può comprendere<br />
molto di un essere umano”. Il cibo<br />
è dunque emozione e può avere un<br />
senso diverso a seconda della persona.<br />
Rappresenta un legame emotivo verso<br />
ciò che accade: può essere simbolo<br />
di rivoluzione e cambiamento, come<br />
in Chocolat, di sentimenti negativi<br />
come nostalgia di casa o paura, può<br />
diventare espressione di sensualità, anche<br />
senza erotismo, può avere il potere di<br />
riportare alla mente memorie, fornire<br />
una percezione di deprivazione e guerra<br />
come in “Cinque quarti d’arancia”<br />
scritto dalla Harris nel 2000. Il cibo è<br />
anche famiglia, la sua unione e la sua<br />
distanza. E parlando e pensando al cibo<br />
l’associazione con l’Italia è inevitabile e<br />
implicita. Joanne ci lascia così “L’Italia<br />
è il primo Paese dove i miei libri sono stati<br />
pubblicati, qui ho la sensazione di essere davvero<br />
compresa” .<br />
- EMMA DI LORENZO<br />
“Amo mangiare e adoro il modo in cui il cibo riesce sempre a mettere in contatto<br />
culture diverse, rappresentando il primo punto di incontro e lo specchio di un popolo.”<br />
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