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LE BOMBE DI IERI E QUELLE DI OGGI<br />
Senzatomica,<br />
l’iniziativa dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai,<br />
lancia un grido di pace nel frastuono della guerra<br />
Cosa c’entrano le bombe atomiche con<br />
la vita delle persone comuni? Che vuol<br />
dire la parola sicurezza oggi? E’ possibile<br />
passare da una cultura di violenza<br />
a una di pace? Sono le domande che<br />
pone e a cui risponde Senzatomica.<br />
Trasformare lo spirito umano per<br />
un mondo libero da armi nucleari<br />
a Napoli, a Castel Sant’Elmo, per la sua<br />
sessantesima tappa italiana, fino al 17<br />
aprile. Dalla fortezza che sovrasta la città<br />
lancia il suo messaggio di pace, di disarmo<br />
nucleare e interiore, di sensibilizzazione<br />
ad un’idea di vita che ne rispetti la<br />
sacralità. Realizzata dall’organizzazione<br />
laica Istituto Buddista Italiano Soka<br />
Gakkai, nel capoluogo della Campania<br />
è sostenuta dal Polo museale campano,<br />
dalla Regione, dal Comune di Napoli<br />
e di Salerno, dall’Autorità portuale<br />
di Salerno. La mostra è costruita con<br />
parole, video, suoni che raggiungono il<br />
massimo impatto emotivo nel momento<br />
in cui parte l’audio della bomba, vibrante<br />
come se deflagrasse a 60 chilometri. Il<br />
rumore entra nella carne e si fa disagio<br />
sofferente, lo stesso che viene raccontato,<br />
con particolari agghiaccianti, dagli<br />
Hibakusha, i sopravvissuti agli ordigni<br />
#3D 80<br />
lanciati in Giappone. Il non senso di aver<br />
prodotto e usato le armi nucleari ha un<br />
sapore di violenza oltre misura, ma nei<br />
loro racconti acquista calore di dignità e<br />
di valore esemplare.<br />
Il dramma della bomba, come ben<br />
raccontato nel percorso in cui si viene<br />
accompagnati dai volontari che supportano<br />
l’evento, non è solo il pulsante che<br />
la mette in azione, ma il dito che sarebbe<br />
pronto a spingerlo. In questo senso<br />
risuona la frase, trascritta su un pannello,<br />
tratta dal Preambolo dell’atto costitutivo<br />
dell’Unesco: “Poiché le guerre nascono<br />
nella mente degli uomini, è nella mente<br />
degli uomini che devono essere costruite<br />
le difese della pace”. L’umanità, secondo<br />
questa visione, può sempre cambiare le<br />
cose, nel momento in cui da soggetto<br />
passivo diventa attivo. Daisaku Ikeda, il<br />
presidente della Soka Gakkai Internazionale,<br />
in una della Proposta di pace<br />
inviate all’Onu ogni anno, sottolinea: “Se<br />
le armi nucleari sono la massima rappresentazione<br />
delle forze in grado di dividere e distruggere<br />
il mondo, esse possono essere neutralizzate solo<br />
dalla solidarietà dei cittadini comuni, che il<br />
potere di fare della speranza una forza irresistibile<br />
che trasforma la storia”. Non è un caso<br />
che a gestire tutta la mostra siano persone<br />
comuni, e non degli esperti, uniti<br />
dall’obiettivo di creare speranza e azioni<br />
di speranza. La mostra Senzatomica e<br />
l’intera campagna con lo stesso nome,<br />
condivisa con le realtà internazionali I<br />
Can e People’s Decade for Nuclear<br />
Abolition, nascono dal desiderio di<br />
alcuni giovani buddisti di agire in questa<br />
direzione, e contribuire, sensibilizzando<br />
cittadini e governi, a realizzare una Convenzione<br />
che renda illegali gli oltre 16000<br />
ordigni nucleari del mondo. Alla fine del<br />
percorso si ha netta la sensazione che più<br />
pericoloso delle armi in sé sia il pensiero,<br />
quello che ne legittima l’uso, e soprattutto<br />
la tendenza a risolvere i conflitti, pur<br />
sempre necessari e naturali per gli esseri<br />
umani, con l’idea dell’annientamento<br />
dell’altro. Proprio come se non appartenessimo<br />
tutti alla stessa famiglia umana.<br />
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