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Carte bollate - Polizia Penitenziaria

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in onda – Le imprevedibili sorprese che ti riserva il carcere<br />

L’avventura di un neospeaker<br />

Sicuramente l’ultimo dei miei<br />

pensieri, quando sono arrivato a<br />

Bollate, e nei successivi cinque<br />

mesi, era che avrei potuto fare lo<br />

speaker per una radio.<br />

Anche se il carcere di Bollate è rinomato<br />

per la sua attività trattamentale,<br />

preparare dei mini GR da far giungere<br />

all’esterno mi sembrava veramente una<br />

bufala. Quando l’amico Francesco mi<br />

ha proposto la cosa sono rimasto un po’<br />

scettico. Non avevo idea di cosa ci volesse<br />

per fare una trasmissione radio, ma<br />

pensavo ai pochi mezzi che si possono<br />

avere in un carcere e, dunque, pensavo<br />

potesse trattarsi di una cosa un po’ raffazzonata.<br />

E poi per Radio Popolare!<br />

“E chi l’ascolta – rimuginavo - una trasmissione<br />

di carcerati da Rebibbia e da<br />

Bollate?”.<br />

Ero entrato da poco a far parte della redazione<br />

di carteBollate, non avevo ancora<br />

scritto un articolo, ma sono stato<br />

inserito fra il gruppo di quelli che facevano<br />

anche la radio.<br />

Al servizio sull’affettività in carcere partecipo<br />

sia come intervistato sia come<br />

speaker (impareremo che questo è un<br />

errore, dal punto di vista radiofonico).<br />

Si registra nella sala musica del 4° reparto,<br />

Francesco mi intervista. Rispondo<br />

alle domande senza avere in testa<br />

risposte precostituite. Sono abituato a<br />

questo, perché quando ero fuori ho avu-<br />

remi n’diaye<br />

to diverse occasioni di essere intervistato<br />

da giornalisti “veri” - ma poi anche noi<br />

non siamo così male! -. Rispondendo alle<br />

domande mi accorgo, in ritardo, di aver<br />

dato una risposta che poteva far male<br />

all’intervistatore, del quale conosco un<br />

po’ la storia privata. Ma oramai la frittata<br />

era fatta. Lui non sembra accorgersene<br />

o, forse, riesce a mascherare bene il<br />

suo disagio. Poi a ogni puntata prendo<br />

sempre più confidenza, come del resto<br />

i miei compagni. In questo periodo ho<br />

imparato anche un po’ di gergo radiofonico:<br />

apertura, chiusura, coda, lanci,<br />

copertina. Questi in particolare diventano<br />

per me termini usuali perché ben<br />

presto vengo incaricato di preparare i<br />

testi per gli speaker e le domande per le<br />

interviste. Inizialmente vengo bastonato<br />

nell’orgoglio dai giornalisti volontari che<br />

ci accompagnano in questa avventura.<br />

Sono abituato a scrivere, ma per la radio<br />

bisogna essere brevi, usare un linguaggio<br />

semplice e diretto.<br />

L’ultimo regalo che ci fece William, il<br />

nostro “direttore”, per la radio prima di<br />

lasciarci per problemi di lavoro, fu il TG<br />

sui suicidi montato per RAI 1, “Inviato<br />

speciale”. Quando l’abbiamo ascoltato<br />

tutti quanti in redazione, in religioso<br />

silenzio, al termine è scoppiato un applauso<br />

spontaneo da tutti quanti. Devo<br />

dire emozionante veramente.<br />

E quando ci hanno mostrato una mail<br />

che con entusiasmo annunciava che a<br />

un festival giornalistico a Perugia il nostro<br />

GR è stato fatto ascoltare alla platea<br />

con un applauso prolungato, beh, devo<br />

dire che mi sono sentito orgoglioso di<br />

quello che tutti quanti eravamo riusciti<br />

a fare.<br />

Tutto questo l’abbiamo raggiunto grazie<br />

alla nostra voglia di imparare un mestiere<br />

anche divertente, che probabilmente<br />

non ci servirà al ritorno alla nostra vita<br />

di uomini liberi, ma che ci ha aiutato<br />

anche a ragionare sui problemi dei detenuti<br />

e che ci ha permesso di capire<br />

cose sulle quali probabilmente molti di<br />

noi non si sarebbero mai soffermati. Ma<br />

un doveroso grazie va anche ai volontari<br />

come Maria Itri, il nostro riferimento<br />

radiofonico, il nostro faro, e a quelli che<br />

dedicano il loro tempo libero per cercare<br />

di trasferire un pezzettino della loro<br />

professione, fra mille difficoltà, a un mal<br />

assortito gruppo di detenuti.<br />

“Una buona sera da Bollate …”. “La trasmissione<br />

è stata realizzata dai redattori<br />

e dalle redattrici del periodico carteBollate.<br />

La mia speranza è quella di uscire<br />

presto dal carcere. Non so se riuscirò ad<br />

affrontare una nuova stagione radiofonica,<br />

ma penso che mi mancherà questa<br />

radio, che un po’ sento anche mia, come<br />

mi mancheranno i compagni di quest’insolita<br />

avventura.<br />

carteBollate<br />

mauRizio Bi a n c h i<br />

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