PORTAVOCE DI SAN LEOPOLDO MANDIC - giugno 2017

sti che diedero vita a straordinari
capolavori.
La raffigurazione, intonata a
sentimenti umani e spirituali, fa
memoria del toccante mistero
della nascita del celeste Bambino
in una povera capanna. Su di
lui, avvolta in un lungo mantello
blu, è china la Vergine Madre e,
dietro di lei, forte e protettivo, il
buon Giuseppe. L’immagine della
scena acquista dinamismo e vivacità
con i tre giovani pastori, dal
timbro cromatico deciso, ritratti
in atteggiamento di stupore e di
adorazione. Uno di essi appare
inginocchiato e a mani giunte,
mentre un altro regge una rustica
gabbietta con una coppia di tortore:
affettuoso omaggio al piccolo
Gesù (un richiamo a quelle poi
offerte al tempio?). La feconda
creatività, coniugata a una simpatica
nota di originalità, definisce la
scena con una pecorella acciambellata
accanto alla culla e, quasi
alter ego, nell’angolo apposto, due
vispi coniglietti intenti a giocare.
Un linguaggio pittorico e poetico,
modulato su chiaroscuri disegna i
profili di volti, di abiti segno di una
attenta resa pittorica.
La luce si posa sull’incarnato
delicato del Bambino e della Madonna
tramite lievissime pennellate,
fuse con sapienza. Sorprendente
la sequenza dell’arrivo di diversi
Re Magi con i loro cavalli bruni,
tra i quali spicca uno tutto bianco,
a rischiarare uno sfondo cupo. In
basso, altri personaggi del corteo
anticipano l’arrivo dei cavalieri
(particolare nella foto a lato).
È, questa, una sequenza originalissima
che rende piacevole la
lettura del dipinto ancorato alla
storia e, nel contempo arricchito
da tocchi di fantasia che non nuocciono
alla realtà della descrizione
sempre espressiva. Un’iconografia
popolare, familiare, permeata di
una innata sensibilità di valenza
umana e cristiana. Calibrate sfumature
cromatiche arrotondano
e ingentiliscono i contorni delle
figure rendendo il tutto assai godibile
e interessante. P
giugno 2017 | Portavoce | 31