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EDITORIALE<br />
VENDERE, VENDERE, VENDERE. ALL’ESTERO<br />
DI SERGIO LUCIANO<br />
è un indicatore<br />
C’ economico<br />
elaborato dalla<br />
Fondazione Edison<br />
che analizza 5117<br />
prodotti industriali<br />
di tutti i settori commercializzati<br />
internazionalmente<br />
dei quali esistono statistiche<br />
condivise e coerenti a livello globale. Ebbene,<br />
in questo enorme “paniere”, ci sono 844 prodotti<br />
made in Italy che risultano primi, secondi<br />
o terzi al mondo per surplus commerciale generato<br />
nell’interscambio Italia/estero.<br />
E la cosa spaziale, pazzesca, che manda al manicomio<br />
gli stranieri – soprattutto i tedeschi – è<br />
la assoluta eterogeneità di questi prodotti. Per<br />
capirci, tra i generi nei quali un prodotto made<br />
in Italy è leader mondiale assoluto troviamo –<br />
in questa preziosa classifica elaborata sotto la<br />
regia del professor Marco Fortis – le borsette<br />
in pelle (che da sole producono un attivo commerciale<br />
per l’Italia di 2,9 miliardi di dollari!)<br />
e la pasta alimentare secca (sì: i maccheroni!);<br />
gli apparecchi per imballare le merci e le medicine<br />
già confezionate in dosi (leader nella farmaceutica:<br />
ma ci rendiamo conto?); gli occhiali<br />
da sole e i panfili da diporto. Dall’ago all’elefante,<br />
come dicono scherzosamente le insegne dei<br />
bric-à-brac di Paese. Ma non è uno scherzo.<br />
Ad analizzare i dati sui fallimenti d’impresa, si<br />
scopre che la loro incidenza sul campione di<br />
aziende esportatrici è di molte volte inferiore<br />
a quella che si riscontra tra le aziende attive<br />
solo sul mercato nazionale. Inutile dire che chi<br />
esporta è più innovativo sul piano della ricerca<br />
scientifica, della dotazione tecnologica e del<br />
marketing. E viceversa: cioè, chi più ragiona in<br />
termini tecnologici e di marketing, è più portato<br />
ad esportare.<br />
È questo il senso per cui sin dal primo numero<br />
<strong>Economy</strong> ha scelto di battere su tale tasto,<br />
proponendo soluzioni ed esperienze concrete<br />
di esportatori di successo.<br />
Con questo numero, grazie alla collaborazione<br />
in essere tra la nostra testata e Assocamerestero,<br />
è allegato gratuitamente un libro, tradizionale<br />
e semplice in apparenza, ma estremamente<br />
pratico in sotanza: il Business Atlas, dei<br />
cui contenuti ci occupiamo in dettaglio nelle<br />
pagine che seguono (chi non lo trovasse in<br />
edicola, può richiederlo alla nostra casa editrice).<br />
Ed è incredibile notare come per molte<br />
aziende oggi solide e costanti esportatrici, il<br />
primo passo sia stato in assoluto il più difficile<br />
da compiere e anche un dato in apparenza<br />
semplice da trovare – un recapito telefonico,<br />
un nome, una mail – sia stato prezioso per iniziare<br />
a vendere le proprie merci a migliaia di<br />
chilometri di distanza.<br />
Il neoprotezionismo sbandierato, per ora con<br />
pochi effetti, dall’amministrazione Trump<br />
negli Stati Uniti nasce anche dalla percezione<br />
IL MADE IN ITALY TIRA<br />
E CHI ESPORTA, CRESCE.<br />
CHI NON LO FA, INIZI!<br />
SE NON ORA, QUANDO?<br />
del fatto che alcuni Paesi, tradizionali come il<br />
nostro e anche di recente industrializzazione<br />
come certe nazioni asiatiche, rappresentano<br />
un concorrente rtroppo pericoloso – noi sul<br />
piano qualitativo e dello stile, gli asiatici di solito<br />
su quello del prezzo – per lasciarlo libero<br />
di agire sul ricchissimo mercato dei consumi<br />
interni americani. Consumi interni che invece<br />
nel Vecchio Mondo e in Italia particolarmente<br />
sono destinati per mille ragioni a restare stabili,<br />
cioè più o meno piatti.<br />
C’è poi un altro modo per esportare, ed è accogliere<br />
i turisti stranieri: per la prima volta<br />
abbiamo voluto quindi occuparci di turismo,<br />
un settore in crescita lo scorso anno del 2,7%<br />
e anche in questi primi mesi del <strong>2017</strong> in ottima<br />
salute. Esportare il made in Italy può anche<br />
voler dire accogliere sempre più stranieri sui<br />
nostri territori. La parola d’ordine, comune e<br />
ineludibile, oggi è: vendere, vendere, vendere.<br />
9
SOMMARIO<br />
<strong>Luglio</strong><br />
<strong>2017</strong><br />
009 L’EDITORIALE<br />
DI SERGIO LUCIANO<br />
015 COVER STORY<br />
PRESTITI FAI DA TE<br />
Ora in Rete la folla si “fa banca”<br />
019 «IMPARIAMO DA AMAZON»<br />
L’opinione di Gervasoni (AIFI)<br />
020 SOCIAL LENDING: I MODELLI<br />
Borsadelcredito e Lendix<br />
022 BANCHE, PARLA PASSERA<br />
«Cambieranno, non spariranno»<br />
026 L’ANALISI DI SFORZA FOGLIANI<br />
«A chi giova il blitz alle Popolari?»<br />
029 GESTIRE L’IMPRESA/1<br />
FARE BUSINESS COL TURISMO<br />
L’Italia riparte da borghi e vino<br />
032 L’INTERVISTA: ELENA DAVID<br />
«Valtur? Ora punta sul bleisure»<br />
036 LA STORIA: PALAZZO SENECA<br />
Con l’hotel, rinasce tutta Norcia<br />
038 IL GRAND TOUR DI BIG G<br />
Marco Gay: «sfruttiamolo al meglio»<br />
041 GESTIRE L’IMPRESA/2<br />
IL MEZZOGIORNO CHE FA PIL<br />
Medie e grandi imprese crescono<br />
045 MA NAPOLI BALLA DA SOLA<br />
E De Magistris chiede sostegno<br />
048 IMPRENDITORI NEL DESERTO<br />
Pippo Callipo: la Calabria muore<br />
050 SUD, MAFIA E AFFARI<br />
Intervista al procuratore Roberti<br />
054 L’ARTE DEL BILANCIO<br />
Legalità, bollino per le aziende<br />
056 FOCUS SUI BREVETTI<br />
L’Italia comincia a crederci<br />
015<br />
029<br />
050<br />
058 BUSINESS ATLAS <strong>2017</strong><br />
Il regalo di <strong>Economy</strong> per l’export<br />
060 RICERCA DEL PERSONALE<br />
Cambiano criteri e procedure<br />
062 FISCO INIQUO, URGE RIFORMA<br />
L’appello della Federmanager<br />
064 IL RUOLO DEI CFO<br />
Nuova rubrica a cura di Andaf<br />
067 CONFPROFESSIONI<br />
Professionisti, la sfida è digitale<br />
069 COMUNICARE L’IMPRESA<br />
ARRIVANO I CHATBOT<br />
Se al telefono risponde il robot<br />
072 PUBBLICITÀ COMPARATIVA<br />
Incombe il rischio boomerang<br />
074 L’OPINIONE DI DE BORTOLI<br />
Il manager macho? È superato<br />
076 SHORT STORIES<br />
Notizie dal mondo delle imprese<br />
10
SOMMARIO<br />
079 COMMENTI<br />
L’INNOVAZIONE AL G7 DI BARI<br />
La riflessione di Antonio Uricchio<br />
080 QUEL CHE RESTA DEL MESE<br />
I commenti dal sussidiario.net<br />
082 QUI PARIGI<br />
Case, compravendite trasparenti<br />
084 CI PIACE/NON CI PIACE<br />
Affari, i promossi e i bocciati<br />
087 STORYLEARNING<br />
TEAMSYSTEM<br />
Un leader italiano del software<br />
090 PIER LUCA BENCINI<br />
Pelle, microscopia contro i tumori<br />
091 DALLE AUTO ALL’INSURANCE<br />
La storia di successo di Intergea<br />
092 TECHMOBILE<br />
Soluzioni per manager nomadi<br />
093 UN HUB PER L’INNOVAZIONE<br />
Aperto a Milano da Econocom<br />
094 IL PAESE CHE CRESCE<br />
Storie e case histories in breve<br />
097 START-UP TELLING<br />
I PREMIATI AL G7 TRASPORTI<br />
Vincono sette progetti sostenibili<br />
098 MARIOWAY<br />
Sul podio la carrozzina a 2 ruote<br />
100 LE ALTRE SEI FINALISTE<br />
Dalla e-bike all’auto fai-da-te<br />
102 FINTASTICO<br />
Come destreggiarsi nel fintech<br />
103 VITA DA MANAGER<br />
TRADIRE? UN HOBBY COSTOSO<br />
Parola del sessuologo Boschi<br />
106 INFEDELTÀ AI TEMPI SOCIAL<br />
Intervista al detective Ponzi<br />
108 DIRIGENTI ALLO SPECCHIO<br />
Prisco, Mazzarella, Canta<br />
111 DOMANDE&OFFERTE<br />
IMMOBILI BUSINESS, È BOOM<br />
Il mattone che non conosce crisi<br />
098<br />
126<br />
114 CASE HISTORIES/1: CASARENOVA<br />
Ristrutturare con la tecnologia<br />
115 CASE HISTORIES/2: DOVEVIVO<br />
Affitti a misura di esigenze<br />
116 AUTO & PRODUTTIVITÀ<br />
Toyota ha una nuova filosofia<br />
118 AUTO & INNOVAZIONE<br />
A Trento si investe sul futuro<br />
121 E POI IL PIACERE...<br />
RELAX ECOFRIENDLY<br />
Audi investe in Costa Smeralda<br />
124 BERE BENE A POCO PREZZO<br />
Vini, i trend per i brindisi estivi<br />
126 IL COMPLEANNO DI ALFA ROMEO<br />
107 anni e non sentirli<br />
127 NUOVA JEEP COMPASS<br />
L’ultima creatura di Fca<br />
128 MUST HAVE/A PLACE TO BE<br />
Oggetti e luoghi irrinunciabili<br />
130 LE RAGIONI DEL GOSSIP<br />
I sussurri di Monica Setta<br />
Mensile edito<br />
da <strong>Economy</strong> Srl<br />
Direttore responsabile<br />
Sergio Luciano<br />
In redazione<br />
Francesco Condoluci<br />
(caporedattore),<br />
Marco Scotti, Riccardo Venturi<br />
Contributors<br />
Gaetano Fausto Esposito,<br />
Camilla Sala,<br />
Giuseppe Corsentino,<br />
Giovanni Francavilla<br />
Hanno collaborato<br />
Piero Caltrin, Angelo Curiosi,<br />
Giordano Fatali,<br />
Federico Ferrero,<br />
Marco Gemelli, Elena Introna,<br />
Valerio Malvezzi, Marina<br />
Marinetti, Susanna Messaggio,<br />
Franco Oppedisano, Alfonso<br />
Ruffo, Monica Setta, Elisa<br />
Stefanati, Luca Vergani,<br />
Federico Unnia<br />
Grafica e impaginazione<br />
Raffaela Jada Gobbi<br />
Liliana Nori<br />
Segreteria di redazione<br />
Monia Manzoni<br />
m.manzoni@economymag.it<br />
Dominio web<br />
www.economymag.it<br />
Comitato scientifico<br />
Marco Gay, Anna Gervasoni,<br />
Fernando Napolitano,<br />
Giulio Sapelli, Antonio Uricchio<br />
Amministratore unico<br />
Giuseppe Caroccia<br />
Editore incaricato<br />
Domenico Marasco<br />
Partnership editoriali<br />
Aifi – Assocamerestero<br />
– Confprofessioni –<br />
Federmanager – Università<br />
Carlo Cattaneo Liuc -<br />
Hrcommunity<br />
Casa editrice<br />
<strong>Economy</strong> s.r.l.<br />
Corso Vittorio Emanuele II, 15<br />
20121 Milano - Tel. 02-8688641<br />
Registrazione Tribunale di Milano<br />
n. 101 del 14/03/<strong>2017</strong><br />
<strong>Economy</strong> è marchio registrato da<br />
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Pubblicato da <strong>Economy</strong> Srl su licenza di<br />
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02/66992526<br />
Distribuzione<br />
Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate<br />
02 7542097<br />
Stampa<br />
Rotolito Lombarda. S.p.a<br />
20063 - Cernusco sul Naviglio (MI)<br />
12
COVERSTORY<br />
SE LA FOLLA SI “FA BANCA”<br />
IL CREDITO LO DÀ L'ALGORITMO<br />
Con il banking tradizionale incapace di versare liquidità nell'economia<br />
reale, oggi, nel mondo, per farsi finanziare capitali di rischio e prestiti,<br />
imprese e famiglie si rivolgono alla Rete. È la crowdeconomy, bellezza<br />
19<br />
L'ANALISI<br />
GERVASONI (AIFI): "IMPRESE<br />
E FINANZA, CAMBIA TUTTO"<br />
20<br />
I MODELLI<br />
BORSA DEL CREDITO E LENDIX<br />
IL P2P CRESCE ANCHE IN ITALIA<br />
22<br />
L'INTERVISTA<br />
BANCHE, CORRADO PASSERA<br />
SPIEGA COME CAMBIERANNO<br />
26<br />
IL PUNTO DI VISTA<br />
CORRADO SFORZA FOGLIANI<br />
SUL BLITZ ALLE POPOLARI<br />
In principio fu Kiva. Correva l’anno 2005.<br />
Cioè appena dodici anni fa da un punto di vista<br />
temporale, diverse ere geologiche da quello<br />
della “digital revolution”. Kiva Microfunds<br />
– nata a San Francisco da un’idea di Jessica<br />
Jackley e del marito Matt Flannery, e oggi posizionata<br />
tra le più importanti<br />
piattaforme<br />
mondiali di micro-lending<br />
– è un’organizzazione<br />
non governativa<br />
che, fin dalla fondazione, si è posta l’obiettivo<br />
di mettere in contatto in tutto il mondo, attraverso<br />
la Rete, piccoli imprenditori bisognosi di<br />
danaro con persone disposte ad aiutarle mediante<br />
microfinanziamenti. Venticinque dollari<br />
per aiutare un sarto asiatico a comprare<br />
una macchina da cucire, dieci per permettere<br />
a un’imprenditrice africana di acquistare un<br />
di Francesco Condoluci<br />
CON L’ENORME MASSA DI SOLDI CHE<br />
SPOSTA E LA CRESCITA DEGLI ULTIMI ANNI,<br />
IL CROWFUNDING OGGI È UN FENOMENO<br />
PERSINO DIFFICILMENTE QUANTIFICABILE<br />
tornio per realizzare vasi. Pagamenti attraverso<br />
carte di credito e nessuna commissione<br />
per l’intermediario. Quella di Kiva, non certo<br />
un’iniziativa business-oriented, è stata probabilmente<br />
la prima disintermediazione online<br />
della storia, applicata in quel caso, al no-profit.<br />
Senza saperlo, partendo<br />
semplicemente<br />
dall’idea di fare sì che i<br />
finanziamenti fluissero<br />
direttamente nelle<br />
mani di chi ne aveva necessità, Matt e Jessica<br />
avevano dato il là al fenomeno del crowdfunding,<br />
la raccolta collettiva di fondi per finanziare<br />
progetti e persone attraverso il web.<br />
L'antica colletta, riveduta e corretta ai tempi<br />
di Internet.<br />
IN ALTO, UN'IMMAGINE-SIMBOLO DEL CROWDFUNDING: SOLDI CHE<br />
FUORIESCONO DA UN LAPTOP, QUASI FOSSE UN CAVEAU DI BANCA<br />
15
COVERSTORY<br />
GLOSSARIO<br />
DIFFUSIONE<br />
CROWDECONOMY<br />
È l’economia che si basa sulla<br />
partecipazione di una molteplicità<br />
di attori (crowd = folla) - anche nelle<br />
vesti di erogatori del credito - e che<br />
non passa dai canali tradizionali<br />
(società finanziarie e banche) ma<br />
direttamente attraverso la Rete.<br />
CROWDFUNDING<br />
È il processo con cui più persone<br />
(appunto la “folla”, o crowd)<br />
conferiscono somme di denaro<br />
(funding), anche di modesta<br />
entità, per finanziare un progetto<br />
imprenditoriale o iniziative di altro<br />
genere utilizzando piattaforme e<br />
portali Internet, e ricevendo talvolta<br />
in cambio una ricompensa.<br />
EQUITY-BASED CROWDFUNDING<br />
È quando tramite l'investimento<br />
on-line si acquista un vero e proprio<br />
titolo di partecipazione in una<br />
società: in tal caso, la “ricompensa”<br />
per il finanziamento è rappresentata<br />
dal complesso di diritti patrimoniali<br />
e amministrativi che derivano dalla<br />
partecipazione nell'impresa.<br />
SOCIAL LENDING O CROWDLENDING<br />
È un altro tipo di finanziamento<br />
della "folla" (caratterizzato dalla<br />
parola social o crowd e dal verbo<br />
to lend = prestare) che ha luogo su<br />
piattaforme on-line che fanno da<br />
marketplace del credito. In questo<br />
caso la controparte può essere un<br />
privato o una società. Si differenzia<br />
dall’equity perché il contratto<br />
finanziario sottostante è un comune<br />
contratto di debito secondo il quale<br />
il prenditore del capitale si impegna<br />
a restituirlo in un lasso di tempo e,<br />
spesso con una maggiorazione di<br />
interessi. Nell'accezione del prestito<br />
tra privati, richiesto per il credito al<br />
consumo, viene definito anche Peerto-Peer<br />
(o P2P) lending.<br />
FINTECH<br />
È un termine spesso erroneamente<br />
usato per indicare il mondo del<br />
credito disintermediato online.<br />
In realtà indica semplicemente la<br />
tecnologia applicata alla finanza.<br />
Quindi non solo crowdfunding o<br />
social lending: è “fintech” anche<br />
un sistema di home banking o un<br />
pagamento via smartphone in banca.<br />
VOLUMI<br />
CINA - 115 bn $<br />
UK - 10 bn $<br />
USA - 50 bn $<br />
IL QUADRO MONDIALE DEL SOCIAL-LENDING - I PLAYER E LA RACCOLTA 2016 - FONTE: MOTUSQUO<br />
L’AirBnB del credito<br />
Negli stessi anni, dall’altra parte del mondo,<br />
mentre la finanza tradizionale stava per incagliarsi<br />
nella più grave crisi economica della<br />
storia contemporanea, a Londra veniva fondato<br />
Zopa Ltd, un servizio di prestiti “da pari a<br />
pari” (peer-to-peer) che si poneva invece come<br />
la prima alternativa<br />
web al credito bancario:<br />
un sistema di<br />
finanziamento basato<br />
sulla raccolta online di<br />
soldi da prestare a soggetti richiedenti, in arrivo<br />
dalla stessa Rete. Un po’ quel che è successo<br />
nel settore hospitality, dove AirBnB ha messo<br />
in contatto diretto chi cerca case o stanze da<br />
affittare con le persone che le mettono a disposizione,<br />
in cambio di una quota: così, sulle<br />
piattaforme on-line di peer-to-peer (o P2P)<br />
lending, chi ha denaro può metterlo a disposizione<br />
di chi ne ha bisogno, in cambio di interessi.<br />
I vantaggi? Tempi e costi di transazione<br />
ridotti al minimo, velocità di informazioni e<br />
GERMANIA - ‹200mio $<br />
FRANCIA - ‹200mio $<br />
DALL'UNIVERSO IN ESPANSIONE CONTINUA<br />
DELLA CROWDECONOMY, L'ECONOMIA<br />
DELLA FOLLA, SONO NATI FENOMENI COME<br />
SOCIA LENDING E EQUITY CROWDFUNDING<br />
di closing, un panel di investitori potenziali<br />
grande quanto il world wide web, tassi di interesse<br />
bassi e rischio di default suddiviso tra<br />
una pluralità di soggetti. Dopo Zopa, insomma,<br />
l’era della finanza partecipativa poteva<br />
dirsi partita. Il resto è storia più o meno nota.<br />
La finanza partecipativa, o crowdeconomy, ha<br />
assunto in breve i contorni<br />
di un universo in<br />
continua espansione.<br />
Dalle piattaforme web<br />
basate unicamente sul<br />
presupposto della donazione o della ricompensa<br />
(crowfunding donation based e reward<br />
based), si è passati a modelli di raccolta con<br />
scopi più remunerativi. La Rete ha sdoganato<br />
l’incontro tra domanda e offerta del credito<br />
dagli uffici di banche e società finanziarie, e<br />
– complice il credit crunch che nel frattempo<br />
ingessava la finanza convenzionale – i servizi<br />
di peer-to-peer lending (altrimenti detti di<br />
crowd-lending o social lending) ossia i prestiti<br />
fai-da-te, e di equity crowdfunding (gli inve-<br />
16
stimenti online che consentono di finanziare<br />
i capitali di rischio delle imprese ricevendo<br />
in cambio quote e partecipazione societarie)<br />
sono proliferati.<br />
Banche, il nemico è alle porte<br />
«Oggi si possono investire fondi in startup<br />
avendo in cambio partecipazioni a capitale<br />
di rischio in base ad una semplice e diretta<br />
presentazione on-line del prodotto e del modello<br />
di business – spiega Giorgio Martelli,<br />
fondatore di MotusQuo, una piattaforma di<br />
P2P lending da poco affacciatasi sul mercato<br />
italiano – si può decidere di contribuire<br />
alla produzione di un bene o di un servizio.<br />
Si può decidere di prestare il proprio denaro<br />
negoziando direttamente il tasso di ritorno<br />
ed i tempi e le modalità di restituzione. Lo si<br />
può prestare ad un privato o ad una azienda.<br />
Si può contribuire ad acquistare un immobile<br />
o a liquidare anticipatamente una fattura». Il<br />
che tradotto, vuol dire: navigando in Internet,<br />
si è in grado di scegliere autonomamente<br />
come gestire la propria liquidità tra le varie<br />
opportunità che la finanza disintermediata<br />
offre. L’intermediario non è più la banca o la<br />
finanziaria ma una piattaforma informatica<br />
la quale, attraverso un algoritmo che valuta i<br />
profili di rischio e la domanda/offerta del credito,<br />
da un lato elabora una valutazione di merito<br />
creditizio dei debitori e dall’altra gestisce i<br />
flussi di pagamento tra il soggetto finanziato e<br />
il finanziatore. Con spese, tassi e remunerazione<br />
dei capitali rispetto ai quali nessuna banca<br />
– gravata da apparati, rating, costi del denaro,<br />
bassa profittabilità – è in grado di competere.<br />
Una vera manna per famiglie in cerca di credito<br />
al consumo o per micro e piccolissime<br />
imprese che, nel marketplace lending, possono<br />
ottenere finanziamenti per la crescita<br />
in appena 3 giorni (contro i 30 di media del<br />
banking tradizionale). Dall’altro lato, a soddisfare<br />
la domanda di credito finanziando i<br />
prestiti, ci sono singoli investitori, società che<br />
offrono servizi di gestione patrimoniali, ma<br />
anche investitori istituzionali che, forti delle<br />
loro riserve finanziarie, si sono tuffati a pesce<br />
in questo ecosistema. E infatti, nel 2016,<br />
il “social lending” ha generato 200 miliardi di<br />
dollari di volume d’affari, ma i numeri, secondo<br />
le stime, sembrano destinati a crescere del<br />
300% entro il 2020. Pionieri del prestito tra<br />
privati come l’americana Lending Club o la tedesca<br />
AuxMoney, tra il 2007 e il 2015, da soli<br />
hanno raccolto qualcosa come 500 milioni di<br />
dollari. E nel 2011 in questo settore, è sbarcato<br />
anche Amazon, il “Leviatano” dell’e-commerce<br />
che nel giro di 6 anni, erogando prestiti<br />
alle Pmi presenti in qualità di rivenditori sulla<br />
sua piattaforma, ha messo insieme numeri da<br />
capogiro: 3 miliardi di dollari erogati in totale,<br />
di cui uno soltanto nel 2016.<br />
NEL NOSTRO PAESE, PRESTITI DA BANCHE<br />
A IMPRESE IN CALO (-18 MILIARDI NEGLI<br />
ULTIMI 12 MESI) E CREDITI AL CONSUMO<br />
E MUTUI AI PRIVATI IN AUMENTO<br />
In Italia, il Palazzo…è alla finestra<br />
In Italia, il primo tentativo di accesso, quello di<br />
Zopa nel 2009, si è rilevato un buco nell’acqua.<br />
I tempi non erano maturi e l’apripista britannico<br />
del social-lending si è visto revocare la<br />
L’EVOLUZIONE DEL QUADRO NORMATIVO<br />
L’Italia è stato il primo<br />
Paese dell’Ue ad essersi<br />
dotato di una normativa<br />
specifica sull’equity<br />
crowdfunding: il processo<br />
ha avuto inizio nel 2012<br />
con l’emanazione del D.L.<br />
179 (“crescita bis”) e si<br />
è completato nel giugno<br />
2013 con l’approvazione<br />
del regolamento Consob.<br />
Il quadro normativo è<br />
stato aggiornato quindi<br />
con un primo passaggio<br />
nel gennaio 2015, e poi nel<br />
dicembre 2016 attraverso<br />
la Legge di Bilancio<br />
<strong>2017</strong>, con l’estensione<br />
dell’operatività della<br />
disciplina dell'equity<br />
crowdfunding anche alla<br />
raccolta di capitale di<br />
rischio da parte delle Pmi<br />
innovative e in seguito<br />
anche a quelle non<br />
innovative, non limitando<br />
l’accesso alle sole startup,<br />
come invece in origine.<br />
Dal 1° gennaio <strong>2017</strong>,<br />
la Banca d’Italia, con la<br />
pubblicazione del testo<br />
“Disposizioni in materia<br />
di raccolta del risparmio<br />
da parte di soggetti<br />
diversi dalle banche”, ha<br />
riconosciuto ufficialmente<br />
l’attività di social lending<br />
inquadrandola come<br />
“strumento attraverso<br />
il quale una pluralità di<br />
soggetti può richiedere a<br />
una pluralità di potenziali<br />
finanziatori, tramite<br />
piattaforme on-line, fondi<br />
rimborsabili per uso<br />
personale o per finanziare<br />
un progetto” e chiarendo<br />
che “l’operatività dei<br />
gestori dei portali online<br />
che svolgono attività di<br />
social lending e di coloro<br />
che prestano o raccolgono<br />
fondi tramite i suddetti<br />
portali, è consentita nel<br />
licenza ad operare come 106 del Testo Unico<br />
Bancario. Poco male: tre anni dopo, sotto le<br />
insegne di Smartika, è sbarcata di nuovo tra<br />
gli istituti di pagamento del Bel Paese, e oggi,<br />
tra le 6 piattaforme lending-based esistenti<br />
in Italia (su 54 di crowdfunding) è quella che<br />
ha raccolto e finanziato più di tutti: quasi 26<br />
milioni di euro per 4.984 progetti. A fargli concorrenza,<br />
ora che i prestiti delle banche italiane<br />
alle imprese sono calati di oltre 18 miliardi<br />
(-2%) nell’ultimo anno e all’orizzonte si profila<br />
la chiusura di più di 3 mila sportelli bancari,<br />
è arrivata anche la francese Lendix. Quanto al<br />
Palazzo, il primo ad accorgersi dell’effetto disruptive<br />
che la finanza partecipativa avrebbe<br />
avuto sul mondo creditizio tradizionale (sempre<br />
più in difficoltà a trasferire liquidità nell’economia<br />
reale) fu l’ex ministro dell’Economia<br />
Saccomanni, con un passaggio che sapeva di<br />
endorsement: «a fronte della diminuzione dei<br />
finanziamenti bancari – queste le sue parole –<br />
le esigenze di credito dell’economia dovranno<br />
essere soddisfatte da altri attori e da nuove<br />
forme di intermediazione finanziaria». Più di<br />
rispetto delle norme<br />
che regolano le attività<br />
riservate dalla legge a<br />
particolari categorie<br />
di soggetti (es. attività<br />
bancaria, raccolta del<br />
risparmio presso il<br />
pubblico, concessione<br />
di credito nei confronti<br />
del pubblico, mediazione<br />
creditizia, prestazione<br />
dei servizi di pagamento).<br />
Da maggio <strong>2017</strong>,<br />
nell’ambito dei decreti<br />
legislativi in attuazione<br />
della Riforma del Terzo<br />
Settore approvati dal<br />
Consiglio dei Ministri e<br />
relativi all’impresa sociale,<br />
il nuovo Codice, tra le<br />
misure di promozione<br />
e sostegno, prevede un<br />
regime fiscale agevolato<br />
per l’attività di social<br />
lending svolta dai gestori<br />
di portali on-line in questo<br />
comparto.<br />
17
COVERSTORY<br />
Oltre 54 piattaforme di crowdfunding, ma solo 6 lending-based<br />
P2P CONSUMER<br />
P2P BUSINESS<br />
I PLAYER ITALIANI DEL SOCIAL LENDING - FONTE: MOTUS QUO<br />
recente, sul paludato banking nazionale sono<br />
entrati in tackle deciso prima Giuseppe Vegas,<br />
presidente della Consob e poi il numero uno<br />
di Confindustria, Vincenzo Boccia, paventando<br />
entrambi l’ormai imminente fine dell’era<br />
bancaria tradizionale, a tutto vantaggio della<br />
finanza disintermediata. E non è un caso che<br />
in Italia, Paese contraddistinto da tradizione<br />
giuridica più rigida rispetto a Usa e Uk, già da<br />
qualche anno le istituzioni stiano cercando di<br />
monitorare e regolamentare i sottoinsiemi<br />
della crowdeconomy. Potrebbe sembrare un<br />
paradosso che un fenomeno prodotto dal web<br />
2.0, che per sua natura si autoregola da sé,<br />
possa essere irreggimentato dentro una cornice<br />
normativa, ma il sistema-Paese Italia, retto<br />
ancora da pilastri e cemento di finanza tradizionale,<br />
evidentemente ha capito bene che il<br />
futuro passa dall’adeguamento alle specifiche<br />
esigenze di credito di Pmi e famiglie. Anche<br />
perché, dopo Amazon, ora pare che anche Google<br />
e Facebook stiano studiando da banca…<br />
INVOICE TRADING, LO SCONTO FATTURE CHE VA IN RETE.<br />
ADESSO ANCHE GROUPAMA CI CREDE<br />
Un altro fenomeno-appendice del<br />
lending-crowdfunding è il cosiddetto<br />
“invoice trading”, la compravendita<br />
online di fatture, esplosa nel Regno<br />
Unito nel 2015 e che in Italia ha iniziato<br />
a diffondersi lo scorso anno grazie<br />
a WorkInvoice, Credimi, Cash Me e<br />
CashInvoice. Tutte piattaforme che<br />
mettono in contatto le Pmi che hanno<br />
fatture da scontare per finanziare<br />
il proprio circolante, con investitori<br />
interessati a remunerare i propri capitali<br />
in forma alternativa. Una formula nuova<br />
di “factoring” che, tanto per cambiare,<br />
disintermedia il vecchio “sconto fatture”<br />
delle banche, in sostanza. Da poco, nel<br />
settore, si è lanciato anche un colosso<br />
del risparmio gestito, la francese<br />
Groupama, con “Supply Chain Fund”,<br />
nato da un’idea del team italiano di<br />
Groupama AM Sgr dedicato allo sviluppo<br />
della clientela istituzionale e guidato<br />
da Alberico Potenza, che si è avvalso<br />
della collaborazione del Politecnico<br />
di Milano e dell’Osservatorio Supply<br />
Chain Finance, di cui Groupama AM Sgr<br />
è partner. Il fondo, da un lato, impiega<br />
le somme raccolte dagli investitori<br />
anticipando il pagamento delle fatture<br />
alle aziende fornitrici (prevalentemente<br />
Pmi) ponendosi come un canale di<br />
accesso al credito alternativo rispetto<br />
a quello bancario. Dall’altro, abilita gli<br />
investitori istituzionali sottoscrittori ad<br />
impiegare i patrimoni a sostegno del<br />
tessuto produttivo del Paese e quindi<br />
dell'economia reale. Si tratta del primo<br />
fondo di credito in Italia ad aver ottenuto<br />
il via libera di Bankitalia e resta unico<br />
nel suo genere anche a livello europeo.<br />
È riservato agli investitori professionali<br />
e rientra nella famiglia dei fondi chiusi<br />
private debt. Ad oggi, Supply Chain<br />
Fund ha già raccolto 50 milioni di euro<br />
per investimenti a valere su crediti<br />
commerciali. Questo importo equivale a<br />
finanziamenti potenziati per 200 milioni<br />
su base annua, se si considera che la<br />
scadenza media delle fatture è di circa<br />
90 giorni e che pertanto l’importo iniziale<br />
viene reinvestito quattro volte nell’arco<br />
di un anno.<br />
18
Imprese<br />
e finanza,<br />
impariamo<br />
da Amazon<br />
Per Anna Gervasoni, direttore di<br />
AIFI che raggruppa Private Equity<br />
e Venture Capital «la domanda di<br />
credito è enorme. E ci vogliono<br />
alternative su misura per le Pmi»<br />
di Sergio Luciano<br />
DEFINIAMO IL PERIMETRO DELLA<br />
DISINTERMEDIAZIONE DELLE BANCHE da<br />
parte di piattaforme web che raccolgano<br />
denaro in modalità social: qual è l’accezione<br />
corretta di quest’attività?<br />
Secondo quanto definito dalla Commissione<br />
Europea, il crowdfunding è un modo di<br />
raccogliere denaro per finanziare progetti e<br />
imprese, rivolgendosi a un pubblico indistinto<br />
attraverso le piattaforme online. L’equity<br />
crowdfunding è una realtà appena partita in<br />
Italia, ma con ancora prospettive di crescita;<br />
infatti si registrano poco più di 4 milioni di euro<br />
di capitale raccolti nel 2016 su piattaforme<br />
crowd, ancora poco rispetto alla potenzialità<br />
del fenomeno. Ancora più recente è invece nel<br />
nostro Paese, l’industria del lending-based<br />
crowdfunding, anche detto Peer to Peer o<br />
P2P lending, che si distingue dalle altre forme<br />
di crowd per lo strumento di finanziamento<br />
sottostante, ovvero un contratto di debito. Le<br />
piattaforme web che permettono il contatto<br />
tra finanziatori e prenditori, dedicate alle<br />
imprese, sono almeno 6 in Italia e si stimano<br />
circa 6 milioni di euro di prestiti erogati alle<br />
imprese l’anno scorso.<br />
Alcune piattaforme si dedicano anche al<br />
factoring in modalità social, il cosiddetto<br />
"invoice trading", nel senso che raccolgono<br />
fondi da una pluralità di soggetti attivi on-<br />
line e li impiegano fattorizzando fatture di<br />
clienti anch’essi raccolti on-line, ma non<br />
sempre i prestatori sono persone fisiche.<br />
Di che si tratta?<br />
L’industria del lending-based crowdfunding<br />
offre una vasta gamma di servizi di<br />
finanziamento, tra cui anche l’invoice trading<br />
(la cessione di fatture). La strutturazione delle<br />
operazioni varia da piattaforma a piattaforma<br />
per soggetti (persone fisiche o imprese),<br />
Il servizio che offre Amazon a una serie di<br />
aziende che vendono sulla sua piattaforma,<br />
dimostra che la richiesta è alta. Il gruppo<br />
americano ha già profilato i propri fornitori,<br />
ne conosce le esigenze e necessità e infatti, già<br />
20mila imprese, da quando è stata lanciato<br />
nel 2011 il prodotto, a oggi, hanno ricevuto<br />
un finanziamento. I numeri pubblicati in<br />
un articolo del Financial Times dimostrano<br />
come il bacino-target sia enorme e quindi<br />
occorre pensare a come inserirsi in questo<br />
contesto anche attraverso sistemi alternativi<br />
che rispondano però alle esigenze delle Pmi.<br />
Questo è un chiaro esempio di come i confini<br />
tra industria e finanza stiano cambiando.<br />
Del resto il fenomeno del factoring nacque<br />
proprio per volontà delle primarie industrie<br />
manifatturiere.<br />
Che dimensione potrà raggiungere il<br />
fenomeno?<br />
Ad oggi il servizio è offerto solo in Gran<br />
Bretagna, Stati Uniti e Giappone ma l’idea<br />
è quella di allargarsi sia in Europa sia in<br />
Paesi come l’India dove il bacino è enorme.<br />
Jeff Bezos ha dichiarato di aver superato i 3<br />
miliardi di dollari di prestiti, e il mercato è in<br />
forte crescita anche se i tassi di interesse molto<br />
alti (tra il 6 e il 17%) potrebbero favorire<br />
range di importo<br />
player con offerte più<br />
IL PROBLEMA DELLA SOLVIBILITÀ?<br />
finanziato, durata dei<br />
vantaggiose.<br />
NON ESISTONO SOLUZIONI DEFINITIVE.<br />
contratti e richiesta MA UN MODO PER PREVENIRLO C'È: BASTA Come impatterà<br />
o meno di garanzie. CHIEDERE AL MONDO ASSICURATIVO su di esso la<br />
Al finanziamento<br />
fenomenologia<br />
possono partecipare sia persone fisiche<br />
che investitori istituzionali. Ad esempio,<br />
Lendix è una piattaforma di crowdlending,<br />
specializzata nel direct lending, dove il<br />
fondo di private debt dell’operatore funge<br />
da prestatore di ultima istanza qualora<br />
tipica dell’industria creditizia, e cioè le<br />
insolvenze “endemiche” e il loro periodico<br />
impennarsi, in modalità ciclica?<br />
Più il mercato diventa complesso, più nascono<br />
forme di garanzia che aprono nuove sfide e<br />
opportunità per il sistema assicurativo. Se<br />
il finanziamento non sia sottoscritto è vero che modelli come quello di Amazon,<br />
interamente sulla piattaforma da soggetti<br />
privati. Questo garantisce la finanziabilità<br />
del 100% del progetto, dal momento in cui lo<br />
stesso è pubblicato sulla piattaforma.<br />
Come s’inquadra in quest’ottica l’attività<br />
Amazon Lending? Tre miliardi di dollari di<br />
finanziamenti erogati in 6 anni, un miliardo<br />
solo nel primo semestre del 2016...<br />
proposto ai fornitori già conosciuti dalla<br />
piattaforma e di cui si hanno le informazioni<br />
su liquidità e giro d’affari, dovrebbero mitigare<br />
il problema legato alla solvibilità, non esiste<br />
una soluzione definitiva al problema. Esistono<br />
piuttosto modalità differenti per prevenirlo.<br />
Sicuramente il mondo assicurativo può offrire<br />
risposte articolate e innovative.<br />
19
COVERSTORY I MODELLI<br />
Liquidità<br />
alle Pmi, ecco<br />
qualcuno che<br />
apre la Borsa<br />
BorsadelCredito.it è il primo<br />
operatore italiano di P2P rivolto<br />
alle imprese. Finora ha prestato<br />
11 milioni. Per loro, nel rating,<br />
conta anche la web reputation<br />
Erogare credito in pochi giorni alle piccole<br />
e micro imprese, a un tasso di interesse<br />
commisurato a una valutazione fatta in<br />
24 ore. Non è il sogno proibito di un bancario<br />
ai tempi del credit crunch, ma quel che riesce a<br />
fare in concreto BorsadelCredito.it, primo operatore<br />
italiano di peer-to-peer lending per le<br />
Pmi. BorsadelCredito.it galoppa nelle praterie<br />
lasciate libere da un sistema ormai incapace di<br />
finanziare un gran numero di piccole imprese<br />
sane. Partita a settembre 2015, la piattaforma<br />
vanta oggi più di 11 milioni di euro finanziati,<br />
in forte crescita mese su mese, oltre 300 prestiti<br />
erogati, più di mille prestatori attivi che<br />
ottengono un allettante rendimento medio del<br />
5,15%, oltre 15mila imprese clienti in tutto il<br />
territorio nazionale. Il tasso di interesse varia<br />
a seconda del rating assegnato, che tiene conto<br />
anche di elementi insoliti ma importanti quali<br />
la web reputation, e si attesta in media attorno<br />
al 5,5/6%, mentre il piano di rientro va dai 12<br />
ai 60 mesi. Le piccole imprese finanziate da<br />
BorsadelCredito.it hanno in gran parte un fatturato<br />
inferiore ai 2 milioni di euro.<br />
Che siano meritevoli di essere sostenute,<br />
nonostante il sistema bancario non lo faccia,<br />
lo dimostra l’analisi di 1.956 sulle oltre 7mila<br />
IVAN PELLEGRINI, FONDATORE DI BORSADELCREDITO.IT<br />
che da ottobre 2015 a dicembre 2016 si sono<br />
iscritte al portale. Più del 90% infatti non ha<br />
mai avuto alcun evento negativo, il 7% ne ha<br />
avuto uno non grave. Un altro dato significativo<br />
riguarda la motivazione della richiesta di<br />
prestiti, che per il 56% dei casi è legata agli<br />
investimenti e per il 38% a esigenze di cassa:<br />
una proporzione invertita rispetto a quella<br />
delle Pmi che il prestito lo chiedono in banca.<br />
OLTRE 300 PRESTITI EROGATI, PIÙ DI MILLE<br />
PRESTATORI ATTIVI CHE OTTENGONO UN<br />
ALLETTANTE RENDIMENTO MEDIO DEL<br />
5,15% E OLTRE 15MILA IMPRESE CLIENTI<br />
A rivolgersi a BorsadelCredito.it sono aziende<br />
dinamiche come Sanident di Milano, un giro<br />
d’affari di 2 milioni di euro e 27mila pazienti.<br />
Cliente di BorsadelCredito.it da un anno, sei<br />
mesi fa Sanident ha ottenuto un finanziamento<br />
ANCHE IL VENTURE CAPITAL GUARDA AL P2P<br />
IL MARKETPLACE<br />
LENDING IN ITALIA<br />
CRESCERÀ ANCORA<br />
CON L’INGRESSO<br />
DEGLI INVESTITORI<br />
ISTITUZIONALI<br />
da 100mila euro per investimenti in<br />
attrezzature. O come Tantosvago, agenzia di<br />
digital rewarding che ha creato un circuito di<br />
oltre 2mila partner e impiega otto persone.<br />
Due i finanziamenti ottenuti da Tantosvago,<br />
uno per far fronte a un momento di scarsa<br />
liquidità, l’altro per avviare lo sviluppo<br />
all’estero. Sono piccole imprese in crescita<br />
che non riescono a ottenere credito dai canali<br />
tradizionali: secondo il rapporto del Centro<br />
studi Unimpresa, i prestiti delle banche alle<br />
imprese nel 2016 sono calati di circa 17<br />
miliardi di euro (-2%). Nel Regno Unito da<br />
novembre 2016 le banche che rifiutano un<br />
finanziamento a un’impresa sono tenute<br />
a segnalarla alle piattaforme di finanza<br />
alternativa (per ora sono tre: Funding Options,<br />
Funding Xchange e Bizfitech). Chissà se in<br />
Italia, qualche istituto farà altrettanto. (r.v.)<br />
Intanto, nel maggio scorso, BorsadelCredito.it ha completato un aumento di capitale<br />
da 1,6 milioni di euro, sottoscritto da una cordata di investitori guidati da P101,<br />
società di venture capital specializzata in società digital, e da Gc Holding. Della<br />
cordata di investitori fa parte anche il gruppo di gestione del risparmio Azimut:<br />
è il segno che anche l’industria finanziaria inizia a guardare con interesse alle<br />
potenzialità del P2P lending per le Pmi. «Attraverso questo aumento di capitale<br />
e all’ingresso di nuovi soci privati intendiamo aprire il canale agli investitori<br />
istituzionali», dice Ivan Pellegrini, fondatore di BorsadelCredito.it, «una mossa che<br />
crediamo sia necessaria per lo sviluppo del nostro business e che in generale è la via<br />
maestra perché il marketplace lending italiano assurga a dimensioni più importanti».<br />
20
Sergio Zocchi,<br />
Ceo di Lendix Italia<br />
Arriva in Italia il leader francese<br />
dei “finanziamenti garantiti”<br />
È il segreto del successo di Lendix, piattaforma che ha rielaborato il<br />
crowdfunding grazie a un gruppo di investitori istituzionali che hanno<br />
già investito 120 milioni in un fondo chiuso dedicato al nostro Paese<br />
Ègià esplosa in Francia, con 45 milioni<br />
di euro finanziati nel 2016 contro gli<br />
11 del 2015 e 140 milioni di obiettivo<br />
nel <strong>2017</strong>. Ma Lendix non si accontenta<br />
di essere profeta in patria: la piattaforma di<br />
finanziamento online per le imprese si proclama<br />
“pan-europea”, e dopo essere sbarcata<br />
a febbraio in Spagna è arrivata anche in Italia,<br />
dove ha lanciato a maggio i primi due progetti.<br />
Il meccanismo è simile a quello del crowdfunding,<br />
con il quale si finanziano online i<br />
progetti più svariati: una volta che Lendix ha<br />
accettato un progetto e definito il tasso di interesse,<br />
compreso fra il 3 e il 9,9% a seconda<br />
del merito di credito stimato dell’azienda, lo<br />
rende disponibile online per le sottoscrizioni<br />
a tutta la sua comunità internazionale di investitori.<br />
La differenza è che il finanziamento è<br />
garantito: una volta che il progetto è approvato,<br />
infatti, la parte non coperta dagli investitori<br />
individuali è completata dagli istituzionali,<br />
parte di un fondo chiuso che vale 120 milioni<br />
di euro - a settembre è previsto il lancio di una<br />
nuova sottoscrizione, con target a 200 milioni.<br />
Anche i dirigenti di Lendix investono automaticamente<br />
sui progetti presentati online, a dimostrazione<br />
del fatto che i loro interessi sono<br />
allineati a quelli degli investitori. Le Pmi cui<br />
si rivolge la piattaforma possono richiedere<br />
UNA VOLTA APPROVATO IL PROGETTO<br />
IN ARRIVO DAL WEB, LA SOMMA NON<br />
COPERTA DAGLI INVESTITORI INDIVIDUALI<br />
È COMPLETATA DAGLI ISTITUZIONALI<br />
finanziamenti da 30mila euro a 3 milioni, da<br />
restituire in un lasso di tempo che va da 3 a 84<br />
mesi. Gli investitori privati possono mettere<br />
da 20 a 2mila euro su ciascun progetto, ottenendo<br />
un rendimento che in media si attesta<br />
su un buon 6,5%. Per finanziare un progetto<br />
approvato e presentato online basta meno di<br />
una settimana . I primi due prestiti erogati in<br />
Italia ben rappresentano lo spettro delle imprese<br />
che possono essere finanziate tramite<br />
Lendix. La prima, di medie dimensioni, è attiva<br />
nel settore delle telecomunicazioni e ha<br />
sede nel Nord. Ha richiesto 500mila euro a 24<br />
mesi per finanziare l’apertura di nuovi punti<br />
vendita sul territorio nazionale. La seconda,<br />
di piccole dimensioni, opera nel settore dell’energia<br />
e ha sede nel Sud. Ha richiesto 63mila<br />
euro a 60 mesi per finanziare il rinnovo della<br />
propria stazione di distribuzione del carburante.<br />
Per scegliere i progetti il team di Lendix,<br />
una sessantina di persone di cui 50 circa<br />
co-investitori, guarda ai requisiti economico-patrimoniali,<br />
ma tiene in forte considerazione<br />
anche elementi diversi quali il progetto<br />
e la destinazione delle risorse. Il mercato potenziale<br />
del finanziamento online alle Pmi in<br />
Europa, secondo uno studio di Lendix, è immenso:<br />
vale 680 miliardi di euro, di cui a oggi<br />
è sfruttato solo lo 0,1%. Solo in Italia è pari a<br />
circa 80 miliardi di euro. (r.v.)<br />
LENDIX VISTA DA VICINO<br />
È nata in Francia nel settembre 2014,<br />
un mese prima dell’entrata in vigore<br />
della legge che ha aperto una breccia<br />
nel monopolio bancario francese.<br />
Oggi ha una quota di mercato del 55%<br />
sul mercato francese, è attiva anche<br />
in Spagna e in Italia, dove è partner<br />
finanziario di Assolombarda, e ha<br />
l’ambizione di diventare l’operatore<br />
leader in campo di finanziamenti online<br />
alle Pmi in Europa continentale. Il primo<br />
finanziamento è stato concesso ad<br />
aprile 2015 allo chef imprenditore Alain<br />
Ducasse, per un ammontare di 300mila<br />
euro. Il tasso medio di crescita mensile<br />
di Lendix supera il 15%. «Da oggi, le PMI<br />
italiane possono accedere a una nuova<br />
fonte di finanziamento per sviluppare<br />
la loro attività. Oltre ad offrire un<br />
processo rapido, efficiente e facile,<br />
Lendix non richiede garanzie personali<br />
o collaterali agli imprenditori» dice<br />
Sergio Zocchi, Ceo di Lendix Italia.<br />
21
COVERSTORY<br />
«VI SPIEGO LE BANCHE DI DOMANI<br />
E COME CHIEDERE PRESTITI OGGI»<br />
Corrado Passera, già a capo di Banca Intesa Sanpaolo e ministro dello<br />
Sviluppo, traccia gli scenari di un settore in profonda trasformazione:<br />
«Stanno nascendo strumenti nuovi, meritano attenzione e prudenza»<br />
di Sergio Luciano<br />
”IL MONDO DEL CREDITO È CAMBIATO, sta<br />
ancora cambiando e non tornerà mai più<br />
com’era prima: ma attenzione, la soluzione ai<br />
problemi finanziari delle imprese non potrà<br />
venire da un’unica fonte alternativa di denaro<br />
in prestito. Semmai da un insieme di soluzioni<br />
diverse, tra le quali anche il social lending<br />
avrà un suo spazio, certo non dominante”:<br />
Corrado Passera ha idee precise, in materia, e<br />
quando parla di credito lo fa avendo all’attivo<br />
la costruzione e a lungo la gestione della più<br />
grande banca italiana e una delle più solide in<br />
Europa, Intesa Sanpaolo. Un colosso che oggi<br />
può vantare parametri patrimoniali eccellenti<br />
a livello internazionale, ed è gestita ancora da<br />
un management che proprio lui ha selezionato<br />
e fatto crescere. Passera è un personaggio<br />
poco italiano, anche un po’ divisivo, per<br />
questo: c’è chi lo ama, ma qualcuno ne<br />
patisce il curriculum e talvolta il tono da<br />
primo della classe. Dopo un’esperienza<br />
politica appassionata, ma breve, dapprima<br />
come ministro dello Sviluppo economico nel<br />
governo Monti e poi come candidato leader di<br />
un nuovo partito e sfidante per il Comune di<br />
Milano, fa il superconsulente di imprenditori<br />
italiani “che vogliono fare il grande salto:<br />
secondo i casi, di innovazione, di dimensione,<br />
di internazionalizzazione, di quotazione”. Un<br />
ritorno alle origini visto che ha iniziato la sua<br />
carriera in McKinsey, dove tuttora è l’unico<br />
italiano presente nel Global advisory council.<br />
Dottor Passera: le banche sono morte?<br />
«Non scherziamo. L’industria del credito in<br />
Europa sta vivendo una trasformazione profonda<br />
che altrove è già molto più avanti e che<br />
cambierà tante cose. Una trasformazione che<br />
sicuramente impatterà anche sulla dimensione,<br />
l’organizzazione e gli organici delle banche<br />
tradizionali e creerà moltissimi nuovi operatori.<br />
Ma il mestiere dell’erogazione del credito,<br />
mestiere difficilissimo, pur ricevendo dalle<br />
nuove tecnologie - data analytics prima di<br />
tutto - grande aiuto, continuerà a richiedere,<br />
soprattutto nel mondo delle imprese, competenze<br />
di specialisti non facilmente sostituibili<br />
né da robot né dal peer-to-peer».<br />
L’AVVENTO ANCHE IN ITALIA DEI CREDIT-<br />
FUNDS, DI CUI ECONOMY HA PARLATO<br />
NEL PRIMO NUMERO, E DEI MINIBOND<br />
HA POSTO FINE AL MONOPOLIO<br />
Dunque, <strong>Economy</strong> deve cambiare<br />
copertina? I prestiti fai-da-te social non<br />
sostuiranno le banche?<br />
«E’ un argomento serio e complesso, proviamo<br />
a spiegare per gradi a chi è interessato<br />
davvero come sta cambiando e come cambierà,<br />
in Italia e non solo, un’industria che è e<br />
rimarrà cruciale per l’economia. Ok?»<br />
Ok!<br />
«Fino a cinque anni fa l’Italia continuava a<br />
vivere in una situazione normativa anomala,<br />
per quanto riguarda il credito. In parecchi<br />
Paesi sviluppati del mondo il credito che arrivava<br />
alle imprese da fonti non bancarie aveva<br />
già una quota rilevante del totale, mentre in<br />
Italia era praticamente a zero. Un’anomalia<br />
che andava risolta. Tra le liberalizzazioni che<br />
ho introdotto da Ministro ( le altre sono quelle<br />
del commercio e del gas ) c’è proprio quella<br />
del credito. L’avvento anche in Italia dei credit-funds,<br />
di cui proprio voi di <strong>Economy</strong> avete<br />
parlato nel vostro primo numero, e dei minibond<br />
ha posto fine ad un monopolio che durava<br />
da secoli e ha contribuito a portare concorrenza<br />
e nuove risorse all’economia ».<br />
Ma nel 2012 non era ancora chiara la<br />
gravità della crisi bancaria in arrivo. E’<br />
dipesa anche da quelle liberalizzazioni?<br />
«In realtà le crisi che stanno cambiando i connotati<br />
al sistema bancario sono almeno tre, se<br />
non quattro. La prima - creata dalla turbofinanza<br />
anglosassone - è stata la crisi dei derivati<br />
finanziari, che ha prevalentemente risparmiato<br />
il sistema italiano, ma ha imperversato<br />
e devastato mezzo mondo. La seconda - creata<br />
dalla recessione infinita di questi anni - cioè la<br />
crisi dei prestiti non rimborsati ( le cosiddette<br />
sofferenze o Non Performing Loan che dir<br />
si voglia ) è tutt’ora in atto e ha colpito duramente<br />
il settore bancario italiano (circa 400<br />
miliardi di crediti problematici che corrispondono<br />
a circa un quarto del PIL italiano ). Ma la<br />
più stravolgente sarà la terza crisi, quella che<br />
mette a fortissimo stress il modello stesso del-<br />
22
SÌ AL PEER-TO-PEER<br />
SOLO SE INVESTITORI<br />
PROFESSIONALI<br />
GARANTISCONO<br />
PER LA BASE SOCIAL<br />
le banche commerciali tradizionali. La combinazione<br />
di nuove tecnologie, nuova regolazione,<br />
entrata sul mercato di concorrenti da altri<br />
settori unitamente a tassi molto bassi - frutto<br />
questi ultimi di una saggia politica della BCE -<br />
ha drasticamente ridotto i margini economici<br />
delle banche. Molte delle attuali banche tradizionali<br />
già oggi non sono più sostenibili, ma il<br />
numero aumenterà velocemente».<br />
Parlava prima di una quarta crisi ....<br />
«Oltre alle tre crisi strutturali abbiamo avuto<br />
molti casi di gestioni incompetenti, clientelari<br />
se non addirittura criminali. MPS, le due Venete<br />
e le quattro piccolette sono casi indecenti<br />
che hanno causato enormi danni al Paese. I<br />
cosiddetti salvataggi hanno aggiunto enormi<br />
ulteriori costi per i contribuenti italiani che<br />
si sarebbero potuti almeno in parte evitare».<br />
Voltiamo pagina per non svenire. Come se<br />
ne esce?<br />
«Intanto le do una notizia: se ne può uscire. Si<br />
sa cosa va fatto, per superare queste crisi, ma<br />
bisogna dirlo con chiarezza, che è difficile, e<br />
poi farlo, che lo è ancora di più».<br />
Partiamo dal da farsi. C’è chi dice – lo ripete<br />
sempre Ennio Doris, presidente di Banca<br />
Mediolanum – che tra vent’anni al mondo<br />
non saranno rimaste che una ventina di<br />
grandi banche globali.<br />
«Non lo credo e certamente non me lo auguro:<br />
sarebbe una prospettiva inquietante. Un<br />
oligopolio mondiale pericoloso. Credo piuttosto<br />
che ci saranno operatori globali nell’investment<br />
e nel corporate banking, (e male fa<br />
l’Europa a sottostimare i rischi di lasciare la<br />
primazia alle grandi americane), ci saranno<br />
grandissimi operatori nell’asset management<br />
e nel private banking, ci saranno banche commerciali<br />
più o meno grandi, ma certamente<br />
non ci sarà spazio per le piccole e le piccolissime.<br />
Stanno nascendo delle “challenger bank”<br />
che occuperanno segmenti ricchi del mercato,<br />
molto digitalizzate, semplici sul fronte della<br />
raccolta e specializzate sul fronte dei finanziamenti.<br />
Sarà difficile per le banche medie tradizionali<br />
competere con questi operatori che<br />
avranno costi operativi molto più bassi (30-40<br />
% di Cost/Income rispetto a 60-80 %) e margini<br />
sugli impieghi molto più alti. Poi nasceranno<br />
continuamente una miriade di operatori<br />
specializzati in uno-due prodotti di credito<br />
o di raccolta che opereranno<br />
esclusivamente<br />
attraverso internet e<br />
applicando le sempre<br />
nuove tecnologie della<br />
quarta rivoluzione industriale. Nel credito al<br />
consumo e nella gestione del piccolo risparmio<br />
si andrà sempre di più verso i robot».<br />
Anche in Italia?<br />
«Ovviamente anche in Italia. Nei prossimi anni<br />
molti equilibri cambieranno e il panorama<br />
bancario cambierà in modo visibile. Qualche<br />
“challenger bank” c’è che comincia a crescere<br />
molto e altre ne nasceranno. Alcune banche<br />
medie e piccole sapranno mettersi insieme e<br />
raggiungeranno masse critiche sufficienti. E’<br />
chiaro che gli operatori più forti, come in Italia<br />
Intesasanpaolo e Unicredito, che hanno al<br />
proprio interno fortissime divisioni corporate<br />
e potenti divisioni di private banking, continueranno<br />
a guadagnare almeno da queste<br />
attività e a reggersi, ma per molti altri istituti<br />
sarà difficilissimo».<br />
Quali istituti?<br />
SARÀ DIFFICILE PER LE BANCHE MEDIE<br />
TRADIZIONALI COMPETERE CON QUESTI<br />
OPERATORI CHE AVRANNO COSTI<br />
OPERATIVI MOLTO PIÙ BASSI<br />
«Nomi non ne faccio, ma nei prossimi anni<br />
la selezione sarà feroce: chi avrà dimensioni<br />
e forza sufficienti per investire nei nuovi<br />
modelli di business e nelle nuove tecnologie,<br />
chi “pulirà” completamente i suoi bilanci, chi<br />
investirà sulle sue persone avendo il coraggio<br />
di tagliare tutti i costi non più sopportabili, chi<br />
semplificherà le sue procedure e le renderà<br />
trasparenti, avrà la fiducia dei suoi clienti e ce<br />
la farà. Gli altri no».<br />
Ma nessuno pensa a frenare questo<br />
declino, magari cambiando le regole?<br />
«Dal punto di vista regolatorio ciò che è in<br />
arrivo da Bruxelles è destinato ad aumentare<br />
la concorrenza e ridurre ulteriormente i margini.<br />
Mi riferisco alla nuova direttiva sui pagamenti<br />
che liberalizzerà molto questo settore<br />
dal quale, per altro, quasi tutte le banche stanno<br />
disimpegnandosi. Secondo me sbagliando.<br />
Dal 2018 entrerà poi<br />
in vigore la cosiddetta<br />
Mifid2 sulla gestione<br />
del risparmio, che<br />
obbligherà tutti gli<br />
operatori del settore a rendere più trasparenti<br />
tutti i costi diretti e indiretti, accentuando la<br />
concorrenza e dando filo da torcere alle vecchie<br />
rendite di posizione».<br />
E dunque? Cosa consiglia a un piccolo<br />
imprenditore che ha bisogno di un prestito?<br />
«Se un imprenditore ha progetti seri di sviluppo,<br />
questo è il momento di indebitarsi a medio<br />
termine a tasso fisso: l’attuale situazione dei<br />
tassi di interesse e della liquidità non potrà<br />
durare ancora per molto in un Paese che non<br />
sta facendo le riforme che servirebbero. Sia<br />
che ci si rivolga alla propria banca tradizionale<br />
che ai nuovi credit funds, le condizioni per ottenere<br />
linee di credito di questo genere sono<br />
ovvie: piani e management credibili, patrimonializzazione<br />
ragionevole. Per il finanziamento<br />
del capitale circolante le opzioni offerte dai<br />
nuovi operatori sono sempre più numerose:<br />
23
COVERSTORY<br />
Nelle foto accanto, Corrado<br />
Passera con tre fra le personechiave<br />
della sua vita: da sinistra<br />
Giovanni Bazoli, presidente<br />
di Intesa San Paolo, la moglie<br />
Giovanna Salza e Mario Monti.<br />
anticipo fatture e factoring di ogni genere”.<br />
E il peer-to-peer?<br />
«E’ un grande mondo che si sta aprendo. Ma<br />
attenzione: non sarà certamente la panacea<br />
di tutti i mali. E i rischi sono grandi per chi si<br />
improvvisa “banchiere”: il credito va maneggiato<br />
con cura. Può far guadagnare, ma anche<br />
infliggere colossali fregature. Una persona che<br />
non è del mestiere non sa necessariamente<br />
valutare il merito di credito di chi gli chiede un<br />
prestito e può farsi affascinare da progetti non<br />
sostenibili o addirittura da veri imbroglioni.<br />
Quando entrammo tra i primissimi in questo<br />
settore come Banca Intesa, attraverso Banca<br />
Prossima, decidemmo che l’istituto avrebbe<br />
offerto ai privati la possibilità di affiancarlo<br />
nell’erogazione di crediti al Terzo Settore, ma<br />
dando loro opportune garanzie: prima di tutto,<br />
almeno metà del finanziamento era assicurato<br />
da noi e ai peer-to-peer che si univano a<br />
noi garantivamo cla difesa del capitale».<br />
Però lei, da ministro, ha autorizzato anche<br />
il crowdfunding per le start-up!<br />
«Sì, ma anche in questo caso alla condizione<br />
che un’operazione di finanziamento, per poter<br />
coinvolgere investitori privati non professionali,<br />
dovesse essere guidata da un investitore<br />
istituzionale professionale che si rendesse<br />
così garante della sostenibilità dell’impegno.<br />
Ecco: tutto questo mondo giovanissimo di<br />
nuovi strumenti sta crescendo e merita attenzione.<br />
Non merita invece fede cieca…».<br />
Cioè va regolato meglio?<br />
«Sì, imponendo un ruolo di guida e tutela sul<br />
peer-to-peer ad operatori professionali, perché<br />
fare credito è un mestiere difficile. Non<br />
basta disintermediare le banche e raccogliere<br />
i soldi direttamente dai cittadini per farlo diventare<br />
facile. Veda, quei 400 miliardi di cattivo<br />
credito che parzialmente o totalmente non<br />
verrà rimborsato, potranno anche essere metabolizzati<br />
dal sistema bancario, ma diecimila<br />
euro persi da una famiglia in un peer-to-peer<br />
incauto possono creare danni irreparabili».<br />
E il microcredito?<br />
«Serve eccome ! In certi paesi - lo sperimentammo<br />
in Malawi - pochi euro possono creare<br />
una piccola economia famigliare di sussistenza.<br />
In Paesi come il nostro il microcredito che<br />
può cambiare in meglio la vita di una famiglia<br />
può prendere forme molto diverse. Per mia<br />
esperienza questi sono per altro i prestiti con<br />
il più basso tasso di sofferenza ».<br />
E come si potrebbe risolvere allora il<br />
problema delle sofferenze, i famosi Npl?<br />
«Con tre decisioni. Innanzitutto, creando una<br />
Borsa trasparente delle sofferenze bancarie<br />
attraverso una migliore informativa ed<br />
emancipandole così dal circolo ristretto in<br />
cui vengono trattate oggi di pochi operatori;<br />
poi incentivando fiscalmente gli operatori<br />
che deconsolidano le sofferenze appostando<br />
adeguati accantonamenti di bilancio; e infine<br />
accelerando le procedure concorsuali ed esecutive<br />
delle imprese in crisi o in fallimento,<br />
anche assumendo e specializzando centinaia<br />
di magistrati in più».<br />
Facile a dirsi.<br />
«Relativamente facile anche a farsi. Ma ci vuole<br />
una classe politica e dirigente in generale<br />
che voglia prendersi la responsabilità di gestire<br />
problemi complessi in maniera strutturale.<br />
È l’approccio che ci vorrebbe per far fare un<br />
salto di produttività al Paese, per liberarci dalla<br />
paralisi burocratica, ecc.ecc. Se però apre i<br />
giornali si accorge che le priorità in Parlamento<br />
e nei partiti sono ben altre !».<br />
Ultimo incubo: il taglio degli organici<br />
bancari. Che fare?<br />
« L’unica cosa da non fare è negare il problema<br />
o pensare che si risolva da solo. Tutte le<br />
innovazioni in atto nel sistema finanziario e<br />
bancario sono gestibili. E’ chiaro però che per<br />
trasformarsi da banca tradizionale in digital<br />
bank servono competenze in parte diverse<br />
dalle attuali, modelli operativi innovativi e un<br />
rapporto tra costi e ricavi diverso da quello di<br />
oggi: serviranno investimenti in formazione,<br />
contratti di lavoro coerenti con la nuova competitività<br />
e interventi di welfare ad hoc. Se si<br />
accetta che i costi operativi superino i ricavi<br />
come si è fatto recentemente in Veneto l’esito<br />
purtroppo è uno solo. Ma bisogna convincersi<br />
che con la Quarta Rivoluzione Industriale nulla<br />
sarà più come prima e che a fronte di tanti<br />
rischi si aprono anche grandi opportunità».<br />
24
COVERSTORY<br />
WIN THE BANK<br />
L’OLIGOPOLIO<br />
INGRASSATO<br />
SULLA RIFORMA<br />
DELLE POPOLARI<br />
Le banche “di territorio”<br />
hanno sempre sostenuto<br />
la crescita dell’economia locale<br />
per ragioni economiche che<br />
i colossi possono trascurare<br />
di Corrado Sforza Fogliani<br />
e Valerio Malvezzi*<br />
Chissà cosa direbbe Luigi Luzzatti, l’economista<br />
che nel 1863 con l’opera “La<br />
diffusione del credito e le Banche popolari”<br />
si rese artefice della successiva nascita<br />
e sviluppo delle banche popolari in Italia, nel<br />
vedere quanto sta succedendo oggi.<br />
La legge del 2015 ormai, quanto a effetti<br />
giuridici e trasformazioni societarie, può<br />
ritenersi ampiamente attuata. Spesso sentiamo<br />
o leggiamo del<br />
fatto che le banche di<br />
territorio sarebbero<br />
un baluardo a difesa<br />
dell’economia locale.<br />
Tale concetto, se non discusso sotto il piano<br />
economico, rischia di diventare soltanto uno<br />
slogan, da usare in qualche contesto politico.<br />
È del tutto fuorviante pensare che le banche di<br />
territorio – tra le quali certamente si iscrivono<br />
a buon diritto le popolari – siano state per oltre<br />
un secolo e mezzo il motore dello sviluppo<br />
dell’economia italiana per un fatto morale.<br />
Come ricordava un altro economista – Adam<br />
NELLA VICENDA DI BANCA ETRURIA E<br />
DELLE ALTRE IN RISOLUZIONE, SOLTANTO<br />
UNA ERA POPOLARE, MA I MEDIA HANNO<br />
DETTO CHE LO ERANO TUTTE<br />
* NELLA FOTO IN ALTO: CORRADO SFORZA FOGLIANI, PRESIDENTE<br />
COMITATO ESECUTIVO BANCA DI PIACENZA, È ANCHE PRESIDENTE<br />
DELL’ASSOCIAZIONE BANCHE POPOLARI ITALIANE E VICE<br />
PRESIDENTE ABI (ASSOCIAZIONE BANCARIA ITALIANA).<br />
QUI A SINISTRA, VALERIO MALVEZZI, CO-FONDATORE DI WIN THE<br />
BANK, È DOCENTE AL MASTER UNIVERSITARIO MUST E DOCENTE<br />
INCARICATO PRESSO IL COLLEGIO UNIVERSITARIO GRIZIOTTI,<br />
UNIVERSITÀ DEGLI STUTI DI PAVIA.<br />
Smith – un secolo prima della loro nascita,<br />
non è dalla benevolenza del macellaio che otteniamo<br />
la carne, ma dal suo saggio di profitto.<br />
Allo stesso modo, le popolari non sono vicine<br />
al territorio perché sono buone o benevolenti,<br />
ma perché hanno convenienza economica<br />
a farlo. Se non entriamo in questo ordine di<br />
idee, al leggere della loro “vicinanza al territorio”<br />
ci verrebbe da chiederci: ma perché, le<br />
altre banche forse non<br />
lo sono?<br />
Solo così si comprende<br />
che le banche<br />
popolari hanno interesse<br />
allo sviluppo del loro territorio, perché<br />
simbioticamente ad esso legate: la crescita<br />
del contesto economico locale migliora il loro<br />
conto economico – ceteris paribus – mentre<br />
il rallentamento lo peggiora. Questo non avviene<br />
affatto nel caso di banche di più grandi<br />
dimensioni, per la semplice ragione economica<br />
che le grandi banche possono in ogni momento<br />
scegliere il mercato degli impieghi più<br />
favorevole, in un contesto<br />
internazionale e<br />
in un mercato allargato,<br />
più coerente con le<br />
aspettative reddituali<br />
dei propri prestatori<br />
di fondi. Le grandi<br />
banche non sono allo<br />
stesso modo interessate alla permanenza in<br />
bonis del territorio e delle aziende che in esse<br />
vi operano. Quindi, la frase “vicinanza al territorio”<br />
viene spesso fuori luogo citata in modo<br />
apodittico, quasi fosse una attitudine sociale o<br />
morale, e non invece – come è – una ragione di<br />
bilanci e di economia.<br />
Recentemente, il pensiero unico internazionale<br />
ha voluto spostare scelte finanziarie dal<br />
mercato immobiliare a quello finanziario. Così<br />
si spiegano scelte fiscali attuate dal Governo<br />
Monti, uomo vicino al mondo delle banche<br />
d’affari internazionali, e continuate dai successivi<br />
governi italiani.<br />
Una cosa è certa: la riduzione del ruolo delle<br />
banche di territorio crea sul mercato una situazione<br />
di oligopolio per le grandi banche.<br />
Si impone allora una domanda retorica: forse<br />
il sistema finanziario, fortemente radicato in<br />
primari organi di informazione italiani, non<br />
aveva – e non ha tuttora – l’esigenza di screditare<br />
in via mediatica il mondo delle banche<br />
bopolari?<br />
Sarà forse un caso, ma delle recenti vicende<br />
delle quattro piccole banche in crisi, sui principali<br />
organi di informazione si continuava<br />
per mesi a parlare di quattro banche popolari,<br />
quando di popolare, in quello sparuto gruppo,<br />
LE FUSIONI VOLUTE DAL DUCE<br />
L’impalcatura giuridica degli<br />
accorpamenti bancari per imposizione<br />
normativa ha un precedente storico<br />
in quella prevista dal governo fascista<br />
con il Regio Decreto Legge n. 269 del<br />
10 febbraio 1927 (convertito in legge n.<br />
2587 il 29 dicembre 1927): il governo<br />
impose un accorpamento delle banche<br />
minori in quelle maggiori, per superare<br />
le presunte debolezze e le inefficienze.<br />
In particolare le Casse di Risparmio<br />
con meno di 5 milioni di depositi furono<br />
costrette alla fusione in quelle più<br />
grandi della stessa Provincia. Queste<br />
ultime inoltre si dovevano federare con<br />
le altre della medesima Regione.<br />
Alla fine del 1928 si potevano già<br />
contare 89 fusioni tra le 204 Casse<br />
operanti solo l’anno prima. La riforma<br />
consentì la trasformazione di questi<br />
istituti in banche ordinarie di deposito,<br />
con nuovi compiti e priorità.<br />
26
se ne contava solo una.<br />
Sarà un altro caso, ma se uno analizza la compagine<br />
societaria di alcuni primari giornali<br />
italiani trova fondi, banche e società finanziarie.<br />
Appare allora indubbio il fatto che il pensiero<br />
unico internazionale abbia un forte radicamento<br />
nel potere mediatico che nella più<br />
parte controlla e monitora quotidianamente.<br />
La gestione miserevole delle banche venete,<br />
trascinata mediaticamente per mesi e mesi,<br />
non può che avere avuto l’effetto di tirare continue<br />
stilettate agli azionisti e risparmiatori.<br />
Come insegnava Einaudi: il capitale ha le gambe<br />
della lepre.<br />
Bene lo sanno coloro che controllano le informazioni,<br />
poiché l’effetto da loro non disdegnato<br />
è quello di uno spostamento dei risparmi,<br />
come infatti sta avvenendo, verso altri lidi<br />
bancari, grazie anche a una normativa europea<br />
– si pensi al Bail In e al Burden Sharing<br />
– compiacente a tale disegno. Parimenti, nel<br />
silenzio assordante del dibattito politico, è<br />
un fatto che il pensiero unico internazionale,<br />
con tali mosse, abbia posto tutte le banche<br />
oggetto di fusione in condizione di essere, nel<br />
breve o medio termine, preda di fondi europei<br />
e americani. Nessuno<br />
ha ancora fatto bene<br />
i conti con quanto è<br />
stato fatto: se qualche<br />
giornalista attento<br />
andasse a verificare, scoprirebbe che i fondi<br />
hanno comprato e detengono il 30% o 40% di<br />
azionariati che – a differenza dell’azionariato<br />
popolare – vota compatto in assemblea, di fatto<br />
governandola.<br />
La stessa campagna mediatica orchestrata per<br />
dimostrare che pochi casi di malaffare siano<br />
estesi a sistema, gioca sui fatti. La stessa mala<br />
informazione che vorrebbe che la politica locale<br />
potesse entrare facilmente nei giochi delle<br />
Banche popolari è contraria al diritto, prima<br />
che al buon senso.<br />
Al diritto, perché nelle popolari non sono<br />
consentite nomine di natura politica, al di<br />
fuori dell’assemblea. Al buon senso, poiché,<br />
a differenza di altrove, vige un regime di voto<br />
capitario.<br />
FONTE: ELABORAZIONE CENTRO STUDI WIN THE BANK<br />
LA RECENTE RIFORMA DELLE POPOLARI<br />
NON È STATA FIRMATA DAL PRESIDENTE<br />
DELLA REPUBBLICA MA DAL PRESIDENTE<br />
DEL SENATO COME SUPPLENTE<br />
Appare non peregrino infine ricordare che la<br />
riforma delle banche popolari voluta dal Governo<br />
Renzi nel 2015 ha un precedente storico,<br />
quanto a impalcatura giuridica, in un Regio<br />
Decreto del 1927. Solo che allora, a Palazzo<br />
Chigi, sedeva tale Mussolini Benito.<br />
Le banche popolari erano espressione del liberalismo<br />
democratico, che a quei tempi – ci<br />
verrebbe da dire anche ai nostri – non era<br />
più di moda. Per tale<br />
ragione la politica dei<br />
tempi privilegiava le<br />
Casse di Risparmio,<br />
come dimostra il sostegno<br />
statale fornito al momento della crisi<br />
di liquidità, successiva alla crisi di Wall Street<br />
del 1929. Molte Banche private si trovarono<br />
prive di liquidità e con code di persone per la<br />
strada, mentre le Casse di Risparmio – dove le<br />
nomine (fasciste) erano previste e stabilite –<br />
venivano finanziate dal Governo.<br />
Le scelte politiche e i modelli economici non<br />
sono mai neutrali.<br />
Qualcuno vuole oggi sostituire una moltitudine<br />
di piccole banche popolari, radicate nel<br />
territorio italiano fatto di piccole imprese, con<br />
una situazione di oligopolio bancario, di certo<br />
gradita al pensiero unico finanziario internazionale,<br />
che vuole un sistema bancario italiano<br />
estero gestito.<br />
Qualcuno dovrà ricordare che resterà nella<br />
52 BANCHE<br />
186 SOCIETÀ FINANZIARIE E STRUMENTALI<br />
5.273<br />
45.000 DIPENDENTI<br />
SPORTELLI<br />
270 MILIARDI DI EURO<br />
TOTALE ATTIVO<br />
6.000.000<br />
CLIENTI<br />
BANCHE POPOLARI<br />
LA FORZA DEI NUMERI<br />
Le Banche Popolari nacquero in Italia<br />
grazie all’economista Luigi Luzzatti,<br />
nel 1863. Secondo i dati ripresi da<br />
Assopopolari, ad oggi le Banche<br />
Popolari sono 52, e diventano 186<br />
se si considerano anche le società<br />
connesse e strumentali. Possono<br />
contare su oltre 6 milioni di clienti e<br />
impiegano circa 48.000 dipendenti,<br />
come si può evincere nella tabella<br />
sotto riportata.<br />
Dal 2015 questo mondo ha subito<br />
una forte modifica attraverso<br />
l’approvazione di una legge che<br />
obbliga le Popolari alla trasformazione<br />
in Società per Azioni al superamento<br />
di un determinato limite dimensionale<br />
(8 miliardi di euro di attivo). Si citano,<br />
ad esempio, la fusione tra Banca<br />
Popolare di Milano e Banco Popolare<br />
di Verona di fine 2016, con la nascita<br />
del Gruppo Banco BPM, e la più<br />
recente acquisizione di Veneto Banca<br />
e Banca Popolare di Vicenza da parte<br />
di Intesa San Paolo.<br />
storia bancaria italiana l’annotazione che la<br />
recente riforma delle popolari, curiosamente,<br />
non sia stata firmata dal Presidente della<br />
Repubblica, ma che il DL sia stato portato alla<br />
firma del Presidente del Senato in carica, in<br />
funzione di supplente. Qualcun altro quindi<br />
dovrà spiegarlo, al buon Luzzatti, come si vogliono<br />
far finire centocinquant’anni di libera<br />
storia dell’economia italiana.<br />
Per info: www.winthebank.com<br />
27
QUI SOPRA IL BORGO CALABRESE STILO<br />
GESTIRE<br />
L’IMPRESA<br />
PICCOLI BORGHI, GRANDI NUMERI<br />
IL TURISMO 2.0 PARTE DAL BASSO<br />
TURISTICA<br />
L’anno scorso l’incoming nei “centri minori” è aumentato e nel <strong>2017</strong>,<br />
eletto “Anno dei Borghi”, il trend prosegue. Ma per spingere il business<br />
ci vogliono leggi di riferimento e una promozione in Rete più adeguata<br />
E’ uno dei pochi settori<br />
dell’economia italiana<br />
a «tirare», stando alle<br />
statistiche: il turismo, in tutte<br />
le sue declinazioni, dal bed<br />
and breakfast al campeggio al<br />
resort a cinque stelle. Merito<br />
delle attrattive del nostro<br />
Paese e del declino di certa<br />
concorrenza. Come sfruttare<br />
questa congiuntura positiva?<br />
Ecco qualche esempio.<br />
30<br />
ELENA DAVID<br />
PER VALTUR IN ARRIVO<br />
PROFITTI DA PASSERELLA<br />
34<br />
PALAZZO SENECA<br />
LA SFIDA VINCENTE<br />
DI VINCENZO BIANCONI<br />
36<br />
GOOGLE GRAND TOUR<br />
MARCO GAY: CHE BELLO<br />
SE L’AVESSIMO FATTO NOI!<br />
Torna a crescere il turismo in Italia, e apre<br />
nuove possibilità di business specie per<br />
le micro imprese. Qualche numero: secondo<br />
le stime Ciset-Ca Foscari, gli arrivi nel <strong>2017</strong><br />
saranno 65 milioni, con una crescita di oltre<br />
il 4% rispetto ai 62,2 milioni del 2016, già in<br />
aumento del 4,3% sull’anno precedente. Per<br />
l’Organizzazione Mondiale del Turismo la<br />
di Riccardo Venturi<br />
QUASI 10 MILIONI DI PERNOTTAMENTI<br />
IN LUOGHI NON FACILI DA RAGGIUNGERE,<br />
RAPPRESENTANO UN FENOMENO POSITIVO<br />
PER L’INTERO COMPARTO NAZIONALE<br />
bilancia turistica dei<br />
pagamenti nel 2016<br />
ha visto un saldo netto<br />
positivo di 13.812<br />
milioni di euro, con<br />
un aumento del 2% sul 2015, e i viaggiatori<br />
stranieri in Italia hanno speso 36.359 milioni,<br />
più 2,3%; cifre destinate a salire nell’anno<br />
in corso. Buono anche l’andamento del<br />
turismo interno, tornato a crescere anche<br />
per i timori legati al terrorismo che penalizzano<br />
diverse destinazioni estere: secondo<br />
Cna, la scelta degli italiani di fare le vacanze<br />
in patria farà crescere quest’estate il comparto<br />
turistico del 6,5%. Un paio di zoom<br />
su questa ripresa permettono di misurare<br />
quanto sono ampi gli spazi per la crescita di<br />
una nuova micro imprenditorialità turistica,<br />
possibilmente 2.0. Il primo, visto che il<br />
<strong>2017</strong> è stato battezzato dal Mibact Anno dei<br />
Borghi, è doverosamente sui borghi, anzi:<br />
sui 271 che fanno parte del Club Borghi più<br />
belli d’Italia. Che la<br />
crescita del turismo<br />
italiano si stia dirigendo<br />
anche verso<br />
questa proposta, che<br />
qualche tempo fa si sarebbe definita di nicchia,<br />
lo dimostrano i numeri, questa volta<br />
dell’Istat: 2,9 milioni di arrivi (erano 2,7)<br />
pari al 2,6% del totale nazionale, con in media<br />
11mila turisti all’anno per borgo, 10,6<br />
milioni di presenze, pari al 2,7% del totale<br />
nazionale e 36mila notti all’anno per borgo.<br />
Vale a dire 10,3 presenze ogni abitante dei<br />
borghi, contro una media Italia di 6,5.<br />
29
GESTIRE L’IMPRESA/TURISMO<br />
Quadro sintetico dei flussi turistici incoming/outgoing<br />
2016 <strong>2017</strong><br />
VALORI ASSOLUTI<br />
IN MIGLIAIA<br />
VAR. % VALORI ASSOLUTI VAR. %<br />
IN MIGLIAIA<br />
Arrivi mondiali in Italia<br />
Arrivi in Italia da 21 paesi<br />
Area mediterranea<br />
Europa centrale<br />
Nord Europa<br />
Extra Europa<br />
Partenze Italiani verso l’estero<br />
62.262 4,3 64.786 4,1<br />
45.207 2,7 46.327 2,5<br />
6.939 2,0 7.054 1,7<br />
22.519 2,5 22.987 2,1<br />
5.895 2,4 5.983 1,5<br />
9.855 4,1 10.303 4,6<br />
22.942 1,9 23.405 2,0<br />
VOGLIAMO CHE<br />
I TURISTI VADANO<br />
IN LUOGHI NON MORTI<br />
MA DOVE C’È GENTE,<br />
MEGLIO I PANNI STESI<br />
ALLE FINESTRE<br />
CHE STRADE<br />
DESERTE E FINTE<br />
FIORELLO PRIMI, PRESIDENTE DE I BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA<br />
Area mediterranea<br />
Europa centrale<br />
Nord Europa<br />
Extra Europa<br />
FONTE: INDAGINE PREVISIONALE UNIVERSITÀ CA’FOSCARI-CISET<br />
13.352 1,9 13.662 2,3<br />
4.172 1,8 4.234 1,5<br />
2.425 3,3 2.477 2,2<br />
2.993 1,2 3.031 1,3<br />
ci sono 100 giovani che hanno aperto bed<br />
and breakfast, stanno ristrutturando case di<br />
montagna. L’altro esempio è al Sud, Stilo, in<br />
Calabria, dove il turismo è molto marginale<br />
nonostante centinaia di migliaia di persone<br />
visitino la cattolica, una delle chiese bizantine<br />
più importanti d’Europa, uno dei simboli<br />
della Calabria. Ma la gente non si fermava.<br />
«La maggior parte dei nostri borghi comincia<br />
a essere conosciuta dal turismo solo<br />
dopo che è entrata nel Club - racconta a <strong>Economy</strong><br />
il presidente del club de “I Borghi più<br />
belli d’Italia” Fiorello Primi - abbiamo avuto<br />
fenomeni anche straordinari, con l’apertura<br />
di decine di attività, dal nuovo bar a nuovi<br />
ristoranti a 6 o 7 B&B, dal giornalaio al parrucchiere<br />
e dietro a<br />
Li abbiamo un po’<br />
GRAZIE AL CLUB DEI BORGHI PIÙ BELLI<br />
questo c’è il lavoro<br />
istruiti, abbiamo<br />
D’ITALIA, I PICCOLI CENTRI SONO RINATI.<br />
degli artigiani che L’ASSOCIAZIONE ISTRUISCE GLI ABITANTI ristrutturato un albergo,<br />
ristrutturano case, SU COME APRIRE ALBERGHI E BOTTEGHE<br />
alcuni giovani<br />
appartamenti. Un<br />
portano con le Api<br />
paio di esempi: uno al nord, in provincia di<br />
Cuneo, Ostana. È un borgo con circa 100 abitanti,<br />
30 anni fa ne aveva 1600, sulle montagne<br />
del Monviso. Si era completamente<br />
spopolato, erano rimasti 15-20 vecchietti.<br />
Siamo andati a inaugurare un albergo, ha<br />
riaperto un negozio di alimentari, è nato<br />
il primo bambino dopo tanto tempo. Ora<br />
la gente che prima arrivava in macchina,<br />
abbiamo riaperto qualche botteguccia e ricreato<br />
la vita nel borgo che stava morendo.<br />
Così sono aumentati i valori immobiliari».<br />
Primi ammette che è così che ci si diverte:<br />
«Noi vogliamo che i turisti vadano in luoghi<br />
non morti ma dove c’è gente, è meglio<br />
avere stese alla finestra le mutande della<br />
30
vecchietta o la tuta dell’operaio piuttosto<br />
che visitare luoghi finti. Quasi 10 milioni<br />
di pernottamenti in luoghi con 1 milione di<br />
abitanti, quasi improbabili dal punto di vista<br />
dell’ubicazione e del come raggiungerli,<br />
rappresentano un fenomeno positivo per la<br />
nazione intera». Quel che emerge dai borghi<br />
è dunque un effetto volano che parte dal turismo<br />
per risollevare, in certi casi resuscitare,<br />
luoghi ormai spenti, dando spazio a tante<br />
attività, compresi quegli alberghi diffusi<br />
che Primi considera la forma di ricettività<br />
più adatta alla realtà dei borghi, che infatti<br />
si è sviluppata da nord a sud in realtà quali<br />
Santo Stefano di Sessanio, Raggiolo, Gangi,<br />
Brisighella. Questo stesso tipo di dinamica<br />
è in corso nella seconda realtà sulla quale<br />
facciamo uno zoom, quella dell’enoturismo.<br />
Ripartiamo dai numeri, quelli della venticinquesima<br />
edizione di Cantine Aperte:<br />
circa 1,1 milioni di enoturisti, il 10% in più<br />
rispetto al 2016, in 800 aziende vitivinicole<br />
in tutta Italia, con decine di migliaia di calici<br />
solidali venduti.<br />
«L’enoturismo può certamente portare nuovi<br />
posti di lavoro e occasioni d’impresa ma<br />
c’è un “piccolo” problema che speriamo venga<br />
risolto presto: non esiste una legge che ci<br />
permetta di fare enoturismo - puntualizza il<br />
presidente del Movimento turismo del vino<br />
Carlo Pietrasanta - non possiamo vendere la<br />
visita della cantina con degustazione, non<br />
possiamo fare una fattura con 50 visite guidate<br />
con degustazione 30 euro a testa uguale<br />
1500 euro. È già capitato che venissero a<br />
fare dei controlli, sono state date delle multe.<br />
Non posso nemmeno farmi un’assicurazione<br />
che se un visitatore inciampa e cade<br />
mi copra l’eventuale danno fisico. In questi<br />
anni ci siamo inventati dei modi sul filo del<br />
rasoio per fare comunque enoturismo, le<br />
aziende che ne hanno avuto possibilità di<br />
farsi un agriturismo lo usano per fare degustazioni,<br />
le più grandi hanno comprato una<br />
licenza per aprire una parte commerciale».<br />
CARLO PIETRASANTA, PRESIDENTE DEL MOVIMENTO TURISMO DEL VINO<br />
Il Ddl enoturismo è in itinere al Senato, si<br />
spera che entro l’autunno possa essere approvato<br />
anche dalla Camera. «Per noi è la<br />
chiave di volta - aggiunge Pietrasanta - fosse<br />
approvato potremmo fare enoturismo con<br />
la e maiuscola, organizzarci, assumere personale.<br />
Abbiamo stimato 4mila cantine che<br />
fanno enoturismo di qualità, se solo quelle<br />
assumessero 2 persone sarebbe già qualcosa<br />
di importante. Le aziende che producono<br />
vino sono 80mila, quindi i numeri potrebbero<br />
essere ben più grandi».<br />
L’ENOTURISMO È UN ALTRO DRIVER<br />
DI CRESCITA, MA PER IL PRESIDENTE DEL<br />
MOVIMENTO BISOGNA VARARE IN FRETTA<br />
LA LEGGE CHE LO DEVE REGOLAMENTARE<br />
Secondo quanto spiega il presidente del movimento<br />
Turismo del Vino «quello di cui c’è<br />
bisogno è la figura dell’addetto alla visita<br />
enoturistica, che abbia competenze da sommelier<br />
e da comunicatore web 2.0, e anche<br />
la capacità di indicare al visitatore quel che<br />
c’è da visitare sul territorio«. «E poi c’è tutto<br />
l’indotto - continua - la nostra associazione<br />
spinge perché si facciano cellule aggregative,<br />
un paio di cantine vicine si uniscono a 4<br />
ristoranti e 2 posti dove dormire, coinvolgono<br />
un palazzo storico, un museo, una villa,<br />
una chiesa: ogni luogo in Italia ha qualcosa<br />
di bello, interessante, curioso da vedere».<br />
CIRCA 1,1 MILIONI<br />
DI ENOTURISTI,<br />
IL 10% IN PIÙ<br />
SUL 2016, ALLA<br />
25ESIMA EDIZIONE<br />
DI CANTINE APERTE<br />
Torna, dunque, il concetto del volano e della<br />
rete, in grado di dare lavoro e di far nascere<br />
tante nuove micro imprese. Manca però<br />
un elemento fondamentale, il carburante: il<br />
web. Un web partecipato, però, che permetta<br />
a tutti di partecipare al racconto.<br />
«Il viaggiatore oggi è diventato un “viaggiautore”,<br />
che condivide in tempo reale non<br />
solo recensioni ma anche foto, emozioni, informazioni,<br />
trasformando consapevolmente<br />
o meno, i suoi viaggi in storie» è l’analisi<br />
dell’esperta Enit di web marketing Roberta<br />
Milano, «le testimonianze spontanee sono<br />
ancora più efficaci della promozione classica,<br />
percepita spesso come autoreferenziale.<br />
La sfida, anche per noi di Enit, sta nel proiettarsi<br />
all’ascolto, nell’individuare queste<br />
storie e nel renderle visibili o consultabili al<br />
maggior numero di persone. Con l’hashtag<br />
#Italianvillages, da noi lanciato a gennaio<br />
insieme alle Regioni in occasione dell’Anno<br />
dei Borghi voluto dal ministro Franceschini,<br />
abbiamo aggregato il racconto di tutti sul<br />
tema Borghi italiani. Abbiamo superato 66<br />
milioni di impression tra Instagram, Twitter<br />
e Facebook e 25mila utenti che stanno<br />
raccontando le meraviglie dell’Italia meno<br />
nota in ogni istante. È solo un esempio dei<br />
diversi e creativi approcci di comunicazione<br />
che devono essere messi in atto per una<br />
promozione davvero efficace».<br />
31
GESTIRE L’IMPRESA/TURISMO<br />
I VALOROSI<br />
ELENA DAVID, LA MODELLA MANCATA<br />
CHE OGGI MANDA IN PASSERELLA<br />
I PROFITTI DELLA “SUA” VALTUR<br />
Per il nuovo a.d. del gruppo turistico-alberghiero la ricetta del rilancio<br />
è «puntare sul bleisure, il mix tra turismo d’affari e divertimento» nel<br />
quale il gruppo vuol diventare leader entro 5 anni: «Siamo una start-up<br />
di 50 anni e stiamo rinascendo poggiando sulle origini»<br />
di Monica Setta<br />
ELENA DAVID È UNA DONNA BELLISSIMA che<br />
da ragazza sognava di fare la modella. Ma la<br />
sua avvenenza fisica, il fascino sfolgorante<br />
che emana mentre parla con quell’accento<br />
toscano così intrigante, suadente, è solo la<br />
facciata. La verità è che lei, laurea in economia<br />
e commercio a Firenze, master alla Ca’ Foscari<br />
di Venezia, alle spalle una carriera di successo<br />
in Starhotels e nella catena alberghiera<br />
UNA Hotels & Resort, fa un mestiere per cui<br />
sembra davvero essere nata. Amministratore<br />
delegato del gruppo Valtur, un brand storico<br />
nel turismo italiano popolare in tutto il<br />
mondo, la David è in cabina di regia dal<br />
dicembre dell’anno scorso eppure ha già<br />
rifondato tutto il sistema seguendo uno<br />
slogan che lei stessa ha coniato, con quella<br />
verve che l’intera business community le<br />
invidia: «la nostra azienda è una start up che<br />
ha compiuto i fatidici 50 anni».<br />
Lei, come rivela in questa intervista esclusiva<br />
ad <strong>Economy</strong>, ha ricordi teneri e bellissimi<br />
della Valtur di ieri. «Ho due figli, Lorenzo che<br />
oggi ha 25 anni e Virginia che ne ha 19. Quando<br />
erano piccoli ho sempre fatto vacanze nei<br />
villaggi», racconta, «avevo la mia secondogenita<br />
piccola quando frequentavo ogni estate<br />
Ostuni, in Puglia, o Simeri in Calabria. D’inverno,<br />
invece, andavamo a Marilleva, in Trentino.<br />
Ho avuto ed ho un marito meraviglioso, ma<br />
quelle vacanze con i bambini che erano affidati<br />
allo staff dei baby club, e durante le quali<br />
potevo finalmente staccare la spina, riposarmi<br />
al mare o in montagna, rimangono indelebili<br />
nella mia memoria di giovane madre<br />
protettiva che, nella vita di tutti i giorni, non<br />
perdeva di vista i propri figli cercando di conciliare<br />
ciò che apparentemente, ancora oggi,<br />
per le donne sembra inconciliabile e cioè lavoro<br />
e famiglia».<br />
Lei dice «siamo una start up che ha mezzo<br />
secolo», dunque, la sfida è innestare il<br />
nuovo sulla solida struttura del passato. Mi<br />
spiega meglio che cosa intende fare?<br />
La parola chiave è “renaissance” ossia rinascere<br />
partendo da quelle che sono le origini<br />
del gruppo Valtur. Lo dico con fisiologico orgoglio:<br />
sono alla guida di un marchio che ha<br />
fatto realmente la storia del turismo in Italia,<br />
anche se negli ultimi tempi forse non si era<br />
sufficientemente adeguato ai cambiamenti<br />
che hanno attraversato il settore. Siamo partiti<br />
subito con il piano di rilancio perché il primissimo<br />
obiettivo è fare profitti, nei prossimi<br />
5 anni vogliamo diventare il brand leader nel<br />
“bleisure” ovvero la nuova tendenza nel turismo<br />
che lega il business al divertimento, al<br />
piacere. Il fenomeno, nato negli USA, si sta diffondendo<br />
anche da noi allargandosi alle fasce<br />
dei manager-viaggiatori.<br />
32
IL 60% DEI<br />
VIAGGIATORI<br />
NEL 2016 HA UNITO<br />
LAVORO E SVAGO<br />
PORTANDOSI LA<br />
FAMIGLIA. IL 30% HA<br />
AGGIUNTO 2 GIORNI<br />
VALTUR IN NUMERI<br />
80 MILIONI DI RICAVI<br />
(+30%)<br />
18 STRUTTURE<br />
4000 POSTI LETTO<br />
100 DIPENDENTI FISSI<br />
* valori 2016<br />
EBITDA 6 (+7%)<br />
Lei mi sta parlando del bleisure traveller<br />
che arriva nelle strutture alberghiere<br />
in giacca e cravatta portandosi dietro<br />
la consorte con il bebè magari nel<br />
passeggino. Secondo il rapporto Bridge<br />
Street Global Hospitality il 60 per cento<br />
dei viaggiatori dell’ultimo anno ha unito<br />
lavoro e divertimento portandosi dietro<br />
la famiglia. Addirittura il 30 per cento ha<br />
aggiunto 2 giorni di vacanza alla trasferta<br />
di lavoro...<br />
Esattamente. Noi siamo i candidati naturali<br />
ad occupare questa fascia di mercato così<br />
vasta perchē abbiamo location fantastiche ed<br />
anche grandi strutture alberghiere per mega<br />
eventi o spazi congressuali. Ci sono aziende<br />
italiane che fino a ieri andavano ad Orlando<br />
per le loro convention mentre da domani possono<br />
utilizzare uno dei nostri villaggi risparmiando<br />
ad esempio sui viaggi. Ovviamente<br />
questo significa allungare l’apertura dei villaggi<br />
perché il turismo congressuale si fa sulle<br />
spalle della stagione. Il nostro paese consente<br />
di avere il sole anche ad aprile, abbiamo una<br />
tradizione unica sul terreno enogastronomico<br />
dunque possiamo superare il concetto<br />
“classico” della settimana di ferie in agosto.<br />
Questo significa che chi prenota in Valtur<br />
può arrivare o ripartire quando vuole<br />
senza la rigidità della classica settimana?<br />
Proprio così. Per raggiungere questo obiettivo,<br />
appena arrivata in Valtur, ho scardinato<br />
il format della rigidità dei 7 giorni con arrivi<br />
o partenze strettamente codificati. Già da<br />
adesso si arriva o si riparte quando si vuole.<br />
Ci sono famiglie che vogliono magari regalarsi<br />
un lungo weekend senza la permanenza<br />
dal lunedì alla domenica, è giusto andare<br />
incontro da parte nostra a queste esigenze.<br />
Dobbiamo puntare sulla capacità di ricevere,<br />
accogliere, indovinando possibilmente in anticipo<br />
i gusti della nostra clientela.<br />
Allungamento della stagione, turismo<br />
congressuale con coda di piacere o<br />
divertimento, ottima cucina, animazione,<br />
servizi perfetti. Ma i prezzi? Cambieranno<br />
le tariffe magari corrette al rialzo a fronte<br />
di tanti optional?<br />
Assolutamente no, la nostra “scontistica” è<br />
una tradizione confermata: il primo figlio di<br />
una famiglia tipo di 4 persone è gratis fino ai<br />
14 anni mentre il secondo paga la metà. Resta<br />
il fatto che prima si prenota, più si guadagna.<br />
Ecco perchè ho introdotto un’altra<br />
novità. Il catalogo della prossima estate 2018<br />
sarà pronto, diffuso già a settembre insieme<br />
a quello invernale perchè se qualcuno volesse<br />
farlo, potrebbe regalarsi sotto l’albero la<br />
33
GESTIRE L’IMPRESA/TURISMO<br />
I VALOROSI<br />
vacanza dell’estate successiva con un forte<br />
risparmio sui prezzi. Le tariffe rimangono<br />
competitive perché anche se i villaggi si stanno<br />
trasformando in “Resort” la nostra offerta<br />
Valtur deve essere articolata sulla molteplicità<br />
delle tasche degli italiani.<br />
Per chi invece vuole qualche benefit in più?<br />
Certo, se chi viene in Valtur vuole avere qualche<br />
benefit in più come l’ombrellone in prima<br />
fila, il tavolo prenotato al ristorante, può<br />
tranquillamente acquistare l’upgrading attraverso<br />
la carta “Gold” . Per il resto, abbiamo<br />
un’offerta che ha pochi competitors, fondata<br />
su una fortissima animazione, sulla cucina<br />
mediterranea di qualità o sulle strutture alberghiere.<br />
Puntiamo moltissimo sul web,<br />
tutto diventa “social”, ma Valtur, per come la<br />
conoscono coloro che la frequentano da anni,<br />
non cambia pelle. Pare comunque che la nuova<br />
offerta piaccia, visto che le prenotazioni<br />
lievitano, e in alcuni casi siamo già sold out.<br />
È stata nominata solo nello scorso mese<br />
di dicembre, ma appena arrivata è stato<br />
subito exploit. Le succede qui quanto già era<br />
accaduto in Starhotels dove aveva iniziato a<br />
lavorare nel 1990 fino a diventare direttore<br />
generale oppure in UNA Hotels&Resort<br />
che lei ha guidato con grandissimi successi<br />
dal 2000. Brava! Ma... come fa?<br />
Se glielo dico, non ci crederà (ride divertita,<br />
NdR). Il mio asso nella manica? Mio marito<br />
Maurizio, lui lavora in General Electric, siamo<br />
sposati da oltre 25 anni ma ci vogliamo bene<br />
come il primo giorno. Maurizio è un siciliano<br />
dal carattere forte e tenero che ha sempre<br />
fatto sì che io restassi con i piedi per terra.<br />
Sono una donna determinata, ambiziosa,<br />
profondamente diligente, ma quello che ho,<br />
glielo assicuro, me lo sono meritato. Come diceva<br />
lady Margaret Tatcher, non dite che sono<br />
stata “solo” fortunata, ho anche e soprattutto<br />
lavorato sodo”.<br />
A che cosa ha rinunciato per fare carriera?<br />
Sicuramente ho perso qualcosa della crescita<br />
dei miei figli, la sera tornavo a casa distrutta<br />
dalla stanchezza, volevo solo dormire, eppure<br />
restavo con i miei ragazzi, sicura che nelle ore<br />
precedenti avevano avuto una guida formidabile,<br />
il loro padre. Da manager perfezionista,<br />
puntigliosa, non ho mai lasciato a metà una<br />
riunione, sono quella che lavora di più ma<br />
il mio modello è servito a mia figlia Virginia<br />
per capire che i successi si conquistano con<br />
l’impegno. Ho sempre vissuto del mio lavoro<br />
senza mai montarmi la testa se le cose andavano<br />
bene. Sono rimasta, pur facendo di<br />
professione la manager, una donna ed una<br />
mamma normale.<br />
Che cosa fa quando non lavora? So che da<br />
ragazza voleva fare la modella... va in giro<br />
per sfilate?<br />
Sì, è vero, volevo fare la modella perchè mi era<br />
facile farmi fotografare, restavo naturale davanti<br />
all’obiettivo, anche oggi non mi imbarazza.<br />
Ovviamente è un sogno giovanile, in realtà<br />
ho sempre immaginato di fare ciò che faccio.<br />
Quando stacco, mi piace fare piccoli lavoretti<br />
all’uncinetto. Mi rilassa, mi svuota la mente<br />
dai mille pensieri. Poi cammino molto, cerco<br />
di non rinunciare mai alla mia ora di passeggiata<br />
a passo sostenuto, non sono una grande<br />
cuoca ma riesco ad organizzare con piacere<br />
le cene insieme agli amici. Ho introdotto il<br />
criterio “solidale” secondo il quale ognuno<br />
porta una pietanza, ci si diverte molto. Non<br />
vado in giro per sfilate, però amo la moda. Fra<br />
le mie griffe preferite, essendo siciliana al 50<br />
per cento, c’è Dolce & Gabbana, ma non sono<br />
schiava di niente, né del tailleur da manager<br />
né del tacco o della scollatura. Cavalco le normali<br />
tendenze della moda, mi vesto seguendo<br />
l’istinto senza clichè. Amo leggere, ascoltare<br />
la musica, Tiziano Ferro sempre, tutto, e poi<br />
mi piace il cinema. Vuol sapere qual è l’ultimo<br />
film che ho visto? È stato “Wonder woman”,<br />
forse per ispirarmi... poi non scriva che non<br />
sono autoironica o spiritosa.<br />
34
IO SONO COSÌ E LA MIA BANCA LO SA.<br />
> BANKING > INVESTIMENTI > CONSULENZA > TRADING
GESTIRE L’IMPRESA/TURISMO<br />
LA CASE HISTORY<br />
Palazzo Seneca,<br />
la passione<br />
che si fa strada<br />
tra le macerie<br />
La storia straordinaria<br />
dell’albergo Relais & Châteaux<br />
umbro, capolavoro di restauro<br />
conservativo antisismico, riaperto<br />
senza danni dopo il terremoto<br />
di Riccardo Venturi<br />
SOPRA UN INTERNO DI PALAZZO SENECA, A DESTRA L’IMPRENDITORE VINCENZO<br />
BIANCONI E NELLA PAGINA ACCANTO UN ESTERNO DELL’ALBERGO UMBRO<br />
Ci sono strutture simbolo la cui riapertura<br />
dopo un evento catastrofico<br />
come un terremoto ha la capacità<br />
di trascinare con sé l’intera comunità di<br />
cui fanno parte, avviando o meglio consolidando<br />
un percorso collettivo di rinascita.<br />
È il caso dell’Hotel Relais & Châteaux Palazzo<br />
Seneca di Norcia, che ha riaperto a fine<br />
aprile, 9 mesi dopo il sisma che ha duramente<br />
colpito la cittadina umbra, facendo<br />
crollare tra l’altro gran parte della Basilica<br />
di San Benedetto. In realtà l’Hotel, grazie<br />
agli importanti lavori strutturali durati 7<br />
anni in seguito al terremoto del 1997, non<br />
ha subito alcun danno dal sisma dello scorso<br />
23 agosto, ma è stato comunque chiuso<br />
perché in pieno centro storico, a pochi passi<br />
dalla piazza di San Benedetto, all’interno<br />
della zona rossa. La prima notizia è proprio<br />
questa: l’Hotel Palazzo Seneca dimostra che<br />
quando si investe in sicurezza, i danni dei<br />
terremoti possono essere prevenuti. «Palazzo<br />
Seneca risale al Cinquecento. Abbiamo<br />
svuotato tutte le volte a crociera dell’epoca,<br />
le abbiamo scaricate del peso lasciandone<br />
intatta la bellezza, agganciandole ai solai<br />
rifatti. Siamo andati a rivedere le fondazioni,<br />
e abbiamo fatto un’opera di palificazione<br />
della struttura per essere più sicuri» spiega<br />
a <strong>Economy</strong> Vincenzo Bianconi, con il fratello<br />
Federico sesta generazione di una famiglia<br />
che fa ristorazione e ospitalità a Norcia dal<br />
1850: e chi si occupa di architettura nelle<br />
zone sismiche farebbe<br />
bene a prendere<br />
appunti. «Abbiamo<br />
rifatto il grande soffitto<br />
in legno e fatto<br />
tutti gli intonaci armati con la rete metallica<br />
da parete a parete. Inoltre abbiamo mantenuto<br />
la struttura originaria degli spazi<br />
interni, fatta di tante piccole sale: spesso<br />
l’errore che si fa è voler fare grandi saloni,<br />
il che comporta un forte alleggerimento della<br />
tenuta dei solai, perché vengono meno le<br />
tramezzature. Insomma abbiamo mantenuto<br />
la maglia storica del palazzo, non indebolendola<br />
ma rafforzandola» dice Bianconi.<br />
BIANCONI: «ABBIAMO SCARICATO DEL<br />
PESO LE VOLTE A CROCIERA DEL ‘500,<br />
LASCIANDONE INTATTA LA BELLEZZA,<br />
E AGGANCIANDOLE AI SOLAI RIFATTI»<br />
La cura adottata per il restauro dice molto<br />
di questo hotel Relais & Châteaux, l’anno<br />
scorso inserito dal Sunday Telegraph tra i<br />
10 più speciali della italian countryside, più<br />
di recente tra i 5 finalisti del premio Hotel<br />
of the year dal prestigioso network Virtuoso,<br />
15mila travel agent globali del segmento<br />
lusso. «L’Hotel of the year è un premio che<br />
viene assegnato anche in base all’impatto<br />
sulla comunità per<br />
l’evoluzione di un<br />
turismo di qualità.<br />
Normalmente va a<br />
strutture che si trovano<br />
in località emergenti, grandi alberghi<br />
che cambiano l’economia di quei luoghi.<br />
Norcia dopo il terremoto è dunque vista da<br />
Virtuoso come una destinazione emergente,<br />
ed è stato riconosciuto il ruolo di Palazzo<br />
Seneca, un ruolo di rilancio di un turismo<br />
di alta qualità» dice soddisfatto Bianconi.<br />
Un percorso che è iniziato con la riapertura<br />
di fine aprile: «sono arrivati dagli Stati<br />
Uniti apposta per noi sei tour operator del<br />
36
segmento lusso con i loro più alti dirigenti,<br />
per verificare lo stato di Norcia e della struttura,<br />
e capire quali esperienze turistiche è<br />
possibile confezionare. Sono stati 3 giorni e<br />
oltre a gratificarci con la loro presenza hanno<br />
sperimentato in prima persona quel che<br />
i loro ospiti possono provare; da lì a breve<br />
sono arrivate le proposte di contratto fino al<br />
2018». Tra i protagonisti di questo rilancio<br />
internazionale figura un tal San Benedetto:<br />
«l’85% dei monaci di Norcia è americano,<br />
una comunità molto attiva, giovane e dinamica<br />
che continua a intrattenere rapporti<br />
stretti con i luoghi da cui provengono. San<br />
Benedetto è un personaggio straordinario,<br />
e Norcia è un luogo simbolico ora più che<br />
mai dei valori fondanti della cultura occidentale,<br />
portati avanti dai benedettini» dice<br />
Bianconi.<br />
Che l’Hotel Palazzo Seneca abbia un ruolo<br />
che va al di là di quello meramente turistico<br />
lo dimostra il fatto che alla sua riapertura<br />
ha mandato un messaggio il Presidente del<br />
Consiglio Paolo Gentiloni, salutandola come<br />
«una tappa importante nel percorso di ricostruzione<br />
e di rilancio dell’economia locale»,<br />
e ha partecipato di persona il ministro<br />
della Giustizia Andrea Orlando. Vincenzo<br />
Bianconi è anche presidente dell’associazione<br />
I love Norcia, nata con una precisa<br />
volontà di rinascita: «Vogliamo diventare<br />
una comunità migliore di quel che eravamo<br />
prima del terremoto. Proprio perché le cose<br />
andavano bene, fino al 23 agosto dell’anno<br />
scorso avevamo poca visione strategica<br />
del futuro, non solo a breve ma anche a 20<br />
anni. Il terremoto ci ha regalato il tempo per<br />
pensare al futuro, per capire il presente e gli<br />
errori fatti. Cercheremo di cogliere il positivo<br />
per crescere, risolvere i problemi urbanistici<br />
ed essere più virtuosi, basandoci sui<br />
valori fondanti della sostenibilità sociale e<br />
ambientale». Bianconi e I love Norcia non si<br />
limitano alle dichiarazioni d’intenti: hanno<br />
messo a punto progetti concreti e pronti a<br />
partire: «Vogliamo coinvolgere la memoria<br />
storica, che è quella dei nostri cittadini<br />
più maturi, di tante produzioni eccellenti<br />
che negli anni si sono perse: la loro ripresa<br />
può rappresentare la vera innovazione. Un<br />
paio di esempi: i testi storici attestano che<br />
Norcia è stata la prima in Italia a coltivare<br />
le uve Pecorino. Negli anni ‘50 c’erano moltissime<br />
vigne, poi pian piano abbandonate,<br />
non c’è mai stato un approccio alto al vino.<br />
Vogliamo partire anche con alcuni progetti<br />
di piccole aziende di allevamento diretto di<br />
maialini allo stato brado, cinturello nero e<br />
cinghiato, per rilanciare una norcineria di<br />
altissima qualità che possa competere con<br />
i migliori prosciutti spagnoli».<br />
Chef stellato<br />
sedotto<br />
dal coraggio<br />
Valentino Palmisano è il nuovo chef del<br />
Vespasia, il ristorante stellato dell’Hotel<br />
Palazzo Seneca. Ha lasciato la Locanda<br />
dell’hotel Ritz Carlton di Kyoto per buttarsi<br />
nell’avventura del rilancio di un locale,<br />
pur prestigioso, nel cuore di un borgo<br />
duramente colpito dal terremoto. Una<br />
scelta non facile. «Dopo tre anni e mezzo<br />
di Giappone e, prima, quasi 4 di Cina,<br />
ho sentito che era venuto il momento di<br />
cambiare. Proprio in quel periodo sono<br />
stato contattato dalla famiglia Bianconi.<br />
Federico e Vincenzo, nel loro coraggio e<br />
nella loro follia, mi sono piaciuti: riaprire<br />
una struttura che<br />
non ha nessun<br />
danno, ma si trova<br />
comunque in un<br />
borgo associato<br />
in questo<br />
momento al terremoto, è una cosa molto<br />
coraggiosa» racconta Palmisano. «Sono<br />
venuto a Norcia per visitare il borgo e la<br />
struttura, e ho visto un coraggio in questi<br />
due ragazzi che mi ha spinto ad accettare<br />
la proposta. Anche perché negli anni ho<br />
molto utilizzato l’immagine dell’Italia per la<br />
mia carriera professionale all’estero e mi<br />
sembrava giusto restituire qualcosa». La<br />
spinta decisiva per la scelta di Palmisano<br />
è venuta però dal coraggio della gente<br />
di Norcia: «Sono arrivato nel giorno in<br />
cui c’era anche Gentiloni, che ha fatto un<br />
discorso nella zona delle tendostrutture.<br />
Federico e Vincenzo avevano portato<br />
lì un corner di food, e ho incontrato un<br />
sacco di gente di Norcia. Sono rimasto<br />
impressionato da come queste persone<br />
non si siano lasciate abbattere dal<br />
terremoto. Fosse successo da un’altra<br />
parte, non ho riscontri e spero non<br />
succeda mai, forse la gente si sarebbe<br />
lasciata abbattere» dice Palmisano.<br />
Invece a Norcia nessuno si è abbattuto,<br />
e lo chef campano si è convinto: «Qui<br />
invece di lamentarsi la gente mi diceva:<br />
ormai il terremoto è finito, possiamo<br />
solo ricominciare e fare Norcia più bella<br />
di prima. La capacità di vedere in una<br />
catastrofe del genere la possibilità di fare<br />
meglio è qualcosa che ti disarma proprio.<br />
Mi sono detto: devo venire a lavorare<br />
in questo posto, io ci voglio essere. È la<br />
verità, è andata proprio così».<br />
37
GESTIRE L’IMPRESA/TURISMO<br />
“<br />
Il Grand Tour<br />
di Google?<br />
Ora l’Italia<br />
lo faccia suo<br />
Legittimo rammaricarsi<br />
che il bel video sul nostro Paese<br />
non sia nato da noi ma da Big G.<br />
Adesso però diamoci da fare<br />
e sfruttiamolo al meglio<br />
Un tempo il Grand Tour era privilegio<br />
di pochi. Partivano per un viaggio in<br />
Italia alla ricerca di quella ispirazione<br />
che ha rivoluzionato il mondo. Oggi Google<br />
reinventa il Grand Tour, ma questa volta l’invito<br />
è per tutti.”<br />
Così recita la voce narrante nel video con cui<br />
Big G lancia il suo nuovo prodotto, il Grand<br />
Tour d’Italia. E se ci fossero ancora dubbi in<br />
proposito, ci fa capire che sì, se “Italia” fosse<br />
un brand sarebbe davvero il terzo al mondo.<br />
Osservando questo lancio ho provato diversi<br />
sentimenti: orgoglio, certamente; meraviglia,<br />
è inevitabile di fronte a tanta bellezza; stupore,<br />
e qui ho dovuto riflettere. Mentre vedevo<br />
scorrere davanti a me quelle immagini meravigliose,<br />
quel montaggio perfetto, e ascoltavo<br />
quelle parole così giuste, così azzeccate, ho<br />
capito che lo stupore veniva da una domanda<br />
che mi ronzava in testa: “Perché non lo abbiamo<br />
fatto noi?”. Questa domanda non nasce in<br />
nessun modo da un retrogrado protezionismo<br />
o dalla rivendicazione di italianità a tutti<br />
i costi, ma semplicemente da una riflessione:<br />
L’AUTORE, MARCO GAY,<br />
E’ VICE PRESIDENTE<br />
ESECUTIVO DIGITAL MAGICS.<br />
QUI SOPRA, UN “FRAME” DEL VIDEO DI GOOGLE SUL GRAND TOUR D’ITALIA. NELLA PAGINA ACCANTO, DALL’ALTO, I FONDATORI DI GOOGLE<br />
GEOFFREY BRIN E LARRY PAGES (GETTY IMAGES) ED ALTRI FRAME DAL VIDEO.<br />
quando si parla di innovazione la capacità di<br />
fare sistema e di integrare digitale e Made in<br />
Italy dovrebbero diventare rapidamente una<br />
realtà e non, come spesso accade, un racconto.<br />
Così mi è venuta in mente una lunga serie di<br />
motivi per cui avremmo potuto - e forse dovuto<br />
- farlo noi, qui ve ne riporto cinque:<br />
1.L’ECONOMIA DELLA CULTURA: secondo<br />
l’Organizzazione Mondiale del Turismo l’Italia<br />
è al 5° posto su scala mondiale per capacità<br />
attrattiva con più di 48 milioni di arrivi<br />
internazionali. Sembra un numero enorme,<br />
eppure non è abbastanza. Una nazione che ha<br />
il maggior numero di siti nella lista UNESCO<br />
dei patrimoni dell’umanità (51 su 1052) ha<br />
certamente molto margine per salire in classifica.<br />
Soprattutto se pensiamo che, secondo<br />
il World Travel and Tourism Council, la nostra<br />
industria turistica vale circa 67 miliardi di<br />
euro l’anno – che corrisponde a circa il 4% del<br />
PIL - e questo senza considerare l’indotto. Numeri<br />
che ci parlano di un fenomeno potenzialmente<br />
di massa, come ci ricorda giustamente<br />
Google quando dice “l’invito è per tutti”, e che<br />
nei suoi grandi numeri esprime un potenziale<br />
economico ancora tutto da scoprire;<br />
2.IL VALORE PER L’INDOTTO MADE IN<br />
ITALY: per un paese con un tasso di disoccu-<br />
pazione generale che supera l’11%, quello<br />
giovanile che supera il 35% e un PIL che stenta<br />
a crescere in maniera robusta, l’economia<br />
della cultura e il suo indotto possono essere<br />
una salutare boccata d’ossigeno. Un indotto<br />
che non è solo ospitalità e ristorazione, ma è<br />
entrate nei musei, acquisti e, perché no, possibili<br />
investimenti. Questo in un’ottica sistemica:<br />
una rete di offerta che deve integrare - per<br />
essere efficace - l’ospitalità, l’offerta culturale<br />
e di svago e la nostra produzione (manifatturiera<br />
e di servizi) di eccellenza. Invogliare il<br />
viaggiatore a restare più a lungo, a spendere<br />
di più e a far venire in Italia, grazie al racconto<br />
di una esperienza positiva, quante più persone<br />
possibile nella sua cerchia di vita;<br />
3.L’ECONOMIA DIGITALE: non basta il<br />
“bello e ben fatto”, serve anche il “semplice”.<br />
Quando mi trovo all’estero mi aspetto di poter<br />
prenotare la visita museale in un click, di<br />
spostarmi da una città all’altra acquistando<br />
tutti i biglietti online, vedermi offrire pacchetti<br />
di attività ragionati e tailor made in base ai<br />
miei interessi e al tempo che ho a disposizione,<br />
usufruire di informazioni e assistenza<br />
rapidamente e in tutte le principali lingue:<br />
ecco, qui il digitale è determinante. Ricordiamoci<br />
infatti che non ci si sposta solo per<br />
le vacanze estive o invernali. Ci spostiamo per<br />
lavoro – sia per periodi brevi che lunghi – per<br />
38
necessità o per opportunità. E quindi le esigenze<br />
(e la nostra volontà e capacità di spesa)<br />
variano lungo uno spettro più ampio, che<br />
solo grazie al digitale e ai mezzi che mette a<br />
disposizione per la raccolta di informazioni e<br />
preferenze possiamo processare per mettere<br />
a disposizione strumenti di risposta efficaci<br />
ed efficienti;<br />
4.IL SOFT POWER: “è la capacità di influenzare<br />
gli altri per ottenere i risultati desiderati<br />
attraverso l’attrazione piuttosto che la<br />
coercizione o il pagamento. Il soft power di un<br />
paese poggia sulle sue risorse culturali, valoriali<br />
e politiche.” Termine coniato Joseph Nye,<br />
professore ad Harvard, e da allora entrato<br />
nel dibattito politico, sottolinea l’importanza<br />
proprio di ciò di cui siamo più ricchi: cultura<br />
e valori. Se da un lato è evidente come quelle<br />
americana e anglosassone siano le culture<br />
imperanti, dall’altro è proprio da loro che<br />
possiamo imparare come valorizzare al massimo<br />
la nostra ricchezza culturale. Arte, cultura,<br />
storia, moda e design attraverso musica,<br />
cinema, TV e digitale: il nostro sforzo deve<br />
tendere alla diffusione sempre più ampia -<br />
con canali sempre nuovi e tarati sui target di<br />
riferimento – dell’italian way of life;<br />
5.LE OPPORTUNITÀ PER I GIOVANI: con tutte<br />
le startup, le imprese giovani e innovative<br />
che si occupano di turismo a 360° e cultura,<br />
sarebbe un importante punto di partenza se<br />
le Istituzioni lanciassero una call for innovation<br />
per selezionare le migliori idee. Data<br />
analyst, big data architect, sviluppatori mobile,<br />
specialisti di SEO e SEM, e-reputation<br />
manager e copywriter, sono solo alcune delle<br />
figure che potrebbero trovare nell’industria<br />
della cultura un’opportunità di crescere e<br />
contribuire all’attrattività e alla brand reputation<br />
del nostro paese. Nell’ultimo decennio<br />
la mappa geoeconomica del mondo ha cambiato<br />
aspetto, nuovi paesi sono cresciuti a<br />
ritmi forsennati, nuovi mercati sono diventati<br />
attrattivi, una fetta importante della popolazione<br />
mondiale si è arricchita ed è disposta<br />
a spendere. L’industria della cultura non ri-<br />
NON È IMPORTANTE,<br />
IN FONDO, CHI<br />
ABBIA SVILUPPATO<br />
IL VIDEO, CIÒ CHE<br />
CONTA È CHI AVRÀ<br />
LA LUNGIMIRANZA DI<br />
COSTRUIRGLI ATTORNO<br />
UN SISTEMA<br />
solverà da sola il problema della disoccupazione,<br />
non genererà il 50% del nostro PIL e<br />
non ci farà diventare una nazione che basa la<br />
propria economia solo sull’arte e l’ospitalità.<br />
Il nostro è un paese industriale, e su questo<br />
fonda la propria ricchezza. Ma sarebbe miope<br />
non cogliere lo straordinario potenziale di<br />
crescita, benessere e occupazione che a tutti<br />
i livelli – ed in settori che nemmeno ancora<br />
immaginiamo! - deriverebbe da un serio investimento<br />
in questo ambito e quale driver per<br />
lo sviluppo economico sarebbe se colto come<br />
un fattore su cui investire.<br />
E quindi sì, mi sono domandato a lungo perché<br />
il Grand Tour d’Italia non è nato da una<br />
call for innovation Made in Italy. Poi però<br />
mi sono risposto che sostituirsi a Google, se<br />
non impossibile, sarebbe stato quantomeno<br />
inefficiente. Non è importante, in fondo, chi<br />
l’abbia sviluppato, ciò che conta è chi avrà<br />
la lungimiranza di sfruttarlo al massimo e di<br />
costruirgli attorno un sistema di opportunità<br />
e successi. Chi collaborerà, unirà gli sforzi, e<br />
penserà in questa ottica quando si realizzeranno<br />
nuovi prodotti che rappresentano il<br />
nostro paese. Spero sarà l’Italia a fare tutto<br />
questo, spero saremo noi.<br />
39
GESTIRE<br />
L’IMPRESA/SUD<br />
Puntare i riflettori sul Sud, in<br />
un momento in cui l’annosa<br />
Questione Meridionale sembra<br />
sparita da tutte le agende<br />
politiche e di governo, non è<br />
una scelta dettata dal caso.<br />
<strong>Economy</strong> ha deciso di farlo,<br />
anche per provare a smuovere<br />
le acque. E lo ha fatto a modo<br />
suo: dando voce, da un lato,<br />
all’economia che, malgrado<br />
tutto, si muove. E dall’altro,<br />
cercando di capire cos’è che<br />
affligge le imprese stagnanti<br />
45<br />
IL SINDACO<br />
IL RACCONTO DI DE MAGISTRIS:<br />
NAPOLI CRESCE MA VA AIUTATA<br />
48<br />
L’IMPRENDITORE<br />
LA DENUNCIA DI CALLIPO: QUI SI<br />
MUORE DI MAFIA E BUROCRAZIA<br />
50<br />
IL GIUDICE ANTIMAFIA<br />
L’ANALISI DI FRANCO ROBERTI:<br />
“CORRUZIONE VERO NEMICO”<br />
IL MEZZOGIORNO CHE NON PIANGE<br />
HA FRETTA DI DIVENTARE GRANDE<br />
Corrono, innovano, esportano. Nei trasporti, nel food, nella moda, c’è un Sud<br />
che non t’aspetti, fatto di grandi e medie imprese che crescono come quelle<br />
del Nord. E ora puntano dritte all’espansione. Magari con l’aiuto della Borsa<br />
Non sono tante quanto potrebbero e dovrebbero<br />
essere ma non sono neanche<br />
pochissime, come ci ricorda la Fondazione<br />
Ugo La Malfa con il suo rapporto annuale.<br />
E, sorprendentemente, hanno performance<br />
perfino superiori a<br />
quelle delle più agguerrite<br />
concorrenti<br />
del Centro e del Nord.<br />
Si tratta delle grandi<br />
e medie imprese industriali del Sud che, percepite<br />
e raccontate come eccezioni, sfidano<br />
geografia e luoghi comuni per affermarsi in<br />
Italia e all’estero con le caratteristiche dei<br />
campioni.<br />
di Alfonso Ruffo<br />
NON SONO MOLTE MA NEMMENO POCHE,<br />
PER TROVARLE SCORRETE GLI ELENCHI<br />
DELLA PIATTAFORMA ELITE E DEI<br />
CONTRATTI DI SVILUPPO INVITALIA<br />
ALFONSO RUFFO, GIORNALISTA<br />
HA LAVORATO PER LE REDAZIONI<br />
ECONOMICHE DEL GIORNALE DI<br />
NAPOLI E NAPOLI OGGI. È STATO<br />
COFONDATORE E DIRETTORE<br />
RESPONSABILE DE “IL DENARO”<br />
Operano nei settori più diversi e sono accomunate<br />
dalla voglia matta di emergere, aumentare<br />
la dimensione aziendale, uscire dai<br />
confini nazionali o consolidare la presenza<br />
all’estero, migliorare l’organizzazione e la<br />
qualità dei prodotti.<br />
Non per niente è possibile<br />
ritrovarle per la<br />
maggior parte sulla<br />
piattaforma Elite promossa<br />
da Confindustria e Borsa Italiana per<br />
presentare al mercato finanziario le realtà<br />
più dinamiche e promettenti o negli elenchi<br />
dei contratti di sviluppo gestiti da Invitalia<br />
che sotto la guida di Domenico Arcuri si afferma<br />
come partner decisivo per chi abbia<br />
importanti progetti d’investimento. (E ancora<br />
di più lo sarà quando diventerà operativa<br />
la Banca del Mezzogiorno acquisita di recente<br />
dalle Poste).<br />
<strong>Economy</strong> ne propone qui una carrellata senza<br />
alcuna pretesa scientifica e avvertendo<br />
41
GESTIRE L’IMPRESA/SUD<br />
fin da subito che la galleria sarà per forza<br />
di cose incompleta. Promettendo, però, che<br />
ci saranno nuove occasioni per riempire<br />
i buchi e offrire ai lettori una panoramica<br />
quanto più viva e realistica possibile del<br />
gran fermento che c’è sotto un’apparente<br />
calma piatta. Basta sollevare il velo dell’indifferenza<br />
per scoprire una riserva di energia<br />
che, con molta buona volontà e un po’ di<br />
coraggio, potrebbe dare un impulso decisivo<br />
alll’assetto economico del Paese.<br />
Non ha certo bisogno di presentazioni il<br />
gruppo Grimaldi che con 120 navi è un colosso<br />
armatoriale tra i più affermati al mondo.<br />
Sotto l’impulso di Manuel, suo fratello<br />
Gianluca, il cognato Diego Pacella, i figli<br />
Guido ed Eugenio, l’azienda napoletana ha<br />
fatto dell’innovazione la sua carta vincente<br />
e nonostante le dimensioni acquisite non si<br />
stanca di sfornarne di nuove. Oggi è alle prese<br />
con un brevetto rivoluzionario nel campo<br />
della propulsione: batterie al litio in grado<br />
di ricaricarsi durante la navigazione quasi<br />
azzerando ogni forma d’inquinamento.<br />
All’evoluzione digitale si sta dedicando la<br />
Getra - due stabilimenti in provincia di Caserta<br />
- specializzata nella realizzazione di<br />
trasformatori elettrici di grande potenza<br />
che alimentano, solo per fare qualche esempio,<br />
la City di Londra e a Dubai il grattacielo<br />
più alto del mondo (il Burj Khalifa). Il suo<br />
patron Marco Zigon, di terza generazione<br />
mentre con le figlie Ludovica e Claudia si affaccia<br />
la quarta, è stato di recente nominato<br />
Cavaliere del Lavoro ed è entrato nel Consiglio<br />
superiore della Banca d’Italia.<br />
Sulla frontiera della ricerca si colloca anche<br />
la Magaldi di Salerno che, leader mondiale<br />
nel campo della movimentazione di materiale<br />
ad alta temperatura e costruttore di<br />
oltre mille impianti sparsi per il globo, si sta<br />
ora concentrando sulla capacità della sabbia<br />
come accumulatore di energia solare. Se dovesse<br />
rivelarsi corretta l’intuizione del titolare<br />
Mario, imprenditore-inventore al pari<br />
dei suoi avi, si risolverebbe il principale problema<br />
dell’energia termica che non andrebbe<br />
più dispersa e potrebbe essere utilmente<br />
LE AZIENDE BENEFICIARIE DEI CONTRATTI DI SVILUPPO...<br />
In totale, su 555<br />
domande presentate, di<br />
cui 442 provenienti dal<br />
Mezzogiorno, Invitalia<br />
ha finanziato finora 76<br />
contratti di sviluppo, 61<br />
al Sud e 15 nelle Regioni<br />
del Centro Nord. Gli<br />
interventi riguardano<br />
in 45 casi lo sviluppo<br />
industriale, soprattutto<br />
con riferimento alle<br />
industrie alimentare,<br />
chimica, farmaceutica e<br />
automotive, settori che<br />
evidentemente trovano<br />
nella combinazione di<br />
contributi a fondo perduto<br />
e finanziamenti agevolati<br />
offerta dai contratti di<br />
sviluppo uno strumento<br />
adeguato a sostenere<br />
grandi investimenti.<br />
Il secondo ambito di<br />
intervento è quello<br />
della trasformazione<br />
di prodotti agricoli, con<br />
21 contratti di sviluppo,<br />
seguito dal turismo (9) e,<br />
con un solo investimento,<br />
MANUEL GRIMALDI, GUIDA DI GRIMALDI GROUP<br />
PER L’ELENCO COMPLETO SCANSIONA IL QR CODE OPPURE<br />
CONTINUA A LEGGERE SUL SITO:<br />
www.economymag.it<br />
dal commercio. Le<br />
agevolazioni concesse<br />
ammontano finora a un<br />
miliardo e 428 milioni<br />
di euro, per un totale<br />
degli investimenti pari a<br />
2 miliardi e 807 milioni<br />
di euro in tutta Italia.<br />
Nello specifico l’elenco<br />
aggiornato delle aziende<br />
destinatarie delle<br />
agevolazioni comprende:<br />
GRIMALDI: LA NUOVA<br />
SFIDA È AZZERARE<br />
L’INQUINAMENTO<br />
NELLA NAVIGAZIONE<br />
rilasciata un po’ alla volta.<br />
Inarrestabile il cammino della Adler-Peltzer<br />
di Paolo Scudieri che partendo dalla<br />
nativa Ottaviano ha inaugurato nei giorni<br />
scorsi a Bratislava, con i figli Achille e Luca,<br />
il sessantaquattresimo stabilimento di un<br />
impero presente in ventitrè Paesi con sette<br />
siti di ricerca, 13mila dipendenti e un fatturato<br />
di un miliardo e mezzo nella progettazione<br />
e produzione di componenti per il<br />
sistema dei trasporti (in particolare dell’automotive<br />
e dell’aeronautica) avendo per<br />
clienti anche Ferrari, Porsche, Audi, Rolls<br />
Royce, Agusta, Alenia, Boeing, Bombardier.<br />
Attraverso la sua holding Angelo Investments,<br />
Vito Pertosa è attivo in Puglia<br />
nell’autodiagnostica ferroviaria e nel segnalamento<br />
(MerMec), nell’aerospazio e nella<br />
costruzione di satelliti (Sitael), nella produzione<br />
di aerei ultraleggeri in fibra di carbonio<br />
(Blackshape). È l’unica realtà italiana<br />
ad aver partecipato con la Nasa al laboratorio<br />
spaziale mobile conosciuto come Mars<br />
Rover Curiosity per l’esplorazione di Marte.<br />
Consolidate e quasi parallele le esperienze<br />
della Seda e della Laminazione Sottile.<br />
Entrambe leader nei rispettivi settori di<br />
appartenenza, cartotecnica e fogli di alluminio,<br />
hanno avuto un fondatore geniale – rispettivamente<br />
Salvatore D’Amato e Guido<br />
Moschini – e sono state ampliate in una<br />
dimensione internazionale da due coppie di<br />
fratelli – Antonio e Gianfranco, Massimo<br />
e Luca – che le gestiscono con indiscutibile<br />
42
profitto.<br />
Più piccoli ma non per questo meno interessanti<br />
i casi tecnologici di Coelmo e<br />
Graded-Grastim. La prima realizza gruppi<br />
elettrogeni: dai piccoli generatori per imbarcazioni<br />
a sofisticati marchingegni a fini<br />
militari. Fondata nel primo Dopoguerra da<br />
Mario Monsurrò, l’azienda è oggi amministrata<br />
e sviluppata anche sul piano internazionale<br />
dal figlio Marco. Nata con il padre<br />
Lucio per installare impianti di riscaldamento,<br />
la seconda realtà è oggi diventata<br />
una Energy Saving Company attiva oltre i<br />
confini nazionali grazie al lavoro dei fratelli<br />
Vito e Federico Grassi. Nel ricco settore<br />
dell’alimentazione<br />
spicca senz’altro la<br />
Besana di San Gennaro<br />
Vesuviano che,<br />
guidata da Pino e<br />
Riccardo Calcagni (padre e figlio), coordina<br />
una galassia di duemila aziende agricole<br />
in Italia e all’estero per produrre e vendere<br />
frutta secca ed essiccata in 100 milioni di<br />
confezioni l’anno.<br />
Qui il campo è molto largo e accoglie un<br />
nutrito gruppo d’imprese che stanno conoscendo<br />
una stagione di successi dentro<br />
e fuori casa. C’è La Doria di Angri, in provincia<br />
di Salerno, colosso della lavorazione<br />
di derivati del pomodoro, sughi, succhi e<br />
bevande, governata da Antonio Ferraioli<br />
e unica azienda industriale al Sud a essere<br />
quotata a Piazza Affari. Troviamo la Kimbo<br />
dei fratelli Alessandra, Paola e Mario Rubino<br />
che nel caffè sono secondi in Italia solo<br />
LA SALERNITANA “LA DORIA”,<br />
COLOSSO DEI SUGHI, SUCCHI E BEVANDE,<br />
È L’UNICA AZIENDA DEL SUD<br />
A ESSERE QUOTATA A PIAZZA AFFARI<br />
alla Lavazza e conducono un’attività promozionale<br />
molto spinta che va dalla Scala di<br />
Milano al Calcio Napoli. E che, in un gioco di<br />
contaminazioni, ha lanciato con la Fabbrica<br />
della Pasta di Gragnano – gestita dai fratelli<br />
Ciro, Antonino, Marianna e Susanna<br />
Moccia – i fusilli al gusto di caffè.<br />
Presenze di valore si riscontrano anche<br />
nell’acqua minerale con due tra le più conosciute<br />
e apprezzate compagnie che si riforniscono<br />
nell’alto casertano da fonti molto<br />
vicine: la Ferrarelle di Carlo Pontecorvo<br />
(Riardo) e la Lete di Nicola Arnone (Pratella).<br />
La prima sta ampliando la gamma<br />
dei marchi che oggi contempla Vitasnella,<br />
Boario, Natìa, Santagata,<br />
Evian e l’ultimo<br />
arrivato Fonte Essenziale<br />
con proprietà<br />
curative riconosciute<br />
dal ministero della Sanità. La seconda è<br />
l’acqua ufficiale della Nazionale di calcio<br />
italiana e, quello che più conta per il pubblico<br />
locale, della squadra del Napoli di cui è<br />
sponsor storico.<br />
A Benevento, più precisamente a Montesarchio,<br />
sorge il complesso che dà vita all’Olio<br />
Dante oggi disponibile in numerose versioni<br />
comprese quella con vitamine per aggiungere<br />
benessere al piacere della tavola.<br />
Un’intuizione del patron Biagio Mataluni<br />
che ha realizzato un processo verticale integrando<br />
tutte le fasi della produzione. Sui<br />
vini ci sarebbe da scrivere un’antologia. Per<br />
tutti accendiamo i riflettori sulla cantina a<br />
conduzione familiare Argiolas, vicino a Ca-<br />
...E LE IMPRESE DA ELITE<br />
ABRUZZO<br />
Elco<br />
Giplast Group<br />
RAICAM INDUSTRIE<br />
Proel<br />
Walter Tosto<br />
BASILICATA<br />
Elco<br />
Giplast Group<br />
RAICAM INDUSTRIE<br />
Proel<br />
Walter Tosto<br />
CAMPANIA<br />
Harmont & Blaine<br />
Pianoforte Holding<br />
Svas Biosana<br />
Tecnocap<br />
Industrial<br />
KOCCA<br />
Nuceria Adesivi<br />
Ciro Paone<br />
Antony Morato<br />
Piazza Italia<br />
Coelmo<br />
Euroflex<br />
Proma<br />
Shedir Pharma<br />
Feger<br />
La Fiammante - ICAB<br />
Com Cavi<br />
Pastificio di Martino Gaetano & F.lli<br />
Bucci<br />
Cartesar<br />
Casco<br />
Liguori<br />
Bioplast<br />
Bit4id<br />
Giaguaro<br />
Mecar<br />
PUGLIA<br />
Zanzar<br />
GTS Holding<br />
Ladisa<br />
COG<br />
Divella<br />
Italia Living<br />
Finsea<br />
Farmalabor<br />
SARDEGNA<br />
Argiolas<br />
DA SINISTRA: GIANLUCA ISAIA DELL’OMONIMA AZIENDA DI FASHION. MARCO ZIGON, PATRON DI GETRA, LEADER NELLA PRODUZIONE<br />
DI TRASFORMATORI ELETTRICI E MAURIZIO MARINELLA, DEUS EX MACHINA DELLA CELEBERRIMA AZIENDA PRODUTTRICE DI CRAVATTE<br />
SICILIA<br />
Plastica Alfa<br />
Fratelli Damiano & C.<br />
SIM<br />
Irritec<br />
Sicily by Car<br />
Mosaicoon<br />
43
GESTIRE L’IMPRESA/SUD<br />
A lato, da destra Pasquale Natuzzi,<br />
re delle poltrone e dei divani,<br />
il giovane startupper Ugo Parodi<br />
Giusino e Vito Pertosa, presidente<br />
del gruppo MerMec<br />
gliari, tre bicchieri del Gambero rosso, dove i<br />
fratelli Franco e Giuseppe su intuizione del<br />
padre Antonio preparano il famoso Cannonau.<br />
Nella patria della pizza non può mancare il<br />
numero uno delle farine e infatti il Molino<br />
Caputo di Carmine e Antimo, padre e figlio,<br />
ne lavora per tutti i gusti e tutti gli usi (compresa<br />
la variante per celiaci) organizzando<br />
ogni anno a Napoli la più grande manifestazione<br />
dedicata al settore, il Pizzafest, e animando<br />
a New York un’accorsata scuola per<br />
pizzaioli.<br />
A Matera, in Basilicata, si sta affermando<br />
con sempre maggiore convinzione il biscottificio<br />
Di Leo che, fondato nel 1860, è stato<br />
tra i primi a eliminare tra gli ingredienti<br />
l’olio di palma e usare quello di mais per<br />
volontà dell’intraprendente amministratore<br />
Pietro. In Puglia e Basilicata è secondo nelle<br />
vendite alla sola Barilla ed è presente con le<br />
sue confezioni negli store che Eataly ha nel<br />
mondo.<br />
Sempre a Matera cresce la Bawer di Pasquale<br />
Lorusso, tra l’altro presidente degli<br />
industriali lucani, specializzata nella produzione<br />
e commercializzazione di accessori in<br />
acciaio nei settori automotive, medicale e<br />
museale.<br />
Resiste con qualche complicazione il re dei<br />
salotti Pasquale Natuzzi che quotò l’azienda<br />
di poltrone e divani alla Borsa di New<br />
York già nel 1993. Cresciuto come leader<br />
mondiale di settore, il gruppo è oggi impegnato<br />
in un programma di ristrutturazione<br />
ma è sempre un punto di riferimento per l’economia<br />
del territorio a cavallo tra la Puglia<br />
e la Basilicata.<br />
Molto interessante il profilo della Gias che<br />
in provincia di Cosenza produce surgelati.<br />
Fondata negli anni Settanta da Antonio Tenuta,<br />
per la qualità dei suoi prodotti l’azienda<br />
fu notata dalla Findus che ne diventò il<br />
primo cliente. Nascono qui i Quattro salti in<br />
padella e la Zuppa del casale. Oggi l’impresa<br />
è gestita dalla figlia Gloria che si presenta<br />
GRAZIE A BRAND COME ATTOLINI,<br />
KITON, MARINELLA E DE CRISTOFARO<br />
LA CITTÀ DI NAPOLI SI CONFERMA CAPITALE<br />
MONDIALE DEL FASHION UOMO<br />
con una laurea in Economia e commercio<br />
presa a Bologna e un master negli Stati Uniti.<br />
Tra i tanti possibili esempi di realtà virtuose<br />
si affaccia in Sicilia quello di Mosaicoon,<br />
piattaforma di produzione e distribuzione<br />
di video per il web che agli International<br />
Business Award di un paio di anni fa è stata<br />
riconosciuta come miglior impresa innovativa<br />
d’Europa per poi assicurarsi anche il<br />
Premio Demattè come Private Equity of The<br />
Year. Fondata da un giovanissimo Ugo Parodi<br />
Giusino con un investimento iniziale<br />
Qui a lato, da sinistra<br />
Paolo Scudieri,<br />
numero uno<br />
della Adler Group<br />
con sede a Ottaviano (Na).<br />
A destra,<br />
Pasquale Lorusso<br />
amministratore unico<br />
di Bawer e presidente<br />
degli industriali<br />
lucani<br />
di 10mila euro, la start up fu subito notata<br />
dal fondo Vertis di Amedeo Giurazza che<br />
apprestò i primi finanziamenti per la crescita.<br />
Oltre che a Palermo, dov’è nata, oggi<br />
è presente a Roma, Milano, Madrid, Londra,<br />
Seoul, Nuova Delhi, Singapore.<br />
Un discorso a parte meritano abbigliamento<br />
e accessori che in campo maschile hanno a<br />
Napoli la capitale mondiale. Un raggruppamento<br />
di firme come Attolini, Kiton e Isaia<br />
per gli abiti, Marinella per le cravatte, Finamore<br />
e Barba per le camicie, Tramontano<br />
per le borse, De Cristofaro per le calzature,<br />
Ascione per il corallo è difficile ritrovarlo<br />
altrove. Riuniti fino a qualche anno fa nel<br />
consorzio Napoli Crea per affrontare insieme<br />
e con più efficacia i mercati internazionali,<br />
gli imprenditori hanno poi sciolto il<br />
sodalizio senza per questo far venir meno i<br />
rapporti di collaborazione e talvolta di amicizia.<br />
Prosegue il cammino del bassotto di<br />
Harmort & Blaine, nel cui capitale è entrato<br />
il fondo Clessidra, e si fanno apprezzare<br />
i marchi Antony Morato, Kocca e Silvian<br />
Heach.<br />
Si arricchisce di un nuovo capitolo la storia<br />
imprenditoriale delle famiglie Cimmino e<br />
Carlino che sotto l’ombrello di Pianoforte<br />
Holding (il 10 per cento è d’Intesa Sanpaolo)<br />
gestiscono tre marchi di grande impatto<br />
come Yamamay per l’intimo, Carpisa per<br />
la valigeria e Jaked per l’abbigliamento tecnico<br />
sportivo. Forte di milletrecento negozi<br />
in cinquanta Paesi, Pianoforte progetta uno<br />
sbarco in grade stile in Cina ed ha lanciato<br />
proprio in questi giorni un nuovo concetto<br />
di punto vendita chiamato Carpisa Go e dedicato<br />
all’argomento del viaggio.<br />
44
LE ISTITUZIONI GESTIRE L’IMPRESA/SUD<br />
Napoli cresce,<br />
malgrado<br />
l’assenza<br />
dello Stato<br />
Bilancio risanato, turismo<br />
rilanciato, nuova occupazione:<br />
il primo cittadino illustra il “new<br />
deal” di una città che ora però<br />
pretende l’aiuto del governo<br />
di Susanna Messaggio<br />
HA LASCIATO LA TOGA PER INDOSSARE LA FASCIA.<br />
Quella tricolore da sindaco della sua città.<br />
Oggi l’ex magistrato Luigi De Magistris è l’uomo<br />
che vorrebbe rilanciare una volta per tutte<br />
Napoli, puntando sulla parte “sana” della<br />
città e sulle sue risorse infinite e non sempre<br />
valorizzate.<br />
Sindaco, spiegando perché non ha potuto<br />
presenziare al centenario dell’Unione<br />
Industriale, ha avuto parole di apprezzamento<br />
per l’imprenditoria. Cosa può fare il<br />
Comune per agevolare le imprese e, indirettamente,<br />
arginare la piaga della disoccupazione?<br />
Abbiamo lavorato molto in questi anni per<br />
creare in città le condizioni per occasioni di<br />
sviluppo e di investimenti, e per creare lavoro<br />
nell’ambito della libera concorrenza: lavoro<br />
non più inteso come privilegio ma come diritto.<br />
Vogliamo essere vicini agli imprenditori<br />
e contrastare i “prenditori” di soldi pubblici,<br />
quelli che attraverso il rapporto con la politica<br />
in modo clientelare, si accaparravano finanziamenti<br />
per poi fare i propri interessi e<br />
non certo quelli pubblici. I dati ci danno ragione<br />
perché l’imprenditoria napoletana, quella<br />
talentuosa, quella competente e passionale,<br />
sta investendo sempre più nella nostra città<br />
ed è davvero tanto il lavoro che si sta creando<br />
attraverso il brand Napoli.<br />
Pensa che il futuro dell’area di Bagnoli<br />
potrà riservare anche buone opportunità<br />
all’imprenditoria, alle professioni e, di<br />
conseguenza, all’occupazione?<br />
Assolutamente sì. Stiamo per raggiungere un<br />
risultato storico: un accordo con il Governo<br />
nazionale che porterà alla bonifica e alla rigenerazione<br />
urbana, a una nuova Bagnoli fatta<br />
di paesaggio, di nuova imprenditoria, di natura,<br />
di archeologia industriale, di lavoro, di<br />
case sostenibili dal punto di vista ambientale<br />
e di un lungomare straordinario. Ormai ci siamo<br />
e questo grazie anche alla determinazione<br />
della nostra Amministrazione.<br />
IL NOSTRO OBIETTIVO È SOSTENERE<br />
GLI IMPRENDITORI E CONTRASTARE<br />
I “PRENDITORI” DI SOLDI PUBBLICI<br />
CHE FANNO SOLO I LORO INTERESSI<br />
È in atto un innegabile boom turistico a<br />
Napoli: pensa di poter aiutare la città a<br />
mettere a frutto questa domanda creando<br />
nuovi posti di lavoro stabili?<br />
È già così. Napoli sta vivendo una stagione<br />
turistica che non c’era mai stata. Mai abbiamo<br />
avuto tante presenze di qualità e così<br />
continuative, anche senza grandi eventi come<br />
l’Expo. Oggi si sceglie Napoli, ed abbiamo il<br />
tutto esaurito nei momenti clou, ma ci sono<br />
forti presenze tutto l’anno. Grazie all’industria<br />
turistico-culturale, stiamo creando<br />
migliaia di posti di lavoro anche tra le fasce<br />
deboli che prima non trovavano una strada e<br />
che ora posso trovare un lavoro con onestà e<br />
dignità.<br />
Il bilancio del Comune è molto migliorato<br />
ma non è ancora in equilibrio: cos’altro potrà<br />
fare in tal senso la sua giunta?<br />
Posso dire che abbiamo risanato i conti del<br />
Comune. Quando abbiamo cominciato ad<br />
amministrare, c’erano sostanzialmente una<br />
città e un Comune fallito. Aziende partecipate<br />
sull’orlo dell’abisso. Mi proposero di licenziare<br />
migliaia di persone e di mettere sul mercato<br />
servizi essenziali. Malgrado normative<br />
nazionali che non ci hanno aiutato, anzi ci<br />
hanno ulteriormente strangolato dal punto di<br />
vista finanziario, oggi grazie alla razionalizzazione<br />
della spesa, all’aumento della capacità<br />
di riscossione, alla trasparenza con cui governiamo<br />
e alla partecipazione dei cittadini che<br />
hanno anche saputo fare dei sacrifici, possiamo<br />
dire che il bilancio del comune è corretto<br />
e trasparente. Certo, non navighiamo nell’oro.<br />
Non abbiamo adeguate risorse economiche<br />
e questo perché le politiche dei governi centrali<br />
degli ultimi anni non hanno sostenuto le<br />
autonomie ed hanno discriminato le città del<br />
Mezzogiorno e Napoli in particolare.<br />
45
GESTIRE L’IMPRESA/SUD<br />
I VALOROSI<br />
Pippo Callipo:<br />
«Al Sud, diritti<br />
trasformati<br />
in “favori”»<br />
L’ex presidente di Confindustria<br />
Calabria e patron dell’industria<br />
conserviera si scaglia contro il<br />
trittico “burocrazia-malapoliticamafia”<br />
che soffoca l’impresa<br />
di Francesco Condoluci<br />
NON LO HANNO FERMATO NEMMENO I COLPI di<br />
pistola: sei nel 2004, undici lo scorso anno.<br />
Indirizzati contro il resort di famiglia e contro<br />
i suoi stabilimenti a Maierato, area industriale<br />
di Vibo Valentia, ultimo avamposto<br />
della Calabria più profonda, quella che, per<br />
omogeneità geografiche, sociali e ambientali,<br />
oggi sembra più vicina all’Africa che all’Europa.<br />
Non lo hanno fermato le difficoltà: quelle<br />
che, al primo intoppo, a queste latitudini<br />
hanno portato centinaia, migliaia forse, di<br />
altre aziende al fallimento, alla chiusura delle<br />
linee produttive, alla consegna nelle mani di<br />
un altro padrone: la<br />
‘ndrangheta e i suoi<br />
stakeholder, mascherati<br />
da professionisti<br />
e imprenditori. Non lo<br />
ferma la paura, quella che ogni giorno, quando<br />
esce di casa o vi fa ritorno, lo fa girare di<br />
scatto per guardarsi alle spalle. No, Pippo Callipo<br />
no, lui non molla di un millimetro. Anzi.<br />
Qualche settimana fa, nel giorno del suo<br />
71esimo compleanno, racconta di aver rimesso<br />
a lucido la targhetta che aveva fatto affiggere<br />
anni fa su tutti i suoi stabilimenti. «C’è<br />
scritto “Io resto in Calabria”, l’ho fatta fare nel<br />
2010, dopo aver subìto la prima intimidazione.<br />
Sotto la scritta è incisa la mia firma: Pippo<br />
Callipo. Dopo sette anni, la targhetta si era<br />
un po’ sbiadita. Così l’ho fatta fare nuova, in<br />
CON UNA CRESCITA DEL 5% NEL 2016<br />
E L’11% DELLA PRODUZIONE ESPORTATA<br />
NEL MONDO, LA CALLIPO È UNA DELLE<br />
POCHE IMPRESE CALABRESI COMPETITIVE<br />
modo che nessuno possa pensare che anche<br />
il mio impegno civile, in questi anni, si è sbiadito».<br />
Con cento anni di storia alle spalle, un<br />
presente che parla di fatturati che sfiorano i<br />
50 milioni di euro e un futuro con ampi margini<br />
di crescita, la Callipo Conserve Alimentari,<br />
leader nel mercato del tonno e dei prodotti<br />
ittici di alta fascia, è la plastica rappresentazione<br />
di una straordinaria eccezione: fare impresa<br />
ad alti livelli al Sud, in Calabria, si può.<br />
Ma a che prezzo, cavalier Callipo?<br />
Al prezzo di riuscire a vivere nella legalità,<br />
a fare di tutto per<br />
rispettare le regole<br />
imposte dallo Stato e<br />
dalla società, a resistere<br />
alla tentazione<br />
di avvicinarsi alla ‘ndrangheta per avere facilitazioni.<br />
Io, se ho un problema di natura<br />
“ambientale”, mi rivolgo ai carabinieri. Non<br />
conosco altri indirizzi. È questo che cerco di<br />
insegnare ai miei figli e a tutte le persone che<br />
mi circondano. A resistere alle sirene dei suggerimenti<br />
“amichevoli” che ti consigliano di<br />
fare in un certo modo perché “così si arriva<br />
prima”. Le ante dei miei armadi sono di vetro,<br />
non ho scheletri. È per questo che posso permettermi<br />
il lusso di dire cose anche scomode.<br />
Perchè sono un uomo libero.<br />
E i rischi? Le frustrazioni imprenditoriali?<br />
I rimpianti per una crescita che altrove forse<br />
avrebbe potuto essere più importante?<br />
I rischi fanno parte del gioco. Ho scelto di rimanere<br />
a fare impresa in Calabria e sono perfettamente<br />
consapevole che, se non ti pieghi a<br />
certe logiche, questo rappresenta un rischio.<br />
Non nascondo di temere per la mia incolumità,<br />
dopo quello che m’è successo in passato.<br />
Ma non mi sento un eroe, penso di fare solo<br />
il mio dovere. Rimpianti professionali? Non<br />
ne ho: ho mandato avanti un’azienda, fondata<br />
dal mio bisnonno, che oggi, malgrado tutto,<br />
è un’eccellenza italiana. Lo dicono i numeri,<br />
non io. Negli anni, al core-business delle<br />
conserve, abbiamo aggiunto investimenti<br />
sul turismo, lo sport, le attività ricettive, i<br />
servizi di consulenza. E tutto questo senza<br />
mai venir meno alla filosofia aziendale della<br />
“qualità innanzitutto”, intesa come prodotti<br />
ma anche come clima in azienda e approccio<br />
nei confronti dei dipendenti. Per noi questa è<br />
una pietra miliare. Ci ha permesso di superare<br />
la crisi riuscendo persino ad aumentare il<br />
fatturato. Nei momenti difficili, non abbiamo<br />
abbassato la qualità. Anzi, gli standard sono<br />
sempre stati crescenti. E il consumatore, alla<br />
fine, ci ha premiato.<br />
Il vostro però, resta un modello aziendale<br />
di successo pressoché unico, in Calabria…<br />
Vuol sapere perché? Perché la più grande<br />
virtù che deve possedere un imprenditore<br />
48
AZIENDE IN CRISI<br />
FAGOCITATE DALLA<br />
‘NDRANGHETA.<br />
LA CALABRIA STA<br />
MORENDO E I POLITICI<br />
NON FANNO NULLA<br />
calabrese, o del Sud, in generale, non è tanto<br />
il coraggio, ma il riuscire a stare lontano da<br />
certe logiche. Prendiamo la stretta del credito<br />
bancario che ha finito per rafforzare l’attività<br />
di usura dei clan. Con il danaro dato in prestito,<br />
la ‘ndrangheta entra nelle aziende e piano<br />
piano se ne impadronisce. Quando il piccolo<br />
imprenditore non riesce a pagare, i mafiosi<br />
prima entrano con delle quote nei pacchetti<br />
societari e poi le rilevano per intero. È il loro<br />
modo di entrare nell’economia legale, imponendo<br />
anche i loro fornitori.<br />
Io lo denuncio da 20 anni, ormai, che in Calabria<br />
il trittico “malapolitica, burocrazia,<br />
‘ndrangheta” soffoca l’economia. Tenersi fuori<br />
da questo circolo infernale è difficilissimo.<br />
Conosco tanti imprenditori che per riuscire<br />
a farsi liquidare un mandato di pagamento<br />
dalla Pubblica Amministrazione, si sono dovuti<br />
rivolgere al politico locale, divenendone,<br />
di fatto, schiavi, in termini di consenso politico.<br />
Ho visto tante aziende fallire perché non<br />
riuscivano ad incassare quanto gli spettava.<br />
Qui, “i diritti” vengono trasformati in “favori”.<br />
Una regola che vale per le imprese, ma<br />
anche per il malato che, per farsi visitare in<br />
ospedale senza dover aspettare mesi e mesi,<br />
deve raccomandarsi al politico o al mafioso.<br />
È un sistema completamente marcio, nel quale<br />
mancano le condizioni minime di legalità.<br />
Quelli che avevano provato a cercare di cambiare<br />
le cose, come Monsignor Bregantini, l’ex<br />
vescovo di Locri che s’era battuto per dare<br />
lavoro ai giovani sottraendoli alla manovalanza<br />
criminale, sono stati in qualche modo<br />
allontanati. Spero non succeda la stessa cosa<br />
con magistrati di valore come Nicola Gratteri<br />
e Federico Cafiero De Raho. Come si dice in<br />
latino? “Promoveatur ut amoveatur”? Ecco,<br />
spero non vada così anche per loro.<br />
Dunque, non è solo la mafia il principale<br />
ostacolo allo sviluppo economico del Sud?<br />
La mafia e chi oggettivamente la fiancheggia.<br />
Vede, qualche anno fa coniai un’espressione<br />
che è stata ripresa molte volte dalla stampa:<br />
“la mafia con la penna”. Mi riferivo alla burocrazia<br />
malata. È quella che per farti liquidare<br />
un mandato di pagamento o farti ottenere una<br />
licenza, ti fa passare dalla politica. Ed è questo<br />
che scoraggia gli investitori. Altrove c’è più rispetto<br />
per le imprese: qui se non sottostai, o ti<br />
sparano o ti rendono la vita impossibile. Pensi<br />
che, giusto qualche giorno fa, davanti alla<br />
sede di Confindustria a Vibo Valentia, hanno<br />
abbandonato del liquido infiammabile. Io, e<br />
pochi altri come me, siamo innamorati della<br />
nostra terra, e resistiamo. Ma un imprenditore<br />
che viene da fuori, secondo lei, ha voglia di<br />
far fronte a tutto ciò? Dall’altra parte invece,<br />
c’è la maggioranza dei calabresi che continua<br />
a incassare, prendere bastonate e non reagire,<br />
preferendo affidarsi al padrone di turno.<br />
In sostanza: la Calabria è una terra irrimediabilmente<br />
perduta?<br />
No. Non voglio e non posso crederci. Ci sono<br />
anche esempi incoraggianti: penso al costruttore<br />
edile Gaetano Saffioti che ha denunciato<br />
e fatto arrestare i suoi estorsori e da allora<br />
vive nel suo cantiere-bunker a Palmi, ma continua<br />
a testimoniare la necessità di ribellarsi<br />
alla mafia. No, il cambiamento prima o poi avverrà,<br />
ne sono certo, ma ci vorranno generazioni.<br />
Spero solo che la Calabria e la sua economia<br />
riusciranno a resistere fino ad allora.<br />
Anni fa s’era candidato a governatore. Se<br />
fosse stato eletto cosa avrebbe fatto? Quali<br />
sono cioè le politiche pubbliche necessarie<br />
a uscire da questa impasse drammatica?<br />
Nel mio programma avevo inserito pochi e<br />
semplici punti. Le priorità della Calabria. La<br />
prima riguardava la riorganizzazione della<br />
Regione, in termini di uffici e risorse umane.<br />
Quindi l’utilizzo ottimale dei fondi europei: ce<br />
ne sono tantissimi a disposizione ma non si<br />
riesce a far partire i bandi e dare risorse alle<br />
imprese. Poi ritenevo, e ritengo tuttora, che<br />
occorre potenziare le vie di comunicazione.<br />
Hanno appena inaugurato la nuova Salerno-Reggio<br />
Calabria, ribattezzata “Autostrada<br />
del Mediterraneo”: peccato che il giorno<br />
dopo, per andare a Cosenza, ho fatto 40 km a<br />
senso unico perché, sull’altra carreggiata, c’erano<br />
ancora lavori in corso. In pratica, hanno<br />
tolto le transenne per far venire il ministro a<br />
tagliare il nastro, e poi le hanno rimesse.<br />
In tutti i casi, le pare che la gente si fa 2mila<br />
km per venire in macchina al mio resort a<br />
Pizzo Calabro? Qui, più che sull’autostrada,<br />
bisogna lavorare sul Porto di Gioia Tauro, che<br />
avrebbe dovuto diventare il motore economico<br />
del Mezzogiorno e oggi rischia di chiudere,<br />
e sugli aeroporti per rilanciare il turismo.<br />
E poi bisogna rifare le strade extraurbane,<br />
quelle che sembrano mulattiere. Intere aree<br />
dell’entroterra oggi stanno morendo a causa<br />
dell’isolamento. Chi va più in Sila o a Soveria<br />
Mannelli? Nessuno. Ma i nostri politici non<br />
se ne occupano. Sono muti, inerti. Pensano<br />
solo allo strapuntino da farsi dare dai Palazzi<br />
romani. Del resto, per mantenere lo status di<br />
benefattori, hanno tutto l’interesse a lasciare<br />
la Calabria nella sacca dei bisogni. Sa cosa ha<br />
scritto il poeta dialettale Nicola Giunta della<br />
classe dirigente calabrese? “Nani sunnu, e<br />
vonni a tutti nani”. Nani sono loro e vogliono<br />
che anche tutti gli altri siano nani. C’è bisogno<br />
di aggiungere altro?<br />
49
GESTIRE L’IMPRESA/SUD<br />
L’INTERVISTA<br />
LE IMPRESE AL SUD VANNO<br />
LIBERATE DALLA CORRUZIONE,<br />
LA NUOVA LUPARA DEI CLAN<br />
Intervista esclusiva al Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti,<br />
che spiega come è cambiato il rapporto tra criminalità e aziende<br />
e come si può liberare l’economia soffocata del Mezzogiorno<br />
di Francesco Condoluci<br />
LA MAFIA OGGI NON<br />
SPARA, CORROMPE.<br />
E ALTERA LA LIBERA<br />
CONCORRENZA<br />
“DESERTIFICAZIONE INDUSTRIALE, DISOC-<br />
CUPAZIONE INCONTROLLABILE, SOTTOSVI-<br />
LUPPO E DISUGUAGLIANZE PERMANENTI”.<br />
Questo dice, del Mezzogiorno, il Rapporto<br />
Svimez. Un quadro rispetto al quale, lei<br />
non si stanca mai di ribadire che sono le<br />
mafie la causa principale, e che bisogna<br />
usare gli strumenti giusti per liberare il<br />
Sud da questa cappa.<br />
Ne sono assolutamente convinto. Il<br />
contrasto alla criminalità organizzata,<br />
e per estensione all’economia criminale,<br />
è presupposto fondamentale per<br />
avviare lo sviluppo reale e concreto<br />
delle imprese e dell’occupazione. La<br />
presenza delle mafie condiziona pesantemente<br />
l’economia dei territori<br />
dove operano. E, come emerge dalla<br />
Relazione <strong>2017</strong> della Procura Nazionale<br />
Antimafia che abbiamo presentato a<br />
giugno, oggi mafia sempre più spesso<br />
vuol dire corruzione. È questo lo strumento<br />
privilegiato dei clan: corrompere<br />
per ottenere informazioni riservate,<br />
ottenere documenti falsi, accaparrarsi<br />
gli appalti, gestire il tessuto economico,<br />
riciclare capitali illeciti. Ecco allora<br />
che la lotta alla corruzione diventa<br />
la chiave di volta per assicurare l’avvio<br />
di un percorso virtuoso che può<br />
portare a uno sviluppo<br />
vero del Mezzogiorno.<br />
È in questo che è cambiato il “pactum sceleris”<br />
tra clan, aziende e malapolitica, negli<br />
ultimi 30 anni?<br />
Intanto non è mai venuto<br />
meno, purtroppo. Come<br />
dicevo, c’è stata un’evoluzione<br />
rispetto al<br />
modo in cui la mafia<br />
s’infiltra nel mondo<br />
degli appalti e delle<br />
imprese. Prima lo<br />
faceva con la forza<br />
dell’intimidazione,<br />
oggi lo fa attraverso<br />
la corruzione. Rispetto,<br />
ad esempio,<br />
al “modello tavolino”<br />
nella Sicilia degli<br />
anni ’80 o al rapporto<br />
Cap, “Camorra,<br />
Affari, Politica” degli<br />
anni ’90, la novità è<br />
sostanzialmente questa.<br />
La mafia adesso non spara<br />
più, ma corrompe. I<br />
clan, ai giorni nostri,<br />
esercitano<br />
una presenza<br />
50
di controllo, garanzia e rispetto dei<br />
patti corruttivi: è quello che dicono<br />
gli accertamenti giudiziari. Nell’ultimo<br />
anno, ad esempio, nel campo dello<br />
smaltimento rifiuti, è venuta fuori in<br />
maniera evidente la presenza di soggetti<br />
mafiosi i quali, nella veste di corruttori,<br />
e non di intimidatori, mettevano<br />
insieme gli attori che, dal “modello<br />
tavolino” e il “rapporto Cap” ad oggi,<br />
sono sempre gli stessi. Ovvero: politici,<br />
funzionari, imprenditori. Ci sono<br />
state molte indagini significative in tal<br />
senso. Una per tutte, quella della Procura<br />
Distrettuale di Catania sul “sistema<br />
Paratore” e lo smaltimento illegale<br />
di rifiuti, che vede imputati mafiosi e<br />
non mafiosi, accusati di associazione<br />
mafiosa e corruzione.<br />
Con una corruzione che pesa 60 miliardi<br />
all’anno, l’Italia in effetti, continua ad avere<br />
questo triste primato in Europa. Eppure le<br />
norme anti-corruzione ci sono.<br />
La corruzione ostacola la competitività<br />
e frena sviluppo e occupazione perché<br />
altera la libera concorrenza. È da considerarsi<br />
ormai un vero e proprio “fenomeno<br />
di sistema”. Dilagato perché per<br />
troppo tempo tollerato. Oggi le norme,<br />
da sole, non bastano se poi non vengono<br />
correttamente applicate. Ci vuole<br />
anche un’organizzazione idonea a farle<br />
funzionare. Ci vogliono organismi di<br />
polizia giudiziaria efficienti e specializzati<br />
e, a completamento del quadro<br />
anticorruzione, bisogna prevedere una<br />
forma di premialità per chi collabora<br />
con la giustizia su fatti corruttivi. Queste<br />
persone che collaborano, inoltre,<br />
vanno adeguatamente protette. Personalmente,<br />
ritengo necessaria anche<br />
la possibilità di operare con agenti<br />
sotto copertura. Come Procura Antimafia<br />
abbiamo suggerito al legislatore<br />
di prevedere anche,<br />
all’interno dell’articolo<br />
416 bis, un’aggravante<br />
di pena quando viene accertato che<br />
le mafie conseguono appalti attraverso<br />
il metodo corruttivo. La corruzione è,<br />
nella gran parte dei casi, espressione<br />
di organizzazioni criminali, mafiose<br />
e non. Per cui, per affrontarla, oltre<br />
al rafforzamento del quadro normativo,<br />
ci vuole metodo e organizzazione.<br />
L’Autorità Nazionale Anti Corruzione da<br />
sola non basta, sul fronte prevenzione?<br />
L’Anac è un ente importante e, nell’ambito<br />
del Piano Nazionale Anti Corruzione,<br />
fa bene il suo lavoro. Ma si occupa<br />
di casi che vengono portati alla sua<br />
attenzione. Non ha poteri investigativi,<br />
come quelli dell’Autorità giudiziaria. E<br />
in ambito corruttivo, l’attività investigativa<br />
è fondamentale. Per cui questo<br />
tipo di attività andrebbe potenziata.<br />
E tra le norme: servono anche le white list?<br />
Certo. Per arginare la corruzione, bisogna<br />
rafforzare anche i protocolli di<br />
legalità, come è stato fatto per prevenire<br />
le infiltrazioni mafiose negli<br />
appalti pubblici. Come Procura Nazionale,<br />
abbiamo dato il nostro contributo<br />
sulla prevenzione negli appalti<br />
più importanti, dalla bonifica della<br />
“terra dei fuochi” in Campania alla ricostruzione<br />
post-terremoto in Italia<br />
Centrale. Anche nell’ambito corruttivo<br />
servono griglie d’accesso rigorose<br />
alle white list. Se vuoi lavorare con<br />
la Pubblica Amministrazione, devi<br />
denunciare chi ti chiede la tangente.<br />
Se paghi, invece, vieni espulso dalle<br />
associazioni di categoria e non puoi<br />
più partecipare ai bandi pubblici.<br />
L’Istat stima l’incidenza dell’economia criminale<br />
al 16-17% del PIL, cioè introiti tra i<br />
255 e i 275 milioni di euro. Non le sembra<br />
un valore sottostimato?<br />
Diciamo che i dati hanno un valore<br />
puramente orientativo. Le cifre sono<br />
oscillanti, ma ti danno comunque l’idea<br />
della dimensione del fenomeno.<br />
E l’economia soffocata, invece? Nel suo libro<br />
“Il Contrario della Paura” scrive che il<br />
vero danno delle mafie sta in ciò che soffocano,<br />
ancor più che in ciò che provocano.<br />
Ma aggiunge pure che al Sud l’impresa<br />
sana esiste. Perché non fa massa critica?<br />
Anche su ciò che le mafie soffocano, ci<br />
sono dati eloquenti. In Puglia e Basilicata,<br />
negli ultimi 30 anni, la presenza<br />
delle mafie ha inciso fortemente<br />
sul Pil: rispettivamente meno 16,5% e<br />
meno 17,5% . Per converso, l’impresa<br />
corretta, quella che non fa ricorso al<br />
metodo corruttivo, ha difficoltà a operare<br />
e rischia di uscire dal mercato, a<br />
tutto vantaggio di chi ricorre alla corruzione<br />
sistematica. In un contesto di<br />
corruzione generalizzata, per l’impresa<br />
sana che rispetta le condizioni di<br />
legalità, sopravvivere è molto difficile.<br />
Ecco perché, in particolare al Sud, le<br />
realtà virtuose sono poche. Per salvare<br />
l’impresa sana, è indispensabile agire<br />
contro quelle legate alle organizzazioni<br />
mafiose. Intervenendo sull’economia<br />
malata, si sanano le imprese pulite<br />
e si sana l’economia dell’intero Paese.<br />
IL GIUDICE CHE HA MESSO<br />
IN GINOCCHIO “I CASALESI”<br />
Sessantanove<br />
anni, napoletano,<br />
in magistratura<br />
dal 1975, Franco<br />
Roberti è a capo<br />
della Procuratore<br />
Nazionale Antimafia<br />
dal luglio 2013,<br />
quando è stato<br />
eletto dal Csm,<br />
succedendo a<br />
Pietro Grasso, che<br />
si era dimesso<br />
per assumere la<br />
presidenza del<br />
Senato. Prima di<br />
essere designato<br />
a guidare la PNA,<br />
che dal 2015 ha<br />
competenza anche<br />
in materia di<br />
terrorismo, Roberti<br />
guidava la Procura<br />
della Repubblica<br />
di Salerno.<br />
Nel suo cursus<br />
honorum, una<br />
significativa<br />
esperienza<br />
alla Direzione<br />
Distrettuale<br />
Antimafia di Napoli,<br />
dove si è occupato<br />
delle più importanti<br />
indagini di camorra,<br />
tra cui quella<br />
contro il potente<br />
clan dei Casalesi.<br />
51
GESTIRE L’IMPRESA/SUD<br />
L’INTERVISTA<br />
La mafia si fa forte anche della crisi: con<br />
la disoccupazione giovanile che tocca il<br />
42,4%, secondo un’indagine Coldiretti, al<br />
Sud, 6 giovani su 10, pur di lavorare, sarebbero<br />
disposti a farlo anche in un’impresa<br />
“in odore”...<br />
Purtroppo c’è poco da meravigliarsi di<br />
quella statistica. Le mafie hanno sempre<br />
approfittato delle condizioni di disagio,<br />
delle disuguaglianze. Così usano<br />
i troppo ricchi, che spesso sono anche<br />
disonesti, e i troppo poveri, i disperati<br />
che hanno bisogno. È un dato allarmante<br />
ma che personalmente non mi<br />
sconvolge affatto.<br />
Il nodo focale resta sempre quello, insomma:<br />
la dissuasione all’intrapresa? I problemi<br />
ambientali cioè che scoraggiano gli<br />
investimenti e le iniziative imprenditoriali<br />
sane nel Mezzogiorno?<br />
Non c’è dubbio. Dove c’è mafia, peraltro,<br />
c’è anche meno accesso al credito,<br />
e le mafie consolidano il loro potere e<br />
la loro ricchezza con l’usura. Anche se<br />
in realtà non è nemmeno corretto parlare<br />
di usura, ma piuttosto di esercizio<br />
abusivo del credito. Ci sono soggetti<br />
mafiosi che prestano danaro a tasso<br />
legale, cioè si fanno banca, ovviamente<br />
senza avere la licenza per farlo, erogando<br />
credito a tasso concorrenziale<br />
con quello bancario, ma con la certezza<br />
di riuscire a recuperare il loro credito.<br />
La crisi bancaria dunque ha rafforzato<br />
ancora di più l’economia criminale,<br />
perchè i soggetti economici sono costretti<br />
a rivolgersi a canali alternativi.<br />
L’imprenditore deve sopravvivere e se<br />
non riesce a ottenerlo dalle banche, si<br />
rivolge al credito mafioso.<br />
Oggi i canali di riciclaggio che vie seguono?<br />
Per le organizzazioni criminali ci<br />
sono mille possibilità di riciclare<br />
gli introiti illeciti. Le mafie vedono<br />
occasione per investire i loro<br />
capitali in tutte le attività legali.<br />
La mia esperienza personale e le indagini<br />
dicono chiaramente che le organizzazioni<br />
mafiose ormai si sono<br />
orientate anche verso gli investimenti<br />
nella cosiddetta “new economy”. Pensi<br />
soltanto alle indagini sul fotovoltaico,<br />
sulle pale eoliche, sulle energie<br />
rinnovabili, tutti settori che destano<br />
l’interesse dei clan dal momento che<br />
sono l’economia del futuro. Le mafie<br />
sono assolutamente al passo coi tempi.<br />
Con la globalizzazione economica,<br />
anche l’espansione criminale<br />
oggi ha un respiro transnazionale.<br />
FINCHÈ LO STATO, AL SUD, NON OCCUPERÀ<br />
GLI SPAZI VUOTI, DANDO SERVIZI, LAVORO,<br />
GIUSTIZIA E LEGALITÀ, LA GUERRA CONTRO<br />
LE MAFIE NON POTRÀ DIRSI VINTA<br />
La droga resta però il primo canale d’introito:<br />
su 30 miliardi che muovono ogni anno,<br />
le mafie ne investono 20 sulle imprese.<br />
Come si fa a bloccare il fenomeno ed evitare<br />
l’aggressione dell’economia legale?<br />
La lotta alla droga nel nostro Paese<br />
produce ogni anno sequestri e confische<br />
notevoli. Il problema è che il<br />
traffico di stupefacenti è un fenomeno<br />
globale e non si riesce a fronteggiarlo.<br />
Di solito si interviene per sequestrare<br />
la droga che si riesce a intercettare e<br />
poi, a valle, si sequestrano i profitti<br />
dei trafficanti. Quello che non si riesce<br />
a individuare e bloccare invece,<br />
sono le fonti di finanziamento. Le indagini<br />
non sono ritagliate su questo<br />
tipo di target investigativo. Bisognerebbe<br />
andare a sequestrare i flussi<br />
finanziari prima ancora che diventino<br />
transazioni finalizzate a movimentare<br />
la droga. Spesso sono operazioni estero<br />
su estero difficili da intercettare.<br />
Torniamo al Sud, dove, oltre al lavoro,<br />
mancano anche scuole, rete idrica, strade.<br />
È questo che rende immane la battaglia<br />
contro le mafie in quei territori?<br />
Negli ultimi 20 anni, lo Stato ha portato<br />
un’azione di contrasto alle organizzazioni<br />
criminali, molto efficace in termini<br />
di confische, condanne, sequestri<br />
di beni. Ma è ancora lontano dal vincere<br />
la partita. Semplicemente perché<br />
non ha ancora posto le premesse affinché<br />
i fenomeni mafiosi non possano<br />
più riprodursi. Non ha rioccupato cioè<br />
quegli spazi sociali, politici, economici<br />
che, lasciati vuoti, sono stati occupati<br />
dalle organizzazioni criminali. Prendiano<br />
il caso di Casal di Principe. Lo<br />
Stato ha ottenuto grandi risultati ma<br />
non ha ancora vinto, perché ci sono<br />
ancora le condizioni affinchè i Casalesi<br />
possano ritornare: intendo disoccupazione,<br />
sottosviluppo, mancanza<br />
di infrastrutture e di economia legale.<br />
Finchè queste lacune non verranno rimosse<br />
costruendo case, scuole, servizi,<br />
dando lavoro e sostegno alle imprese<br />
pulite e fissando le regole per prevenire,<br />
oltre che per reprimere, i fenomeni<br />
mafiosi, la guerra non potrà dirsi vinta.<br />
Servirebbe dunque un piano straordinario<br />
per ridare speranza a giovani e imprese in<br />
un Sud altrimenti condannato per sempre<br />
alla morsa delle mafie?<br />
Bisogna innanzitutto assicurare condizioni<br />
efficienti di legalità e sicurezza.<br />
Così si promuovono e si attirano gli<br />
investimenti, italiani e stranieri. Ma<br />
questa ricetta, in realtà è stata ben<br />
compresa. La consapevolezza c’è ed è<br />
condivisa, il problema è darle attuazione.<br />
Ci vorrebbero cioè tribunali che<br />
funzionano, forze di polizia che funzionano,<br />
e soprattutto bisognerebbe<br />
non far venire mai meno ai soggetti<br />
istituzionali preposti ad assicurare un<br />
quadro di legalità, tutto quanto serve<br />
ad un’azione efficiente. I presupposti<br />
fondamentali per rilanciare il Sud sono<br />
questi: favorire le condizioni di legalità<br />
e sicurezza. Legalità e sicurezza.<br />
Non bisogna mai slegare i due concetti.<br />
52
FINANZIARE L’IMPRESA L’ARTE DEL BILANCIO<br />
ESSERE IN REGOLA<br />
CONVIENE A TUTTI<br />
CON IL RATING<br />
DELLA LEGALITA’<br />
Nel 2012 è stato istituito per legge<br />
questo indicatore di etica d’impresa,<br />
promosso dall’Autorità garante<br />
del mercato in collaborazione con<br />
l’Autorità anticorruzione. E sempre<br />
più aziende lo stanno chiedendo<br />
MARCELLO CARDANI, PRESIDENTE DELL’AUTORITA’ GARANTE DELLA CONCORRENZA, A DESTRA, RAFFAELE CANTONE DELL’ANAC<br />
LA NORMA<br />
Art. 5-ter del decreto-legge<br />
1/2012, come modificato<br />
dal Decreto legge<br />
29/2012, convertito con<br />
modificazioni dalla Legge<br />
62/2012<br />
1. Al fine di promuovere<br />
l’introduzione di principi<br />
etici nei comportamenti aziendali,<br />
all’Autorità garante della concorrenza<br />
e del mercato è attribuito il compito di<br />
segnalare al Parlamento le modifiche<br />
normative necessarie al perseguimento<br />
del sopraindicato scopo anche in<br />
rapporto alla tutela dei consumatori,<br />
nonché di procedere, in raccordo con i<br />
Ministeri della giustizia e dell’interno, alla<br />
elaborazione ed all’attribuzione, su istanza<br />
di parte, di un rating di legalità per le<br />
imprese operanti nel territorio nazionale<br />
che raggiungano un fatturato minimo di<br />
due milioni di euro, riferito alla singola<br />
impresa o al gruppo di appartenenza,<br />
secondo i criteri e le modalità stabilite da<br />
un regolamento dell’Autorità garante della<br />
concorrenza e del mercato da emanare<br />
entro novanta giorni dalla data di entrata<br />
in vigore della presente disposizione.<br />
L’AUTRICE<br />
PAOLA LASSANDRO<br />
SENIOR MANAGER<br />
DI RSM GLOBAL<br />
SOCIETÀ DI REVISIONE<br />
E ORGANIZZAZIONE<br />
CONTABILE SPA<br />
Negli ultimi anni, le<br />
imprese sono sempre<br />
più spinte a coniugare<br />
gli aspetti reddituali e puramente<br />
economico-finanziari<br />
con i principi di etica aziendale,<br />
di legalità e di trasparenza:<br />
in altri termini, legalità<br />
e competitività sono sempre<br />
di più le due facce della stessa medaglia. Basti<br />
pensare alla crescente attenzione, da parte degli<br />
imprenditori, verso tematiche di Corporate<br />
Social Responsibility, ovvero tematiche legate<br />
all’ambiente, alla sicurezza sul lavoro, alla<br />
prevenzione dei reati, attraverso l’adozione di<br />
modelli organizzativi (esempio: il modello ai<br />
Al fine dell’attribuzione del rating,<br />
possono essere chieste informazioni a<br />
tutte le pubbliche amministrazioni. Del<br />
rating attribuito si tiene conto in sede di<br />
concessione di finanziamenti da parte delle<br />
pubbliche amministrazioni, nonché in sede<br />
di accesso al credito bancario, secondo le<br />
modalità stabilite con decreto del Ministro<br />
dell’economia e delle finanze e del Ministro<br />
dello sviluppo economico, da emanare<br />
entro novanta giorni dalla data di entrata<br />
in vigore della presente disposizione. Gli<br />
istituti di credito che omettono di tener<br />
conto del rating attribuito in sede di<br />
concessione dei finanziamenti alle imprese<br />
sono tenuti a trasmettere alla Banca<br />
d’Italia una dettagliata relazione sulle<br />
ragioni della decisione assunta.<br />
sensi del D.to Lgs 231/2001) e l’ottenimento<br />
di apposite certificazioni (es.: SA8000).<br />
In questo quadro generale si è mosso il legislatore<br />
che, al fine di promuovere la diffusione<br />
dei principi etici nell’ambito dell’attività<br />
imprenditoriale e prevenire comportamenti<br />
aziendali illeciti, ha emanato specifiche misure<br />
antiriciclaggio, anticorruzione e, con il<br />
D.L.n.1 del 2012, il Rating di Legalità. Questo<br />
strumento, promosso dall’Autorità Garante<br />
della Concorrenza e del Mercato (AGCM)<br />
in accordo con i Ministeri della Giustizia e<br />
dell’Interno, vede parte attiva nel procedimento<br />
di attribuzione del rating anche l’Autorità<br />
Nazionale Anticorruzione (ANAC). Le modalità<br />
tecniche e operative per l’ottenimento<br />
del rating ed il suo successivo mantenimento<br />
sono stati stabiliti dal Regolamento AGCM n.<br />
24075 del 14/11/2012, entrato in vigore dal<br />
2/01/2013. Il Regolamento è stato oggetto di<br />
diverse modifiche, attraverso delibere emanate<br />
da AGCM nel 2014 e nel 2015, sino alla Delibera<br />
n. 26166 del 13/07/2016, pubblicata in<br />
GU n. 213 del 12/09/2016.<br />
Ma le imprese come possono ottenere quello<br />
che da molti è stato definito il “bollino” di<br />
qualità?<br />
Innanzitutto è bene precisare che possono<br />
fare richiesta di rating, mediante autocertificazione<br />
all’AGCM, solamente le imprese (sia in<br />
forma individuale che collettiva) che:<br />
• hanno sede operativa nel territorio nazionale;<br />
54
BOLLINO DI QUALITÀ:<br />
I REQUISITI RICHIESTI<br />
A IMPRENDITORI<br />
E QUADRI AZIENDALI<br />
• che non siano state adottate o<br />
intraprese misure di prevenzione/<br />
cautelari personale e/o patrimoniale;<br />
• che non siano state pronunciate<br />
sentenze/decreti penali di condanna;<br />
• che non siano state pronunciate<br />
sentenze di patteggiamento per reati<br />
tributari ex D.Lgs. 74/2000, per<br />
reati ex D.Lgs. 231/2001, per reati<br />
conto la PA e per illeciti in materia<br />
previdenziale;<br />
• che non siano state intraprese azioni<br />
penali per reati di mafia;<br />
• con specifico riferimento alle<br />
società, che non siano stati emessi<br />
provvedimenti di accertamento per<br />
il pagamento di imposte e tasse e<br />
violazione di obblighi retributivi,<br />
contributivi e assicurativi con<br />
sentenza passata in giudicato nel<br />
biennio precedente alla richiesta di<br />
rating.<br />
• hanno conseguito un fatturato minimo di<br />
2 mln di euro nell’ultimo esercizio chiuso<br />
nell’anno precedente alla ricerca di rating,<br />
riferito alla singola impresa o al gruppo di appartenenza<br />
e risultante da un ultimo bilancio<br />
regolarmente approvato e pubblicato ai sensi<br />
di legge;<br />
• alla data della richiesta di rating risultino<br />
iscritte nel registro delle imprese da almeno<br />
due anni.<br />
Il rating può variare in un range definito tra un<br />
minimo di uno e un massimo di tre “stellette”<br />
e viene attribuito dall’AGCM sulla base delle<br />
dichiarazioni delle aziende. Ha una validità di<br />
due anni ed è rinnovabile su richiesta, salvo<br />
che nel corso del biennio l’Autorità non ravvisi<br />
motivi per la revoca o la riduzione delle “stellette”.<br />
Alcuni requisiti ritenuti imprescindibili<br />
dall’Autorità (art. 2, comma 2 del Regolamento),<br />
danno diritto ad una “stelletta” e coinvolgono<br />
sia l’imprenditore che i vertici apicali<br />
(Amministratori, Direttore Generale, Direttore<br />
Tecnico, Procuratore speciale), oltre che i<br />
soci persone fisiche titolari di partecipazione<br />
di maggioranza. Il Regolamento prevede la<br />
possibilità di incrementare il punteggio base<br />
mediante l’ottenimento di un punteggio aggiuntivo<br />
“+”: l’ottenimento di tre segni “+” dà<br />
diritto all’assegnazione di una “stelletta” aggiuntiva,<br />
fino alla soglia massima di tre “stellette”.<br />
Lo sforzo ulteriore richiesto alle imprese<br />
per essere premiate con ulteriori “stellette”,<br />
prevede il soddisfacimento di altri requisiti<br />
(art. 3, comma 2 del Regolamento), tra cui si<br />
CHI HA IL RATING<br />
E’ AVVANTAGGIATO<br />
NELL’ACCESSO<br />
AL CREDITO<br />
E NEGLI APPALTI<br />
anche in relazione alla tempistica, ai costi di<br />
istruttoria e alle condizioni economiche.<br />
D’altronde, gli istituti di credito sono obbligati<br />
a trasmettere annualmente alla Banca d’Italia<br />
una relazione sui casi in cui il rating non ha influito<br />
sui tempi, sui costi di istruttoria o sulle<br />
condizioni economiche, motivando il perchè<br />
dell’esito. Da quanto emerge dall’ultimo comunicato<br />
di Banca d’Italia, nel corso del 2015<br />
le imprese dotate di Rating di Legalità, che<br />
hanno richiesto e ottenuto un finanziamento<br />
bancario, sono state 1.378 (contro le 160<br />
ricorda: a) l’utilizzo<br />
del 2014): per 626 di<br />
di sistemi di tracciabilità<br />
dei pagamenti<br />
nerato benefici econo-<br />
GRANDE VALENZA AL RATING DI esse, il rating ha ge-<br />
LEGALITÀ È ATTRIBUITA ANCHE DAL<br />
CODICE DEGLI APPALTI COME CRITERIO<br />
anche per somme di “PREMIALE” NELLE AGGIUDICAZIONI mici e di tempi. Per le<br />
importo inferiore alla<br />
restanti 752, i mancati<br />
soglia di legge; b) l’adozione di un modello benefici sarebbero stati determinati da insufficiente<br />
documentazione di rating e/o da con-<br />
organizzativo ai sensi del D.Lgs. 231/2001; c)<br />
essere iscritti in una white list (L. 190/2012). dizioni vantaggiose applicate autonomamente<br />
dalle banche. Con riferimento invece ai dati<br />
Quello che emerge è che il legislatore, mediante<br />
lo strumento del Rating di Legalità, ha diffusi dall’AGCM, nei primi sei mesi del <strong>2017</strong>,<br />
voluto premiare le imprese virtuose tramite il numero di attivazioni e rinnovi si è attestato<br />
in 1.299 contro i 690 del primo semestre<br />
l’assegnazione di un giudizio sul rispetto della<br />
legalità, giudizio di cui “si tiene conto in sede 2016. Grande valenza al Rating è attribuita anche<br />
dal Codice degli Appalti (D.Lgs 50/2016),<br />
di accesso ai finanziamenti delle pubbliche<br />
amministrazioni nonché in sede di accesso al come criterio “premiale” nell’ambito della valutazione<br />
delle offerte. È chiaro quindi come lo<br />
credito bancario” (art. 5 ter, D.L. 1/2012). In<br />
effetti, in base a quanto previsto dall’art. 4 del strumento del Rating di Legalità stia prendendo<br />
sempre più piede tra le imprese, anche al<br />
D.M. n. 57/2014, nell’ambito della loro attività<br />
le banche devono tener conto del Rating di fine di rafforzare la propria quota di mercato<br />
Legalità, non solo tra le variabili considerate attraverso un riconoscimento ufficiale sulla<br />
ai fini dell’accesso al credito dell’impresa, ma correttezza del proprio operato.<br />
55
GESTIRE L’IMPRESA<br />
Brevetti<br />
in aumento<br />
ma gli italiani<br />
li usano poco<br />
Dallo Studio Trevisan e Cuonzo i<br />
dati sul trend della brevettazione:<br />
«Troppo spesso è considerata<br />
lo strumento eccezionale da<br />
applicare solo alle scoperte rare»<br />
QUI I DATI SULLA PROTEZIONE DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE. A FIANCO IN ALTO, LUCA TREVISAN E IN BASSO, GABRIEL CUONZO<br />
di Marco Scotti<br />
Lo stato di salute di un’economia si può<br />
leggere attraverso molti fattori. Uno di<br />
questi è il numero di brevetti depositati<br />
ogni anno. Nel 2016, nel nostro paese, sono<br />
stati registrati quasi 10.000 progetti, con un<br />
aumento del 4,5% rispetto al 2015 ma in calo<br />
dell’11% rispetto all’ultimo anno senza crisi,<br />
il 2006. Tanti? Pochi? Decisamente pochi, se<br />
si pensa che in Germania (che ha 20 milioni<br />
di abitanti in più rispetto all’Italia) i brevetti<br />
depositati sono 67.000. D’altronde, è naturale<br />
che scarseggi l’innovazione se si pensa che la<br />
spesa in ricerca e sviluppo nel 2014 ammontava<br />
all’1,38% del pil (22,3 miliardi) contro il<br />
2,9% della Germania.<br />
«Vi sono molti pregiudizi sbagliati per quanto<br />
riguarda il ricorso al brevetto – afferma Luca<br />
Trevisan, name partner dello studio legale<br />
Trevisan & Cuonzo – troppo spesso è considerato<br />
lo strumento eccezionale da applicare<br />
solo a prodotti totalmente nuovi o a scoperte<br />
scientifiche da premio Nobel. Può invece<br />
essere oggetto di brevetto ogni innovazione,<br />
che riguardi anche aspetti costruttivi, o dettagli,<br />
di ogni tipo di oggetto, dal semplice strumento<br />
casalingo alla macchina complessa.<br />
Il brevetto può anche costituire un potente<br />
strumento nella lotta competitiva, anche in<br />
assenza di un proprio prodotto che presenti<br />
le caratteristiche brevettate». Va però detto<br />
che l’Italia è il secondo paese in Europa, dopo<br />
il Belgio, che sta crescendo di più in termini di<br />
numero di brevetti. Qualche segnale positivo<br />
c’è, quindi, anche perché i costi da sostenere<br />
per un’azienda per depositare i marchi sono<br />
particolarmente gravosi.<br />
I brevetti, inoltre, sono uno straordinario<br />
strumento per cercare di sbaragliare la<br />
NEL 2016 SONO STATI REGISTRATI QUASI<br />
10 MILA PROGETTI, CON UN AUMENTO<br />
DEL 4,5% RISPETTO AL 2015<br />
MA IN CALO DELL’11% SUL 2006<br />
concorrenza: non c’è niente di peggio, dice<br />
ancora Luca Trevisan, che «costringere un<br />
concorrente a modificare un proprio prodotto:<br />
significa toglierlo dal mercato per lungo<br />
tempo, perché non sempre il design-around<br />
è possibile. Nel management delle aziende<br />
straniere, in particolare americane e tedesche<br />
(che da sempre sanno di non poter contare<br />
solo sulla price competition) esiste una figu-<br />
ra non trascurabile, quella del responsabile<br />
brevetti.<br />
Il cui primo compito è non solo quello di identificare<br />
in ogni nuova progettazione quanto<br />
possa essere oggetto di brevetto, ma anche<br />
di rilevare l’esistenza di brevetti di terzi (per<br />
non cadere in quelli dei competitors), avvertendo<br />
la progettazione di modificare la rotta<br />
quando essa finisce in un ‘campo minato’<br />
dall’esistenza di brevetti altrui. Purtroppo le<br />
aziende italiane, poco avvezze a proteggere<br />
con brevetti le proprie innovazioni, sono anche<br />
facili a cadere nella rete di brevetti dei<br />
concorrenti».<br />
Infine, è necessario che le aziende tengano<br />
bene a mente una serie di accorgimenti se<br />
vogliono completare efficacemente il processo<br />
di brevettazione: «identificare le soluzioni<br />
più innovative», conclude Trevisan, «così<br />
da poter avere brevetti validi, ed evitare di<br />
‘bruciare’ predivulgando (e cioè vendendo) il<br />
prodotto prima di aver brevettato; brevettare<br />
le soluzioni, anche se non destinate ad essere<br />
applicate direttamente, che possono però<br />
costituire ostacolo al concorrente; estendere<br />
i brevetti nei paesi in cui i concorrenti producono,<br />
vendono e si approvvigionano di<br />
56
LE IMPRESE<br />
ITALIANESPENDONO<br />
MENO DI 10MILA EURO<br />
ALL’ANNO IN BREVETTI<br />
E IL BREVETTO<br />
EUROPEO SLITTA<br />
«La Brexit ritarderà l’entrata in<br />
funzione del Tribunale Unico dei<br />
Brevetti (Tub), elemento essenziale per<br />
la creazione del sistema del Brevetto<br />
unitario europeo»: lo rileva “Eunews<br />
– l’Europa in italiano”, un accurato<br />
sito di informazioni sulla legislazione<br />
e la politica europee lanciato e gestito<br />
sin dal 2012 da Lorenzo e Giacomo<br />
Robustelli. I due analisti osservano<br />
che le vicende politiche convulse<br />
degli iultimi mesi in Gran Bretagna<br />
comporteranno, tra i tanti effetti<br />
collaterali, anche lo slittamento<br />
all’anno venturo del nuovo tribunale,<br />
che avrebbe dovuto invece entrare<br />
in funzione entro quest’anno. Una<br />
recente tavola rotonda organizzata a<br />
Bruxelles dal Gruppo dei Conservatori<br />
e Riformisti Europei col titolo ha<br />
registrato l’intervento definitivo, in<br />
tal senso, di Raffaele Baldassarre, ex<br />
eurodeputato e relatore nella scorsa<br />
legislatura per l’Aula di Strasburgo del<br />
progetto: «La previsione del dicembre<br />
<strong>2017</strong> è difficile da rispettare, vista<br />
la necessità della ratifica in tempi<br />
brevi da parte di Francia, Germania<br />
e Gran Bretagna all’accordo», ha<br />
avvertito – sempre secondo Uenews<br />
– l’ex parlamentare europeo. Della<br />
stessa opinione anche il Professore<br />
di Diritto delle proprietà intellettuali<br />
alla University of London Duncan<br />
Matthwes. Oggi, la tutela dei diritti di<br />
proprietà intellettuale è divisa tra i<br />
vari Stati, e anche eventuali ricorsi<br />
internazionali contro abusi devono<br />
essere sollevati nel Paese o nei Paesi<br />
in cui avvengono.<br />
fattori della produzione; tenere monitorata la<br />
brevettazione dei concorrenti, e quando vediamo<br />
che depositano brevetti che possono<br />
darci fastidio presentare opposizione».<br />
Immaginiamo però che qualcuno voglia<br />
appropriarsi di un brevetto: quanto costa<br />
proteggersi e che cosa si può fare? Secondo<br />
l’European Observatory on Infringements of<br />
Intellectual Property<br />
Rights, l’azienda<br />
media del campione<br />
europeo ha<br />
speso 115.317 euro<br />
all’anno per proteggersi e prevenire il rischio<br />
del furto di proprietà intellettuale, mentre le<br />
imprese italiane spendono in grandissima<br />
maggioranza meno di 10mila euro: una vera<br />
inezia, rispetto al rischio che forse inconsapevolmente<br />
scelgono di correre.<br />
Inoltre, l’Italia, forse perché spaventata dai<br />
IN TOTALE IL MERCATO DELLE MERCI<br />
CONTRAFFATTE VALE IN EUROPA OLTRE<br />
49 MILIARDI DI EURO L’ANNO DI PERDITE,<br />
PARI AL 7,5% DELLE VENDITE<br />
tempi lunghissimi della giustizia, difficilmente<br />
ricorre al contenzioso per rivendicare i<br />
diritti di proprietà intellettuale: l’85,2% delle<br />
imprese italiane spende fino a 20mila euro<br />
l’anno di spese legali e solo il 9,3 sostiene spese<br />
superiori ai 30mila, a causa probabilmente<br />
di una sfiducia di fondo verso i tempi e l’efficacia<br />
della giustizia civile. In Germania e UK,<br />
invece, paesi che hanno<br />
maggiormente a cuore<br />
la difesa della proprietà<br />
intellettuale, la percentuale<br />
di aziende che<br />
spende oltre 30mila euro l’anno è del 22,6%.<br />
Non va dimenticato che il mercato delle merci<br />
contraffatte comporta, a livello europeo,<br />
oltre 49 miliardi di euro di perdite annue alle<br />
imprese titolari dei diritti , con un calo delle<br />
vendite stimabile in almeno il 7,5%.<br />
IN UK IL 22%<br />
DELLE AZIENDE<br />
SPENDE OLTRE 30 MILA<br />
EURO L’ANNO<br />
57
GESTIRE L’IMPRESA<br />
<strong>Economy</strong> regala Business Atlas,<br />
la bussola migliore per esportare<br />
Business Atlas<br />
<strong>2017</strong><br />
Guida agli affari in 54 mercati per il business italiano<br />
Chiedete al vostro edicolante l’opera di Assocamerestero, allegata a<br />
questo mensile, che aiuta l’export. E leggete le 8 recensioni di questa<br />
pagina. Se fosse esaurito, richiedetelo via mail a: info@economymag.it<br />
A cura di Assocamerestero<br />
A CURA DELLE CAMERE DI COMMERCIO<br />
ITALIANE ALL’ESTERO<br />
ALBERTO AURICCHIO*: «UN<br />
TIMOTHY COSULICH*: «UTILE<br />
LOEIZ LIMON DUPARCMEUR*<br />
CARLO PALMIERI*: «A NIZZA<br />
BUON MIRINO SUL MONDO»<br />
PER FARE LA PRIMA ANALISI»<br />
«UN IMPORTANTE STRUMENTO»<br />
ANCHE GRAZIE ALL’ATLAS»<br />
La nostra azienda esporta in oltre<br />
50 Paesi in tutto il mondo ed in<br />
genere siamo presenti attraverso<br />
intermediari locali. Ma riteniamo<br />
che sia importante continuare<br />
a presidiare l’estero e farlo con<br />
continuità. Lo scouting di nuovi<br />
mercati è per noi essenziale e vi<br />
dedichiamo specifiche risorse.<br />
Aver sempre potuto disporre di<br />
informazioni di prima mano tramite<br />
il Business Atlas ci ha consentito<br />
di “mettere nel mirino” alcuni<br />
mercati fino ad ora non così<br />
familiari per noi. In questo ambito<br />
è essenziale avere indicazioni sui<br />
Paesi target. Ad esempio, i regimi<br />
doganali, le restrizioni per alcuni<br />
prodotti alimentari, lo sviluppo<br />
demografico, la presenza di una<br />
forte comunità Italiana, sono tutti<br />
elementi indispensabili per poter<br />
decidere le strategie più consone<br />
all’entrata in mercati spesso<br />
molto diversi dai tradizionali: Marocco,<br />
Argentina, e i Paesi del Far<br />
East.<br />
Noi siamo presenti in 15 Paesi nel<br />
mondo. In un settore complicato<br />
come quello dello shipping e con<br />
una presenza globale come quella<br />
della nostra azienda, è importante<br />
avere accesso a dati aggiornati<br />
su tutti i Paesi di sbocco.<br />
Il Business Atlas è stato uno strumento<br />
utile a svolgere una prima<br />
analisi dei mercati e valutare le<br />
possibili controparti locali. Per<br />
un’azienda che vuole crescere nei<br />
mercati esteri aver accesso ai dati<br />
sulla tassazione, l’andamento<br />
dell’economia nei Paesi target, la<br />
presenza imprenditoriale italiana<br />
nei Paesi e possibili problematiche<br />
che si possono riscontrare<br />
è un elemento di importanza<br />
strategica. Il Business Atlas è uno<br />
strumento utile per ottenere le<br />
prime informazioni sui Paesi di<br />
nostro interesse, che possono essere<br />
approfondite con il supporto<br />
dei team delle Camere di Commercio<br />
Italiane all’Estero, come<br />
per noi con quella di Singapore.<br />
Euler Hermes – che fa parte del<br />
gruppo Allianz - è il Ieader mondiale<br />
dell’assicurazione crediti<br />
e compagnia riconosciuta come<br />
specialista cauzioni e recupero<br />
crediti. Da sempre la nostra strategia<br />
mira a rafforzare rapporti<br />
con partner a livello nazionale ed<br />
internazionale che permettano di<br />
avvinarci alle aziende e al loro business,<br />
con l’opportunità di promuovere<br />
i nostri servizi sempre<br />
più tailor made. Rappresentiamo<br />
per l’imprenditore un punto di riferimento<br />
e un partner strategico<br />
in grado di supportarlo ottimizzandone<br />
l’efficienza finanziaria.<br />
Riteniamo Business Atlas un importante<br />
strumento operativo in<br />
quanto ci consente di esser annoverati<br />
tra i partner delle aziende<br />
italiane che decidono di investire<br />
all’estero, operando quindi in un<br />
mercato diverso da quello di riferimento,<br />
dove è fondamentale<br />
affidarsi a professionisti per una<br />
crescita profittevole.<br />
Il Gruppo Pianoforte ha attualmente<br />
una rete vendita di circa<br />
1.300 negozi. Con i nostri brands<br />
Carpisa e Yamamay a fine 2016<br />
siamo con 400 punti vendita nel<br />
mondo (oltre 40 paesi). Chiaramente<br />
per il nostro processo di<br />
internazionalizzazione teniamo<br />
costantemente sotto controllo le<br />
principali variabili economiche,<br />
in particolare quelle inerenti il<br />
retail, dei paesi target, ma non<br />
possiamo ovviamente coprire<br />
con indagini tutti i potenziali<br />
mercati. Ci sono ancora spazi<br />
d’interesse che spesso otteniamo<br />
da informazioni di vario tipo. Recentemente<br />
ciò è accaduto proprio<br />
sfogliando il Business Atlas<br />
per la Francia, un mercato vicino<br />
ma ancora con grandi potenzialità<br />
per i nostri marchi. Grazie ai<br />
riferimenti dell’Atlas abbiamo attivato<br />
i primi contatti sulla piazza,<br />
avvalendoci poi della Camera<br />
italiana a Nizza per le varie fasi di<br />
sviluppo della nostra azione.<br />
* AD MARKETING GENNARO AURICCHIO SPA<br />
* TITOLARE DI FRATELLI COSULICH * COUNTRY MANAGER EULER HERMES ITALIA * VICE PRESIDENTE PIANOFORTE HOLDING<br />
58
SANDRO SPOLADORE*: «SUL WEB<br />
DELL’ATLAS L’ACCESSO IN SPAGNA»<br />
ALESSIA PUTIN*: «I DATI<br />
CHE SERVONO L’ESTERO»<br />
GIANDOMENICO CONSALVO*:<br />
«BUON AIUTO VERSO IL MONDO»<br />
GIOVANNI DE SALVO*: «NEL<br />
QUEBEC INDIRIZZI OTTIMI»<br />
Come societá di gestione nel<br />
campo della ristorazione nasciamo<br />
a Malaga nel 2013, ma eravamo<br />
già attivi sotto altre forme<br />
giuridiche in Spagna dal 2000.<br />
La nostra attivitá è incentrata nel<br />
campo della ristorazione e nella<br />
rappresentanza/distribuzione di<br />
prodotti italiani. Con tre ristoranti<br />
nella Costa del sol, e diverse<br />
rappresentanze di prodotti italiani,<br />
tra cui quelli della cantina<br />
Astoria, leader nella produzione<br />
di vini, in specie del prosecco che<br />
ha conquistato il cuore dei malagueños,<br />
abbiamo in programma<br />
di espansione che prevede altre 5<br />
aperture entro il 2018 nelle principali<br />
Cittá in Spagna.<br />
Business Atlas è stato moto utile<br />
nel nostro atterraggio in Spagna,<br />
ne siamo venuti in possesso tramite<br />
la pagina web di Assocamerestero<br />
quando abbiamo dato<br />
corpo alla nostra idea di trasferirci<br />
nel paese e consultandolo<br />
abbiamo conosciuto i responsabili<br />
della Camera di Commercio<br />
Italiana per la Spagna con i quali<br />
abbiamo da subito iniziato a collaborare<br />
con ottim i risultati.<br />
La nostra azienda Ipiac S.A.<br />
(Gruppo Putin) opera in Spagna<br />
da oltre 50 anni e nel mondo<br />
dal 1855. Siamo molto basati in<br />
Spagna, Portogallo, Italia e Brasile,<br />
ma abbiamo intrapreso un’espansione<br />
internazionale che ci<br />
ha portati ad essere presenti in<br />
più di 20 paesi ed avere contatti<br />
commerciali con oltre 80, in molti<br />
casi in posizione di leadership<br />
nel settore dei rivestimenti ceramici,<br />
laterizi e piastrelle.<br />
Abbiamo conosciuto il Business<br />
Atlas grazie alla consolidata<br />
collaborazione con Camera di<br />
Commercio ed Industria Italiana<br />
per la Spagna con sede a Madrid.<br />
Lo abbiamo trovato utile come<br />
strumento di consultazione per<br />
approfondire la conoscenza dei<br />
mercati in cui il Gruppo Putin-<br />
Ipiac S.A. opera – soprattutto<br />
per quanto riguarda le tendenze<br />
demografiche e gli sviluppi del<br />
reddito, che per noi è una proxy<br />
importante per prevedere i potenziali<br />
di ciascun mercato, nonché<br />
per favorire i contatti con<br />
la locale camera di commercio<br />
italiana.<br />
Ho avuto modo di consultare il<br />
Business Atlas di Assocamerestero<br />
per cercare informazioni<br />
utili a supporto dei programmi di<br />
vendita verso l’estero della mia<br />
azienda. Ritengo che l’espansione<br />
delle vendite fuori dal mercato<br />
domestico sia una possibilità<br />
molto importante per tutte le PMI<br />
italiane e sicuramente per quelle<br />
nel settore agricolo. Anche come<br />
Confagricoltura ho constatato<br />
che questo strumento racchiude<br />
i contatti utili alle associazioni<br />
per muoversi nei mercati globali.<br />
Il Business Atlas raccoglie una<br />
serie di informazioni sulle situazioni<br />
economiche di tutti i paesi<br />
dove le Camere di Commercio<br />
Italiane all’estero risiedono. Nella<br />
mia esperienza di imprenditore<br />
ho beneficiato del supporto che<br />
le Camere Italiane all’Estero mi<br />
hanno fornito. Ho collaborato a<br />
diverse iniziative di networking<br />
organizzate dalla ITKAM, Camera<br />
di Commercio Italiana per la Germania,<br />
che hanno permesso di far<br />
promuovere diverse aziende agricole<br />
italiane legate a Confagricoltura<br />
nel mercato tedesco.<br />
Da quasi venti anni sviluppiamo<br />
sistemi elettronici embedded a<br />
partire dalla definizione delle<br />
specifiche sino alla produzione<br />
per i nostri clienti in molti campi<br />
dall’aerospazio alla difesa,<br />
all’energia al medicale. Per una<br />
media azienda a forte caratura<br />
tecnologica che deve fornire soluzioni<br />
tecnologiche personalizzate,<br />
disporre di informazioni aggiornate<br />
è condizione essenziale<br />
per avere chance di ingresso e<br />
radicamento all’estero.<br />
Il Business Atlas ci ha aiutati prima<br />
di tutto ad avere conferme<br />
sulle opportunità del mercato<br />
nordamericano, cui guardiamo<br />
da tempo, permettendoci di<br />
identificare referenti qualificati<br />
e radicati sulle nostre filiere a<br />
scoprire interessanti “nicchie<br />
locali”. È capitato così in Québec,<br />
target ideale per concludere<br />
partnership strategiche, grazie al<br />
supporto della locale Camera di<br />
commercio italiana di Montreal<br />
che ci ha introdotto in specifici<br />
settori quali ad esempio la telemedicina,<br />
collegandoci con i suoi<br />
network di relazioni di business.<br />
* PRESIDENTE DEL GRUPPO MILLEGUSTI SL -<br />
MALAGA<br />
* AMMINISTRATORE, DELEGATO DEL GRUPPO<br />
PUTIN - IPIAC S.A.<br />
IMPRENDITORE RES VIVA SOCIETÀ AGRICOLA A R.L.<br />
E CONFAGRICOLTURA<br />
* RESEARCH&INNOVATION MANAGER – INFO<br />
SOLUTION SPA<br />
MA SERVE ANCORA LA CARTA? ECCO L’INSUPERABILE ELOGIO DEL LIBRO, FIRMATO UMBERTO ECO<br />
L’umanità è andata avanti per secoli<br />
leggendo e scrivendo prima su pietre,<br />
poi su tavolette, poi su rotoli, ma era<br />
una fatica improba. Quando ha scoperto<br />
che si potevano rilegare tra loro dei<br />
fogli, anche se ancora manoscritti, ha<br />
dato un sospiro di sollievo. E non potrà<br />
mai più rinunciare a questo strumento<br />
meraviglioso. La forma-libro è determinata<br />
dalla nostra anatomia. Ce ne possono<br />
essere di grandissimi, ma per lo più hanno<br />
funzione di documento o di decorazione;<br />
il libro standard non deve essere più<br />
piccolo di un pacchetto di sigarette o più<br />
grande dell’ ‘Espresso’. Dipende dalle<br />
dimensioni della nostra mano, e quelle<br />
– almeno per ora – non sono cambiate,<br />
con buona pace di Bill Gates. E’ vero che<br />
la tecnologia ci promette delle macchine<br />
con cui potremmo esplorare via computer<br />
le biblioteche di tutto il mondo, sceglierci<br />
i testi che ci interessano, averli stampati<br />
in casa in pochi secondi, nei caratteri che<br />
desideriamo – a seconda del nostro grado<br />
di presbiopia e delle nostre preferenze<br />
estetiche – mentre la stessa fotocopiatrice<br />
ci fascicola i fogli e ce li rilega, in modo<br />
che ciascuno possa comporsi delle<br />
opere personalizzate. E allora? Saranno<br />
scomparsi i compositori, le tipografie, le<br />
rilegatorie tradizionali, ma avremmo tra le<br />
mani, ancora e sempre, un libro.”<br />
59
GESTIRE L’IMPRESA<br />
Le ricerche di personale 4.0<br />
puntano su lingue e digitale<br />
Vodafone punta sulle relazioni con le scuole, Siemens sull’interazione,<br />
Italo NTV sui giovani con un bagaglio ricco di esperienze. Ma lo sforzo<br />
di tutti converge sull’individuazione dei talenti che occorrono<br />
a cura di HRC Group<br />
Mestiere difficile, di<br />
questi tempi, quello del<br />
direttore del personale.<br />
Perchè se i giovani - i<br />
dati parlano chiaro<br />
- faticano a trovare<br />
lavoro, a loro volta le<br />
aziende faticano, e molto,<br />
a trovare i giovani bravi<br />
di cui hanno bisogno.<br />
DONATELLA ISAIA,DIRETTORE RISORSE UMANE<br />
E ORGANIZZAZIONE VODAFONE ITALIA:<br />
«CREIAMO UN PONTE TRA SCUOLA E LAVORO»<br />
In Vodafone rivolgiamo da sempre un’attenzione<br />
particolare ai giovani, alle loro competenze<br />
e alla loro crescita. Quest’anno, ad<br />
esempio, sono oltre 800 i giovani coinvolti in<br />
un piano di attività mirate da un lato ad attirare<br />
i migliori talenti, dall’altro a creare un ponte<br />
tra scuola e lavoro.<br />
Oltre ai più strutturati ‘Vodafone Internship<br />
Program’ e ‘Vodafone Discover Program’ che<br />
ogni anno prevedono, rispettivamente, l’inserimento<br />
di 80 studenti e l’assunzione a tempo<br />
indeterminato di oltre 60 neolaureati nelle<br />
aree più strategiche di Vodafone, cerchiamo<br />
infatti di offrire sempre più iniziative dedicate<br />
COMPETENZE<br />
CERCANSI<br />
HRC Group, con la sua<br />
attività sui Millennials,<br />
le loro prerogative e<br />
le loro esigenze, sta<br />
lavorando in profondità<br />
su questo problema.<br />
In queste pagine, tre<br />
direttori del personale<br />
di aziende diversissime<br />
tra loro ma molto<br />
importanti raccontano<br />
il loro nuovo approccio<br />
alla valutazione e alla<br />
selezione dei candidati<br />
a un “posto di lavoro”:<br />
indispensabili le<br />
competenze digitali,<br />
l’inglese, e le esperienze<br />
che vadano oltre il<br />
curriculum di studi.<br />
a giovani e giovanissimi, per dare un’opportunità<br />
in più di orientamento, utile ad affrontare<br />
il futuro ingresso nel mondo del lavoro.<br />
Tra i progetti più rilevanti di quest’anno, ad<br />
esempio, quello di Alternanza Scuola-Lavoro,<br />
che ha interessato oltre 140 studenti di<br />
III e IV superiore nelle nostre sedi di Milano,<br />
Roma, Padova, Bologna, Pisa, Catania. Attraverso<br />
questo programma, i ragazzi hanno avuto<br />
l’opportunità di entrare in contatto con la<br />
realtà aziendale di Vodafone, partecipando in<br />
prima persona a progetti formativi concreti su<br />
tematiche all’avanguardia come: l’Intelligenza<br />
Artificiale, la Cyber Security e il Digital Care.<br />
Un altro percorso di orientamento è il “Summer<br />
Internship”, un tirocinio di 3 mesi rivolto<br />
a studenti universitari alla ricerca di una<br />
prima esperienza professionale qualificante<br />
che li aiuti nella scelta del proprio percorso di<br />
carriera.<br />
In generale, oggi uno dei requisiti più importanti<br />
per entrare nel mondo Vodafone, è la<br />
passione per il digitale, accanto a uno spiccato<br />
spirito imprenditoriale e a un approccio che<br />
definiamo di “ossessione per il cliente”. Siamo<br />
costantemente alla ricerca di nuovi talenti,<br />
soprattutto nelle funzioni più strategiche,<br />
dai Big Data agli Analytics, fino all’Internet<br />
delle cose, anche nell’ottica di incentivare lo<br />
scambio intergenerazionale e di far crescere<br />
le competenze all’interno dell’organizzazione.<br />
Di conseguenza, cerchiamo di entrare in contatto<br />
con i potenziali candidati attraverso<br />
attività di engagement innovative, come gli<br />
“Hackathon” - che sperimentiamo ormai da<br />
tre anni – e i contest accademici che organizziamo<br />
con le principali Università italiane<br />
dedicati al mondo dell’IT, del digital design e<br />
del marketing. Un altro modo per conoscere<br />
più da vicino la nostra realtà sono gli oltre 600<br />
percorsi tematici aperti agli studenti universitari,<br />
che consentono di sviluppare, per un<br />
periodo limitato di tempo, progetti di lavoro<br />
negli ambiti più rilevanti del business di Vodafone.<br />
Questo permette di farsi un’idea su come<br />
funziona una multinazionale, facilitando una<br />
futura carriera in azienda.<br />
Anche il processo di selezione riflette il nostro<br />
orientamento al digitale, rispetto al quale “testiamo”<br />
i candidati.<br />
60
FEDERICA FASOLI, HEAD OF<br />
HR ITALY & GREECE SIEMENS:<br />
«CIASCUNO E’ ARTEFICE DEL PROPRIO PERCORSO»<br />
La persona per noi è al centro, sempre<br />
più artefice del proprio percorso e della<br />
propria carriera, in grado di cogliere le<br />
opportunità che la nostra azienda mette a disposizione,<br />
valorizzando lo spirito imprenditoriale<br />
e le scelte adulte e autonome dei nostri<br />
collaboratori” spiega Federica Fasoli, direttore<br />
Risorse Umane di Siemens Italia.<br />
In questa cornice di riferimento si inserisce<br />
quello che Siemens intende per “Candidate<br />
Experience”, ossia far leva sui benefici della<br />
tecnologia digitale per potenziare e approfondire<br />
la qualità delle relazioni con chi potrebbe<br />
scegliere Siemens per una parte del suo percorso<br />
professionale.<br />
Le nuove tecnologie hanno cambiato radicalmente<br />
la modalità di comunicazione con<br />
i candidati che non è più monodirezionale<br />
ma sempre più circolare, basata sullo scambio<br />
continuo e l’arricchimento reciproco tra<br />
azienda e potenziali futuri collaboratori.<br />
«Siemens è un’azienda accessibile e vicina alle<br />
persone, dove ognuno può esprimersi liberamente<br />
e dove l’opinione di tutti conta. E quale<br />
modalità migliore di comunicarlo se non farlo<br />
toccare con mano? Per questo vengono attivate<br />
conversazioni e incontri con chi in Azienda<br />
già lavora. L’esperienza diretta dei nostri professionisti<br />
racconta punti di vista straordinari<br />
sul futuro del lavoro in cui fiducia, collaborazione,<br />
professionalità e leadership sono il fil<br />
rouge che valorizza il contributo delle persone<br />
e sulle innovazioni tecnologiche che hanno<br />
cambiato le nostre prospettive e continueranno<br />
a farlo in modo esponenziale anche grazie<br />
agli ambiti in cui Siemens opera.», aggiunge<br />
Fasoli.<br />
Nell’ultimo anno Siemens si è focalizzata su<br />
quattro importanti pilastri – che potremmo<br />
definire touch points - con i potenziali candidati.<br />
Il look & feel della sezione Jobs & Career<br />
sul sito è cambiato, ora punta su interazione,<br />
contatto e feedback. (https://www.siemens.<br />
com/global/en/home.html), garantendo al<br />
contempo accessibilità da tutti i dispositivi, e<br />
allineato con la mission aziendale “Make real<br />
what matters”. E’ cambiata la modalità per inviare<br />
la propria candidatura: oltre ad includere<br />
tutti i dispositivi mobili, sono stati ridotti i<br />
campi da compilare in ottica di massima semplificazione.<br />
Nella fase di recruitment si usano sempre<br />
più nuovi tool di video intervista sia live che<br />
on demand. Infine, nell’ottica della valorizzazione<br />
dello scambio continuo, Siemens ha<br />
investito tempo e risorse per costruire e mantenere<br />
il dialogo con i potenziali candidati sui<br />
propri canali social che in Italia sono Facebook,<br />
Twitter e Linkedin.<br />
ROSARIO IZZO, CHIEF UMAN<br />
RESOURCES DI ITALO - NTV:<br />
«CERCHIAMO GIOVANI CON ESPERIENZE»<br />
Noi di Italo prestiamo particolare attenzione<br />
al tema del recruiting, dovendoci<br />
confrontare con grandi numeri in ogni<br />
tornata di selezioni che apriamo. Nella prima<br />
campagna del <strong>2017</strong> abbiamo ricevuto circa 20<br />
mila candidature, per questo non ci è possibile<br />
aprire contest mirati che spesso vengono utilizzati<br />
quando si effettua una ricerca su una<br />
piccola scala.<br />
La nostra metodologia per gestire questi numeri<br />
si articola in diverse fasi: una di queste,<br />
per noi di estrema importanza, è quella del<br />
video curriculum. Il candidato con il suo video<br />
CV illustra le sue competenze e si presenta,<br />
caricando il filmato direttamente sull’apposita<br />
piattaforma di recruiting disponibile sul<br />
nostro sito. La durata del video cv (nel caso di<br />
selezione per Hostess e Steward) è di 4 minuti:<br />
2 dedicati alla presentazione personale in<br />
italiano e i restanti 2 minuti invece si svolgono<br />
in lingua inglese.<br />
Organizziamo poi eventi sul territorio: finora<br />
ci siamo mossi in città come Roma, Milano e<br />
Napoli. In queste giornate simuliamo scenari<br />
di lavoro in cui ad esempio bisogna relazionarsi<br />
con i viaggiatori e con i colleghi, e facciamo<br />
studiare differenti casi aziendali. Questi<br />
incontri si svolgono sia in italiano che in inglese.<br />
Noi non ci fermiamo al titolo di studio del<br />
candidato, cerchiamo ragazzi e ragazze con un<br />
bagaglio ricco di esperienze, con spiccate attitudini<br />
personali. Selezioniamo persone che<br />
siano motivate, andranno a lavorare infatti in<br />
un contesto fatto di procedure da seguire in<br />
cui però le caratteristiche personali determinano<br />
e contribuiscono a rendere “speciale” il<br />
nostro servizio.<br />
Ci piacciono le persone abituate a viaggiare,<br />
dinamiche, con esperienze all’estero o abituati<br />
a lavorare su turni. La vita a bordo treno ed<br />
in stazione richiede per l’appunto queste caratteristiche.<br />
61
GESTIRE L’IMPRESA<br />
Il fisco iniquo<br />
fa saltare<br />
il patto tra<br />
le generazioni<br />
La morsa tributaria che grava<br />
soltanto sui “soliti noti” non è<br />
più sostenibile. E Federmanager<br />
rilancia una riforma fiscale<br />
profonda contro il mantra<br />
del “tutto va bene”<br />
a cura della Redazione<br />
Tra chi la pensione la riscuote ogni<br />
mese e chi forse non la riceverà mai,<br />
la frattura è aperta. À la guerre comme<br />
à la guerre, viene da dire osservando<br />
IL 60% DELLE IMPOSTE ARRIVA DAI<br />
LAVORATORI DIPENDENTI, IL 35% DAI<br />
PENSIONATI, MENTRE AGLI AUTONOMI<br />
SI DEVE SOLO IL 5% DEL GETTITO<br />
la distanza sociale<br />
che contrappone nipoti<br />
e nonni. Colpa,<br />
anche, dell’indignazione<br />
crescente che<br />
c’è nel Paese verso le pensioni medio-alte,<br />
alimentata da informazione e dati strumentalizzati,<br />
e da una confusione permanente<br />
sui conti previdenziali. Più saggio, perciò,<br />
fare chiarezza sui numeri. I dati più recenti<br />
relativi alle dichiarazioni Irpef 2016 (su<br />
redditi 2015), elaborati dal centro studi Itinerari<br />
Previdenziali con il supporto di Cida,<br />
la confederazione che parla a nome del milione<br />
e mezzo di manager pubblici e privati,<br />
in attività e in pensione, documentano che<br />
il bilancio statale si regge sul contributo di<br />
pochi. L’Irpef pesa in modo assai difforme<br />
su tre categorie, svelando il ruolo determinante<br />
svolto dal sostituto d’imposta: il 60%<br />
delle imposte arriva dai lavoratori dipendenti,<br />
il 35% dai pensionati, mentre a imprenditori,<br />
commercianti e professionisti si<br />
deve soltanto il 5% del gettito.<br />
Il carico fiscale è in particolare concentrato<br />
sulle fasce di lavoratori dipendenti a reddito<br />
medio-alto con il paradosso che il 12%<br />
dei contribuenti paga da solo oltre il 52%.<br />
Di contro, ben 3 dei 5 milioni di lavoratori<br />
autonomi risultano nella fascia di reddito<br />
minima o negativa.<br />
«È chiaro che i 10<br />
milioni di italiani che<br />
hanno dichiarato un<br />
reddito inferiore a<br />
7.500 euro non sono tutti cittadini onesti<br />
meritevoli di assistenza», chiarisce il presidente<br />
Federmanager Stefano Cuzzilla, alludendo<br />
alla fetta di sommerso dovuto a mancate<br />
o parziali dichiarazioni Irpef. «Questo<br />
danneggia innanzitutto chi ha veramente<br />
bisogno di tutela, chi è rimasto indietro. Noi<br />
manager crediamo in un sistema solidaristico,<br />
in cui chi ha di più restituisce di più, ma<br />
non possiamo certamente accettare che su<br />
questa solidarietà l’abbiano vinta i furbetti<br />
e i grandi evasori».<br />
I manager appartengono alla fascia che dichiara<br />
più di 80mila euro lordi annui, dove<br />
si trova appena meno del 2% del totale<br />
I NUMERI DELL’INIQUITÀ FISCALE<br />
40 MILIONI DI CONTRIBUENTI<br />
10 MILIONI<br />
‹ 7.500 EURO(<br />
2% DEI CONTRIBUENTI<br />
DI CUI 3 MILIONI<br />
LAVORATORI AUTONOMI<br />
765 MILA › 80.000 EURO<br />
PAGA<br />
23% IRPEF TOTALE<br />
(<br />
(lordi annui)<br />
12% DEI CONTRIBUENTI<br />
PAGA<br />
+52% IRPEF TOTALE<br />
62
Chi paga e chi no<br />
172 MLD di euro<br />
di IRPEF versata<br />
autonomi<br />
60%<br />
pensionati<br />
dipendenti<br />
5%<br />
35%<br />
8 MLD DI EURO<br />
DI EVASIONE<br />
CONTRIBUTIVA<br />
contribuenti e si alloca oltre il 22,7% delle<br />
entrate, con un effetto moltiplicativo decuplicato.<br />
Tra loro c’è molta amarezza. E ci<br />
sono molti mal di pancia. Diffusissimi tra i<br />
pensionati che, dopo una vita di contributi<br />
versati, si trovano a svolgere la funzione di<br />
“care giver” e allo stesso tempo, se ricevono<br />
assegni previdenziali superiori ai 2.700<br />
euro lordi, pagano praticamente la metà di<br />
tutta l’Irpef sulle pensioni.<br />
Molta di quella ingiustizia sociale, percepita<br />
o reale, si deve all’evasione fiscale e contributiva<br />
che stime della stessa Inps misurano<br />
intorno agli 8 miliardi di euro annui. A cui<br />
va aggiunto lo squilibrio generato dalla schizofrenia<br />
normativa tutta italiana che negli<br />
anni ha generato baby pensionati, vitalizi e<br />
regimi premianti per chi, dopo aver evaso, si<br />
ravvede “operoso”.<br />
«La lotta all’evasione è la grande assente<br />
in questo Paese», dichiara Mino Schianchi,<br />
presidente del gruppo dei seniores di Federmanager.<br />
Secondo Schianchi il potere<br />
d’acquisto dei manager in pensione è sceso<br />
almeno del 20% in 5 anni. Di contro «è sempre<br />
alle porte il rischio di prelievi forzosi o<br />
di blocchi perequativi. Lo Stato non può tradire<br />
le promesse fatte a chi ha onestamente<br />
onorato il valore della solidarietà con i versamenti<br />
contributivi di una lunga carriera»,<br />
puntualizza.<br />
Federmanager, perciò, passa alla proposta.<br />
La prima si chiama riforma del fisco. Come<br />
ha detto di recente anche il presidente della<br />
Repubblica, «per un sistema più equo e più<br />
efficiente». La seconda si chiama occupazione<br />
dei giovani. Rivoluzione tecnologica e<br />
apertura globale dei mercati devono essere<br />
governati in un’ottica di creazione di nuovi<br />
posti di lavoro ad alta specializzazione.<br />
RIVEDIAMO LA CURVA DELLE ALIQUOTE E<br />
STABILIAMO UNA SOGLIA COMPLESSIVA<br />
OLTRE ALLA QUALE NON È POSSIBILE<br />
ANDARE E CHE NON SUPERI IL 40%<br />
Per cui si devono investire risorse ingenti in<br />
ricerca, innovazione, formazione e orientamento<br />
professionale, ma anche procedere<br />
all’abbattimento strutturale del cuneo fiscale.<br />
Terza cosa da fare è separare assistenza da<br />
previdenza. Un mantra antico per i manager<br />
dell’industria, che trova sponda nei numeri:<br />
nel 2015 sono stati oltre 8 milioni i pensionati<br />
totalmente o parzialmente a carico della<br />
fiscalità generale e più di 3 milioni quelli<br />
con pensioni integrate al minimo che costano<br />
oltre 9 miliardi annui.<br />
«Mentre la spesa per pensioni cresce al<br />
MOLTA INGIUSTIZIA<br />
SOCIALE SI DEVE<br />
ALL’EVASIONE FISCALE<br />
O CONTRIBUTIVA<br />
ritmo di un 1,86% annuo, a dimostrazione<br />
che le riforme previdenziali hanno avuto un<br />
loro effetto», sottolinea il direttore generale<br />
di Federmanager, Mario Cardoni, «la spesa<br />
a carico dell’Inps davvero fuori controllo<br />
è quella assistenziale, che ha segnato un +<br />
5,89%».<br />
Per cui, il dg Federmanager indirizza un<br />
messaggio preciso al governo: «Non si pensi,<br />
per far quadrare i conti a fine anno, di intervenire<br />
nuovamente sulle pensioni attraverso<br />
tasse occulte. Non vogliamo sorprese<br />
nella prossima manovra, né correzioni qualche<br />
mese dopo».<br />
Il sistema, indica Federmanager, va capovolto.<br />
Il principio da seguire è chiaro: va premiato,<br />
in termini di servizi, chi le imposte le<br />
paga. «Rivediamo la curva delle aliquote e<br />
stabiliamo una soglia complessiva oltre alla<br />
quale non è possibile andare, che sia sostenibile<br />
in funzione del livello di ricchezza e<br />
che comunque non superi il 40%. Altrimenti<br />
– avverte Cardoni – è strozzinaggio».<br />
Una proposta che sembra bloccare sul nascere<br />
qualsiasi ipotesi di intervento che, per<br />
arginare nel breve la crisi occupazionale,<br />
danneggi nel lungo termine l’intero sistema.<br />
«Se questo Paese ha ancora qualche chance<br />
di tornare ad attrarre capitali e patrimoni<br />
oggi all’estero», sostiene la Federazione dei<br />
manager, «se la deve guadagnare a colpi di<br />
certezza normativa e trasparenza, in modo<br />
da non tradire diritti acquisiti e aspettative<br />
legittime».<br />
63
GESTIRE L’IMPRESA<br />
in collaborazione con ANDAF<br />
Il ruolo del CFO<br />
da garante<br />
a “business<br />
accelerator”<br />
Al via una partnership<br />
editoriale tra <strong>Economy</strong> e l’Andaf,<br />
l’Associazione nazionale<br />
dei direttori amministrativi<br />
e finanziari, dedicata ai temi<br />
chiave per la categoria<br />
La professione del Chief Financial Officer<br />
(CFO) e il suo ruolo nell’impresa sono<br />
profondamente cambiati nel corso degli<br />
ultimi anni, prevedendo competenze sempre<br />
più estese. Si tratta di un’evoluzione che non<br />
concerne solo un cambiamento di prospettive<br />
e di ambiti di attività, ma un effettivo ampliarsi<br />
del raggio d’azione, mantenendo da un lato<br />
il proprio ruolo tradizionale, che prevede la<br />
capacità di analizzare i dati e le informazioni<br />
generate dai processi aziendali, e, dall’altro,<br />
la capacità di interpretarli<br />
nel contesto<br />
in cui l’impresa opera,<br />
per individuare le<br />
azioni necessarie e<br />
così supportare le diverse business unit (marketing,<br />
vendite, produzione…) nel performare<br />
meglio, oltre che il vertice – CEO in primis – a<br />
prendere le decisioni strategiche con maggior<br />
cognizione. Il CFO diventa così il vero e proprio<br />
garante della sostenibilità del business,<br />
lavora in sinergia con il CEO e contribuisce<br />
alla messa a punto delle decisioni strategiche<br />
del vertice aziendale. Ma non è finita qui.<br />
Il CFO è oggi chiamato ad una vera e propria<br />
ROBERTO MANNOZZI, PRESIDENTE ANDAF<br />
AL CFO È RICHIESTO DI VINCERE<br />
QUESTA SFIDA, TRASFORMANDOLA<br />
IN OPPORTUNITÀ DI CRESCITA PERSONALE<br />
PROFESSIONALE E DELL’IMPRESA<br />
sfida che guarda alla sua crescita culturale,<br />
oltre che professionale, e va di pari passo con<br />
l’evoluzione dei modelli di governance aziendali<br />
che devono diventare necessariamente<br />
più moderni e aperti al cambiamento, in uno<br />
scenario di business sempre più competitivo,<br />
tecnologico ed internazionale. In questo scenario<br />
si chiede al CFO di andare oltre la conoscenza<br />
dei classici indicatori di performance<br />
per individuarne di nuovi, deve essere curioso<br />
e saper guardare al business con un approccio<br />
meno tradizionale,<br />
dare il giusto peso alla<br />
valutazione dei rischi,<br />
ai valori intangibili,<br />
al valore delle risorse<br />
disponibili, in particolare quelle umane, e alla<br />
“reputazione” aziendale, in un contesto sempre<br />
più connesso e competitivo. La customer<br />
satisfaction e più in generale il rapporto con il<br />
cliente, il valore del brand e la misurabilità dei<br />
processi di business e della loro qualità sono<br />
i principali driver aziendali e spetta proprio<br />
al CFO raccogliere questi dati, gestirli, analizzarli,<br />
interpretarli, oltre a renderli fruibili ai<br />
vari stakeholder interni ed esterni all’azienda.<br />
Dall’interpretazione di tali dati deriva la<br />
strategia aziendale e in questo processo il CFO<br />
non è solo value integrator e partner decisionale<br />
dei vertici aziendali, ma a tutti gli effetti<br />
un business accelerator! Indubbiamente la<br />
digital trasformation è un processo che sta<br />
impattando con estrema velocità ed intensità,<br />
con tutti i conseguenti evidenti rischi che<br />
ciò determina sui modelli di business, e, conseguentemente,<br />
nel modo in cui le aziende<br />
di ogni settore andranno ad interagire con i<br />
propri clienti, sempre più “digitali” e sempre<br />
più interessati ad acquistare l’”accesso” ai<br />
beni e ai servizi, piuttosto che il loro “possesso”.<br />
L’economia digitale non può pertanto non<br />
incidere in misura rilevante anche sul ruolo e<br />
sulla figura del CFO che deve adeguare il proprio<br />
corredo professionale per contribuire a<br />
governare la digital transformation, nella consapevolezza<br />
di dover velocemente modificare<br />
il proprio DNA per trasformarsi sempre più<br />
in “manager dei dati”. La sfida è già in corso e<br />
non riguarda solo i CFO delle grandi imprese.<br />
Questo profondo cambiamento interessa pienamente<br />
anche i manager delle imprese di dimensioni<br />
più piccole. Il CFO deve contribuire<br />
ad assumere le scelte necessarie per garantire<br />
la loro sopravvivenza e lo sviluppo di queste<br />
imprese. La competizione in un mondo reso<br />
senza confini, grazie alle nuove tecnologie e<br />
alla “rete”, interessa cioè egualmente grandi e<br />
piccole imprese, può creare allo stesso tempo<br />
danni e opportunità, e tutto ciò dipenderà, in<br />
buona parte, da chi in azienda ha la responsabilità<br />
di trasformare dati in decisioni, ovvero<br />
dal nostro CFO. Queste riflessioni sono rese<br />
possibili grazie al particolare punto di osservazione<br />
“dall’interno” delle realtà aziendali<br />
italiane di cui gode ANDAF (l’Associazione<br />
Nazionale dei Direttori Amministrativi e Finanziari),<br />
cui partecipano oltre 1.500 CFO/<br />
Direttori Amministrativi all’interno dei suoi<br />
oltre 1.600 soci. Quest’ultima si occupa da<br />
tempo e segue molto da vicino l’evoluzione<br />
dell’“uomo dei numeri”, che sempre di più<br />
diventerà un “uomo di business”, attraverso<br />
un quotidiano lavoro di assistenza e di aggiornamento<br />
professionale, basato sul lavoro dei<br />
suoi 6 Comitati Tecnici e sul contatto diretto<br />
con i suoi soci grazie alle sue 12 Sezioni territoriali,<br />
condizione necessaria per garantire la<br />
crescita professionale e culturale di una figura<br />
sempre più importante fra quelle che operano<br />
nel top management aziendale.<br />
64
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ai tempi 4.0:<br />
la sfida<br />
è digitale<br />
Le innovazioni della tecnologia<br />
e la trasformazione del lavoro<br />
sono state al centro di un Forum<br />
promosso a Roma dal ministro<br />
del Lavoro Giuliano Poletti<br />
Nel 1999, quando prese il via il “fisco telematico”,<br />
i commercialisti italiani inviarono<br />
circa 7 milioni di documenti<br />
fiscali all’Agenzia delle Entrate; nel 2015 le trasmissioni<br />
telematiche hanno superato la soglia<br />
dei 77,5 milioni. Basterebbe questo dato<br />
per capire come l’applicazione delle nuove<br />
tecnologie stia rivoluzionando l’universo del<br />
lavoro dei liberi professionisti; tuttavia la rivoluzione<br />
digitale non si ferma alla dimensione<br />
amministrativa, ma entra nel cuore e nella natura<br />
stessa delle professioni, ridefinendole fin<br />
dalle radici. Basti pensare alla progettazione<br />
e stampa 3D di edifici<br />
o ai dispositivi medici<br />
per il monitoraggio a<br />
distanza dei pazienti<br />
cronici o ancora all’utilizzo<br />
dei droni per raccogliere e analizzare<br />
dati di una superficie. Lo scorso 22 giugno nella<br />
sede di Palazzo Rospigliosi a Roma sono andate<br />
in onda le prove tecniche del “Lavoro che<br />
cambia”, evento promosso dal ministro del<br />
lavoro, Giuliano Poletti, in vista del centenario<br />
dell’Organizzazione internazionale del lavoro<br />
(Ilo), che si celebrerà in Italia. Una riflessione<br />
sul tema della trasformazione del lavoro rispetto<br />
ad una sempre più diffusa automazione<br />
e digitalizzazione della società, che coinvolge i<br />
protagonisti del lavoro, in un dibattito plurale<br />
e partecipato, che vede Confprofessioni impegnata<br />
al tavolo istituzionale del ministero del<br />
IL PRESIDENTE GAETANO STELLA:<br />
«POLITICHE ATTIVE FONDAMENTALI<br />
PER ASSECONDARE IL CAMBIAMENTO<br />
NEGLI STUDI PROFESSIONALI»<br />
IL PRESIDENTE DI CONFPROFESSIONI, GAETANO STELLA<br />
Lavoro per rappresentare le peculiarità e le<br />
esigenze delle attività professionali. «Siamo<br />
sempre stati pronti ad intercettare il potenziale<br />
di crescita che derivano dalle trasformazioni<br />
del lavoro – ha commentato il presidente di<br />
Confprofessioni, Gaetano Stella, nell’intervento<br />
al Forum – mutamenti radicali attraversano<br />
sia le tradizionali professioni (in parte marginalizzate),<br />
sia le nuove figure emergenti legate<br />
al web, ai servizi alla persona, al tempo libero.<br />
Il professionista, per sua formazione culturale,<br />
è pronto ad accettare questa sfida. Normative<br />
di riferimento, standard internazionali da<br />
ILO: IL SORPASSO DELLA<br />
TECNOLOGIA SUL LAVORO<br />
Il dato emerso dalla Conferenza<br />
internazionale del lavoro che si<br />
è chiusa lo scorso 16 giugno a<br />
Ginevra è allarmante. Per la prima<br />
volta nella storia dell’economia,<br />
dice l’Organizzazione internazionale<br />
del lavoro (Ilo), si assiste al saldo<br />
negativo tra occupazioni distrutte<br />
dalla tecnologia e occupazioni create<br />
da essa e dal resto dell’economia.<br />
L’azione dell’Ilo punta a unire la<br />
promozione dell’occupazione, la tutela<br />
del lavoro e della sicurezza sociale<br />
senza rinunciare ai vantaggi che<br />
le tecnologie digitali porteranno al<br />
mondo del lavoro e alla società. Alla<br />
Conferenza internazionale di Ginevra<br />
ha partecipato l’Unione mondiale<br />
delle professioni liberali, che riunisce<br />
le più importanti organizzazioni<br />
di rappresentanza delle libere<br />
professioni a livello internazionale<br />
(per l’Italia, Confprofessioni). E<br />
proprio la Confederazione presieduta<br />
da Gaetano Stella ha già messo<br />
in campo numerose iniziative<br />
per assecondare i cambiamenti<br />
tecnologici, sostenendo le associazioni<br />
delle singole professioni ad investire<br />
in conoscenza e ricerca per utilizzare<br />
proficuamente i risultati della<br />
tecnologia e al tempo stesso tutelare<br />
con un robusto welfare contrattuale<br />
quelle professioni più minacciate dai<br />
cambiamenti tecnologici.<br />
applicare, team working<br />
sono concetti già<br />
codificati negli studi,<br />
che devono però evolvere<br />
nello sviluppo di<br />
competenze trasversali, abilità tecnologica e<br />
comprensione dei dati, fino alla capacità di intercettare<br />
fondi europei». Se, dunque, il futuro<br />
è già tracciato e le innovazioni tecnologiche<br />
e digitali stanno entrando prepotentemente<br />
nell’organizzazione del lavoro di uno studio<br />
professionale, il ruolo della politica diventa<br />
un fattore critico di successo per assecondare<br />
la transizione verso il professionista 4.0. «Le<br />
trasformazioni del lavoro e i nuovi modelli<br />
organizzativi degli studi professionali devono<br />
essere accompagnate da politiche attive evolute,<br />
che sappiano accrescere le competenze<br />
professionali e, al tempo stesso, garantire forme<br />
di welfare inclusivo – ha aggiunto Stella –<br />
il disegno di legge sul lavoro autonomo va in<br />
questa direzione, ma occorrono ulteriori misure<br />
che rispondano in maniera più adeguata<br />
alle mutate esigenze del mercato dei servizi<br />
professionali». La rivoluzione digitale negli<br />
studi professionali, per esempio, può rappresentare<br />
una straordinaria occasione per favorire<br />
i fenomeni aggregativi tra professionisti,<br />
superando i limiti normativi che ancora imbrigliano<br />
le società tra professionisti e le reti<br />
tra professionisti. Parallelamente, sul fronte<br />
delle tutele occorre agevolare l’estensione del<br />
welfare contrattuale inclusivo ai lavoratori autonomi<br />
non datori di lavoro, che attualmente<br />
non possono beneficiare di forme assistenziali,<br />
perché troppo costose o poco fruibili.<br />
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proprietari e il loro uso da parte di terzi per scopi propri può violare i<br />
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COMUNICARE<br />
L’IMPRESA<br />
L’irruzione incontenibile del web<br />
nel mondo della comunicazione<br />
ne ha sovvertito consuetudini<br />
e paradigmi. Tra le ultime e più<br />
interessanti novità c’è l’impatto<br />
dell’intelligenza artificiale e dei<br />
robot interattivi sul rapporto<br />
delle aziende con i loro clienti.<br />
I primi risultati sono molto<br />
positivi, ma è chiaro che usare<br />
questi nuovi mezzi non è banale.<br />
72<br />
ADV COMPARATIVA<br />
PROLIFERANO GLI SPOT GIOCATI<br />
SUL CONFRONTO: ECCO I RISCHI<br />
74<br />
DE BORTOLI<br />
«COSA INSEGNA IL CASO UBER?<br />
BASTA CON LA MUSCOLARITA»<br />
76<br />
SHORT STORIES<br />
NEWS DAL MONDO DELLE<br />
IMPRESE E DEI PROFESSIONISTI<br />
QUATTRO CHIACCHIERE COL ROBOT<br />
E IL CLIENTE È PIÙ CONTENTO<br />
I chatbot, basati sull’intelligenza artificiale, sono oggi una rivoluzione<br />
culturale nelle modalità di utilizzo del web e dei dispositivi mobili<br />
Era il 1963 e la direzione della Rai telefonò<br />
a casa di Eduardo De Filippo, il grande<br />
drammaturgo napoletano, già commendatore<br />
della Repubblica, già all’apice del suo successo.<br />
La cameriera che rispose si sentì dire: “Buongiorno,<br />
qui è la televisione, mi può passare il<br />
Commendatore?”. La donna riferì. De Filippo,<br />
perplesso: “Ti fai dire<br />
chi è?”. Dall’altra parte,<br />
nuovamente: “Qui è la<br />
televisione!”. Allora<br />
Eduardo, spazientito,<br />
prese la cornetta: “Pronto?”; “Buongiorno,<br />
qui è la televisione…”; “Aspettate, vi passo il<br />
frigorifero!”. La battuta, sempre bellissima,<br />
che il grande Eduardo amava ripetere, sembra<br />
provenire da un’altra epoca. Oggi, in piena era<br />
digitale, viviamo con in<br />
tasca un computer – un<br />
normalissimo smartphone<br />
– che ha in sé<br />
LUCA VERGANI,<br />
CEO DI MEC<br />
di Luca Vergani<br />
IL CHATBOT VIENE APERTO<br />
DALL’AZIENDA ALL’INTERNO DI UNA<br />
PIATTAFORMA DI INSTANT MESSAGING<br />
GIÀ ESISTENTE, COME MESSENGER<br />
più potenza di calcolo di quella che c’era a bordo<br />
dell’Apollo 11 quando volò sulla Luna. Parlare<br />
con i computer è esperienza quotidiana,<br />
gli ”assistenti vocali” sono compagni di vita. I<br />
computer non sono più solo programmati per<br />
supportarci nella ricerca di informazioni, ma<br />
anche per registrare i nostri comportamenti,<br />
diventare sempre più<br />
intuitivi nei confronti<br />
dei nostri bisogni e<br />
supportarci così nei<br />
processi decisionali.<br />
L’esempio tipico di questa evoluzione è rappresentato<br />
dai chatbot (chat+robot), piattaforme<br />
conversazionali (basate sull’Intelligenza<br />
Artificiale), in grado di simulare una<br />
conversazione con l’utente su una chat. I<br />
chatbot rappresentano un’assoluta rivoluzione<br />
culturale in termini di nuove modalità di<br />
utilizzo del web, dei dispositivi mobili e delle<br />
applicazioni e offrono molteplici opportunità,<br />
per i brand, di interagire e creare una relazione<br />
diretta con i potenziali clienti, la cui natura<br />
69
COMUNICARE L’IMPRESA<br />
Nella pagina precedente,<br />
Mark Zuckerberg,<br />
fondatore di Facebook, che punta<br />
fortemente sull’instant<br />
messagging e sui chatbot.<br />
Accanto, Pepper, il robottino<br />
più famoso del momento<br />
artificiale trascolora fin quasi a non notarsi<br />
più grazie all’efficienza e alla qualità dell’esperienza<br />
di conversazione. Ma come funziona un<br />
chatbot? Il chatbot viene aperto dall’azienda<br />
all’interno di una piattaforma di instant messaging<br />
già esistente, come ad esempio Messenger<br />
di Facebook. Se voglio sapere quale<br />
shampoo di un determinato brand è più adatto<br />
al mio tipo di capello, mi basterà cercare<br />
l’azienda su Messenger, digitare la domanda<br />
e attendere la risposta, che di solito arriva in<br />
pochissimo tempo. I bot si basano su un set di<br />
domande e risposte definite da cui attingono<br />
quando si instaura un dialogo con l’utente e<br />
che si evolve apprendendo dalle conversazioni<br />
(cognitive computing) in modo da personalizzare<br />
sempre di più le risposte e quindi la<br />
relazione con il singolo consumatore.<br />
In sintesi, con la presenza sui chatbot, le aziende<br />
possono:<br />
• Facilitare il customer journey, fornendo contenuti<br />
e informazioni utili all’acquisto<br />
• Distribuire news<br />
DA QUANDO AD APRILE 2016 FACEBOOK<br />
HA APERTO MESSENGER AI CHATBOT,<br />
QUESTI SONO AUMENTATI AL RITMO<br />
DI CIRCA 130 OGNI GIORNO<br />
o informazioni sulla<br />
base degli interessi selezionati<br />
• Creare un legame di<br />
valore con l’utente, rafforzando l’immagine<br />
del brand e la loyalty<br />
Il successo dei chatbot è stato favorito da una<br />
flessione dell’utilizzo delle app. Gli utenti non<br />
hanno più voglia di effettuare un download,<br />
registrarsi e familiarizzare ogni volta con una<br />
nuova interfaccia e sembra infatti che il 65%<br />
degli smartphone user non scarichi più nuove<br />
app. A un declino delle app corrisponde invece<br />
una velocissima ascesa delle piattaforme<br />
di messaggistica, che nel 2016 hanno sorpassato<br />
l’utilizzo dei social network. A questo<br />
si aggiungono l’evoluzione delle tecnologie<br />
correlate all’intelligenza artificiale e tre fondamentali<br />
caratteristiche che li hanno resi un<br />
modello vincente:<br />
• Usability: si innestano in piattaforme già<br />
utilizzate dall’utente.<br />
• Frictionless: possono assolvere a bisogni<br />
differenti ma si presentano tutti allo stesso<br />
modo a livello di interfaccia, rendendo il dialogo<br />
semplice e veloce.<br />
• Customization: inserendosi all’interno di<br />
un ecosistema esistente sono in grado di instaurare<br />
da subito un dialogo con l’utente assimilando<br />
dati preesistenti<br />
e rendendo così<br />
la customer experience<br />
sempre più personalizzata.<br />
Da quando<br />
ad aprile 2016 Facebook ha aperto Messenger<br />
ai chatbot, questi sono aumentati al ritmo di<br />
circa 130 ogni giorno e milioni di persone li<br />
stanno già utilizzando. Traxn Blog, un database<br />
americano, ha registrato un incremento degli<br />
investimenti in chatbot del 129% nel solo<br />
2016, per un totale di 227 milioni di dollari<br />
contro i 93 del 2015. Una tendenza che non<br />
sembra aver intenzione di invertire la rotta<br />
nell’immediato futuro. Secondo Transparency<br />
Market Research infatti il mercato globale dei<br />
chatbot raggiungerà un valore di investimento<br />
pari a quasi un miliardo di dollari entro il<br />
2024.<br />
VI PRESENTIAMO PEPPER,<br />
UN VERO SHOWMAN<br />
Il robottino più<br />
popolare del<br />
momento si<br />
chiama Pepper,<br />
è distribuito per<br />
l’Italia da Fullsix,<br />
ed è, insieme, un<br />
assistente vocale<br />
e uno “steward”<br />
artificiale capace<br />
di connotare<br />
qualsiasi<br />
ambiente con<br />
un tocco di<br />
innovazione.<br />
Pepperworld<br />
<strong>2017</strong>, la<br />
kermesse<br />
internazionale<br />
organizzata<br />
da Softbank<br />
Robotics, appena<br />
svoltasi a Parigi<br />
attorno al<br />
robottino, ne è<br />
stata l’apoteosi.<br />
Pepper è stato<br />
al centro<br />
dell’attenzione.<br />
Softbank ha<br />
mostrato i suoi<br />
progetti futuri,<br />
tra cui il robot<br />
per gli anziani<br />
Romeo e l’automa<br />
educativo NAO.<br />
IBM Watson<br />
ha discusso la<br />
possibilità di<br />
impiegare Pepper<br />
come Chef<br />
Advisor all’interno<br />
di negozi e<br />
supermercati.<br />
I clienti potranno<br />
rivolgergli<br />
domande su<br />
ricette ed<br />
ingredienti.<br />
Carrefour Spagna<br />
ha parlato del<br />
progetto di<br />
impiegare 6<br />
Pepper all’interno<br />
dei propri<br />
ipermercati.<br />
Gli automi<br />
fornirebbero<br />
assistenza,<br />
counselling,<br />
intrattenimento<br />
ai clienti più<br />
giovani. Renault<br />
Francia ha già<br />
utilizzato Pepper<br />
come testimonial<br />
pubblicitario. Il<br />
robot passeggia<br />
in show-room e<br />
concessionari<br />
offrendo<br />
informazioni e<br />
divertendo con i<br />
suoi balletti…<br />
70
PIXELL<br />
INVESTIAMO IN NUOVI MERCATI<br />
PER CREARE VALORE<br />
Sorgente Group Spa (Italia), insieme a Sorgente Group of America (US), Main Source (Lussemburgo) e Holding<br />
Star (UK), fa parte di Sorgente Group Alternative Investment (US). Il patrimonio immobiliare posseduto dai fondi e<br />
dalle 70 società controllate, sommato a quello gestito - al 31/12/2016 - è di circa 5 miliardi di euro. Sorgente Group<br />
diversifica i propri investimenti operando in diversi settori: immobili, finanza, risparmio gestito, infrastrutture,<br />
restauri, alberghi, cliniche, comunicazione ed editoria.<br />
www.sorgentegroup.com
COMUNICARE L’IMPRESA<br />
Pubblicità<br />
comparativa,<br />
attenzione<br />
al boomerang<br />
Boom delle campagne centrate<br />
sul confronto tra prodotti<br />
concorrenti, giocate sui test<br />
prestazionali e sugli esami di<br />
laboratorio: ma a volte nuocciono<br />
di Federico Unnia<br />
Le norme che regolano la comunicazione<br />
commerciale non tengono il passo<br />
dello sviluppo tecnologico. Sarà l’effetto<br />
della crisi, della contrazione dei consumi,<br />
fatto è che mai come in questi ultimi anni si<br />
è assistito a campagne pubblicitarie centrate<br />
sul confronto tra prodotti concorrenti, o prodotti<br />
di precedente generazione, giocate sul<br />
filo di lana di test prestazionali ed esami di<br />
laboratorio di parte.<br />
Che sta succedendo<br />
alla comunicazione<br />
comparativa? La corsa<br />
alla rivendicazione del<br />
plus tecnologico è da anni il terreno di battaglia<br />
della comunicazione pubblicitaria in numerosi<br />
settori merceologici. Nel mercato dei<br />
cosmetici, ad esempio, il Giurì di autodisciplina<br />
della pubblicità (organismo di autocontrollo<br />
della correttezza dei messaggi sostenuto<br />
da agenzie, mezzi e imprese che investono in<br />
pubblicità, ndr) ha condannato un messaggio<br />
pubblicitario relativo a creme solari che<br />
IL GIURÌ HA CONDANNATO UN MESSAGGIO<br />
RELATIVO A CREME SOLARI CHE<br />
PROMETTEVA «PER LA PRIMA VOLTA UNA<br />
PROTEZIONE ALTA E GLOBALE»<br />
prometteva «per la prima volta» una «protezione<br />
molto alta» e «globale contro talune<br />
emissioni solari». Il Giurì, in particolare, ha<br />
ritenuto fuorviante per il consumatore tanto<br />
il riferimento ad una protezione nei confronti<br />
delle radiazioni infrarosse, contrastante con<br />
le evidenze scientifiche che ad oggi escludono<br />
la possibilità di misurarla, quanto l’uso del<br />
termine «globale», facilmente fraintendibile<br />
come sinonimo di «totale». Altro filone, seppur<br />
più datato, è quello dell’automotive, con<br />
particolare riguardo al tentativo delle case<br />
automobilistiche di accreditarsi per prime<br />
l’innovazione tecnologica legata all’adozione<br />
di motori ad impatto ambientale sempre più<br />
limitato e in linea con gli standard comunitari<br />
di ultima generazione.<br />
«La tecnologia e la sua continua evoluzione<br />
in termini prestazionali contengono già in<br />
nuce elementi suggestivi. La comunicazione,<br />
in questo caso, deve<br />
fare allo stesso tempo<br />
un passo indietro, non<br />
agendo come una forza<br />
esterna al plus tecnologico,<br />
e un passo in avanti diventando essa<br />
stessa prova di un plus tecnologico. Prestazione,<br />
suggestione, fascinazione, integrazione tra<br />
contenuto di comunicazione e media di comunicazione:<br />
è cosi che il cerchio dell’influenza e<br />
della persuasione tende a completarsi» spiega<br />
Pino Rozzi, Presidente and Ceo Gray United,<br />
tra le più dinamiche agenzie pubblicitarie<br />
italiane. Che aggiunge come «sia finito il<br />
tempo della comunicazione istintiva, quello<br />
dove i professionisti si facevano guidare dalla<br />
sensazione. Oggi anche in comunicazione, l’informazione<br />
è potere: la ricerca quantitativa e<br />
qualitativa, Google, l’estrema accessibilità ai<br />
dati creano i giusti presupposti per l’efficacia<br />
di qualsiasi azione di comunicazione. La<br />
creatività però nasce dalla ricerca ma non può<br />
fermarsi ed esaurirsi in essa: la creatività non<br />
sarà mai il risultato di una formula algebrica,<br />
la creatività pura è fatta per uscire dagli standard.<br />
Questo accade se chi lavora in comunicazione<br />
legge, metabolizza, introietta l’informazione<br />
conferendogli un’interpretazione<br />
inedita e rilevante».<br />
Già, i progressi della tecnologia toccano da<br />
vicino non solo l’utilizzo in se dei beni e servizi<br />
offerti, ma anche la sostenibilità del prodotto.<br />
«Noi investiamo ogni anno in sviluppo<br />
di nuove tecnologie e nuove formule per<br />
rendere i nostri prodotti più performanti, più<br />
sostenibili, più accattivanti per i bisogni e le<br />
necessità dei consumatori. Nel momento in<br />
cui dobbiamo comunicare queste peculiarità<br />
che ci contraddistinguano dagli altri – o anche<br />
solo da noi stessi di prima – tutti i claim proposti<br />
dal marketing che cercano di enfatizzare<br />
l’aspetto suggestivo vengono filtrati e mitigati<br />
dall’analisi tecnica, ed in ultima istanza legale,<br />
che quindi li riconduce a parametri misurabili<br />
di prestazione. Le due anime sono pertanto<br />
presenti, rispettivamente rinforzate e corrette<br />
l’una dall’altra, nella comunicazione del plus<br />
tecnologico raggiunto». spiega Cristian Tes-<br />
72
sari, Responsabile Affari Legali Italia Henkel.<br />
Ma come si conciliano progresso e norme<br />
pubblicitarie?<br />
Semplice, «la nostra valutazione di sostenibilità<br />
di una comunicazione non può prescindere<br />
dal supporto di dati scientifici, cioè ottenuti<br />
da istituti terzi applicando metodi e standard<br />
riconosciuti, che ne confermino il contenuto:<br />
lo impone il rispetto dei consumatori e delle<br />
norme cui riteniamo di dover aderire. Se poi<br />
in alcuni casi lo standard, la ricerca, l’analisi<br />
non sono in grado di darci i risultati che ci attendavamo,<br />
è mio compito dissuadere il marketing,<br />
nazionale o internazionale, dal procedere<br />
con attività incoerenti».<br />
Se una campagna non è corretta e viene bloccata<br />
non ne consegue solo un danno economico.<br />
Spesso gli effetti sono reputazionali, con<br />
danni di non facile quantificazione. «La credibilità<br />
è fondamentale: non basta più coinvolgere<br />
il pubblico, bisogna ottenere il suo<br />
consenso. E per ottenerlo è importante che i<br />
valori aziendali risultino valori condivisibili»<br />
spiega Giuseppe Mastromatteo, Chief Creative<br />
Officer Ogilvy & Mather Italia.<br />
La tendenza di Ogilvy è quella di non focalizzarsi<br />
sulla singola campagna, ma sviluppare<br />
piattaforme di comunicazione che mirino<br />
a costruire un dialogo costante tra brand e<br />
consumatore. «Avere un’idea in pubblicità significa<br />
vestire i panni dei nostri interlocutori<br />
per sorprenderli con una comunicazione che<br />
abbiano voglia di vedere, di commentare, di<br />
condividere all’interno dei propri network. E<br />
questo vale sia per un prodotto altamente tecnologico<br />
che per una mozzarella» aggiunge.<br />
Standard qualitativi, ricerche e analisi di laboratorio:<br />
come si pongono le agenzie innanzi a<br />
queste informazioni nella realizzazione della<br />
comunicazione?<br />
«Se non vengono usate come esche possono<br />
essere un supporto valido al nostro lavoro.<br />
Abbiamo aperto Ogilvy Change proprio per<br />
capire come le scienze comportamentali potessero<br />
aiutarci nella creazione di messaggi<br />
sempre più efficaci. Lavoriamo con psicologi<br />
comportamentali ed esperti di questo campo<br />
per impattare positivamente nella vita delle<br />
persone seguendo i paradigmi del nudging.<br />
Ma le ricerche non devono e non possono essere<br />
l’unico elemento di valutazione e di decisione,<br />
ci vuole coraggio. La creatività ha sempre<br />
una dose di imprevedibilità e di rischio.<br />
E molte volte cerchiamo di minimizzare il<br />
rischio. Quello che cerchiamo di fare insieme<br />
ai clienti è di aiutarli nella lettura delle ricerche<br />
e capire cosa trattenere da queste analisi»<br />
conclude. Insomma, fare una buona – e sicura<br />
– campagna pubblicitaria è sempre più un<br />
lavoro di team».<br />
SE UNA CAMPAGNA NON È CORRETTA<br />
E VIENE BLOCCATA, NON NE CONSEGUE<br />
SOLO UN DANNO ECONOMICO: SPESSO GLI<br />
EFFETTI SONO REPUTAZIONALI<br />
«È necessario che il legale lavori al fianco delle<br />
direzioni scientifiche e tecniche del proprio<br />
cliente ed accerti che gli studi ed i test sulla<br />
base dei quali si intende fondare la rivendicazione<br />
di superiorità siano stati eseguiti seguendo<br />
metodologie riconosciute come efficaci<br />
dalla comunità scientifica e, ove esistenti,<br />
da standard comunitari. Bisogna inoltre che i<br />
test siano ripetibili per potere essere oggetto<br />
di verifica da parte di un concorrente e delle<br />
autorità giudiziarie. È un errore, nel caso si rivendichi<br />
un plus, che deve essere misurabile<br />
strumentalmente, basarsi solo su metodi di<br />
“autovalutazione”, caratterizzati da una soggettiva<br />
che impedisce la ripetibilità degli stessi.<br />
Oggi fare una buona comparativa è più facile<br />
perché la giurisprudenza ha avuto modo di<br />
pronunciarsi su tale forma di pubblicità ed ha<br />
contribuito, grazie ad una casistica significativa,<br />
a dare ulteriori indicazioni a chi intenda<br />
fare una pubblicità comparativa corretta, non<br />
suggestiva o denigratoria di prodotti o servizi<br />
o concorrenti» ricorda Elena Carpani, Partner<br />
CREA Avvocati Associati.<br />
Quindi meglio tenersi alla larga da tentazioni<br />
comparative? «Premetterei che, al di la dei<br />
miti alimentati da alcune tenzoni comparative<br />
verificatesi in passato soprattutto negli Usa, la<br />
pubblicità comparativa è uno strumento molto<br />
particolare, che presenta alcuni vantaggi<br />
ma anche controindicazioni non indifferenti.<br />
Come “istruzioni per l’uso”, dato per assodato<br />
che la rivendicazione di una superiorità<br />
deve essere supportata da studi di enti terzi,<br />
in applicazione di standard condivisi perlomeno<br />
dalla comunità scientifica, sottolineerei<br />
due aspetti. Da un lato, l’effettiva rilevanza del<br />
plus rivendicato ai fini della scelta di acquisto;<br />
dall’altro la reale portata del messaggio,<br />
il quale potrebbe “estendere” - almeno nella<br />
percezione del pubblico - l’entità del plus rivendicato.<br />
Da questo punto di vista non deve<br />
dimenticarsi che il consumatore decodifica il<br />
messaggio muovendo da un contesto di forte<br />
asimmetria informativa, non conoscendo il<br />
contesto tecnologico nel quale interviene la<br />
campagna, conclude Massimo Tavella, fondatore<br />
di Tavella - Studio di Avvocati.<br />
Da sinistra Giuseppe Mastromatteo, Chief<br />
Creative Officer Ogilvy & Mather Italia,<br />
Elena Carpani, Partner CREA Avvocati<br />
Associati, Massimo Tavella, fondatore di<br />
Tavella - Studio di Avvocati.<br />
Nella pagina a fianco: a sinistra Pino Rozzi,<br />
Presidente and Ceo Gray United e Cristian<br />
Tessari, Responsabile Affari Legali Italia<br />
Henkel.<br />
73
COMUNICARE L’IMPRESA<br />
De Bortoli: «Lo scandalo Uber<br />
archivia i manager muscolari»<br />
Il presidente della Vidas: «Non è vero che un dirigente capace si misura<br />
dalle sfuriate e dai pugni battuti sul tavolo. Presto alle aziende sarà<br />
necessario poter avere anche una certificazione sociale»<br />
«ABBIAMO TUTTI ESAGERATO, NEGLI ANNI<br />
PASSATI, nell’accettare acriticamente la<br />
visione del manager machista e muscolare<br />
che doveva guardare solo al risultato senza<br />
mai guardare negli occhi i suoi collaboratori.<br />
Non è così. Non funziona, è moralmente<br />
sbagliato e non rende. In particolare,<br />
trovo immorale che in alcune aziende si<br />
incentivino i manager permettendo loro<br />
di monetizzare i risparmi che ottengono<br />
sul costo del lavoro». Ferruccio De Bortoli,<br />
presidente di Vidas e della Longanesi, per<br />
vent’anni direttore di grandi quotidiani<br />
come Il Corriere della Sera e Il Sole 24<br />
Ore, ha idee precise sulle polemiche circa<br />
la leadership nelle aziende, seguita allo<br />
scandalo Uber – con il vertice dimezzato<br />
per vicende di rapporti interni brutali –<br />
e in piccolo, in Italia, alla sorprendente<br />
sentenza con cui la magistratura milanese<br />
ha confermato la giusta causa del<br />
licenziamento di un top-manager dell’Aon<br />
allontanato pur in presenza di ottimi<br />
risultati aziendali perché appunto brutale<br />
nei rapporti con i collaboratori. «Circola<br />
ancora troppo un’idea sbagliata», osserva,<br />
«che cioè il manager capace deve essere<br />
quello che fa sfuriate, picchia pugni sul<br />
tavolo e non accetta mediazioni. È un’idea<br />
semplicistica».<br />
Nata come?<br />
Da un insieme di fattori. C’è stato, fino a prima<br />
della crisi, un lungo periodo nella vita<br />
pubblica e aziendale nel quale l’affermaziodi<br />
Sergio Luciano<br />
ne dell’identità personale o di un gruppo o<br />
di un partito passava attraverso una certa<br />
muscolarità degli atteggiamenti o del linguaggio.<br />
Ci siamo abituati a credere che il<br />
politico più esperto o il manager più capace<br />
dovessero essere dei duri, avere atteggiamenti<br />
politicamente scorretti, diretti e bruschi.<br />
Forse ha inciso il linguaggio televisivo,<br />
mi viene in mente il format di Donald Trump,<br />
“The Apprentice”, con i suoi eccessi…<br />
eppure oggi negli Usa Trump è il presidente,<br />
e in Italia Flavio Briatore, suo amico ed<br />
emulo con la riproposizione italiana di quel<br />
format, appare a molti come un pensatore<br />
della modernità.<br />
Quindi c’è un nesso politica-aziende?<br />
Mi pare evidente. Direi un parallelo calzante<br />
tra politica e aziende. Ci siamo tutti convinti<br />
che di mediazioni si morisse, ci si sentiva<br />
deboli quando si doveva contemperare<br />
interessi di varia natura, pensavamo che il<br />
farlo si sarebbe risolto in un giudizio negativo<br />
su chi lo faceva. Gli assessment fatti dagli<br />
head-hunter e dai consulenti gestionali davano<br />
punteggi migliori ai manager portati a<br />
escludere e a dividere, anziché a quelli che<br />
tentano di includere e unire, il che ha anche<br />
condotto a una stagione di incentivi aziendali<br />
progettati per raggiungere l’efficienza<br />
penalizzando il lavoro, riducendolo al minimo<br />
indispensabile, oppure facendo ristrutturazioni<br />
sanguinose sul piano umano.<br />
Ma come? Nell’era dell’innovazione<br />
galoppante si stracciano i diritti?<br />
Guardiamo ai fatti. Quando le condizioni di<br />
tante aziende, disruptive dal punto di vista<br />
delle tecnologie, rischiano di diventare altrettanto<br />
disruptive anche dal punto di vista<br />
umano, si generano mostri. Del resto, come<br />
spiegarsi altrimenti che, ad esempio, le mitizzate<br />
aziende della Silicon valley siano<br />
così arretrate sul fronte della parità di genere<br />
e che e la prevalenza maschile sia così<br />
forte nelle new tech digitali? Uber è stata in<br />
questo senso un caso tipico, la dominazione<br />
indiscutibile di un’idea tecnologica che<br />
non guarda in faccia a nessuno, spinta da<br />
investitori finanziari che guardano soltanto<br />
all’ultima riga del bilancio, trascurando posti<br />
di lavoro e umanizzazione dei rapporti,<br />
senza porsi limiti… Io penso che invece i limiti<br />
debbano pur esser posti. E credo, e spero,<br />
che arriveremo a una terza generazione<br />
di manager che guardino anche alla sostenibilità<br />
del loro agire.<br />
E come?<br />
Una soluzione, già adottata episodicamente,<br />
è quella di introdurre la valutazione dei manager<br />
da parte dei dipendenti. E del resto,<br />
sarà proprio la tecnologia a portarci in quella<br />
direzione. Quando i robot renderanno<br />
inutile il lavoro a bassa qualificazione, sostituendosi<br />
ad esso, nelle aziende ci saranno<br />
soprattutto dipendenti di cui sarà indispensabile<br />
il coinvolgimento culturale e per<br />
così dire mentale, ci sarà bisogno della loro<br />
convinzione e della loro fiducia, al di là del<br />
rapporto gerarchico e dell’orario di lavoro».<br />
74
Non teme accuse di moralismo economico?<br />
Io penso che comportamenti del genere<br />
dovrebbero essere giudicati immorali dagli<br />
stessi investitori. Non può essere che l’efficienza<br />
la si misuri solo con il metro delle<br />
teste da tagliare. Uno degli errori penso che<br />
dovrebbero giudicarlo immorale anche gli<br />
stessi investitori. Un errore delle imprese<br />
italiane è stato quello di essersi concentrate<br />
troppo sul costo del lavoro, oggi ci si accorge<br />
che occorre coinvolgimento e competenza,<br />
la flessibilità non basta, dal punto di vista<br />
personale…Altrimenti l’impresa diventa<br />
una specie di semplice terreno di passaggio<br />
manageriale, si arriva all’effetto calcio, con<br />
quella brutta sensazione di mercenarismo…<br />
Però da parte del sindacato non si rileva<br />
una grande sensibilità su questi temi.<br />
Al contrario, c’è una forma diffusa di neoluddismo.<br />
Al netto di un generale eccesso di<br />
sindacalizzazione, legato alla quasi certezza<br />
che in Italia viga ancora un welfare totipotente,<br />
come nel caso dell’Alitalia, in cui lo<br />
Stato è sempre il donatore di ultima istanza,<br />
la si deve anche a un altro errore: troppo<br />
spesso le persone sono ridotte a semplici<br />
numeri, senza alcun riconoscimento del fatto<br />
che sono invece cittadine dell’impresa e<br />
non sudditi del bilancio.<br />
Un ragionamento di sinistra…<br />
Dico semplicemente che non si può avere<br />
tutta la flessibilità che si desidera senza una<br />
qualche forma di responsabilità sociale e<br />
non si può pensare che le persone possano<br />
essere gettate in una pattumiera quando<br />
non servono più. Comportamenti che poi<br />
alle volte si riscontrano anche in aziende<br />
che pure fanno della responsabilità sociale<br />
una bandiera! Ma io penso che presto alle<br />
aziende sarà necessario poter avere anche<br />
una certificazione sociale, il peso della loro<br />
immagine sarà sempre più valutato anche<br />
da come trattano i loro collaboratori, se li<br />
trattano male verrà sempre più il sospetto<br />
che non sappiano trattare bene neanche i<br />
clienti. Se invece l’impresa è attenta al welfare,<br />
alla comunità che la circonda e che<br />
contiene, la sua reputazione ne ricava un<br />
NON SI PUÒ AVERE<br />
LA FLESSIBILITÀ<br />
CHE SI VUOLE, SENZA<br />
RESPONSABILITÀ<br />
SOCIALE<br />
beneficio potente e durevole.<br />
Quindi un capitalismo di nuovo umanista?<br />
L’epoca dello sfruttamento intensivo sta<br />
passando, abbiamo assistito a piraterie economiche,<br />
scorrerie di raider del lavoro che<br />
lasciavano morti e feriti sul terreno. Se abbiamo<br />
criticato il peso eccessivo dei sindacati<br />
nel secolo scorso dobbiamo capire che<br />
oggi, dove non ci sono più i sindacati, ci sono<br />
comitati di base luddisti. Mi ha colpito positivamente<br />
che in Federmeccanica all’ultima<br />
assemblea fossero presenti i sindacati, e del<br />
resto in Germania i sindacati sono presenti<br />
da decenni nei board delle aziende.<br />
Quindi il neo-schiavismo della cosiddetta<br />
platform economy non prevarrà?<br />
Quando il cittadino viene degradato a suddito<br />
non funziona mai. Certo, la globalizzazione<br />
ha portato a una proliferazione<br />
di mansioni a basso contenuto specifico,<br />
i cosiddetti low skill, che sono considerati<br />
una commodity, vissuti con una totale<br />
disumanizzazione del rapporto di lavoro,<br />
lavoratori da licenziare via mail, senza nemmeno<br />
coraggio da parte di qualcuno dei vertici<br />
aziendali di confrontarsi vis-a-vis: ecco,<br />
questi eccessi sono e saranno focolai di nuove<br />
forme di rivolta, che si rifletteranno sulla<br />
politica, inducendo la gente a votare per<br />
protesta, per dare uno schiaffo a un sistema<br />
nemico, non sentendosi più garantita nei diritti,<br />
sentendosi vilipesa e presa in giro. Ebbene:<br />
questa disumanizzazione dei rapporti<br />
la trovo inaccettabile e insostenibile”.<br />
INGRANAGGI<br />
E UMANOIDI<br />
Accanto, un<br />
fotogramma di<br />
“Tempi moderni”,<br />
il cult-film di<br />
Charlie Chaplin<br />
che ironizzava<br />
e descriveva la<br />
prima automazione<br />
industriale.<br />
Oggi stiamo<br />
entrando nell’era<br />
dei robot cognitivi<br />
(foto accanto),<br />
che mettono in<br />
discussione molte<br />
mansioni umane<br />
75
SHORT STORIES<br />
Hospitality<br />
Con le terme<br />
la stagione<br />
dura un anno<br />
Antonio Impagliazzo (Sorriso<br />
Termae Resort e Spa di Ischia):<br />
«Sì al riordino del settore»<br />
Il turismo termale<br />
rappresenta un’importante<br />
risorsa per l’economia del<br />
paese. Di grande attualità e<br />
in discussione alla Camera<br />
il testo che punta ad<br />
aggiornare la normativa di<br />
riferimento, la legge quadro<br />
che disciplina il settore<br />
termale (legge 323 del 2000).<br />
Il tema non è marginale: se<br />
si citano i dati del Rapporto<br />
Federterme (Associazione<br />
Italiana di categoria delle<br />
industrie termali e delle acque<br />
minerali) le imprese italiane<br />
classificate come aziende<br />
termali sono 378. Offrono,<br />
complessivamente, 27.867<br />
posti letto, oltre 60.000 gli<br />
addetti. Le regioni con il più<br />
alto numero di stabilimenti<br />
termali sono Campania e<br />
Veneto, seguite nell’ordine<br />
da Emilia-Romagna, Toscana,<br />
Lazio e Lombardia. L’Italia<br />
è settima nella classifica<br />
dei primi 10 paesi del globo<br />
L’IMPRENDITORE E ALBERGATORE ANTONIO IMPAGLIAZZO, DI ISCHIA, CHE GUIDA IL «SORRISO TERMAE<br />
RESORT E SPA»: «E’ AUSPICABILE CHE LA LEGGE GENERI BUIONE PRASSI PER LE INFRASTRUTTIURE»<br />
per fatturato del wellness<br />
tourism. Favorire il rilancio del<br />
settore termale in un contesto<br />
finanziario pienamente<br />
sostenibile, come volano<br />
per la crescita economica e<br />
sociale dei territori termali<br />
è il principale argomento in<br />
discussione sul tavolo, oltre<br />
che interesse degli operatori,<br />
dal nord al Sud dell’Italia.<br />
Ad accogliere con favore<br />
la discussione in corso è<br />
l’imprenditore ed albergatore<br />
del Sorriso Termae Resort<br />
e Spa di Ischia Antonio<br />
Impagliazzo. «Una risorsa così<br />
importante per l’economia<br />
turistica nazionale come<br />
il termalismo», spiega<br />
l’imprenditore, «da tempo<br />
meritava la giusta attenzione<br />
legislativa. E’ auspicabile che<br />
queste proposte confluiscano<br />
in buone prassi per lo<br />
sviluppo e la riqualificazione<br />
del comparto termale, ma<br />
anche dalle infrastrutture,<br />
della formazione e delle<br />
convenzioni».<br />
«Ischia è un’isola - prosegue<br />
Antonio Impagliazzo -<br />
completamente adagiata<br />
sulle falde di acqua termale e<br />
sorgenti minerali. Il comparto<br />
termale rappresenta per noi<br />
il bacino primario di utenza,<br />
completamente slegato dal<br />
turismo mare e spiagge<br />
che aggiunge come fattori di<br />
competitività anche il “fare<br />
sistema” e l’organizzazione<br />
di eventi». Infine conclude<br />
l’albergatore, «il valore<br />
aggiunto potrebbe esser dato<br />
dalla creazione di un ufficio<br />
centralizzato per il marketing<br />
e turismo, che lavori per la<br />
valorizzazione dell’intera<br />
isola».<br />
Assicurazioni<br />
ACCORDO<br />
TRA FILO DIRETTO<br />
E QCNS CRUISE<br />
Filo Diretto Assicurazioni<br />
- gruppo attivo dal 1993<br />
nell’offerta di soluzioni<br />
assicurative e servizi di<br />
assistenza nelle aree auto,<br />
casa, salute e leader nel<br />
Travel Insurance con<br />
il marchio Filo Diretto<br />
Assistance - ha siglato un<br />
accordo con QCNS Cruise,<br />
società che si è focalizzata<br />
su due principali ambiti: le<br />
crociere e i treni di lusso.<br />
Grazie a questa intesa, tutti i<br />
viaggiatori che sceglieranno<br />
il sito crociere.com per<br />
prenotare la propria<br />
crociera avranno diritto a<br />
una copertura assicurativa<br />
che garantisce assistenza<br />
a 360° .<br />
Confprofessioni<br />
Il 58% in più<br />
di addizionali<br />
in 10 anni<br />
Il dato emerge da uno studio<br />
dell’Assemblea dei presidenti<br />
regionali della Confederazione<br />
Negli ultimi 10 anni il prelievo<br />
fiscale da addizionale<br />
regionale Irpef è cresciuto<br />
del 58,66%, passando dai<br />
7,47 miliardi di euro del<br />
2006 agli 11,85 miliardi di<br />
euro del 2015. Una vera<br />
e propria “mazzata” per<br />
i contribuenti italiani che<br />
hanno visto crescere il peso<br />
delle addizionali regionali<br />
dai 254,72 euro del 2006 a<br />
una media di 404,10 euro<br />
nel 2015, con un incremento<br />
percentuale del 64,46%. I<br />
picchi più alti nel 2007 (in<br />
termini di prelievo +12,32%<br />
rispetto al 2006) e nel 2011<br />
(+26,94% rispetto al 2010).<br />
Tuttavia gli ultimi anni sono<br />
stati caratterizzati da una<br />
ulteriore costante crescita che<br />
ha avuto il suo apice nel 2015<br />
(+4,07% rispetto al 2014). Lo<br />
scenario non cambia a livello<br />
regionale, dove si è registrata<br />
una crescita sia dell’imposta<br />
complessiva sia dell’imposta<br />
media. In termini di imposta<br />
media, si va dal +33,94% del<br />
L’articolo integrale su: www.economymag.it<br />
Veneto al +113,95% dell’Emilia<br />
Romagna; mentre in termini<br />
di imposta complessiva si<br />
passa dal +3,51% del Trentino<br />
Alto Adige (dato condizionato<br />
dal forte calo del numero dei<br />
soggetti passivi di imposta che<br />
si è verificato dal 2006 al 2015<br />
principalmente nella provincia<br />
autonoma di Bolzano) al<br />
+108,41% dell’Emilia Romagna.<br />
Il dato emerge da uno studio<br />
realizzato dall’Assemblea<br />
dei presidenti regionali di<br />
Confprofessioni, presieduto da<br />
Andrea Dili, che ha elaborato e<br />
riaggregato a livello nazionale<br />
e regionale i dati<br />
del Dipartimento<br />
delle Finanze.<br />
ERRATA CORRIGE<br />
UN(A) MESSAGGIO<br />
DA NON TRASCURARE<br />
Sullo scorso numero<br />
di <strong>Economy</strong>, la rubrica<br />
“Dirigenti allo specchio”<br />
di Susanna Messaggio è<br />
stata pubblicata senza la<br />
firma dell’autrice. Ce ne<br />
scusiamo con i lettori e con<br />
l’interessata.<br />
76
Università<br />
L’OCCIDENTALI’S<br />
KARMA<br />
DELLA LIUC<br />
“AAA cercasi (cerca sì)<br />
storie dal gran finale”<br />
diceva Francesco Gabbani<br />
nella sua canzone,<br />
Occidentali’s karma, che ha<br />
trionfato all’ultimo Festival<br />
di Sanremo. Una frase che<br />
si attaglia benissimo alla<br />
conclusione di un percorso<br />
di studi, quando la gioia<br />
per la laurea appena<br />
conseguita si mischia al<br />
timore del “dopo”, quando<br />
ci si dovrà misurare con<br />
un mondo del lavoro<br />
dai contorni sempre più<br />
labili. Per questo Federico<br />
Visconti, Rettore della LIUC<br />
– Università Cattaneo, ha<br />
salutato i 588 dottori del<br />
suo ateneo ricordando<br />
loro che la ricetta per<br />
un futuro a lieto fine è di<br />
coltivare “la conoscenza<br />
selettiva e profonda,<br />
affrontando il cambiamento<br />
senza rincorrerlo e<br />
legittimando la tradizione e<br />
l’apprendimento col fare e<br />
l’esperienza, fondamentali<br />
punti di leva quando tutto<br />
cambia velocemente”. I neodottori<br />
(387 di economia,<br />
58 di giurisprudenza e<br />
143 di ingegneria) hanno<br />
ricevuto l’incoraggiamento<br />
“dialettale” del rettore<br />
(mai mulà, mai mollare)<br />
prima di ascoltare il<br />
saluto del presidente della<br />
LIUC, Michele Graglia,<br />
che ha raccomandato ai<br />
giovani di “essere capaci<br />
di confrontarvi civilmente<br />
e di approfondire le<br />
problematiche”.<br />
Crowdfunding<br />
I Fochi <strong>2017</strong><br />
un successo<br />
senza rivali<br />
La richiesta di fondi lanciata in<br />
occasione dei giochi pirotecnici<br />
ha raccolto 22.431 euro, un boom<br />
Un successo sotto tutti i punti<br />
di vista. I Fochi di Firenze,<br />
lo spettacolo pirotecnico<br />
organizzato dalla Società<br />
di San Giovanni Battista<br />
Onlus che si è svolto lo<br />
scorso 24 giugno, aveva<br />
lanciato una richiesta di fondi<br />
tramite una piattaforma di<br />
crowdfunding, Ulule, la più<br />
importante figura europea<br />
Solidarietà<br />
Bocelli incanta<br />
le celebrità<br />
alla Fight Night<br />
Il 10 settembre show con Elton<br />
John. Il 6, cena a 10 mila euro a<br />
testa al Cavalieri.<br />
Provate a immaginare un<br />
kolossal artistico-mondano<br />
che porterà in Italia, dal 6<br />
al 10 settembre prossimi,<br />
il gotha della musica, del<br />
cinema e dell’imprenditoria<br />
mondiale. Ecco la Celebrity<br />
Fight Night in Italy, maratona<br />
benefica fatta di concerti<br />
esclusivi, cene di gala, party<br />
a numero rigorosamente<br />
nel campo del reward-based<br />
crowdfunding. L’obiettivo era<br />
arrivare a quota 5.000 euro<br />
per continuare una tradizione<br />
che dura dal 1796. Grazie<br />
alla generosità dei cittadini,<br />
ma anche di istituzioni, enti<br />
pubblici e istituti di credito<br />
del territorio, si è arrivati a<br />
22.431 euro, ovvero il 448%<br />
in più di quanto necessario.<br />
L’avvocato Franco Puccioni,<br />
Presidente della Società di<br />
San Giovanni Battista onlus,<br />
ha spiegato i motivi della<br />
scelta di Ulule: “Abbiamo<br />
deciso di rivolgerci ai<br />
cittadini con una campagna<br />
di crowdfunding, che, svoltasi<br />
sull’innovativa piattaforma<br />
Ulule, ha superato in pochi<br />
ANDREA BOCELLI, IL GRANDISSIMO TENORE ITALIANO, CANTERA’ AL COLOSSEO CON ELTON JOHN PER LA<br />
CELEBRITY FIGHT NIGHT IN ITALY, MARATONA BENEFICA A NUMERO RIGOROSAMENTE CHIUSO<br />
chiuso per 120 fortunati<br />
“Paperoni” americani. Oltre<br />
a offrire agli ospiti un viaggio<br />
indimenticabile, l’evento serve<br />
a far conoscere la Fondazione<br />
Andrea Bocelli e il Muhammad<br />
Ali Parkinson Center, a<br />
promuoverne l’attività e a<br />
raccogliere fondi a supporto<br />
dei progetti. Ecco dunque il<br />
calendario degli appuntamenti<br />
che <strong>Economy</strong> è in grado di<br />
anticiparvi.<br />
Il 6 settembre i<br />
selezionatissimi ospiti<br />
saranno accolti con<br />
una cena sulla terrazza<br />
dell’Hotel Cavalieri a cui<br />
parteciperanno un altro<br />
centinaio di protagonisti della<br />
politica, dell’economia o dello<br />
show biz italico. Il giorno<br />
successivo è prevista una<br />
visita al Quirinale e una cena<br />
giorni il target iniziale di 5.000<br />
€, attestandosi a oltre 12.000<br />
€ a cui si sono aggiunti altri<br />
10.000 € dalla Fondazione<br />
Cassa di Risparmio di Firenze.”<br />
con intrattenimento musicale<br />
presso Palazzo Colonna. Il<br />
clou sarà l’8, con la serata<br />
di gala che vedrà l’esibizione<br />
del Maestro Bocelli con Elton<br />
John ed altri ospiti di rilievo<br />
al Colosseo. Il concerto,<br />
riservato a non più di 300<br />
persone, sarà preceduto da<br />
una cena esclusiva a Palazzo<br />
Doria Pamphilj e sarà ripreso<br />
e diffuso in diretta sulle reti<br />
Rai.<br />
Il 9 giornata dedicata al<br />
relax con un’escursione alla<br />
scoperta di luoghi nascosti<br />
e affascinanti della Città<br />
Eterna, oppure verso il mare o<br />
ancora tra i vigneti dei Castelli<br />
Romani.<br />
Il 10 infine il viaggio romano<br />
si concluderà con una cena a<br />
Villa Miani.<br />
Questa sarà la serata in cui<br />
David Foster sarà a capo di un<br />
nutrito gruppo di artisti che<br />
si avvicenderanno sul palco<br />
in un’atmosfera divertente e<br />
amichevole, all’insegna della<br />
musica pop.<br />
Per godere una serata con<br />
Bocelli i costi (ricavato in<br />
beneficenza) sono altissimi:<br />
un tavolo da l0 posti costa<br />
centomila euro. Una cifra<br />
consistente, ma volete mettere<br />
l’emozione di cenare sulle note<br />
del grande tenore? (Monica<br />
Setta)<br />
77
www.slovenia.info<br />
#ifeelsLOVEnia<br />
VACANZE ATTIVE IN<br />
SLOVENIA<br />
Paradiso degli sportivi<br />
Montate in sella, a cavallo o in bicicletta. Sentite l’adrenalina,<br />
respirate la freschezza. Nel cuore di foreste verdi o in riva a<br />
laghi e fiumi… Vivete un mondo di esperienze attive!<br />
SLOVENIA. Verde. Attiva. Sana.
I COMMENTI<br />
Cosa sarebbe un magazine che<br />
ha l’ambizione di raccontare<br />
l’economia che cambia nel<br />
nostro Paese - e un pò in tutto il<br />
mondo, come la globalizzazione<br />
ci impone - senza l’apporto di<br />
analisti e accademici di chiara<br />
fama, in grado di approfondire,<br />
con le loro competenze e la<br />
loro visione a campo lungo,<br />
quegli aspetti della realtà che<br />
sfuggono a noi comuni mortali?<br />
Ecco allora per voi lettori una<br />
carrellata di approfondimenti<br />
economici, ma non solo, firmati<br />
dai nostri contributors più<br />
qualificati e prestigiosi<br />
80<br />
ILSUSSIDIARIO.NET<br />
I MIGLIORI COMMENTI<br />
DEL MESE, DAL PORTALE<br />
82<br />
QUI PARIGI<br />
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE:<br />
CASE E ACQUISTI CONSAPEVOLI<br />
84<br />
TALENT SHOW<br />
CI PIACE: GIUSEPPE CAPROTTI<br />
NON CI PIACE: PIERCARLO PADOAN<br />
L’INNOVAZIONE PORTA CRESCITA<br />
E AUMENTA LA MOBILITÀ SOCIALE<br />
Al G7 Finanze di Bari, l’Ateneo “Aldo Moro” ha riunito il Premio Nobel<br />
Angus Deaton, Philippe Aghion (Harvard) e Bob Leonardi (Chicago)<br />
In occasione del G7 delle Finanze tenutosi in<br />
città, l’Università di Bari Aldo Moro ha promosso<br />
un programma di eventi scientifici con<br />
ospiti di assoluto rilievo del panorama economico<br />
internazionale. Tra gli altri, il premio<br />
Nobel per l’economia 2015, Angus Deaton,<br />
dell’Università di Princeton; Philippe Aghion,<br />
docente ad Harvard, e Bob Leonardi dell’Università<br />
di Chicago. I temi affrontati hanno<br />
ripercorso quelli degli incontri ufficiali delle<br />
autorità convenute e riportati nel documento<br />
finale approvato a conclusione dell’evento:<br />
crescita inclusiva, lotta alle disuguaglianze,<br />
cybersecurity e web tax. Negli incontri che si<br />
sono avvicendati, il messaggio di fondo proposto<br />
dai relatori delle diverse università è stato<br />
molto chiaro: i paesi sviluppati devono innovare,<br />
spostando continuamente in avanti la<br />
frontiera del futuro. La crescita indotta dall’innovazione<br />
mette, infatti in moto il meccanismo,<br />
di schumpeteriana memoria, della “distruzione<br />
creatrice”, erode vecchie posizioni<br />
dominanti assunte dalle imprese sui mercati e<br />
dai gruppi sociali, e promuove la mobilità sociale<br />
e lo sviluppo. Il riconoscimento di questi<br />
fenomeni spiega perché, in molti Paesi, i freni<br />
all’innovazione vengono<br />
frapposti proprio<br />
da chi vede minacciata<br />
ANTONIO URICCHIO, RETTORE<br />
DELL’UNIVERSITÀ<br />
ALDO MORO DI BARI<br />
di Antonio Uricchio<br />
la propria posizione, con conseguenze sfavorevoli<br />
per tutti, in quanto il tasso di crescita ne<br />
risente negativamente. Spesso tali resistenze<br />
vengono motivate da difficoltà di carattere<br />
finanziario (motivando così tagli alla ricerca<br />
e alle università) o persino da esigenze di carattere<br />
sociale. Ma contrariamente a quanto<br />
talvolta ritenuto, l’innovazione non determina<br />
effetti negativi in termini di aumento delle<br />
disuguaglianze misurate con il tradizionale<br />
indice di Gini. L’innovazione tende infatti ad<br />
aumentare la ricchezza dell’1% nel più ricco<br />
dei paesi, ma aumenta anche la mobilità sociale,<br />
e dunque nel complesso tende a ridurre<br />
le disuguaglianze a livello dell’intera società. Il<br />
riconoscimento dell’esistenza di effetti asimmetrici<br />
della crescita indotta dall’innovazione<br />
su diversi gruppi sociali e di lavoratori, affida<br />
allo Stato un ruolo importante, volto ad attenuare<br />
da un lato il costo del cambiamento e<br />
dall’altro ad accompagnare, mediante la revisione<br />
delle competenze, coloro che sono<br />
espulsi temporaneamente dal mercato del<br />
lavoro, perché impiegati in settori declinanti,<br />
verso la nuova occupazione creata invece dai<br />
settori in crescita. Liberalizzazioni dei mercati,<br />
investimenti nell’alta formazione e regole<br />
flessibili per il mercato del lavoro sostengono<br />
lo sviluppo delle imprese innovative e per il<br />
loro tramite lo sviluppo dell’economia di uno<br />
Stato. Una vera e propria sfida della quale occorre<br />
essere sempre più consapevoli.<br />
79
QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET<br />
La cooperazione<br />
in Italia tra crisi<br />
economica e<br />
incertezza ideali<br />
GIORGIO VITTADINI,<br />
PRESIDENTE<br />
DELLA FONDAZIONE<br />
PER LA SUSSIDIARIETÀ<br />
La notizia resta<br />
per il momento<br />
ancora sotto traccia<br />
e confinata nei quotidiani locali. Ma è inevitabile<br />
che presto se ne discuterà con ampiezza<br />
e ripercussioni, sperando però, senza il solito<br />
schematismo. Si tratta del collasso di quattro<br />
importanti cooperative emiliane - di Reggio<br />
Emilia per la precisione - praticamente la “patria”<br />
italiana della cooperazione.<br />
Le quattro cooperative in crisi erano dei colossi<br />
dell’edilizia. Sono la Coopsette, Unieco, Cmr<br />
e Orion, tutte del ramo delle costruzioni. Per le<br />
prime due c’è stata la liquidazione, per le altre<br />
si è arrivato a un concordato. Ma nell’insieme<br />
il calcolo è impietoso: 1500 posti di lavoro<br />
perduti e un salasso complessivo di 600 milioni<br />
di euro, con la conseguente, inevitabile, rinnovata<br />
discussione sulla natura delle cooperative<br />
emiliane, sul loro affiancamento a quello<br />
che è stato il vecchio Pci, sul loro collocamento<br />
all’interno di una Lega della Cooperative che<br />
è stata accusata spesso di essersi trasformata<br />
in una sorta di holding e di aver costituito,<br />
soprattutto in Emilia Romagna, uno sbarramento<br />
che mortificava qualsiasi concorrenza.<br />
A questo proposito le accuse del vecchio Bernardo<br />
Caprotti di Esselunga furono impietose.<br />
Un ragionamento corretto su questa vicenda<br />
di Reggio Emilia e sul movimento cooperativo<br />
FABRIZIO VEZZANI, COOPERATORE DI LUNGO CORSO E GIA’ CAPO DI COOPSETTE<br />
in generale dovrebbe tuttavia tenere conto di<br />
tanti aspetti e non portare a generalizzazioni,<br />
che alla fine rischiano di confondere principi<br />
e realtà tuttora valide, con aspetti economici<br />
congiunturali e con sviluppi storici particolari.<br />
La forma cooperativa di produzione, che si<br />
caratterizza per una gestione comune e per<br />
lo scopo che non è lucrativo, ha connotato l’azione<br />
del nascente movimento operaio della<br />
metà Ottocento. Essa è il prodotto del movimento<br />
di ispirazione riformista che ha fatto<br />
del modello cooperativo<br />
la risposta migliore<br />
alla logica dell’impresa<br />
capitalistica che<br />
guarda esclusivamente<br />
al profitto. In Italia, la sua lunga storia, ha<br />
creato cooperative di diversa “bandiera”:<br />
quelle socialiste e poi comuniste, quelle mazziniane-repubblicane<br />
legate a un particolare<br />
territorio (ravennate), quelle anarchiche (carrarese),<br />
quelle cosiddette bianche di origine<br />
cattolica che sono sparse in tutto il territorio<br />
italiano. Ma anche quelle liberali, se si pensa<br />
ad esempio alle banche popolari.<br />
Basate su un principio mutualistico, teso a<br />
mettere in comune risorse per soddisfare,<br />
senza lucro, il bisogno di beni e servizi dei<br />
CHE NE È STATO DEL COSTANTE<br />
CONTROLLO SUI COSTI E SULLA<br />
GESTIONE - PREROGATIVA<br />
DI UNA COOP - DA PARTE DEI SOCI?<br />
soci, e per questo favorite anche fiscalmente<br />
rispetto al resto delle imprese, sono una realtà<br />
che pareva non avere problemi di sopravvivenza,<br />
anche se alcune hanno patito grandi<br />
traversie. Ma come spiegare il fenomeno dei<br />
quattro colossi cooperativi di Reggio Emilia?<br />
Va detto innanzitutto che il bilancio complessivo<br />
del movimento cooperativo ha un saldo<br />
positivo. Coop sociali, servizi, agroalimentare<br />
e ristorazione hanno il segno più. Tra il 2008<br />
e il 2015, mentre a livello generale si è perso<br />
l’1,7 per cento dei<br />
posti di lavoro, l’occupazione<br />
nelle cooperative<br />
è aumentato<br />
del 6,1 per cento. Le<br />
quattro cooperative reggiane appartengono a<br />
un settore dell’economia, quello dell’edilizia,<br />
che ha avuto un autentico tracollo storico con<br />
la crisi del 2007 e non poteva quindi non essere<br />
destinato a colpire anche realtà di carattere<br />
mutualistico.<br />
Riconosciuto questo fatto congiunturale, rimangono<br />
comunque alcune domande. Che ne<br />
è stato del costante controllo sui costi e sulla<br />
gestione - prerogativa di una coop - da parte<br />
dei soci? Come ha inciso la gestione di un management<br />
di tipo particolare, con un continuo<br />
80
scambio tra lavoro politico, imprenditoriale e<br />
amministrativo?<br />
In definitiva, il movimento cooperativo italiano<br />
ha sofferto, soprattutto in questi anni, nel<br />
settore delle imprese di costruzione. Ma bisognerà<br />
comunque chiedersi anche se l’avere<br />
esteso il concetto di “mutualistico” ampliando<br />
l’arco delle attività e degli investimenti in cui<br />
intervenire, non abbia contribuito al crollo<br />
di queste imprese. In sostanza, dovendo fare<br />
i conti con il mondo intorno, le coop hanno<br />
cercato di muoversi sul mercato con i suoi<br />
stessi criteri subendo in pieno la crisi. C’è già<br />
chi grida al crollo dello spirito ideale (cosa<br />
che è sempre possibile in qualunque attività<br />
umana), ma come verificare il tradimento dei<br />
principi mutualistico e sociale per l’ambizione<br />
di perseguire un profitto, in un momento di<br />
grave crisi generale?<br />
Sarà decisivo verificare fino a dove abbiano<br />
invece inciso il crollo del settore dell’edilizia,<br />
la progressiva restrizione delle possibilità di<br />
accedere al credito bancario, il ritardo nella<br />
riscossione dei crediti che le coop hanno accumulato<br />
nel confronti della Pubblica amministrazione.<br />
In definitiva, il modello di impresa cooperativa,<br />
alla luce di queste gravi crisi che lo riguardano,<br />
ha ancora il suo valore? Precisato<br />
il difetto di concentrazione, di “immagine”<br />
holding, di affiancamento alla politica, di investimenti<br />
sbagliati, la cooperativa non può<br />
essere relegata fuori dalla storia. Soprattutto<br />
in tempi di turbo-capitalismo dove le risorse<br />
economiche vengono drenate dall’economia<br />
reale a quella finanziaria, la cooperativa va difesa<br />
perché può avere ancora una funzione sociale<br />
ed economica di grande valore, a partire<br />
dal fatto che invece di massimizzare il profitto<br />
cerca di massimizzare l’occupazione.<br />
Detto questo non bisogna dimenticare che<br />
senza uno spirito ideale che fa ritenere più interessante<br />
il creare lavoro e sviluppo per tutti,<br />
rispetto al proprio vantaggio personale (o della<br />
propria consorteria), non ci sarà forma di<br />
impresa che saprà adeguatamente rispondere<br />
ai bisogni economici e sociali e fronteggiare la<br />
crisi.<br />
GIULIO<br />
SAPELLI<br />
Articolo<br />
pubblicato il<br />
30 Giugno <strong>2017</strong><br />
(nella foto,<br />
Angela Merkel)<br />
LE PAURE DI ANGELA<br />
L’Europa non finisce mai di<br />
stupire in merito ai suoi assetti di<br />
potere oligarchico-tecnocratici.<br />
La spinta degli stati storici<br />
nazionali si dispiega sotto il velo<br />
della sottrazione della nazione<br />
alla procedura del principio di<br />
maggioranza e altera di volta in<br />
volta la cuspide delle relazioni<br />
di potenza. La Germania detiene<br />
il segreto della sua forza velato<br />
grazie all’eliminazione nel governo<br />
dell’Europa delle procedure<br />
democratiche e dal ricorso alla<br />
guerra che appare sino a oggi<br />
impensabile sul Vecchio continente<br />
ma che non si esclude più altrove.<br />
Il timore di ritornare all’uso della<br />
forza è del resto profondissimo nelle<br />
elite democratiche tedesche e fa sì<br />
che esse si siano sinora sottratte<br />
da quell’uso anche fuori dall’Europa<br />
giungendo sino a rifiutare l’ingaggio<br />
con l’equilibrio di potenza reso<br />
manifesto dagli Usa. Alla Nato si<br />
può aderire, ma al bombardamento<br />
dell’Iraq nel 2003 no. Potrebbero<br />
risvegliarsi incubi che hanno già<br />
distrutto una volta le classi politiche<br />
democratiche tedesche: i fantasmi<br />
che si evocano sono terribili.<br />
Ciò che paralizza nella paura lo<br />
spirito tedesco non è solo l’inflazione<br />
che si cura con l’ordoliberalismus<br />
a tutti imposto con conseguenze<br />
devastanti in Europa, ma altresì<br />
il nazionalismo aggressivo<br />
e distruttore di una nazione<br />
accerchiata da terre emerse che<br />
si vorrebbero sempre valicare<br />
per lo spazio vitale che la potenza<br />
economica ricerca per stabilizzare<br />
le esportazioni e normalizzare i<br />
furori militaristici nazionalistici<br />
di una destra mai interamente (...)<br />
Continua su:<br />
http://www.ilsussidiario.net/News/<br />
Politica/<strong>2017</strong>/6/30/CAOS-MIGRANTI-<br />
La-paura-della-Germania-e-l-occasioneper-l-Italia/771506/<br />
MAURO<br />
BOTTARELLI<br />
Articolo<br />
pubblicato il<br />
28 Giugno <strong>2017</strong><br />
(nella foto, Mario<br />
Draghi)<br />
BCE, I PIANI PERICOLOSI<br />
In attesa che il governo Gentiloni,<br />
coadiuvato dalla Protezione civile,<br />
organizzi torpedoni che da tutta<br />
Italia portino i cittadini a Milano<br />
per baciare la pantofola a Carlo<br />
Messina per l’atto di generosità<br />
compiuto da Banca Intesa verso<br />
le due banche venete “salvate”, è<br />
opportuno mettere alcuni paletti.<br />
Primo, nel Paese più esterofilo del<br />
mondo, il nostro, di colpo è calata<br />
una censura senza precedenti sulle<br />
notizie maggiormente evidenziate<br />
dalla stampa estera: ricordate<br />
ai tempi del governo Berlusconi?<br />
Bastava un alito di vento e tutti a<br />
citare i titoli di Guardian, Economist,<br />
Times, Washington Post, Le Figaro<br />
e quant’altro. Oggi, invece, zero. E<br />
sapete perché? Perché a partire dal<br />
Financial Times e fino a El Pais e Die<br />
Welt, tutti hanno dedicato un unico<br />
titolo all’Italia negli ultimi giorni:<br />
il governo decide di far pagare il<br />
conto per Veneto Banca e Popolare<br />
di Vicenza ai cittadini, invece che ad<br />
azionisti e obbligazionisti attraverso<br />
il bail-in. Tutti, un coro univoco.<br />
E come si difende il governo?<br />
Ovviamente, aggrappandosi al gran<br />
cerimoniere dell’operazione, Mario<br />
Draghi, il quale avrebbe sancito la<br />
non sistematicità dei due istituti,<br />
dando il via libera alla vecchia<br />
soluzione alternativa del salvataggio<br />
di Stato attraverso la bad bank.<br />
La quale, sia chiaro, grava sulla<br />
fiscalità generale, nonostante le<br />
balle profuse a piene mani sul fatto<br />
che il deficit statale non ne risentirà<br />
direttamente. Cambia poco, davvero<br />
poco: al netto del ministro Delrio e<br />
della sua difesa del provvedimento<br />
- «Bisognava garantire l’accesso al<br />
credito di un (...)<br />
Continua su:<br />
http://www.ilsussidiario.net/News/<br />
Economia-e-Finanza/<strong>2017</strong>/6/28/SPY-<br />
FINANZA-I-piani-della-Bce-pericolosiper-l-Italia/771127/<br />
81
QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE<br />
Quanto costa la casa?<br />
in Francia è trasparente<br />
Una banca dati pubblica, Patrim, permette a tutti di<br />
conoscere il valore delle compravendite perfezionate<br />
in un raggio di 50 chilometri dall’indirizzo che<br />
interessa: evitando bidoni e “furbate”<br />
di Giuseppe Corsentino<br />
ORA GLI AGENTI IMMOBILIARI, LES VENDEU-<br />
RS, I VENDITORI DI CASE CHE SONO UGUALI<br />
in tutto il mondo, scaltri e un po’ marpioni,<br />
non possono più fare i soliti giochini, dichiarare<br />
un prezzo e poi fare marcia indietro<br />
“perché, caro dottore, il mercato s’è girato, la<br />
situazione è quella che è e quell’appartamento,<br />
sì quello con il terrazzo in fondo alla via, è<br />
stato venduto il 20% meno rispetto al prezzo<br />
indicato negli annunci sui vari siti internet…”.<br />
Ora, a parte il fatto che i prezzi qui a Parigi<br />
salgono del 20% e anche di più (come si<br />
spiega nel riquadro qui accanto), il giochino<br />
delle tre carte, anzi delle due carte (una per<br />
il potenziale acquirente, l’altra per il proprietario-venditore)<br />
dal 1° luglio scorso non funziona<br />
più.<br />
E il mercato delle compravendite non solo a<br />
Parigi ma in tutte le grandi città della Francia,<br />
considerato da tutti “très opaque” (ma<br />
non conoscono quello italiano) è diventato<br />
all’improvviso un modello di trasparenza<br />
(e, si spera per conseguenza, un modello di<br />
efficienza).<br />
Tutto merito di Patrim, il nuovo servizio on<br />
line della Direzone generale delle imposte<br />
(www.impots.gouv.fr), l’equivalente della<br />
nostra Agenzia delle Entrate, che permette<br />
- ma solo ai privati registrati con il proprio<br />
codice fiscale non alle aziende e alle agenzie<br />
immobiliari, si capisce - di conoscere il valore<br />
delle compravendite perfezionate in un’area<br />
che va da 50 metri fino a 25 km dall’indirizzo<br />
indicato nella home-page della ricerca dal<br />
2013 ad oggi.<br />
Patrim, la banca dati del Fisco<br />
francese, fornisce tutte le informazioni<br />
(data del rogito, valore della<br />
transazione, indicatori catastali) ma in<br />
modo anonimo, cioè senza i nomi dei contraenti,<br />
e a costo zero (fino a 50 consultazioni<br />
per tre mesi). Vietato l’accesso agli agenti<br />
immobiliari e alle aziende (facilmente identificabili<br />
attraverso il codice fiscale o la partita<br />
Iva) per evitare che si faccia commercio delle<br />
preziose informazioni fornite da Patrim.<br />
Operazione, invece, possibile con i dati delle<br />
due piattaforme messe in rete (sempre dal<br />
1° luglio), in base alla legge Lemaire sulla<br />
trasparenza amministrativa del 2016, dai<br />
vari collegi dipartimentali dei notai. In questo<br />
caso i dati di Bien (Base d’information<br />
économiques notariales) e di Perval, l’altra<br />
banca dati dei notai, sono accessibili e utilizzabili<br />
a due euro e mezzo la scheda oppure<br />
pagando un diritto d’accesso annuale illimitato<br />
di 100mila euro.<br />
Sembra una cifra enorme in rapporto alle<br />
dimensioni del mercato italiano, abbastanza<br />
asfittico (tranne Roma e un po’ Milano),<br />
ma bisogna essere qui per rendersi conto<br />
dell’ondata di compravendite che sta letteralmente<br />
attraversando Parigi e le città più<br />
“branché”, più alla moda, come Bordeaux,<br />
capitale mondiale del vino, diventata meta<br />
turistica dopo l’inaugurazione di un sorprendente<br />
museo del vino, un edificio a forma di<br />
decanter costruito sulla Garonna. E in un<br />
mercato così effervescente, si sa, le informazioni<br />
valgono oro.<br />
PARIGI VAL BENE UN<br />
APPARTAMENTO<br />
Per un italiano sono cifre da capogiro:<br />
27mila euro il metro quadro nel<br />
triangolo della moda e del lusso,<br />
tra avenue Montaigne e gli Champs<br />
Elysées; 15mila euro nel Marais, il<br />
cuore storico di Parigi con le sue<br />
casette medioevali e gli “studios”<br />
i mono e bilocali amatissimi dagli<br />
“intellos” che li riempiono di libri e poi si<br />
fanno intervistare dalle televisioni.<br />
Ma non si tratta di “picchi”. Dall’inizio<br />
di quest’anno è tutta Parigi, tutti i<br />
suoi venti arrondissement che sono<br />
attraversati da una specie di febbre<br />
immobiliare che ha sorpreso perfino i<br />
notai. Va bene che i tassi sono (ancora)<br />
bassi, va bene che il neopresidente<br />
Emmanuel Macron non ha (ancora)<br />
toccato la famosa ISF, l’imposta sulla<br />
fortuna, la versione francese della<br />
patrimoniale, ma una tale crescita dei<br />
valori (cioè dei prezzi delle case) e una<br />
tale velocità delle transazioni (non più<br />
di due settimane dall’annuncio alla<br />
vendita) non si vedevano da anni.<br />
I giornali - dal popolare Le Parisien<br />
alla stampa specializzata - non fanno<br />
altro che pubblicare tabelle e analisi<br />
quartiere per quartiere. Da cui si<br />
scopre che non c’è arrondissement,<br />
anche quelli al confine con le banlieu<br />
nella zona nord, che non abbia<br />
superato gli 8mila euro il metro<br />
quadrato. Che è, ormai, il prezzo medio<br />
delle case qui a Parigi (il doppio di<br />
Milano, per intenderci).<br />
82
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TALENT SHOW<br />
CI PIACE<br />
I CAPROTTI<br />
E IL CORAGGIO<br />
DI NON VENDERE<br />
Giuseppe Caprotti, figlio<br />
del fondatore di Esselunga<br />
Bernardo mancato da poco,<br />
e i suoi familiari rilanciano<br />
l’attività e vanno in Borsa<br />
In un Paese in cui la Fiat ha trasferito<br />
all’estero la residenza fiscale e societaria<br />
tra gli inspiegabili applausi del<br />
governo, nel giro di pochi mesi cedono le<br />
aziende di famiglia a colossi internazionali<br />
gruppi storici del capitalismo italiano<br />
come i Pesenti o i Merloni e si accingono<br />
a imitarlo, sia pure in modo graduale, i<br />
Del Vecchio, dopo i tracolli di giganti come<br />
Parmalat o Ilva, e l’elenco è infinito ecco:<br />
è confortante che un gruppo superitaliano<br />
come Esselunga dica no alla vendita<br />
all’estero predisposta dal fondatore prima<br />
di morire e decida non solo di restare<br />
nelle mani della famiglia proprietaria ma<br />
di restarvi quotandosi in Borsa.<br />
Doppio applauso per due scelte controcorrente:<br />
non mollare l’azienda, e farla<br />
evolvere nella direzione giusta. Intendiamoci:<br />
fare scelte controcorrente con le<br />
spalle coperte da 7,5 miliardi di valore<br />
non dev’essere poi così difficile, eppure<br />
è una scelta rara e come tale encomiabile.<br />
Tanto più da parte di eredi - Giuseppe<br />
e Violetta, figli del primo matrimonio di<br />
Bernardo e la vedova Giuliana Albera e<br />
la figlia Marina – che o non avevano mai<br />
potuto avere alcun ruolo in azienda o addirittura,<br />
come Giuseppe, delegato come<br />
amministratore quindici anni fa e poi<br />
estromesso in malo modo, l’aveva avuto<br />
e perso.<br />
Ed è probabile che se qualcuno potesse<br />
scrivere quella “saga” che la famiglia meriterebbe<br />
vi troverebbe le ragioni profonde<br />
di questa scelta di stabilità. Una sorta<br />
di rivincita nei confronti di un fondatore<br />
geniale quanto egoriferito? Forse sì. Comunque<br />
sia, è inutile fare la Tac a una<br />
scelta utile al sistema-Paese. Ci piace, e<br />
basta.<br />
LA PASSIONE<br />
L’ORGOGLIO<br />
LA RIVINCITA<br />
+ L’APERTURA<br />
ATTENDISMO -<br />
IPERPRUDENZA-<br />
SOGGEZIONE-<br />
PRODIGALITA’-<br />
Diciamolo chiaro: non è che “non ci<br />
piace” Pier Carlo Padoan come persona,<br />
economista, uomo politico. Ci<br />
mancherebbe altro. Ma come può piacere<br />
l’operato del governo – transitato in gran<br />
parte per le sue mani - nella vicenda delle<br />
banche venete rivista anche a mente fredda<br />
dopo qualche settimana? Sulla base del<br />
decreto d’emergenza varato dal governo<br />
(già Gentiloni) il 20 dicembre del 2016, la<br />
soluzione avrebbe dovuto e potuto essere<br />
trovata ben prima. Il ministro disse che la<br />
misura avrebbe rafforzato “la capacità del<br />
sistema Italia di crescere e consolidarsi<br />
e la crescita sarà un ulteriore elemento<br />
facilitatore dei bilanci bancari”. E poi? Più<br />
nulla. Sei mesi di ping-pong burocratici<br />
con le autorità internazionali. Colpa di<br />
quest’ultime? Senz’altro: ma anche dell’Italia<br />
che non ha saputo incalzare, spingere,<br />
al limite ”rompere” pur di tagliare<br />
i tempi. E così, le due banche decotte nei<br />
sei mesi trascorsi da dicembre sono deperite<br />
settimana dopo settimana a rotta<br />
di collo. E alla fine il ministero ha parlato<br />
di una fantomatica “gara” per la vendita<br />
che era invece soltanto l’apertura di una<br />
data-room nella quale chi voleva non ha<br />
potuto che verificare di persona la tragicità<br />
della situazione. Ha avuto buon gioco,<br />
quindi, la mossa di Intesa Sanpaolo, che<br />
alla vigilia del disastro ha dettato le sue<br />
condizioni. Ma onestamente, al valore di<br />
1 euro, la banca “più sana d’Italia”, qual è<br />
dopo aver spurgato gli Npl la società che<br />
Intesa sta acquisendo, l’avrebbe comprata<br />
chiunque. Se si fosse definito in anticipo<br />
il perimetro delle attività vendibili, e si fosse<br />
fatta una gara vera, stavolta – alto che<br />
Montepaschi – le offerte vere non sarebbero<br />
mancate.<br />
NON CI PIACE<br />
LA TROPPA<br />
PAZIENZA<br />
DI PADOAN<br />
Il ministro dll’Economia,<br />
e in generale il governo,<br />
non hanno potuto o saputo<br />
premere sull’Europa per<br />
accelerare il caso-Veneto<br />
84
Digital transformation<br />
still a big data dream?<br />
sas.com/italy
STORY-LEARNING,<br />
LE IMPRESE<br />
DA CUI SI PUÒ<br />
IMPARARE<br />
Diciamoci la verità: come<br />
tutti i vocaboli, e gli slogan,<br />
su cui mette le zampe la<br />
propaganda politica, anche<br />
la parola “storytelling” inizia<br />
a stufare. Anche perché in<br />
italiano – lingua antica e<br />
“saggia”, “raccontare storie” è<br />
espressione ambigua, che può<br />
anche significare “raccontare<br />
frottole”. Le storie d’impresa<br />
che <strong>Economy</strong> pubblica in<br />
questa sezione sono e saranno<br />
storie “istruttive”: modelli,<br />
esempi da imitare, soluzioni da<br />
applicare, sfide da condividere.<br />
Uno “story-learning”, semmai.<br />
Anche perché, si sa, la storia<br />
è maestra di vita. Da millenni:<br />
per gli individui, ma anche per<br />
le imprese. E la storia, e le sue<br />
storie, la facciamo noi.<br />
ISTRUIRE IL CLIENTE CONVIENE<br />
PIÙ CI CAPISCE, PIÙ INVESTE<br />
La scelta strategica di TeamSystem, leader italiana del software:<br />
una piattaforma aperta, un portale per la formazione gratuito<br />
a disposizione di tutti e “acquisizioni seriali“<br />
Duocentonovanta milioni di euro di fatturato,<br />
più di 250mila clienti su tutto<br />
il territorio nazionale, una rete di oltre 800<br />
strutture tra partner e sedi dirette con circa<br />
2mila addetti. Sono i numeri di TeamSystem,<br />
leader in Italia nei software gestionali e nei<br />
servizi di formazione per aziende e professionisti.<br />
Un gruppo che si è dato un obiettivo<br />
ambizioso: aiutare la trasformazione digitale<br />
dei suoi clienti,<br />
e più in generale di<br />
tutto il sistema di<br />
aziende e professionisti.<br />
«Crediamo che il digitale sia una<br />
grande opportunità per tutti, i nostri clienti<br />
possono sicuramente acquisire punti di<br />
vantaggio competitivo. Ci sentiamo pionieri<br />
come fornitori di supporto a questo processo<br />
di digitalizzazione: il percorso di crescita<br />
che TeamSystem ha effettuato in questi<br />
anni passa anche da una evoluzione del suo<br />
ruolo da software provider a abilitatore di<br />
competitività. Nello scenario digitale la tecnologia<br />
è diventata una leva fondamentale,<br />
di Riccardo Venturi<br />
«ABBIAMO TANTE ECCELLENZE E LA<br />
DIGITALIZZAZIONE PERMETTE ALLE<br />
REALTÀ PIÙ PICCOLE DI OTTENERE<br />
EFFICIENZE E FARE SCALA»<br />
chi la sfrutta al meglio può fare la differenza<br />
e vincere le sfide del mercato innovando<br />
prodotti e servendo meglio i clienti. È un'opportunità<br />
per il sistema Paese, abbiamo<br />
grandissime eccellenze e la digitalizzazione<br />
permette alle realtà più piccole di ottenere<br />
efficienze e fare scala a livello di filiera» dice<br />
Federico Leproux, Amministratore Delegato<br />
di TeamSystem. Perché il contagio positivo<br />
della digitalizzazione<br />
si estenda al sistema<br />
delle imprese italiane<br />
è necessario un approccio<br />
open software: «è un processo che<br />
funziona molto bene se lo facciamo a livello<br />
di gruppo, in collaborazione con i nostri<br />
competitor. Ha poco senso per esempio che<br />
io metta in grado il mio cliente di mandare<br />
e ricevere fatture e pagamenti elettronici se<br />
poi può scambiarli solo con gli altri clienti<br />
TeamSystem: la nostra offerta digitale deve<br />
essere aperta» spiega Leproux. Da questa<br />
IN ALTO: FEDERICO LEPROUX, AMMINISTRATORE DELEGATO<br />
DI TEAMSYSTEM<br />
87
STORY-LEARNING<br />
A destra, la sede di TeamSystem<br />
CHE LE PMI<br />
VENGANO A NOI<br />
Dei 250mila clienti TeamSystem<br />
oltre 180mila sono aziende, dalle<br />
microimprese (circa 70-80mila) fino a<br />
realtà con migliaia di dipendenti; oltre<br />
50mila sono professionisti: consulenti<br />
del lavoro, commercialisti, avvocati.<br />
«Ci teniamo a servire entrambi<br />
i segmenti perché spesso sono<br />
interconnessi. Il fatto che consulenti<br />
del lavoro e commercialisti abbiano<br />
lo stesso sistema informativo delle<br />
aziende clienti è una fonte di grande<br />
efficienza. La digitalizzazione può<br />
rendere del tutto fluidi molti processi.<br />
Per esempio una microimpresa può<br />
utilizzare i prodotti TeamSystem per<br />
fare le fatturazioni, e il commercialista<br />
può scaricare report, vedere gli<br />
ultimi movimenti fiscali. Poi ci sono le<br />
medie aziende che usano TeamSystem<br />
per contabilità, produzione, qualità<br />
logistica e così via, e poi completano il<br />
ciclo della contabilità affidando tutto al<br />
commercialista: anche in questo caso<br />
l'integrazione è fondamentale» spiega<br />
Federico Leproux, Amministratore<br />
Delegato di TeamSystem.<br />
impostazione nasce la piattaforma Agyo,<br />
una piattaforma che non è solo per i clienti<br />
TeamSystem, ma grazie agli standard sviluppati<br />
dal gruppo è a disposizione di tutti e<br />
può dialogare con qualsiasi software gestionale.<br />
Agyo permette a aziende, professionisti,<br />
pubbliche amministrazioni di scambiare<br />
fatture, dati e flussi telematici in modo<br />
digitale e integrato, passando dalle attività<br />
manuali di caricamento dati ed invio cartaceo<br />
dei documenti a una "collaboration"<br />
digitalizzata real time tra i diversi soggetti.<br />
Circa 35mila imprese e professionisti già la<br />
utilizzano per gestire i nuovi adempimenti<br />
sull'IVA, possono scambiarsi fatture e usufruire<br />
di servizi digitali. Ma TeamSystem si è<br />
spinta oltre: ha messo le proprie conoscenze<br />
a disposizione del sistema attraverso la<br />
piattaforma di formazione gratuita Energia<br />
Digitale. «È un'iniziativa no profit che TeamSystem<br />
ha lanciato perché per sfruttare<br />
il digitale bisogna conoscerlo, e trattandosi<br />
di tema complesso ed articolato questo non<br />
sempre è facile. Aziende e professionisti<br />
possono trovare su questo sito web corsi<br />
formativi gratuiti, materiali, informazioni,<br />
orientamento su tutto quello che si può fare<br />
oggi con la digitalizzazione. Abbiamo coinvolto<br />
i maggiori esperti, che spiegano come<br />
sfruttare al meglio i nuovi strumenti digitali,<br />
dai social network fino a industry 4.0. Il portale<br />
è totalmente gratuito ed indipendente,<br />
senza un focus promozionale sui prodotti<br />
TeamSystem, ed è<br />
stato pensato e messo<br />
a disposizione di<br />
tutti per "aiutare" il<br />
sistema Italia a ricominciare<br />
a correre, cosa a cui TeamSystem<br />
tiene molto» dice l'ad. La strategia che permette<br />
a TeamSystem di crescere a ritmi<br />
sostenuti si regge su tre gambe: «Primo,<br />
cercare di guadagnare market share in un<br />
mercato frammentato. Secondo, procedere<br />
con la digitalizzazione delle aziende clienti.<br />
Terzo, le acquisizioni, che ormai facciamo<br />
in modo quasi seriale, solo l'anno scorso<br />
sono state 12. Ogni volta che dobbiamo sviluppare<br />
un software ci chiediamo: c'è un<br />
giovane che l'ha già fatto, che ha grande conoscenza<br />
e competenza e che con il nostro<br />
TEAMSYSTEM HA ACQUISITO ANCHE<br />
STARTUP ITALIANE QUALI NETLEX,<br />
PRIMA SOLUZIONE CLOUD PER IL<br />
MERCATO DEGLI AVVOCATI IN ITALIA<br />
IN NUMERI<br />
290 milioni di Euro di ricavi<br />
250.000 clienti<br />
800 sedi dirette e partner<br />
brand potrebbe portare il suo potenziale a<br />
compimento? Ci siamo mossi soprattutto<br />
nel mondo del cloud» dice Leproux. Dodici<br />
acquisizioni in un anno: chi dice che le<br />
aziende italiane non fanno M&A? Tra queste<br />
figura quella di E-conomic International,<br />
innovativa azienda danese in ambito cloud<br />
accounting, con la quale TeamSystem intende<br />
creare un centro di eccellenza europeo<br />
in ambito cloud. La sede rimarrà a Copenaghen<br />
e servirà come ponte per sviluppare<br />
progetti di digitalizzazione della contabilità<br />
non solo per le Pmi italiane, ma anche per<br />
società tedesche, inglesi<br />
e di tutto il Sud<br />
Europa, dove E-conomic<br />
International<br />
conta già 2.500 clienti<br />
attivi. Sempre in ambito cloud Teamsystem<br />
ha acquisito anche startup italiane<br />
quali NetLex, prima soluzione cloud per il<br />
mercato degli avvocati in Italia, e Fatture in<br />
Cloud, attiva nella fatturazione elettronica<br />
per le micro-imprese e i professionisti con<br />
oltre 40mila utenti acquisiti in poco più di<br />
un anno di vita. M&A anche in campo di<br />
software gestionali con Informatica Veneta,<br />
piattaforme gestionali per i centri fitness<br />
basate sul cloud, e Cidiemme Informatica,<br />
software gestionali per aziende vitivinicole<br />
e cantine sociali.<br />
88
STORY-LEARNING<br />
ART<br />
L’innovazione<br />
terapeutica<br />
crea valore<br />
e prevenzione<br />
La sfida di Pier Luca Bencini,<br />
dermatologo e artista, nella sua<br />
clinica Iclid utilizza la nuovissima<br />
microscopia laser confocale<br />
contro i tumori della pelle<br />
dalla redazione<br />
PIER LUCA BENCINI CON LA MOGLIE MICHELA GALIMBERTI<br />
U<br />
n medico appassionato e innovativo,<br />
anche nell’imprenditorialità, Pier<br />
Luca Bencini; e un istituto universitario,<br />
la clinica dermatologica dell’Università<br />
degli Studi di Modena, dove un ricercatore<br />
dinamico, Giovanni Pellacani, ha saputo riconoscere<br />
una scintilla geniale in un nuovo<br />
dispositivo elettronico reso potente dall’uso<br />
che Bencini ne sa fare.<br />
Attorno, opere d’arte<br />
moderna, bellissime,<br />
che nascono dalla<br />
stessa mano con cui<br />
abitualmente il medico Bencini cura i malati.<br />
Quest’alchimia più unica che rara si traduce<br />
in una nuova metodica diagnostica, la “microscopia<br />
laser confocale”, che permette di<br />
valutare ampie porzioni di tessuti cutanei<br />
con un’invasività prossima allo zero e una capacità<br />
di rilevare in tempo reale, senza produrre<br />
alcun danno cutaneo, immagini dettagliate<br />
delle cellule delle strutture cutanee<br />
con una risoluzione simil istologica. Questo<br />
significa che, in presenza di lesioni tumorali<br />
come i melanomi, la rapidità e il vantaggio<br />
della diagnosi permettono di agire subito,<br />
evitando complicazioni. L’asportazione dei<br />
nei può essere circoscritta a quelli realmente<br />
maligni e non estesa come accade solitamente<br />
oggi anche a quelli che lo sembrano<br />
ma non lo sono e che – asportati - lasciano<br />
LA DERMATOLOGIA COME LA PITTURA<br />
SEMBRANO CONCENTRARSI SULLA<br />
SUPERFICE – LA PELLE COME LA TELA<br />
– MA SCENDONO IN PROFONDITÀ<br />
cicatrici cutanee antiestetiche.<br />
«La luce infrarossa emessa da un laser a bassa<br />
potenza», spiega Bencini, che è titolare<br />
dell’Istituto di chirurgia e laser-chirurgia in<br />
dermatologia, in sigla Iclid, «penetra nella<br />
pelle incontrando strutture molecolari e cellulari<br />
disomogenee. Il contrasto tra immagini<br />
luminose (luce riflessa) e scure (luce assorbita)<br />
dà un’immagine<br />
simile a quella di un<br />
esame istologico. I<br />
tessuti malati si distinguono<br />
così chiaramente<br />
da quelli sani e si può intervenire<br />
solo sulla parte malata, senza creare lesioni<br />
alla parte sana». Un grande progresso nella<br />
pratica quotidiana per la diagnosi precoce<br />
dei tumori cutanei, spesso asintomatici e<br />
spesso non considerati, sia per pigrizia che<br />
per disinformazione.<br />
Ma cosa c’entra, tutto questo, con la pittura,<br />
l’altra ragione di vita di Bencini? Be’, le suggestioni<br />
sono molte. La dermatologia come<br />
la pittura sembrano entrambe concentrarsi<br />
sulla superfice – la pelle come la tela – ma<br />
sono invece competenze, sensibilità e linguaggi<br />
che riconoscono, rappresentati sulla<br />
superfice del derma come del tessuto i contenuti<br />
profondi dell’organismo e delle emozioni.<br />
Scendono in profondità, insomma.<br />
Inoltre, nei dipinti di Pier Luca Bencini – ma<br />
anche nelle fotografie di sua moglie Michela<br />
Galimberti , una grande fotografa - c’è il frutto<br />
creativo di una coppia unita, che vive ad incastro<br />
come un puzzle. Da quelle tele traspare<br />
la forza del voler proseguire, la dinamica<br />
di un oggetto in movimento, La sua creatività<br />
sa andare oltre le apparenze, dove lo segue<br />
sua moglie (a sua volta medico affermato) in<br />
una simbiosi che insieme li porta ad essere<br />
un cerchio, unito, verso il mondo. (S.M.)<br />
UNA COPPIA UNITA<br />
CHE VIVE A INCASTRO<br />
COME UN PUZZLE<br />
DI CREATIVITA’<br />
E RICERCA<br />
90
INSURANCE<br />
STORY-LEARNING<br />
Dalle auto<br />
agli indennizzi,<br />
il manager che<br />
ci vede lungo<br />
Alberto Di Tanno, numero uno<br />
di Intergea Finance, dal business<br />
dei concessionari ha saputo<br />
reinventarsi, portando il marchio<br />
Nobis al 27esimo posto tra<br />
i gruppi assicurativi<br />
di Marco Scotti<br />
ALBERTO DI TANNO, PRESIDENTE E A.D. DI INTERGEA<br />
PER IL FUTURO<br />
PUNTIAMO SULLA<br />
FINANZA INNOVATIVA<br />
PER ESPANDERE<br />
ULTERIORMENTE<br />
L’AZIENDA<br />
ATTRAVERSO<br />
L’ESPANSIONE O<br />
NUOVE ACQUISIZIONI<br />
Ci sono storie che meritano di essere<br />
raccontate. Quella di Alberto Di Tanno<br />
è una di queste. Piemontese, classe<br />
1964, a lui fanno capo 72 punti vendita auto in<br />
sei regioni nel nord Italia. E già qui ci sarebbe<br />
da levarsi il cappello. Ma non è che la punta<br />
dell’iceberg: il Gruppo Intergea, di cui Di Tanno<br />
è presidente e amministratore delegato, è<br />
ormai un player riconosciuto<br />
nel mercato<br />
immobiliare e, soprattutto,<br />
nel comparto assicurativo.<br />
«Per avere<br />
successo devi avere fame», ama ripetere il manager.<br />
E la fame è sicuramente la chiave di volta<br />
di un successo che è esploso in poco più di<br />
20 anni. Nel 1993, infatti, apre a Borgaro Torinese<br />
il primo showroom Autoingros. Dopo<br />
qualche anno, al mercato dell’automotive si<br />
affianca quello dei ricambi e, nel 2003, nasce<br />
il Gruppo Intergea. Nel frattempo il fatturato<br />
è passato, in solo 10 anni, da 10 a 250 milioni<br />
di euro. La formula vincente è quella di un’assistenza<br />
completa al cliente, proprio come se<br />
si trattasse di una compagnia di assicurazione.<br />
INTERGEA È RIUSCITA AD ATTRARRE<br />
ANCHE L’INTERESSE DEGLI AGNELLI<br />
CHE VI HANNO INVESTITO ATTRAVERSO<br />
LA “INVESTIMENTI INDUSTRIALI”<br />
E quindi, perché non provarci? Nel 2008 Intergea<br />
è il primo gruppo del settore automotive a<br />
entrare nel comparto assicurativo, attraverso<br />
il marchio Nobis. E la società funziona subito<br />
talmente bene da richiamare nel 2011 l’attenzione<br />
di un imprenditore tradizionalmente<br />
accorto come Andrea Agnelli, il quale assieme<br />
a Roberto Ginatta ne diviene azionista tramite<br />
la Investimenti Industriali<br />
Spa. Nel 2012<br />
viene riconosciuto<br />
dall’ICDP, un ente certificatore<br />
internazionale<br />
sulla vendita di automobili, come il primo<br />
player in Italia nel settore dei concessionari. .<br />
Nel 2016 il “colpaccio” definitivo: l’acquisizione<br />
del 51% di Filo diretto Assicurazioni Spa.<br />
Con la maggioranza di Filo diretto, Intergea<br />
Finance può ampliare il proprio raggio d’azione,<br />
estendendolo anche all’assicurazione<br />
viaggi. Il comparto assicurativo di Intergea dà<br />
lavoro a 179 persone e, nel 2016, ha emesso<br />
154 milioni di euro in premi. Le stime per il<br />
<strong>2017</strong> parlano di una crescita fino a 193 milioni,<br />
mentre previsioni al 2020 parlano di 283<br />
milioni di euro. Secondo l’Atlante delle Assicurazioni<br />
2016, Nobis (oggi guidata da Carlo<br />
Calvi) e Filo diretto (il cui a.d. è Giorgio Introvigne)<br />
rappresentano la 41° compagnia danni<br />
in valore assoluto, il 27° gruppo assicurativo<br />
e, soprattutto, la 7° compagnia creatore di valore.<br />
Come per il primo concessionario aperto<br />
nel 1993, la chiave è sempre l’assistenza al<br />
cliente. Così, se ci si trovasse in una situazione<br />
di difficoltà e si dovesse chiamare la Centrale<br />
Operativa, nel 97% per dei casi si avrebbe<br />
un’attesa inferiore ai 30 secondi. Per attivare<br />
il soccorso stradale, nel 96% dei casi, servono<br />
meno di 20 minuti, meno di 30 (nel 90% dei<br />
casi) per attivare l’emergenza medica. Ma Filo<br />
diretto, ha anche una particolare attenzione<br />
per il sociale e, dal 2002, sostiene Filo diretto<br />
Onlus che promuove iniziative di solidarietà,<br />
rivolte soprattutto ai bambini, in Italia, Messico,<br />
Angola, Tanzania, Uganda e Costa D’Avorio.<br />
Di Tanno, del resto, è un imprenditore che alla<br />
solidarietà è sempre stato sensibile. Tanto che<br />
per il suo impegno, ha avuto l’onore di scendere<br />
in campo nella tradizionale “Partita del<br />
Cuore” organizzata dalla Nazionale Cantanti.<br />
91
STORY-LEARNING<br />
DIGITAL<br />
Nella foto,<br />
Marco Morini<br />
Fondatore di Techmobile<br />
Per il manager in movimento<br />
la risposta è Techmobile<br />
L’azienda lombarda è leader nella progettazione e realizzazione di applicazioni<br />
per la mobility aziendale. E ora si lancia anche nell’ambito sanitario<br />
C’è stato un tempo, neanche troppo<br />
remoto, in cui lavorare lontano dalla<br />
propria postazione sembrava utopia.<br />
Oggi, se chiunque può operare in mobilità grazie<br />
a un cellulare e a qualche app, il merito è di chi,<br />
come TechMobile, ha creduto in queste soluzioni.<br />
L’azienda è nata a Cernusco sul Naviglio nel 2008,<br />
da un’intuizione di Marco Morini e l’incremento<br />
annuo del fatturato – in barba alla crisi – è stato<br />
di circa l’80% fino ad arrivare ai 4 milioni di euro<br />
del 2016. I dipendenti all’inizio erano 5, otto anni<br />
dopo sono un centinaio divisi su quattro sedi.<br />
“Lo sviluppo di numerose app in grado di gestire<br />
i calendari condivisi, gli ordini a distanza,<br />
le consegne, gli interventi di manutenzione –<br />
ricorda Morini – ci hanno permesso crescite<br />
importanti in termini di fatturato e risorse. Ma,<br />
soprattutto, abbiamo avuto anche l’opportunità<br />
di costruirci un sano background di referenze<br />
di alto livello in diversi mercati”.<br />
Oltre alle referenze dei clienti, TechMobile si<br />
è costruita una ottima reputazione presso un<br />
importante partner di rivendita come Vodafo-<br />
di Marco Scotti<br />
ne, che ancora oggi propone alle piccole e medie<br />
aziende italiane i prodotti dell’azienda di<br />
Cernusco. E la triangolazione operatore-clienti-fornitori<br />
ha garantito un network relazionale<br />
che si è tradotto nella fusione con una importante<br />
software house rumena e l’apertura di<br />
una filiale a New York.<br />
Il tutto in nome di quel Byod – Bring Your Own<br />
Device – che ha sancito l’autentica rivoluzione<br />
8 ANNI CON IL SEGNO “+”<br />
• TechMobile nasce nel 2008.<br />
• La crescita media del fatturato al 2016<br />
era dell’80%<br />
• I dipendenti erano 5, oggi sono un<br />
centinaio<br />
• Nel 2016 ha acquistato l’It company<br />
rumena Bss-One<br />
• Cinque sedi: Milano, Avellino, Iasi<br />
e Chisinau, oltre a quella, appena<br />
inaugurata, di New York<br />
• Oggi la società è attiva, con i suoi<br />
clienti, nei settori pharma, legal,<br />
finance, utilities, manufacturing e<br />
transportation<br />
digitale: i manager, stanchi di dover dipendere<br />
da strumenti e applicazioni scelti dai tecnici It,<br />
oggi si trovano a provare diverse soluzioni per<br />
la produttività aziendale in totale autonomia. E<br />
a chiedere che poi vengano utilizzate anche dai<br />
dipendenti.<br />
Intercettare questa esigenza è stato il grande<br />
risultato di TechMobile. “Come fare a configurare<br />
e personalizzare in poco tempo migliaia<br />
di smartphone? Armandosi di santa pazienza<br />
e degli strumenti giusti – risponde Marco Morini<br />
– MobileIron ci ha recentemente premiato<br />
tra i partner migliori sul mercato italiano. Ma<br />
c’è anche un’attività manuale. È qui che bisogna<br />
letteralmente rimboccarsi le maniche, avere a<br />
disposizione una squadra di tecnici volenterosi<br />
e preparati”.<br />
I progetti di mobile transformation per le medie<br />
e grandi aziende oggi rappresentano una<br />
fetta importante del fatturato di TechMobile.<br />
Ma c’è dell’altro: “Stiamo lavorando su progetti<br />
di interazione automatizzata (ChatBot) e in<br />
ambito IoT (Internet of Things), in cui non sarà<br />
più uno smartphone a gestire una certa attività<br />
ma un braccialetto intelligente– spiega Marco<br />
Morini -, evitando, così, l’interazione dell’utilizzatore<br />
e sollevandolo dalla necessità di essere<br />
a suo agio con la tecnologia. Penso a progetti<br />
in ambito sanitario, per esempio, che coinvolgono<br />
anziani e bambini. A questo proposito ho<br />
voluto rafforzare la partnership con Samsung,<br />
che in questo momento sembra che abbia una<br />
marcia in più in termini di innovazione mobile<br />
e intende crescere nel comparto aziendale”.<br />
A ciò va aggiunto anche lo sviluppo di applicazioni<br />
in ambito sanitario. Va letta in questo senso<br />
la realizzazione della app mobile “HP Vaccine”,<br />
scaricabile gratuitamente sia da Apple Store che<br />
da Google Play, che si colloca all’interno del progetto<br />
Soroptimist per sensibilizzare genitori e<br />
figli in età scolare sulla vaccinazione contro il Papilloma<br />
Virus. È stata presentata in alcune scuole<br />
lombarde a maggio e verrà riproposta su tutto<br />
il territorio italiano con la ripresa delle lezioni.<br />
92
STORY-LEARNING<br />
Nasce a Milano<br />
un Hub per<br />
accedere alla<br />
digital revolution<br />
Aperto da Econocom, è uno spazio<br />
fisico rivolto alle imprese che<br />
possono utilizzarlo come luogo di<br />
aggregazione e di confronto per<br />
innovare i processi produttivi<br />
di Marco Scotti<br />
ENRICO TANTUSSI, COUNTRY MANAGER DI ECONOCOM<br />
In epoca di grandi cambiamenti, in cui la<br />
rivoluzione digitale è ormai attualità ma<br />
le frontiere sono potenzialmente infinite,<br />
c’è chi prova a fare chiarezza e a rendere il<br />
mondo delle nuove tecnologie accessibile al<br />
grande pubblico: si tratta di Econocom, azienda<br />
leader di mercato nella digitalizzazione<br />
delle imprese, che lo<br />
scorso 15 giugno ha<br />
lanciato Innovation<br />
Hub, uno spazio fisico<br />
da sfruttare come<br />
luogo di aggregazione, come punto di scambio<br />
e condivisione dedicato a tutti coloro che vogliono<br />
approfondire i nuovi temi emersi con<br />
la digital revolution. La sede dell’azienda, in<br />
Via Varesina a Milano, ha già ospitato quattro<br />
appuntamenti.<br />
«Confrontarsi e fare rete costituisce sempre<br />
un’opportunità e quando sono le idee ad essere<br />
condivise non possono che uscirne spunti<br />
interessanti e occasioni di crescita», commenta<br />
il Country Manager di Econocom Italia,<br />
Enrico Tantussi. «Per noi il futuro è già qui,<br />
è accessibile e disponibile e in questo nuovo<br />
LA DIGITAL TRANSFORMATION<br />
SI DIFFONDERÀ CON LA CONDIVISIONE<br />
DELLA CULTURA DIGITALE: INNOVATION<br />
HUB È NATO DA QUESTA CONVINZIONE<br />
spazio vogliamo diffondere quanto più possibile<br />
la filosofia Econocom, perché il primo<br />
ambito in cui agire per arrivare alla vera rivoluzione<br />
tecnologica è quello culturale».<br />
Econocom nasce in Francia nel 1973, con una<br />
visione pionieristica: una nuova modalità di<br />
gestione degli asset tecnologici. L’azienda ha<br />
conosciuto uno sviluppo<br />
solido e rapido,<br />
e oggi è presente in 19<br />
paesi, con un fatturato<br />
di 2,5 miliardi di euro<br />
e oltre 10.000 collaboratori, di cui oltre 2.000<br />
ingegneri e tecnici. Se si volesse definire il suo<br />
ruolo, si potrebbe dire che si tratta di un abilitatore<br />
digitale che si occupa di migliorare e<br />
organizzare i processi aziendali. Consulenza,<br />
progettazione e fornitura di risorse e beni,<br />
nonché la gestione tecnologica degli asset digitali,<br />
delle infrastrutture, delle applicazioni e<br />
delle varie funzioni di business correlate, sono<br />
tutti servizi che Econocom garantisce ai propri<br />
clienti, tramite una copertura finanziaria<br />
che si declina attraverso formule di canone al<br />
consumo. E il suo motto, #thefutureison, chiarisce<br />
fin da subito l’intento aziendale: non fornitori<br />
di tecnologia, ma abilitatori. La filosofia<br />
è orientata in questa direzione, attraverso la<br />
ricerca e la valorizzazione di nuovi talenti e<br />
idee. La diffusione della digital transformation<br />
si accende grazie alla condivisione della cultura<br />
digitale. Per questo in azienda, più che puntare<br />
sulle competenze tecniche delle persone<br />
che vi lavorano, si preferisce guardare alle<br />
attitudini: curiosità, passione ed entusiasmo,<br />
solo per citarne alcune.<br />
IL FUTURO È ADESSO<br />
In Italia Econocom sta vivendo un<br />
periodo di grande sviluppo: il fatturato<br />
è cresciuto del 50% negli ultimi<br />
quattro anni, arrivando a 367 milioni<br />
di euro, grazie a oltre 1.800 clienti<br />
e più di 500 dipendenti divisi nelle<br />
sette sedi di Milano, Torino, Verona,<br />
Firenze, Bologna, Roma e Napoli. Ma<br />
per mantenere standard elevati serve<br />
una visione concentrata sul futuro: è<br />
da leggere in questo modo l’ambizioso<br />
piano di implementazione per<br />
acquisizioni. Il modello di business è<br />
quello del pianeta Econocom attorno a<br />
cui ruotano i due satelliti, Asystel Italia<br />
e Bizmatica Sistemi, due autentici<br />
“gioiellini” di recente acquisizione. La<br />
prima è una società leader del settore<br />
ICT con un fatturato di oltre 30 milioni<br />
e oltre 200 dipendenti nelle due sedi<br />
di Milano e Roma; la seconda è un<br />
player consolidato negli ambiti API<br />
Management, IoT e Big Data, con oltre<br />
85 specialisti e un fatturato superiore<br />
ai 20 milioni di euro.<br />
93
STORY-LEARNING IL PAESE...<br />
ARMUNDIA, LA CONSULENZA ICT CHE PORTA ARMONIA<br />
Nata nel 2007, l’azienda produce software per banche e assicurazioni<br />
La fusione tra le parole “armonia”<br />
e “mondo” ha dato vita ad<br />
Armundia, una società nata<br />
dieci ani fa specializzata nella<br />
progettazione e fornitura di<br />
soluzioni software innovative,<br />
indirizzate principalmente ai<br />
settori Banking&Finance e<br />
Insurance. Nel 2014 Armundia<br />
è stata sottoposta a un’azione di<br />
riassetto societario che ha dato<br />
vita ad Armundia Group, con la<br />
suddivisione del gruppo in due<br />
realtà: Armundia, che si occupa di<br />
ricerca e innovazione tecnologica<br />
strategica, e Armundia Factory,<br />
con sede a Tirana, che gestisce<br />
attività di sviluppo software e<br />
assistenza. I ricavi del gruppo nel<br />
2016 sono stati di circa 6 milioni,<br />
con 80 professionisti impegnati<br />
nelle tre divisioni operative:<br />
Armundia Banking&Finance,<br />
Armundia Insurance e Armundia<br />
Consulting. Grande attenzione<br />
è stata dedicata alla ricerca e<br />
all’innovazione, in un’ottica tailor<br />
made che mette a disposizione<br />
del cliente soluzioni studiate su<br />
misura.<br />
Leggi la storia integrale su: www.economymag.it<br />
GIANLUCA<br />
BERGHELLA<br />
PRESIDENTE<br />
E CEO DI<br />
ARMUNDIA<br />
GROUP<br />
L’AZIENDA CHE SOLLEVA L’AUTOMOTIVE<br />
Cpm, Un’eccellenza italiana di innovazione e di ricerca<br />
Leggi la storia integrale su: www.economymag.it<br />
Nel 1967 Gianfranco Bellezza<br />
fonda a Beinasco (TO) la Cpm,<br />
azienda specializzata in impianti<br />
di sollevamento. Non può ancora<br />
saperlo, ma la sua creatura<br />
è destinata a rivoluzionare<br />
i sistemi di trasporto per<br />
l’industria automotive, divenendo<br />
il partner più affidabile per<br />
decine di marchi del comparto e<br />
contribuendo in maniera decisiva<br />
alla realizzazione di alcuni degli<br />
impianti più all’avanguardia in<br />
Italia, come quello di Cassino per<br />
Alfa Romeo o quello di Sant’Agata<br />
Bolognese, dove Lamborghini darà<br />
vita a Urus, il nuovo suv destinato<br />
a raddoppiare la produzione di<br />
automobili con il simbolo del toro.<br />
CPM, dal 1999, entra a far parte<br />
del Gruppo tedesco DÜRR, un<br />
colosso della verniciatura che<br />
consente all’azienda torinese<br />
di aumentare il proprio bacino,<br />
raggiungendo un fatturato<br />
superiore ai cento milioni,<br />
raddoppiandolo negli ultimi<br />
anni. Cpm è famosa soprattutto<br />
(ma non solo) per il Twin<br />
Trolley System®, un impianto<br />
di trasporto modulare che oggi<br />
riconosciuto come lo standard<br />
mondiale. FCA l’ha insignito del<br />
prestigioso riconoscimento di<br />
Fornitore dell’Anno, nel 2013.<br />
E oggi la vision dell’azienda si<br />
riassume nello slogan del suo<br />
presidente e amministratore<br />
delegato, Massimo Bellezza, che<br />
è il figlio di Gianfranco: “Bisogna<br />
essere globali per sapere<br />
cogliere le migliori opportunità a<br />
livello mondiale”.<br />
UN’IMMAGINE<br />
DEGLI INTERNI<br />
DELLO<br />
STABILIMENTO<br />
CPM<br />
UBI BANCA PER LE PERSONE DISABILI<br />
E’il primo trust di un istituto di credito a sostegno di disabili gravi<br />
La legge 112/2016 ha introdotto<br />
il tema dell’inclusione sociale<br />
di persone affette da disabilità<br />
grave non dipendente da<br />
invecchiamento. Un tema di<br />
particolare rilievo perché<br />
pone l’accento non soltanto sul<br />
periodo in cui i disabili siano<br />
ancora assistiti dalle famiglie ma,<br />
soprattutto, sul “dopo”, ovvero<br />
quando i genitori vengono a<br />
mancare e si rende necessaria<br />
l’introduzione dei disabili nelle<br />
strutture preposte alla loro<br />
gestione. Ubi è la prima banca a<br />
lanciare un fondo, Trust in Life,<br />
studiato per queste esigenze. Il<br />
prodotto si fonda su due pilastri:<br />
da una parte il Progetto di Vita,<br />
ovvero il sostegno alle persone<br />
con disabilità grazie ad Anffas e<br />
CGM; dall’altra il trust UBI Trustee,<br />
che consente di gestire le risorse<br />
immobiliari integrandole con i<br />
patrimoni personali e familiari.<br />
Un progetto che, secondo<br />
Letizia Moratti, presidente del<br />
Consiglio di gestione Ubi, si è<br />
reso necessario “in un contesto<br />
socio-economico caratterizzato da<br />
disuguaglianze in ambito sanitario<br />
e socio-sanitario in aumento”.<br />
Leggi la storia integrale su: www.economymag.it<br />
UN INVALIDO IN<br />
CARROZZELLA.<br />
UBI HA FATTO<br />
UN INTERVENTO<br />
INNOVATIVO<br />
E DI GRANDE<br />
INCISIVITA’<br />
94
...CHE CRESCE STORY-LEARNING<br />
UN VERO BOOM<br />
PER LA SOCIETA<br />
PREMIATA DAL<br />
FINANCIAL<br />
TIMES<br />
NSA PREMIATA DAL FINANCIAL TIMES<br />
L’azienda bresciana si occupa di consulenza creditizia<br />
Leggi la storia integrale su: www.economymag.it<br />
Se perfino il Financial Times, la<br />
“bibbia” della stampa economica,<br />
si accorge di te significa che la<br />
strada intrapresa è quella giusta.<br />
Stiamo parlando del Gruppo Nsa,<br />
un’azienda bresciana che da 16<br />
anni si occupa di consulenza<br />
creditizia per le PMI, premiata<br />
dal Financial Times tra le aziende<br />
a maggior crescita a livello<br />
europeo. Questo non solo perché<br />
ha rispettato tutti i criteri di<br />
ammissione tra i quali ricavi di<br />
almeno 1,5 milioni di euro nel<br />
2015 e crescita dei ricavi di<br />
natura organica, ma soprattutto<br />
per il tasso di crescita raggiunto<br />
nel triennio preso in esame, un<br />
triennio peraltro difficilissimo per<br />
la congiuntura economica critica<br />
che lo ha scandito.<br />
In soli tre anni, infatti, il gruppo<br />
Nsa ha registrato una crescita del<br />
106% e un tasso annuo di crescita<br />
composto del 27,3%. D’altronde, è<br />
grazie a Nsa se solo nel 2015 gli<br />
istituti di credito hanno erogato<br />
800 milioni di euro a Pmi che si<br />
erano rivolte al gruppo bresciano.<br />
Il fatturato 2016 è vicino ai 16<br />
milioni di euro, grazie a 4.400<br />
operazioni concluse e 250.000<br />
bilanci analizzati. Nsa è partner<br />
di 17 banche sul territorio<br />
italiano. E l’elenco potrebbe<br />
ragionevolemente allungarsi,<br />
e anche di molto, in un breve<br />
volgere di tempo.<br />
UN COLOSSO<br />
TASCABILE<br />
CHE SI E<br />
SPECIALIZZATO<br />
IN UNA<br />
COMPONENTE<br />
PARTICOLARE<br />
GUIDE PER SEDILI, ECCELLENZE MONDIALI<br />
Rollon crea guide per prima classe e business di Boeing ed Airbus<br />
C’è un piccolo ma significativo<br />
dettaglio che accomuna Boeing<br />
Dreamliner e Airbus A380.<br />
No, non stiamo parlando delle<br />
dimensioni o dell’autonomia, ma<br />
delle guide per i sedili della prima<br />
classe e della business. Questi<br />
sistemi, infatti, sono realizzati<br />
da Rollon, una società brianzola<br />
nata nel 1975 che ha saputo<br />
affermarsi come uno dei più<br />
importanti player nel mercato<br />
della movimentazione lineare. Le<br />
guide, secondo l’amministratore<br />
Eraldo Bianchessi, devono essere<br />
“scorrevoli e silenziose per far<br />
muovere il sedile senza strappi.<br />
Non solo: devono essere resistenti<br />
in caso di urto e andare incontro<br />
a continui miglioramenti anche<br />
dal punto di vista del peso. Sugli<br />
aerei, infatti, ogni kg risparmiato<br />
è oro per le compagnie: le guide<br />
che fornivamo pesavano 1,6 kg,<br />
ora siamo scesi a 1 kg e ne stiamo<br />
progettando di nuove per arrivare<br />
a poco più di mezzo chilo”. Oltre<br />
alle guide , Rollon fornisce le porte<br />
dei tram di Milano, dei treni TGV e<br />
della metropolitana di San Paolo.<br />
Il fatturato è cresciuto del 60% in<br />
4 anni, passando da 58 a 82. “E<br />
le previsioni per il <strong>2017</strong> sono di<br />
‘flirtare’ con i 100” dice ancora<br />
Bianchessi. Magari attraverso<br />
qualche nuova acquisizione.<br />
Leggi la storia integrale su: www.economymag.it<br />
IL QUARTIER<br />
GENERALE DEL<br />
GRUPPO<br />
GEFRAN, IL SEGRETO È LA RICERCA<br />
Nata oltre 40 anni fa, Gefran è un’eccellenza nel mondo<br />
Leggi la storia integrale su: www.economymag.it<br />
La mentalità imprenditoriale<br />
italiana è, al contempo, la forza<br />
e la debolezza delle aziende<br />
nostrane. Ma se il fondatore ha la<br />
lungimiranza di “farsi da parte”,<br />
di quotare la propria creatura e<br />
di mettersi nelle mani di manager<br />
esperti, allora la formula è<br />
vincente. Se a questo si aggiunge<br />
la continua ricerca di partnership<br />
con università e centri di ricerca,<br />
si ha la ricetta perfetta per<br />
creare un’eccellenza: si tratta di<br />
Gefran, una realtà nata oltre 40<br />
anni fa da un’intuizione di Ennio<br />
Franceschetti che ha deciso di<br />
realizzare soluzioni per la gestione<br />
della temperatura dei macchinari<br />
per materie plastiche.<br />
Oggi Gefran - che ha sedi in<br />
Francia, Germania, Svizzera,<br />
Regno Unito, Belgio, Turchia, Stati<br />
Uniti, Brasile, Cina, Singapore e<br />
India - ha un fatturato di quasi<br />
120 milioni di euro, grazie<br />
all’investimento massiccio nell’IoT<br />
e nel controllo dei processi<br />
industriali.<br />
Alberto Bartoli, amministratore<br />
delegato in sella da un paio di<br />
mesi, riassume così i principali<br />
dati: «Stiamo crescendo oltre i<br />
target che avevamo anticipato<br />
alle autorità finanziarie, abbiamo<br />
una produzione finanziaria<br />
netta tornata attiva, e abbiamo<br />
distribuito dividendi, cosa che non<br />
facevamo da tempo».<br />
95
NELLA FOTO IL MINISTRO GRAZIANO DEL RIO<br />
LE STARTUP DELLA SOSTENIBILITÀ<br />
CONQUISTANO IL G7 TRASPORTI<br />
STARTUP-TELLING,<br />
SETTE IDEE<br />
PER SETTE GRANDI<br />
Calare la creatività e a volte<br />
addirittura la genialità degli<br />
startupper nella vita reale, nei<br />
problemi veri e propri delle<br />
persone, dei cittadini: è il<br />
segreto per trasformare<br />
un’idea in un prodotto e, in<br />
definitiva, in un business. In<br />
questo senso la carrellata di<br />
start-up dedicate alla mobilità<br />
sostenibile che ha scandito<br />
il G7 dei Trasporti di Cagliari<br />
grazie a Italia Camp è stata un<br />
esempio ammirevole.<br />
Nice to meet you G7, la prima raccolta di buone pratiche sul tema<br />
della sostenibilità economica, sociale e ambientale in infrastrutture e<br />
trasporti, ha presentato le sette finaliste al vertice di Cagliari<br />
Una carrozzina a due ruote che permette<br />
ai disabili di stare in posizione quasi<br />
eretta e di muoversi spostando semplicemente<br />
il busto, una bicicletta elettrica che<br />
immagazzina energia dalla pedalata, una<br />
traversina ferroviaria fatta di pneumatici<br />
fuori uso e plastica riciclata. Sono tre dei<br />
sette progetti finalisti di Nice to meet you<br />
G7, la prima raccolta di buone pratiche sul<br />
tema della sostenibilità economica, sociale<br />
e ambientale in infrastrutture e trasporti,<br />
promossa dal Ministero<br />
delle Infrastrutture<br />
e dei Trasporti<br />
e realizzata da ItaliaCamp<br />
– il primo,<br />
MarioWay, è il progetto vincente, quello che<br />
meglio ha saputo interpretare il tema della<br />
sostenibilità sociale al centro dell’evento;<br />
vedi l’articolo nella pagina successiva, e per<br />
gli altri 6 quelli nelle pagine seguenti. I sette<br />
progetti finalisti, espressioni di altrettante<br />
startup o ex tali divenute piccole imprese,<br />
sono stati scelti tra i circa quattrocento partecipanti,<br />
e poi presentati nel corso del G7<br />
Trasporti che si è tenuto a Cagliari il 21 e 22<br />
di Riccardo Venturi<br />
IL MINISTRO DEI TRASPORTI GRAZIANO<br />
DEL RIO HA VOLUTO CHE I MINISTRI<br />
TOCCASSERO CON MANO GLI ULTIMI<br />
TREND DELLA MOBILITÀ SOSTENIBILE<br />
giugno scorsi. «L’abbiamo definita raccolta<br />
di pratiche, non di idee, perché ci si voleva<br />
confrontare con progetti già realizzati e<br />
funzionanti, non con un album dei sogni. Il<br />
ministro Graziano Delrio voleva che il G7<br />
non fosse solo teatro di analisi strategiche,<br />
ma che si potesse anche toccare con mano<br />
l’innovazione, rendersi conto di persona di<br />
quali sono gli ultimi trend nella mobilità<br />
sostenibile di cose e persone» dice Fabrizio<br />
Sammarco, presidente dell’associazione<br />
ItaliaCamp. Le startup<br />
che hanno avuto<br />
l’onore della ribalta<br />
di Cagliari più che la<br />
“scalabilità” portano<br />
in dote un importante impatto sociale,<br />
ambientale e culturale: «Non si tratta di<br />
progetti che vogliono diventare “unicorni”<br />
per scalare la borsa e arricchire gli azionisti.<br />
Sono idee che hanno bisogno di un capitale<br />
un po’ più paziente, e anche di istituzioni<br />
che credano nella sostenibilità. Forse le<br />
hanno trovate: alcune delegazioni hanno<br />
manifestato una volontà di approfondimento»<br />
aggiunge Sammarco.<br />
97
STARTUP-TELLING<br />
MarioWay, la<br />
carrozzina a<br />
due ruote che<br />
cambia la vita<br />
Permette ai disabili di stare seduti<br />
in una posizione quasi eretta,<br />
restituendo loro la “simmetria<br />
relazionale”. Ecco il progetto<br />
vincitore di Nice to meet you G7<br />
CON MARIOWAY IL DISABILE È ALLA STESSA ALTEZZA DEL NORMODOTATO. UNA PICCOLA GRANDE RIVOLUZIONE PER CHI NON CAMMINA<br />
Per un disabile costretto su una sedia a<br />
rotelle, avere la possibilità di stare in<br />
una posizione quasi eretta, e di muoversi<br />
spostando il solo busto mantenendo così<br />
le mani libere, è qualcosa che può cambiare<br />
la vita. Ecco perché MarioWay, l’innovativa<br />
carrozzina a due ruote nonché dispositivo di<br />
mobilità a emissioni zero, ha meritatamente<br />
vinto Nice to meet you G7 (vedi pagina precedente).<br />
MarioWay ha avuto l’onore di essere<br />
presentato ai sette ministri dei Trasporti durante<br />
una sessione di lavoro del G7. E non è<br />
passato inosservato: come ci ha raccontato<br />
Mauro Bonaretti (vedi box), durante la presentazione<br />
la ministra dei Trasporti degli Stati<br />
Uniti Elaine Chao si è soffermata a lungo a<br />
esaminarlo e commentarlo in modo molto<br />
positivo, in maniera emozionata. Qualcosa<br />
che non ti aspetteresti da un membro dell’amministrazione<br />
Trump... MarioWay si rivolge<br />
anche ai normodotati: è la prima carrozzina<br />
veramente inclusiva in quanto può essere utilizzata<br />
da persone abili e disabili. I benefici più<br />
importanti di MarioWay, ideato dall’educatore<br />
socio-sanitario Mario Vigentini, sono comunque<br />
per le persone disabili. Uno di questi è la<br />
“simmetria relazionale”: chi è seduto si trova<br />
in una posizione quasi verticale, con il volto<br />
più o meno alla stessa altezza di chi sta in<br />
piedi, sovvertendo il rapporto up-down tipico<br />
della sedia a rotelle. MarioWay, che potrà essere<br />
adattata anche a persone con amputazioni,<br />
utilizza una speciale seduta ergonomica creata<br />
ad hoc, e consente di effettuare ginnastica<br />
passiva. Dà benefici al collo, riducendo i disturbi<br />
cervicali, alla respirazione, migliorando<br />
l’efficienza dell’apparato cardiocircolatorio, e<br />
alla zona lombare, prevenendo i relativi dolori<br />
grazie al naturale angolo fra le ossa del bacino<br />
e il femore. MarioWay, poi, ha anche una<br />
«ABBIAMO RIPORTATO LE PERSONE AL CENTRO DEL G7»<br />
«Le infrastrutture dei<br />
trasporti e la mobilità<br />
sono strumenti per fare<br />
stare meglio le persone,<br />
per vivere meglio. Negli<br />
anni il G7 si è sempre<br />
occupato di sviluppo e<br />
tecnologie, per noi è un<br />
grande risultato avere<br />
riportato al centro le<br />
persone e il loro diritto<br />
alla mobilità. In un<br />
mondo globalizzato<br />
quello dell’accesso<br />
alle infrastrutture<br />
è un grande tema<br />
democratico, se non ho<br />
la possibilità di muovermi<br />
sono tagliato fuori».<br />
Mauro Bonaretti, Capo<br />
Gabinetto del Ministro<br />
per le Infrastrutture<br />
e i Trasporti Graziano<br />
Delrio, fa un bilancio molto<br />
positivo del G7 Trasporti<br />
che si è tenuto a Cagliari<br />
il 21 e 22 giugno, dedicato<br />
al tema della sostenibilità<br />
con una declinazione<br />
sociale. «L’affermazione di<br />
Marioway fra i 7 progetti<br />
finalisti di Nice to meet<br />
you G7! (vedi l’articolo<br />
in questa pagina) è un<br />
simbolo estremo per<br />
dire che la mobilità è<br />
un diritto di tutti» dice<br />
Bonaretti. Il tema della<br />
sostenibilità nei trasporti<br />
è stato affrontato dai<br />
Sette anche in chiave<br />
ambientale. «Quella tra<br />
sviluppo e ambiente è una<br />
dicotomia sempre più<br />
superata. Ci sono sempre<br />
più casi nei quali non solo<br />
non sono incompatibili,<br />
ma addirittura uno figlio<br />
potenzialità importante in termini di sostenibilità<br />
ambientale, come veicolo alternativo<br />
per normodotati a emissioni zero. Per fare un<br />
esempio, gli automobilisti negli Stati Uniti effettuano<br />
circa 900 milioni di viaggi in auto al<br />
giorno, e la Environmental Protection Agency<br />
stima che 450 milioni di questi siano effettuati<br />
da un solo passeggero e siano lunghi meno di<br />
8 km: tragitti adatti a Marioway.<br />
dell’altro. È il caso per<br />
fare un esempio di un<br />
altro progetto finalista,<br />
quello delle traversine<br />
ferroviarie fatte in<br />
materiale riciclabile che<br />
hanno anche la capacità<br />
di accumulare energia<br />
(Greenrail, vedi scheda<br />
nelle pagine successive)»<br />
spiega il capo gabinetto<br />
del Mit. La centralità<br />
delle persone in tema di<br />
trasporti, il loro diritto alla<br />
mobilità e la sostenibilità<br />
ambientale sono i<br />
concetti alla base della<br />
dichiarazione<br />
di intenti<br />
finale,<br />
firmata da<br />
tutti e sette<br />
i ministri dei<br />
Trasporti.<br />
98
»<br />
»<br />
»
STARTUP-TELLING IL NUOVO...<br />
ALL’UNIVERSITÀ COL CAR-POOLING<br />
Una app (e una moneta) inventate dall’Ateneo di Messina<br />
Una App che permette<br />
agli studenti e ai docenti<br />
dell’Università degli Studi di<br />
Messina di contattarsi per<br />
condividere mezzi di trasporto<br />
privati per spostarsi da e verso<br />
i differenti poli dell’Università. È<br />
CarPooling@Unime, sviluppata<br />
nell’ambito dell’iniziativa di<br />
crowdfunding #SmartME dal<br />
Centro Informatico di Ateneo<br />
(CIAM) e dalla startup innovativa<br />
SmartMe.io. Una forma di<br />
condivisione che può essere<br />
realizzata gratuitamente oppure<br />
prevedere un piccolo rimborso<br />
in moneta complementare<br />
UniMeCoin, il che aggiunge<br />
all’operazione un significativo<br />
elemento di sostenibilità<br />
economica. C’è anche un piccolo<br />
fondo gestito dall’Università<br />
legato all’utilizzo di questa moneta<br />
complementare, che in base a un<br />
sistema di votazione periodica<br />
e distribuita tra tutti gli utenti<br />
consente di decidere a quali<br />
iniziative benefiche destinare il<br />
fondo: la sostenibilità è dunque<br />
anche di carattere sociale.<br />
Per i contenuti aggiuntivi scansiona il QR-CODE<br />
CARPOOLING@<br />
UNIME FA<br />
CONDIVIDERE<br />
MEZZI DI<br />
TRASPORTO<br />
PRIVATI DA<br />
E VERSO<br />
L’UNIVERSITÀ<br />
LA E-BIKE SI CARICA MENTRE VA<br />
La capacità del motore è di 160 wh, il top del mercato<br />
Per i contenuti aggiuntivi scansiona il QR-CODE<br />
Una e-bike che non ha bisogno<br />
di essere ricaricata, perché<br />
immagazzina l’energia in eccesso<br />
quando il corpo pedala in modo<br />
efficiente per poi restituirla<br />
quando ce n’è bisogno, aiutando<br />
la pedalata specie in salita. È<br />
BIKE+, che secondo i risultati<br />
sperimentali permette una<br />
riduzione del consumo di ossigeno<br />
fino al 40% in ciclo di utilizzo<br />
urbano. Il tutto con la sola<br />
energia delle gambe, grazie a un<br />
veicolo completamente a zero<br />
emissioni. Zehus, che ha realizzato<br />
BIKE+, è riuscito a mettere tutti i<br />
componenti necessari - batterie,<br />
motore a corrente continua,<br />
elettronica e sensori - in un<br />
elegante hub circolare posto al<br />
centro della ruota posteriore.<br />
Le misure sono contenute, 18<br />
centimetri di diametro e 12 di<br />
larghezza, come il peso, 3 kg,<br />
mentre la capacità è di 160 Wh,<br />
con il più alto rapporto energia/<br />
peso sul mercato. Un’altra<br />
utile caratteristica di BIKE+ è<br />
la possibilità di gestire le sue<br />
diverse funzionalità con una<br />
App, via smartphone tramite la<br />
connessione bluetooth. In questo<br />
modo è possibile scegliere<br />
la modalità di alimentazione<br />
preferita, bloccare la bicicletta,<br />
consultare tutti i dati relativi ai<br />
propri spostamenti, utilizzare<br />
un navigatore che è fatto<br />
apposta per le esigenze dei<br />
ciclisti, ottenere una diagnosi del<br />
funzionamento del sistema on<br />
line, perfino individuare la e-bike<br />
in caso di furto. Senza fatica,<br />
proprio come pedalare in... salita.<br />
BIKE+ SI<br />
RICARICA<br />
PEDALANDO,<br />
PER POI<br />
AIUTARE IL<br />
CICLISTA A<br />
FARE LE SALITE<br />
I BAMBINI A SCUOLA CON PEDIBUS<br />
Una soluzione Iot per educare gli scolari alla mobilità<br />
La tecnologia al servizio della<br />
mobilità indipendente e sicura<br />
dei bambini. È la filosofia di<br />
CLIMB, un progetto ideato e<br />
realizzato a Trento grazie alla<br />
collaborazione tra il Comune e<br />
la Fondazione Bruno Kessler,<br />
che a oggi ha coinvolto due<br />
scuole del territorio, oltre 100<br />
bambini e 45 volontari. CLIMB<br />
utilizza soluzioni IoT a supporto<br />
del Pedibus, che fa camminare i<br />
bambini assieme verso la scuola,<br />
con un’App per gestire i turni dei<br />
volontari, gli itinerari e le fermate<br />
da effettuare, i contatti con i<br />
genitori. Per motivare i bambini a<br />
raggiungere la scuola con mezzi<br />
sostenibili propone loro un gioco,<br />
Kids to green, in cui i chilometri<br />
realmente percorsi corrispondono<br />
ad un percorso virtuale nel<br />
mondo. Sommando tutti i km<br />
sostenibili fatti da bambini,<br />
insegnanti e volontari a piedi, in<br />
bici e con lo scuolabus, la scuola<br />
procede in un cammino nel mondo<br />
reale, mentre l’avanzamento e le<br />
tappe raggiunte sono visualizzati<br />
su una mappa interattiva.<br />
Per i contenuti aggiuntivi scansiona il QR-CODE<br />
CLIMB USA LA<br />
TECNOLOGIA<br />
E UN GIOCO<br />
PER PORTARE<br />
I BAMBINI A<br />
SCUOLA CON IL<br />
PEDIBUS<br />
100
...CHE CRESCE STARTUP-TELLING<br />
LE TRAVERSE<br />
FERROVIARIE<br />
GREENWAY<br />
SONO<br />
REALIZZATE<br />
CON<br />
PNEUMATICI<br />
A FINE USO<br />
E PLASTICA<br />
RICICLATA.<br />
POSSONO<br />
ACCUMULARE<br />
ENERGIA AL<br />
PASSAGGIO DEI<br />
TRENI<br />
TRAVERSINE PER FERROVIE «GREEN»<br />
Greenrail riveste in plastica l’anima di calcestruzzo<br />
Per i contenuti aggiuntivi scansiona il QR-CODE<br />
Traverse ferroviarie con<br />
un’anima di calcestruzzo<br />
rinforzato, insuperabile per<br />
resistenza, rivestita da un guscio<br />
di composto fatto di plastica e<br />
pneumatici riciclati, che oltre a<br />
ridurre rumorosità e vibrazioni<br />
ha la capacità di resistere allo<br />
spostamento laterale del binario,<br />
importante specie quando i<br />
treni viaggiano ad alta velocità,<br />
che provoca il venir meno<br />
dell’allineamento dei binari e<br />
la polverizzazione del pietrisco<br />
su cui poggiano le traverse. È<br />
l’idea alla base di Greenrail, la<br />
traversa ferroviaria innovativa<br />
e sostenibile: ogni km di linea<br />
armata con traverse Greenrail<br />
contribuisce al riutilizzo di 35<br />
tonnellate di plastica e pneumatici<br />
fuori uso. Economicamente<br />
sostenibile grazie alla riduzione<br />
dei costi di manutenzione<br />
di circa il 30% rispetto alle<br />
tradizionali traverse interamente<br />
in calcestruzzo, Greenrail è in<br />
grado di integrare tecnologie per<br />
produrre e accumulare energia:<br />
quella piezoelettrica, che produce<br />
energia al passaggio dei treni<br />
per l’alimentazione di dispositivi<br />
diagnostici; e quella solare, che<br />
trasforma le linee ferroviarie in<br />
campi fotovoltaici. Greenrail ha<br />
depositato il suo brevetto in 50<br />
paesi nel mondo e attende di fare<br />
lo stesso in altri 29.<br />
OSVEHICLE<br />
PROPONE UNA<br />
PIATTAFORMA<br />
HARDWARE<br />
PER LA<br />
COSTRUZIONE<br />
DI VEICOLI<br />
ELETTRICI<br />
UN «SUPERMECCANO» PER VEICOLI<br />
Nasce una piattaforma per lo sviluppo dell’elettrico<br />
Un kit di montaggio, o se si<br />
preferisce una piattaforma<br />
hardware open source pronta<br />
all’uso, per la costruzione<br />
di veicoli elettrici completi e<br />
modulari, che permette alle<br />
aziende di produrre in metà tempo<br />
e un sesto (!) dei costi flotte di<br />
veicoli customizzati. È Tabbyevo, il<br />
principale prodotto di OSVehicle.<br />
Per costruire un veicolo basta<br />
meno di un’ora, come mostrano<br />
i video che si trovano in rete. Ma<br />
la vera ambizione di OSVehicle<br />
è quella di democratizzare la<br />
mobilità sostenibile, e di creare<br />
una piattaforma partecipativa<br />
per lo sviluppo di veicoli<br />
elettrici. Tabbyevo si pone come<br />
riferimento per le startup attive<br />
in campo di mobilità che vogliano<br />
integrare e sviluppare le proprie<br />
tecnologie. Inoltre lo schema<br />
modulare permette di sostituire<br />
un componente superato o in<br />
avaria senza dover buttare via<br />
tutto. Attraverso l’aggregazione<br />
di diversi progetti sotto comuni<br />
tecnologie OSVehicle vuole inoltre<br />
abbattere l’impatto logistico,<br />
raggiungere economie di scala,<br />
offrire prezzi migliori sia per<br />
componenti che per servizi, e<br />
consentire una durata di vita dei<br />
veicoli maggiore di 10 volte: un<br />
esito senz’altro auspicabile.<br />
Per i contenuti aggiuntivi scansiona il QR-CODE<br />
RIBES TECH<br />
REALIZZA<br />
PELLICOLE<br />
FOTOVOLTAICHE<br />
CHE<br />
PRODUCONO<br />
ENERGIA<br />
ELETTRICA SIA<br />
ALL’APERTO<br />
CHE IN<br />
AMBIENTI<br />
CHIUSI,<br />
IDEALI PER<br />
ALIMENTARE<br />
SL’IOT<br />
LA PELLICOLA CHE PRODUCE KILOWATT<br />
Un jolly per alimentare le reti infrastrutturali<br />
Per i contenuti aggiuntivi scansiona il QR-CODE<br />
Una pellicola fotovoltaica che si<br />
candida a essere il carburante<br />
dell’Iot, permettendo di rendere<br />
qualsiasi superficie in grado di<br />
produrre potenza elettrica in<br />
modo indipendente, all’aperto<br />
con la luce solare ma anche in<br />
ambienti chiusi. È il prodotto<br />
principale di Ribes Tech, una<br />
start-up nata nel 2016 dopo 5<br />
anni di R&D all’interno dell’Istituto<br />
Italiano di Tecnologia. Le pellicole<br />
fotovoltaiche di Ribes Tech<br />
sono un’ottima soluzione per<br />
alimentare le reti di infrastrutture<br />
nuove o esistenti come ferrovie,<br />
autostrade, reti elettriche, che<br />
sono sempre più utilizzate anche<br />
come reti di sensoristica diffusa<br />
per il monitoraggio ambientale,<br />
la sicurezza delle infrastrutture,<br />
l’agricoltura intelligente. Le<br />
infrastrutture vengono dotate<br />
della capacità di raccogliere e<br />
condividere informazioni tramite<br />
l’integrazione di dispositivi<br />
elettronici radio indipendenti.<br />
Ciò che ancora manca sono le<br />
soluzioni per l’alimentazione<br />
elettrica di tali dispositivi in modo<br />
indipendente, senza ricorrere<br />
all’uso di batterie che ne limitino<br />
la durata di funzionamento: di qui<br />
l’apprezzamento per le soluzioni<br />
Ribes Tech, che comprendono<br />
anche la stampa di circuiti<br />
elettronici su ogni superficie:<br />
plastica, vetro e perfino carta.<br />
101
STARTUP-TELLING FINTASTICO<br />
Un Gps<br />
per orientarsi<br />
nella galassia<br />
del “Fintech”<br />
La scommessa di Fintastico,<br />
appena nata e già tra i 20 migliori<br />
motori di ricerca nel settore<br />
dei servizi finanziari innovativi<br />
che cataloga 1200 società.<br />
dalla redazione<br />
Si fa presto a dire fintech. Ma che si<br />
tratti di money transfer piuttosto<br />
che di banking, di crowfunding o di<br />
personal finance, o ancora – per gli amanti<br />
delle contrazioni - di insurtech (insurance+technology)<br />
o regtech (regulation+technology),<br />
di donation o di blockchain,<br />
orientarsi nel mare magnum dei servizi che<br />
stanno invadendo il mercato è impossibile<br />
senza un’informazione affidabile e accessibile.<br />
Con queste premesse nasce Fintastico.<br />
com, una piattaforma dedicata a privati e<br />
imprese che StrandsFinance ha già inserito<br />
tra i 20 migliori<br />
portali di ricerca di<br />
servizi finanziari innovativi.<br />
Partito a gennaio di<br />
quest’anno, il portale www.fintastico.com<br />
profila l’utente in base alle sue esigenze per<br />
meglio indirizzarlo verso gli oltre 1.200 (diventeranno<br />
tremila entro fine anno) servizi<br />
classificati in modo che rispecchino le reali<br />
esisgenze dei visitatori grazie ad algoritmi<br />
di personalizzazione, al processo di crowd<br />
curation gestito dagli stessi visitatori e<br />
all’approfondimento di un team di esperti<br />
presente in Italia e in Spagna (e presto in<br />
Francia, Germania e Israele).<br />
Una sorta di TripAdvisor dei servizi finanziari<br />
ad ad alto contenuto tecnologico che<br />
ABBIAMO DECINE DI MIGLIAIA DI ACCESSI<br />
DA TUTTO IL MERCATO EUROPEO, MA<br />
ANCHE UN 5-10 PER CENTO DI VISITE<br />
DAGLI STATI UNITI<br />
all’attività di comparazione unisce anche<br />
una fondamentale componente editoriale,<br />
identificando i trend del momento, spiegando<br />
le terminologie e i processi, intervistando<br />
gli attori del mercato italiano e straniero.<br />
«Abbiamo decine di migliaia di accessi<br />
da tutto il mercato europeo, ma anche un<br />
5-10% di visite dagli Stati Uniti», spiega il<br />
chairman di Fintastico, Fabio Brambilla (ex<br />
McKinsey, ideatore di progetti come Advanced<br />
capital sgr e Controlpartners) che<br />
insieme al CEO Fabio Marras (un vero pioniere<br />
con il primo robo advisor d’Europa<br />
AdviseOnly) e al Fabrizio<br />
Villani (secondo<br />
InsuranceNexus e<br />
InsurTechNews uno<br />
dei top 10 influencer<br />
insurtech e internet delle cose) guida il<br />
team di Fintastico, «siamo una piattaforma<br />
interessante per operatori professionali<br />
che vogliono vedere cosa c’è in Europa, siamo<br />
anche il traghettatore di quelli che sono<br />
i nuovi servizi internazionali che desiderano<br />
verificare potenzialità clienti interessati<br />
in Italia. Ma qui, nel Vecchio Continente, bisogna<br />
avere un taglio più editoriale e nuove<br />
modalità di comunicare». Per questo la<br />
piattaforma si è dotata di un blog che alterna<br />
un taglio editoriale semplificato ad uno<br />
più sofisticato per addetti al settore, gestito<br />
Fabio Brambilla, chiairman di<br />
Fintastico, trascorsi in McKinsey,<br />
già ideatore di Advanced capital<br />
Sgr e Controlpartners.<br />
con la collaborazione nomi autorevoli che<br />
hanno aderito all’Ambassador Program per<br />
accelerare la diffusione del Fintech in Italia,<br />
e di una sezione di approfondimento, il Fintech<br />
Radar, una selezione di notizie relative<br />
al mondo del Fintech, alimentata da oltre<br />
50 siti autorevoli, dagli utenti e dai curatori<br />
di Fintastico. Gli utenti registrati, inoltre,<br />
ricevono il Fintech Digest, la newsletter<br />
che raccoglie gli ultimi servizi censiti, i posts<br />
più recenti, le news.<br />
«Io sono basato tra Milano e Londra e ho<br />
contatti con la stragrande maggioranza di<br />
venture capitalist internazionali – continua<br />
Brambilla – L’impressione che ho avuto<br />
è che ci fosse un fortissimo orientamento<br />
su quelle che sono le piattaforme abilitanti<br />
sul b2b, ma che mancasse completamente<br />
qualcosa che avvicinasse i consumatori<br />
all’innovazione che invaderà i mercati nei<br />
prossimi 4 o 5 anni. Noi però non siamo un<br />
comparatore che banalmente ti prende la<br />
polizza o il mutuo e ti dice dove risparmi:<br />
noi vogliamo preparare il mercato in un’ottica<br />
di PSD2». La direttiva UE impone agli<br />
attori del mercato finanziario - che siano<br />
banche, sistemi di pagamento, fornitori di<br />
servizi finanziari – lo scambio sicuro dei<br />
dati degli utenti tramite Applicazion Protocol<br />
Interface (API) entro il 13 gennaio<br />
2018. Il tempo stringe e Fintastico ha una<br />
pagina dedicata che mostra i servizi che<br />
hanno aderito: il tema del PSD2 è molto<br />
caro al tema. Ma non solo per offrire un<br />
servizio agli utenti: l’obiettivo ultimo, quello<br />
di lungo periodo, è addirittura lo sviluppo<br />
di un Lego Banking Tool, una app che<br />
integri diversi servizi finanziari, in modo<br />
che gli utenti possano utilizzare un unico<br />
strumento per la gestione dei propri soldi.<br />
Il futuro è qui a due click. O meglio: a due<br />
tap. (m.m.)<br />
102
VITA<br />
DA MANAGER<br />
Sono sempre più importanti<br />
nelle aziende, più importanti<br />
per la vita della collettività: i<br />
manager. Sono strapagati e<br />
iperstressati. <strong>Economy</strong> dedica<br />
in particolare a loro le pagine<br />
che seguono.E in questo<br />
numero l’approfondimento si<br />
concentra sull’adulterio.<br />
106<br />
PARLA PONZI<br />
«L’INFEDELE SERIALE<br />
E QUELLO BIPOLARE»<br />
108<br />
MANAGER ALLO SPECCHIO<br />
PARLANO NICOLA PRISCO, GIANNA<br />
MAZZARELLA E PIER LUIGI CANTA<br />
L’autrice,<br />
Elisa Stefanati<br />
TRADIRE? HOBBY GENETICO<br />
(E POCO INTELLIGENTE!)<br />
La fedeltà coniugale sembrerebbe una caratteristica degli esseri<br />
umani più intelligenti, secondo lo studioso giapponese Kanazawa.<br />
Ma il sessuologo Maurizio Boschi avverte: molto dipende dalla genetica<br />
a fedeltà sembrerebbe una caratteristica<br />
degli esseri umani più intelli-<br />
L<br />
genti. A sostenere la tesi l’ultimo saggio di<br />
Satoshi Kanazawa, professore di Psicologia<br />
Evolutiva presso la London School of Economics.<br />
Dalla ricerca, curata<br />
dallo scienziato, emerge che<br />
gli uomini con coefficienti intellettivi<br />
più alti (superiori a 106)<br />
attribuiscono un valore maggiore<br />
alla fedeltà di coppia. Nelle<br />
donne sarebbe diverso: tutte<br />
attribuirebbero valore alla fedeltà,<br />
a prescindere dal loro livello di intelligenza.<br />
Se davvero venisse confermato che<br />
i monogami hanno un quoziente intellettivo<br />
più alto dei fedifraghi, entrerebbe in ansia<br />
buona parte della popolazione italiana; e<br />
l’illustre professor Kanazawa godrebbe di<br />
immediata impopolarità nei sondaggi di<br />
Renato Mannheimer. L’Italia risulta infatti<br />
prima per numero di tradimenti. A stilare<br />
la classifica dei Paesi più “infedeli” ci ha<br />
di Elisa Stefanati<br />
pensato Incontri-ExtraConiugali.com, portale<br />
dedicato a chi cerca un’avventura al di<br />
fuori della coppia. Il sito web ha condotto<br />
un sondaggio a livello europeo che vede il<br />
nostro Paese al primo posto nella propensione<br />
a tradire. Italia, Spagna e<br />
Francia guidano questa classifica.<br />
Della tesi che i più intelligenti<br />
non tradiscono e che chi lo fa è<br />
meno evoluto, è convinto sostenitore<br />
anche Rodolfo Llinas,<br />
neuroscienziato che ha diretto il<br />
programma Neurolab alla Nasa<br />
e attualmente è direttore del dipartimento<br />
di psicologia e neuroscienze dell’Università<br />
di New York. Lo scienziato ha ridisegnato le<br />
geometrie dei concetti di fedeltà, amore e<br />
felicità. Secondo lo studioso, la fedeltà contribuisce<br />
a non sprecare inutilmente l’energia<br />
emotiva o intellettuale. L’essere umano,<br />
più è intelligente, più è orientato verso i<br />
NELLA FOTO, RODOLFO LINAS, DOCENTE DI NEUROSCIENZE<br />
ALL’UNIVERSITÀ DI NEW YORK<br />
103
VITA DA MANAGER<br />
Vivere senza problemi di coppia<br />
Le guide della salute<br />
Maurizio Bossi,<br />
Tecniche Nuove, <strong>2017</strong><br />
142 pagine<br />
Prezzo 13,52 €<br />
grandi temi dell’umanità, mette da parte<br />
le situazioni che destabilizzano la sua vita<br />
o investe energie in progetti più complessi.<br />
Risulterebbe molto più intelligente stabilire<br />
una relazione e farla crescere piuttosto che<br />
passare da un rapporto all’altro. La monogamia<br />
come ogni situazione umana di valore,<br />
richiede sacrifici<br />
e sforzi. Tuttavia, è<br />
molto di più quello<br />
che ci apporta. Se la<br />
vita individuale si focalizza su grandi obiettivi,<br />
di certo un compagno per la vita è un<br />
grande tesoro. Viceversa, se la vita si focalizza<br />
su banalità, un rapporto stabile ostacola<br />
questa futilità e mancata trascendenza.<br />
LA MONOGAMIA RICHIEDE DISCIPLINA,<br />
MA PUÒ DARE MOLTO. PER CHI HA<br />
GRANDI OBIETTIVI UN COMPAGNO<br />
PER LA VITA È UN GRANDE TESORO<br />
Essere adulteri “per parte”<br />
di padre o di madre<br />
Ecco come viene spiegata la tesi dello scienziato.<br />
Il Prof Maurizio Bossi, sessuologo,<br />
andrologo e studioso appassionato di neuroscienze<br />
e delle contraddizioni che ne derivano,<br />
ci ha svelato un’inedita lettura neurobiologica.<br />
“Diversi studi hanno scoperto che<br />
per coloro che del tradimento non possono<br />
fare a meno potrebbe esserci una ragione<br />
genetica” esordisce il Prof Bossi, che ha appena<br />
presentato il suo ultimo volume “Vivere<br />
senza problemi di coppia”.Nel 2015 al<br />
23° congresso dell’Associazione europea di<br />
psichiatria (Epa), Marcel Waldinger, olandese,<br />
della Utrecht University avrebbe infatti<br />
dichiarato che: “il puro approccio psicologico<br />
al tema dell’infedeltà non è più valido,<br />
perché è stato sfidato da nuovi dati scientifici<br />
che chiamano in causa fattori neurobiologici<br />
e genetici”. Il prof Bossi ci ha spiegato<br />
che una ricerca pubblicata sulla rivista Evolution<br />
and Human Behaviour (2014) suggerirebbe<br />
una forte predisposizione genetica<br />
in persone che rifuggono da una relazione<br />
monogama. Infatti, sulla base dei dati raccolti<br />
da 7300 gemelli finlandesi, i ricercatori<br />
dell’Università del Queensland hanno<br />
scoperto che le coppie di gemelli identici<br />
avevano più probabilità di impegnarsi in<br />
relazioni extraconiugali delle coppie di gemelli<br />
eterozigoti (che<br />
condividono la metà<br />
dei loro geni). “Dai<br />
risultati è emerso che<br />
la genetica ha giocato un ruolo fondamentale<br />
nella probabilità di tradimento nel 63 per<br />
cento degli uomini e nel 40 per cento delle<br />
donne -prosegue il ricercatore- si è ipotizzato<br />
anche un gene nell’infedeltà femminile.<br />
Detto ciò, (anche se non in linea con la mia,<br />
pur modesta, esperienza clinica quarantennale)<br />
è possibile che il maschio monoginico<br />
rappresenti una percentuale significativa<br />
nella popolazione ma non so se sia proprio<br />
espressione di sola intelligenza o talvolta di<br />
altre peculiarità relazionali. Il maschio “monogamo”<br />
è invece il prodotto di una scelta<br />
culturale, religiosa, di rispetto di convenzioni<br />
sociali. Maschietto poliginico per natura e<br />
monogamo per cultura. Gli studi sulla femmina<br />
poliandrica sono invece in corso” così<br />
conclude il prof Maurizio Bossi.<br />
Il tema della fedeltà e del suo contrario<br />
“ Ho sempre studiato con interesse le tematiche<br />
inerenti il rapporto di coppia- spiega<br />
Carmela Macchiarola avvocato matrimonialista<br />
e mediatrice familiare e con un’esperienza<br />
giuridica in materia fedifraga da far<br />
impallidire Giacomo Casanova- ed il tema<br />
della fedeltà - infedeltà ogni volta mi incanta,<br />
è attuale e nuovo perche’ si adegua<br />
-nella sua definizione- al momento storico<br />
e del costume sociale in cui viene trattato.<br />
Partiamo da una premessa: cosa si intende<br />
oggi per fedeltà ed Infedeltà? C’è una fedeltà<br />
legata ai sentimenti, ai progetti ma provocatoriamente<br />
( ma non troppo ) si potrebbe<br />
addirittura parlare di fedeltà economica.<br />
Oggi moltissimi matrimoni sono retti da<br />
accordi economici, ove la libertà individuale<br />
anche dei costumi sessuali è priorità<br />
valoriale e la durata del legame è sancito<br />
da un assegno mensile. Ognuno è libero di<br />
trasgredire, eventualmente anche di dichiararlo<br />
al partner, a patto che non venga compromesso<br />
lo status quo. “E se queste sono le<br />
104
IN ALTO LA HOME PAGE DEL PORTALE SECONDLIFE.COM ,<br />
A DESTRA L’AVVOCATO CARMELA MACCHIAROLA<br />
premesse, conclude l’avvocato Macchiarola,<br />
l’intelligenza c’entra ben poco”. Ma torniamo<br />
all’economia per chiedersi quale sia<br />
il prezzo di fedeltà e infedeltà. “In epoca<br />
di amore digitale, si deve fare i conti anche<br />
col tradimento sul Web” spiega l’avvocato<br />
matrimonialista. Recentemente fioccano<br />
sentenze con richieste di risarcimento davvero<br />
inimmaginabili anche sui tradimenti<br />
“virtuali”. Uno studio irlandese pubblicato<br />
sul Journal of Marital and Family Therapy<br />
avrebbe analizzato anche quali siano i motivi<br />
che inducono al tradimento reciproco<br />
servendosi della rete: secondo lo studio gli<br />
uomini tradirebbero per gioco, per schivare<br />
la monotonia dei rapporti, le donne per risentimento<br />
e vendetta”. “Ma in tutto questo<br />
è bene chiedersi cosa leghi oggi le persone”<br />
è l’avvocato Macchiarola a riportarci a bomba<br />
su una domanda delicatissima. Nell’era<br />
dei tradimenti 2.0, anche le identità fittizie<br />
da Second Life costituiscono materia<br />
giuridica. “Molte persone costruiscono vite<br />
parallele sui social media, per trasgredire<br />
SECONDO IL “JOURNAL OF MARITAL AND<br />
FAMILY THERAPY”, GLI UOMINI<br />
TRADIREBBERO PER GIOCO E PER<br />
SCHIVARE LA MONOTONIA DEI RAPPORTI<br />
– sostiene l’avvocato- per apparire diversi<br />
da ciò che si è e per fuggire dalla realtà quotidiana”.<br />
I Selfie scattati da acrobatiche ed<br />
improbabili inquadrature camuffano rughe,<br />
calvizie e inestetici risvolti adiposi su profili<br />
social per mostrare quadri di felicità galvanica,<br />
ricchezza, potere, prestigio, con buona<br />
pace di chi nemmeno immagina quante preziose<br />
informazioni, sul nostro tenore di vita,<br />
raccolga la Guardia di Finanza leggendo le<br />
ostentazioni narcisistiche della civiltà digitale.<br />
Ma torniamo alla materia economica<br />
per ricordare che il tradimento 2.0 sembra<br />
essere meno dispendioso della scappatella<br />
reale. Secondo una ricerca condotta dal portale<br />
Incontri-ExtraConiugali.com gli uomini<br />
spendono –infatti- mediamente 970 euro<br />
circa al mese per le donne con cui hanno<br />
una scappatella extraconiugale mentre le<br />
UNA RICERCA<br />
SULLE STORIE<br />
EXTRACONIUGALI<br />
RIVELA CHE<br />
I MASCHI SPENDONO<br />
MEDIAMENTE 970<br />
EURO AL MESE<br />
PER FINANZIARE<br />
LA LORO RELAZIONE<br />
donne investono per il loro amante circa<br />
680 euro mensili. Molto minore l’esborso se<br />
ad essere bollente è solo la chat. Quando si<br />
è on line, inoltre, il contatto potenziale con<br />
il resto del mondo alimenterebbe il senso<br />
di ‘onnipotenza virtuale’, e la tecno-presenza<br />
risulterebbe più esaltante e disinibitoria<br />
perchè meno coinvolgente, e quindi meno<br />
rischiosa. Certo pare che il modello libertino<br />
degli attuali costumi porti ad accaparrare le<br />
maggiori quote di godimento possibili come<br />
ricorda lo psicoanalista Massimo Recalcati<br />
nel libro “Non è più come prima”. Recalcati<br />
ricorda che siamo molto lontani dall’ideale<br />
di S. Agostino per il quale l’amore non è Cupiditas<br />
o consumo avido dell’altro, ma dono<br />
di sé che accresce chi lo compie; siamo anni<br />
luce dalle tesi decisive del giovane Hegel<br />
quando descriveva la potenza dell’amore<br />
nel motto “ Più ti do e più io ho”. Ad ognuno<br />
le proprie considerazioni. Ed a proposito di<br />
intelligenza … c’è da chiedersi se arriveremo<br />
anche a sostituire quella reale con quella<br />
“virtuale”. Ai posteri l’ardua sentenza!<br />
105
VITA DA MANAGER<br />
«Sei bipolare<br />
o forse seriale?<br />
Niente ti salva<br />
dal detective»<br />
Oggi i social media hanno un<br />
ruolo-chiave nella ricostruzione<br />
delle “scappatelle”. In questo<br />
senso, tradire è una vera sfida e la<br />
privacy è sempre più a rischio<br />
DOTTOR PONZI, LEI È IL NIPOTE DEL MITICO<br />
TOM, ED HA MEMORIA STORICA: come<br />
comunicano tra di loro gli amanti, oggi?<br />
Effettivamente le modalità con le quali gli<br />
amanti comunicano sono molto differenti<br />
dal passato», risponde Luciano Ponzi (foto)<br />
e si sono evolute con l’evoluzione della<br />
tecnologia. Partendo dal telefono cellulare<br />
degli anni ’90 con gli sms agli attuali<br />
smartphones con le innumerevoli possibili<br />
chat, esistono applicazioni che dietro ad una<br />
semplice icona di calcolatrice nascondono di<br />
fatto un contenitore segreto.<br />
I social l’aiutano a scoprire i tradimenti?<br />
Spesso accade che il partner infedele chatti<br />
attraverso FB o altro social utilizzando<br />
falsi account, quindi nascondendo agli<br />
occhi di amici e del partner la relazione<br />
clandestina, ma capita anche che per sbaglio<br />
si lasci la sessione aperta compromettendo<br />
l’anonimato, nel caso di una mia cliente è<br />
stato un vero tsunami emozionale in quanto<br />
la poveretta ha scoperto che il marito aveva<br />
tendenze al travestimento che culminavano<br />
nella frequentazione di locali per scambisti.<br />
Un detective deve lavorare diversamente?<br />
Relativamente, in quanto non é possibile<br />
svolgere indagini in merito all’utilizzo<br />
dei social network dse non utilizzando<br />
strumenti leciti, cioè, per essere più precisi,<br />
non possiamo effettuare intercettazioni<br />
telefoniche o informatiche direttamente sulle<br />
apparecchiature di proprietà dell’indagato<br />
(nemmeno il coniuge può farlo), ma se il<br />
soggetto utilizza un account fasullo, col<br />
nostro team specializzato di ricercatori/<br />
investigatori del web possiamo tentare di<br />
rintracciarlo legalmente. Sfortunatamente<br />
avvengono migliaia di casi di violazione del<br />
codice penale effettuati da partner/coniugi<br />
che non sono consci dei rischi che corrono<br />
nell’utilizzo di strumentazioni acquistate<br />
più o meno ingenuamente presso spy-shop<br />
recandovisi fisicamente oppure tramite<br />
l’acquisto in internet. Le tecnologie con le<br />
quali alcuni clienti scoprono il tradimento<br />
rivelano dati che necessitano poi di prove<br />
legalmente valide, in quanto tutto quello che<br />
hanno acquisito violando la privacy non può<br />
essere utilizzato, anzi chi lo fa rischia fino a<br />
4 anni di condanna penale (come minimo)<br />
in base all’Art. 615 bis del Codice penale:<br />
interferenza illecita nella vita privata.<br />
Sono più gli uomini o le donne a cercarla?<br />
Le percentuali sono equilibrate, entrambi i<br />
sessi si rivolgono a noi per prove da utilizzare<br />
in sede di giudizio, la percentuale di persone<br />
che si rivolgono a noi, semplicemente per<br />
verificare ed eventualmente tentare di salvare<br />
il proprio matrimonio, è effettivamente molto<br />
bassa, solitamente chi viene da noi ha già<br />
quasi la certezza del tradimento e necessita<br />
solamente delle prove, prove che nella grande<br />
maggioranza dei casi utilizzeranno in sede di<br />
separazione per l’addebito della separazione,<br />
o la corresponsione dell’assegno di alimenti e<br />
mantenimento.<br />
Esiste un profilo-tipo dell’adultero?<br />
Esistono diversi traditori, i seriali o<br />
compulsivi, che nel DNA hanno la vocazione<br />
del triangolo amoroso, devono sempre avere<br />
l’amante, o più di una amante, i bipolari,<br />
cioè coloro che intrattengono due relazioni,<br />
una ufficiale e pubblica, l’altra clandestina<br />
e privata ed infine esistono i traditori<br />
occasionali, i più difficili da scoprire, coloro<br />
che tradiscono se vi è l’occasione, non hanno<br />
una particolare preda, va bene chiunque.<br />
In base alla sua esperienza, esistono<br />
personalità più inclini alla trasgressione?<br />
Recenti studi hanno evidenziato un’attinenza<br />
al tradimento nel genoma, si dice che ci siano<br />
persone più inclini di altre all’infedeltà, però<br />
diciamocelo chiaro, secondo la mia esperienza<br />
è questione di chimica, se l’attrazione è forte<br />
anche la persona più fedele può vacillare. La<br />
vita moderna, stressante e molto “artificiale”,<br />
esaspera talmente le relazioni che basta un<br />
niente su un profilo social per innescare un<br />
dialogo che può sfociare in una relazione<br />
amorosa “infedele”.<br />
Mediamente un’investigazione quanto è<br />
capace di cogliere in fallo il partner?<br />
Domanda da un milione di dollari…<br />
solitamente rispondo che preferisco fornire<br />
una consulenza professionale, analizzando<br />
prima il caso, per capire, secondo le abitudini<br />
della persona da indagare, quali e quante<br />
ore al giorno è necessario controllarla.<br />
L’investigazione potrebbe durare una sera<br />
(nei casi di addio al celibato) come un mese,<br />
la durata media è di una quindicina di giorni,<br />
la tariffa giornaliera è di 600,00 euro, per<br />
durate più lunghe possono esserci sconti,<br />
la nostra agenzia offre una tariffa unica<br />
nazionale comprensiva di due agenti e di<br />
tutte le spese. La decisione viene presa dopo<br />
un’attenta valutazione di tutte le condizioni,<br />
imprescindibile capire se occorrono prove<br />
per un eventuale giudizio oppure no, nella<br />
seconda ipotesi potrebbe volerci poco tempo<br />
per evidenziare una infedeltà.<br />
106
Inviaggio<br />
Conto Corrente<br />
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gli operatori<br />
stagionali
VITA DA MANAGER<br />
DIRIGENTI ALLO SPECCHIO<br />
1.<br />
Nicola Prisco, Confetti Maxtris<br />
«Innovazione di prodotto e un<br />
occhio alla salute dei consumatori»<br />
Il brand Confetti Maxtris, leader nel<br />
settore del confettato e delle praline, è di<br />
proprietà della Famiglia Prisco da oltre 100<br />
anni. Come li racconterebbe Nicola Prisco,<br />
contitolare dell’azienda col fratello Dario?<br />
Se c’è qualcosa che amo raccontare è la<br />
storia della nostra azienda, una ‘storia<br />
romantica’. La ditta Confetti Prisco è nata<br />
come laboratorio artigianale d’eccellenza<br />
e di alta qualità. All’inizio degli anni ’90 con<br />
l’avvento del passaggio generazionale,<br />
insieme a mio fratello Dario, mossi dalla<br />
estrema passione trasmessa da nostro<br />
padre per l’arte confettiera, abbiamo iniziato<br />
ad attuare i primi ingenti investimenti in<br />
campo tecnologico e commerciale. Nel<br />
2000, con la nascita di Italiana Confetti,<br />
abbiamo innovato completamente il settore<br />
del confetto con la nascita del cioccomandorla.<br />
Maxtris, una mandorla ricoperta<br />
da doppio cioccolato (fondente e bianco)<br />
e da un sottilissimo strato di zucchero, ha<br />
trasformato completamente l’immagine<br />
e la concezione del confetto. Dopo aver<br />
innovato il prodotto, abbiamo poi deciso<br />
anche di stravolgerlo, offrendo cosi il<br />
primo Confetto a gusto: il Maxtris nelle<br />
varianti cocco, gianduia, limone e arancia,<br />
e successivamente ricotta e pera, delizia al<br />
limone, cassata siciliana.<br />
L’azienda realizza prodotti di alta qualità<br />
secondo l’antica maestria e con le più<br />
moderne tecnologie di produzione. Come si<br />
coniugano tradizione e innovazione?<br />
INTERVISTE A CURA<br />
DI SUSANNA MESSAGGIO<br />
QUI A FIANCO NELLA FOTO<br />
3.<br />
Un imprenditore smart e innovatore come<br />
Nicola Prisco sceglie oggetti come:<br />
1. Rayban Scuderia Ferrari Collection, 229 euro<br />
2. Camicia Dolce&Gabbana, 245 euro<br />
3. Iphone 7 (product)RED: contribuisce a<br />
sostenere i programmi del Global Fund contro<br />
la diffusione dell’HIV. A partire da 909 euro<br />
Nel corso del 2014 sono stati avviati<br />
cospicui investimenti sia per l’ampliamento<br />
dello stabilimento di circa 3.000 m² coperti<br />
(che si aggiungono ai 4.000 m² già esistenti),<br />
che per l’acquisto d’impianti di confettatura<br />
di ultima generazione. La società ha<br />
decuplicato il fatturato negli ultimi 7 anni,<br />
ora si contano più di 50 dipendenti (ai<br />
massimi regimi di produzione) più una<br />
rete vendita di 30 agenti. Ma nonostante la<br />
crescita, la Italiana Confetti rappresenta<br />
ancora una grande famiglia dove la<br />
relazione umana, lo spirito di gruppo e la<br />
capacità di ascolto sono fondamentali nel<br />
rapporto con i collaboratori, mantenendo<br />
fede ai valori della tradizione.<br />
Oggi Maxtris rinnova la linea di prodotto<br />
con un occhio alla salute, perché?<br />
La nostra azienda ha lanciato la Linea<br />
Benessere (Maxtris Lactose Free,<br />
MaxtrisStevia, Maxtris Vegan) studiate<br />
per venire incontro alla sempre crescente<br />
richiesta di un confetto che spinga<br />
molto sulle qualità naturali del cacao e<br />
degli ingredienti per esaltarne l’aspetto<br />
salutistico. Inoltre il 98% dei prodotti della<br />
Italiana Confetti non contiene glutine.<br />
2.<br />
Gianna Mazzarella,<br />
«Per gestire il passaggio padri-figli<br />
occorre una nuova consapevolezza»<br />
Gianna Mazzarella è una giovane<br />
imprenditrice del turismo, consigliere senior<br />
della sezione turismo e della sezione editoria<br />
di Confindustria Napoli, nonché fondatrice<br />
della società di produzione e comunicazione<br />
integrata Gmm production.<br />
Il progetto Next Generation di cui lei si è<br />
fatta promotrice come vice presidente del<br />
gruppo giovani dell’Unione Industriali ha<br />
lanciato una sfida importante sul territorio<br />
sul passaggio generazionale in azienda. Il<br />
futuro delle imprese italiane dipende dalle<br />
giovani generazioni. Come si vince la sfida?<br />
Il progetto Next Generation è nato<br />
dall’esigenza di realizzare una fotografia<br />
dello stato del passaggio generazionale<br />
del Gruppo Giovani Industriali di Napoli<br />
con l’obbiettivo di stilare un vademecum<br />
che sia utile alle generazioni del futuro e al<br />
contempo ai senior. La parola chiave con<br />
la quale abbiamo chiuso i tre anni di studio<br />
del gruppo di lavoro Next generation e’<br />
“consapevolezza”. Solo il 15% delle aziende<br />
supera la seconda generazione, addirittura<br />
il 5% supera la terza. Bisogna avere il<br />
coraggio di cambiare, tagliando comparti<br />
obsoleti e innovando costantemente i<br />
processi produttivi. Non è permesso<br />
rallentare o fermarsi. È necessario dotarsi<br />
degli strumenti giusti, spesso ne va della vita<br />
stessa dell’impresa.<br />
La sua Napoli tivù è una realtà consolidata<br />
nel panorama dell’emittenza televisiva<br />
del Sud Italia dal 1977. Come è cambiato,<br />
Gianna, il mondo dell’emittenza televisiva<br />
dopo la discesa in campo del web e dei<br />
canali digitali? Quale strategy vi consente di<br />
mantenere Napoli Tivù in primo piano?<br />
Il panorama è cambiato in modo radicale<br />
con l’arrivo del digitale terrestre che ha<br />
consentito il proliferare di canali ed offerte.<br />
Questo cambiamento ha richiesto alle<br />
emittenti di specializzarsi, di puntare sulla<br />
108
ealizzazione di contenuti dedicati e non<br />
più generalisti. Inoltre si è resa necessaria<br />
una vera e propria rivoluzione copernicana<br />
anche nel modo di svolgere la professione<br />
giornalistica. Nell’era delle news in tempo<br />
reale, la prima fonte è sempre il canale<br />
web ed in seconda battuta si sviluppa<br />
l’approfondimento in televisione. Abbiamo<br />
anche ottimizzato il know how del personale<br />
creando una società specializzata nella<br />
produzione di video-contenuti.<br />
7.<br />
Parliamo di un’isola che lei ama, Ischia.<br />
Come promuoverne il turismo balneare,<br />
la natura, la cultura, la gastronomia e il<br />
termalismo?<br />
“Ischia tutti i colori del benessere” e’ il nuovo<br />
progetto che abbiamo costruito insieme ad<br />
un gruppo d’imprenditori rappresentativi<br />
dell’Isola. Sorgenti d’acqua, parchi termali,<br />
un nuovo centro congressi sull’acqua, tour<br />
operator e alberghi di prestigio si sono<br />
uniti per un progetto che punta ad una<br />
ristrutturazione netta dell’ offerta servizi e<br />
della proposta sul mercato.<br />
4.<br />
5. 6.<br />
Una giovane imprenditrice in campo turistico<br />
come Gianna Mazzarella non rinuncia a:<br />
4. Vodafone station revolution, inclusa negli<br />
abbonamenti dell’operatore telefonico;<br />
5. Rolex Oyster Perpetual Lady-Datejust 28, in<br />
acciaio 904L e oro bianco, 5.850 euro<br />
6. Penna Eclipse in metallo rodiato con cristalli<br />
Swarovski, 49 euro<br />
Pier Luigi Canta,<br />
«Chirurgia estetica di eccellenza e<br />
un nuovo metodo Usa anti-cellulite»<br />
“La chirurgia è un modo per sentirmi vivo<br />
e assecondare la mia naturale inclinazione<br />
al bello”: lo ha detto lei recentemente.<br />
Dottor Canta, qual è il suo approccio, anche<br />
psicologico, alla paziente in relazione ad<br />
età, stile di vita e richieste?<br />
Da giorni discutiamo con Abel de La Pena<br />
di Città del Messico ed altri colleghi sulla<br />
necessità di rendere i nostri interventi<br />
meno invasivi, in modo da consentire rapidi<br />
tempi di recupero e di ritorno al sociale La<br />
chirurgia oggi deve essere meno radicale<br />
del passato, meno aggressiva... va adeguata<br />
alle necessità di cure del nostro paziente.<br />
I trattamenti estetici e chirurgici vanno<br />
customizzati allo stile di vita del nostro<br />
paziente, che è unico, proprio come tutti<br />
quanti gli altri. Il nostro compito è quello di<br />
guidare, suggerire piuttosto che curare...<br />
la nostra preparazione deve essere<br />
continuamente aggiornata. Il mondo corre<br />
molto più velocemente che in passato,<br />
le novità (vere o presunte) incalzano<br />
quotidianamente e diventa più difficile<br />
discernere tra trattamenti che realmente<br />
funzionano rispetto ad altri solo palliativi.<br />
La forte richiesta di ringiovanimento a tutti<br />
i costi sta progressivamente acquisendo<br />
una maggiore maturità... le pazienti<br />
comprendono sempre più che è importante<br />
stare bene con se stesse ad ogni età, e<br />
che un trattamento che funziona bene<br />
ai ‘40 può non dare gli stessi risultati ai<br />
‘60...In Chirurgia Plastica ed Estetica non<br />
è infrequente rivolgersi a professionisti<br />
non sempre al “Top”... bisogna consultare<br />
le Società Scientifiche, in Italia posso<br />
suggerire l’Aicpe, la Sicpre. In Europa e nel<br />
Mondo l’Isaps...<br />
A Mergellina sta per nascere un nuovo<br />
centro di eccellenza della medicina e<br />
8.<br />
9.<br />
Un chirurgo estetico come Pier Luigi Canta<br />
punta sulla bellezza e sul lusso:<br />
7. Valigia Roadster Louis Vuitton realizzata in<br />
tela Damier Graphite, 1.500 euro<br />
8. Yacht Pershing 5 x, costa parecchio...<br />
9. Auto d’epoca Mercedes 190 SL, da trattare<br />
chirurgia estetica, che porterà con sé la<br />
rivoluzione nel trattamento della cellulite:<br />
Cellphina, approvato dalla FDA. Cos’è?<br />
Il metodo Cellphina permette di “darci<br />
un taglio” con la cellulite, ovvero di<br />
recidere le fibre connettive responsabili<br />
dell’inconfondibile effetto “a materasso”.<br />
Lo uso da oltre 6 mesi con risultati piu<br />
che soddisfacenti. Il risultato è concreto<br />
e valutabile per lungo tempo. Il fatto che<br />
sia prodotto e commercializzato in Italia<br />
da un’azienda accreditata come Merz è<br />
garanzia di serietà.<br />
Il nuovo centro specialistico di eccellenza<br />
in medicina e chirurgia estetica in quali<br />
aspetti sarà innovativo?<br />
Si tratta di un investimento importante,<br />
tratterà tutte le eccellenze della medicina<br />
e della chirurgia estetica. E’ un centro<br />
privato di chirurgia estetica che sorgerà<br />
entro l’inizio del 2018, e si avvarrà della<br />
collaborazione dei più accreditati specialisti.<br />
A disposizione del pubblico i macchinari più<br />
innovativi. La parola d’ordine? Un approccio<br />
medico ed etico all’estetica.<br />
109
MATTONE, UFFICI ALLE STELLE<br />
TASSI A ZERO DIETRO IL BOOM<br />
Il mercato immobiliare tira come e più che prima della crisi.<br />
Claudio Santucci, responsabile del Capital Market di Gabetti:<br />
«Va bene, e continuerà così finchè l’inflazione tenderà a zero»<br />
DOMANDE<br />
&OFFERTE<br />
Quella dell’ultimo decennio, non è stata<br />
solo una crisi economica ma anche una<br />
crisi degli stili di vita. L’insostenibilità<br />
di certi modelli di consumo e di<br />
profitto, la tendenza al risparmio, il<br />
cambiamento delle abitudini - anche<br />
alla luce della rivoluzione digitale e<br />
delle nuove consapevolezze su sprechi<br />
e impatti ambientali - tutto ciò ha<br />
finito per incidere sulla produzione<br />
di beni e servizi. In un’economia che<br />
oggi, più che in passato, quindi, è<br />
condizionata dal continuo variare della<br />
domanda, <strong>Economy</strong> vuole indagare<br />
sulle dinamiche che determinano<br />
questo cambiamento dei bisogni<br />
e su come il mercato si adegua<br />
114<br />
IMMOBILIARE 2.0<br />
DUE CASE HISTORIES AZIENDALI:<br />
CASARENOVA E DOVEVIVO<br />
116<br />
PRODUTTIVITÀ<br />
MIGLIORAMENTO CONTINUO,<br />
LA NUOVA FILOSOFIA DI TOYOTA<br />
118<br />
AUTOMOTIVE<br />
A TRENTO GRANDI INVESTIMENTI<br />
PER SOSTENERE LA CRESCITA<br />
C’<br />
è mattone e mattone. In Italia siamo<br />
tutti (o quasi) proprietari di prime,<br />
seconde e spesso anche terze case, eppure<br />
il residenziale rappresenta una quota limitata<br />
nell’asset allocation dei fondi di investimento,<br />
rispetto ad altre asset classes quali<br />
in primis uffici e immobili retail. Imu, Tasi,<br />
incertezze nella giustizia civile (in caso di<br />
inquilini morosi) non stimolano certo gli<br />
appetiti dei grandi investitori. Ma sono pur<br />
sempre loro che, solo da gennaio a marzo<br />
<strong>2017</strong>, hanno mosso – secondo il report realizzato<br />
dall’Ufficio<br />
Studi Gabetti - capitali<br />
per 1,85 miliardi<br />
di euro, +5,7% base<br />
annua. Un 2016 in<br />
cui nei capital markets si sono messi a segno<br />
9,1 miliardi di euro di capitali investiti<br />
in immobili, +13,6% rispetto al 2015: primi<br />
fra tutti uffici, centri commerciali, immobili<br />
ad uso logistico e alberghi.<br />
L’immobile tira come e più di prima, quindi.<br />
Lo sa bene Claudio Santucci, che in otto anni<br />
in Gabetti Agency quale responsabiledel<br />
Settore Capital Market ha vissuto in prima<br />
linea la rivincita del mattone sull’abbuffata<br />
dei mercati finanziari. Approdato in Gabetti<br />
di Marina Marinetti<br />
NEL PRIMO TRIMESTRE DEL <strong>2017</strong><br />
GLI IMMOBILI PER IL BUSINESS HANNO<br />
ASSORBITO IL 57,4% DEGLI INVESTIMENTI,<br />
SEGUITI DAI PORTAFOGLI MISTI<br />
nell’aprile 2010 dopo un’esperienza in una<br />
società internazionale, un master in Real<br />
Estate Finance alla SDA Bocconi e una laurea<br />
in Giurisprudenza, Claudio Santucci, oggi 42<br />
anni, ha un’idea ben precisa dell’evoluzione<br />
del mercato: «Il real estate – dice - avrà<br />
tutto questo appeal fino a quando l’inflazione<br />
tenderà a zero. E oggi su base mensile è<br />
addirittura negativa. Questo significa che gli<br />
investimenti di grandi capitali sull’immobiliare<br />
continueranno a crescere e potranno<br />
essere privilegiati rispetto ad altre tipologie<br />
di investimento».<br />
I best sellers sono<br />
gli uffici, che nel primo<br />
trimestre <strong>2017</strong><br />
hanno rappresentato<br />
il 57,4% degli investimenti, per circa 1,06<br />
miliardi di euro, seguiti dai cosiddetti “portafogli<br />
misti” per il 12% del totale, con circa<br />
224 milioni di euro, dagli immobili ad uso<br />
retail (in sostanza negozi) con 211 milioni<br />
di euro (l’11,4% del totale), dagli alberghi<br />
con 157 milioni di euro (8,5% del totale)<br />
e gli immancabili “altri usi” con 94 milioni<br />
di euro (5% del totale). Interessanti anche<br />
i volumi degli investimenti nel settore della<br />
Sanità e delle RSA (residenze sanitarie as-<br />
111
DOMANDE&OFFERTE<br />
Immobile logistico<br />
di via Tolstoj 63/65<br />
San Giuliano Milanese<br />
Le principali compravendite nel primo trimestre <strong>2017</strong><br />
Immobile Prezzo<br />
Venditori Compratori<br />
(mln di euro)<br />
13 Fondo Valore<br />
Immobiliare Globale<br />
Castello SGR<br />
Fondo Camelot<br />
Kryalos SGR<br />
Immobile<br />
San Giuliano Milanese<br />
6 asset uffici fondo CLOE<br />
Milano, Roma, Bari<br />
Uffici “I Tolentini”<br />
(5 immobili)<br />
via di San Basilio, Roma<br />
3 immobili Allianz<br />
(piazza Velasca, p.le Lodi<br />
piazzale Loreto) a Milano<br />
Ex sede Luxottica Milano<br />
via Orefici ang. via Cantù<br />
Store Feltrinelli, Milano, Firenze,<br />
Roma, Pisa, Modena<br />
Store Upim<br />
corso Buenos Aires 35 a Milano<br />
Centro commerciale<br />
Gran Sassodi Piano d’Accio<br />
Teramo<br />
Store Zara<br />
via Sparano a Bari<br />
12 Pirelli Group Fondo All Star<br />
Kryalos SGR<br />
315 Prelios SGR Ardian RE<br />
126 BNL Amundi real Estate<br />
Italia SGR<br />
120 Allianz Fondo All Star<br />
Kryalos SGR<br />
100 Luxottica Hines Italy<br />
56 Gruppo Feltrinelli Core I Fund<br />
Coima SGR<br />
55 Porta Rossa Meyer Bergman<br />
48 Foruminvest Italia Srl Orion Capital Managers<br />
30 famiglia De Napoli Bei Real Estate<br />
sistite), che hanno mosso nel primo trimestre<br />
<strong>2017</strong> 75 milioni di euro (il 4%) contro<br />
l’industriale e il logistico che insieme hanno<br />
fatto l’1,6% del totale con appena 30 milioni<br />
di euro.<br />
Ma non pensiate che in queste grandi manovre<br />
immobiliari le agenzie si freghino le<br />
mani. Di solito si tratta, come le definisce<br />
Santucci, di “scambi di figurine” tra le SGR:<br />
«Spesso il mercato si muove mediante ope-<br />
razioni off-market, in cui il potenziale acquirente,<br />
interessato ad uno specifico immobile,<br />
tramite il suo advisor, fa pervenire una<br />
manifestazione d’interesse alla “Proprietà”<br />
senza che l’immobile sia effettivamente sul<br />
mercato. Le società che offrono servizi di<br />
consulenza a questi soggetti normalmente<br />
operano secondo differenti topologie di incarico:<br />
il mandato di advisory, cioè la consulenza<br />
su operazioni d’investimento sell side<br />
o buy side; il mandato di brokerage, ovvero<br />
l’intermediazione nella compravendita; il<br />
mandato per l’implementazione e gestione<br />
di una procedura di gara specifica; infine il<br />
mandato per operazioni cosidette di sell &<br />
lease back».<br />
C’è Milano, c’è Roma e poi c’è tutto il resto.<br />
The place where to be in questo momento,<br />
inutile dirlo, è Milano. Ha raccolto (sempre<br />
nel primo trimestre) il 36,1% del totale na-<br />
112
Claudio Santucci,<br />
responsabile del Capital Market<br />
di Gabetti Agency<br />
zionale degli investimenti, 670 milioni di<br />
euro. Dopo le grandi manovre dell’ex Fiera,<br />
all’Isola e in Porta Garibaldi adesso è il<br />
momento di piazza Cordusio, che si sta preparando<br />
per l’arrivo, nel 2018, di Starbucks<br />
(alle ex Poste) e di un Waldolf Astoria (hotel<br />
di lusso del gruppo Hilton), oltre a una serie<br />
di prestigiosi marchi del retail che non<br />
vedono l’ora di metter piede nella capitale<br />
morale d’Italia.<br />
Le grandi manovre sono partite già da tempo<br />
e Gabetti ha fatto anche qui la sua parte,<br />
con uno stabile da 34 milioni degli ex Beni<br />
Stabili Gestioni (oggi Investire SGR) venduto<br />
ad un fondo immobiliare della galassia<br />
Invesco nel novembre 2015: «Verrà ristrutturato<br />
completamente nei prossimi 18 mesi<br />
e diventerà uno degli immobili simbolo<br />
della zona Cordusio», garantisce Santucci,<br />
che sottolinea: «Milano non è mai stata così<br />
attrattiva: tutti gli investitori istituzionali<br />
internazionali vogliono investire qui, le ultime<br />
transazioni chiuse in termini di rendimenti<br />
hanno superato perfino il biennio<br />
2006- 2007.». Anche per quanto riguarda il<br />
comparto industriale-logistico, la provincia<br />
di Milano nel 2016 si è posizionata come<br />
meta principale degli investimenti nel settore<br />
(seguita dall’Emilia Romagna, con Bologna<br />
e Reggio Emilia). Merito della crescente<br />
richiesta di spazi logistici in un’area che si<br />
dimostra sempre più strategica per la movimentazione<br />
merci. Ci sono posti dove per i<br />
grandi marchi, e non solo quelli internazionali,<br />
è importante avere almeno un piede.<br />
Di contro Roma patisce la carenza di infrastrutture<br />
adeguate, difficoltà di gestione<br />
sempre più accentuate e una burocrazia<br />
che andrebbe decisamente snellita: «È la<br />
capitale ed è la città più bella del mondo,<br />
ma un investitore internazionale fa fatica<br />
a comprendere che per una pratica amministrativa<br />
utile a valorizzare un complesso<br />
immobiliare ci possano volere anche anni»,<br />
sottolinea Santucci. Forse per questo sta patendo<br />
una sorta di esodo: dopo Sky e TG5,<br />
anche Esso sta per abbandonare la barca<br />
ed Eni sta studiando come farlo. Ciononostante,<br />
la capitale ha raccolto da gennaio a<br />
marzo <strong>2017</strong> il 16,4% degli investimenti immobiliari<br />
complessivi nei capital markets,<br />
per un totale di 304 milioni di euro. Tutto il<br />
resto dell’Italia? È un unico grande mercato,<br />
spiega il manager, «interessante e dinamico<br />
sempre di più per il<br />
retail e l’alberghiero,<br />
ma che attendiamo<br />
ritornerà ad esserlo<br />
anche per gli uffici: ci<br />
sono città interessanti anche al Sud, come<br />
Bari o Napoli, soprattutto per i centri commerciali<br />
e i negozi nelle vie principali dello<br />
shopping. Firenze, per esempio, terzo principale<br />
mercato, con una vocazione turistico-culturale,<br />
ha visto raddoppiare il volume<br />
dei capitali investiti nel 2016, risultando la<br />
prima provincia in Italia per investimenti<br />
nel settore alberghiero».<br />
Previsioni per il futuro? Ancora per un<br />
anno, un anno e mezzo, si procederà col<br />
vento in poppa: «Da qui a fine anno intravedo<br />
un’ulteriore crescita per il mercato italiano,<br />
con il consolidamento di operazioni che<br />
MILANO TIRA, MENTRE ROMA PATISCE<br />
LA CARENZA DI INFRASTRUTTURE<br />
ADEGUATE E DIFFICOLTÀ DI GESTIONE<br />
SEMPRE PIÙ ACCENTUATE<br />
ENTRO FINE ANNO IL<br />
MERCATO CRESCERÀ<br />
ULTERIORMENTE<br />
CON L’ATTUAZIONE DI<br />
MOLTI PREACCORDI<br />
attualmente si trovano in pipeline. Noi di<br />
Gabetti in particolare ci stiamo occupando<br />
di importanti operazioni che prevediamo di<br />
chiudere da qui a fine anno. In tutti i casi abbiamo<br />
un venditore domestico e ancora una<br />
volta acquirenti che arrivano dall’estero.<br />
Per il mercato italiano parliamo di volumi<br />
importanti, con operazioni singolarmente<br />
mai al di sotto dei 20 milioni, in alcuni casi<br />
al di sopra dei 50 milioni di euro. È chiaro<br />
che nel momento in cui ci sarà un’ulteriore<br />
tendenza alla stabilizzazione<br />
economica<br />
generale probabilmente<br />
riassisteremo<br />
a una nuova fase immobiliare<br />
di assestamento con ritorno dei<br />
capitali a mercati diversi».<br />
In ogni caso, anche allora, margini di<br />
manovra ce ne saranno: «Ci aspettiamo<br />
grandi ritorni soprattutto se con un po’<br />
di creatività si riusciranno a costruire<br />
operazioni diverse dalle solite note (uffici<br />
o retail). Penso all’housing sociale, alle<br />
student e senior houses e ancora di più al<br />
residenziale, per il quale c’è un grandissimo<br />
spazio di crescita in termini di volumi<br />
di investimento, o ancora operazioni value<br />
added, che saranno interessanti per il<br />
futuro».<br />
113
DOMANDE&OFFERTE<br />
Ristrutturare<br />
l’appartamento<br />
con la realtà<br />
aumentata<br />
Casarenova aggiunge servizi<br />
alla sua offerta: visualizzazioni<br />
a 360 gradi e render iperrealistici<br />
e un’ inedita garanzia “soddisfatti<br />
o rimborsati” per l’acquirente<br />
di Angelo Curiosi<br />
UN INTERNO VISUALIZZATO CON UN VIRTUAL TOUR DI CASARENOVA, SOTTO I TRE DI CASARENOVA- DA SINISTRA GERRY CAVALLARO, LAURA<br />
COCCHI E MARIANO CAVALLARO<br />
istrutturati “come piace a noi” o rimborsati:<br />
è l’innovazione, di marketing<br />
R<br />
ma in realtà “di concetto” che una piccola<br />
ma dinamica società milanese sta apportando<br />
nel settore delle compravendite immobiliari<br />
residenziali. Incrociandola virtuosamente<br />
con una applicazione tecnologica di<br />
assoluto rilievo, la realtà aumentata al servizio<br />
dell’edilizia. Di che si tratta? Andiamo<br />
con ordine. L’impresa si chiama Rein ed ha<br />
lanciato un prodotto/servizio battezzato<br />
“Casarenova”, in modo molto eloquente. In<br />
due parole: Casarenova acquisisce gli immobili,<br />
li ristruttura e li rivende chiavi in<br />
mano. Quindi tende a realizzare in proprio<br />
quel “di più” di valore che una bella ristrutturazione<br />
estrae da un immobile. Naturalmente<br />
lo scopo è rivendere appena possibile,<br />
e dunque spesso – una volta individuato<br />
l’immobile da ristrutturare e rivendere e<br />
stipulato il compromesso – Casarenova individua<br />
anche l’aquirente finale, con cui a<br />
quel punto instaura un rapporto di assoluta<br />
fiducia. Ed è qui che scattano le due grandi<br />
innovazione: realtà a aumentata e formula<br />
del “soddisfatti o rimborsati”. «Vorrei spiegarmi<br />
per gradi», dice Gerry Cavallaro, l’imprenditore:<br />
«Innanzitutto, noi progettiamo<br />
in gran velocità la ristrutturazione e depositiamo<br />
in meno di due settimane, partendo<br />
da zero, il progetto e la relativa documentazione<br />
a presso gli uffici comunali di Milano.<br />
Il tutto, grazie all’architetto Laura Coppo<br />
che ha migliorato il<br />
coordinamento tra<br />
i vari reparti tecnici<br />
per essere davvero<br />
veloci ed efficaci.<br />
Poi, produciamo dei render e dei virtual<br />
tour interattivi fotorealistici per i clienti,<br />
che hanno modo di vedere l’effetto della<br />
ristrutturazione proprio per come sarà,<br />
esplorando la loro casa con i lavori in corso<br />
a 360 gradi dallo smartphone! Inoltre, per<br />
migliorare questo servizio, con il Fablab di<br />
Padova, insieme all’amico Dino Vincoletto,<br />
invece, stiamo realizzando una piattaforma<br />
proprietaria che arriverà ai livelli qualitativi<br />
della realtà aumentata, permettendo un’esperienza<br />
completamente immersiva, in cui<br />
poter addirittura scegliere tramite texture<br />
CON IL FABLAB DI PADOVA STIAMO<br />
REALIZZANDO UNA PIATTAFORMA<br />
PROPRIETARIA CHE ARRIVERÀ AI LIVELLI<br />
QUALITATIVI SENZA CONFRONTI<br />
le finiture degli interni e gli arredi, e per<br />
dirla alla Jannacci, “vedere l’effetto che fa”.<br />
Nessuna azienda del settore oggi in Italia si<br />
propone con un progetto così innovativo».<br />
E il “soddisfatti o rimborsati”? «E’ una garanzia<br />
in più che diamo ai clienti. Si chiama<br />
“casaREnova Money Back” e consiste nel<br />
fatto che formalizziamo con una garzanzia<br />
notarile ai nostri clienti la nostra disponibilità<br />
a riacquistare l’intero immobile se, alla<br />
consegna, il lavoro concordato non è stato<br />
eseguito nel modo corretto e concordato. In<br />
sostanza, il cliente fino a ieri poteva dirci:<br />
se io ti compro subito<br />
l’appartamento<br />
prima della ristrutturazione<br />
e poi non<br />
mi piace, mi trovo<br />
ad aver pagato male. Allora noi gli diciamo:<br />
non ti preoccupare, se quando te lo consegniamo<br />
non ti piace, te lo ricompriamo.<br />
Possiamo farlo perché siamo sicuri del fatto<br />
nostro, siamo sicuri di essere capaci a lavorar<br />
bene e ci fidiamo dei nostri clienti, così<br />
come vogliamo che loro si fidino di noi!».<br />
L’insieme di questi tre servizi sono una modalità<br />
ad oggi unica che Casarenova offre<br />
per vendere rapidamente un appartamento<br />
con la possibilità di personalizzare interni e<br />
relative finiture e garantire la massima soddisfazione<br />
per il cliente.<br />
114
Da sinistra a destra Valerio<br />
Fonseca e William Maggio, ex<br />
studenti fuorisede a Milano di<br />
Grottaglie, fondatori di Dovevivo<br />
S.p.A: hanno fatto un vero tesoro<br />
dell’esperienza da inquilini.<br />
Il miracolo di Dovevivo: mette<br />
d’accordo proprietari e inquilini<br />
Affitta appartamenti, li adatta alle esigenze di studenti e lavoratori fuori<br />
sede e glieli subaffitta. Così riesce a far contente tutte le parti in causa,<br />
come dimostrano 16 milioni di fatturato e 600 unità immobiliari gestite.<br />
eddito certo e zero-stress: a quanti<br />
R proprietari di casa con acidità di stomaco<br />
da inquilini rognosi questo binomio<br />
sembra un sogno, un miraggio, una chimera?<br />
A tanti, quasi a tutti. Da questa considerazione<br />
presero le mosse dieci anni fa<br />
Valerio Fonseca e William Maggio, di Grottaglie<br />
(TA), allora due amici, studenti fuorisede<br />
a Milano oggi imprenditori e manager.<br />
Analizzando il mercato si accorsero che<br />
trovare un appartamento in affitto era per<br />
tutti la via crucis che ricordavano nella loro<br />
stessa esperienza: case degradate, impianti<br />
elettrici a rischio tilt, continue richieste di<br />
pagamenti in nero. Un disastro anche dal<br />
punto di vista dei proprietari: sfitto, inquilini<br />
morosi, indifferenti ai danni causati agli<br />
immobili, litigi con gli altri condomini. “Così<br />
ci venne l’idea che sarebbe diventata Dovevivo<br />
S.p.A.”, racconta oggi Valerio Fonseca,<br />
dalla cabina di comando di un’azienda che<br />
di Piero Caltrin<br />
quest’anno si avvia a fatturare 16 milioni di<br />
euro con oltre 600 unità immobiliari gestite,<br />
80 dipendenti, quasi 3.000 posti letto in 4<br />
città: Milano, Roma, Bologna e Como.<br />
Dal 2007 oltre 11 mila inquilini e 300 proprietari<br />
si sono avvalsi dei suoi servizi e oggi<br />
Dovevivo S.p.A. – con i numeri che si ritrova<br />
e la crescita vertiginosa che ha registrato –<br />
ha avuto la soddisfazione<br />
di entrare nella<br />
prestigiosa classifica<br />
del Financial Times<br />
fra le imprese europee<br />
cresciute di più fra il 2012 e il 2015, ovvero<br />
il quadriennio della crisi, collocandosi<br />
al 427° posto assoluto, al 73° tra le italiane<br />
e al 3° tra le imprese censite nella categoria<br />
“property”, con fatturato superiore ai 6<br />
milioni di euro e dunque svettando in un<br />
“panel” censito dal giornale britannico di<br />
ben 50 mila imprese. Inoltre – e non è poco<br />
DOVEVIVO È ENTRATA NELLA CLASSIFICA<br />
DEL FINANCIAL TIMES DELLE IMPRESE<br />
EUROPEE CRESCIUTE DI PIÙ FRA IL 2012 E<br />
IL 2015, IL QUADRIENNIO DELLA CRISI<br />
– l’espansione poderosa di Dovevivo l’ha<br />
fatta notare da alcuni investitori qualificati<br />
e business angels, che sono divenuti soci: il<br />
capitale è detenuto rispettivamente per il<br />
52 e 26% da Fonseca e Maggio, per il 15%<br />
da soci finanziari (la società detiene azioni<br />
proprie pari al 7% del capitale) di rango<br />
quali i banchieri Roberto Nicastro e Maurizio<br />
Cereda,. Così Dovevivo è diventata nel<br />
suo settore leader assoluto in Italia, ha un<br />
piano d’espansione a 2 mila unità e 45/50<br />
milioni di ricavi al 2022.<br />
Il segreto di Dovevivo sta nel diventare essa<br />
stessa inquilina dei proprietari, con diritto<br />
al subaffitto, e nell’occuparsi di ristrutturare<br />
o comunque adattare gli immobili alla<br />
tipologia di affitti prescelta, cioè studenti,<br />
lavoratori fuorisede, comunque soggetti che<br />
hanno bisogno di stanze singole per periodi<br />
di tempo medio-lungo. Quindi i proprietari<br />
intascano un canone regolare e senza sfitto<br />
da Dovevivo, che si prende il rischio della<br />
ricerca degli inquilini, ai quali però fornisce<br />
soluzioni ottimali, rinnovate, pulite ed efficienti.<br />
Insomma, mette d’accordo tutti. Una<br />
ricerca di mercato di Beyond research attesta<br />
che i proprietari dichiarano un’altissima<br />
soddisfazione (4,7 di voto medio su 5), per<br />
la formula “senza pensieri” e la garanzia del<br />
reddito. E raccomandano (94%) Dovevivo<br />
agli amici). «Rispetto<br />
a una gestione classica<br />
del rapporto di<br />
affitto», sintetizza<br />
Fonseca, «ai proprietari,<br />
che per circa il 60% sono soggetti istituzionali<br />
(assicurazioni, gruppi immobiliari,<br />
fondi, casse previdenziali, etc) e la restante<br />
parte cittadini privati, assicuriamo sul lungo<br />
periodo una redditività maggiore rispetto<br />
alla classica conduzione al privato. Agli inquilini<br />
assicuriamo la tranquillità di un alloggio<br />
a norma, dotato di ogni confort».<br />
115
DOMANDE&OFFERTE<br />
Toyota, la filosofia<br />
del miglioramento continuo<br />
L’ad di Toyota Motor Italia Andrea Carlucci spiega che cos’è il Kaizen,<br />
uno dei valori fondanti della casa automobilistica. Un’impostazione che<br />
fa lavorare tutti i dipendenti con il solo obiettivo dell’eccellenza<br />
di Giordano Fatali<br />
COS’È IL METODO KAIZEN? COME SI TRADUCE<br />
IN PRATICA IN AZIENDA?<br />
Il kaizen è uno dei valori fondanti la filosofia<br />
Toyota e significa “miglioramento continuo”;<br />
esso ci permette di migliorare continuamente<br />
la nostra gestione del business, mirando<br />
sempre all’innovazione.<br />
E’ tramite il Kaizen che Toyota guida la strada<br />
verso la mobilità del futuro, migliorando<br />
la vita delle persone con mezzi di trasporto<br />
estremamente sicuri e con soluzioni di mobilità<br />
innovative e rispettose dell’ambiente.<br />
Con il nostro impegno nei confronti della<br />
qualità, della continua innovazione e del rispetto<br />
del nostro pianeta, vogliamo superare<br />
le aspettative dei nostri clienti ed essere premiati<br />
dal loro sorriso.<br />
Avete ottenuto la certificazione Top Employer<br />
per i vostri standard qualitativi<br />
nell’ambito delle condizioni di lavoro offerte<br />
ai propri dipendenti. È merito del<br />
L’AUTORE,<br />
GIORDANO FATALI<br />
Kaizen?<br />
Certamente. Il Kaizen spinge alla ricerca<br />
continua di miglioramento e di innovazione<br />
anche nella gestione e nello sviluppo delle<br />
persone che, evidentemente, rappresentano<br />
per l’organizzazione un asset fondamentale.<br />
Per questo principio abbiamo deciso in Italia<br />
di partecipare alla certificazione Top Employer<br />
attraverso la quale abbiamo l’opportunità<br />
di confrontarci<br />
con eccellenze in ambito<br />
HR e di migliorare<br />
continuamente i<br />
processi attuati.<br />
Avete programmi per l’inserimento dei giovani?<br />
Prevediamo periodicamente, due volte<br />
all’anno, programmi di stage che consentono<br />
l’inserimento in azienda di giovani risorse<br />
che, così, hanno l’opportunità di conoscere la<br />
nostra realtà entrando nei team dei vari reparti<br />
e affiancando le attuali risorse nella loro<br />
attività lavorativa.<br />
UNO DEI PORTATI DEL METODO KAIZEN È<br />
LA CERTIFICAZIONE TOP EMPLOYER PER<br />
GLI ELEVATI STANDARD QUALITATIVI DELLE<br />
CONDIZIONI DI LAVORO GARANTITE<br />
L’attenzione all’ambiente, dimostrata dai<br />
vostri investimenti nella guida ibrida, elettrica<br />
e a idrogeno, è una scelta strategica o<br />
solo un’opportunità di mercato?<br />
Si tratta assolutamente di una scelta strategica<br />
dettata dalla convinzione che le motorizzazioni<br />
classiche non rappresentino oggi la<br />
soluzione adatta per una società nella quale<br />
l’abbattimento delle emissioni di CO2 rappresenta<br />
ormai una necessità imprescindibile.<br />
In questo senso Toyota ha fissato il proprio<br />
Enviromental Challenge, un programma di<br />
riduzione progressiva delle emissioni di CO2<br />
che punta al loro azzeramento entro il 2050.<br />
Tale programma coinvolge non solo le emissioni<br />
prodotte dalle<br />
vetture, ma tutto il<br />
sistema di produzione<br />
delle automobili.<br />
Questo vuol dire non<br />
solo auto a zero emissioni ma anche fabbriche<br />
a zero emissioni. Si tratta di un impegno<br />
fondamentale e prioritario sul quale stiamo<br />
creando e diffondendo un nuovo concetto di<br />
mobilità basato sull’introduzione nel mercato<br />
di sistemi ibridi di nuova generazione, di<br />
vetture ed autobus con tecnologia Fuel cell<br />
(Idrogeno) e di tecnologie di produzione mirate<br />
alla riduzione del consumo di acqua ed<br />
all’autosufficienza energetica. Abbiamo creato<br />
in Giappone, all’interno dell’impianto di<br />
Honsha, un edificio a zero emissioni che utilizza<br />
l’idrogeno ed il solare per la generazione<br />
dell’energia elettrica di cui necessita. L’impianto,<br />
tra l’altro, fa uso degli accumulatori<br />
di energia delle Toyota Prius dismesse. Un<br />
esempio virtuoso di riuso che prevediamo<br />
116
PUNTIAMO A AUTO<br />
E FABBRICHE A ZERO<br />
EMISSIONI DI CO2<br />
ENTRO IL 2050<br />
TOYOTA FESTEGGIA<br />
VENT’ANNI DI IBRIDE<br />
Vent’anni fa<br />
Toyota è stata<br />
l’unica a crederci<br />
e ora festeggia<br />
l’anniversario<br />
snocciolando<br />
i risultati della<br />
tecnologia<br />
ibrida: a giugno<br />
le vetture<br />
ibride vendute<br />
in Italia (6.250<br />
unità), quota di<br />
mercato più alta<br />
in assoluto (al<br />
3,3%) e il 60% dei<br />
clienti del marchio<br />
che scelgono<br />
di guidare<br />
ibrido. Finora<br />
gli acquirenti<br />
delle auto ibride<br />
Toyota e Lexus (il<br />
marchio premium<br />
del costruttore<br />
giapponese,,unico<br />
ad offrire una<br />
gamma 100%<br />
hybrid ) sono<br />
ben 150 mila,Per<br />
questo - e per<br />
festeggiare<br />
l’anniversario<br />
dei vent’anni -<br />
Toyota ha lanciato<br />
una campagna<br />
celebrativa che<br />
prevede una<br />
serie di nuove<br />
promozioni e<br />
la disponibilità<br />
di serie delle<br />
più avanzate<br />
tecnologie di<br />
sicurezza attiva<br />
su tutti i modelli.<br />
L’obiettivo di<br />
Toyota Motor<br />
Italia è stimolare<br />
la sostituzione<br />
di un parco<br />
auto italiano<br />
particolarmente<br />
anziano e<br />
inquinante,<br />
promuovendo<br />
la diffusione<br />
su larga scala<br />
dell’ibrido<br />
grazie, tra l’altro,<br />
alla costante<br />
introduzione di<br />
nuovi modelli,<br />
tanto che oggi<br />
l’offerta ibrida<br />
Toyota e Lexus<br />
consta di ben<br />
16 vetture, dalla<br />
piccola Yaris fino<br />
all’ammiraglia<br />
Lexus LS.<br />
di estendere ad un numero sempre maggiore<br />
di impianti in futuro. La nostra sensibilità<br />
va in primis all’ambiente. Per Toyota l’uomo<br />
(l’ellisse verticale) e l’automobile (l’ellisse<br />
orizzontale) devono poter convivere armonicamente<br />
all’interno della società nella quale<br />
operano (vale a dire l’ellisse che circonda le<br />
altre due).<br />
Nel vostro settore, Toyota è il primo marchio<br />
per valore. C’è un segreto?<br />
Gli investimenti a lungo termine nello sviluppo<br />
di mezzi e tecnologie che possano offrire<br />
soluzioni concrete per il futuro.<br />
È proprio questo che ci permette di raggiungere<br />
posizioni di rilievo nelle quali il knowhow<br />
è la risorsa più importante.<br />
Lei ha ricevuto a Monaco di Baviera il premio<br />
Rising Star di Automotive News per il “miglioramento<br />
continuo, innovazione, coraggio<br />
nelle scelte e gestione del cambiamento”.<br />
Quanto di questo premio è anche merito della<br />
filosofia dell’azienda che dirige?<br />
È stata determinante perché guida tutti noi<br />
nel miglioramento continuo delle nostre performance<br />
e nel raggiungimento di obiettivi<br />
professionali e aziendali sempre più sfidanti.<br />
Ricevere il riconoscimento Rising Star di<br />
Automotive News è stata testimonianza di<br />
quanto il lavoro di squadra rappresenti la<br />
giusta chiave per il successo, non solo personale<br />
ma di tutta l’azienda. Tutti i dipendenti<br />
sono accomunati dalla stessa visione di crescita<br />
e di miglioramento continuo.<br />
GLOSSARIO<br />
BEV<br />
BATTERY-ELECTRIC VEHICLE<br />
È il veicolo elettrico «puro», la cui<br />
propulsione deriva esclusivamente<br />
dall’energia prodotta da un motore<br />
elettrico alimentato da batterie che<br />
accumulano energia elettrica<br />
PHEV<br />
PLUG-IN HYBRID ELECTRIC VEHICLE<br />
Ha due fonti di energia che lavorano<br />
in sinergia tra di loro. La prima è<br />
un motore elettrico, il secondo è<br />
un motore a combustione interna<br />
convenzionale alimentato a benzina<br />
o diesel<br />
117
DOMANDE&OFFERTE<br />
La svolta<br />
di Trento<br />
nel settore<br />
automotive<br />
21,8<br />
15,9<br />
Variazione % tendenziale<br />
settore Automotive<br />
(codici Ateco 29)<br />
14,0 14,5 2,0<br />
5,7<br />
Grandi investimenti per sostenere<br />
l’attività presente delle aziende<br />
che lavorano nel settore e il futuro<br />
di coloro che nei prossimi<br />
tempi vi entreranno<br />
MARZO ‘17<br />
ordinativi<br />
fatturato<br />
GEN/MAR ‘17 APRILE 16/17<br />
produzione industriale<br />
GEN/APR 16/17<br />
di Giordano Fatali<br />
FONTE: UNIVERSITÀ CARLO CATTANEO - LIUC<br />
passata alla storia per la stagione della<br />
contro-riforma. Ma Trento è oggi<br />
È<br />
una città aperta ai grandi cambiamenti, proiettata<br />
nel futuro dell’innovazione e della<br />
tecnologia. Centro di idee nel cuore dell’Europa,<br />
è la culla del Festival dell’economia e<br />
di istituzioni dedicate all’innovazione tecnologica,<br />
tra cui Hit (Hub Innovazione Trentino)<br />
ultima per nascita ma non per contenuti<br />
e scopo. L’Hub è solo uno dei tasselli di<br />
un grande lavoro fatto dalla Provincia Autonoma<br />
di Trento per fare dell’area un luogo<br />
di attrazione di cervelli, di innovazione e di<br />
sviluppo. Il trasferimento tecnologico avanzato,<br />
che parte dalla identificazione di nuove<br />
idee e tecnologie, porta al loro sviluppo<br />
e commercializzazione finale attraverso licenze<br />
o alla nascita di startup con vocazione<br />
tecnologica. Il consorzio nasce dalla volontà<br />
dell’Università di Trento, della Fondazione<br />
Bruno Kessler e Fondazione Edmund Mach<br />
e di Trentino Sviluppo di implementare<br />
un’attività basata sul technology transfer<br />
avanzato, per creare un sistema in cui il<br />
trasferimento tecnologico diventi punto di<br />
riferimento per le imprese del territorio e<br />
non. L’attività di trasferimento tecnologico<br />
ha bisogno di essere continuamente alimentato<br />
dalla ricerca che porta alla produzione<br />
di brevetti ma è anche necessario investire<br />
nelle capacità manageriali che siano in<br />
grado di svilupparle ed è per questo che si<br />
sta lavorando a promuovere la creazione di<br />
nuova imprenditorialità dalla ricerca, anche<br />
attraverso la partecipazione<br />
a progetti<br />
strategici sia nazionali<br />
sia internazionali<br />
sul tema della innovazione.<br />
In questo senso la sfida si incrocia<br />
con l’Industry 4.0 perché è importante che<br />
le eccellenze che si trovano sul territorio<br />
italiano convergano su questi settori dell’economia<br />
reale con cui si possano realizzare<br />
le nuove sinergie.<br />
Esempio vivente è quello del settore dell’automotive.<br />
Si tratta di uno degli ambiti in<br />
cui maggiormente si sta investendo sia in<br />
termini di ricerca sia in termini di capitali<br />
e i numeri danno ragione a Hit; i dati Istat<br />
pubblicati ad aprile <strong>2017</strong> confermano che<br />
la strada tracciata da chi ha creduto in Hit,<br />
NEL COMPARTO ESISTONO IMPORTANTI<br />
ATTIVITÀ DI INNOVAZIONE E CHE<br />
TROVANO SEDE NELLA PROM FACILITY<br />
DEL POLO MECCATRONICA DI ROVERETO<br />
è quella corretta: la produzione industriale<br />
del settore automotive è cresciuta del 2%<br />
rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente;<br />
+ 5,7 è la crescita tendenziale del<br />
primo quadrimestre di quest’anno. L’indice<br />
della produzione industriale è in costante<br />
crescita, la fabbricazione di carrozzerie<br />
vede un segno più pari a 9,8% da gennaio<br />
ad aprile <strong>2017</strong> e gli ordinativi totali, nell’automotive,<br />
registrano un andamento positivo<br />
dell’8%. Il fatturato nel settore, sempre secondo<br />
i dati ad aprile, segna un +21,8%. Su<br />
questo comparto esistono<br />
importanti attività<br />
di innovazione e<br />
progettualità che da<br />
tempo trovano sede<br />
nella Prom Facility del Polo Meccatronica<br />
di Rovereto, luogo che permette alle aziende<br />
della filiera di utilizzare una piattaforma<br />
integrata per la progettazione, lo sviluppo,<br />
la realizzazione, la verifica e la validazione<br />
dei processi produttivi. A fianco ci sono i laboratori<br />
aperti anche alla formazione degli<br />
studenti di scuole tecniche e professionali,<br />
ai tesisti e dottorandi e all’aggiornamento<br />
del personale tecnico aziendale del comparto<br />
meccanico e meccatronico in modo tale<br />
che si costruiscano beni solidi per il futuro<br />
delle aziende dell’automotive.<br />
118
SALDI<br />
DAL 1° LUGLIO AL 26 AGOSTO<br />
1 luglio - 17 agosto<br />
INGRESSO GRATUITO<br />
SAGI REI<br />
ZERO ASSOLUTO<br />
CRISTINA D’AVENA<br />
CONCERTI, SPETTACOLI, STREET FOOD E TANTO DIVERTIMENTO!<br />
1 LUGLIO<br />
INIZIO SALDI + GIOCHI SENZA FRONTIERE<br />
2 LUGLIO<br />
INSTANT FASHION<br />
6 LUGLIO<br />
FESTIVAL DEL GUSTO - CUCINA PUGLIESE<br />
+ “YOU WANNA BE AMERICANO” dedicato agli anni ‘50 e ‘60<br />
+ COVER BAND “I RAGAZZI DEL GIUBOCS”<br />
13 LUGLIO<br />
Concerto ZERO ASSOLUTO + Pre-serata con DjSet<br />
20 LUGLIO<br />
Concerto SAGI REI + Pre-serata con DjSet anni ‘80 - ‘90<br />
27 LUGLIO<br />
SPECIAL GUEST CRISTINA D’AVENA<br />
CONCERTO BIM BUM BAM CARTOON BAND<br />
CARTOON PARTY NIGHT - ANIMAZIONE COSPLAY<br />
a cura di Pescara Comix&Games<br />
3 AGOSTO<br />
FESTIVAL DEL GUSTO - CUCINA ROMANA<br />
+ COVER BAND DEI BEATLES “THE BEATERS”<br />
10 AGOSTO<br />
FESTIVAL DEL GUSTO - CUCINA CAMPANA<br />
+ COVER BAND DEI QUEEN “REGINA”<br />
15 AGOSTO<br />
SHOW CON I COMICI DI MADE IN SUD + Pre-serata con DjSet<br />
17 AGOSTO<br />
FESTIVAL DEL GUSTO - CUCINA ABRUZZESE + Pre-serata con DjSet<br />
+ TORNEO CALCIO BALILLA a cura di ilcalciobalilla.it e Lega Italiana Calcio Balilla<br />
#STORIEdiSHOPPING<br />
OLTRE 100 NEGOZI - APERTI 7 GIORNI SU 7<br />
www.cittasantangelovillage.com - Uscita A14 Pescara Nord - Città Sant’Angelo (PE)
IN COSTA SMERALDA, CON AUDI<br />
IL RELAX È ECOFRIENDLY<br />
NON È PECCATO:<br />
I PIACERI CHE<br />
FANNO BENE<br />
“…e poi il piacere”, abbiamo<br />
titolato questa sezione: perché<br />
trattarsi bene, volersi bene,<br />
concedersi pause piacevoli<br />
dopo il lavoro, non soltanto “non<br />
è peccato” ma è necessario.<br />
Anche per riprendere ancor<br />
meglio con il “dovere”. E quindi:<br />
bei posti, buon cibo, un po’ di<br />
lusso (per chi può). Non fanno la<br />
felicità: però aiutano.<br />
124<br />
I VINI PER L’ESTATE<br />
BERE BENE A POCO PREZZO? SI PUÒ,<br />
ANCHE NELLA STAGIONE PIÙ CALDA<br />
126-129<br />
MOTORI<br />
MUST HAVE<br />
A PLACE TO BE<br />
130<br />
LE RAGIONI DEL GOSSIP<br />
La casa automobilistica tedesca ha scelto l’esclusiva location sarda per i<br />
suoi investimenti nella e-mobility: dall’aeroporto di Olbia fino al resort<br />
Petra Segreta, le colonnine di ricarica sono firmate dai Quattro Cerchi<br />
di Franco Oppedisano<br />
GRAZIE ALLA PARTNERSHIP AVVIATA CON<br />
LO YACHT CLUB DAL 2008, PER IL BRAND,<br />
QUEST’AREA DELLA SARDEGNA È ZONA<br />
NEVRALGICA PER IL MERCATO ITALIANO<br />
ispetto per l’ambiente senza compromessi.<br />
Il che, nel caso del brand<br />
R<br />
dei Quattro Cerchi, significa investire nella<br />
mobilità sostenibile senza rinunciare al glamour<br />
proprio del marchio. Così, dopo l’ingresso<br />
nel consorzio EVA+ (Electric Vehicles<br />
Arteries) per lo sviluppo della mobilità<br />
elettrica, e l’adesione al protocollo europeo<br />
“fast charger”, Audi fa sul serio investendo<br />
risorse e denaro in infrastrutture utili ad incentivare<br />
lo sviluppo<br />
della mobilità a impatto<br />
zero. E se tutti<br />
puntano sulle città<br />
metropolitane, Audi<br />
invece va oltre e investe in Costa Smeralda,<br />
punto nevralgico della presenza del marchio<br />
in Italia grazie alla partnership avviata<br />
con lo Yacht Club dal 2008.<br />
Già nella zona “Arrivi” all’aeroporto di Olbia<br />
è in funzione l’Audi e-tron Hub, una struttura<br />
di ricarica elettrica che consente ai guidatori<br />
di vetture ecologiche di qualsiasi marca<br />
di effettuare la ricarica. Durante l’intera<br />
stagione estiva, una flotta di Audi Q7 e-tron,<br />
sorella elettrificata della nuova Suv-ammiraglia<br />
di Ingolstadt, sarà a disposizione di<br />
potenziali clienti e appassionati che potranno<br />
testare in prima persona il primo ibrido<br />
plug-in diesel-elettrico a trazione integrale<br />
introdotto sul mercato. Altre colonnine firmate<br />
da Audi sono presenti presso Eccelsa<br />
Aviation, la società che gestisce e assiste i<br />
voli privati nell’aeroporto<br />
di Olbia, a Porto<br />
Cervo e nel luxury<br />
resort Petra Segreta,<br />
una struttura immersa<br />
nella natura della Gallura, e che fa della<br />
tradizione e dei sapori del territorio una<br />
bandiera. Nella località di San Pantaleo, poi,<br />
il marchio dei quattro anelli si è fatto promotore<br />
di un’accurata mappatura della zona<br />
con l’attivazione del progetto Audi e-tron.<br />
L’iniziativa prevede le Audi charge station e<br />
la fornitura di arredo urbano con panchine<br />
121
E POI IL PIACERE...<br />
L’AUDI A5 CABRIOLET È LA VETTURA IDEALE PER UN TOUR SOTTO IL SOLE ALLA SCOPERTA DELLA SPLENDIDA COSTA SMERALDA<br />
Audi e-tron e postazioni alimentate ad energia<br />
solare per il servizio di ricarica di device<br />
elettronici tramite USB.<br />
DESIGN DI STILE CLASSICO<br />
E TECNOLOGIA D’AVANGUARDIA:<br />
AUDI A5 CABRIOLET COMBINA COMFORT<br />
MODERNISSIMI<br />
L’estate viaggia in cabrio<br />
Ovviamente, ispirandosi alla Costa Smeralda,<br />
Audi, ha pensato anche a un veicolo<br />
adatto alla location. È la Audi A5 cabriolet<br />
con il tetto rigorosamente in tela. Questione<br />
di tradizione, di<br />
stile, e forse anche un<br />
po’ di sano snobismo<br />
nei confronti di quelle<br />
auto scoperte che<br />
assomigliano a dei Transformer. Ma questo<br />
non significa che l’Audi A5 cabriolet, che diventa<br />
S5 nella versione sportiva, disdegni<br />
la tecnologia. Anzi ne è un concentrato, a<br />
cominciare proprio dal tetto che si “accartoccia”<br />
nel vano bagagli in 18 secondi, anche<br />
mentre l’automobile è in marcia fino a 50<br />
km/h, e, grazie a un’efficace insonorizzazione,<br />
quando è chiuso, assicura un livello di<br />
rumorosità del tutto comparabile a quello<br />
delle auto tradizionali. Poi, volendo, c’è tutto.<br />
Da internet in auto - gratis per tre anni<br />
- fino a 30 sistemi di assistenza alla guida,<br />
passando per i sistemi di infotainment più<br />
aggiornati e all’impiego di nuovi materiali<br />
per ridurre il peso della vettura.<br />
Persino il bagagliaio non è più un grande<br />
problema perché questa cabrio vanta una<br />
capacità di carico da 380 litri e anche lo spazio<br />
per conducente e passeggeri è aumentato<br />
grazie a qualche<br />
centimetro in più di<br />
lunghezza e a nuovi<br />
sedilie più compatti.<br />
Il modello sportivo<br />
top di gamma, l’S5 cabrio, ha un motore a<br />
sei cilindri sovralimentato da tre litri che<br />
sviluppa una potenza di 354 cavalli per accelerare<br />
da 0 a 100 km/h in 5,1 secondi, e<br />
raggiungere in fretta i 250 km/h di velocità<br />
massima, limitata elettronicamente.<br />
L’Audi cabriolet è l’auto perfetta per l’estate,<br />
per il mare e, visto il prezzo che, senza<br />
optional, va dai 53 mila ai 75 mila euro, è<br />
perfetta anche per i luoghi esclusivi come la<br />
Costa Smeralda.<br />
ANCHE LA MINI<br />
SI FA GREEN<br />
Potente, divertente e pure sostenibile.<br />
È la Mini Cooper Countryman ALL4,<br />
finalmente disponibile anche in<br />
versione SE, con un propulsore<br />
ibrido plug-in con un tre cilindri<br />
a benzina e un motore elettrico<br />
sincrono che insieme generano una<br />
potenza di sistema di 165 kW/224<br />
CV. I consumi? Appena 2,3 - 2,1 litri<br />
per 100 chilometri con un valore di<br />
emissioni di CO2 di 52 - 49 grammi<br />
per chilometro (valori nel ciclo di<br />
prova UE per vetture ibride plug-in).<br />
Il primo modello ibrido plug-in del<br />
marchio MINI si posiziona come l’auto<br />
perfetta per il target urbano che<br />
sfrutta la mobilità elettrica grazie alla<br />
tecnologia eDrive di BMW Group negli<br />
spostamenti lavorativi – accedendo<br />
anche alle zone a traffico limitato – e<br />
nel weekend si gode tutta la versatilità<br />
della trazione integrale elettrificata<br />
con l’avantreno azionato dal motore<br />
endotermico e le ruote posteriori<br />
dal motore elettrico. Le prestazioni?<br />
In elettrico, la MINI Cooper S E<br />
Countryman ALL4 raggiunge i 125<br />
km/h con un’autonomia fino a 42<br />
chilometri. Finita la carica, nessun<br />
problema: si passa all’endotermico.<br />
O si collega al Wallbox per averla di<br />
nuovo al 100% in due ore e mezza.<br />
122
Scopri le nostre nuove<br />
imbattibili offerte<br />
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52 uffici di noleggio<br />
In tutta Italia
E POI IL PIACERE...<br />
Bere bene e a poco prezzo,<br />
i trend per i brindisi estivi<br />
Nella stagione delle vacanze, gli orientamenti nel bicchiere sono<br />
dettati più che altro dalla calura. Ma se volete stare attenti anche al<br />
portafoglio, ci sono bottiglie sotto i 20 euro che val la pena provare<br />
di Marco Gemelli<br />
cidità, sapidità, leggerezza: ecco i tre<br />
A<br />
must per i vini dell’estate <strong>2017</strong>, periodo<br />
in cui i consumi degli alcolici cambiano in<br />
modo veloce e nuove mode nascono sull’onda<br />
della calura. I vini più gettonati quando le<br />
giornate si allungano e le serate si passano<br />
più volentieri all’aria aperta sono caratterizzati<br />
da fresca acidità e sapidità, sono leggeri,<br />
immediati e piacevoli nel frutto, meglio se<br />
vinificati in acciaio per esaltare la parte floreale<br />
e con una moderata gradazione alcolica.<br />
Al netto delle capacità del produttore di<br />
modificare in cantina ciò che offre il vigneto,<br />
le uve che meglio si prestano a offrire vini<br />
“di stagione” sono il trebbiano (abruzzese,<br />
toscano o romagnolo), la Ribolla friulana,<br />
l’aromatico Moscato (dolce o secco) o la Gle-<br />
ra che dà il prosecco tra i bianchi, mentre tra<br />
i rossi sono consigliabili il versatile Lambrusco<br />
modenese o reggiano, il fresco Sangiovese<br />
(che sta pian piano legittimando il suo<br />
accostamento con il pesce), la marchigiana<br />
Lacrima di Morro d’Alba, il piemontese Grignolino<br />
o l’intramontabile Brachetto per il<br />
dolce. Per concedersi un buon vino estivo,<br />
inoltre, non è necessario sacrificare il portafogli:<br />
con un po’ di accortezza non è difficile<br />
trovare bottiglie interessanti sotto la soglia<br />
psicologica dei 20 euro.<br />
Bollicine & bianchi<br />
Ideali per accompagnare il pesce e le fritture,<br />
i vini spumanti – sia metodo Charmat<br />
(più facili e immediati) che metodo classico<br />
IL “PODIO”<br />
DI ANTONIO PAOLINI<br />
Abbiamo chiesto una selezione di vini<br />
per l’estate ad Antonio Paolini, curatore<br />
della Guida dei Vini dell’Espresso: «Tra<br />
i bianchi – spiega – c’è il Giulia 2016<br />
(10 euro), il Pecorino di Luigi Cataldi<br />
Madonna, coltivato su vigneti d'altura<br />
nell’Aquilano. Fresco e seducente<br />
sempre ma in questa edizione davvero<br />
speciale perché dentro ci sono anche<br />
le uve preziose e superstiti del miglior<br />
cru aziendale, Frontone, decimato<br />
da una gelata che impedirà l'uscita<br />
dell'etichetta per quell’annata. Notevole<br />
anche il Cantina del Castello Soave Docg<br />
2016 (9 euro) il vino solo sulla carta di<br />
‘entry level’ di questa piccola azienda<br />
della famiglia Stocchetti, che da un<br />
paio di vendemmie fa del suo bianco di<br />
maggior tiratura un piccolo, elegante<br />
capolavoro, caparbiamente varietale e<br />
territoriale. Infine la Lacrima di Morro<br />
d'Alba 2015 Passione di Mezzanotte<br />
(10 euro) della cantina Mezzanotte:<br />
interpretazione golosa di un vitigno<br />
poco noto, ma capace di sedurre con<br />
i suoi profumi quasi orientali di rosa e<br />
spezie, e un tocco di ciliegia chiara e<br />
succosa, e di erbe officinali al gusto.<br />
Un vino da... conversione di astemi».<br />
124
PROVATI PER VOI<br />
(più complessi e raffinati) – ormai si trovano<br />
dalla Franciacorta all’Etna, dal Trentino<br />
al Veneto, spesso realizzati da vitigni autoctoni.<br />
Bisogna distinguere tra i Pas dosè ed<br />
Extra Brut, più secchi, profondi, ideali con<br />
crostacei o formaggi, e gli Extra Dry che regalano<br />
sorsi più morbidi,<br />
floreali e fruttati.<br />
Sotto i 20 euro vale<br />
la pena assaggiare<br />
il Franciacorta Brut<br />
Green Vegan di Quadra e l’Asolo Prosecco<br />
superiore extra Brut Millesimato. Quando si<br />
parla di vino d’estate non si può prescindere<br />
da questa tipologia di vini, grazie a bottiglie<br />
dall’alta freschezza e piacevolezza di beva.<br />
Dai vitigni internazionali come i Riesling<br />
più secchi agli autoctoni come l’Ansonica<br />
dell’Elba, sono tantissimi i bianchi ideali per<br />
l’aperitivo prodotti in tutto il Paese. Sotto<br />
la soglia dei 20 euro si trovano due siciliani<br />
come il pinot grigio “ZioBaffa” Terre Siciliane<br />
Igt biologico dell’azienda Castellani, l’Etna<br />
doc “Erse” 2016 della Tenuta di Fessina<br />
o lo “Alegre” di Sergio Barone, mentre tra i<br />
vermentini toscani meritano un cenno l’Igt<br />
“Borgaio” del Castello di Meleto, quello della<br />
Tenuta Massi di Mandorlaia del Conte Guicciardini<br />
e il “Litorale” di Cecchi nonché il<br />
“Campo alle Comete” di Feudi di San Gregorio<br />
e le “Fornacelle” . Tra i campani, l’essenziale<br />
Fiano “Sophia” della Cantina Giardino,<br />
mentre in Umbria spiccano i grechetti delle<br />
aziende Di Filippo e di Roccafiore.<br />
Rosati e rossi<br />
È di sicuro il colore più in voga il re degli<br />
aperitivi dell’estate: grazie alla sempre più<br />
ampia varietà di proposte sul mercato, da<br />
quelli più floreali agli ammalianti o austeri,<br />
i rosati sono sempre più apprezzati grazie<br />
alla loro bevibilità e versatilità. Solo negli<br />
Usa, nel 2016, le vendite sono salite del<br />
I NOSTRI CONSIGLI? TREBBIANO, RIBOLLA,<br />
MOSCATO E PROSECCO TRA I BIANCHI,<br />
LACRIMA DI MORRO D'ALBA, BRACHETTO<br />
E GRIGNOLINO PER CHI AMA I ROSSI<br />
6,8% con un fatturato di oltre 816 milioni<br />
di dollari. Anche in questo caso, l’Italia è<br />
ben rappresentata: dal Bardolino chiaretto<br />
ai rosati pugliesi da Bombino Nero, Nero di<br />
Troia o Negramaro. Sotto i 20 euro le proposte<br />
non mancano, alcuni freschi rosé toscani<br />
(il “Vin Ruspo”<br />
di Artimino, il “Pink<br />
Label” dei Balzini,<br />
“Anna’s Secret” di<br />
Valditoro, il “Loren”<br />
di Brancatelli e il rosé del Castello di Ama,<br />
metodo saignée) o il marchigiano “Roseo” di<br />
Boccadigabbia. E ancora: in Piemonte merita<br />
il “Bricco San Giovanni” dei Poderi dei<br />
Bricchi Astigiani, in Calabria la “Malvarosa”<br />
delle Tenute Pacelli. Grazie a produttori che<br />
hanno realizzato vini freschi e meno tannici<br />
PIZZA &ROSATO<br />
MATRIMONIO RIUSCITO<br />
Sfatare una serie di luoghi comuni<br />
(“si beve solo d’estate, va bene<br />
solo con l’aperitivo, non è adatto<br />
all’invecchiamento, va servito<br />
ghiacciato, è economico”) sposando<br />
un evergreen della cucina italiana<br />
come la pizza per liberarsi dai<br />
pregiudizi e diventare finalmente<br />
un vino gastronomico: l’ultima<br />
tendenza del rosé è stata al centro<br />
di “Sorrento rosé”, il primo festival<br />
dedicato a questa tipologia che<br />
qualche tempo fa ha richiamato<br />
oltre 60 imprenditrici del settore da<br />
tutta Italia. È lì che le Donne del Vino<br />
hanno provato a superare il classico<br />
binomio con la birra suggerendo alla<br />
pizza il matrimonio con il vino rosé:<br />
“Un matrimonio perfetto – spiega la<br />
presidente Donatella Cinelli Colombini<br />
- per un pasto da consumare senza<br />
cravatta: entrambi stanno vivendo un<br />
momento di rinascita, sono sempre<br />
di più prodotti di qualità del made<br />
in Italy”. L’anello di congiunzione? Il<br />
pomodoro, con il suo giusto punto<br />
di acidità.<br />
PFARRHOF DELLA CANTINA<br />
KALTERN:<br />
Un rosso dal tannino<br />
non aggressivo e con<br />
gradazione contenuta che lo<br />
rendono ideale per l’estate.<br />
Va servito non oltre i<br />
14 gradi per esaltarne<br />
acidità e persistenza.<br />
L’annata 2016 è una<br />
delle migliori degli ultimi 30<br />
anni. Prezzo: 10,90 euro<br />
MOSCATO GIALLO<br />
DELLE CANTINE MOSER:<br />
vino bianco molto elegante, come<br />
molti prodotti di casa Moser. La<br />
nota aromatica tipica del vitigno<br />
viene controbilanciata da un’acidità<br />
che lo rende perfetto per il tutto<br />
pasto. Profumi di ginestra, melone e<br />
sambuco. Prezzo: 15 euro<br />
ROSÉ DEL BORRO 2016:<br />
per l’estate <strong>2017</strong> il Borro, azienda<br />
toscana di proprietà di Ferruccio<br />
Ferragamo, propone, tra i rosati,<br />
un IGT biologico vino fruttato,<br />
100% Sangiovese, fresco e tra i<br />
più esuberanti della produzione<br />
dell’azienda. Prezzo: 12,50 euro<br />
ZOE DELLE TENUTE PACELLI 2016<br />
una bollicina biologica calabrese che<br />
nasce da uve riesling, ha un perlage<br />
fine e persistente, un gusto caldo e<br />
morbido, finale lungo e armonico.<br />
Prezzo: 18 euro<br />
e corposi, non è più un’eresia accostare vini<br />
rossi a piatti estivi, ma senza dimenticare<br />
temperature di servizio non oltre i 10 gradi.<br />
È il caso di un Lambrusco emiliano o una<br />
Bonarda dell’Oltrepò Pavese. Sotto i 20 euro<br />
segnaliamo lo Scelto Doc classico superiore<br />
“Bischofsleiten” 2016 del Lago di Caldaro<br />
(az. Castel Sallegg), il Dogliani Docg dei Poderi<br />
Luigi Einaudi l’umbro Rosso Melograno<br />
dell’azienda Roccafiore e il Troccolone<br />
Rosso 2016 dell’azienda Capitoni, affinato<br />
in anfora. Oppure l’autoctono “Tai Rosso”<br />
Colli Berici doc di Gianni Tessari, simile al<br />
Grenache francese o il maremmano “Aurelio”<br />
della famiglia Cecchi, proprio sul limite<br />
dei 20 euro.<br />
125
E POI IL PIACERE<br />
MOTORI<br />
ALCUNI DEI MODELLI PIÙ RAPPRESENTATIVI DEL BISCIONE. A LATO UN’IMMAGINE DEL MUSEO DI ARESE CON LA COLLEZIONE STORICA<br />
Buon Compleanno Alfa<br />
Romeo: 107 anni di storia<br />
Dal mese di giugno la casa del Biscione ha avviato una serie di<br />
iniziative straordinarie per celebrare degnamente la ricorrenza<br />
l 24 giugno 1910 veniva registrata ufficialmente<br />
la ragione sociale, A.L.F.A.<br />
I<br />
(Anonima Lombarda Fabbrica Automobili)<br />
e così, a partire dallo scorso venerdì 23<br />
giugno, iniziative straordinarie hanno contribuito<br />
a celebrare nel migliore dei modi i<br />
107 anni di Alfa Romeo, per un lungo periodo<br />
all’insegna della passione a quattro<br />
ruote. Ben 107 anni sono infatti passati da<br />
quell’anno in cui alcuni uomini d’affari diedero<br />
il via alla grande storia del Marchio del<br />
Biscione che venne apposto sulla 24 HP, la<br />
prima vettura del costruttore italiano, un<br />
modello che si è subito fatto apprezzare<br />
per la meccanica, le prestazioni e il piacere<br />
di guida, caratteristiche che diventeranno<br />
sinonimo del Marchio. Un compleanno speciale<br />
che non può non festeggiare una nuova<br />
era, un rilancio importante con una gamma<br />
competitiva come non si vedeva da tempo<br />
di Federico Ferrero<br />
in Casa Alfa Romeo. Oltre alle consolidate<br />
Mito e Giulietta, il <strong>2017</strong> è l’anno di Stelvio e<br />
Giulia, che stanno facendo registrare ottimi<br />
risultati di vendita. Sono 4.700 infatti le Alfa<br />
Romeo immatricolate in giugno, il 23,1% in<br />
più rispetto all’anno scorso. La quota del<br />
marchio nel mese è del 2,5%, in crescita di<br />
0,2 punti percentuali rispetto a giugno 2016<br />
e in continua e costante crescita. Nel primo<br />
semestre <strong>2017</strong> le registrazioni di Alfa Romeo<br />
sono 25.200 – il 32,5% in più rispetto<br />
ai primi 6 mesi del 2016 – e la quota è del<br />
2,2%, +0,4 punti sul 2016. La forte crescita<br />
di Alfa Romeo è merito dei nuovi modelli:<br />
Giulia si conferma la vettura più venduta del<br />
segmento D con 1.500 registrazioni e una<br />
quota del 21,8%; Stelvio è tra le più vendute<br />
del suo segmento con una quota del 10,2.<br />
La Giulietta, immatricolata in quasi 2 mila<br />
esemplari, è tra le vetture più vendute del<br />
suo segmento con una quota del 6,8%. Fulcro<br />
delle celebrazioni il luogo simbolo della<br />
storia aziendale, il Museo Storico di Arese.<br />
Fondato nel 1976, e riaperto al pubblico nel<br />
2015 dopo un restyling architettonico che<br />
ne ha ridisegnato la funzionalità riportando<br />
la struttura al passo con i tempi, ospita gli<br />
esemplari più importanti della collezione<br />
storica Alfa Romeo e illustra i suoi 107 anni<br />
di storia raccontandone imprese, vetture,<br />
tecnologia e stile. La Scuderia del Portello<br />
ha presentato, in occasione del compleanno,<br />
il progetto “Formula Alfa” che prevede<br />
l’organizzazione nel 2018 di un campionato<br />
internazionale riservato alle monoposto<br />
Formula Alfa ed Europa Boxer e Formula 3<br />
costruite tra il 1979 e il 1994, motorizzate<br />
Alfa Romeo. Sempre nello stesso week end<br />
si è tenuto presso l’Autodromo di Vallelunga<br />
un eccezionale raduno dei Club Alfa Romeo<br />
di auto storiche e a Modena 60 possessori<br />
di Alfa Romeo 4C hanno potuto visitare<br />
lo stabilimento della città e assaporare le<br />
emozioni della pista presso l’autodromo di<br />
Varano de’ Melegari: due giorni di full immersion<br />
nel mondo della più sportiva delle<br />
Alfa. L’Alfa Romeo 4C, spinta dal propulsore<br />
Turbo Benzina 1750 a 4 cilindri da 240cv, ha<br />
segnato il mitico tempo di 8’04” a Nürburgring<br />
nel 2013 ed è una delle auto più leggere<br />
del mondo grazie all’ampio utilizzo di fibra<br />
di carbonio che, sull’intero volume, rappresenta<br />
ben il 25%. Un’auto che con queste<br />
caratteristiche è già un’icona moderna.<br />
126
Con Nuova<br />
Compass,<br />
la Jeep<br />
si consacra<br />
Col vecchio modello ha in comune<br />
solo il nome: l’ultima creatura del<br />
gruppo FCA è una combinazione<br />
unica di design e tecnologia<br />
A cura di Autoappassionati.it<br />
arrivata la nuova Jeep Compass e<br />
È mantiene solo il nome in comune con<br />
il vecchio modello: è tutta nuova a partire<br />
dalla piattaforma, condivisa con la compatta<br />
Renegade. L’ultima creatura del Gruppo<br />
FCA offre una combinazione di caratteristiche<br />
uniche tra cui capacità off-road 4×4<br />
ai vertici della categoria, un design Jeep<br />
autentico e moderno, una notevole dinamica<br />
su strada e una serie di tecnologie<br />
intuitive per la connettività e la sicurezza a<br />
bordo. Il nuovo modello si colloca nel segmento<br />
dei C-SUV, mercato estremamente<br />
in crescita che conta già più di 6,3 milioni<br />
di veicoli l’anno a livello globale. Con i suoi<br />
4,39 metri, la Compass si pone a metà tra<br />
il Renegade e il Cherokee, nel design si<br />
presenta come un piccolo Grand Cherokee,<br />
l’ammiraglia della gamma Jeep. Propone<br />
uno stile distintivo e moderno, grazie ad<br />
un equilibrio delle proporzioni, che si traduce<br />
in un’estetica innovativa. Inoltre, è<br />
immediatamente riconoscibile, grazie ad<br />
elementi di design che appartengono alla<br />
tradizione del marchio, come la griglia a<br />
sette feritoie e i passaruota trapezoidali.<br />
All’interno, la Jeep compatta offre materiali<br />
di pregio e attenzione ai dettagli. La plancia<br />
dalla forma trapezoidale è un elemento<br />
caratteristico del marchio Jeep, ripreso da<br />
altre vetture della Casa, e presenta finiture<br />
morbide, con assemblaggi ben curati. Lo<br />
spazio interno non manca, sia in larghezza<br />
LA NUOVA JEEP COMPASS, ISPIRATA AL DESIGN DELL’AMMIRAGLIA DELLA GAMMA, JEEP GRAND CHEROKEE<br />
che in lunghezza: con un passo di 263 cm,<br />
a bordo cinque persone trovano centimetri<br />
in abbondanza e anche il volume riservato<br />
ai bagagli (438 litri) è ottimo per una vacanza.<br />
La parte centrale ospita il display touchscreen<br />
a LED del sistema Uconnect, con<br />
funzioni di comunicazione, intrattenimento<br />
e navigazione. Per soddisfare tutte le esigenze<br />
e le preferenze dei clienti, la nuova<br />
Jeep Compass è offerta in cinque diverse<br />
combinazioni di gruppi motopropulsori, tra<br />
cui una motorizzazione a benzina con un<br />
livello potenza e due diesel con tre livelli<br />
di potenze oltre a due trasmissioni, un’automatica<br />
a nove rapporti e una manuale a<br />
sei rapporti. La motorizzazione a benzina<br />
comprende un MultiAir2 Turbo da 1,4 litri<br />
con Stop&Start, 140 CV di potenza abbinato<br />
al cambio manuale a sei marce e alla configurazione<br />
4x2. La gamma di motorizzazioni<br />
diesel comprende l’efficiente MultiJet II da<br />
1,6 litri con Stop&Start, 120 CV di potenza<br />
abbinato al cambio manuale a sei marce e<br />
alla configurazione 4x2, oppure un MultiJet<br />
II da 2,0 litri da 140 CV con il cambio auto-<br />
matico a nove marce o manuale a sei marce.<br />
Una versione più potente del MultiJet II<br />
da 2,0 litri con Stop&Start, in grado di erogare<br />
170 CV in combinazione con il cambio<br />
automatico a nove marce e la configurazione<br />
4x4 completerà l’offerta di motorizzazioni<br />
diesel disponibili sulla nuova Compass.<br />
Diverse le configurazioni: Sport, Longitude,<br />
Limited – l’allestimento top di gamma<br />
in termini di eleganza, contenuti ed equipaggiamenti<br />
– al quale in futuro si aggiungerà<br />
la Trailhawk, che offre prestazioni 4×4<br />
“Trail Rated” ai vertici della categoria, grazie<br />
a specifiche dotazioni di serie studiate<br />
per i clienti che desiderano il massimo in<br />
termini di performance in fuoristrada. Inoltre<br />
per professionisti e flotte aziendali è<br />
disponibile la versione Business. Compass<br />
è disponibile presso gli showroom a partire<br />
da 25mila euro nell’allestimento d’ingresso<br />
Sport 1.4 Multiair MT 2WD, per arrivare ad<br />
un massimo di 39.750 per la versione Limited<br />
2.0 Multijet 170cv AT 4WD.<br />
Per info: www.autoappassionati.it<br />
127
MUST HAVE di Elena Introna<br />
Pirelli e Roger Dubuis,<br />
orologi con assetto<br />
da Formula Uno<br />
Chopard, gioielli alla conquista del Celeste Impero<br />
L’attrice cinese Guan<br />
Xiaotong ha indossato un<br />
paio di orecchini in oro<br />
bianco 18ct e titanio con<br />
tsavoriti, ametiste, e zaffiri e<br />
un anello in oro bianco 18ct<br />
con zaffiri viola e diamanti<br />
entrambi appartenenti alla<br />
High Jewellery Collection; un<br />
anello in oro bianco 18ct e<br />
titanio con opale nero, zaffiro<br />
viola e ametiste appartenente<br />
alla Fleurs d’Opales<br />
Collection.<br />
Pirelli, partendo dalle esperienze<br />
realizzate come fornitore ufficiale<br />
della F1, ha presentato in marzo<br />
a Ginevra la serie di pneumatici<br />
colorati Pzero e Winter sottozero,<br />
diremmo “tailor made”, per servire<br />
al meglio la sua clientela speciale.<br />
Da questa estate, offre anche<br />
una connessione con un’App per<br />
conoscere il funzionamento della<br />
gomma e avere altri servizi. Da<br />
questa idea innovativa è nata anche<br />
una partnership con l’alta orologeria<br />
e precisamente con Roger Dubuis.<br />
La collezione degli orologi che sul<br />
retro portano il logo della Plunga è<br />
quella degli Excalibur Spider con il<br />
movimento automatico scheletrato<br />
RD RD820SQ (cioè con i componenti<br />
assottigliati al massimo pur<br />
mantenendone le caratteristiche<br />
di robustezza e affidabilità) con<br />
microrotore sul quale appaiono<br />
elementi colorati. La stella a cinque<br />
punte, simbolo della collezione,<br />
rende immediatamente riconoscibile<br />
questi modelli realizzati in tiratura<br />
limitata a 88 esemplari per colore e<br />
tutti garantiti dal Punzone di Ginevra.<br />
La cassa ø 45 mm trattata DLC è in<br />
titanio come la corona con dettaglio<br />
dello stesso colore del réhaut. Tre<br />
le versioni con i colori blu, giallo o<br />
rosso mentre per tutti il cinturino<br />
con l’interno che riproduce il disegno<br />
del battistrada, è realizzato con<br />
mescole impiegate su pneumatici<br />
Pirelli che hanno vinto in F1.<br />
Harry Winston e il suo<br />
binocolo da loggione<br />
Si chiamano Occhiali Broadway, ma<br />
si tratta di un binocolo da teatro<br />
discendente dai “lorgnettes”, occhiali<br />
con lenti, posizionato su un lungo manico<br />
per guardare, o meglio “sbirciare”,<br />
chi sedeva nei palchi vicini o in platea.<br />
Certamente questo esemplare, unico nel<br />
suo genere, è adatto a uno spettacolo<br />
eccezionale. Vi spieghiamo perché. La<br />
struttura,114x54,4mm, in oro bianco e<br />
titanio, è completamente ricoperta da<br />
diamanti e onice nero, in omaggio all’Art<br />
Décò che nei gioielli di Harry Winston<br />
ha sempre visto esemplari favolosi. A<br />
prescindere dalla profusione di diamanti<br />
(due strati di 80 taglio baguette e sei di<br />
240 file taglio brillante) che ricoprono<br />
l’orologio adagiato sopra le lenti binoculari<br />
professionali, la rotella che le mette a<br />
fuoco, adattandole a ogni forma del viso,<br />
incastona 80 diamanti baguette, sopra ha<br />
uno smeraldo cabochon, altri 4 smeraldi<br />
incorniciano il segnatempo con elementi in<br />
onice. Il tutto è completato da un manico<br />
telescopico, che si può staccare, in oro<br />
bianco a forma ottagonale con intarsi in<br />
onice, 30 brillanti e 14 baguette lo rendono<br />
scintillante, sul fondo il logo HW a forma<br />
di smeraldo. In quanto all’orologio, nella<br />
cassa, 28x22mm, funziona un movimento<br />
al quarzo regolabile con un pulsante,<br />
il quadrante in oro bianco, accoglie 48<br />
diamanti baguette.<br />
Il Rolex con gli occhi<br />
di Paul Newman<br />
Ci sono orologi legati alle gare<br />
d’auto. Per esempio il Carrera<br />
o il Monaco, entrambi TAG<br />
Heuer, ma nessuno come il Rolex<br />
Cosmograph 6239 Daytona (dalla<br />
gara delle 24 h) ha dato origine a<br />
una vera “epidemia”, coinvolgendo<br />
collezionisti di tutto il mondo.<br />
Il Cosmograph Daytona Paul<br />
Newman, cosiddetto per il colore<br />
del quadrante, non era in catalogo,<br />
ma vi si insediò a furor di popolo<br />
perché l’attore lo indossava nel film<br />
Winning. In seguito gliene regalò<br />
uno la moglie Joanna che lo seguiva<br />
con trepidazione durante le gare<br />
e che fece incidere sul fondello di<br />
quello acquistato da Tiffany “Drive<br />
carefully me” e Newman lo indossò<br />
fedelmente sino ai primi anni ’80.<br />
Adesso va in asta da Phillips a New<br />
York, corredato da un’altra storia<br />
curiosa. Newman chiese l’ora a<br />
James, uno dei più cari amici della<br />
figlia, ma il ragazzo non portava<br />
l’orologio così l’attore si sfilò il<br />
famoso Rolex e gliene fece dono.<br />
Allora la ref.6239 era a carica<br />
manuale. Prezzo di stima: un milione<br />
di dollari cifra peraltro non insolita:<br />
un Paul Newman d’oro ha raggiunto<br />
nel <strong>2017</strong><br />
i 3 milioni<br />
dollari<br />
e uno in<br />
acciaio<br />
gli oltre 2<br />
milioni.<br />
128
A PLACE TO BE<br />
Lusso a 5 stelle<br />
ecco gli indirizzi<br />
Non solo Costa Smeralda, in<br />
Sardegna l’estate ha almeno<br />
altri tre indirizzi top che<br />
attirano vip soprattutto da<br />
Cina e Russia. Gettonatissimo<br />
per vacanze iperlussuose<br />
è il Petrasegreta luxury<br />
resort&Spa con vista<br />
sull’arcipelago della<br />
Maddalena. Fino al 23<br />
agosto l’albergo dedica una<br />
rassegna all’alta cucina.<br />
Quattro appuntamenti in<br />
cui Luigi Bergeretto, chef<br />
del Fuoco sacro, sarà<br />
affiancato dai colleghi sardi<br />
Roberto Serra, Achille Pinna<br />
e Stefano Deidda e da due<br />
icone della cucina italiana<br />
del calibro di Bobo e Chicco<br />
Cerea, i quali lasceranno<br />
dunque le cucine di Vittorio<br />
a Brusaporto (Bergamo) per<br />
trasferirsi laddove, secondo i<br />
rumors, arriveranno le celeb<br />
mondiali. Durante le serate<br />
si degusteranno i vini delle<br />
cantine partner Surrau, Contini<br />
e Tenute Olbios. Il 26 luglio<br />
poi, si rinnova il tradizionale<br />
appuntamento con il Gourmet<br />
Festival firmato Relais et<br />
Chateaux.E sono attese (forse<br />
al mitico Colonna Pevero Hotel)<br />
divi come Di Caprio e Gwyneth<br />
Paltrow. A Forte dei Marmi<br />
invece aumento di oltre il 250%<br />
delle prenotazioni in rete per il<br />
favoloso Grand Hotel Imperiale<br />
gestito dalla bellissima Roberta<br />
Bonfanti con la catena di Nero<br />
Hotel di Andrea Delfini, uno<br />
degli imprenditori più liquidi<br />
e vivaci del Made in Italy. Lo<br />
stabilimento Alpemare è da<br />
poco passato sotto il controllo<br />
della famiglia di Andrea Bocelli<br />
in partnership con la Bonfanti.<br />
«È un’ottima collaborazione -<br />
spiega la manager ad <strong>Economy</strong><br />
- già ora abbiamo spesso il sold<br />
out malgrado i prezzi non siano<br />
economici. Lo stabilimento è<br />
sontuoso ma l’ingresso costa<br />
200 euro per un gazebo ed<br />
è sempre pienissimo». Per<br />
chi resta a Roma, una valida<br />
alternativa è il Grand Hotel<br />
Melià Villa Agrippina, un<br />
incanto affacciato sul Gianicolo<br />
con piscina scenografica,<br />
lettini iper accessoriati e ottimo<br />
ristorante. (m.s.)<br />
Therasia Resort,<br />
rigenerarsi<br />
sotto il vulcano<br />
Novantasette camere, alcune<br />
con terrazza corredata di<br />
piscina idromassaggio privata.<br />
Lo straordinario scenario<br />
della regina delle Isole Eolie,<br />
Vulcano, a fare da sfondo.<br />
Un mare cristallino che<br />
sembra unirsi alle “infinity<br />
pool”, progettate a sfioro per<br />
sembrare un prolungamento<br />
naturale del mare stesso.<br />
Sono soltanto alcuni degli<br />
“assi” che Therasia Resort<br />
Sea & Spa può offrire ai propri<br />
ospiti. Il tutto circondato da<br />
una natura incontaminata e<br />
aspra che ha fatto di Vulcano<br />
la perla dell’arcipelago<br />
siciliano. L’attenzione per i<br />
dettagli si riverbera anche<br />
nella cura quasi maniacale<br />
nella scelta dei materiali,<br />
tutti rigorosamente locali:<br />
pietra lavica dell’Etna, cotto e<br />
Apre FRI, il polo<br />
della moda futura<br />
Un centro didattico e<br />
d’innovazione, ma anche un<br />
polo espositivo e archivistico<br />
dedicato alla valorizzazione<br />
di un settore chiave del made<br />
in Italy: la moda. È questa la<br />
“mission” con cui è nata la<br />
Fondazione no-profit Fashion<br />
Research Italy (FRI), creata da<br />
Alberto Masotti, ex proprietario<br />
de “La Perla”, nella storica<br />
sede del gruppo a Bologna.<br />
FRI aprirà le porte al pubblico<br />
il 21 ottobre prossimo, ma il<br />
21 giugno scorso sono state<br />
inaugurate le due iconesimbolo:<br />
la Statua di Donna e la<br />
passerella multimediale per la<br />
riproduzione di sfilate virtuali.<br />
Nata nel 2015, FRI si è data<br />
un compito impegnativo:<br />
supportare il comparto<br />
della moda nell’era della<br />
smaterializzazione dei beni<br />
innescata dalla rivoluzione<br />
digitale. Per Alberto Masotti<br />
«la manifattura e il sapere<br />
artigianale devono cogliere<br />
nuove opportunità di crescita:<br />
la moda deve trasformarsi in<br />
moda 4.0».<br />
pietra naturale lavorata a<br />
mano proveniente da cave<br />
siciliane. Tutte le stanze<br />
hanno letti in gesso, bagni<br />
con piastrelle in maiolica,<br />
lavabi in pietra lavica. Gli<br />
ospiti potranno scegliere<br />
se fermarsi nella spiaggia<br />
privata o se noleggiare<br />
barche per recarsi in altri<br />
luoghi dell’isola o a Lipari.<br />
Altra attività possibile, il<br />
trekking per ammirare la<br />
magnificenza dei crateri del<br />
vulcano. Ma l’esperienza<br />
al Therasia si vive anche<br />
La Passerella Multimediale<br />
cambia completamente la<br />
fruizione del mondo della<br />
moda da parte del pubblico<br />
e degli addetti ai lavori,<br />
attraverso 8 monitor da 85<br />
pollici ad alta definizione.<br />
L’Icona di Donna è una statua<br />
di luce alta oltre 10 metri<br />
composta da 21.120 LED<br />
controllati da un software<br />
ad hoc che permette di<br />
creare forme 3D che si<br />
fondono con i suoni. «La<br />
statua – spiega ancora<br />
Masotti – è dedicata alle<br />
donne che hanno contribuito<br />
al successo del comparto.<br />
Ed è anche un omaggio<br />
speciale a Olga Cantelli, che<br />
contribuì in maniera decisiva<br />
allo sviluppo de La Perla<br />
nel mondo, e a cui l’intera<br />
Fondazione è dedicata». (m.s.)<br />
di sera, quando gli ospiti<br />
possono affidarsi alle cure<br />
dello chef Giuseppe Biuso, un<br />
artista dei fornelli che innova<br />
antiche ricette della tradizione<br />
siciliana. (m.s.)<br />
COSA<br />
Land Rover Day<br />
QUANDO<br />
22-23 luglio<br />
DOVE<br />
Cervinia<br />
Test-drive<br />
in alta quota<br />
Dopo 10 anni ritorna il<br />
Land Rover Day, uno dei più<br />
originali e affollati raduni<br />
internazionali Land Rover in<br />
Italia: l’appuntamento è per<br />
il 22 e 23 luglio a Breuil-<br />
Cervinia, per un weekend<br />
in puro spirito above<br />
and beyond, da vivere in<br />
un’atmosfera cosmopolita.<br />
La manifestazione,<br />
organizzata dal Registro<br />
Italiano Land Rover,<br />
coinvolgerà vetture<br />
provenienti da tutta Europa,<br />
unite dal comune desiderio<br />
di vivere a contatto con le<br />
bellezze incontaminate della<br />
natura, in un’escursione ad<br />
alta quota lungo le piste da<br />
sci, fino a 3.500 metri.<br />
Per iscriversi occorre<br />
compilare entro il 20 luglio.<br />
il modulo reperibile sul sito<br />
www.registrolandrover.it<br />
dove si trovano tutte le info<br />
e le quote di partecipazione.<br />
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LE RAGIONI DEL GOSSIP<br />
a cura di Monica Setta<br />
NELL’OLIMPO DEGLI ALBERGHI<br />
LA SICILIA SEDUCE GLI DEI<br />
La sfida di Andrea Delfini, al timone di Nero Hotels. Le meraviglie di Siracusa e di Vulcano<br />
Ma ci sono anche i big dell’economia, come Carlo Messina, che preferiscono l’understatement<br />
HA INAUGURATO LO<br />
STABILIMENTO ALPEMARE<br />
realizzato a due passi dal<br />
sontuoso Grand Hotel Imperiale<br />
di Forte dei marmi con il tenore<br />
Andrea Bocelli; poi, il sabato<br />
successivo, è volato in Toscana<br />
per una gara di golf (il suo<br />
gruppo ne sponsorizza almeno<br />
una cinquantina all’anno) già<br />
pronto a far tappa a La Sommità<br />
di Ostuni dove ama ritirarsi la<br />
campionessa brindisina del<br />
tennis Flavia Pennetta oppure al<br />
lussuoso Poseidon di Positano di<br />
cui sono habituée star del calibro<br />
di Drew Barrymore o Harrison<br />
Ford.<br />
Andrea Delfini, numero uno<br />
di Blastness e presidente di<br />
Nero Hotels, è uno di quegli<br />
imprenditori che qualsiasi cosa<br />
tocchino fa sempre “tendenza” o<br />
diventa oro. Aria blasé, vestito<br />
perfetto di taglio preferibilmente<br />
blu cobalto (ma il cashmere è<br />
un must in barca o sul green),<br />
Delfini ha “appena” 46 anni<br />
eppure ha già costruito un<br />
impero fondato su un progetto<br />
vincente. Le keywords su cui<br />
si basa la sua attività sono<br />
sostanzialmente due: target<br />
& relazioni. «Nero Lifestyle è<br />
un progetto di marketing e<br />
comunicazione che opera per<br />
promuovere aziende e marchi<br />
di diversi settori merceologici<br />
che operano nell’alta e altissima<br />
gamma e che condividono lo<br />
stesso mercato-target» spiega<br />
Delfini ad <strong>Economy</strong> a margine<br />
di una delle cene più chic del<br />
salotto romano organizzate dal<br />
gruppo Barletta il 5 luglio a villa<br />
Medici a Trinità dei Monti. «Il<br />
progetto si fonda su un network<br />
di relazioni ad alto livello, sia<br />
nazionali che internazionali,<br />
alimentato e sviluppato dagli<br />
stessi partner attraverso eventi<br />
e manifestazioni di genere<br />
diverso e in diversi contesti. Un<br />
obiettivo del progetto è inoltre<br />
una accurata profilazione<br />
degli HNWI (High Net Worth<br />
Individual) appartenenti al Club<br />
Nero Lifestyle». Insomma, lo<br />
avete capito, con questa griffe<br />
planiamo nell’Olimpo degli<br />
alberghi o dei brand per un club<br />
ristretto di Paperoni mondiali.<br />
In principio c’era Nero Hotels,<br />
azienda del gruppo Blastness<br />
(oggi il primo provider di sistemi<br />
per prenotazioni a 5 stelle in<br />
Italia, 300 milioni di euro gestiti<br />
nella piattaforma ogni anno con<br />
oltre 700 strutture in portafoglio)<br />
poi, come precisa Delfini, dal<br />
brand alberghiero si è sviluppato<br />
Nero Lifestyle. È stato quando<br />
Andrea ha cominciato a ricevere<br />
le telefonate di imprenditori<br />
dell’alta gamma made in Italy che<br />
gli chiedevano di essere “visibili”<br />
negli alberghi da lui ‘griffati’. Ogni<br />
anno infatti, secondo una recente<br />
ricerca dell’Università di Chicago,<br />
oltre 400mila high spenders<br />
soggiornano in strutture di<br />
lusso e fanno shopping proprio<br />
in albergo. Perché, dunque, non<br />
far trovare loro lussuosissimi<br />
gadget insieme alla brioche<br />
della colazione oppure allo<br />
champagne con tartine al caviale<br />
del pomeriggio? Delfini, come<br />
era successo prima di lui ad<br />
altri “Italians” dello “charme”<br />
del calibro di Diego Della Valle o<br />
Luca Cordero di Montezemolo,<br />
ha compreso che lo “status<br />
symbol” è ancora un asset<br />
fondamentale per le aziende<br />
QUI IN SENSO ORARIO: CARLO MESSINA, ANDREA DELFINI, ANDREA BOCELLI, LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO<br />
di lusso. Da qui l’idea di eventi<br />
o partnership di alto livello<br />
come quella appena realizzata<br />
con Bocelli, la moglie Veronica<br />
Berti e la loro famiglia che ha<br />
scelto di investire in un progetto<br />
(lo stabilimento versiliano<br />
Alpemare) dove conquistare un<br />
gazebo costa non meno di 200<br />
euro al giorno.<br />
Quali sono allora i posti dove<br />
è un plus fare tappa in questa<br />
caldissima estate <strong>2017</strong> se non si<br />
hanno problemi di portafoglio?<br />
Secondo gli influencer, una delle<br />
mete è la Sardegna (oltre alla<br />
Costa Smeralda c’è il Colonna<br />
Resort che ha la piscina di acqua<br />
salata più grande d’Europa) ma<br />
anche il magico Grand Hotel<br />
Minareto a Siracusa, dove le<br />
camere sono piccole case e<br />
ville sul promontorio di fronte<br />
ad Ortigia in cui, secondo la<br />
leggenda, Archimede Pitagorico<br />
installò gli specchi ustori per<br />
bruciare le navi romane. Al<br />
Minareto si possono trovare<br />
ville con giardino mediterraneo e<br />
piscina privata a 1.000 euro per<br />
una notte (una tariffa economica<br />
se pensiamo che al Capri Palace,<br />
altro indirizzo top, le suite dello<br />
stesso genere costano, ad<br />
esempio, almeno il doppio in<br />
media).<br />
Altro “must” della season è il<br />
Therasia Resort Sea & SPA di<br />
Vulcano dove dovrebbe sbarcare<br />
Leo Di Caprio per una vacanzarifugio<br />
alle isole Eolie o Le<br />
Grotte della Civita nei sassi di<br />
Matera, un “luxury travel” fatto<br />
di sensazioni, emozioni, sapori e<br />
profumi unici ed autentici.<br />
Ma ci sono anche i big della<br />
business community che fanno<br />
eccezione ed in controtendenza<br />
(bravi!) vestono i panni<br />
dell’understatement. Sto<br />
parlando di top manager come<br />
Carlo Messina, classe 1962, Ceo<br />
di Intesa San Paolo che festeggia<br />
abitualmente i suoi eventi di<br />
famiglia al “Caio”, country<br />
Restaurant romano a due passi<br />
dalla Cassia dove si fa il brunch a<br />
35 euro (fra i proprietari l’attrice<br />
Cosetta Turco).<br />
Stesso trend seguito da Franco<br />
Roberti, classe 47, procuratore<br />
nazionale antimafia che quando<br />
va a cena fuori nella capitale<br />
non punta su chef stellati ma<br />
su trattorie di cucina romana.<br />
L’ultima volta, poche sere fa,<br />
lo abbiamo visto all’Osteria<br />
del Sostegno, a due passi da<br />
Montecitorio: pasta cacio e pepe.<br />
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