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Economy Luglio 2017

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EDITORIALE<br />

VENDERE, VENDERE, VENDERE. ALL’ESTERO<br />

DI SERGIO LUCIANO<br />

è un indicatore<br />

C’ economico<br />

elaborato dalla<br />

Fondazione Edison<br />

che analizza 5117<br />

prodotti industriali<br />

di tutti i settori commercializzati<br />

internazionalmente<br />

dei quali esistono statistiche<br />

condivise e coerenti a livello globale. Ebbene,<br />

in questo enorme “paniere”, ci sono 844 prodotti<br />

made in Italy che risultano primi, secondi<br />

o terzi al mondo per surplus commerciale generato<br />

nell’interscambio Italia/estero.<br />

E la cosa spaziale, pazzesca, che manda al manicomio<br />

gli stranieri – soprattutto i tedeschi – è<br />

la assoluta eterogeneità di questi prodotti. Per<br />

capirci, tra i generi nei quali un prodotto made<br />

in Italy è leader mondiale assoluto troviamo –<br />

in questa preziosa classifica elaborata sotto la<br />

regia del professor Marco Fortis – le borsette<br />

in pelle (che da sole producono un attivo commerciale<br />

per l’Italia di 2,9 miliardi di dollari!)<br />

e la pasta alimentare secca (sì: i maccheroni!);<br />

gli apparecchi per imballare le merci e le medicine<br />

già confezionate in dosi (leader nella farmaceutica:<br />

ma ci rendiamo conto?); gli occhiali<br />

da sole e i panfili da diporto. Dall’ago all’elefante,<br />

come dicono scherzosamente le insegne dei<br />

bric-à-brac di Paese. Ma non è uno scherzo.<br />

Ad analizzare i dati sui fallimenti d’impresa, si<br />

scopre che la loro incidenza sul campione di<br />

aziende esportatrici è di molte volte inferiore<br />

a quella che si riscontra tra le aziende attive<br />

solo sul mercato nazionale. Inutile dire che chi<br />

esporta è più innovativo sul piano della ricerca<br />

scientifica, della dotazione tecnologica e del<br />

marketing. E viceversa: cioè, chi più ragiona in<br />

termini tecnologici e di marketing, è più portato<br />

ad esportare.<br />

È questo il senso per cui sin dal primo numero<br />

<strong>Economy</strong> ha scelto di battere su tale tasto,<br />

proponendo soluzioni ed esperienze concrete<br />

di esportatori di successo.<br />

Con questo numero, grazie alla collaborazione<br />

in essere tra la nostra testata e Assocamerestero,<br />

è allegato gratuitamente un libro, tradizionale<br />

e semplice in apparenza, ma estremamente<br />

pratico in sotanza: il Business Atlas, dei<br />

cui contenuti ci occupiamo in dettaglio nelle<br />

pagine che seguono (chi non lo trovasse in<br />

edicola, può richiederlo alla nostra casa editrice).<br />

Ed è incredibile notare come per molte<br />

aziende oggi solide e costanti esportatrici, il<br />

primo passo sia stato in assoluto il più difficile<br />

da compiere e anche un dato in apparenza<br />

semplice da trovare – un recapito telefonico,<br />

un nome, una mail – sia stato prezioso per iniziare<br />

a vendere le proprie merci a migliaia di<br />

chilometri di distanza.<br />

Il neoprotezionismo sbandierato, per ora con<br />

pochi effetti, dall’amministrazione Trump<br />

negli Stati Uniti nasce anche dalla percezione<br />

IL MADE IN ITALY TIRA<br />

E CHI ESPORTA, CRESCE.<br />

CHI NON LO FA, INIZI!<br />

SE NON ORA, QUANDO?<br />

del fatto che alcuni Paesi, tradizionali come il<br />

nostro e anche di recente industrializzazione<br />

come certe nazioni asiatiche, rappresentano<br />

un concorrente rtroppo pericoloso – noi sul<br />

piano qualitativo e dello stile, gli asiatici di solito<br />

su quello del prezzo – per lasciarlo libero<br />

di agire sul ricchissimo mercato dei consumi<br />

interni americani. Consumi interni che invece<br />

nel Vecchio Mondo e in Italia particolarmente<br />

sono destinati per mille ragioni a restare stabili,<br />

cioè più o meno piatti.<br />

C’è poi un altro modo per esportare, ed è accogliere<br />

i turisti stranieri: per la prima volta<br />

abbiamo voluto quindi occuparci di turismo,<br />

un settore in crescita lo scorso anno del 2,7%<br />

e anche in questi primi mesi del <strong>2017</strong> in ottima<br />

salute. Esportare il made in Italy può anche<br />

voler dire accogliere sempre più stranieri sui<br />

nostri territori. La parola d’ordine, comune e<br />

ineludibile, oggi è: vendere, vendere, vendere.<br />

9


SOMMARIO<br />

<strong>Luglio</strong><br />

<strong>2017</strong><br />

009 L’EDITORIALE<br />

DI SERGIO LUCIANO<br />

015 COVER STORY<br />

PRESTITI FAI DA TE<br />

Ora in Rete la folla si “fa banca”<br />

019 «IMPARIAMO DA AMAZON»<br />

L’opinione di Gervasoni (AIFI)<br />

020 SOCIAL LENDING: I MODELLI<br />

Borsadelcredito e Lendix<br />

022 BANCHE, PARLA PASSERA<br />

«Cambieranno, non spariranno»<br />

026 L’ANALISI DI SFORZA FOGLIANI<br />

«A chi giova il blitz alle Popolari?»<br />

029 GESTIRE L’IMPRESA/1<br />

FARE BUSINESS COL TURISMO<br />

L’Italia riparte da borghi e vino<br />

032 L’INTERVISTA: ELENA DAVID<br />

«Valtur? Ora punta sul bleisure»<br />

036 LA STORIA: PALAZZO SENECA<br />

Con l’hotel, rinasce tutta Norcia<br />

038 IL GRAND TOUR DI BIG G<br />

Marco Gay: «sfruttiamolo al meglio»<br />

041 GESTIRE L’IMPRESA/2<br />

IL MEZZOGIORNO CHE FA PIL<br />

Medie e grandi imprese crescono<br />

045 MA NAPOLI BALLA DA SOLA<br />

E De Magistris chiede sostegno<br />

048 IMPRENDITORI NEL DESERTO<br />

Pippo Callipo: la Calabria muore<br />

050 SUD, MAFIA E AFFARI<br />

Intervista al procuratore Roberti<br />

054 L’ARTE DEL BILANCIO<br />

Legalità, bollino per le aziende<br />

056 FOCUS SUI BREVETTI<br />

L’Italia comincia a crederci<br />

015<br />

029<br />

050<br />

058 BUSINESS ATLAS <strong>2017</strong><br />

Il regalo di <strong>Economy</strong> per l’export<br />

060 RICERCA DEL PERSONALE<br />

Cambiano criteri e procedure<br />

062 FISCO INIQUO, URGE RIFORMA<br />

L’appello della Federmanager<br />

064 IL RUOLO DEI CFO<br />

Nuova rubrica a cura di Andaf<br />

067 CONFPROFESSIONI<br />

Professionisti, la sfida è digitale<br />

069 COMUNICARE L’IMPRESA<br />

ARRIVANO I CHATBOT<br />

Se al telefono risponde il robot<br />

072 PUBBLICITÀ COMPARATIVA<br />

Incombe il rischio boomerang<br />

074 L’OPINIONE DI DE BORTOLI<br />

Il manager macho? È superato<br />

076 SHORT STORIES<br />

Notizie dal mondo delle imprese<br />

10


SOMMARIO<br />

079 COMMENTI<br />

L’INNOVAZIONE AL G7 DI BARI<br />

La riflessione di Antonio Uricchio<br />

080 QUEL CHE RESTA DEL MESE<br />

I commenti dal sussidiario.net<br />

082 QUI PARIGI<br />

Case, compravendite trasparenti<br />

084 CI PIACE/NON CI PIACE<br />

Affari, i promossi e i bocciati<br />

087 STORYLEARNING<br />

TEAMSYSTEM<br />

Un leader italiano del software<br />

090 PIER LUCA BENCINI<br />

Pelle, microscopia contro i tumori<br />

091 DALLE AUTO ALL’INSURANCE<br />

La storia di successo di Intergea<br />

092 TECHMOBILE<br />

Soluzioni per manager nomadi<br />

093 UN HUB PER L’INNOVAZIONE<br />

Aperto a Milano da Econocom<br />

094 IL PAESE CHE CRESCE<br />

Storie e case histories in breve<br />

097 START-UP TELLING<br />

I PREMIATI AL G7 TRASPORTI<br />

Vincono sette progetti sostenibili<br />

098 MARIOWAY<br />

Sul podio la carrozzina a 2 ruote<br />

100 LE ALTRE SEI FINALISTE<br />

Dalla e-bike all’auto fai-da-te<br />

102 FINTASTICO<br />

Come destreggiarsi nel fintech<br />

103 VITA DA MANAGER<br />

TRADIRE? UN HOBBY COSTOSO<br />

Parola del sessuologo Boschi<br />

106 INFEDELTÀ AI TEMPI SOCIAL<br />

Intervista al detective Ponzi<br />

108 DIRIGENTI ALLO SPECCHIO<br />

Prisco, Mazzarella, Canta<br />

111 DOMANDE&OFFERTE<br />

IMMOBILI BUSINESS, È BOOM<br />

Il mattone che non conosce crisi<br />

098<br />

126<br />

114 CASE HISTORIES/1: CASARENOVA<br />

Ristrutturare con la tecnologia<br />

115 CASE HISTORIES/2: DOVEVIVO<br />

Affitti a misura di esigenze<br />

116 AUTO & PRODUTTIVITÀ<br />

Toyota ha una nuova filosofia<br />

118 AUTO & INNOVAZIONE<br />

A Trento si investe sul futuro<br />

121 E POI IL PIACERE...<br />

RELAX ECOFRIENDLY<br />

Audi investe in Costa Smeralda<br />

124 BERE BENE A POCO PREZZO<br />

Vini, i trend per i brindisi estivi<br />

126 IL COMPLEANNO DI ALFA ROMEO<br />

107 anni e non sentirli<br />

127 NUOVA JEEP COMPASS<br />

L’ultima creatura di Fca<br />

128 MUST HAVE/A PLACE TO BE<br />

Oggetti e luoghi irrinunciabili<br />

130 LE RAGIONI DEL GOSSIP<br />

I sussurri di Monica Setta<br />

Mensile edito<br />

da <strong>Economy</strong> Srl<br />

Direttore responsabile<br />

Sergio Luciano<br />

In redazione<br />

Francesco Condoluci<br />

(caporedattore),<br />

Marco Scotti, Riccardo Venturi<br />

Contributors<br />

Gaetano Fausto Esposito,<br />

Camilla Sala,<br />

Giuseppe Corsentino,<br />

Giovanni Francavilla<br />

Hanno collaborato<br />

Piero Caltrin, Angelo Curiosi,<br />

Giordano Fatali,<br />

Federico Ferrero,<br />

Marco Gemelli, Elena Introna,<br />

Valerio Malvezzi, Marina<br />

Marinetti, Susanna Messaggio,<br />

Franco Oppedisano, Alfonso<br />

Ruffo, Monica Setta, Elisa<br />

Stefanati, Luca Vergani,<br />

Federico Unnia<br />

Grafica e impaginazione<br />

Raffaela Jada Gobbi<br />

Liliana Nori<br />

Segreteria di redazione<br />

Monia Manzoni<br />

m.manzoni@economymag.it<br />

Dominio web<br />

www.economymag.it<br />

Comitato scientifico<br />

Marco Gay, Anna Gervasoni,<br />

Fernando Napolitano,<br />

Giulio Sapelli, Antonio Uricchio<br />

Amministratore unico<br />

Giuseppe Caroccia<br />

Editore incaricato<br />

Domenico Marasco<br />

Partnership editoriali<br />

Aifi – Assocamerestero<br />

– Confprofessioni –<br />

Federmanager – Università<br />

Carlo Cattaneo Liuc -<br />

Hrcommunity<br />

Casa editrice<br />

<strong>Economy</strong> s.r.l.<br />

Corso Vittorio Emanuele II, 15<br />

20121 Milano - Tel. 02-8688641<br />

Registrazione Tribunale di Milano<br />

n. 101 del 14/03/<strong>2017</strong><br />

<strong>Economy</strong> è marchio registrato da<br />

Arnoldo Mondadori Editore Spa<br />

Tutti i diritti riservati<br />

Pubblicato da <strong>Economy</strong> Srl su licenza di<br />

Arnoldo Mondadori Editore Spa<br />

Concessionaria di pubblicità<br />

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Quotidiani S. R. L..<br />

Amministratore delegato: Stefano Fraschetti<br />

02/66992526<br />

Distribuzione<br />

Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate<br />

02 7542097<br />

Stampa<br />

Rotolito Lombarda. S.p.a<br />

20063 - Cernusco sul Naviglio (MI)<br />

12


COVERSTORY<br />

SE LA FOLLA SI “FA BANCA”<br />

IL CREDITO LO DÀ L'ALGORITMO<br />

Con il banking tradizionale incapace di versare liquidità nell'economia<br />

reale, oggi, nel mondo, per farsi finanziare capitali di rischio e prestiti,<br />

imprese e famiglie si rivolgono alla Rete. È la crowdeconomy, bellezza<br />

19<br />

L'ANALISI<br />

GERVASONI (AIFI): "IMPRESE<br />

E FINANZA, CAMBIA TUTTO"<br />

20<br />

I MODELLI<br />

BORSA DEL CREDITO E LENDIX<br />

IL P2P CRESCE ANCHE IN ITALIA<br />

22<br />

L'INTERVISTA<br />

BANCHE, CORRADO PASSERA<br />

SPIEGA COME CAMBIERANNO<br />

26<br />

IL PUNTO DI VISTA<br />

CORRADO SFORZA FOGLIANI<br />

SUL BLITZ ALLE POPOLARI<br />

In principio fu Kiva. Correva l’anno 2005.<br />

Cioè appena dodici anni fa da un punto di vista<br />

temporale, diverse ere geologiche da quello<br />

della “digital revolution”. Kiva Microfunds<br />

– nata a San Francisco da un’idea di Jessica<br />

Jackley e del marito Matt Flannery, e oggi posizionata<br />

tra le più importanti<br />

piattaforme<br />

mondiali di micro-lending<br />

– è un’organizzazione<br />

non governativa<br />

che, fin dalla fondazione, si è posta l’obiettivo<br />

di mettere in contatto in tutto il mondo, attraverso<br />

la Rete, piccoli imprenditori bisognosi di<br />

danaro con persone disposte ad aiutarle mediante<br />

microfinanziamenti. Venticinque dollari<br />

per aiutare un sarto asiatico a comprare<br />

una macchina da cucire, dieci per permettere<br />

a un’imprenditrice africana di acquistare un<br />

di Francesco Condoluci<br />

CON L’ENORME MASSA DI SOLDI CHE<br />

SPOSTA E LA CRESCITA DEGLI ULTIMI ANNI,<br />

IL CROWFUNDING OGGI È UN FENOMENO<br />

PERSINO DIFFICILMENTE QUANTIFICABILE<br />

tornio per realizzare vasi. Pagamenti attraverso<br />

carte di credito e nessuna commissione<br />

per l’intermediario. Quella di Kiva, non certo<br />

un’iniziativa business-oriented, è stata probabilmente<br />

la prima disintermediazione online<br />

della storia, applicata in quel caso, al no-profit.<br />

Senza saperlo, partendo<br />

semplicemente<br />

dall’idea di fare sì che i<br />

finanziamenti fluissero<br />

direttamente nelle<br />

mani di chi ne aveva necessità, Matt e Jessica<br />

avevano dato il là al fenomeno del crowdfunding,<br />

la raccolta collettiva di fondi per finanziare<br />

progetti e persone attraverso il web.<br />

L'antica colletta, riveduta e corretta ai tempi<br />

di Internet.<br />

IN ALTO, UN'IMMAGINE-SIMBOLO DEL CROWDFUNDING: SOLDI CHE<br />

FUORIESCONO DA UN LAPTOP, QUASI FOSSE UN CAVEAU DI BANCA<br />

15


COVERSTORY<br />

GLOSSARIO<br />

DIFFUSIONE<br />

CROWDECONOMY<br />

È l’economia che si basa sulla<br />

partecipazione di una molteplicità<br />

di attori (crowd = folla) - anche nelle<br />

vesti di erogatori del credito - e che<br />

non passa dai canali tradizionali<br />

(società finanziarie e banche) ma<br />

direttamente attraverso la Rete.<br />

CROWDFUNDING<br />

È il processo con cui più persone<br />

(appunto la “folla”, o crowd)<br />

conferiscono somme di denaro<br />

(funding), anche di modesta<br />

entità, per finanziare un progetto<br />

imprenditoriale o iniziative di altro<br />

genere utilizzando piattaforme e<br />

portali Internet, e ricevendo talvolta<br />

in cambio una ricompensa.<br />

EQUITY-BASED CROWDFUNDING<br />

È quando tramite l'investimento<br />

on-line si acquista un vero e proprio<br />

titolo di partecipazione in una<br />

società: in tal caso, la “ricompensa”<br />

per il finanziamento è rappresentata<br />

dal complesso di diritti patrimoniali<br />

e amministrativi che derivano dalla<br />

partecipazione nell'impresa.<br />

SOCIAL LENDING O CROWDLENDING<br />

È un altro tipo di finanziamento<br />

della "folla" (caratterizzato dalla<br />

parola social o crowd e dal verbo<br />

to lend = prestare) che ha luogo su<br />

piattaforme on-line che fanno da<br />

marketplace del credito. In questo<br />

caso la controparte può essere un<br />

privato o una società. Si differenzia<br />

dall’equity perché il contratto<br />

finanziario sottostante è un comune<br />

contratto di debito secondo il quale<br />

il prenditore del capitale si impegna<br />

a restituirlo in un lasso di tempo e,<br />

spesso con una maggiorazione di<br />

interessi. Nell'accezione del prestito<br />

tra privati, richiesto per il credito al<br />

consumo, viene definito anche Peerto-Peer<br />

(o P2P) lending.<br />

FINTECH<br />

È un termine spesso erroneamente<br />

usato per indicare il mondo del<br />

credito disintermediato online.<br />

In realtà indica semplicemente la<br />

tecnologia applicata alla finanza.<br />

Quindi non solo crowdfunding o<br />

social lending: è “fintech” anche<br />

un sistema di home banking o un<br />

pagamento via smartphone in banca.<br />

VOLUMI<br />

CINA - 115 bn $<br />

UK - 10 bn $<br />

USA - 50 bn $<br />

IL QUADRO MONDIALE DEL SOCIAL-LENDING - I PLAYER E LA RACCOLTA 2016 - FONTE: MOTUSQUO<br />

L’AirBnB del credito<br />

Negli stessi anni, dall’altra parte del mondo,<br />

mentre la finanza tradizionale stava per incagliarsi<br />

nella più grave crisi economica della<br />

storia contemporanea, a Londra veniva fondato<br />

Zopa Ltd, un servizio di prestiti “da pari a<br />

pari” (peer-to-peer) che si poneva invece come<br />

la prima alternativa<br />

web al credito bancario:<br />

un sistema di<br />

finanziamento basato<br />

sulla raccolta online di<br />

soldi da prestare a soggetti richiedenti, in arrivo<br />

dalla stessa Rete. Un po’ quel che è successo<br />

nel settore hospitality, dove AirBnB ha messo<br />

in contatto diretto chi cerca case o stanze da<br />

affittare con le persone che le mettono a disposizione,<br />

in cambio di una quota: così, sulle<br />

piattaforme on-line di peer-to-peer (o P2P)<br />

lending, chi ha denaro può metterlo a disposizione<br />

di chi ne ha bisogno, in cambio di interessi.<br />

I vantaggi? Tempi e costi di transazione<br />

ridotti al minimo, velocità di informazioni e<br />

GERMANIA - ‹200mio $<br />

FRANCIA - ‹200mio $<br />

DALL'UNIVERSO IN ESPANSIONE CONTINUA<br />

DELLA CROWDECONOMY, L'ECONOMIA<br />

DELLA FOLLA, SONO NATI FENOMENI COME<br />

SOCIA LENDING E EQUITY CROWDFUNDING<br />

di closing, un panel di investitori potenziali<br />

grande quanto il world wide web, tassi di interesse<br />

bassi e rischio di default suddiviso tra<br />

una pluralità di soggetti. Dopo Zopa, insomma,<br />

l’era della finanza partecipativa poteva<br />

dirsi partita. Il resto è storia più o meno nota.<br />

La finanza partecipativa, o crowdeconomy, ha<br />

assunto in breve i contorni<br />

di un universo in<br />

continua espansione.<br />

Dalle piattaforme web<br />

basate unicamente sul<br />

presupposto della donazione o della ricompensa<br />

(crowfunding donation based e reward<br />

based), si è passati a modelli di raccolta con<br />

scopi più remunerativi. La Rete ha sdoganato<br />

l’incontro tra domanda e offerta del credito<br />

dagli uffici di banche e società finanziarie, e<br />

– complice il credit crunch che nel frattempo<br />

ingessava la finanza convenzionale – i servizi<br />

di peer-to-peer lending (altrimenti detti di<br />

crowd-lending o social lending) ossia i prestiti<br />

fai-da-te, e di equity crowdfunding (gli inve-<br />

16


stimenti online che consentono di finanziare<br />

i capitali di rischio delle imprese ricevendo<br />

in cambio quote e partecipazione societarie)<br />

sono proliferati.<br />

Banche, il nemico è alle porte<br />

«Oggi si possono investire fondi in startup<br />

avendo in cambio partecipazioni a capitale<br />

di rischio in base ad una semplice e diretta<br />

presentazione on-line del prodotto e del modello<br />

di business – spiega Giorgio Martelli,<br />

fondatore di MotusQuo, una piattaforma di<br />

P2P lending da poco affacciatasi sul mercato<br />

italiano – si può decidere di contribuire<br />

alla produzione di un bene o di un servizio.<br />

Si può decidere di prestare il proprio denaro<br />

negoziando direttamente il tasso di ritorno<br />

ed i tempi e le modalità di restituzione. Lo si<br />

può prestare ad un privato o ad una azienda.<br />

Si può contribuire ad acquistare un immobile<br />

o a liquidare anticipatamente una fattura». Il<br />

che tradotto, vuol dire: navigando in Internet,<br />

si è in grado di scegliere autonomamente<br />

come gestire la propria liquidità tra le varie<br />

opportunità che la finanza disintermediata<br />

offre. L’intermediario non è più la banca o la<br />

finanziaria ma una piattaforma informatica<br />

la quale, attraverso un algoritmo che valuta i<br />

profili di rischio e la domanda/offerta del credito,<br />

da un lato elabora una valutazione di merito<br />

creditizio dei debitori e dall’altra gestisce i<br />

flussi di pagamento tra il soggetto finanziato e<br />

il finanziatore. Con spese, tassi e remunerazione<br />

dei capitali rispetto ai quali nessuna banca<br />

– gravata da apparati, rating, costi del denaro,<br />

bassa profittabilità – è in grado di competere.<br />

Una vera manna per famiglie in cerca di credito<br />

al consumo o per micro e piccolissime<br />

imprese che, nel marketplace lending, possono<br />

ottenere finanziamenti per la crescita<br />

in appena 3 giorni (contro i 30 di media del<br />

banking tradizionale). Dall’altro lato, a soddisfare<br />

la domanda di credito finanziando i<br />

prestiti, ci sono singoli investitori, società che<br />

offrono servizi di gestione patrimoniali, ma<br />

anche investitori istituzionali che, forti delle<br />

loro riserve finanziarie, si sono tuffati a pesce<br />

in questo ecosistema. E infatti, nel 2016,<br />

il “social lending” ha generato 200 miliardi di<br />

dollari di volume d’affari, ma i numeri, secondo<br />

le stime, sembrano destinati a crescere del<br />

300% entro il 2020. Pionieri del prestito tra<br />

privati come l’americana Lending Club o la tedesca<br />

AuxMoney, tra il 2007 e il 2015, da soli<br />

hanno raccolto qualcosa come 500 milioni di<br />

dollari. E nel 2011 in questo settore, è sbarcato<br />

anche Amazon, il “Leviatano” dell’e-commerce<br />

che nel giro di 6 anni, erogando prestiti<br />

alle Pmi presenti in qualità di rivenditori sulla<br />

sua piattaforma, ha messo insieme numeri da<br />

capogiro: 3 miliardi di dollari erogati in totale,<br />

di cui uno soltanto nel 2016.<br />

NEL NOSTRO PAESE, PRESTITI DA BANCHE<br />

A IMPRESE IN CALO (-18 MILIARDI NEGLI<br />

ULTIMI 12 MESI) E CREDITI AL CONSUMO<br />

E MUTUI AI PRIVATI IN AUMENTO<br />

In Italia, il Palazzo…è alla finestra<br />

In Italia, il primo tentativo di accesso, quello di<br />

Zopa nel 2009, si è rilevato un buco nell’acqua.<br />

I tempi non erano maturi e l’apripista britannico<br />

del social-lending si è visto revocare la<br />

L’EVOLUZIONE DEL QUADRO NORMATIVO<br />

L’Italia è stato il primo<br />

Paese dell’Ue ad essersi<br />

dotato di una normativa<br />

specifica sull’equity<br />

crowdfunding: il processo<br />

ha avuto inizio nel 2012<br />

con l’emanazione del D.L.<br />

179 (“crescita bis”) e si<br />

è completato nel giugno<br />

2013 con l’approvazione<br />

del regolamento Consob.<br />

Il quadro normativo è<br />

stato aggiornato quindi<br />

con un primo passaggio<br />

nel gennaio 2015, e poi nel<br />

dicembre 2016 attraverso<br />

la Legge di Bilancio<br />

<strong>2017</strong>, con l’estensione<br />

dell’operatività della<br />

disciplina dell'equity<br />

crowdfunding anche alla<br />

raccolta di capitale di<br />

rischio da parte delle Pmi<br />

innovative e in seguito<br />

anche a quelle non<br />

innovative, non limitando<br />

l’accesso alle sole startup,<br />

come invece in origine.<br />

Dal 1° gennaio <strong>2017</strong>,<br />

la Banca d’Italia, con la<br />

pubblicazione del testo<br />

“Disposizioni in materia<br />

di raccolta del risparmio<br />

da parte di soggetti<br />

diversi dalle banche”, ha<br />

riconosciuto ufficialmente<br />

l’attività di social lending<br />

inquadrandola come<br />

“strumento attraverso<br />

il quale una pluralità di<br />

soggetti può richiedere a<br />

una pluralità di potenziali<br />

finanziatori, tramite<br />

piattaforme on-line, fondi<br />

rimborsabili per uso<br />

personale o per finanziare<br />

un progetto” e chiarendo<br />

che “l’operatività dei<br />

gestori dei portali online<br />

che svolgono attività di<br />

social lending e di coloro<br />

che prestano o raccolgono<br />

fondi tramite i suddetti<br />

portali, è consentita nel<br />

licenza ad operare come 106 del Testo Unico<br />

Bancario. Poco male: tre anni dopo, sotto le<br />

insegne di Smartika, è sbarcata di nuovo tra<br />

gli istituti di pagamento del Bel Paese, e oggi,<br />

tra le 6 piattaforme lending-based esistenti<br />

in Italia (su 54 di crowdfunding) è quella che<br />

ha raccolto e finanziato più di tutti: quasi 26<br />

milioni di euro per 4.984 progetti. A fargli concorrenza,<br />

ora che i prestiti delle banche italiane<br />

alle imprese sono calati di oltre 18 miliardi<br />

(-2%) nell’ultimo anno e all’orizzonte si profila<br />

la chiusura di più di 3 mila sportelli bancari,<br />

è arrivata anche la francese Lendix. Quanto al<br />

Palazzo, il primo ad accorgersi dell’effetto disruptive<br />

che la finanza partecipativa avrebbe<br />

avuto sul mondo creditizio tradizionale (sempre<br />

più in difficoltà a trasferire liquidità nell’economia<br />

reale) fu l’ex ministro dell’Economia<br />

Saccomanni, con un passaggio che sapeva di<br />

endorsement: «a fronte della diminuzione dei<br />

finanziamenti bancari – queste le sue parole –<br />

le esigenze di credito dell’economia dovranno<br />

essere soddisfatte da altri attori e da nuove<br />

forme di intermediazione finanziaria». Più di<br />

rispetto delle norme<br />

che regolano le attività<br />

riservate dalla legge a<br />

particolari categorie<br />

di soggetti (es. attività<br />

bancaria, raccolta del<br />

risparmio presso il<br />

pubblico, concessione<br />

di credito nei confronti<br />

del pubblico, mediazione<br />

creditizia, prestazione<br />

dei servizi di pagamento).<br />

Da maggio <strong>2017</strong>,<br />

nell’ambito dei decreti<br />

legislativi in attuazione<br />

della Riforma del Terzo<br />

Settore approvati dal<br />

Consiglio dei Ministri e<br />

relativi all’impresa sociale,<br />

il nuovo Codice, tra le<br />

misure di promozione<br />

e sostegno, prevede un<br />

regime fiscale agevolato<br />

per l’attività di social<br />

lending svolta dai gestori<br />

di portali on-line in questo<br />

comparto.<br />

17


COVERSTORY<br />

Oltre 54 piattaforme di crowdfunding, ma solo 6 lending-based<br />

P2P CONSUMER<br />

P2P BUSINESS<br />

I PLAYER ITALIANI DEL SOCIAL LENDING - FONTE: MOTUS QUO<br />

recente, sul paludato banking nazionale sono<br />

entrati in tackle deciso prima Giuseppe Vegas,<br />

presidente della Consob e poi il numero uno<br />

di Confindustria, Vincenzo Boccia, paventando<br />

entrambi l’ormai imminente fine dell’era<br />

bancaria tradizionale, a tutto vantaggio della<br />

finanza disintermediata. E non è un caso che<br />

in Italia, Paese contraddistinto da tradizione<br />

giuridica più rigida rispetto a Usa e Uk, già da<br />

qualche anno le istituzioni stiano cercando di<br />

monitorare e regolamentare i sottoinsiemi<br />

della crowdeconomy. Potrebbe sembrare un<br />

paradosso che un fenomeno prodotto dal web<br />

2.0, che per sua natura si autoregola da sé,<br />

possa essere irreggimentato dentro una cornice<br />

normativa, ma il sistema-Paese Italia, retto<br />

ancora da pilastri e cemento di finanza tradizionale,<br />

evidentemente ha capito bene che il<br />

futuro passa dall’adeguamento alle specifiche<br />

esigenze di credito di Pmi e famiglie. Anche<br />

perché, dopo Amazon, ora pare che anche Google<br />

e Facebook stiano studiando da banca…<br />

INVOICE TRADING, LO SCONTO FATTURE CHE VA IN RETE.<br />

ADESSO ANCHE GROUPAMA CI CREDE<br />

Un altro fenomeno-appendice del<br />

lending-crowdfunding è il cosiddetto<br />

“invoice trading”, la compravendita<br />

online di fatture, esplosa nel Regno<br />

Unito nel 2015 e che in Italia ha iniziato<br />

a diffondersi lo scorso anno grazie<br />

a WorkInvoice, Credimi, Cash Me e<br />

CashInvoice. Tutte piattaforme che<br />

mettono in contatto le Pmi che hanno<br />

fatture da scontare per finanziare<br />

il proprio circolante, con investitori<br />

interessati a remunerare i propri capitali<br />

in forma alternativa. Una formula nuova<br />

di “factoring” che, tanto per cambiare,<br />

disintermedia il vecchio “sconto fatture”<br />

delle banche, in sostanza. Da poco, nel<br />

settore, si è lanciato anche un colosso<br />

del risparmio gestito, la francese<br />

Groupama, con “Supply Chain Fund”,<br />

nato da un’idea del team italiano di<br />

Groupama AM Sgr dedicato allo sviluppo<br />

della clientela istituzionale e guidato<br />

da Alberico Potenza, che si è avvalso<br />

della collaborazione del Politecnico<br />

di Milano e dell’Osservatorio Supply<br />

Chain Finance, di cui Groupama AM Sgr<br />

è partner. Il fondo, da un lato, impiega<br />

le somme raccolte dagli investitori<br />

anticipando il pagamento delle fatture<br />

alle aziende fornitrici (prevalentemente<br />

Pmi) ponendosi come un canale di<br />

accesso al credito alternativo rispetto<br />

a quello bancario. Dall’altro, abilita gli<br />

investitori istituzionali sottoscrittori ad<br />

impiegare i patrimoni a sostegno del<br />

tessuto produttivo del Paese e quindi<br />

dell'economia reale. Si tratta del primo<br />

fondo di credito in Italia ad aver ottenuto<br />

il via libera di Bankitalia e resta unico<br />

nel suo genere anche a livello europeo.<br />

È riservato agli investitori professionali<br />

e rientra nella famiglia dei fondi chiusi<br />

private debt. Ad oggi, Supply Chain<br />

Fund ha già raccolto 50 milioni di euro<br />

per investimenti a valere su crediti<br />

commerciali. Questo importo equivale a<br />

finanziamenti potenziati per 200 milioni<br />

su base annua, se si considera che la<br />

scadenza media delle fatture è di circa<br />

90 giorni e che pertanto l’importo iniziale<br />

viene reinvestito quattro volte nell’arco<br />

di un anno.<br />

18


Imprese<br />

e finanza,<br />

impariamo<br />

da Amazon<br />

Per Anna Gervasoni, direttore di<br />

AIFI che raggruppa Private Equity<br />

e Venture Capital «la domanda di<br />

credito è enorme. E ci vogliono<br />

alternative su misura per le Pmi»<br />

di Sergio Luciano<br />

DEFINIAMO IL PERIMETRO DELLA<br />

DISINTERMEDIAZIONE DELLE BANCHE da<br />

parte di piattaforme web che raccolgano<br />

denaro in modalità social: qual è l’accezione<br />

corretta di quest’attività?<br />

Secondo quanto definito dalla Commissione<br />

Europea, il crowdfunding è un modo di<br />

raccogliere denaro per finanziare progetti e<br />

imprese, rivolgendosi a un pubblico indistinto<br />

attraverso le piattaforme online. L’equity<br />

crowdfunding è una realtà appena partita in<br />

Italia, ma con ancora prospettive di crescita;<br />

infatti si registrano poco più di 4 milioni di euro<br />

di capitale raccolti nel 2016 su piattaforme<br />

crowd, ancora poco rispetto alla potenzialità<br />

del fenomeno. Ancora più recente è invece nel<br />

nostro Paese, l’industria del lending-based<br />

crowdfunding, anche detto Peer to Peer o<br />

P2P lending, che si distingue dalle altre forme<br />

di crowd per lo strumento di finanziamento<br />

sottostante, ovvero un contratto di debito. Le<br />

piattaforme web che permettono il contatto<br />

tra finanziatori e prenditori, dedicate alle<br />

imprese, sono almeno 6 in Italia e si stimano<br />

circa 6 milioni di euro di prestiti erogati alle<br />

imprese l’anno scorso.<br />

Alcune piattaforme si dedicano anche al<br />

factoring in modalità social, il cosiddetto<br />

"invoice trading", nel senso che raccolgono<br />

fondi da una pluralità di soggetti attivi on-<br />

line e li impiegano fattorizzando fatture di<br />

clienti anch’essi raccolti on-line, ma non<br />

sempre i prestatori sono persone fisiche.<br />

Di che si tratta?<br />

L’industria del lending-based crowdfunding<br />

offre una vasta gamma di servizi di<br />

finanziamento, tra cui anche l’invoice trading<br />

(la cessione di fatture). La strutturazione delle<br />

operazioni varia da piattaforma a piattaforma<br />

per soggetti (persone fisiche o imprese),<br />

Il servizio che offre Amazon a una serie di<br />

aziende che vendono sulla sua piattaforma,<br />

dimostra che la richiesta è alta. Il gruppo<br />

americano ha già profilato i propri fornitori,<br />

ne conosce le esigenze e necessità e infatti, già<br />

20mila imprese, da quando è stata lanciato<br />

nel 2011 il prodotto, a oggi, hanno ricevuto<br />

un finanziamento. I numeri pubblicati in<br />

un articolo del Financial Times dimostrano<br />

come il bacino-target sia enorme e quindi<br />

occorre pensare a come inserirsi in questo<br />

contesto anche attraverso sistemi alternativi<br />

che rispondano però alle esigenze delle Pmi.<br />

Questo è un chiaro esempio di come i confini<br />

tra industria e finanza stiano cambiando.<br />

Del resto il fenomeno del factoring nacque<br />

proprio per volontà delle primarie industrie<br />

manifatturiere.<br />

Che dimensione potrà raggiungere il<br />

fenomeno?<br />

Ad oggi il servizio è offerto solo in Gran<br />

Bretagna, Stati Uniti e Giappone ma l’idea<br />

è quella di allargarsi sia in Europa sia in<br />

Paesi come l’India dove il bacino è enorme.<br />

Jeff Bezos ha dichiarato di aver superato i 3<br />

miliardi di dollari di prestiti, e il mercato è in<br />

forte crescita anche se i tassi di interesse molto<br />

alti (tra il 6 e il 17%) potrebbero favorire<br />

range di importo<br />

player con offerte più<br />

IL PROBLEMA DELLA SOLVIBILITÀ?<br />

finanziato, durata dei<br />

vantaggiose.<br />

NON ESISTONO SOLUZIONI DEFINITIVE.<br />

contratti e richiesta MA UN MODO PER PREVENIRLO C'È: BASTA Come impatterà<br />

o meno di garanzie. CHIEDERE AL MONDO ASSICURATIVO su di esso la<br />

Al finanziamento<br />

fenomenologia<br />

possono partecipare sia persone fisiche<br />

che investitori istituzionali. Ad esempio,<br />

Lendix è una piattaforma di crowdlending,<br />

specializzata nel direct lending, dove il<br />

fondo di private debt dell’operatore funge<br />

da prestatore di ultima istanza qualora<br />

tipica dell’industria creditizia, e cioè le<br />

insolvenze “endemiche” e il loro periodico<br />

impennarsi, in modalità ciclica?<br />

Più il mercato diventa complesso, più nascono<br />

forme di garanzia che aprono nuove sfide e<br />

opportunità per il sistema assicurativo. Se<br />

il finanziamento non sia sottoscritto è vero che modelli come quello di Amazon,<br />

interamente sulla piattaforma da soggetti<br />

privati. Questo garantisce la finanziabilità<br />

del 100% del progetto, dal momento in cui lo<br />

stesso è pubblicato sulla piattaforma.<br />

Come s’inquadra in quest’ottica l’attività<br />

Amazon Lending? Tre miliardi di dollari di<br />

finanziamenti erogati in 6 anni, un miliardo<br />

solo nel primo semestre del 2016...<br />

proposto ai fornitori già conosciuti dalla<br />

piattaforma e di cui si hanno le informazioni<br />

su liquidità e giro d’affari, dovrebbero mitigare<br />

il problema legato alla solvibilità, non esiste<br />

una soluzione definitiva al problema. Esistono<br />

piuttosto modalità differenti per prevenirlo.<br />

Sicuramente il mondo assicurativo può offrire<br />

risposte articolate e innovative.<br />

19


COVERSTORY I MODELLI<br />

Liquidità<br />

alle Pmi, ecco<br />

qualcuno che<br />

apre la Borsa<br />

BorsadelCredito.it è il primo<br />

operatore italiano di P2P rivolto<br />

alle imprese. Finora ha prestato<br />

11 milioni. Per loro, nel rating,<br />

conta anche la web reputation<br />

Erogare credito in pochi giorni alle piccole<br />

e micro imprese, a un tasso di interesse<br />

commisurato a una valutazione fatta in<br />

24 ore. Non è il sogno proibito di un bancario<br />

ai tempi del credit crunch, ma quel che riesce a<br />

fare in concreto BorsadelCredito.it, primo operatore<br />

italiano di peer-to-peer lending per le<br />

Pmi. BorsadelCredito.it galoppa nelle praterie<br />

lasciate libere da un sistema ormai incapace di<br />

finanziare un gran numero di piccole imprese<br />

sane. Partita a settembre 2015, la piattaforma<br />

vanta oggi più di 11 milioni di euro finanziati,<br />

in forte crescita mese su mese, oltre 300 prestiti<br />

erogati, più di mille prestatori attivi che<br />

ottengono un allettante rendimento medio del<br />

5,15%, oltre 15mila imprese clienti in tutto il<br />

territorio nazionale. Il tasso di interesse varia<br />

a seconda del rating assegnato, che tiene conto<br />

anche di elementi insoliti ma importanti quali<br />

la web reputation, e si attesta in media attorno<br />

al 5,5/6%, mentre il piano di rientro va dai 12<br />

ai 60 mesi. Le piccole imprese finanziate da<br />

BorsadelCredito.it hanno in gran parte un fatturato<br />

inferiore ai 2 milioni di euro.<br />

Che siano meritevoli di essere sostenute,<br />

nonostante il sistema bancario non lo faccia,<br />

lo dimostra l’analisi di 1.956 sulle oltre 7mila<br />

IVAN PELLEGRINI, FONDATORE DI BORSADELCREDITO.IT<br />

che da ottobre 2015 a dicembre 2016 si sono<br />

iscritte al portale. Più del 90% infatti non ha<br />

mai avuto alcun evento negativo, il 7% ne ha<br />

avuto uno non grave. Un altro dato significativo<br />

riguarda la motivazione della richiesta di<br />

prestiti, che per il 56% dei casi è legata agli<br />

investimenti e per il 38% a esigenze di cassa:<br />

una proporzione invertita rispetto a quella<br />

delle Pmi che il prestito lo chiedono in banca.<br />

OLTRE 300 PRESTITI EROGATI, PIÙ DI MILLE<br />

PRESTATORI ATTIVI CHE OTTENGONO UN<br />

ALLETTANTE RENDIMENTO MEDIO DEL<br />

5,15% E OLTRE 15MILA IMPRESE CLIENTI<br />

A rivolgersi a BorsadelCredito.it sono aziende<br />

dinamiche come Sanident di Milano, un giro<br />

d’affari di 2 milioni di euro e 27mila pazienti.<br />

Cliente di BorsadelCredito.it da un anno, sei<br />

mesi fa Sanident ha ottenuto un finanziamento<br />

ANCHE IL VENTURE CAPITAL GUARDA AL P2P<br />

IL MARKETPLACE<br />

LENDING IN ITALIA<br />

CRESCERÀ ANCORA<br />

CON L’INGRESSO<br />

DEGLI INVESTITORI<br />

ISTITUZIONALI<br />

da 100mila euro per investimenti in<br />

attrezzature. O come Tantosvago, agenzia di<br />

digital rewarding che ha creato un circuito di<br />

oltre 2mila partner e impiega otto persone.<br />

Due i finanziamenti ottenuti da Tantosvago,<br />

uno per far fronte a un momento di scarsa<br />

liquidità, l’altro per avviare lo sviluppo<br />

all’estero. Sono piccole imprese in crescita<br />

che non riescono a ottenere credito dai canali<br />

tradizionali: secondo il rapporto del Centro<br />

studi Unimpresa, i prestiti delle banche alle<br />

imprese nel 2016 sono calati di circa 17<br />

miliardi di euro (-2%). Nel Regno Unito da<br />

novembre 2016 le banche che rifiutano un<br />

finanziamento a un’impresa sono tenute<br />

a segnalarla alle piattaforme di finanza<br />

alternativa (per ora sono tre: Funding Options,<br />

Funding Xchange e Bizfitech). Chissà se in<br />

Italia, qualche istituto farà altrettanto. (r.v.)<br />

Intanto, nel maggio scorso, BorsadelCredito.it ha completato un aumento di capitale<br />

da 1,6 milioni di euro, sottoscritto da una cordata di investitori guidati da P101,<br />

società di venture capital specializzata in società digital, e da Gc Holding. Della<br />

cordata di investitori fa parte anche il gruppo di gestione del risparmio Azimut:<br />

è il segno che anche l’industria finanziaria inizia a guardare con interesse alle<br />

potenzialità del P2P lending per le Pmi. «Attraverso questo aumento di capitale<br />

e all’ingresso di nuovi soci privati intendiamo aprire il canale agli investitori<br />

istituzionali», dice Ivan Pellegrini, fondatore di BorsadelCredito.it, «una mossa che<br />

crediamo sia necessaria per lo sviluppo del nostro business e che in generale è la via<br />

maestra perché il marketplace lending italiano assurga a dimensioni più importanti».<br />

20


Sergio Zocchi,<br />

Ceo di Lendix Italia<br />

Arriva in Italia il leader francese<br />

dei “finanziamenti garantiti”<br />

È il segreto del successo di Lendix, piattaforma che ha rielaborato il<br />

crowdfunding grazie a un gruppo di investitori istituzionali che hanno<br />

già investito 120 milioni in un fondo chiuso dedicato al nostro Paese<br />

Ègià esplosa in Francia, con 45 milioni<br />

di euro finanziati nel 2016 contro gli<br />

11 del 2015 e 140 milioni di obiettivo<br />

nel <strong>2017</strong>. Ma Lendix non si accontenta<br />

di essere profeta in patria: la piattaforma di<br />

finanziamento online per le imprese si proclama<br />

“pan-europea”, e dopo essere sbarcata<br />

a febbraio in Spagna è arrivata anche in Italia,<br />

dove ha lanciato a maggio i primi due progetti.<br />

Il meccanismo è simile a quello del crowdfunding,<br />

con il quale si finanziano online i<br />

progetti più svariati: una volta che Lendix ha<br />

accettato un progetto e definito il tasso di interesse,<br />

compreso fra il 3 e il 9,9% a seconda<br />

del merito di credito stimato dell’azienda, lo<br />

rende disponibile online per le sottoscrizioni<br />

a tutta la sua comunità internazionale di investitori.<br />

La differenza è che il finanziamento è<br />

garantito: una volta che il progetto è approvato,<br />

infatti, la parte non coperta dagli investitori<br />

individuali è completata dagli istituzionali,<br />

parte di un fondo chiuso che vale 120 milioni<br />

di euro - a settembre è previsto il lancio di una<br />

nuova sottoscrizione, con target a 200 milioni.<br />

Anche i dirigenti di Lendix investono automaticamente<br />

sui progetti presentati online, a dimostrazione<br />

del fatto che i loro interessi sono<br />

allineati a quelli degli investitori. Le Pmi cui<br />

si rivolge la piattaforma possono richiedere<br />

UNA VOLTA APPROVATO IL PROGETTO<br />

IN ARRIVO DAL WEB, LA SOMMA NON<br />

COPERTA DAGLI INVESTITORI INDIVIDUALI<br />

È COMPLETATA DAGLI ISTITUZIONALI<br />

finanziamenti da 30mila euro a 3 milioni, da<br />

restituire in un lasso di tempo che va da 3 a 84<br />

mesi. Gli investitori privati possono mettere<br />

da 20 a 2mila euro su ciascun progetto, ottenendo<br />

un rendimento che in media si attesta<br />

su un buon 6,5%. Per finanziare un progetto<br />

approvato e presentato online basta meno di<br />

una settimana . I primi due prestiti erogati in<br />

Italia ben rappresentano lo spettro delle imprese<br />

che possono essere finanziate tramite<br />

Lendix. La prima, di medie dimensioni, è attiva<br />

nel settore delle telecomunicazioni e ha<br />

sede nel Nord. Ha richiesto 500mila euro a 24<br />

mesi per finanziare l’apertura di nuovi punti<br />

vendita sul territorio nazionale. La seconda,<br />

di piccole dimensioni, opera nel settore dell’energia<br />

e ha sede nel Sud. Ha richiesto 63mila<br />

euro a 60 mesi per finanziare il rinnovo della<br />

propria stazione di distribuzione del carburante.<br />

Per scegliere i progetti il team di Lendix,<br />

una sessantina di persone di cui 50 circa<br />

co-investitori, guarda ai requisiti economico-patrimoniali,<br />

ma tiene in forte considerazione<br />

anche elementi diversi quali il progetto<br />

e la destinazione delle risorse. Il mercato potenziale<br />

del finanziamento online alle Pmi in<br />

Europa, secondo uno studio di Lendix, è immenso:<br />

vale 680 miliardi di euro, di cui a oggi<br />

è sfruttato solo lo 0,1%. Solo in Italia è pari a<br />

circa 80 miliardi di euro. (r.v.)<br />

LENDIX VISTA DA VICINO<br />

È nata in Francia nel settembre 2014,<br />

un mese prima dell’entrata in vigore<br />

della legge che ha aperto una breccia<br />

nel monopolio bancario francese.<br />

Oggi ha una quota di mercato del 55%<br />

sul mercato francese, è attiva anche<br />

in Spagna e in Italia, dove è partner<br />

finanziario di Assolombarda, e ha<br />

l’ambizione di diventare l’operatore<br />

leader in campo di finanziamenti online<br />

alle Pmi in Europa continentale. Il primo<br />

finanziamento è stato concesso ad<br />

aprile 2015 allo chef imprenditore Alain<br />

Ducasse, per un ammontare di 300mila<br />

euro. Il tasso medio di crescita mensile<br />

di Lendix supera il 15%. «Da oggi, le PMI<br />

italiane possono accedere a una nuova<br />

fonte di finanziamento per sviluppare<br />

la loro attività. Oltre ad offrire un<br />

processo rapido, efficiente e facile,<br />

Lendix non richiede garanzie personali<br />

o collaterali agli imprenditori» dice<br />

Sergio Zocchi, Ceo di Lendix Italia.<br />

21


COVERSTORY<br />

«VI SPIEGO LE BANCHE DI DOMANI<br />

E COME CHIEDERE PRESTITI OGGI»<br />

Corrado Passera, già a capo di Banca Intesa Sanpaolo e ministro dello<br />

Sviluppo, traccia gli scenari di un settore in profonda trasformazione:<br />

«Stanno nascendo strumenti nuovi, meritano attenzione e prudenza»<br />

di Sergio Luciano<br />

”IL MONDO DEL CREDITO È CAMBIATO, sta<br />

ancora cambiando e non tornerà mai più<br />

com’era prima: ma attenzione, la soluzione ai<br />

problemi finanziari delle imprese non potrà<br />

venire da un’unica fonte alternativa di denaro<br />

in prestito. Semmai da un insieme di soluzioni<br />

diverse, tra le quali anche il social lending<br />

avrà un suo spazio, certo non dominante”:<br />

Corrado Passera ha idee precise, in materia, e<br />

quando parla di credito lo fa avendo all’attivo<br />

la costruzione e a lungo la gestione della più<br />

grande banca italiana e una delle più solide in<br />

Europa, Intesa Sanpaolo. Un colosso che oggi<br />

può vantare parametri patrimoniali eccellenti<br />

a livello internazionale, ed è gestita ancora da<br />

un management che proprio lui ha selezionato<br />

e fatto crescere. Passera è un personaggio<br />

poco italiano, anche un po’ divisivo, per<br />

questo: c’è chi lo ama, ma qualcuno ne<br />

patisce il curriculum e talvolta il tono da<br />

primo della classe. Dopo un’esperienza<br />

politica appassionata, ma breve, dapprima<br />

come ministro dello Sviluppo economico nel<br />

governo Monti e poi come candidato leader di<br />

un nuovo partito e sfidante per il Comune di<br />

Milano, fa il superconsulente di imprenditori<br />

italiani “che vogliono fare il grande salto:<br />

secondo i casi, di innovazione, di dimensione,<br />

di internazionalizzazione, di quotazione”. Un<br />

ritorno alle origini visto che ha iniziato la sua<br />

carriera in McKinsey, dove tuttora è l’unico<br />

italiano presente nel Global advisory council.<br />

Dottor Passera: le banche sono morte?<br />

«Non scherziamo. L’industria del credito in<br />

Europa sta vivendo una trasformazione profonda<br />

che altrove è già molto più avanti e che<br />

cambierà tante cose. Una trasformazione che<br />

sicuramente impatterà anche sulla dimensione,<br />

l’organizzazione e gli organici delle banche<br />

tradizionali e creerà moltissimi nuovi operatori.<br />

Ma il mestiere dell’erogazione del credito,<br />

mestiere difficilissimo, pur ricevendo dalle<br />

nuove tecnologie - data analytics prima di<br />

tutto - grande aiuto, continuerà a richiedere,<br />

soprattutto nel mondo delle imprese, competenze<br />

di specialisti non facilmente sostituibili<br />

né da robot né dal peer-to-peer».<br />

L’AVVENTO ANCHE IN ITALIA DEI CREDIT-<br />

FUNDS, DI CUI ECONOMY HA PARLATO<br />

NEL PRIMO NUMERO, E DEI MINIBOND<br />

HA POSTO FINE AL MONOPOLIO<br />

Dunque, <strong>Economy</strong> deve cambiare<br />

copertina? I prestiti fai-da-te social non<br />

sostuiranno le banche?<br />

«E’ un argomento serio e complesso, proviamo<br />

a spiegare per gradi a chi è interessato<br />

davvero come sta cambiando e come cambierà,<br />

in Italia e non solo, un’industria che è e<br />

rimarrà cruciale per l’economia. Ok?»<br />

Ok!<br />

«Fino a cinque anni fa l’Italia continuava a<br />

vivere in una situazione normativa anomala,<br />

per quanto riguarda il credito. In parecchi<br />

Paesi sviluppati del mondo il credito che arrivava<br />

alle imprese da fonti non bancarie aveva<br />

già una quota rilevante del totale, mentre in<br />

Italia era praticamente a zero. Un’anomalia<br />

che andava risolta. Tra le liberalizzazioni che<br />

ho introdotto da Ministro ( le altre sono quelle<br />

del commercio e del gas ) c’è proprio quella<br />

del credito. L’avvento anche in Italia dei credit-funds,<br />

di cui proprio voi di <strong>Economy</strong> avete<br />

parlato nel vostro primo numero, e dei minibond<br />

ha posto fine ad un monopolio che durava<br />

da secoli e ha contribuito a portare concorrenza<br />

e nuove risorse all’economia ».<br />

Ma nel 2012 non era ancora chiara la<br />

gravità della crisi bancaria in arrivo. E’<br />

dipesa anche da quelle liberalizzazioni?<br />

«In realtà le crisi che stanno cambiando i connotati<br />

al sistema bancario sono almeno tre, se<br />

non quattro. La prima - creata dalla turbofinanza<br />

anglosassone - è stata la crisi dei derivati<br />

finanziari, che ha prevalentemente risparmiato<br />

il sistema italiano, ma ha imperversato<br />

e devastato mezzo mondo. La seconda - creata<br />

dalla recessione infinita di questi anni - cioè la<br />

crisi dei prestiti non rimborsati ( le cosiddette<br />

sofferenze o Non Performing Loan che dir<br />

si voglia ) è tutt’ora in atto e ha colpito duramente<br />

il settore bancario italiano (circa 400<br />

miliardi di crediti problematici che corrispondono<br />

a circa un quarto del PIL italiano ). Ma la<br />

più stravolgente sarà la terza crisi, quella che<br />

mette a fortissimo stress il modello stesso del-<br />

22


SÌ AL PEER-TO-PEER<br />

SOLO SE INVESTITORI<br />

PROFESSIONALI<br />

GARANTISCONO<br />

PER LA BASE SOCIAL<br />

le banche commerciali tradizionali. La combinazione<br />

di nuove tecnologie, nuova regolazione,<br />

entrata sul mercato di concorrenti da altri<br />

settori unitamente a tassi molto bassi - frutto<br />

questi ultimi di una saggia politica della BCE -<br />

ha drasticamente ridotto i margini economici<br />

delle banche. Molte delle attuali banche tradizionali<br />

già oggi non sono più sostenibili, ma il<br />

numero aumenterà velocemente».<br />

Parlava prima di una quarta crisi ....<br />

«Oltre alle tre crisi strutturali abbiamo avuto<br />

molti casi di gestioni incompetenti, clientelari<br />

se non addirittura criminali. MPS, le due Venete<br />

e le quattro piccolette sono casi indecenti<br />

che hanno causato enormi danni al Paese. I<br />

cosiddetti salvataggi hanno aggiunto enormi<br />

ulteriori costi per i contribuenti italiani che<br />

si sarebbero potuti almeno in parte evitare».<br />

Voltiamo pagina per non svenire. Come se<br />

ne esce?<br />

«Intanto le do una notizia: se ne può uscire. Si<br />

sa cosa va fatto, per superare queste crisi, ma<br />

bisogna dirlo con chiarezza, che è difficile, e<br />

poi farlo, che lo è ancora di più».<br />

Partiamo dal da farsi. C’è chi dice – lo ripete<br />

sempre Ennio Doris, presidente di Banca<br />

Mediolanum – che tra vent’anni al mondo<br />

non saranno rimaste che una ventina di<br />

grandi banche globali.<br />

«Non lo credo e certamente non me lo auguro:<br />

sarebbe una prospettiva inquietante. Un<br />

oligopolio mondiale pericoloso. Credo piuttosto<br />

che ci saranno operatori globali nell’investment<br />

e nel corporate banking, (e male fa<br />

l’Europa a sottostimare i rischi di lasciare la<br />

primazia alle grandi americane), ci saranno<br />

grandissimi operatori nell’asset management<br />

e nel private banking, ci saranno banche commerciali<br />

più o meno grandi, ma certamente<br />

non ci sarà spazio per le piccole e le piccolissime.<br />

Stanno nascendo delle “challenger bank”<br />

che occuperanno segmenti ricchi del mercato,<br />

molto digitalizzate, semplici sul fronte della<br />

raccolta e specializzate sul fronte dei finanziamenti.<br />

Sarà difficile per le banche medie tradizionali<br />

competere con questi operatori che<br />

avranno costi operativi molto più bassi (30-40<br />

% di Cost/Income rispetto a 60-80 %) e margini<br />

sugli impieghi molto più alti. Poi nasceranno<br />

continuamente una miriade di operatori<br />

specializzati in uno-due prodotti di credito<br />

o di raccolta che opereranno<br />

esclusivamente<br />

attraverso internet e<br />

applicando le sempre<br />

nuove tecnologie della<br />

quarta rivoluzione industriale. Nel credito al<br />

consumo e nella gestione del piccolo risparmio<br />

si andrà sempre di più verso i robot».<br />

Anche in Italia?<br />

«Ovviamente anche in Italia. Nei prossimi anni<br />

molti equilibri cambieranno e il panorama<br />

bancario cambierà in modo visibile. Qualche<br />

“challenger bank” c’è che comincia a crescere<br />

molto e altre ne nasceranno. Alcune banche<br />

medie e piccole sapranno mettersi insieme e<br />

raggiungeranno masse critiche sufficienti. E’<br />

chiaro che gli operatori più forti, come in Italia<br />

Intesasanpaolo e Unicredito, che hanno al<br />

proprio interno fortissime divisioni corporate<br />

e potenti divisioni di private banking, continueranno<br />

a guadagnare almeno da queste<br />

attività e a reggersi, ma per molti altri istituti<br />

sarà difficilissimo».<br />

Quali istituti?<br />

SARÀ DIFFICILE PER LE BANCHE MEDIE<br />

TRADIZIONALI COMPETERE CON QUESTI<br />

OPERATORI CHE AVRANNO COSTI<br />

OPERATIVI MOLTO PIÙ BASSI<br />

«Nomi non ne faccio, ma nei prossimi anni<br />

la selezione sarà feroce: chi avrà dimensioni<br />

e forza sufficienti per investire nei nuovi<br />

modelli di business e nelle nuove tecnologie,<br />

chi “pulirà” completamente i suoi bilanci, chi<br />

investirà sulle sue persone avendo il coraggio<br />

di tagliare tutti i costi non più sopportabili, chi<br />

semplificherà le sue procedure e le renderà<br />

trasparenti, avrà la fiducia dei suoi clienti e ce<br />

la farà. Gli altri no».<br />

Ma nessuno pensa a frenare questo<br />

declino, magari cambiando le regole?<br />

«Dal punto di vista regolatorio ciò che è in<br />

arrivo da Bruxelles è destinato ad aumentare<br />

la concorrenza e ridurre ulteriormente i margini.<br />

Mi riferisco alla nuova direttiva sui pagamenti<br />

che liberalizzerà molto questo settore<br />

dal quale, per altro, quasi tutte le banche stanno<br />

disimpegnandosi. Secondo me sbagliando.<br />

Dal 2018 entrerà poi<br />

in vigore la cosiddetta<br />

Mifid2 sulla gestione<br />

del risparmio, che<br />

obbligherà tutti gli<br />

operatori del settore a rendere più trasparenti<br />

tutti i costi diretti e indiretti, accentuando la<br />

concorrenza e dando filo da torcere alle vecchie<br />

rendite di posizione».<br />

E dunque? Cosa consiglia a un piccolo<br />

imprenditore che ha bisogno di un prestito?<br />

«Se un imprenditore ha progetti seri di sviluppo,<br />

questo è il momento di indebitarsi a medio<br />

termine a tasso fisso: l’attuale situazione dei<br />

tassi di interesse e della liquidità non potrà<br />

durare ancora per molto in un Paese che non<br />

sta facendo le riforme che servirebbero. Sia<br />

che ci si rivolga alla propria banca tradizionale<br />

che ai nuovi credit funds, le condizioni per ottenere<br />

linee di credito di questo genere sono<br />

ovvie: piani e management credibili, patrimonializzazione<br />

ragionevole. Per il finanziamento<br />

del capitale circolante le opzioni offerte dai<br />

nuovi operatori sono sempre più numerose:<br />

23


COVERSTORY<br />

Nelle foto accanto, Corrado<br />

Passera con tre fra le personechiave<br />

della sua vita: da sinistra<br />

Giovanni Bazoli, presidente<br />

di Intesa San Paolo, la moglie<br />

Giovanna Salza e Mario Monti.<br />

anticipo fatture e factoring di ogni genere”.<br />

E il peer-to-peer?<br />

«E’ un grande mondo che si sta aprendo. Ma<br />

attenzione: non sarà certamente la panacea<br />

di tutti i mali. E i rischi sono grandi per chi si<br />

improvvisa “banchiere”: il credito va maneggiato<br />

con cura. Può far guadagnare, ma anche<br />

infliggere colossali fregature. Una persona che<br />

non è del mestiere non sa necessariamente<br />

valutare il merito di credito di chi gli chiede un<br />

prestito e può farsi affascinare da progetti non<br />

sostenibili o addirittura da veri imbroglioni.<br />

Quando entrammo tra i primissimi in questo<br />

settore come Banca Intesa, attraverso Banca<br />

Prossima, decidemmo che l’istituto avrebbe<br />

offerto ai privati la possibilità di affiancarlo<br />

nell’erogazione di crediti al Terzo Settore, ma<br />

dando loro opportune garanzie: prima di tutto,<br />

almeno metà del finanziamento era assicurato<br />

da noi e ai peer-to-peer che si univano a<br />

noi garantivamo cla difesa del capitale».<br />

Però lei, da ministro, ha autorizzato anche<br />

il crowdfunding per le start-up!<br />

«Sì, ma anche in questo caso alla condizione<br />

che un’operazione di finanziamento, per poter<br />

coinvolgere investitori privati non professionali,<br />

dovesse essere guidata da un investitore<br />

istituzionale professionale che si rendesse<br />

così garante della sostenibilità dell’impegno.<br />

Ecco: tutto questo mondo giovanissimo di<br />

nuovi strumenti sta crescendo e merita attenzione.<br />

Non merita invece fede cieca…».<br />

Cioè va regolato meglio?<br />

«Sì, imponendo un ruolo di guida e tutela sul<br />

peer-to-peer ad operatori professionali, perché<br />

fare credito è un mestiere difficile. Non<br />

basta disintermediare le banche e raccogliere<br />

i soldi direttamente dai cittadini per farlo diventare<br />

facile. Veda, quei 400 miliardi di cattivo<br />

credito che parzialmente o totalmente non<br />

verrà rimborsato, potranno anche essere metabolizzati<br />

dal sistema bancario, ma diecimila<br />

euro persi da una famiglia in un peer-to-peer<br />

incauto possono creare danni irreparabili».<br />

E il microcredito?<br />

«Serve eccome ! In certi paesi - lo sperimentammo<br />

in Malawi - pochi euro possono creare<br />

una piccola economia famigliare di sussistenza.<br />

In Paesi come il nostro il microcredito che<br />

può cambiare in meglio la vita di una famiglia<br />

può prendere forme molto diverse. Per mia<br />

esperienza questi sono per altro i prestiti con<br />

il più basso tasso di sofferenza ».<br />

E come si potrebbe risolvere allora il<br />

problema delle sofferenze, i famosi Npl?<br />

«Con tre decisioni. Innanzitutto, creando una<br />

Borsa trasparente delle sofferenze bancarie<br />

attraverso una migliore informativa ed<br />

emancipandole così dal circolo ristretto in<br />

cui vengono trattate oggi di pochi operatori;<br />

poi incentivando fiscalmente gli operatori<br />

che deconsolidano le sofferenze appostando<br />

adeguati accantonamenti di bilancio; e infine<br />

accelerando le procedure concorsuali ed esecutive<br />

delle imprese in crisi o in fallimento,<br />

anche assumendo e specializzando centinaia<br />

di magistrati in più».<br />

Facile a dirsi.<br />

«Relativamente facile anche a farsi. Ma ci vuole<br />

una classe politica e dirigente in generale<br />

che voglia prendersi la responsabilità di gestire<br />

problemi complessi in maniera strutturale.<br />

È l’approccio che ci vorrebbe per far fare un<br />

salto di produttività al Paese, per liberarci dalla<br />

paralisi burocratica, ecc.ecc. Se però apre i<br />

giornali si accorge che le priorità in Parlamento<br />

e nei partiti sono ben altre !».<br />

Ultimo incubo: il taglio degli organici<br />

bancari. Che fare?<br />

« L’unica cosa da non fare è negare il problema<br />

o pensare che si risolva da solo. Tutte le<br />

innovazioni in atto nel sistema finanziario e<br />

bancario sono gestibili. E’ chiaro però che per<br />

trasformarsi da banca tradizionale in digital<br />

bank servono competenze in parte diverse<br />

dalle attuali, modelli operativi innovativi e un<br />

rapporto tra costi e ricavi diverso da quello di<br />

oggi: serviranno investimenti in formazione,<br />

contratti di lavoro coerenti con la nuova competitività<br />

e interventi di welfare ad hoc. Se si<br />

accetta che i costi operativi superino i ricavi<br />

come si è fatto recentemente in Veneto l’esito<br />

purtroppo è uno solo. Ma bisogna convincersi<br />

che con la Quarta Rivoluzione Industriale nulla<br />

sarà più come prima e che a fronte di tanti<br />

rischi si aprono anche grandi opportunità».<br />

24


COVERSTORY<br />

WIN THE BANK<br />

L’OLIGOPOLIO<br />

INGRASSATO<br />

SULLA RIFORMA<br />

DELLE POPOLARI<br />

Le banche “di territorio”<br />

hanno sempre sostenuto<br />

la crescita dell’economia locale<br />

per ragioni economiche che<br />

i colossi possono trascurare<br />

di Corrado Sforza Fogliani<br />

e Valerio Malvezzi*<br />

Chissà cosa direbbe Luigi Luzzatti, l’economista<br />

che nel 1863 con l’opera “La<br />

diffusione del credito e le Banche popolari”<br />

si rese artefice della successiva nascita<br />

e sviluppo delle banche popolari in Italia, nel<br />

vedere quanto sta succedendo oggi.<br />

La legge del 2015 ormai, quanto a effetti<br />

giuridici e trasformazioni societarie, può<br />

ritenersi ampiamente attuata. Spesso sentiamo<br />

o leggiamo del<br />

fatto che le banche di<br />

territorio sarebbero<br />

un baluardo a difesa<br />

dell’economia locale.<br />

Tale concetto, se non discusso sotto il piano<br />

economico, rischia di diventare soltanto uno<br />

slogan, da usare in qualche contesto politico.<br />

È del tutto fuorviante pensare che le banche di<br />

territorio – tra le quali certamente si iscrivono<br />

a buon diritto le popolari – siano state per oltre<br />

un secolo e mezzo il motore dello sviluppo<br />

dell’economia italiana per un fatto morale.<br />

Come ricordava un altro economista – Adam<br />

NELLA VICENDA DI BANCA ETRURIA E<br />

DELLE ALTRE IN RISOLUZIONE, SOLTANTO<br />

UNA ERA POPOLARE, MA I MEDIA HANNO<br />

DETTO CHE LO ERANO TUTTE<br />

* NELLA FOTO IN ALTO: CORRADO SFORZA FOGLIANI, PRESIDENTE<br />

COMITATO ESECUTIVO BANCA DI PIACENZA, È ANCHE PRESIDENTE<br />

DELL’ASSOCIAZIONE BANCHE POPOLARI ITALIANE E VICE<br />

PRESIDENTE ABI (ASSOCIAZIONE BANCARIA ITALIANA).<br />

QUI A SINISTRA, VALERIO MALVEZZI, CO-FONDATORE DI WIN THE<br />

BANK, È DOCENTE AL MASTER UNIVERSITARIO MUST E DOCENTE<br />

INCARICATO PRESSO IL COLLEGIO UNIVERSITARIO GRIZIOTTI,<br />

UNIVERSITÀ DEGLI STUTI DI PAVIA.<br />

Smith – un secolo prima della loro nascita,<br />

non è dalla benevolenza del macellaio che otteniamo<br />

la carne, ma dal suo saggio di profitto.<br />

Allo stesso modo, le popolari non sono vicine<br />

al territorio perché sono buone o benevolenti,<br />

ma perché hanno convenienza economica<br />

a farlo. Se non entriamo in questo ordine di<br />

idee, al leggere della loro “vicinanza al territorio”<br />

ci verrebbe da chiederci: ma perché, le<br />

altre banche forse non<br />

lo sono?<br />

Solo così si comprende<br />

che le banche<br />

popolari hanno interesse<br />

allo sviluppo del loro territorio, perché<br />

simbioticamente ad esso legate: la crescita<br />

del contesto economico locale migliora il loro<br />

conto economico – ceteris paribus – mentre<br />

il rallentamento lo peggiora. Questo non avviene<br />

affatto nel caso di banche di più grandi<br />

dimensioni, per la semplice ragione economica<br />

che le grandi banche possono in ogni momento<br />

scegliere il mercato degli impieghi più<br />

favorevole, in un contesto<br />

internazionale e<br />

in un mercato allargato,<br />

più coerente con le<br />

aspettative reddituali<br />

dei propri prestatori<br />

di fondi. Le grandi<br />

banche non sono allo<br />

stesso modo interessate alla permanenza in<br />

bonis del territorio e delle aziende che in esse<br />

vi operano. Quindi, la frase “vicinanza al territorio”<br />

viene spesso fuori luogo citata in modo<br />

apodittico, quasi fosse una attitudine sociale o<br />

morale, e non invece – come è – una ragione di<br />

bilanci e di economia.<br />

Recentemente, il pensiero unico internazionale<br />

ha voluto spostare scelte finanziarie dal<br />

mercato immobiliare a quello finanziario. Così<br />

si spiegano scelte fiscali attuate dal Governo<br />

Monti, uomo vicino al mondo delle banche<br />

d’affari internazionali, e continuate dai successivi<br />

governi italiani.<br />

Una cosa è certa: la riduzione del ruolo delle<br />

banche di territorio crea sul mercato una situazione<br />

di oligopolio per le grandi banche.<br />

Si impone allora una domanda retorica: forse<br />

il sistema finanziario, fortemente radicato in<br />

primari organi di informazione italiani, non<br />

aveva – e non ha tuttora – l’esigenza di screditare<br />

in via mediatica il mondo delle banche<br />

bopolari?<br />

Sarà forse un caso, ma delle recenti vicende<br />

delle quattro piccole banche in crisi, sui principali<br />

organi di informazione si continuava<br />

per mesi a parlare di quattro banche popolari,<br />

quando di popolare, in quello sparuto gruppo,<br />

LE FUSIONI VOLUTE DAL DUCE<br />

L’impalcatura giuridica degli<br />

accorpamenti bancari per imposizione<br />

normativa ha un precedente storico<br />

in quella prevista dal governo fascista<br />

con il Regio Decreto Legge n. 269 del<br />

10 febbraio 1927 (convertito in legge n.<br />

2587 il 29 dicembre 1927): il governo<br />

impose un accorpamento delle banche<br />

minori in quelle maggiori, per superare<br />

le presunte debolezze e le inefficienze.<br />

In particolare le Casse di Risparmio<br />

con meno di 5 milioni di depositi furono<br />

costrette alla fusione in quelle più<br />

grandi della stessa Provincia. Queste<br />

ultime inoltre si dovevano federare con<br />

le altre della medesima Regione.<br />

Alla fine del 1928 si potevano già<br />

contare 89 fusioni tra le 204 Casse<br />

operanti solo l’anno prima. La riforma<br />

consentì la trasformazione di questi<br />

istituti in banche ordinarie di deposito,<br />

con nuovi compiti e priorità.<br />

26


se ne contava solo una.<br />

Sarà un altro caso, ma se uno analizza la compagine<br />

societaria di alcuni primari giornali<br />

italiani trova fondi, banche e società finanziarie.<br />

Appare allora indubbio il fatto che il pensiero<br />

unico internazionale abbia un forte radicamento<br />

nel potere mediatico che nella più<br />

parte controlla e monitora quotidianamente.<br />

La gestione miserevole delle banche venete,<br />

trascinata mediaticamente per mesi e mesi,<br />

non può che avere avuto l’effetto di tirare continue<br />

stilettate agli azionisti e risparmiatori.<br />

Come insegnava Einaudi: il capitale ha le gambe<br />

della lepre.<br />

Bene lo sanno coloro che controllano le informazioni,<br />

poiché l’effetto da loro non disdegnato<br />

è quello di uno spostamento dei risparmi,<br />

come infatti sta avvenendo, verso altri lidi<br />

bancari, grazie anche a una normativa europea<br />

– si pensi al Bail In e al Burden Sharing<br />

– compiacente a tale disegno. Parimenti, nel<br />

silenzio assordante del dibattito politico, è<br />

un fatto che il pensiero unico internazionale,<br />

con tali mosse, abbia posto tutte le banche<br />

oggetto di fusione in condizione di essere, nel<br />

breve o medio termine, preda di fondi europei<br />

e americani. Nessuno<br />

ha ancora fatto bene<br />

i conti con quanto è<br />

stato fatto: se qualche<br />

giornalista attento<br />

andasse a verificare, scoprirebbe che i fondi<br />

hanno comprato e detengono il 30% o 40% di<br />

azionariati che – a differenza dell’azionariato<br />

popolare – vota compatto in assemblea, di fatto<br />

governandola.<br />

La stessa campagna mediatica orchestrata per<br />

dimostrare che pochi casi di malaffare siano<br />

estesi a sistema, gioca sui fatti. La stessa mala<br />

informazione che vorrebbe che la politica locale<br />

potesse entrare facilmente nei giochi delle<br />

Banche popolari è contraria al diritto, prima<br />

che al buon senso.<br />

Al diritto, perché nelle popolari non sono<br />

consentite nomine di natura politica, al di<br />

fuori dell’assemblea. Al buon senso, poiché,<br />

a differenza di altrove, vige un regime di voto<br />

capitario.<br />

FONTE: ELABORAZIONE CENTRO STUDI WIN THE BANK<br />

LA RECENTE RIFORMA DELLE POPOLARI<br />

NON È STATA FIRMATA DAL PRESIDENTE<br />

DELLA REPUBBLICA MA DAL PRESIDENTE<br />

DEL SENATO COME SUPPLENTE<br />

Appare non peregrino infine ricordare che la<br />

riforma delle banche popolari voluta dal Governo<br />

Renzi nel 2015 ha un precedente storico,<br />

quanto a impalcatura giuridica, in un Regio<br />

Decreto del 1927. Solo che allora, a Palazzo<br />

Chigi, sedeva tale Mussolini Benito.<br />

Le banche popolari erano espressione del liberalismo<br />

democratico, che a quei tempi – ci<br />

verrebbe da dire anche ai nostri – non era<br />

più di moda. Per tale<br />

ragione la politica dei<br />

tempi privilegiava le<br />

Casse di Risparmio,<br />

come dimostra il sostegno<br />

statale fornito al momento della crisi<br />

di liquidità, successiva alla crisi di Wall Street<br />

del 1929. Molte Banche private si trovarono<br />

prive di liquidità e con code di persone per la<br />

strada, mentre le Casse di Risparmio – dove le<br />

nomine (fasciste) erano previste e stabilite –<br />

venivano finanziate dal Governo.<br />

Le scelte politiche e i modelli economici non<br />

sono mai neutrali.<br />

Qualcuno vuole oggi sostituire una moltitudine<br />

di piccole banche popolari, radicate nel<br />

territorio italiano fatto di piccole imprese, con<br />

una situazione di oligopolio bancario, di certo<br />

gradita al pensiero unico finanziario internazionale,<br />

che vuole un sistema bancario italiano<br />

estero gestito.<br />

Qualcuno dovrà ricordare che resterà nella<br />

52 BANCHE<br />

186 SOCIETÀ FINANZIARIE E STRUMENTALI<br />

5.273<br />

45.000 DIPENDENTI<br />

SPORTELLI<br />

270 MILIARDI DI EURO<br />

TOTALE ATTIVO<br />

6.000.000<br />

CLIENTI<br />

BANCHE POPOLARI<br />

LA FORZA DEI NUMERI<br />

Le Banche Popolari nacquero in Italia<br />

grazie all’economista Luigi Luzzatti,<br />

nel 1863. Secondo i dati ripresi da<br />

Assopopolari, ad oggi le Banche<br />

Popolari sono 52, e diventano 186<br />

se si considerano anche le società<br />

connesse e strumentali. Possono<br />

contare su oltre 6 milioni di clienti e<br />

impiegano circa 48.000 dipendenti,<br />

come si può evincere nella tabella<br />

sotto riportata.<br />

Dal 2015 questo mondo ha subito<br />

una forte modifica attraverso<br />

l’approvazione di una legge che<br />

obbliga le Popolari alla trasformazione<br />

in Società per Azioni al superamento<br />

di un determinato limite dimensionale<br />

(8 miliardi di euro di attivo). Si citano,<br />

ad esempio, la fusione tra Banca<br />

Popolare di Milano e Banco Popolare<br />

di Verona di fine 2016, con la nascita<br />

del Gruppo Banco BPM, e la più<br />

recente acquisizione di Veneto Banca<br />

e Banca Popolare di Vicenza da parte<br />

di Intesa San Paolo.<br />

storia bancaria italiana l’annotazione che la<br />

recente riforma delle popolari, curiosamente,<br />

non sia stata firmata dal Presidente della<br />

Repubblica, ma che il DL sia stato portato alla<br />

firma del Presidente del Senato in carica, in<br />

funzione di supplente. Qualcun altro quindi<br />

dovrà spiegarlo, al buon Luzzatti, come si vogliono<br />

far finire centocinquant’anni di libera<br />

storia dell’economia italiana.<br />

Per info: www.winthebank.com<br />

27


QUI SOPRA IL BORGO CALABRESE STILO<br />

GESTIRE<br />

L’IMPRESA<br />

PICCOLI BORGHI, GRANDI NUMERI<br />

IL TURISMO 2.0 PARTE DAL BASSO<br />

TURISTICA<br />

L’anno scorso l’incoming nei “centri minori” è aumentato e nel <strong>2017</strong>,<br />

eletto “Anno dei Borghi”, il trend prosegue. Ma per spingere il business<br />

ci vogliono leggi di riferimento e una promozione in Rete più adeguata<br />

E’ uno dei pochi settori<br />

dell’economia italiana<br />

a «tirare», stando alle<br />

statistiche: il turismo, in tutte<br />

le sue declinazioni, dal bed<br />

and breakfast al campeggio al<br />

resort a cinque stelle. Merito<br />

delle attrattive del nostro<br />

Paese e del declino di certa<br />

concorrenza. Come sfruttare<br />

questa congiuntura positiva?<br />

Ecco qualche esempio.<br />

30<br />

ELENA DAVID<br />

PER VALTUR IN ARRIVO<br />

PROFITTI DA PASSERELLA<br />

34<br />

PALAZZO SENECA<br />

LA SFIDA VINCENTE<br />

DI VINCENZO BIANCONI<br />

36<br />

GOOGLE GRAND TOUR<br />

MARCO GAY: CHE BELLO<br />

SE L’AVESSIMO FATTO NOI!<br />

Torna a crescere il turismo in Italia, e apre<br />

nuove possibilità di business specie per<br />

le micro imprese. Qualche numero: secondo<br />

le stime Ciset-Ca Foscari, gli arrivi nel <strong>2017</strong><br />

saranno 65 milioni, con una crescita di oltre<br />

il 4% rispetto ai 62,2 milioni del 2016, già in<br />

aumento del 4,3% sull’anno precedente. Per<br />

l’Organizzazione Mondiale del Turismo la<br />

di Riccardo Venturi<br />

QUASI 10 MILIONI DI PERNOTTAMENTI<br />

IN LUOGHI NON FACILI DA RAGGIUNGERE,<br />

RAPPRESENTANO UN FENOMENO POSITIVO<br />

PER L’INTERO COMPARTO NAZIONALE<br />

bilancia turistica dei<br />

pagamenti nel 2016<br />

ha visto un saldo netto<br />

positivo di 13.812<br />

milioni di euro, con<br />

un aumento del 2% sul 2015, e i viaggiatori<br />

stranieri in Italia hanno speso 36.359 milioni,<br />

più 2,3%; cifre destinate a salire nell’anno<br />

in corso. Buono anche l’andamento del<br />

turismo interno, tornato a crescere anche<br />

per i timori legati al terrorismo che penalizzano<br />

diverse destinazioni estere: secondo<br />

Cna, la scelta degli italiani di fare le vacanze<br />

in patria farà crescere quest’estate il comparto<br />

turistico del 6,5%. Un paio di zoom<br />

su questa ripresa permettono di misurare<br />

quanto sono ampi gli spazi per la crescita di<br />

una nuova micro imprenditorialità turistica,<br />

possibilmente 2.0. Il primo, visto che il<br />

<strong>2017</strong> è stato battezzato dal Mibact Anno dei<br />

Borghi, è doverosamente sui borghi, anzi:<br />

sui 271 che fanno parte del Club Borghi più<br />

belli d’Italia. Che la<br />

crescita del turismo<br />

italiano si stia dirigendo<br />

anche verso<br />

questa proposta, che<br />

qualche tempo fa si sarebbe definita di nicchia,<br />

lo dimostrano i numeri, questa volta<br />

dell’Istat: 2,9 milioni di arrivi (erano 2,7)<br />

pari al 2,6% del totale nazionale, con in media<br />

11mila turisti all’anno per borgo, 10,6<br />

milioni di presenze, pari al 2,7% del totale<br />

nazionale e 36mila notti all’anno per borgo.<br />

Vale a dire 10,3 presenze ogni abitante dei<br />

borghi, contro una media Italia di 6,5.<br />

29


GESTIRE L’IMPRESA/TURISMO<br />

Quadro sintetico dei flussi turistici incoming/outgoing<br />

2016 <strong>2017</strong><br />

VALORI ASSOLUTI<br />

IN MIGLIAIA<br />

VAR. % VALORI ASSOLUTI VAR. %<br />

IN MIGLIAIA<br />

Arrivi mondiali in Italia<br />

Arrivi in Italia da 21 paesi<br />

Area mediterranea<br />

Europa centrale<br />

Nord Europa<br />

Extra Europa<br />

Partenze Italiani verso l’estero<br />

62.262 4,3 64.786 4,1<br />

45.207 2,7 46.327 2,5<br />

6.939 2,0 7.054 1,7<br />

22.519 2,5 22.987 2,1<br />

5.895 2,4 5.983 1,5<br />

9.855 4,1 10.303 4,6<br />

22.942 1,9 23.405 2,0<br />

VOGLIAMO CHE<br />

I TURISTI VADANO<br />

IN LUOGHI NON MORTI<br />

MA DOVE C’È GENTE,<br />

MEGLIO I PANNI STESI<br />

ALLE FINESTRE<br />

CHE STRADE<br />

DESERTE E FINTE<br />

FIORELLO PRIMI, PRESIDENTE DE I BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA<br />

Area mediterranea<br />

Europa centrale<br />

Nord Europa<br />

Extra Europa<br />

FONTE: INDAGINE PREVISIONALE UNIVERSITÀ CA’FOSCARI-CISET<br />

13.352 1,9 13.662 2,3<br />

4.172 1,8 4.234 1,5<br />

2.425 3,3 2.477 2,2<br />

2.993 1,2 3.031 1,3<br />

ci sono 100 giovani che hanno aperto bed<br />

and breakfast, stanno ristrutturando case di<br />

montagna. L’altro esempio è al Sud, Stilo, in<br />

Calabria, dove il turismo è molto marginale<br />

nonostante centinaia di migliaia di persone<br />

visitino la cattolica, una delle chiese bizantine<br />

più importanti d’Europa, uno dei simboli<br />

della Calabria. Ma la gente non si fermava.<br />

«La maggior parte dei nostri borghi comincia<br />

a essere conosciuta dal turismo solo<br />

dopo che è entrata nel Club - racconta a <strong>Economy</strong><br />

il presidente del club de “I Borghi più<br />

belli d’Italia” Fiorello Primi - abbiamo avuto<br />

fenomeni anche straordinari, con l’apertura<br />

di decine di attività, dal nuovo bar a nuovi<br />

ristoranti a 6 o 7 B&B, dal giornalaio al parrucchiere<br />

e dietro a<br />

Li abbiamo un po’<br />

GRAZIE AL CLUB DEI BORGHI PIÙ BELLI<br />

questo c’è il lavoro<br />

istruiti, abbiamo<br />

D’ITALIA, I PICCOLI CENTRI SONO RINATI.<br />

degli artigiani che L’ASSOCIAZIONE ISTRUISCE GLI ABITANTI ristrutturato un albergo,<br />

ristrutturano case, SU COME APRIRE ALBERGHI E BOTTEGHE<br />

alcuni giovani<br />

appartamenti. Un<br />

portano con le Api<br />

paio di esempi: uno al nord, in provincia di<br />

Cuneo, Ostana. È un borgo con circa 100 abitanti,<br />

30 anni fa ne aveva 1600, sulle montagne<br />

del Monviso. Si era completamente<br />

spopolato, erano rimasti 15-20 vecchietti.<br />

Siamo andati a inaugurare un albergo, ha<br />

riaperto un negozio di alimentari, è nato<br />

il primo bambino dopo tanto tempo. Ora<br />

la gente che prima arrivava in macchina,<br />

abbiamo riaperto qualche botteguccia e ricreato<br />

la vita nel borgo che stava morendo.<br />

Così sono aumentati i valori immobiliari».<br />

Primi ammette che è così che ci si diverte:<br />

«Noi vogliamo che i turisti vadano in luoghi<br />

non morti ma dove c’è gente, è meglio<br />

avere stese alla finestra le mutande della<br />

30


vecchietta o la tuta dell’operaio piuttosto<br />

che visitare luoghi finti. Quasi 10 milioni<br />

di pernottamenti in luoghi con 1 milione di<br />

abitanti, quasi improbabili dal punto di vista<br />

dell’ubicazione e del come raggiungerli,<br />

rappresentano un fenomeno positivo per la<br />

nazione intera». Quel che emerge dai borghi<br />

è dunque un effetto volano che parte dal turismo<br />

per risollevare, in certi casi resuscitare,<br />

luoghi ormai spenti, dando spazio a tante<br />

attività, compresi quegli alberghi diffusi<br />

che Primi considera la forma di ricettività<br />

più adatta alla realtà dei borghi, che infatti<br />

si è sviluppata da nord a sud in realtà quali<br />

Santo Stefano di Sessanio, Raggiolo, Gangi,<br />

Brisighella. Questo stesso tipo di dinamica<br />

è in corso nella seconda realtà sulla quale<br />

facciamo uno zoom, quella dell’enoturismo.<br />

Ripartiamo dai numeri, quelli della venticinquesima<br />

edizione di Cantine Aperte:<br />

circa 1,1 milioni di enoturisti, il 10% in più<br />

rispetto al 2016, in 800 aziende vitivinicole<br />

in tutta Italia, con decine di migliaia di calici<br />

solidali venduti.<br />

«L’enoturismo può certamente portare nuovi<br />

posti di lavoro e occasioni d’impresa ma<br />

c’è un “piccolo” problema che speriamo venga<br />

risolto presto: non esiste una legge che ci<br />

permetta di fare enoturismo - puntualizza il<br />

presidente del Movimento turismo del vino<br />

Carlo Pietrasanta - non possiamo vendere la<br />

visita della cantina con degustazione, non<br />

possiamo fare una fattura con 50 visite guidate<br />

con degustazione 30 euro a testa uguale<br />

1500 euro. È già capitato che venissero a<br />

fare dei controlli, sono state date delle multe.<br />

Non posso nemmeno farmi un’assicurazione<br />

che se un visitatore inciampa e cade<br />

mi copra l’eventuale danno fisico. In questi<br />

anni ci siamo inventati dei modi sul filo del<br />

rasoio per fare comunque enoturismo, le<br />

aziende che ne hanno avuto possibilità di<br />

farsi un agriturismo lo usano per fare degustazioni,<br />

le più grandi hanno comprato una<br />

licenza per aprire una parte commerciale».<br />

CARLO PIETRASANTA, PRESIDENTE DEL MOVIMENTO TURISMO DEL VINO<br />

Il Ddl enoturismo è in itinere al Senato, si<br />

spera che entro l’autunno possa essere approvato<br />

anche dalla Camera. «Per noi è la<br />

chiave di volta - aggiunge Pietrasanta - fosse<br />

approvato potremmo fare enoturismo con<br />

la e maiuscola, organizzarci, assumere personale.<br />

Abbiamo stimato 4mila cantine che<br />

fanno enoturismo di qualità, se solo quelle<br />

assumessero 2 persone sarebbe già qualcosa<br />

di importante. Le aziende che producono<br />

vino sono 80mila, quindi i numeri potrebbero<br />

essere ben più grandi».<br />

L’ENOTURISMO È UN ALTRO DRIVER<br />

DI CRESCITA, MA PER IL PRESIDENTE DEL<br />

MOVIMENTO BISOGNA VARARE IN FRETTA<br />

LA LEGGE CHE LO DEVE REGOLAMENTARE<br />

Secondo quanto spiega il presidente del movimento<br />

Turismo del Vino «quello di cui c’è<br />

bisogno è la figura dell’addetto alla visita<br />

enoturistica, che abbia competenze da sommelier<br />

e da comunicatore web 2.0, e anche<br />

la capacità di indicare al visitatore quel che<br />

c’è da visitare sul territorio«. «E poi c’è tutto<br />

l’indotto - continua - la nostra associazione<br />

spinge perché si facciano cellule aggregative,<br />

un paio di cantine vicine si uniscono a 4<br />

ristoranti e 2 posti dove dormire, coinvolgono<br />

un palazzo storico, un museo, una villa,<br />

una chiesa: ogni luogo in Italia ha qualcosa<br />

di bello, interessante, curioso da vedere».<br />

CIRCA 1,1 MILIONI<br />

DI ENOTURISTI,<br />

IL 10% IN PIÙ<br />

SUL 2016, ALLA<br />

25ESIMA EDIZIONE<br />

DI CANTINE APERTE<br />

Torna, dunque, il concetto del volano e della<br />

rete, in grado di dare lavoro e di far nascere<br />

tante nuove micro imprese. Manca però<br />

un elemento fondamentale, il carburante: il<br />

web. Un web partecipato, però, che permetta<br />

a tutti di partecipare al racconto.<br />

«Il viaggiatore oggi è diventato un “viaggiautore”,<br />

che condivide in tempo reale non<br />

solo recensioni ma anche foto, emozioni, informazioni,<br />

trasformando consapevolmente<br />

o meno, i suoi viaggi in storie» è l’analisi<br />

dell’esperta Enit di web marketing Roberta<br />

Milano, «le testimonianze spontanee sono<br />

ancora più efficaci della promozione classica,<br />

percepita spesso come autoreferenziale.<br />

La sfida, anche per noi di Enit, sta nel proiettarsi<br />

all’ascolto, nell’individuare queste<br />

storie e nel renderle visibili o consultabili al<br />

maggior numero di persone. Con l’hashtag<br />

#Italianvillages, da noi lanciato a gennaio<br />

insieme alle Regioni in occasione dell’Anno<br />

dei Borghi voluto dal ministro Franceschini,<br />

abbiamo aggregato il racconto di tutti sul<br />

tema Borghi italiani. Abbiamo superato 66<br />

milioni di impression tra Instagram, Twitter<br />

e Facebook e 25mila utenti che stanno<br />

raccontando le meraviglie dell’Italia meno<br />

nota in ogni istante. È solo un esempio dei<br />

diversi e creativi approcci di comunicazione<br />

che devono essere messi in atto per una<br />

promozione davvero efficace».<br />

31


GESTIRE L’IMPRESA/TURISMO<br />

I VALOROSI<br />

ELENA DAVID, LA MODELLA MANCATA<br />

CHE OGGI MANDA IN PASSERELLA<br />

I PROFITTI DELLA “SUA” VALTUR<br />

Per il nuovo a.d. del gruppo turistico-alberghiero la ricetta del rilancio<br />

è «puntare sul bleisure, il mix tra turismo d’affari e divertimento» nel<br />

quale il gruppo vuol diventare leader entro 5 anni: «Siamo una start-up<br />

di 50 anni e stiamo rinascendo poggiando sulle origini»<br />

di Monica Setta<br />

ELENA DAVID È UNA DONNA BELLISSIMA che<br />

da ragazza sognava di fare la modella. Ma la<br />

sua avvenenza fisica, il fascino sfolgorante<br />

che emana mentre parla con quell’accento<br />

toscano così intrigante, suadente, è solo la<br />

facciata. La verità è che lei, laurea in economia<br />

e commercio a Firenze, master alla Ca’ Foscari<br />

di Venezia, alle spalle una carriera di successo<br />

in Starhotels e nella catena alberghiera<br />

UNA Hotels & Resort, fa un mestiere per cui<br />

sembra davvero essere nata. Amministratore<br />

delegato del gruppo Valtur, un brand storico<br />

nel turismo italiano popolare in tutto il<br />

mondo, la David è in cabina di regia dal<br />

dicembre dell’anno scorso eppure ha già<br />

rifondato tutto il sistema seguendo uno<br />

slogan che lei stessa ha coniato, con quella<br />

verve che l’intera business community le<br />

invidia: «la nostra azienda è una start up che<br />

ha compiuto i fatidici 50 anni».<br />

Lei, come rivela in questa intervista esclusiva<br />

ad <strong>Economy</strong>, ha ricordi teneri e bellissimi<br />

della Valtur di ieri. «Ho due figli, Lorenzo che<br />

oggi ha 25 anni e Virginia che ne ha 19. Quando<br />

erano piccoli ho sempre fatto vacanze nei<br />

villaggi», racconta, «avevo la mia secondogenita<br />

piccola quando frequentavo ogni estate<br />

Ostuni, in Puglia, o Simeri in Calabria. D’inverno,<br />

invece, andavamo a Marilleva, in Trentino.<br />

Ho avuto ed ho un marito meraviglioso, ma<br />

quelle vacanze con i bambini che erano affidati<br />

allo staff dei baby club, e durante le quali<br />

potevo finalmente staccare la spina, riposarmi<br />

al mare o in montagna, rimangono indelebili<br />

nella mia memoria di giovane madre<br />

protettiva che, nella vita di tutti i giorni, non<br />

perdeva di vista i propri figli cercando di conciliare<br />

ciò che apparentemente, ancora oggi,<br />

per le donne sembra inconciliabile e cioè lavoro<br />

e famiglia».<br />

Lei dice «siamo una start up che ha mezzo<br />

secolo», dunque, la sfida è innestare il<br />

nuovo sulla solida struttura del passato. Mi<br />

spiega meglio che cosa intende fare?<br />

La parola chiave è “renaissance” ossia rinascere<br />

partendo da quelle che sono le origini<br />

del gruppo Valtur. Lo dico con fisiologico orgoglio:<br />

sono alla guida di un marchio che ha<br />

fatto realmente la storia del turismo in Italia,<br />

anche se negli ultimi tempi forse non si era<br />

sufficientemente adeguato ai cambiamenti<br />

che hanno attraversato il settore. Siamo partiti<br />

subito con il piano di rilancio perché il primissimo<br />

obiettivo è fare profitti, nei prossimi<br />

5 anni vogliamo diventare il brand leader nel<br />

“bleisure” ovvero la nuova tendenza nel turismo<br />

che lega il business al divertimento, al<br />

piacere. Il fenomeno, nato negli USA, si sta diffondendo<br />

anche da noi allargandosi alle fasce<br />

dei manager-viaggiatori.<br />

32


IL 60% DEI<br />

VIAGGIATORI<br />

NEL 2016 HA UNITO<br />

LAVORO E SVAGO<br />

PORTANDOSI LA<br />

FAMIGLIA. IL 30% HA<br />

AGGIUNTO 2 GIORNI<br />

VALTUR IN NUMERI<br />

80 MILIONI DI RICAVI<br />

(+30%)<br />

18 STRUTTURE<br />

4000 POSTI LETTO<br />

100 DIPENDENTI FISSI<br />

* valori 2016<br />

EBITDA 6 (+7%)<br />

Lei mi sta parlando del bleisure traveller<br />

che arriva nelle strutture alberghiere<br />

in giacca e cravatta portandosi dietro<br />

la consorte con il bebè magari nel<br />

passeggino. Secondo il rapporto Bridge<br />

Street Global Hospitality il 60 per cento<br />

dei viaggiatori dell’ultimo anno ha unito<br />

lavoro e divertimento portandosi dietro<br />

la famiglia. Addirittura il 30 per cento ha<br />

aggiunto 2 giorni di vacanza alla trasferta<br />

di lavoro...<br />

Esattamente. Noi siamo i candidati naturali<br />

ad occupare questa fascia di mercato così<br />

vasta perchē abbiamo location fantastiche ed<br />

anche grandi strutture alberghiere per mega<br />

eventi o spazi congressuali. Ci sono aziende<br />

italiane che fino a ieri andavano ad Orlando<br />

per le loro convention mentre da domani possono<br />

utilizzare uno dei nostri villaggi risparmiando<br />

ad esempio sui viaggi. Ovviamente<br />

questo significa allungare l’apertura dei villaggi<br />

perché il turismo congressuale si fa sulle<br />

spalle della stagione. Il nostro paese consente<br />

di avere il sole anche ad aprile, abbiamo una<br />

tradizione unica sul terreno enogastronomico<br />

dunque possiamo superare il concetto<br />

“classico” della settimana di ferie in agosto.<br />

Questo significa che chi prenota in Valtur<br />

può arrivare o ripartire quando vuole<br />

senza la rigidità della classica settimana?<br />

Proprio così. Per raggiungere questo obiettivo,<br />

appena arrivata in Valtur, ho scardinato<br />

il format della rigidità dei 7 giorni con arrivi<br />

o partenze strettamente codificati. Già da<br />

adesso si arriva o si riparte quando si vuole.<br />

Ci sono famiglie che vogliono magari regalarsi<br />

un lungo weekend senza la permanenza<br />

dal lunedì alla domenica, è giusto andare<br />

incontro da parte nostra a queste esigenze.<br />

Dobbiamo puntare sulla capacità di ricevere,<br />

accogliere, indovinando possibilmente in anticipo<br />

i gusti della nostra clientela.<br />

Allungamento della stagione, turismo<br />

congressuale con coda di piacere o<br />

divertimento, ottima cucina, animazione,<br />

servizi perfetti. Ma i prezzi? Cambieranno<br />

le tariffe magari corrette al rialzo a fronte<br />

di tanti optional?<br />

Assolutamente no, la nostra “scontistica” è<br />

una tradizione confermata: il primo figlio di<br />

una famiglia tipo di 4 persone è gratis fino ai<br />

14 anni mentre il secondo paga la metà. Resta<br />

il fatto che prima si prenota, più si guadagna.<br />

Ecco perchè ho introdotto un’altra<br />

novità. Il catalogo della prossima estate 2018<br />

sarà pronto, diffuso già a settembre insieme<br />

a quello invernale perchè se qualcuno volesse<br />

farlo, potrebbe regalarsi sotto l’albero la<br />

33


GESTIRE L’IMPRESA/TURISMO<br />

I VALOROSI<br />

vacanza dell’estate successiva con un forte<br />

risparmio sui prezzi. Le tariffe rimangono<br />

competitive perché anche se i villaggi si stanno<br />

trasformando in “Resort” la nostra offerta<br />

Valtur deve essere articolata sulla molteplicità<br />

delle tasche degli italiani.<br />

Per chi invece vuole qualche benefit in più?<br />

Certo, se chi viene in Valtur vuole avere qualche<br />

benefit in più come l’ombrellone in prima<br />

fila, il tavolo prenotato al ristorante, può<br />

tranquillamente acquistare l’upgrading attraverso<br />

la carta “Gold” . Per il resto, abbiamo<br />

un’offerta che ha pochi competitors, fondata<br />

su una fortissima animazione, sulla cucina<br />

mediterranea di qualità o sulle strutture alberghiere.<br />

Puntiamo moltissimo sul web,<br />

tutto diventa “social”, ma Valtur, per come la<br />

conoscono coloro che la frequentano da anni,<br />

non cambia pelle. Pare comunque che la nuova<br />

offerta piaccia, visto che le prenotazioni<br />

lievitano, e in alcuni casi siamo già sold out.<br />

È stata nominata solo nello scorso mese<br />

di dicembre, ma appena arrivata è stato<br />

subito exploit. Le succede qui quanto già era<br />

accaduto in Starhotels dove aveva iniziato a<br />

lavorare nel 1990 fino a diventare direttore<br />

generale oppure in UNA Hotels&Resort<br />

che lei ha guidato con grandissimi successi<br />

dal 2000. Brava! Ma... come fa?<br />

Se glielo dico, non ci crederà (ride divertita,<br />

NdR). Il mio asso nella manica? Mio marito<br />

Maurizio, lui lavora in General Electric, siamo<br />

sposati da oltre 25 anni ma ci vogliamo bene<br />

come il primo giorno. Maurizio è un siciliano<br />

dal carattere forte e tenero che ha sempre<br />

fatto sì che io restassi con i piedi per terra.<br />

Sono una donna determinata, ambiziosa,<br />

profondamente diligente, ma quello che ho,<br />

glielo assicuro, me lo sono meritato. Come diceva<br />

lady Margaret Tatcher, non dite che sono<br />

stata “solo” fortunata, ho anche e soprattutto<br />

lavorato sodo”.<br />

A che cosa ha rinunciato per fare carriera?<br />

Sicuramente ho perso qualcosa della crescita<br />

dei miei figli, la sera tornavo a casa distrutta<br />

dalla stanchezza, volevo solo dormire, eppure<br />

restavo con i miei ragazzi, sicura che nelle ore<br />

precedenti avevano avuto una guida formidabile,<br />

il loro padre. Da manager perfezionista,<br />

puntigliosa, non ho mai lasciato a metà una<br />

riunione, sono quella che lavora di più ma<br />

il mio modello è servito a mia figlia Virginia<br />

per capire che i successi si conquistano con<br />

l’impegno. Ho sempre vissuto del mio lavoro<br />

senza mai montarmi la testa se le cose andavano<br />

bene. Sono rimasta, pur facendo di<br />

professione la manager, una donna ed una<br />

mamma normale.<br />

Che cosa fa quando non lavora? So che da<br />

ragazza voleva fare la modella... va in giro<br />

per sfilate?<br />

Sì, è vero, volevo fare la modella perchè mi era<br />

facile farmi fotografare, restavo naturale davanti<br />

all’obiettivo, anche oggi non mi imbarazza.<br />

Ovviamente è un sogno giovanile, in realtà<br />

ho sempre immaginato di fare ciò che faccio.<br />

Quando stacco, mi piace fare piccoli lavoretti<br />

all’uncinetto. Mi rilassa, mi svuota la mente<br />

dai mille pensieri. Poi cammino molto, cerco<br />

di non rinunciare mai alla mia ora di passeggiata<br />

a passo sostenuto, non sono una grande<br />

cuoca ma riesco ad organizzare con piacere<br />

le cene insieme agli amici. Ho introdotto il<br />

criterio “solidale” secondo il quale ognuno<br />

porta una pietanza, ci si diverte molto. Non<br />

vado in giro per sfilate, però amo la moda. Fra<br />

le mie griffe preferite, essendo siciliana al 50<br />

per cento, c’è Dolce & Gabbana, ma non sono<br />

schiava di niente, né del tailleur da manager<br />

né del tacco o della scollatura. Cavalco le normali<br />

tendenze della moda, mi vesto seguendo<br />

l’istinto senza clichè. Amo leggere, ascoltare<br />

la musica, Tiziano Ferro sempre, tutto, e poi<br />

mi piace il cinema. Vuol sapere qual è l’ultimo<br />

film che ho visto? È stato “Wonder woman”,<br />

forse per ispirarmi... poi non scriva che non<br />

sono autoironica o spiritosa.<br />

34


IO SONO COSÌ E LA MIA BANCA LO SA.<br />

> BANKING > INVESTIMENTI > CONSULENZA > TRADING


GESTIRE L’IMPRESA/TURISMO<br />

LA CASE HISTORY<br />

Palazzo Seneca,<br />

la passione<br />

che si fa strada<br />

tra le macerie<br />

La storia straordinaria<br />

dell’albergo Relais & Châteaux<br />

umbro, capolavoro di restauro<br />

conservativo antisismico, riaperto<br />

senza danni dopo il terremoto<br />

di Riccardo Venturi<br />

SOPRA UN INTERNO DI PALAZZO SENECA, A DESTRA L’IMPRENDITORE VINCENZO<br />

BIANCONI E NELLA PAGINA ACCANTO UN ESTERNO DELL’ALBERGO UMBRO<br />

Ci sono strutture simbolo la cui riapertura<br />

dopo un evento catastrofico<br />

come un terremoto ha la capacità<br />

di trascinare con sé l’intera comunità di<br />

cui fanno parte, avviando o meglio consolidando<br />

un percorso collettivo di rinascita.<br />

È il caso dell’Hotel Relais & Châteaux Palazzo<br />

Seneca di Norcia, che ha riaperto a fine<br />

aprile, 9 mesi dopo il sisma che ha duramente<br />

colpito la cittadina umbra, facendo<br />

crollare tra l’altro gran parte della Basilica<br />

di San Benedetto. In realtà l’Hotel, grazie<br />

agli importanti lavori strutturali durati 7<br />

anni in seguito al terremoto del 1997, non<br />

ha subito alcun danno dal sisma dello scorso<br />

23 agosto, ma è stato comunque chiuso<br />

perché in pieno centro storico, a pochi passi<br />

dalla piazza di San Benedetto, all’interno<br />

della zona rossa. La prima notizia è proprio<br />

questa: l’Hotel Palazzo Seneca dimostra che<br />

quando si investe in sicurezza, i danni dei<br />

terremoti possono essere prevenuti. «Palazzo<br />

Seneca risale al Cinquecento. Abbiamo<br />

svuotato tutte le volte a crociera dell’epoca,<br />

le abbiamo scaricate del peso lasciandone<br />

intatta la bellezza, agganciandole ai solai<br />

rifatti. Siamo andati a rivedere le fondazioni,<br />

e abbiamo fatto un’opera di palificazione<br />

della struttura per essere più sicuri» spiega<br />

a <strong>Economy</strong> Vincenzo Bianconi, con il fratello<br />

Federico sesta generazione di una famiglia<br />

che fa ristorazione e ospitalità a Norcia dal<br />

1850: e chi si occupa di architettura nelle<br />

zone sismiche farebbe<br />

bene a prendere<br />

appunti. «Abbiamo<br />

rifatto il grande soffitto<br />

in legno e fatto<br />

tutti gli intonaci armati con la rete metallica<br />

da parete a parete. Inoltre abbiamo mantenuto<br />

la struttura originaria degli spazi<br />

interni, fatta di tante piccole sale: spesso<br />

l’errore che si fa è voler fare grandi saloni,<br />

il che comporta un forte alleggerimento della<br />

tenuta dei solai, perché vengono meno le<br />

tramezzature. Insomma abbiamo mantenuto<br />

la maglia storica del palazzo, non indebolendola<br />

ma rafforzandola» dice Bianconi.<br />

BIANCONI: «ABBIAMO SCARICATO DEL<br />

PESO LE VOLTE A CROCIERA DEL ‘500,<br />

LASCIANDONE INTATTA LA BELLEZZA,<br />

E AGGANCIANDOLE AI SOLAI RIFATTI»<br />

La cura adottata per il restauro dice molto<br />

di questo hotel Relais & Châteaux, l’anno<br />

scorso inserito dal Sunday Telegraph tra i<br />

10 più speciali della italian countryside, più<br />

di recente tra i 5 finalisti del premio Hotel<br />

of the year dal prestigioso network Virtuoso,<br />

15mila travel agent globali del segmento<br />

lusso. «L’Hotel of the year è un premio che<br />

viene assegnato anche in base all’impatto<br />

sulla comunità per<br />

l’evoluzione di un<br />

turismo di qualità.<br />

Normalmente va a<br />

strutture che si trovano<br />

in località emergenti, grandi alberghi<br />

che cambiano l’economia di quei luoghi.<br />

Norcia dopo il terremoto è dunque vista da<br />

Virtuoso come una destinazione emergente,<br />

ed è stato riconosciuto il ruolo di Palazzo<br />

Seneca, un ruolo di rilancio di un turismo<br />

di alta qualità» dice soddisfatto Bianconi.<br />

Un percorso che è iniziato con la riapertura<br />

di fine aprile: «sono arrivati dagli Stati<br />

Uniti apposta per noi sei tour operator del<br />

36


segmento lusso con i loro più alti dirigenti,<br />

per verificare lo stato di Norcia e della struttura,<br />

e capire quali esperienze turistiche è<br />

possibile confezionare. Sono stati 3 giorni e<br />

oltre a gratificarci con la loro presenza hanno<br />

sperimentato in prima persona quel che<br />

i loro ospiti possono provare; da lì a breve<br />

sono arrivate le proposte di contratto fino al<br />

2018». Tra i protagonisti di questo rilancio<br />

internazionale figura un tal San Benedetto:<br />

«l’85% dei monaci di Norcia è americano,<br />

una comunità molto attiva, giovane e dinamica<br />

che continua a intrattenere rapporti<br />

stretti con i luoghi da cui provengono. San<br />

Benedetto è un personaggio straordinario,<br />

e Norcia è un luogo simbolico ora più che<br />

mai dei valori fondanti della cultura occidentale,<br />

portati avanti dai benedettini» dice<br />

Bianconi.<br />

Che l’Hotel Palazzo Seneca abbia un ruolo<br />

che va al di là di quello meramente turistico<br />

lo dimostra il fatto che alla sua riapertura<br />

ha mandato un messaggio il Presidente del<br />

Consiglio Paolo Gentiloni, salutandola come<br />

«una tappa importante nel percorso di ricostruzione<br />

e di rilancio dell’economia locale»,<br />

e ha partecipato di persona il ministro<br />

della Giustizia Andrea Orlando. Vincenzo<br />

Bianconi è anche presidente dell’associazione<br />

I love Norcia, nata con una precisa<br />

volontà di rinascita: «Vogliamo diventare<br />

una comunità migliore di quel che eravamo<br />

prima del terremoto. Proprio perché le cose<br />

andavano bene, fino al 23 agosto dell’anno<br />

scorso avevamo poca visione strategica<br />

del futuro, non solo a breve ma anche a 20<br />

anni. Il terremoto ci ha regalato il tempo per<br />

pensare al futuro, per capire il presente e gli<br />

errori fatti. Cercheremo di cogliere il positivo<br />

per crescere, risolvere i problemi urbanistici<br />

ed essere più virtuosi, basandoci sui<br />

valori fondanti della sostenibilità sociale e<br />

ambientale». Bianconi e I love Norcia non si<br />

limitano alle dichiarazioni d’intenti: hanno<br />

messo a punto progetti concreti e pronti a<br />

partire: «Vogliamo coinvolgere la memoria<br />

storica, che è quella dei nostri cittadini<br />

più maturi, di tante produzioni eccellenti<br />

che negli anni si sono perse: la loro ripresa<br />

può rappresentare la vera innovazione. Un<br />

paio di esempi: i testi storici attestano che<br />

Norcia è stata la prima in Italia a coltivare<br />

le uve Pecorino. Negli anni ‘50 c’erano moltissime<br />

vigne, poi pian piano abbandonate,<br />

non c’è mai stato un approccio alto al vino.<br />

Vogliamo partire anche con alcuni progetti<br />

di piccole aziende di allevamento diretto di<br />

maialini allo stato brado, cinturello nero e<br />

cinghiato, per rilanciare una norcineria di<br />

altissima qualità che possa competere con<br />

i migliori prosciutti spagnoli».<br />

Chef stellato<br />

sedotto<br />

dal coraggio<br />

Valentino Palmisano è il nuovo chef del<br />

Vespasia, il ristorante stellato dell’Hotel<br />

Palazzo Seneca. Ha lasciato la Locanda<br />

dell’hotel Ritz Carlton di Kyoto per buttarsi<br />

nell’avventura del rilancio di un locale,<br />

pur prestigioso, nel cuore di un borgo<br />

duramente colpito dal terremoto. Una<br />

scelta non facile. «Dopo tre anni e mezzo<br />

di Giappone e, prima, quasi 4 di Cina,<br />

ho sentito che era venuto il momento di<br />

cambiare. Proprio in quel periodo sono<br />

stato contattato dalla famiglia Bianconi.<br />

Federico e Vincenzo, nel loro coraggio e<br />

nella loro follia, mi sono piaciuti: riaprire<br />

una struttura che<br />

non ha nessun<br />

danno, ma si trova<br />

comunque in un<br />

borgo associato<br />

in questo<br />

momento al terremoto, è una cosa molto<br />

coraggiosa» racconta Palmisano. «Sono<br />

venuto a Norcia per visitare il borgo e la<br />

struttura, e ho visto un coraggio in questi<br />

due ragazzi che mi ha spinto ad accettare<br />

la proposta. Anche perché negli anni ho<br />

molto utilizzato l’immagine dell’Italia per la<br />

mia carriera professionale all’estero e mi<br />

sembrava giusto restituire qualcosa». La<br />

spinta decisiva per la scelta di Palmisano<br />

è venuta però dal coraggio della gente<br />

di Norcia: «Sono arrivato nel giorno in<br />

cui c’era anche Gentiloni, che ha fatto un<br />

discorso nella zona delle tendostrutture.<br />

Federico e Vincenzo avevano portato<br />

lì un corner di food, e ho incontrato un<br />

sacco di gente di Norcia. Sono rimasto<br />

impressionato da come queste persone<br />

non si siano lasciate abbattere dal<br />

terremoto. Fosse successo da un’altra<br />

parte, non ho riscontri e spero non<br />

succeda mai, forse la gente si sarebbe<br />

lasciata abbattere» dice Palmisano.<br />

Invece a Norcia nessuno si è abbattuto,<br />

e lo chef campano si è convinto: «Qui<br />

invece di lamentarsi la gente mi diceva:<br />

ormai il terremoto è finito, possiamo<br />

solo ricominciare e fare Norcia più bella<br />

di prima. La capacità di vedere in una<br />

catastrofe del genere la possibilità di fare<br />

meglio è qualcosa che ti disarma proprio.<br />

Mi sono detto: devo venire a lavorare<br />

in questo posto, io ci voglio essere. È la<br />

verità, è andata proprio così».<br />

37


GESTIRE L’IMPRESA/TURISMO<br />

“<br />

Il Grand Tour<br />

di Google?<br />

Ora l’Italia<br />

lo faccia suo<br />

Legittimo rammaricarsi<br />

che il bel video sul nostro Paese<br />

non sia nato da noi ma da Big G.<br />

Adesso però diamoci da fare<br />

e sfruttiamolo al meglio<br />

Un tempo il Grand Tour era privilegio<br />

di pochi. Partivano per un viaggio in<br />

Italia alla ricerca di quella ispirazione<br />

che ha rivoluzionato il mondo. Oggi Google<br />

reinventa il Grand Tour, ma questa volta l’invito<br />

è per tutti.”<br />

Così recita la voce narrante nel video con cui<br />

Big G lancia il suo nuovo prodotto, il Grand<br />

Tour d’Italia. E se ci fossero ancora dubbi in<br />

proposito, ci fa capire che sì, se “Italia” fosse<br />

un brand sarebbe davvero il terzo al mondo.<br />

Osservando questo lancio ho provato diversi<br />

sentimenti: orgoglio, certamente; meraviglia,<br />

è inevitabile di fronte a tanta bellezza; stupore,<br />

e qui ho dovuto riflettere. Mentre vedevo<br />

scorrere davanti a me quelle immagini meravigliose,<br />

quel montaggio perfetto, e ascoltavo<br />

quelle parole così giuste, così azzeccate, ho<br />

capito che lo stupore veniva da una domanda<br />

che mi ronzava in testa: “Perché non lo abbiamo<br />

fatto noi?”. Questa domanda non nasce in<br />

nessun modo da un retrogrado protezionismo<br />

o dalla rivendicazione di italianità a tutti<br />

i costi, ma semplicemente da una riflessione:<br />

L’AUTORE, MARCO GAY,<br />

E’ VICE PRESIDENTE<br />

ESECUTIVO DIGITAL MAGICS.<br />

QUI SOPRA, UN “FRAME” DEL VIDEO DI GOOGLE SUL GRAND TOUR D’ITALIA. NELLA PAGINA ACCANTO, DALL’ALTO, I FONDATORI DI GOOGLE<br />

GEOFFREY BRIN E LARRY PAGES (GETTY IMAGES) ED ALTRI FRAME DAL VIDEO.<br />

quando si parla di innovazione la capacità di<br />

fare sistema e di integrare digitale e Made in<br />

Italy dovrebbero diventare rapidamente una<br />

realtà e non, come spesso accade, un racconto.<br />

Così mi è venuta in mente una lunga serie di<br />

motivi per cui avremmo potuto - e forse dovuto<br />

- farlo noi, qui ve ne riporto cinque:<br />

1.L’ECONOMIA DELLA CULTURA: secondo<br />

l’Organizzazione Mondiale del Turismo l’Italia<br />

è al 5° posto su scala mondiale per capacità<br />

attrattiva con più di 48 milioni di arrivi<br />

internazionali. Sembra un numero enorme,<br />

eppure non è abbastanza. Una nazione che ha<br />

il maggior numero di siti nella lista UNESCO<br />

dei patrimoni dell’umanità (51 su 1052) ha<br />

certamente molto margine per salire in classifica.<br />

Soprattutto se pensiamo che, secondo<br />

il World Travel and Tourism Council, la nostra<br />

industria turistica vale circa 67 miliardi di<br />

euro l’anno – che corrisponde a circa il 4% del<br />

PIL - e questo senza considerare l’indotto. Numeri<br />

che ci parlano di un fenomeno potenzialmente<br />

di massa, come ci ricorda giustamente<br />

Google quando dice “l’invito è per tutti”, e che<br />

nei suoi grandi numeri esprime un potenziale<br />

economico ancora tutto da scoprire;<br />

2.IL VALORE PER L’INDOTTO MADE IN<br />

ITALY: per un paese con un tasso di disoccu-<br />

pazione generale che supera l’11%, quello<br />

giovanile che supera il 35% e un PIL che stenta<br />

a crescere in maniera robusta, l’economia<br />

della cultura e il suo indotto possono essere<br />

una salutare boccata d’ossigeno. Un indotto<br />

che non è solo ospitalità e ristorazione, ma è<br />

entrate nei musei, acquisti e, perché no, possibili<br />

investimenti. Questo in un’ottica sistemica:<br />

una rete di offerta che deve integrare - per<br />

essere efficace - l’ospitalità, l’offerta culturale<br />

e di svago e la nostra produzione (manifatturiera<br />

e di servizi) di eccellenza. Invogliare il<br />

viaggiatore a restare più a lungo, a spendere<br />

di più e a far venire in Italia, grazie al racconto<br />

di una esperienza positiva, quante più persone<br />

possibile nella sua cerchia di vita;<br />

3.L’ECONOMIA DIGITALE: non basta il<br />

“bello e ben fatto”, serve anche il “semplice”.<br />

Quando mi trovo all’estero mi aspetto di poter<br />

prenotare la visita museale in un click, di<br />

spostarmi da una città all’altra acquistando<br />

tutti i biglietti online, vedermi offrire pacchetti<br />

di attività ragionati e tailor made in base ai<br />

miei interessi e al tempo che ho a disposizione,<br />

usufruire di informazioni e assistenza<br />

rapidamente e in tutte le principali lingue:<br />

ecco, qui il digitale è determinante. Ricordiamoci<br />

infatti che non ci si sposta solo per<br />

le vacanze estive o invernali. Ci spostiamo per<br />

lavoro – sia per periodi brevi che lunghi – per<br />

38


necessità o per opportunità. E quindi le esigenze<br />

(e la nostra volontà e capacità di spesa)<br />

variano lungo uno spettro più ampio, che<br />

solo grazie al digitale e ai mezzi che mette a<br />

disposizione per la raccolta di informazioni e<br />

preferenze possiamo processare per mettere<br />

a disposizione strumenti di risposta efficaci<br />

ed efficienti;<br />

4.IL SOFT POWER: “è la capacità di influenzare<br />

gli altri per ottenere i risultati desiderati<br />

attraverso l’attrazione piuttosto che la<br />

coercizione o il pagamento. Il soft power di un<br />

paese poggia sulle sue risorse culturali, valoriali<br />

e politiche.” Termine coniato Joseph Nye,<br />

professore ad Harvard, e da allora entrato<br />

nel dibattito politico, sottolinea l’importanza<br />

proprio di ciò di cui siamo più ricchi: cultura<br />

e valori. Se da un lato è evidente come quelle<br />

americana e anglosassone siano le culture<br />

imperanti, dall’altro è proprio da loro che<br />

possiamo imparare come valorizzare al massimo<br />

la nostra ricchezza culturale. Arte, cultura,<br />

storia, moda e design attraverso musica,<br />

cinema, TV e digitale: il nostro sforzo deve<br />

tendere alla diffusione sempre più ampia -<br />

con canali sempre nuovi e tarati sui target di<br />

riferimento – dell’italian way of life;<br />

5.LE OPPORTUNITÀ PER I GIOVANI: con tutte<br />

le startup, le imprese giovani e innovative<br />

che si occupano di turismo a 360° e cultura,<br />

sarebbe un importante punto di partenza se<br />

le Istituzioni lanciassero una call for innovation<br />

per selezionare le migliori idee. Data<br />

analyst, big data architect, sviluppatori mobile,<br />

specialisti di SEO e SEM, e-reputation<br />

manager e copywriter, sono solo alcune delle<br />

figure che potrebbero trovare nell’industria<br />

della cultura un’opportunità di crescere e<br />

contribuire all’attrattività e alla brand reputation<br />

del nostro paese. Nell’ultimo decennio<br />

la mappa geoeconomica del mondo ha cambiato<br />

aspetto, nuovi paesi sono cresciuti a<br />

ritmi forsennati, nuovi mercati sono diventati<br />

attrattivi, una fetta importante della popolazione<br />

mondiale si è arricchita ed è disposta<br />

a spendere. L’industria della cultura non ri-<br />

NON È IMPORTANTE,<br />

IN FONDO, CHI<br />

ABBIA SVILUPPATO<br />

IL VIDEO, CIÒ CHE<br />

CONTA È CHI AVRÀ<br />

LA LUNGIMIRANZA DI<br />

COSTRUIRGLI ATTORNO<br />

UN SISTEMA<br />

solverà da sola il problema della disoccupazione,<br />

non genererà il 50% del nostro PIL e<br />

non ci farà diventare una nazione che basa la<br />

propria economia solo sull’arte e l’ospitalità.<br />

Il nostro è un paese industriale, e su questo<br />

fonda la propria ricchezza. Ma sarebbe miope<br />

non cogliere lo straordinario potenziale di<br />

crescita, benessere e occupazione che a tutti<br />

i livelli – ed in settori che nemmeno ancora<br />

immaginiamo! - deriverebbe da un serio investimento<br />

in questo ambito e quale driver per<br />

lo sviluppo economico sarebbe se colto come<br />

un fattore su cui investire.<br />

E quindi sì, mi sono domandato a lungo perché<br />

il Grand Tour d’Italia non è nato da una<br />

call for innovation Made in Italy. Poi però<br />

mi sono risposto che sostituirsi a Google, se<br />

non impossibile, sarebbe stato quantomeno<br />

inefficiente. Non è importante, in fondo, chi<br />

l’abbia sviluppato, ciò che conta è chi avrà<br />

la lungimiranza di sfruttarlo al massimo e di<br />

costruirgli attorno un sistema di opportunità<br />

e successi. Chi collaborerà, unirà gli sforzi, e<br />

penserà in questa ottica quando si realizzeranno<br />

nuovi prodotti che rappresentano il<br />

nostro paese. Spero sarà l’Italia a fare tutto<br />

questo, spero saremo noi.<br />

39


GESTIRE<br />

L’IMPRESA/SUD<br />

Puntare i riflettori sul Sud, in<br />

un momento in cui l’annosa<br />

Questione Meridionale sembra<br />

sparita da tutte le agende<br />

politiche e di governo, non è<br />

una scelta dettata dal caso.<br />

<strong>Economy</strong> ha deciso di farlo,<br />

anche per provare a smuovere<br />

le acque. E lo ha fatto a modo<br />

suo: dando voce, da un lato,<br />

all’economia che, malgrado<br />

tutto, si muove. E dall’altro,<br />

cercando di capire cos’è che<br />

affligge le imprese stagnanti<br />

45<br />

IL SINDACO<br />

IL RACCONTO DI DE MAGISTRIS:<br />

NAPOLI CRESCE MA VA AIUTATA<br />

48<br />

L’IMPRENDITORE<br />

LA DENUNCIA DI CALLIPO: QUI SI<br />

MUORE DI MAFIA E BUROCRAZIA<br />

50<br />

IL GIUDICE ANTIMAFIA<br />

L’ANALISI DI FRANCO ROBERTI:<br />

“CORRUZIONE VERO NEMICO”<br />

IL MEZZOGIORNO CHE NON PIANGE<br />

HA FRETTA DI DIVENTARE GRANDE<br />

Corrono, innovano, esportano. Nei trasporti, nel food, nella moda, c’è un Sud<br />

che non t’aspetti, fatto di grandi e medie imprese che crescono come quelle<br />

del Nord. E ora puntano dritte all’espansione. Magari con l’aiuto della Borsa<br />

Non sono tante quanto potrebbero e dovrebbero<br />

essere ma non sono neanche<br />

pochissime, come ci ricorda la Fondazione<br />

Ugo La Malfa con il suo rapporto annuale.<br />

E, sorprendentemente, hanno performance<br />

perfino superiori a<br />

quelle delle più agguerrite<br />

concorrenti<br />

del Centro e del Nord.<br />

Si tratta delle grandi<br />

e medie imprese industriali del Sud che, percepite<br />

e raccontate come eccezioni, sfidano<br />

geografia e luoghi comuni per affermarsi in<br />

Italia e all’estero con le caratteristiche dei<br />

campioni.<br />

di Alfonso Ruffo<br />

NON SONO MOLTE MA NEMMENO POCHE,<br />

PER TROVARLE SCORRETE GLI ELENCHI<br />

DELLA PIATTAFORMA ELITE E DEI<br />

CONTRATTI DI SVILUPPO INVITALIA<br />

ALFONSO RUFFO, GIORNALISTA<br />

HA LAVORATO PER LE REDAZIONI<br />

ECONOMICHE DEL GIORNALE DI<br />

NAPOLI E NAPOLI OGGI. È STATO<br />

COFONDATORE E DIRETTORE<br />

RESPONSABILE DE “IL DENARO”<br />

Operano nei settori più diversi e sono accomunate<br />

dalla voglia matta di emergere, aumentare<br />

la dimensione aziendale, uscire dai<br />

confini nazionali o consolidare la presenza<br />

all’estero, migliorare l’organizzazione e la<br />

qualità dei prodotti.<br />

Non per niente è possibile<br />

ritrovarle per la<br />

maggior parte sulla<br />

piattaforma Elite promossa<br />

da Confindustria e Borsa Italiana per<br />

presentare al mercato finanziario le realtà<br />

più dinamiche e promettenti o negli elenchi<br />

dei contratti di sviluppo gestiti da Invitalia<br />

che sotto la guida di Domenico Arcuri si afferma<br />

come partner decisivo per chi abbia<br />

importanti progetti d’investimento. (E ancora<br />

di più lo sarà quando diventerà operativa<br />

la Banca del Mezzogiorno acquisita di recente<br />

dalle Poste).<br />

<strong>Economy</strong> ne propone qui una carrellata senza<br />

alcuna pretesa scientifica e avvertendo<br />

41


GESTIRE L’IMPRESA/SUD<br />

fin da subito che la galleria sarà per forza<br />

di cose incompleta. Promettendo, però, che<br />

ci saranno nuove occasioni per riempire<br />

i buchi e offrire ai lettori una panoramica<br />

quanto più viva e realistica possibile del<br />

gran fermento che c’è sotto un’apparente<br />

calma piatta. Basta sollevare il velo dell’indifferenza<br />

per scoprire una riserva di energia<br />

che, con molta buona volontà e un po’ di<br />

coraggio, potrebbe dare un impulso decisivo<br />

alll’assetto economico del Paese.<br />

Non ha certo bisogno di presentazioni il<br />

gruppo Grimaldi che con 120 navi è un colosso<br />

armatoriale tra i più affermati al mondo.<br />

Sotto l’impulso di Manuel, suo fratello<br />

Gianluca, il cognato Diego Pacella, i figli<br />

Guido ed Eugenio, l’azienda napoletana ha<br />

fatto dell’innovazione la sua carta vincente<br />

e nonostante le dimensioni acquisite non si<br />

stanca di sfornarne di nuove. Oggi è alle prese<br />

con un brevetto rivoluzionario nel campo<br />

della propulsione: batterie al litio in grado<br />

di ricaricarsi durante la navigazione quasi<br />

azzerando ogni forma d’inquinamento.<br />

All’evoluzione digitale si sta dedicando la<br />

Getra - due stabilimenti in provincia di Caserta<br />

- specializzata nella realizzazione di<br />

trasformatori elettrici di grande potenza<br />

che alimentano, solo per fare qualche esempio,<br />

la City di Londra e a Dubai il grattacielo<br />

più alto del mondo (il Burj Khalifa). Il suo<br />

patron Marco Zigon, di terza generazione<br />

mentre con le figlie Ludovica e Claudia si affaccia<br />

la quarta, è stato di recente nominato<br />

Cavaliere del Lavoro ed è entrato nel Consiglio<br />

superiore della Banca d’Italia.<br />

Sulla frontiera della ricerca si colloca anche<br />

la Magaldi di Salerno che, leader mondiale<br />

nel campo della movimentazione di materiale<br />

ad alta temperatura e costruttore di<br />

oltre mille impianti sparsi per il globo, si sta<br />

ora concentrando sulla capacità della sabbia<br />

come accumulatore di energia solare. Se dovesse<br />

rivelarsi corretta l’intuizione del titolare<br />

Mario, imprenditore-inventore al pari<br />

dei suoi avi, si risolverebbe il principale problema<br />

dell’energia termica che non andrebbe<br />

più dispersa e potrebbe essere utilmente<br />

LE AZIENDE BENEFICIARIE DEI CONTRATTI DI SVILUPPO...<br />

In totale, su 555<br />

domande presentate, di<br />

cui 442 provenienti dal<br />

Mezzogiorno, Invitalia<br />

ha finanziato finora 76<br />

contratti di sviluppo, 61<br />

al Sud e 15 nelle Regioni<br />

del Centro Nord. Gli<br />

interventi riguardano<br />

in 45 casi lo sviluppo<br />

industriale, soprattutto<br />

con riferimento alle<br />

industrie alimentare,<br />

chimica, farmaceutica e<br />

automotive, settori che<br />

evidentemente trovano<br />

nella combinazione di<br />

contributi a fondo perduto<br />

e finanziamenti agevolati<br />

offerta dai contratti di<br />

sviluppo uno strumento<br />

adeguato a sostenere<br />

grandi investimenti.<br />

Il secondo ambito di<br />

intervento è quello<br />

della trasformazione<br />

di prodotti agricoli, con<br />

21 contratti di sviluppo,<br />

seguito dal turismo (9) e,<br />

con un solo investimento,<br />

MANUEL GRIMALDI, GUIDA DI GRIMALDI GROUP<br />

PER L’ELENCO COMPLETO SCANSIONA IL QR CODE OPPURE<br />

CONTINUA A LEGGERE SUL SITO:<br />

www.economymag.it<br />

dal commercio. Le<br />

agevolazioni concesse<br />

ammontano finora a un<br />

miliardo e 428 milioni<br />

di euro, per un totale<br />

degli investimenti pari a<br />

2 miliardi e 807 milioni<br />

di euro in tutta Italia.<br />

Nello specifico l’elenco<br />

aggiornato delle aziende<br />

destinatarie delle<br />

agevolazioni comprende:<br />

GRIMALDI: LA NUOVA<br />

SFIDA È AZZERARE<br />

L’INQUINAMENTO<br />

NELLA NAVIGAZIONE<br />

rilasciata un po’ alla volta.<br />

Inarrestabile il cammino della Adler-Peltzer<br />

di Paolo Scudieri che partendo dalla<br />

nativa Ottaviano ha inaugurato nei giorni<br />

scorsi a Bratislava, con i figli Achille e Luca,<br />

il sessantaquattresimo stabilimento di un<br />

impero presente in ventitrè Paesi con sette<br />

siti di ricerca, 13mila dipendenti e un fatturato<br />

di un miliardo e mezzo nella progettazione<br />

e produzione di componenti per il<br />

sistema dei trasporti (in particolare dell’automotive<br />

e dell’aeronautica) avendo per<br />

clienti anche Ferrari, Porsche, Audi, Rolls<br />

Royce, Agusta, Alenia, Boeing, Bombardier.<br />

Attraverso la sua holding Angelo Investments,<br />

Vito Pertosa è attivo in Puglia<br />

nell’autodiagnostica ferroviaria e nel segnalamento<br />

(MerMec), nell’aerospazio e nella<br />

costruzione di satelliti (Sitael), nella produzione<br />

di aerei ultraleggeri in fibra di carbonio<br />

(Blackshape). È l’unica realtà italiana<br />

ad aver partecipato con la Nasa al laboratorio<br />

spaziale mobile conosciuto come Mars<br />

Rover Curiosity per l’esplorazione di Marte.<br />

Consolidate e quasi parallele le esperienze<br />

della Seda e della Laminazione Sottile.<br />

Entrambe leader nei rispettivi settori di<br />

appartenenza, cartotecnica e fogli di alluminio,<br />

hanno avuto un fondatore geniale – rispettivamente<br />

Salvatore D’Amato e Guido<br />

Moschini – e sono state ampliate in una<br />

dimensione internazionale da due coppie di<br />

fratelli – Antonio e Gianfranco, Massimo<br />

e Luca – che le gestiscono con indiscutibile<br />

42


profitto.<br />

Più piccoli ma non per questo meno interessanti<br />

i casi tecnologici di Coelmo e<br />

Graded-Grastim. La prima realizza gruppi<br />

elettrogeni: dai piccoli generatori per imbarcazioni<br />

a sofisticati marchingegni a fini<br />

militari. Fondata nel primo Dopoguerra da<br />

Mario Monsurrò, l’azienda è oggi amministrata<br />

e sviluppata anche sul piano internazionale<br />

dal figlio Marco. Nata con il padre<br />

Lucio per installare impianti di riscaldamento,<br />

la seconda realtà è oggi diventata<br />

una Energy Saving Company attiva oltre i<br />

confini nazionali grazie al lavoro dei fratelli<br />

Vito e Federico Grassi. Nel ricco settore<br />

dell’alimentazione<br />

spicca senz’altro la<br />

Besana di San Gennaro<br />

Vesuviano che,<br />

guidata da Pino e<br />

Riccardo Calcagni (padre e figlio), coordina<br />

una galassia di duemila aziende agricole<br />

in Italia e all’estero per produrre e vendere<br />

frutta secca ed essiccata in 100 milioni di<br />

confezioni l’anno.<br />

Qui il campo è molto largo e accoglie un<br />

nutrito gruppo d’imprese che stanno conoscendo<br />

una stagione di successi dentro<br />

e fuori casa. C’è La Doria di Angri, in provincia<br />

di Salerno, colosso della lavorazione<br />

di derivati del pomodoro, sughi, succhi e<br />

bevande, governata da Antonio Ferraioli<br />

e unica azienda industriale al Sud a essere<br />

quotata a Piazza Affari. Troviamo la Kimbo<br />

dei fratelli Alessandra, Paola e Mario Rubino<br />

che nel caffè sono secondi in Italia solo<br />

LA SALERNITANA “LA DORIA”,<br />

COLOSSO DEI SUGHI, SUCCHI E BEVANDE,<br />

È L’UNICA AZIENDA DEL SUD<br />

A ESSERE QUOTATA A PIAZZA AFFARI<br />

alla Lavazza e conducono un’attività promozionale<br />

molto spinta che va dalla Scala di<br />

Milano al Calcio Napoli. E che, in un gioco di<br />

contaminazioni, ha lanciato con la Fabbrica<br />

della Pasta di Gragnano – gestita dai fratelli<br />

Ciro, Antonino, Marianna e Susanna<br />

Moccia – i fusilli al gusto di caffè.<br />

Presenze di valore si riscontrano anche<br />

nell’acqua minerale con due tra le più conosciute<br />

e apprezzate compagnie che si riforniscono<br />

nell’alto casertano da fonti molto<br />

vicine: la Ferrarelle di Carlo Pontecorvo<br />

(Riardo) e la Lete di Nicola Arnone (Pratella).<br />

La prima sta ampliando la gamma<br />

dei marchi che oggi contempla Vitasnella,<br />

Boario, Natìa, Santagata,<br />

Evian e l’ultimo<br />

arrivato Fonte Essenziale<br />

con proprietà<br />

curative riconosciute<br />

dal ministero della Sanità. La seconda è<br />

l’acqua ufficiale della Nazionale di calcio<br />

italiana e, quello che più conta per il pubblico<br />

locale, della squadra del Napoli di cui è<br />

sponsor storico.<br />

A Benevento, più precisamente a Montesarchio,<br />

sorge il complesso che dà vita all’Olio<br />

Dante oggi disponibile in numerose versioni<br />

comprese quella con vitamine per aggiungere<br />

benessere al piacere della tavola.<br />

Un’intuizione del patron Biagio Mataluni<br />

che ha realizzato un processo verticale integrando<br />

tutte le fasi della produzione. Sui<br />

vini ci sarebbe da scrivere un’antologia. Per<br />

tutti accendiamo i riflettori sulla cantina a<br />

conduzione familiare Argiolas, vicino a Ca-<br />

...E LE IMPRESE DA ELITE<br />

ABRUZZO<br />

Elco<br />

Giplast Group<br />

RAICAM INDUSTRIE<br />

Proel<br />

Walter Tosto<br />

BASILICATA<br />

Elco<br />

Giplast Group<br />

RAICAM INDUSTRIE<br />

Proel<br />

Walter Tosto<br />

CAMPANIA<br />

Harmont & Blaine<br />

Pianoforte Holding<br />

Svas Biosana<br />

Tecnocap<br />

Industrial<br />

KOCCA<br />

Nuceria Adesivi<br />

Ciro Paone<br />

Antony Morato<br />

Piazza Italia<br />

Coelmo<br />

Euroflex<br />

Proma<br />

Shedir Pharma<br />

Feger<br />

La Fiammante - ICAB<br />

Com Cavi<br />

Pastificio di Martino Gaetano & F.lli<br />

Bucci<br />

Cartesar<br />

Casco<br />

Liguori<br />

Bioplast<br />

Bit4id<br />

Giaguaro<br />

Mecar<br />

PUGLIA<br />

Zanzar<br />

GTS Holding<br />

Ladisa<br />

COG<br />

Divella<br />

Italia Living<br />

Finsea<br />

Farmalabor<br />

SARDEGNA<br />

Argiolas<br />

DA SINISTRA: GIANLUCA ISAIA DELL’OMONIMA AZIENDA DI FASHION. MARCO ZIGON, PATRON DI GETRA, LEADER NELLA PRODUZIONE<br />

DI TRASFORMATORI ELETTRICI E MAURIZIO MARINELLA, DEUS EX MACHINA DELLA CELEBERRIMA AZIENDA PRODUTTRICE DI CRAVATTE<br />

SICILIA<br />

Plastica Alfa<br />

Fratelli Damiano & C.<br />

SIM<br />

Irritec<br />

Sicily by Car<br />

Mosaicoon<br />

43


GESTIRE L’IMPRESA/SUD<br />

A lato, da destra Pasquale Natuzzi,<br />

re delle poltrone e dei divani,<br />

il giovane startupper Ugo Parodi<br />

Giusino e Vito Pertosa, presidente<br />

del gruppo MerMec<br />

gliari, tre bicchieri del Gambero rosso, dove i<br />

fratelli Franco e Giuseppe su intuizione del<br />

padre Antonio preparano il famoso Cannonau.<br />

Nella patria della pizza non può mancare il<br />

numero uno delle farine e infatti il Molino<br />

Caputo di Carmine e Antimo, padre e figlio,<br />

ne lavora per tutti i gusti e tutti gli usi (compresa<br />

la variante per celiaci) organizzando<br />

ogni anno a Napoli la più grande manifestazione<br />

dedicata al settore, il Pizzafest, e animando<br />

a New York un’accorsata scuola per<br />

pizzaioli.<br />

A Matera, in Basilicata, si sta affermando<br />

con sempre maggiore convinzione il biscottificio<br />

Di Leo che, fondato nel 1860, è stato<br />

tra i primi a eliminare tra gli ingredienti<br />

l’olio di palma e usare quello di mais per<br />

volontà dell’intraprendente amministratore<br />

Pietro. In Puglia e Basilicata è secondo nelle<br />

vendite alla sola Barilla ed è presente con le<br />

sue confezioni negli store che Eataly ha nel<br />

mondo.<br />

Sempre a Matera cresce la Bawer di Pasquale<br />

Lorusso, tra l’altro presidente degli<br />

industriali lucani, specializzata nella produzione<br />

e commercializzazione di accessori in<br />

acciaio nei settori automotive, medicale e<br />

museale.<br />

Resiste con qualche complicazione il re dei<br />

salotti Pasquale Natuzzi che quotò l’azienda<br />

di poltrone e divani alla Borsa di New<br />

York già nel 1993. Cresciuto come leader<br />

mondiale di settore, il gruppo è oggi impegnato<br />

in un programma di ristrutturazione<br />

ma è sempre un punto di riferimento per l’economia<br />

del territorio a cavallo tra la Puglia<br />

e la Basilicata.<br />

Molto interessante il profilo della Gias che<br />

in provincia di Cosenza produce surgelati.<br />

Fondata negli anni Settanta da Antonio Tenuta,<br />

per la qualità dei suoi prodotti l’azienda<br />

fu notata dalla Findus che ne diventò il<br />

primo cliente. Nascono qui i Quattro salti in<br />

padella e la Zuppa del casale. Oggi l’impresa<br />

è gestita dalla figlia Gloria che si presenta<br />

GRAZIE A BRAND COME ATTOLINI,<br />

KITON, MARINELLA E DE CRISTOFARO<br />

LA CITTÀ DI NAPOLI SI CONFERMA CAPITALE<br />

MONDIALE DEL FASHION UOMO<br />

con una laurea in Economia e commercio<br />

presa a Bologna e un master negli Stati Uniti.<br />

Tra i tanti possibili esempi di realtà virtuose<br />

si affaccia in Sicilia quello di Mosaicoon,<br />

piattaforma di produzione e distribuzione<br />

di video per il web che agli International<br />

Business Award di un paio di anni fa è stata<br />

riconosciuta come miglior impresa innovativa<br />

d’Europa per poi assicurarsi anche il<br />

Premio Demattè come Private Equity of The<br />

Year. Fondata da un giovanissimo Ugo Parodi<br />

Giusino con un investimento iniziale<br />

Qui a lato, da sinistra<br />

Paolo Scudieri,<br />

numero uno<br />

della Adler Group<br />

con sede a Ottaviano (Na).<br />

A destra,<br />

Pasquale Lorusso<br />

amministratore unico<br />

di Bawer e presidente<br />

degli industriali<br />

lucani<br />

di 10mila euro, la start up fu subito notata<br />

dal fondo Vertis di Amedeo Giurazza che<br />

apprestò i primi finanziamenti per la crescita.<br />

Oltre che a Palermo, dov’è nata, oggi<br />

è presente a Roma, Milano, Madrid, Londra,<br />

Seoul, Nuova Delhi, Singapore.<br />

Un discorso a parte meritano abbigliamento<br />

e accessori che in campo maschile hanno a<br />

Napoli la capitale mondiale. Un raggruppamento<br />

di firme come Attolini, Kiton e Isaia<br />

per gli abiti, Marinella per le cravatte, Finamore<br />

e Barba per le camicie, Tramontano<br />

per le borse, De Cristofaro per le calzature,<br />

Ascione per il corallo è difficile ritrovarlo<br />

altrove. Riuniti fino a qualche anno fa nel<br />

consorzio Napoli Crea per affrontare insieme<br />

e con più efficacia i mercati internazionali,<br />

gli imprenditori hanno poi sciolto il<br />

sodalizio senza per questo far venir meno i<br />

rapporti di collaborazione e talvolta di amicizia.<br />

Prosegue il cammino del bassotto di<br />

Harmort & Blaine, nel cui capitale è entrato<br />

il fondo Clessidra, e si fanno apprezzare<br />

i marchi Antony Morato, Kocca e Silvian<br />

Heach.<br />

Si arricchisce di un nuovo capitolo la storia<br />

imprenditoriale delle famiglie Cimmino e<br />

Carlino che sotto l’ombrello di Pianoforte<br />

Holding (il 10 per cento è d’Intesa Sanpaolo)<br />

gestiscono tre marchi di grande impatto<br />

come Yamamay per l’intimo, Carpisa per<br />

la valigeria e Jaked per l’abbigliamento tecnico<br />

sportivo. Forte di milletrecento negozi<br />

in cinquanta Paesi, Pianoforte progetta uno<br />

sbarco in grade stile in Cina ed ha lanciato<br />

proprio in questi giorni un nuovo concetto<br />

di punto vendita chiamato Carpisa Go e dedicato<br />

all’argomento del viaggio.<br />

44


LE ISTITUZIONI GESTIRE L’IMPRESA/SUD<br />

Napoli cresce,<br />

malgrado<br />

l’assenza<br />

dello Stato<br />

Bilancio risanato, turismo<br />

rilanciato, nuova occupazione:<br />

il primo cittadino illustra il “new<br />

deal” di una città che ora però<br />

pretende l’aiuto del governo<br />

di Susanna Messaggio<br />

HA LASCIATO LA TOGA PER INDOSSARE LA FASCIA.<br />

Quella tricolore da sindaco della sua città.<br />

Oggi l’ex magistrato Luigi De Magistris è l’uomo<br />

che vorrebbe rilanciare una volta per tutte<br />

Napoli, puntando sulla parte “sana” della<br />

città e sulle sue risorse infinite e non sempre<br />

valorizzate.<br />

Sindaco, spiegando perché non ha potuto<br />

presenziare al centenario dell’Unione<br />

Industriale, ha avuto parole di apprezzamento<br />

per l’imprenditoria. Cosa può fare il<br />

Comune per agevolare le imprese e, indirettamente,<br />

arginare la piaga della disoccupazione?<br />

Abbiamo lavorato molto in questi anni per<br />

creare in città le condizioni per occasioni di<br />

sviluppo e di investimenti, e per creare lavoro<br />

nell’ambito della libera concorrenza: lavoro<br />

non più inteso come privilegio ma come diritto.<br />

Vogliamo essere vicini agli imprenditori<br />

e contrastare i “prenditori” di soldi pubblici,<br />

quelli che attraverso il rapporto con la politica<br />

in modo clientelare, si accaparravano finanziamenti<br />

per poi fare i propri interessi e<br />

non certo quelli pubblici. I dati ci danno ragione<br />

perché l’imprenditoria napoletana, quella<br />

talentuosa, quella competente e passionale,<br />

sta investendo sempre più nella nostra città<br />

ed è davvero tanto il lavoro che si sta creando<br />

attraverso il brand Napoli.<br />

Pensa che il futuro dell’area di Bagnoli<br />

potrà riservare anche buone opportunità<br />

all’imprenditoria, alle professioni e, di<br />

conseguenza, all’occupazione?<br />

Assolutamente sì. Stiamo per raggiungere un<br />

risultato storico: un accordo con il Governo<br />

nazionale che porterà alla bonifica e alla rigenerazione<br />

urbana, a una nuova Bagnoli fatta<br />

di paesaggio, di nuova imprenditoria, di natura,<br />

di archeologia industriale, di lavoro, di<br />

case sostenibili dal punto di vista ambientale<br />

e di un lungomare straordinario. Ormai ci siamo<br />

e questo grazie anche alla determinazione<br />

della nostra Amministrazione.<br />

IL NOSTRO OBIETTIVO È SOSTENERE<br />

GLI IMPRENDITORI E CONTRASTARE<br />

I “PRENDITORI” DI SOLDI PUBBLICI<br />

CHE FANNO SOLO I LORO INTERESSI<br />

È in atto un innegabile boom turistico a<br />

Napoli: pensa di poter aiutare la città a<br />

mettere a frutto questa domanda creando<br />

nuovi posti di lavoro stabili?<br />

È già così. Napoli sta vivendo una stagione<br />

turistica che non c’era mai stata. Mai abbiamo<br />

avuto tante presenze di qualità e così<br />

continuative, anche senza grandi eventi come<br />

l’Expo. Oggi si sceglie Napoli, ed abbiamo il<br />

tutto esaurito nei momenti clou, ma ci sono<br />

forti presenze tutto l’anno. Grazie all’industria<br />

turistico-culturale, stiamo creando<br />

migliaia di posti di lavoro anche tra le fasce<br />

deboli che prima non trovavano una strada e<br />

che ora posso trovare un lavoro con onestà e<br />

dignità.<br />

Il bilancio del Comune è molto migliorato<br />

ma non è ancora in equilibrio: cos’altro potrà<br />

fare in tal senso la sua giunta?<br />

Posso dire che abbiamo risanato i conti del<br />

Comune. Quando abbiamo cominciato ad<br />

amministrare, c’erano sostanzialmente una<br />

città e un Comune fallito. Aziende partecipate<br />

sull’orlo dell’abisso. Mi proposero di licenziare<br />

migliaia di persone e di mettere sul mercato<br />

servizi essenziali. Malgrado normative<br />

nazionali che non ci hanno aiutato, anzi ci<br />

hanno ulteriormente strangolato dal punto di<br />

vista finanziario, oggi grazie alla razionalizzazione<br />

della spesa, all’aumento della capacità<br />

di riscossione, alla trasparenza con cui governiamo<br />

e alla partecipazione dei cittadini che<br />

hanno anche saputo fare dei sacrifici, possiamo<br />

dire che il bilancio del comune è corretto<br />

e trasparente. Certo, non navighiamo nell’oro.<br />

Non abbiamo adeguate risorse economiche<br />

e questo perché le politiche dei governi centrali<br />

degli ultimi anni non hanno sostenuto le<br />

autonomie ed hanno discriminato le città del<br />

Mezzogiorno e Napoli in particolare.<br />

45


GESTIRE L’IMPRESA/SUD<br />

I VALOROSI<br />

Pippo Callipo:<br />

«Al Sud, diritti<br />

trasformati<br />

in “favori”»<br />

L’ex presidente di Confindustria<br />

Calabria e patron dell’industria<br />

conserviera si scaglia contro il<br />

trittico “burocrazia-malapoliticamafia”<br />

che soffoca l’impresa<br />

di Francesco Condoluci<br />

NON LO HANNO FERMATO NEMMENO I COLPI di<br />

pistola: sei nel 2004, undici lo scorso anno.<br />

Indirizzati contro il resort di famiglia e contro<br />

i suoi stabilimenti a Maierato, area industriale<br />

di Vibo Valentia, ultimo avamposto<br />

della Calabria più profonda, quella che, per<br />

omogeneità geografiche, sociali e ambientali,<br />

oggi sembra più vicina all’Africa che all’Europa.<br />

Non lo hanno fermato le difficoltà: quelle<br />

che, al primo intoppo, a queste latitudini<br />

hanno portato centinaia, migliaia forse, di<br />

altre aziende al fallimento, alla chiusura delle<br />

linee produttive, alla consegna nelle mani di<br />

un altro padrone: la<br />

‘ndrangheta e i suoi<br />

stakeholder, mascherati<br />

da professionisti<br />

e imprenditori. Non lo<br />

ferma la paura, quella che ogni giorno, quando<br />

esce di casa o vi fa ritorno, lo fa girare di<br />

scatto per guardarsi alle spalle. No, Pippo Callipo<br />

no, lui non molla di un millimetro. Anzi.<br />

Qualche settimana fa, nel giorno del suo<br />

71esimo compleanno, racconta di aver rimesso<br />

a lucido la targhetta che aveva fatto affiggere<br />

anni fa su tutti i suoi stabilimenti. «C’è<br />

scritto “Io resto in Calabria”, l’ho fatta fare nel<br />

2010, dopo aver subìto la prima intimidazione.<br />

Sotto la scritta è incisa la mia firma: Pippo<br />

Callipo. Dopo sette anni, la targhetta si era<br />

un po’ sbiadita. Così l’ho fatta fare nuova, in<br />

CON UNA CRESCITA DEL 5% NEL 2016<br />

E L’11% DELLA PRODUZIONE ESPORTATA<br />

NEL MONDO, LA CALLIPO È UNA DELLE<br />

POCHE IMPRESE CALABRESI COMPETITIVE<br />

modo che nessuno possa pensare che anche<br />

il mio impegno civile, in questi anni, si è sbiadito».<br />

Con cento anni di storia alle spalle, un<br />

presente che parla di fatturati che sfiorano i<br />

50 milioni di euro e un futuro con ampi margini<br />

di crescita, la Callipo Conserve Alimentari,<br />

leader nel mercato del tonno e dei prodotti<br />

ittici di alta fascia, è la plastica rappresentazione<br />

di una straordinaria eccezione: fare impresa<br />

ad alti livelli al Sud, in Calabria, si può.<br />

Ma a che prezzo, cavalier Callipo?<br />

Al prezzo di riuscire a vivere nella legalità,<br />

a fare di tutto per<br />

rispettare le regole<br />

imposte dallo Stato e<br />

dalla società, a resistere<br />

alla tentazione<br />

di avvicinarsi alla ‘ndrangheta per avere facilitazioni.<br />

Io, se ho un problema di natura<br />

“ambientale”, mi rivolgo ai carabinieri. Non<br />

conosco altri indirizzi. È questo che cerco di<br />

insegnare ai miei figli e a tutte le persone che<br />

mi circondano. A resistere alle sirene dei suggerimenti<br />

“amichevoli” che ti consigliano di<br />

fare in un certo modo perché “così si arriva<br />

prima”. Le ante dei miei armadi sono di vetro,<br />

non ho scheletri. È per questo che posso permettermi<br />

il lusso di dire cose anche scomode.<br />

Perchè sono un uomo libero.<br />

E i rischi? Le frustrazioni imprenditoriali?<br />

I rimpianti per una crescita che altrove forse<br />

avrebbe potuto essere più importante?<br />

I rischi fanno parte del gioco. Ho scelto di rimanere<br />

a fare impresa in Calabria e sono perfettamente<br />

consapevole che, se non ti pieghi a<br />

certe logiche, questo rappresenta un rischio.<br />

Non nascondo di temere per la mia incolumità,<br />

dopo quello che m’è successo in passato.<br />

Ma non mi sento un eroe, penso di fare solo<br />

il mio dovere. Rimpianti professionali? Non<br />

ne ho: ho mandato avanti un’azienda, fondata<br />

dal mio bisnonno, che oggi, malgrado tutto,<br />

è un’eccellenza italiana. Lo dicono i numeri,<br />

non io. Negli anni, al core-business delle<br />

conserve, abbiamo aggiunto investimenti<br />

sul turismo, lo sport, le attività ricettive, i<br />

servizi di consulenza. E tutto questo senza<br />

mai venir meno alla filosofia aziendale della<br />

“qualità innanzitutto”, intesa come prodotti<br />

ma anche come clima in azienda e approccio<br />

nei confronti dei dipendenti. Per noi questa è<br />

una pietra miliare. Ci ha permesso di superare<br />

la crisi riuscendo persino ad aumentare il<br />

fatturato. Nei momenti difficili, non abbiamo<br />

abbassato la qualità. Anzi, gli standard sono<br />

sempre stati crescenti. E il consumatore, alla<br />

fine, ci ha premiato.<br />

Il vostro però, resta un modello aziendale<br />

di successo pressoché unico, in Calabria…<br />

Vuol sapere perché? Perché la più grande<br />

virtù che deve possedere un imprenditore<br />

48


AZIENDE IN CRISI<br />

FAGOCITATE DALLA<br />

‘NDRANGHETA.<br />

LA CALABRIA STA<br />

MORENDO E I POLITICI<br />

NON FANNO NULLA<br />

calabrese, o del Sud, in generale, non è tanto<br />

il coraggio, ma il riuscire a stare lontano da<br />

certe logiche. Prendiamo la stretta del credito<br />

bancario che ha finito per rafforzare l’attività<br />

di usura dei clan. Con il danaro dato in prestito,<br />

la ‘ndrangheta entra nelle aziende e piano<br />

piano se ne impadronisce. Quando il piccolo<br />

imprenditore non riesce a pagare, i mafiosi<br />

prima entrano con delle quote nei pacchetti<br />

societari e poi le rilevano per intero. È il loro<br />

modo di entrare nell’economia legale, imponendo<br />

anche i loro fornitori.<br />

Io lo denuncio da 20 anni, ormai, che in Calabria<br />

il trittico “malapolitica, burocrazia,<br />

‘ndrangheta” soffoca l’economia. Tenersi fuori<br />

da questo circolo infernale è difficilissimo.<br />

Conosco tanti imprenditori che per riuscire<br />

a farsi liquidare un mandato di pagamento<br />

dalla Pubblica Amministrazione, si sono dovuti<br />

rivolgere al politico locale, divenendone,<br />

di fatto, schiavi, in termini di consenso politico.<br />

Ho visto tante aziende fallire perché non<br />

riuscivano ad incassare quanto gli spettava.<br />

Qui, “i diritti” vengono trasformati in “favori”.<br />

Una regola che vale per le imprese, ma<br />

anche per il malato che, per farsi visitare in<br />

ospedale senza dover aspettare mesi e mesi,<br />

deve raccomandarsi al politico o al mafioso.<br />

È un sistema completamente marcio, nel quale<br />

mancano le condizioni minime di legalità.<br />

Quelli che avevano provato a cercare di cambiare<br />

le cose, come Monsignor Bregantini, l’ex<br />

vescovo di Locri che s’era battuto per dare<br />

lavoro ai giovani sottraendoli alla manovalanza<br />

criminale, sono stati in qualche modo<br />

allontanati. Spero non succeda la stessa cosa<br />

con magistrati di valore come Nicola Gratteri<br />

e Federico Cafiero De Raho. Come si dice in<br />

latino? “Promoveatur ut amoveatur”? Ecco,<br />

spero non vada così anche per loro.<br />

Dunque, non è solo la mafia il principale<br />

ostacolo allo sviluppo economico del Sud?<br />

La mafia e chi oggettivamente la fiancheggia.<br />

Vede, qualche anno fa coniai un’espressione<br />

che è stata ripresa molte volte dalla stampa:<br />

“la mafia con la penna”. Mi riferivo alla burocrazia<br />

malata. È quella che per farti liquidare<br />

un mandato di pagamento o farti ottenere una<br />

licenza, ti fa passare dalla politica. Ed è questo<br />

che scoraggia gli investitori. Altrove c’è più rispetto<br />

per le imprese: qui se non sottostai, o ti<br />

sparano o ti rendono la vita impossibile. Pensi<br />

che, giusto qualche giorno fa, davanti alla<br />

sede di Confindustria a Vibo Valentia, hanno<br />

abbandonato del liquido infiammabile. Io, e<br />

pochi altri come me, siamo innamorati della<br />

nostra terra, e resistiamo. Ma un imprenditore<br />

che viene da fuori, secondo lei, ha voglia di<br />

far fronte a tutto ciò? Dall’altra parte invece,<br />

c’è la maggioranza dei calabresi che continua<br />

a incassare, prendere bastonate e non reagire,<br />

preferendo affidarsi al padrone di turno.<br />

In sostanza: la Calabria è una terra irrimediabilmente<br />

perduta?<br />

No. Non voglio e non posso crederci. Ci sono<br />

anche esempi incoraggianti: penso al costruttore<br />

edile Gaetano Saffioti che ha denunciato<br />

e fatto arrestare i suoi estorsori e da allora<br />

vive nel suo cantiere-bunker a Palmi, ma continua<br />

a testimoniare la necessità di ribellarsi<br />

alla mafia. No, il cambiamento prima o poi avverrà,<br />

ne sono certo, ma ci vorranno generazioni.<br />

Spero solo che la Calabria e la sua economia<br />

riusciranno a resistere fino ad allora.<br />

Anni fa s’era candidato a governatore. Se<br />

fosse stato eletto cosa avrebbe fatto? Quali<br />

sono cioè le politiche pubbliche necessarie<br />

a uscire da questa impasse drammatica?<br />

Nel mio programma avevo inserito pochi e<br />

semplici punti. Le priorità della Calabria. La<br />

prima riguardava la riorganizzazione della<br />

Regione, in termini di uffici e risorse umane.<br />

Quindi l’utilizzo ottimale dei fondi europei: ce<br />

ne sono tantissimi a disposizione ma non si<br />

riesce a far partire i bandi e dare risorse alle<br />

imprese. Poi ritenevo, e ritengo tuttora, che<br />

occorre potenziare le vie di comunicazione.<br />

Hanno appena inaugurato la nuova Salerno-Reggio<br />

Calabria, ribattezzata “Autostrada<br />

del Mediterraneo”: peccato che il giorno<br />

dopo, per andare a Cosenza, ho fatto 40 km a<br />

senso unico perché, sull’altra carreggiata, c’erano<br />

ancora lavori in corso. In pratica, hanno<br />

tolto le transenne per far venire il ministro a<br />

tagliare il nastro, e poi le hanno rimesse.<br />

In tutti i casi, le pare che la gente si fa 2mila<br />

km per venire in macchina al mio resort a<br />

Pizzo Calabro? Qui, più che sull’autostrada,<br />

bisogna lavorare sul Porto di Gioia Tauro, che<br />

avrebbe dovuto diventare il motore economico<br />

del Mezzogiorno e oggi rischia di chiudere,<br />

e sugli aeroporti per rilanciare il turismo.<br />

E poi bisogna rifare le strade extraurbane,<br />

quelle che sembrano mulattiere. Intere aree<br />

dell’entroterra oggi stanno morendo a causa<br />

dell’isolamento. Chi va più in Sila o a Soveria<br />

Mannelli? Nessuno. Ma i nostri politici non<br />

se ne occupano. Sono muti, inerti. Pensano<br />

solo allo strapuntino da farsi dare dai Palazzi<br />

romani. Del resto, per mantenere lo status di<br />

benefattori, hanno tutto l’interesse a lasciare<br />

la Calabria nella sacca dei bisogni. Sa cosa ha<br />

scritto il poeta dialettale Nicola Giunta della<br />

classe dirigente calabrese? “Nani sunnu, e<br />

vonni a tutti nani”. Nani sono loro e vogliono<br />

che anche tutti gli altri siano nani. C’è bisogno<br />

di aggiungere altro?<br />

49


GESTIRE L’IMPRESA/SUD<br />

L’INTERVISTA<br />

LE IMPRESE AL SUD VANNO<br />

LIBERATE DALLA CORRUZIONE,<br />

LA NUOVA LUPARA DEI CLAN<br />

Intervista esclusiva al Procuratore Nazionale Antimafia, Franco Roberti,<br />

che spiega come è cambiato il rapporto tra criminalità e aziende<br />

e come si può liberare l’economia soffocata del Mezzogiorno<br />

di Francesco Condoluci<br />

LA MAFIA OGGI NON<br />

SPARA, CORROMPE.<br />

E ALTERA LA LIBERA<br />

CONCORRENZA<br />

“DESERTIFICAZIONE INDUSTRIALE, DISOC-<br />

CUPAZIONE INCONTROLLABILE, SOTTOSVI-<br />

LUPPO E DISUGUAGLIANZE PERMANENTI”.<br />

Questo dice, del Mezzogiorno, il Rapporto<br />

Svimez. Un quadro rispetto al quale, lei<br />

non si stanca mai di ribadire che sono le<br />

mafie la causa principale, e che bisogna<br />

usare gli strumenti giusti per liberare il<br />

Sud da questa cappa.<br />

Ne sono assolutamente convinto. Il<br />

contrasto alla criminalità organizzata,<br />

e per estensione all’economia criminale,<br />

è presupposto fondamentale per<br />

avviare lo sviluppo reale e concreto<br />

delle imprese e dell’occupazione. La<br />

presenza delle mafie condiziona pesantemente<br />

l’economia dei territori<br />

dove operano. E, come emerge dalla<br />

Relazione <strong>2017</strong> della Procura Nazionale<br />

Antimafia che abbiamo presentato a<br />

giugno, oggi mafia sempre più spesso<br />

vuol dire corruzione. È questo lo strumento<br />

privilegiato dei clan: corrompere<br />

per ottenere informazioni riservate,<br />

ottenere documenti falsi, accaparrarsi<br />

gli appalti, gestire il tessuto economico,<br />

riciclare capitali illeciti. Ecco allora<br />

che la lotta alla corruzione diventa<br />

la chiave di volta per assicurare l’avvio<br />

di un percorso virtuoso che può<br />

portare a uno sviluppo<br />

vero del Mezzogiorno.<br />

È in questo che è cambiato il “pactum sceleris”<br />

tra clan, aziende e malapolitica, negli<br />

ultimi 30 anni?<br />

Intanto non è mai venuto<br />

meno, purtroppo. Come<br />

dicevo, c’è stata un’evoluzione<br />

rispetto al<br />

modo in cui la mafia<br />

s’infiltra nel mondo<br />

degli appalti e delle<br />

imprese. Prima lo<br />

faceva con la forza<br />

dell’intimidazione,<br />

oggi lo fa attraverso<br />

la corruzione. Rispetto,<br />

ad esempio,<br />

al “modello tavolino”<br />

nella Sicilia degli<br />

anni ’80 o al rapporto<br />

Cap, “Camorra,<br />

Affari, Politica” degli<br />

anni ’90, la novità è<br />

sostanzialmente questa.<br />

La mafia adesso non spara<br />

più, ma corrompe. I<br />

clan, ai giorni nostri,<br />

esercitano<br />

una presenza<br />

50


di controllo, garanzia e rispetto dei<br />

patti corruttivi: è quello che dicono<br />

gli accertamenti giudiziari. Nell’ultimo<br />

anno, ad esempio, nel campo dello<br />

smaltimento rifiuti, è venuta fuori in<br />

maniera evidente la presenza di soggetti<br />

mafiosi i quali, nella veste di corruttori,<br />

e non di intimidatori, mettevano<br />

insieme gli attori che, dal “modello<br />

tavolino” e il “rapporto Cap” ad oggi,<br />

sono sempre gli stessi. Ovvero: politici,<br />

funzionari, imprenditori. Ci sono<br />

state molte indagini significative in tal<br />

senso. Una per tutte, quella della Procura<br />

Distrettuale di Catania sul “sistema<br />

Paratore” e lo smaltimento illegale<br />

di rifiuti, che vede imputati mafiosi e<br />

non mafiosi, accusati di associazione<br />

mafiosa e corruzione.<br />

Con una corruzione che pesa 60 miliardi<br />

all’anno, l’Italia in effetti, continua ad avere<br />

questo triste primato in Europa. Eppure le<br />

norme anti-corruzione ci sono.<br />

La corruzione ostacola la competitività<br />

e frena sviluppo e occupazione perché<br />

altera la libera concorrenza. È da considerarsi<br />

ormai un vero e proprio “fenomeno<br />

di sistema”. Dilagato perché per<br />

troppo tempo tollerato. Oggi le norme,<br />

da sole, non bastano se poi non vengono<br />

correttamente applicate. Ci vuole<br />

anche un’organizzazione idonea a farle<br />

funzionare. Ci vogliono organismi di<br />

polizia giudiziaria efficienti e specializzati<br />

e, a completamento del quadro<br />

anticorruzione, bisogna prevedere una<br />

forma di premialità per chi collabora<br />

con la giustizia su fatti corruttivi. Queste<br />

persone che collaborano, inoltre,<br />

vanno adeguatamente protette. Personalmente,<br />

ritengo necessaria anche<br />

la possibilità di operare con agenti<br />

sotto copertura. Come Procura Antimafia<br />

abbiamo suggerito al legislatore<br />

di prevedere anche,<br />

all’interno dell’articolo<br />

416 bis, un’aggravante<br />

di pena quando viene accertato che<br />

le mafie conseguono appalti attraverso<br />

il metodo corruttivo. La corruzione è,<br />

nella gran parte dei casi, espressione<br />

di organizzazioni criminali, mafiose<br />

e non. Per cui, per affrontarla, oltre<br />

al rafforzamento del quadro normativo,<br />

ci vuole metodo e organizzazione.<br />

L’Autorità Nazionale Anti Corruzione da<br />

sola non basta, sul fronte prevenzione?<br />

L’Anac è un ente importante e, nell’ambito<br />

del Piano Nazionale Anti Corruzione,<br />

fa bene il suo lavoro. Ma si occupa<br />

di casi che vengono portati alla sua<br />

attenzione. Non ha poteri investigativi,<br />

come quelli dell’Autorità giudiziaria. E<br />

in ambito corruttivo, l’attività investigativa<br />

è fondamentale. Per cui questo<br />

tipo di attività andrebbe potenziata.<br />

E tra le norme: servono anche le white list?<br />

Certo. Per arginare la corruzione, bisogna<br />

rafforzare anche i protocolli di<br />

legalità, come è stato fatto per prevenire<br />

le infiltrazioni mafiose negli<br />

appalti pubblici. Come Procura Nazionale,<br />

abbiamo dato il nostro contributo<br />

sulla prevenzione negli appalti<br />

più importanti, dalla bonifica della<br />

“terra dei fuochi” in Campania alla ricostruzione<br />

post-terremoto in Italia<br />

Centrale. Anche nell’ambito corruttivo<br />

servono griglie d’accesso rigorose<br />

alle white list. Se vuoi lavorare con<br />

la Pubblica Amministrazione, devi<br />

denunciare chi ti chiede la tangente.<br />

Se paghi, invece, vieni espulso dalle<br />

associazioni di categoria e non puoi<br />

più partecipare ai bandi pubblici.<br />

L’Istat stima l’incidenza dell’economia criminale<br />

al 16-17% del PIL, cioè introiti tra i<br />

255 e i 275 milioni di euro. Non le sembra<br />

un valore sottostimato?<br />

Diciamo che i dati hanno un valore<br />

puramente orientativo. Le cifre sono<br />

oscillanti, ma ti danno comunque l’idea<br />

della dimensione del fenomeno.<br />

E l’economia soffocata, invece? Nel suo libro<br />

“Il Contrario della Paura” scrive che il<br />

vero danno delle mafie sta in ciò che soffocano,<br />

ancor più che in ciò che provocano.<br />

Ma aggiunge pure che al Sud l’impresa<br />

sana esiste. Perché non fa massa critica?<br />

Anche su ciò che le mafie soffocano, ci<br />

sono dati eloquenti. In Puglia e Basilicata,<br />

negli ultimi 30 anni, la presenza<br />

delle mafie ha inciso fortemente<br />

sul Pil: rispettivamente meno 16,5% e<br />

meno 17,5% . Per converso, l’impresa<br />

corretta, quella che non fa ricorso al<br />

metodo corruttivo, ha difficoltà a operare<br />

e rischia di uscire dal mercato, a<br />

tutto vantaggio di chi ricorre alla corruzione<br />

sistematica. In un contesto di<br />

corruzione generalizzata, per l’impresa<br />

sana che rispetta le condizioni di<br />

legalità, sopravvivere è molto difficile.<br />

Ecco perché, in particolare al Sud, le<br />

realtà virtuose sono poche. Per salvare<br />

l’impresa sana, è indispensabile agire<br />

contro quelle legate alle organizzazioni<br />

mafiose. Intervenendo sull’economia<br />

malata, si sanano le imprese pulite<br />

e si sana l’economia dell’intero Paese.<br />

IL GIUDICE CHE HA MESSO<br />

IN GINOCCHIO “I CASALESI”<br />

Sessantanove<br />

anni, napoletano,<br />

in magistratura<br />

dal 1975, Franco<br />

Roberti è a capo<br />

della Procuratore<br />

Nazionale Antimafia<br />

dal luglio 2013,<br />

quando è stato<br />

eletto dal Csm,<br />

succedendo a<br />

Pietro Grasso, che<br />

si era dimesso<br />

per assumere la<br />

presidenza del<br />

Senato. Prima di<br />

essere designato<br />

a guidare la PNA,<br />

che dal 2015 ha<br />

competenza anche<br />

in materia di<br />

terrorismo, Roberti<br />

guidava la Procura<br />

della Repubblica<br />

di Salerno.<br />

Nel suo cursus<br />

honorum, una<br />

significativa<br />

esperienza<br />

alla Direzione<br />

Distrettuale<br />

Antimafia di Napoli,<br />

dove si è occupato<br />

delle più importanti<br />

indagini di camorra,<br />

tra cui quella<br />

contro il potente<br />

clan dei Casalesi.<br />

51


GESTIRE L’IMPRESA/SUD<br />

L’INTERVISTA<br />

La mafia si fa forte anche della crisi: con<br />

la disoccupazione giovanile che tocca il<br />

42,4%, secondo un’indagine Coldiretti, al<br />

Sud, 6 giovani su 10, pur di lavorare, sarebbero<br />

disposti a farlo anche in un’impresa<br />

“in odore”...<br />

Purtroppo c’è poco da meravigliarsi di<br />

quella statistica. Le mafie hanno sempre<br />

approfittato delle condizioni di disagio,<br />

delle disuguaglianze. Così usano<br />

i troppo ricchi, che spesso sono anche<br />

disonesti, e i troppo poveri, i disperati<br />

che hanno bisogno. È un dato allarmante<br />

ma che personalmente non mi<br />

sconvolge affatto.<br />

Il nodo focale resta sempre quello, insomma:<br />

la dissuasione all’intrapresa? I problemi<br />

ambientali cioè che scoraggiano gli<br />

investimenti e le iniziative imprenditoriali<br />

sane nel Mezzogiorno?<br />

Non c’è dubbio. Dove c’è mafia, peraltro,<br />

c’è anche meno accesso al credito,<br />

e le mafie consolidano il loro potere e<br />

la loro ricchezza con l’usura. Anche se<br />

in realtà non è nemmeno corretto parlare<br />

di usura, ma piuttosto di esercizio<br />

abusivo del credito. Ci sono soggetti<br />

mafiosi che prestano danaro a tasso<br />

legale, cioè si fanno banca, ovviamente<br />

senza avere la licenza per farlo, erogando<br />

credito a tasso concorrenziale<br />

con quello bancario, ma con la certezza<br />

di riuscire a recuperare il loro credito.<br />

La crisi bancaria dunque ha rafforzato<br />

ancora di più l’economia criminale,<br />

perchè i soggetti economici sono costretti<br />

a rivolgersi a canali alternativi.<br />

L’imprenditore deve sopravvivere e se<br />

non riesce a ottenerlo dalle banche, si<br />

rivolge al credito mafioso.<br />

Oggi i canali di riciclaggio che vie seguono?<br />

Per le organizzazioni criminali ci<br />

sono mille possibilità di riciclare<br />

gli introiti illeciti. Le mafie vedono<br />

occasione per investire i loro<br />

capitali in tutte le attività legali.<br />

La mia esperienza personale e le indagini<br />

dicono chiaramente che le organizzazioni<br />

mafiose ormai si sono<br />

orientate anche verso gli investimenti<br />

nella cosiddetta “new economy”. Pensi<br />

soltanto alle indagini sul fotovoltaico,<br />

sulle pale eoliche, sulle energie<br />

rinnovabili, tutti settori che destano<br />

l’interesse dei clan dal momento che<br />

sono l’economia del futuro. Le mafie<br />

sono assolutamente al passo coi tempi.<br />

Con la globalizzazione economica,<br />

anche l’espansione criminale<br />

oggi ha un respiro transnazionale.<br />

FINCHÈ LO STATO, AL SUD, NON OCCUPERÀ<br />

GLI SPAZI VUOTI, DANDO SERVIZI, LAVORO,<br />

GIUSTIZIA E LEGALITÀ, LA GUERRA CONTRO<br />

LE MAFIE NON POTRÀ DIRSI VINTA<br />

La droga resta però il primo canale d’introito:<br />

su 30 miliardi che muovono ogni anno,<br />

le mafie ne investono 20 sulle imprese.<br />

Come si fa a bloccare il fenomeno ed evitare<br />

l’aggressione dell’economia legale?<br />

La lotta alla droga nel nostro Paese<br />

produce ogni anno sequestri e confische<br />

notevoli. Il problema è che il<br />

traffico di stupefacenti è un fenomeno<br />

globale e non si riesce a fronteggiarlo.<br />

Di solito si interviene per sequestrare<br />

la droga che si riesce a intercettare e<br />

poi, a valle, si sequestrano i profitti<br />

dei trafficanti. Quello che non si riesce<br />

a individuare e bloccare invece,<br />

sono le fonti di finanziamento. Le indagini<br />

non sono ritagliate su questo<br />

tipo di target investigativo. Bisognerebbe<br />

andare a sequestrare i flussi<br />

finanziari prima ancora che diventino<br />

transazioni finalizzate a movimentare<br />

la droga. Spesso sono operazioni estero<br />

su estero difficili da intercettare.<br />

Torniamo al Sud, dove, oltre al lavoro,<br />

mancano anche scuole, rete idrica, strade.<br />

È questo che rende immane la battaglia<br />

contro le mafie in quei territori?<br />

Negli ultimi 20 anni, lo Stato ha portato<br />

un’azione di contrasto alle organizzazioni<br />

criminali, molto efficace in termini<br />

di confische, condanne, sequestri<br />

di beni. Ma è ancora lontano dal vincere<br />

la partita. Semplicemente perché<br />

non ha ancora posto le premesse affinché<br />

i fenomeni mafiosi non possano<br />

più riprodursi. Non ha rioccupato cioè<br />

quegli spazi sociali, politici, economici<br />

che, lasciati vuoti, sono stati occupati<br />

dalle organizzazioni criminali. Prendiano<br />

il caso di Casal di Principe. Lo<br />

Stato ha ottenuto grandi risultati ma<br />

non ha ancora vinto, perché ci sono<br />

ancora le condizioni affinchè i Casalesi<br />

possano ritornare: intendo disoccupazione,<br />

sottosviluppo, mancanza<br />

di infrastrutture e di economia legale.<br />

Finchè queste lacune non verranno rimosse<br />

costruendo case, scuole, servizi,<br />

dando lavoro e sostegno alle imprese<br />

pulite e fissando le regole per prevenire,<br />

oltre che per reprimere, i fenomeni<br />

mafiosi, la guerra non potrà dirsi vinta.<br />

Servirebbe dunque un piano straordinario<br />

per ridare speranza a giovani e imprese in<br />

un Sud altrimenti condannato per sempre<br />

alla morsa delle mafie?<br />

Bisogna innanzitutto assicurare condizioni<br />

efficienti di legalità e sicurezza.<br />

Così si promuovono e si attirano gli<br />

investimenti, italiani e stranieri. Ma<br />

questa ricetta, in realtà è stata ben<br />

compresa. La consapevolezza c’è ed è<br />

condivisa, il problema è darle attuazione.<br />

Ci vorrebbero cioè tribunali che<br />

funzionano, forze di polizia che funzionano,<br />

e soprattutto bisognerebbe<br />

non far venire mai meno ai soggetti<br />

istituzionali preposti ad assicurare un<br />

quadro di legalità, tutto quanto serve<br />

ad un’azione efficiente. I presupposti<br />

fondamentali per rilanciare il Sud sono<br />

questi: favorire le condizioni di legalità<br />

e sicurezza. Legalità e sicurezza.<br />

Non bisogna mai slegare i due concetti.<br />

52


FINANZIARE L’IMPRESA L’ARTE DEL BILANCIO<br />

ESSERE IN REGOLA<br />

CONVIENE A TUTTI<br />

CON IL RATING<br />

DELLA LEGALITA’<br />

Nel 2012 è stato istituito per legge<br />

questo indicatore di etica d’impresa,<br />

promosso dall’Autorità garante<br />

del mercato in collaborazione con<br />

l’Autorità anticorruzione. E sempre<br />

più aziende lo stanno chiedendo<br />

MARCELLO CARDANI, PRESIDENTE DELL’AUTORITA’ GARANTE DELLA CONCORRENZA, A DESTRA, RAFFAELE CANTONE DELL’ANAC<br />

LA NORMA<br />

Art. 5-ter del decreto-legge<br />

1/2012, come modificato<br />

dal Decreto legge<br />

29/2012, convertito con<br />

modificazioni dalla Legge<br />

62/2012<br />

1. Al fine di promuovere<br />

l’introduzione di principi<br />

etici nei comportamenti aziendali,<br />

all’Autorità garante della concorrenza<br />

e del mercato è attribuito il compito di<br />

segnalare al Parlamento le modifiche<br />

normative necessarie al perseguimento<br />

del sopraindicato scopo anche in<br />

rapporto alla tutela dei consumatori,<br />

nonché di procedere, in raccordo con i<br />

Ministeri della giustizia e dell’interno, alla<br />

elaborazione ed all’attribuzione, su istanza<br />

di parte, di un rating di legalità per le<br />

imprese operanti nel territorio nazionale<br />

che raggiungano un fatturato minimo di<br />

due milioni di euro, riferito alla singola<br />

impresa o al gruppo di appartenenza,<br />

secondo i criteri e le modalità stabilite da<br />

un regolamento dell’Autorità garante della<br />

concorrenza e del mercato da emanare<br />

entro novanta giorni dalla data di entrata<br />

in vigore della presente disposizione.<br />

L’AUTRICE<br />

PAOLA LASSANDRO<br />

SENIOR MANAGER<br />

DI RSM GLOBAL<br />

SOCIETÀ DI REVISIONE<br />

E ORGANIZZAZIONE<br />

CONTABILE SPA<br />

Negli ultimi anni, le<br />

imprese sono sempre<br />

più spinte a coniugare<br />

gli aspetti reddituali e puramente<br />

economico-finanziari<br />

con i principi di etica aziendale,<br />

di legalità e di trasparenza:<br />

in altri termini, legalità<br />

e competitività sono sempre<br />

di più le due facce della stessa medaglia. Basti<br />

pensare alla crescente attenzione, da parte degli<br />

imprenditori, verso tematiche di Corporate<br />

Social Responsibility, ovvero tematiche legate<br />

all’ambiente, alla sicurezza sul lavoro, alla<br />

prevenzione dei reati, attraverso l’adozione di<br />

modelli organizzativi (esempio: il modello ai<br />

Al fine dell’attribuzione del rating,<br />

possono essere chieste informazioni a<br />

tutte le pubbliche amministrazioni. Del<br />

rating attribuito si tiene conto in sede di<br />

concessione di finanziamenti da parte delle<br />

pubbliche amministrazioni, nonché in sede<br />

di accesso al credito bancario, secondo le<br />

modalità stabilite con decreto del Ministro<br />

dell’economia e delle finanze e del Ministro<br />

dello sviluppo economico, da emanare<br />

entro novanta giorni dalla data di entrata<br />

in vigore della presente disposizione. Gli<br />

istituti di credito che omettono di tener<br />

conto del rating attribuito in sede di<br />

concessione dei finanziamenti alle imprese<br />

sono tenuti a trasmettere alla Banca<br />

d’Italia una dettagliata relazione sulle<br />

ragioni della decisione assunta.<br />

sensi del D.to Lgs 231/2001) e l’ottenimento<br />

di apposite certificazioni (es.: SA8000).<br />

In questo quadro generale si è mosso il legislatore<br />

che, al fine di promuovere la diffusione<br />

dei principi etici nell’ambito dell’attività<br />

imprenditoriale e prevenire comportamenti<br />

aziendali illeciti, ha emanato specifiche misure<br />

antiriciclaggio, anticorruzione e, con il<br />

D.L.n.1 del 2012, il Rating di Legalità. Questo<br />

strumento, promosso dall’Autorità Garante<br />

della Concorrenza e del Mercato (AGCM)<br />

in accordo con i Ministeri della Giustizia e<br />

dell’Interno, vede parte attiva nel procedimento<br />

di attribuzione del rating anche l’Autorità<br />

Nazionale Anticorruzione (ANAC). Le modalità<br />

tecniche e operative per l’ottenimento<br />

del rating ed il suo successivo mantenimento<br />

sono stati stabiliti dal Regolamento AGCM n.<br />

24075 del 14/11/2012, entrato in vigore dal<br />

2/01/2013. Il Regolamento è stato oggetto di<br />

diverse modifiche, attraverso delibere emanate<br />

da AGCM nel 2014 e nel 2015, sino alla Delibera<br />

n. 26166 del 13/07/2016, pubblicata in<br />

GU n. 213 del 12/09/2016.<br />

Ma le imprese come possono ottenere quello<br />

che da molti è stato definito il “bollino” di<br />

qualità?<br />

Innanzitutto è bene precisare che possono<br />

fare richiesta di rating, mediante autocertificazione<br />

all’AGCM, solamente le imprese (sia in<br />

forma individuale che collettiva) che:<br />

• hanno sede operativa nel territorio nazionale;<br />

54


BOLLINO DI QUALITÀ:<br />

I REQUISITI RICHIESTI<br />

A IMPRENDITORI<br />

E QUADRI AZIENDALI<br />

• che non siano state adottate o<br />

intraprese misure di prevenzione/<br />

cautelari personale e/o patrimoniale;<br />

• che non siano state pronunciate<br />

sentenze/decreti penali di condanna;<br />

• che non siano state pronunciate<br />

sentenze di patteggiamento per reati<br />

tributari ex D.Lgs. 74/2000, per<br />

reati ex D.Lgs. 231/2001, per reati<br />

conto la PA e per illeciti in materia<br />

previdenziale;<br />

• che non siano state intraprese azioni<br />

penali per reati di mafia;<br />

• con specifico riferimento alle<br />

società, che non siano stati emessi<br />

provvedimenti di accertamento per<br />

il pagamento di imposte e tasse e<br />

violazione di obblighi retributivi,<br />

contributivi e assicurativi con<br />

sentenza passata in giudicato nel<br />

biennio precedente alla richiesta di<br />

rating.<br />

• hanno conseguito un fatturato minimo di<br />

2 mln di euro nell’ultimo esercizio chiuso<br />

nell’anno precedente alla ricerca di rating,<br />

riferito alla singola impresa o al gruppo di appartenenza<br />

e risultante da un ultimo bilancio<br />

regolarmente approvato e pubblicato ai sensi<br />

di legge;<br />

• alla data della richiesta di rating risultino<br />

iscritte nel registro delle imprese da almeno<br />

due anni.<br />

Il rating può variare in un range definito tra un<br />

minimo di uno e un massimo di tre “stellette”<br />

e viene attribuito dall’AGCM sulla base delle<br />

dichiarazioni delle aziende. Ha una validità di<br />

due anni ed è rinnovabile su richiesta, salvo<br />

che nel corso del biennio l’Autorità non ravvisi<br />

motivi per la revoca o la riduzione delle “stellette”.<br />

Alcuni requisiti ritenuti imprescindibili<br />

dall’Autorità (art. 2, comma 2 del Regolamento),<br />

danno diritto ad una “stelletta” e coinvolgono<br />

sia l’imprenditore che i vertici apicali<br />

(Amministratori, Direttore Generale, Direttore<br />

Tecnico, Procuratore speciale), oltre che i<br />

soci persone fisiche titolari di partecipazione<br />

di maggioranza. Il Regolamento prevede la<br />

possibilità di incrementare il punteggio base<br />

mediante l’ottenimento di un punteggio aggiuntivo<br />

“+”: l’ottenimento di tre segni “+” dà<br />

diritto all’assegnazione di una “stelletta” aggiuntiva,<br />

fino alla soglia massima di tre “stellette”.<br />

Lo sforzo ulteriore richiesto alle imprese<br />

per essere premiate con ulteriori “stellette”,<br />

prevede il soddisfacimento di altri requisiti<br />

(art. 3, comma 2 del Regolamento), tra cui si<br />

CHI HA IL RATING<br />

E’ AVVANTAGGIATO<br />

NELL’ACCESSO<br />

AL CREDITO<br />

E NEGLI APPALTI<br />

anche in relazione alla tempistica, ai costi di<br />

istruttoria e alle condizioni economiche.<br />

D’altronde, gli istituti di credito sono obbligati<br />

a trasmettere annualmente alla Banca d’Italia<br />

una relazione sui casi in cui il rating non ha influito<br />

sui tempi, sui costi di istruttoria o sulle<br />

condizioni economiche, motivando il perchè<br />

dell’esito. Da quanto emerge dall’ultimo comunicato<br />

di Banca d’Italia, nel corso del 2015<br />

le imprese dotate di Rating di Legalità, che<br />

hanno richiesto e ottenuto un finanziamento<br />

bancario, sono state 1.378 (contro le 160<br />

ricorda: a) l’utilizzo<br />

del 2014): per 626 di<br />

di sistemi di tracciabilità<br />

dei pagamenti<br />

nerato benefici econo-<br />

GRANDE VALENZA AL RATING DI esse, il rating ha ge-<br />

LEGALITÀ È ATTRIBUITA ANCHE DAL<br />

CODICE DEGLI APPALTI COME CRITERIO<br />

anche per somme di “PREMIALE” NELLE AGGIUDICAZIONI mici e di tempi. Per le<br />

importo inferiore alla<br />

restanti 752, i mancati<br />

soglia di legge; b) l’adozione di un modello benefici sarebbero stati determinati da insufficiente<br />

documentazione di rating e/o da con-<br />

organizzativo ai sensi del D.Lgs. 231/2001; c)<br />

essere iscritti in una white list (L. 190/2012). dizioni vantaggiose applicate autonomamente<br />

dalle banche. Con riferimento invece ai dati<br />

Quello che emerge è che il legislatore, mediante<br />

lo strumento del Rating di Legalità, ha diffusi dall’AGCM, nei primi sei mesi del <strong>2017</strong>,<br />

voluto premiare le imprese virtuose tramite il numero di attivazioni e rinnovi si è attestato<br />

in 1.299 contro i 690 del primo semestre<br />

l’assegnazione di un giudizio sul rispetto della<br />

legalità, giudizio di cui “si tiene conto in sede 2016. Grande valenza al Rating è attribuita anche<br />

dal Codice degli Appalti (D.Lgs 50/2016),<br />

di accesso ai finanziamenti delle pubbliche<br />

amministrazioni nonché in sede di accesso al come criterio “premiale” nell’ambito della valutazione<br />

delle offerte. È chiaro quindi come lo<br />

credito bancario” (art. 5 ter, D.L. 1/2012). In<br />

effetti, in base a quanto previsto dall’art. 4 del strumento del Rating di Legalità stia prendendo<br />

sempre più piede tra le imprese, anche al<br />

D.M. n. 57/2014, nell’ambito della loro attività<br />

le banche devono tener conto del Rating di fine di rafforzare la propria quota di mercato<br />

Legalità, non solo tra le variabili considerate attraverso un riconoscimento ufficiale sulla<br />

ai fini dell’accesso al credito dell’impresa, ma correttezza del proprio operato.<br />

55


GESTIRE L’IMPRESA<br />

Brevetti<br />

in aumento<br />

ma gli italiani<br />

li usano poco<br />

Dallo Studio Trevisan e Cuonzo i<br />

dati sul trend della brevettazione:<br />

«Troppo spesso è considerata<br />

lo strumento eccezionale da<br />

applicare solo alle scoperte rare»<br />

QUI I DATI SULLA PROTEZIONE DELLA PROPRIETÀ INTELLETTUALE. A FIANCO IN ALTO, LUCA TREVISAN E IN BASSO, GABRIEL CUONZO<br />

di Marco Scotti<br />

Lo stato di salute di un’economia si può<br />

leggere attraverso molti fattori. Uno di<br />

questi è il numero di brevetti depositati<br />

ogni anno. Nel 2016, nel nostro paese, sono<br />

stati registrati quasi 10.000 progetti, con un<br />

aumento del 4,5% rispetto al 2015 ma in calo<br />

dell’11% rispetto all’ultimo anno senza crisi,<br />

il 2006. Tanti? Pochi? Decisamente pochi, se<br />

si pensa che in Germania (che ha 20 milioni<br />

di abitanti in più rispetto all’Italia) i brevetti<br />

depositati sono 67.000. D’altronde, è naturale<br />

che scarseggi l’innovazione se si pensa che la<br />

spesa in ricerca e sviluppo nel 2014 ammontava<br />

all’1,38% del pil (22,3 miliardi) contro il<br />

2,9% della Germania.<br />

«Vi sono molti pregiudizi sbagliati per quanto<br />

riguarda il ricorso al brevetto – afferma Luca<br />

Trevisan, name partner dello studio legale<br />

Trevisan & Cuonzo – troppo spesso è considerato<br />

lo strumento eccezionale da applicare<br />

solo a prodotti totalmente nuovi o a scoperte<br />

scientifiche da premio Nobel. Può invece<br />

essere oggetto di brevetto ogni innovazione,<br />

che riguardi anche aspetti costruttivi, o dettagli,<br />

di ogni tipo di oggetto, dal semplice strumento<br />

casalingo alla macchina complessa.<br />

Il brevetto può anche costituire un potente<br />

strumento nella lotta competitiva, anche in<br />

assenza di un proprio prodotto che presenti<br />

le caratteristiche brevettate». Va però detto<br />

che l’Italia è il secondo paese in Europa, dopo<br />

il Belgio, che sta crescendo di più in termini di<br />

numero di brevetti. Qualche segnale positivo<br />

c’è, quindi, anche perché i costi da sostenere<br />

per un’azienda per depositare i marchi sono<br />

particolarmente gravosi.<br />

I brevetti, inoltre, sono uno straordinario<br />

strumento per cercare di sbaragliare la<br />

NEL 2016 SONO STATI REGISTRATI QUASI<br />

10 MILA PROGETTI, CON UN AUMENTO<br />

DEL 4,5% RISPETTO AL 2015<br />

MA IN CALO DELL’11% SUL 2006<br />

concorrenza: non c’è niente di peggio, dice<br />

ancora Luca Trevisan, che «costringere un<br />

concorrente a modificare un proprio prodotto:<br />

significa toglierlo dal mercato per lungo<br />

tempo, perché non sempre il design-around<br />

è possibile. Nel management delle aziende<br />

straniere, in particolare americane e tedesche<br />

(che da sempre sanno di non poter contare<br />

solo sulla price competition) esiste una figu-<br />

ra non trascurabile, quella del responsabile<br />

brevetti.<br />

Il cui primo compito è non solo quello di identificare<br />

in ogni nuova progettazione quanto<br />

possa essere oggetto di brevetto, ma anche<br />

di rilevare l’esistenza di brevetti di terzi (per<br />

non cadere in quelli dei competitors), avvertendo<br />

la progettazione di modificare la rotta<br />

quando essa finisce in un ‘campo minato’<br />

dall’esistenza di brevetti altrui. Purtroppo le<br />

aziende italiane, poco avvezze a proteggere<br />

con brevetti le proprie innovazioni, sono anche<br />

facili a cadere nella rete di brevetti dei<br />

concorrenti».<br />

Infine, è necessario che le aziende tengano<br />

bene a mente una serie di accorgimenti se<br />

vogliono completare efficacemente il processo<br />

di brevettazione: «identificare le soluzioni<br />

più innovative», conclude Trevisan, «così<br />

da poter avere brevetti validi, ed evitare di<br />

‘bruciare’ predivulgando (e cioè vendendo) il<br />

prodotto prima di aver brevettato; brevettare<br />

le soluzioni, anche se non destinate ad essere<br />

applicate direttamente, che possono però<br />

costituire ostacolo al concorrente; estendere<br />

i brevetti nei paesi in cui i concorrenti producono,<br />

vendono e si approvvigionano di<br />

56


LE IMPRESE<br />

ITALIANESPENDONO<br />

MENO DI 10MILA EURO<br />

ALL’ANNO IN BREVETTI<br />

E IL BREVETTO<br />

EUROPEO SLITTA<br />

«La Brexit ritarderà l’entrata in<br />

funzione del Tribunale Unico dei<br />

Brevetti (Tub), elemento essenziale per<br />

la creazione del sistema del Brevetto<br />

unitario europeo»: lo rileva “Eunews<br />

– l’Europa in italiano”, un accurato<br />

sito di informazioni sulla legislazione<br />

e la politica europee lanciato e gestito<br />

sin dal 2012 da Lorenzo e Giacomo<br />

Robustelli. I due analisti osservano<br />

che le vicende politiche convulse<br />

degli iultimi mesi in Gran Bretagna<br />

comporteranno, tra i tanti effetti<br />

collaterali, anche lo slittamento<br />

all’anno venturo del nuovo tribunale,<br />

che avrebbe dovuto invece entrare<br />

in funzione entro quest’anno. Una<br />

recente tavola rotonda organizzata a<br />

Bruxelles dal Gruppo dei Conservatori<br />

e Riformisti Europei col titolo ha<br />

registrato l’intervento definitivo, in<br />

tal senso, di Raffaele Baldassarre, ex<br />

eurodeputato e relatore nella scorsa<br />

legislatura per l’Aula di Strasburgo del<br />

progetto: «La previsione del dicembre<br />

<strong>2017</strong> è difficile da rispettare, vista<br />

la necessità della ratifica in tempi<br />

brevi da parte di Francia, Germania<br />

e Gran Bretagna all’accordo», ha<br />

avvertito – sempre secondo Uenews<br />

– l’ex parlamentare europeo. Della<br />

stessa opinione anche il Professore<br />

di Diritto delle proprietà intellettuali<br />

alla University of London Duncan<br />

Matthwes. Oggi, la tutela dei diritti di<br />

proprietà intellettuale è divisa tra i<br />

vari Stati, e anche eventuali ricorsi<br />

internazionali contro abusi devono<br />

essere sollevati nel Paese o nei Paesi<br />

in cui avvengono.<br />

fattori della produzione; tenere monitorata la<br />

brevettazione dei concorrenti, e quando vediamo<br />

che depositano brevetti che possono<br />

darci fastidio presentare opposizione».<br />

Immaginiamo però che qualcuno voglia<br />

appropriarsi di un brevetto: quanto costa<br />

proteggersi e che cosa si può fare? Secondo<br />

l’European Observatory on Infringements of<br />

Intellectual Property<br />

Rights, l’azienda<br />

media del campione<br />

europeo ha<br />

speso 115.317 euro<br />

all’anno per proteggersi e prevenire il rischio<br />

del furto di proprietà intellettuale, mentre le<br />

imprese italiane spendono in grandissima<br />

maggioranza meno di 10mila euro: una vera<br />

inezia, rispetto al rischio che forse inconsapevolmente<br />

scelgono di correre.<br />

Inoltre, l’Italia, forse perché spaventata dai<br />

IN TOTALE IL MERCATO DELLE MERCI<br />

CONTRAFFATTE VALE IN EUROPA OLTRE<br />

49 MILIARDI DI EURO L’ANNO DI PERDITE,<br />

PARI AL 7,5% DELLE VENDITE<br />

tempi lunghissimi della giustizia, difficilmente<br />

ricorre al contenzioso per rivendicare i<br />

diritti di proprietà intellettuale: l’85,2% delle<br />

imprese italiane spende fino a 20mila euro<br />

l’anno di spese legali e solo il 9,3 sostiene spese<br />

superiori ai 30mila, a causa probabilmente<br />

di una sfiducia di fondo verso i tempi e l’efficacia<br />

della giustizia civile. In Germania e UK,<br />

invece, paesi che hanno<br />

maggiormente a cuore<br />

la difesa della proprietà<br />

intellettuale, la percentuale<br />

di aziende che<br />

spende oltre 30mila euro l’anno è del 22,6%.<br />

Non va dimenticato che il mercato delle merci<br />

contraffatte comporta, a livello europeo,<br />

oltre 49 miliardi di euro di perdite annue alle<br />

imprese titolari dei diritti , con un calo delle<br />

vendite stimabile in almeno il 7,5%.<br />

IN UK IL 22%<br />

DELLE AZIENDE<br />

SPENDE OLTRE 30 MILA<br />

EURO L’ANNO<br />

57


GESTIRE L’IMPRESA<br />

<strong>Economy</strong> regala Business Atlas,<br />

la bussola migliore per esportare<br />

Business Atlas<br />

<strong>2017</strong><br />

Guida agli affari in 54 mercati per il business italiano<br />

Chiedete al vostro edicolante l’opera di Assocamerestero, allegata a<br />

questo mensile, che aiuta l’export. E leggete le 8 recensioni di questa<br />

pagina. Se fosse esaurito, richiedetelo via mail a: info@economymag.it<br />

A cura di Assocamerestero<br />

A CURA DELLE CAMERE DI COMMERCIO<br />

ITALIANE ALL’ESTERO<br />

ALBERTO AURICCHIO*: «UN<br />

TIMOTHY COSULICH*: «UTILE<br />

LOEIZ LIMON DUPARCMEUR*<br />

CARLO PALMIERI*: «A NIZZA<br />

BUON MIRINO SUL MONDO»<br />

PER FARE LA PRIMA ANALISI»<br />

«UN IMPORTANTE STRUMENTO»<br />

ANCHE GRAZIE ALL’ATLAS»<br />

La nostra azienda esporta in oltre<br />

50 Paesi in tutto il mondo ed in<br />

genere siamo presenti attraverso<br />

intermediari locali. Ma riteniamo<br />

che sia importante continuare<br />

a presidiare l’estero e farlo con<br />

continuità. Lo scouting di nuovi<br />

mercati è per noi essenziale e vi<br />

dedichiamo specifiche risorse.<br />

Aver sempre potuto disporre di<br />

informazioni di prima mano tramite<br />

il Business Atlas ci ha consentito<br />

di “mettere nel mirino” alcuni<br />

mercati fino ad ora non così<br />

familiari per noi. In questo ambito<br />

è essenziale avere indicazioni sui<br />

Paesi target. Ad esempio, i regimi<br />

doganali, le restrizioni per alcuni<br />

prodotti alimentari, lo sviluppo<br />

demografico, la presenza di una<br />

forte comunità Italiana, sono tutti<br />

elementi indispensabili per poter<br />

decidere le strategie più consone<br />

all’entrata in mercati spesso<br />

molto diversi dai tradizionali: Marocco,<br />

Argentina, e i Paesi del Far<br />

East.<br />

Noi siamo presenti in 15 Paesi nel<br />

mondo. In un settore complicato<br />

come quello dello shipping e con<br />

una presenza globale come quella<br />

della nostra azienda, è importante<br />

avere accesso a dati aggiornati<br />

su tutti i Paesi di sbocco.<br />

Il Business Atlas è stato uno strumento<br />

utile a svolgere una prima<br />

analisi dei mercati e valutare le<br />

possibili controparti locali. Per<br />

un’azienda che vuole crescere nei<br />

mercati esteri aver accesso ai dati<br />

sulla tassazione, l’andamento<br />

dell’economia nei Paesi target, la<br />

presenza imprenditoriale italiana<br />

nei Paesi e possibili problematiche<br />

che si possono riscontrare<br />

è un elemento di importanza<br />

strategica. Il Business Atlas è uno<br />

strumento utile per ottenere le<br />

prime informazioni sui Paesi di<br />

nostro interesse, che possono essere<br />

approfondite con il supporto<br />

dei team delle Camere di Commercio<br />

Italiane all’Estero, come<br />

per noi con quella di Singapore.<br />

Euler Hermes – che fa parte del<br />

gruppo Allianz - è il Ieader mondiale<br />

dell’assicurazione crediti<br />

e compagnia riconosciuta come<br />

specialista cauzioni e recupero<br />

crediti. Da sempre la nostra strategia<br />

mira a rafforzare rapporti<br />

con partner a livello nazionale ed<br />

internazionale che permettano di<br />

avvinarci alle aziende e al loro business,<br />

con l’opportunità di promuovere<br />

i nostri servizi sempre<br />

più tailor made. Rappresentiamo<br />

per l’imprenditore un punto di riferimento<br />

e un partner strategico<br />

in grado di supportarlo ottimizzandone<br />

l’efficienza finanziaria.<br />

Riteniamo Business Atlas un importante<br />

strumento operativo in<br />

quanto ci consente di esser annoverati<br />

tra i partner delle aziende<br />

italiane che decidono di investire<br />

all’estero, operando quindi in un<br />

mercato diverso da quello di riferimento,<br />

dove è fondamentale<br />

affidarsi a professionisti per una<br />

crescita profittevole.<br />

Il Gruppo Pianoforte ha attualmente<br />

una rete vendita di circa<br />

1.300 negozi. Con i nostri brands<br />

Carpisa e Yamamay a fine 2016<br />

siamo con 400 punti vendita nel<br />

mondo (oltre 40 paesi). Chiaramente<br />

per il nostro processo di<br />

internazionalizzazione teniamo<br />

costantemente sotto controllo le<br />

principali variabili economiche,<br />

in particolare quelle inerenti il<br />

retail, dei paesi target, ma non<br />

possiamo ovviamente coprire<br />

con indagini tutti i potenziali<br />

mercati. Ci sono ancora spazi<br />

d’interesse che spesso otteniamo<br />

da informazioni di vario tipo. Recentemente<br />

ciò è accaduto proprio<br />

sfogliando il Business Atlas<br />

per la Francia, un mercato vicino<br />

ma ancora con grandi potenzialità<br />

per i nostri marchi. Grazie ai<br />

riferimenti dell’Atlas abbiamo attivato<br />

i primi contatti sulla piazza,<br />

avvalendoci poi della Camera<br />

italiana a Nizza per le varie fasi di<br />

sviluppo della nostra azione.<br />

* AD MARKETING GENNARO AURICCHIO SPA<br />

* TITOLARE DI FRATELLI COSULICH * COUNTRY MANAGER EULER HERMES ITALIA * VICE PRESIDENTE PIANOFORTE HOLDING<br />

58


SANDRO SPOLADORE*: «SUL WEB<br />

DELL’ATLAS L’ACCESSO IN SPAGNA»<br />

ALESSIA PUTIN*: «I DATI<br />

CHE SERVONO L’ESTERO»<br />

GIANDOMENICO CONSALVO*:<br />

«BUON AIUTO VERSO IL MONDO»<br />

GIOVANNI DE SALVO*: «NEL<br />

QUEBEC INDIRIZZI OTTIMI»<br />

Come societá di gestione nel<br />

campo della ristorazione nasciamo<br />

a Malaga nel 2013, ma eravamo<br />

già attivi sotto altre forme<br />

giuridiche in Spagna dal 2000.<br />

La nostra attivitá è incentrata nel<br />

campo della ristorazione e nella<br />

rappresentanza/distribuzione di<br />

prodotti italiani. Con tre ristoranti<br />

nella Costa del sol, e diverse<br />

rappresentanze di prodotti italiani,<br />

tra cui quelli della cantina<br />

Astoria, leader nella produzione<br />

di vini, in specie del prosecco che<br />

ha conquistato il cuore dei malagueños,<br />

abbiamo in programma<br />

di espansione che prevede altre 5<br />

aperture entro il 2018 nelle principali<br />

Cittá in Spagna.<br />

Business Atlas è stato moto utile<br />

nel nostro atterraggio in Spagna,<br />

ne siamo venuti in possesso tramite<br />

la pagina web di Assocamerestero<br />

quando abbiamo dato<br />

corpo alla nostra idea di trasferirci<br />

nel paese e consultandolo<br />

abbiamo conosciuto i responsabili<br />

della Camera di Commercio<br />

Italiana per la Spagna con i quali<br />

abbiamo da subito iniziato a collaborare<br />

con ottim i risultati.<br />

La nostra azienda Ipiac S.A.<br />

(Gruppo Putin) opera in Spagna<br />

da oltre 50 anni e nel mondo<br />

dal 1855. Siamo molto basati in<br />

Spagna, Portogallo, Italia e Brasile,<br />

ma abbiamo intrapreso un’espansione<br />

internazionale che ci<br />

ha portati ad essere presenti in<br />

più di 20 paesi ed avere contatti<br />

commerciali con oltre 80, in molti<br />

casi in posizione di leadership<br />

nel settore dei rivestimenti ceramici,<br />

laterizi e piastrelle.<br />

Abbiamo conosciuto il Business<br />

Atlas grazie alla consolidata<br />

collaborazione con Camera di<br />

Commercio ed Industria Italiana<br />

per la Spagna con sede a Madrid.<br />

Lo abbiamo trovato utile come<br />

strumento di consultazione per<br />

approfondire la conoscenza dei<br />

mercati in cui il Gruppo Putin-<br />

Ipiac S.A. opera – soprattutto<br />

per quanto riguarda le tendenze<br />

demografiche e gli sviluppi del<br />

reddito, che per noi è una proxy<br />

importante per prevedere i potenziali<br />

di ciascun mercato, nonché<br />

per favorire i contatti con<br />

la locale camera di commercio<br />

italiana.<br />

Ho avuto modo di consultare il<br />

Business Atlas di Assocamerestero<br />

per cercare informazioni<br />

utili a supporto dei programmi di<br />

vendita verso l’estero della mia<br />

azienda. Ritengo che l’espansione<br />

delle vendite fuori dal mercato<br />

domestico sia una possibilità<br />

molto importante per tutte le PMI<br />

italiane e sicuramente per quelle<br />

nel settore agricolo. Anche come<br />

Confagricoltura ho constatato<br />

che questo strumento racchiude<br />

i contatti utili alle associazioni<br />

per muoversi nei mercati globali.<br />

Il Business Atlas raccoglie una<br />

serie di informazioni sulle situazioni<br />

economiche di tutti i paesi<br />

dove le Camere di Commercio<br />

Italiane all’estero risiedono. Nella<br />

mia esperienza di imprenditore<br />

ho beneficiato del supporto che<br />

le Camere Italiane all’Estero mi<br />

hanno fornito. Ho collaborato a<br />

diverse iniziative di networking<br />

organizzate dalla ITKAM, Camera<br />

di Commercio Italiana per la Germania,<br />

che hanno permesso di far<br />

promuovere diverse aziende agricole<br />

italiane legate a Confagricoltura<br />

nel mercato tedesco.<br />

Da quasi venti anni sviluppiamo<br />

sistemi elettronici embedded a<br />

partire dalla definizione delle<br />

specifiche sino alla produzione<br />

per i nostri clienti in molti campi<br />

dall’aerospazio alla difesa,<br />

all’energia al medicale. Per una<br />

media azienda a forte caratura<br />

tecnologica che deve fornire soluzioni<br />

tecnologiche personalizzate,<br />

disporre di informazioni aggiornate<br />

è condizione essenziale<br />

per avere chance di ingresso e<br />

radicamento all’estero.<br />

Il Business Atlas ci ha aiutati prima<br />

di tutto ad avere conferme<br />

sulle opportunità del mercato<br />

nordamericano, cui guardiamo<br />

da tempo, permettendoci di<br />

identificare referenti qualificati<br />

e radicati sulle nostre filiere a<br />

scoprire interessanti “nicchie<br />

locali”. È capitato così in Québec,<br />

target ideale per concludere<br />

partnership strategiche, grazie al<br />

supporto della locale Camera di<br />

commercio italiana di Montreal<br />

che ci ha introdotto in specifici<br />

settori quali ad esempio la telemedicina,<br />

collegandoci con i suoi<br />

network di relazioni di business.<br />

* PRESIDENTE DEL GRUPPO MILLEGUSTI SL -<br />

MALAGA<br />

* AMMINISTRATORE, DELEGATO DEL GRUPPO<br />

PUTIN - IPIAC S.A.<br />

IMPRENDITORE RES VIVA SOCIETÀ AGRICOLA A R.L.<br />

E CONFAGRICOLTURA<br />

* RESEARCH&INNOVATION MANAGER – INFO<br />

SOLUTION SPA<br />

MA SERVE ANCORA LA CARTA? ECCO L’INSUPERABILE ELOGIO DEL LIBRO, FIRMATO UMBERTO ECO<br />

L’umanità è andata avanti per secoli<br />

leggendo e scrivendo prima su pietre,<br />

poi su tavolette, poi su rotoli, ma era<br />

una fatica improba. Quando ha scoperto<br />

che si potevano rilegare tra loro dei<br />

fogli, anche se ancora manoscritti, ha<br />

dato un sospiro di sollievo. E non potrà<br />

mai più rinunciare a questo strumento<br />

meraviglioso. La forma-libro è determinata<br />

dalla nostra anatomia. Ce ne possono<br />

essere di grandissimi, ma per lo più hanno<br />

funzione di documento o di decorazione;<br />

il libro standard non deve essere più<br />

piccolo di un pacchetto di sigarette o più<br />

grande dell’ ‘Espresso’. Dipende dalle<br />

dimensioni della nostra mano, e quelle<br />

– almeno per ora – non sono cambiate,<br />

con buona pace di Bill Gates. E’ vero che<br />

la tecnologia ci promette delle macchine<br />

con cui potremmo esplorare via computer<br />

le biblioteche di tutto il mondo, sceglierci<br />

i testi che ci interessano, averli stampati<br />

in casa in pochi secondi, nei caratteri che<br />

desideriamo – a seconda del nostro grado<br />

di presbiopia e delle nostre preferenze<br />

estetiche – mentre la stessa fotocopiatrice<br />

ci fascicola i fogli e ce li rilega, in modo<br />

che ciascuno possa comporsi delle<br />

opere personalizzate. E allora? Saranno<br />

scomparsi i compositori, le tipografie, le<br />

rilegatorie tradizionali, ma avremmo tra le<br />

mani, ancora e sempre, un libro.”<br />

59


GESTIRE L’IMPRESA<br />

Le ricerche di personale 4.0<br />

puntano su lingue e digitale<br />

Vodafone punta sulle relazioni con le scuole, Siemens sull’interazione,<br />

Italo NTV sui giovani con un bagaglio ricco di esperienze. Ma lo sforzo<br />

di tutti converge sull’individuazione dei talenti che occorrono<br />

a cura di HRC Group<br />

Mestiere difficile, di<br />

questi tempi, quello del<br />

direttore del personale.<br />

Perchè se i giovani - i<br />

dati parlano chiaro<br />

- faticano a trovare<br />

lavoro, a loro volta le<br />

aziende faticano, e molto,<br />

a trovare i giovani bravi<br />

di cui hanno bisogno.<br />

DONATELLA ISAIA,DIRETTORE RISORSE UMANE<br />

E ORGANIZZAZIONE VODAFONE ITALIA:<br />

«CREIAMO UN PONTE TRA SCUOLA E LAVORO»<br />

In Vodafone rivolgiamo da sempre un’attenzione<br />

particolare ai giovani, alle loro competenze<br />

e alla loro crescita. Quest’anno, ad<br />

esempio, sono oltre 800 i giovani coinvolti in<br />

un piano di attività mirate da un lato ad attirare<br />

i migliori talenti, dall’altro a creare un ponte<br />

tra scuola e lavoro.<br />

Oltre ai più strutturati ‘Vodafone Internship<br />

Program’ e ‘Vodafone Discover Program’ che<br />

ogni anno prevedono, rispettivamente, l’inserimento<br />

di 80 studenti e l’assunzione a tempo<br />

indeterminato di oltre 60 neolaureati nelle<br />

aree più strategiche di Vodafone, cerchiamo<br />

infatti di offrire sempre più iniziative dedicate<br />

COMPETENZE<br />

CERCANSI<br />

HRC Group, con la sua<br />

attività sui Millennials,<br />

le loro prerogative e<br />

le loro esigenze, sta<br />

lavorando in profondità<br />

su questo problema.<br />

In queste pagine, tre<br />

direttori del personale<br />

di aziende diversissime<br />

tra loro ma molto<br />

importanti raccontano<br />

il loro nuovo approccio<br />

alla valutazione e alla<br />

selezione dei candidati<br />

a un “posto di lavoro”:<br />

indispensabili le<br />

competenze digitali,<br />

l’inglese, e le esperienze<br />

che vadano oltre il<br />

curriculum di studi.<br />

a giovani e giovanissimi, per dare un’opportunità<br />

in più di orientamento, utile ad affrontare<br />

il futuro ingresso nel mondo del lavoro.<br />

Tra i progetti più rilevanti di quest’anno, ad<br />

esempio, quello di Alternanza Scuola-Lavoro,<br />

che ha interessato oltre 140 studenti di<br />

III e IV superiore nelle nostre sedi di Milano,<br />

Roma, Padova, Bologna, Pisa, Catania. Attraverso<br />

questo programma, i ragazzi hanno avuto<br />

l’opportunità di entrare in contatto con la<br />

realtà aziendale di Vodafone, partecipando in<br />

prima persona a progetti formativi concreti su<br />

tematiche all’avanguardia come: l’Intelligenza<br />

Artificiale, la Cyber Security e il Digital Care.<br />

Un altro percorso di orientamento è il “Summer<br />

Internship”, un tirocinio di 3 mesi rivolto<br />

a studenti universitari alla ricerca di una<br />

prima esperienza professionale qualificante<br />

che li aiuti nella scelta del proprio percorso di<br />

carriera.<br />

In generale, oggi uno dei requisiti più importanti<br />

per entrare nel mondo Vodafone, è la<br />

passione per il digitale, accanto a uno spiccato<br />

spirito imprenditoriale e a un approccio che<br />

definiamo di “ossessione per il cliente”. Siamo<br />

costantemente alla ricerca di nuovi talenti,<br />

soprattutto nelle funzioni più strategiche,<br />

dai Big Data agli Analytics, fino all’Internet<br />

delle cose, anche nell’ottica di incentivare lo<br />

scambio intergenerazionale e di far crescere<br />

le competenze all’interno dell’organizzazione.<br />

Di conseguenza, cerchiamo di entrare in contatto<br />

con i potenziali candidati attraverso<br />

attività di engagement innovative, come gli<br />

“Hackathon” - che sperimentiamo ormai da<br />

tre anni – e i contest accademici che organizziamo<br />

con le principali Università italiane<br />

dedicati al mondo dell’IT, del digital design e<br />

del marketing. Un altro modo per conoscere<br />

più da vicino la nostra realtà sono gli oltre 600<br />

percorsi tematici aperti agli studenti universitari,<br />

che consentono di sviluppare, per un<br />

periodo limitato di tempo, progetti di lavoro<br />

negli ambiti più rilevanti del business di Vodafone.<br />

Questo permette di farsi un’idea su come<br />

funziona una multinazionale, facilitando una<br />

futura carriera in azienda.<br />

Anche il processo di selezione riflette il nostro<br />

orientamento al digitale, rispetto al quale “testiamo”<br />

i candidati.<br />

60


FEDERICA FASOLI, HEAD OF<br />

HR ITALY & GREECE SIEMENS:<br />

«CIASCUNO E’ ARTEFICE DEL PROPRIO PERCORSO»<br />

La persona per noi è al centro, sempre<br />

più artefice del proprio percorso e della<br />

propria carriera, in grado di cogliere le<br />

opportunità che la nostra azienda mette a disposizione,<br />

valorizzando lo spirito imprenditoriale<br />

e le scelte adulte e autonome dei nostri<br />

collaboratori” spiega Federica Fasoli, direttore<br />

Risorse Umane di Siemens Italia.<br />

In questa cornice di riferimento si inserisce<br />

quello che Siemens intende per “Candidate<br />

Experience”, ossia far leva sui benefici della<br />

tecnologia digitale per potenziare e approfondire<br />

la qualità delle relazioni con chi potrebbe<br />

scegliere Siemens per una parte del suo percorso<br />

professionale.<br />

Le nuove tecnologie hanno cambiato radicalmente<br />

la modalità di comunicazione con<br />

i candidati che non è più monodirezionale<br />

ma sempre più circolare, basata sullo scambio<br />

continuo e l’arricchimento reciproco tra<br />

azienda e potenziali futuri collaboratori.<br />

«Siemens è un’azienda accessibile e vicina alle<br />

persone, dove ognuno può esprimersi liberamente<br />

e dove l’opinione di tutti conta. E quale<br />

modalità migliore di comunicarlo se non farlo<br />

toccare con mano? Per questo vengono attivate<br />

conversazioni e incontri con chi in Azienda<br />

già lavora. L’esperienza diretta dei nostri professionisti<br />

racconta punti di vista straordinari<br />

sul futuro del lavoro in cui fiducia, collaborazione,<br />

professionalità e leadership sono il fil<br />

rouge che valorizza il contributo delle persone<br />

e sulle innovazioni tecnologiche che hanno<br />

cambiato le nostre prospettive e continueranno<br />

a farlo in modo esponenziale anche grazie<br />

agli ambiti in cui Siemens opera.», aggiunge<br />

Fasoli.<br />

Nell’ultimo anno Siemens si è focalizzata su<br />

quattro importanti pilastri – che potremmo<br />

definire touch points - con i potenziali candidati.<br />

Il look & feel della sezione Jobs & Career<br />

sul sito è cambiato, ora punta su interazione,<br />

contatto e feedback. (https://www.siemens.<br />

com/global/en/home.html), garantendo al<br />

contempo accessibilità da tutti i dispositivi, e<br />

allineato con la mission aziendale “Make real<br />

what matters”. E’ cambiata la modalità per inviare<br />

la propria candidatura: oltre ad includere<br />

tutti i dispositivi mobili, sono stati ridotti i<br />

campi da compilare in ottica di massima semplificazione.<br />

Nella fase di recruitment si usano sempre<br />

più nuovi tool di video intervista sia live che<br />

on demand. Infine, nell’ottica della valorizzazione<br />

dello scambio continuo, Siemens ha<br />

investito tempo e risorse per costruire e mantenere<br />

il dialogo con i potenziali candidati sui<br />

propri canali social che in Italia sono Facebook,<br />

Twitter e Linkedin.<br />

ROSARIO IZZO, CHIEF UMAN<br />

RESOURCES DI ITALO - NTV:<br />

«CERCHIAMO GIOVANI CON ESPERIENZE»<br />

Noi di Italo prestiamo particolare attenzione<br />

al tema del recruiting, dovendoci<br />

confrontare con grandi numeri in ogni<br />

tornata di selezioni che apriamo. Nella prima<br />

campagna del <strong>2017</strong> abbiamo ricevuto circa 20<br />

mila candidature, per questo non ci è possibile<br />

aprire contest mirati che spesso vengono utilizzati<br />

quando si effettua una ricerca su una<br />

piccola scala.<br />

La nostra metodologia per gestire questi numeri<br />

si articola in diverse fasi: una di queste,<br />

per noi di estrema importanza, è quella del<br />

video curriculum. Il candidato con il suo video<br />

CV illustra le sue competenze e si presenta,<br />

caricando il filmato direttamente sull’apposita<br />

piattaforma di recruiting disponibile sul<br />

nostro sito. La durata del video cv (nel caso di<br />

selezione per Hostess e Steward) è di 4 minuti:<br />

2 dedicati alla presentazione personale in<br />

italiano e i restanti 2 minuti invece si svolgono<br />

in lingua inglese.<br />

Organizziamo poi eventi sul territorio: finora<br />

ci siamo mossi in città come Roma, Milano e<br />

Napoli. In queste giornate simuliamo scenari<br />

di lavoro in cui ad esempio bisogna relazionarsi<br />

con i viaggiatori e con i colleghi, e facciamo<br />

studiare differenti casi aziendali. Questi<br />

incontri si svolgono sia in italiano che in inglese.<br />

Noi non ci fermiamo al titolo di studio del<br />

candidato, cerchiamo ragazzi e ragazze con un<br />

bagaglio ricco di esperienze, con spiccate attitudini<br />

personali. Selezioniamo persone che<br />

siano motivate, andranno a lavorare infatti in<br />

un contesto fatto di procedure da seguire in<br />

cui però le caratteristiche personali determinano<br />

e contribuiscono a rendere “speciale” il<br />

nostro servizio.<br />

Ci piacciono le persone abituate a viaggiare,<br />

dinamiche, con esperienze all’estero o abituati<br />

a lavorare su turni. La vita a bordo treno ed<br />

in stazione richiede per l’appunto queste caratteristiche.<br />

61


GESTIRE L’IMPRESA<br />

Il fisco iniquo<br />

fa saltare<br />

il patto tra<br />

le generazioni<br />

La morsa tributaria che grava<br />

soltanto sui “soliti noti” non è<br />

più sostenibile. E Federmanager<br />

rilancia una riforma fiscale<br />

profonda contro il mantra<br />

del “tutto va bene”<br />

a cura della Redazione<br />

Tra chi la pensione la riscuote ogni<br />

mese e chi forse non la riceverà mai,<br />

la frattura è aperta. À la guerre comme<br />

à la guerre, viene da dire osservando<br />

IL 60% DELLE IMPOSTE ARRIVA DAI<br />

LAVORATORI DIPENDENTI, IL 35% DAI<br />

PENSIONATI, MENTRE AGLI AUTONOMI<br />

SI DEVE SOLO IL 5% DEL GETTITO<br />

la distanza sociale<br />

che contrappone nipoti<br />

e nonni. Colpa,<br />

anche, dell’indignazione<br />

crescente che<br />

c’è nel Paese verso le pensioni medio-alte,<br />

alimentata da informazione e dati strumentalizzati,<br />

e da una confusione permanente<br />

sui conti previdenziali. Più saggio, perciò,<br />

fare chiarezza sui numeri. I dati più recenti<br />

relativi alle dichiarazioni Irpef 2016 (su<br />

redditi 2015), elaborati dal centro studi Itinerari<br />

Previdenziali con il supporto di Cida,<br />

la confederazione che parla a nome del milione<br />

e mezzo di manager pubblici e privati,<br />

in attività e in pensione, documentano che<br />

il bilancio statale si regge sul contributo di<br />

pochi. L’Irpef pesa in modo assai difforme<br />

su tre categorie, svelando il ruolo determinante<br />

svolto dal sostituto d’imposta: il 60%<br />

delle imposte arriva dai lavoratori dipendenti,<br />

il 35% dai pensionati, mentre a imprenditori,<br />

commercianti e professionisti si<br />

deve soltanto il 5% del gettito.<br />

Il carico fiscale è in particolare concentrato<br />

sulle fasce di lavoratori dipendenti a reddito<br />

medio-alto con il paradosso che il 12%<br />

dei contribuenti paga da solo oltre il 52%.<br />

Di contro, ben 3 dei 5 milioni di lavoratori<br />

autonomi risultano nella fascia di reddito<br />

minima o negativa.<br />

«È chiaro che i 10<br />

milioni di italiani che<br />

hanno dichiarato un<br />

reddito inferiore a<br />

7.500 euro non sono tutti cittadini onesti<br />

meritevoli di assistenza», chiarisce il presidente<br />

Federmanager Stefano Cuzzilla, alludendo<br />

alla fetta di sommerso dovuto a mancate<br />

o parziali dichiarazioni Irpef. «Questo<br />

danneggia innanzitutto chi ha veramente<br />

bisogno di tutela, chi è rimasto indietro. Noi<br />

manager crediamo in un sistema solidaristico,<br />

in cui chi ha di più restituisce di più, ma<br />

non possiamo certamente accettare che su<br />

questa solidarietà l’abbiano vinta i furbetti<br />

e i grandi evasori».<br />

I manager appartengono alla fascia che dichiara<br />

più di 80mila euro lordi annui, dove<br />

si trova appena meno del 2% del totale<br />

I NUMERI DELL’INIQUITÀ FISCALE<br />

40 MILIONI DI CONTRIBUENTI<br />

10 MILIONI<br />

‹ 7.500 EURO(<br />

2% DEI CONTRIBUENTI<br />

DI CUI 3 MILIONI<br />

LAVORATORI AUTONOMI<br />

765 MILA › 80.000 EURO<br />

PAGA<br />

23% IRPEF TOTALE<br />

(<br />

(lordi annui)<br />

12% DEI CONTRIBUENTI<br />

PAGA<br />

+52% IRPEF TOTALE<br />

62


Chi paga e chi no<br />

172 MLD di euro<br />

di IRPEF versata<br />

autonomi<br />

60%<br />

pensionati<br />

dipendenti<br />

5%<br />

35%<br />

8 MLD DI EURO<br />

DI EVASIONE<br />

CONTRIBUTIVA<br />

contribuenti e si alloca oltre il 22,7% delle<br />

entrate, con un effetto moltiplicativo decuplicato.<br />

Tra loro c’è molta amarezza. E ci<br />

sono molti mal di pancia. Diffusissimi tra i<br />

pensionati che, dopo una vita di contributi<br />

versati, si trovano a svolgere la funzione di<br />

“care giver” e allo stesso tempo, se ricevono<br />

assegni previdenziali superiori ai 2.700<br />

euro lordi, pagano praticamente la metà di<br />

tutta l’Irpef sulle pensioni.<br />

Molta di quella ingiustizia sociale, percepita<br />

o reale, si deve all’evasione fiscale e contributiva<br />

che stime della stessa Inps misurano<br />

intorno agli 8 miliardi di euro annui. A cui<br />

va aggiunto lo squilibrio generato dalla schizofrenia<br />

normativa tutta italiana che negli<br />

anni ha generato baby pensionati, vitalizi e<br />

regimi premianti per chi, dopo aver evaso, si<br />

ravvede “operoso”.<br />

«La lotta all’evasione è la grande assente<br />

in questo Paese», dichiara Mino Schianchi,<br />

presidente del gruppo dei seniores di Federmanager.<br />

Secondo Schianchi il potere<br />

d’acquisto dei manager in pensione è sceso<br />

almeno del 20% in 5 anni. Di contro «è sempre<br />

alle porte il rischio di prelievi forzosi o<br />

di blocchi perequativi. Lo Stato non può tradire<br />

le promesse fatte a chi ha onestamente<br />

onorato il valore della solidarietà con i versamenti<br />

contributivi di una lunga carriera»,<br />

puntualizza.<br />

Federmanager, perciò, passa alla proposta.<br />

La prima si chiama riforma del fisco. Come<br />

ha detto di recente anche il presidente della<br />

Repubblica, «per un sistema più equo e più<br />

efficiente». La seconda si chiama occupazione<br />

dei giovani. Rivoluzione tecnologica e<br />

apertura globale dei mercati devono essere<br />

governati in un’ottica di creazione di nuovi<br />

posti di lavoro ad alta specializzazione.<br />

RIVEDIAMO LA CURVA DELLE ALIQUOTE E<br />

STABILIAMO UNA SOGLIA COMPLESSIVA<br />

OLTRE ALLA QUALE NON È POSSIBILE<br />

ANDARE E CHE NON SUPERI IL 40%<br />

Per cui si devono investire risorse ingenti in<br />

ricerca, innovazione, formazione e orientamento<br />

professionale, ma anche procedere<br />

all’abbattimento strutturale del cuneo fiscale.<br />

Terza cosa da fare è separare assistenza da<br />

previdenza. Un mantra antico per i manager<br />

dell’industria, che trova sponda nei numeri:<br />

nel 2015 sono stati oltre 8 milioni i pensionati<br />

totalmente o parzialmente a carico della<br />

fiscalità generale e più di 3 milioni quelli<br />

con pensioni integrate al minimo che costano<br />

oltre 9 miliardi annui.<br />

«Mentre la spesa per pensioni cresce al<br />

MOLTA INGIUSTIZIA<br />

SOCIALE SI DEVE<br />

ALL’EVASIONE FISCALE<br />

O CONTRIBUTIVA<br />

ritmo di un 1,86% annuo, a dimostrazione<br />

che le riforme previdenziali hanno avuto un<br />

loro effetto», sottolinea il direttore generale<br />

di Federmanager, Mario Cardoni, «la spesa<br />

a carico dell’Inps davvero fuori controllo<br />

è quella assistenziale, che ha segnato un +<br />

5,89%».<br />

Per cui, il dg Federmanager indirizza un<br />

messaggio preciso al governo: «Non si pensi,<br />

per far quadrare i conti a fine anno, di intervenire<br />

nuovamente sulle pensioni attraverso<br />

tasse occulte. Non vogliamo sorprese<br />

nella prossima manovra, né correzioni qualche<br />

mese dopo».<br />

Il sistema, indica Federmanager, va capovolto.<br />

Il principio da seguire è chiaro: va premiato,<br />

in termini di servizi, chi le imposte le<br />

paga. «Rivediamo la curva delle aliquote e<br />

stabiliamo una soglia complessiva oltre alla<br />

quale non è possibile andare, che sia sostenibile<br />

in funzione del livello di ricchezza e<br />

che comunque non superi il 40%. Altrimenti<br />

– avverte Cardoni – è strozzinaggio».<br />

Una proposta che sembra bloccare sul nascere<br />

qualsiasi ipotesi di intervento che, per<br />

arginare nel breve la crisi occupazionale,<br />

danneggi nel lungo termine l’intero sistema.<br />

«Se questo Paese ha ancora qualche chance<br />

di tornare ad attrarre capitali e patrimoni<br />

oggi all’estero», sostiene la Federazione dei<br />

manager, «se la deve guadagnare a colpi di<br />

certezza normativa e trasparenza, in modo<br />

da non tradire diritti acquisiti e aspettative<br />

legittime».<br />

63


GESTIRE L’IMPRESA<br />

in collaborazione con ANDAF<br />

Il ruolo del CFO<br />

da garante<br />

a “business<br />

accelerator”<br />

Al via una partnership<br />

editoriale tra <strong>Economy</strong> e l’Andaf,<br />

l’Associazione nazionale<br />

dei direttori amministrativi<br />

e finanziari, dedicata ai temi<br />

chiave per la categoria<br />

La professione del Chief Financial Officer<br />

(CFO) e il suo ruolo nell’impresa sono<br />

profondamente cambiati nel corso degli<br />

ultimi anni, prevedendo competenze sempre<br />

più estese. Si tratta di un’evoluzione che non<br />

concerne solo un cambiamento di prospettive<br />

e di ambiti di attività, ma un effettivo ampliarsi<br />

del raggio d’azione, mantenendo da un lato<br />

il proprio ruolo tradizionale, che prevede la<br />

capacità di analizzare i dati e le informazioni<br />

generate dai processi aziendali, e, dall’altro,<br />

la capacità di interpretarli<br />

nel contesto<br />

in cui l’impresa opera,<br />

per individuare le<br />

azioni necessarie e<br />

così supportare le diverse business unit (marketing,<br />

vendite, produzione…) nel performare<br />

meglio, oltre che il vertice – CEO in primis – a<br />

prendere le decisioni strategiche con maggior<br />

cognizione. Il CFO diventa così il vero e proprio<br />

garante della sostenibilità del business,<br />

lavora in sinergia con il CEO e contribuisce<br />

alla messa a punto delle decisioni strategiche<br />

del vertice aziendale. Ma non è finita qui.<br />

Il CFO è oggi chiamato ad una vera e propria<br />

ROBERTO MANNOZZI, PRESIDENTE ANDAF<br />

AL CFO È RICHIESTO DI VINCERE<br />

QUESTA SFIDA, TRASFORMANDOLA<br />

IN OPPORTUNITÀ DI CRESCITA PERSONALE<br />

PROFESSIONALE E DELL’IMPRESA<br />

sfida che guarda alla sua crescita culturale,<br />

oltre che professionale, e va di pari passo con<br />

l’evoluzione dei modelli di governance aziendali<br />

che devono diventare necessariamente<br />

più moderni e aperti al cambiamento, in uno<br />

scenario di business sempre più competitivo,<br />

tecnologico ed internazionale. In questo scenario<br />

si chiede al CFO di andare oltre la conoscenza<br />

dei classici indicatori di performance<br />

per individuarne di nuovi, deve essere curioso<br />

e saper guardare al business con un approccio<br />

meno tradizionale,<br />

dare il giusto peso alla<br />

valutazione dei rischi,<br />

ai valori intangibili,<br />

al valore delle risorse<br />

disponibili, in particolare quelle umane, e alla<br />

“reputazione” aziendale, in un contesto sempre<br />

più connesso e competitivo. La customer<br />

satisfaction e più in generale il rapporto con il<br />

cliente, il valore del brand e la misurabilità dei<br />

processi di business e della loro qualità sono<br />

i principali driver aziendali e spetta proprio<br />

al CFO raccogliere questi dati, gestirli, analizzarli,<br />

interpretarli, oltre a renderli fruibili ai<br />

vari stakeholder interni ed esterni all’azienda.<br />

Dall’interpretazione di tali dati deriva la<br />

strategia aziendale e in questo processo il CFO<br />

non è solo value integrator e partner decisionale<br />

dei vertici aziendali, ma a tutti gli effetti<br />

un business accelerator! Indubbiamente la<br />

digital trasformation è un processo che sta<br />

impattando con estrema velocità ed intensità,<br />

con tutti i conseguenti evidenti rischi che<br />

ciò determina sui modelli di business, e, conseguentemente,<br />

nel modo in cui le aziende<br />

di ogni settore andranno ad interagire con i<br />

propri clienti, sempre più “digitali” e sempre<br />

più interessati ad acquistare l’”accesso” ai<br />

beni e ai servizi, piuttosto che il loro “possesso”.<br />

L’economia digitale non può pertanto non<br />

incidere in misura rilevante anche sul ruolo e<br />

sulla figura del CFO che deve adeguare il proprio<br />

corredo professionale per contribuire a<br />

governare la digital transformation, nella consapevolezza<br />

di dover velocemente modificare<br />

il proprio DNA per trasformarsi sempre più<br />

in “manager dei dati”. La sfida è già in corso e<br />

non riguarda solo i CFO delle grandi imprese.<br />

Questo profondo cambiamento interessa pienamente<br />

anche i manager delle imprese di dimensioni<br />

più piccole. Il CFO deve contribuire<br />

ad assumere le scelte necessarie per garantire<br />

la loro sopravvivenza e lo sviluppo di queste<br />

imprese. La competizione in un mondo reso<br />

senza confini, grazie alle nuove tecnologie e<br />

alla “rete”, interessa cioè egualmente grandi e<br />

piccole imprese, può creare allo stesso tempo<br />

danni e opportunità, e tutto ciò dipenderà, in<br />

buona parte, da chi in azienda ha la responsabilità<br />

di trasformare dati in decisioni, ovvero<br />

dal nostro CFO. Queste riflessioni sono rese<br />

possibili grazie al particolare punto di osservazione<br />

“dall’interno” delle realtà aziendali<br />

italiane di cui gode ANDAF (l’Associazione<br />

Nazionale dei Direttori Amministrativi e Finanziari),<br />

cui partecipano oltre 1.500 CFO/<br />

Direttori Amministrativi all’interno dei suoi<br />

oltre 1.600 soci. Quest’ultima si occupa da<br />

tempo e segue molto da vicino l’evoluzione<br />

dell’“uomo dei numeri”, che sempre di più<br />

diventerà un “uomo di business”, attraverso<br />

un quotidiano lavoro di assistenza e di aggiornamento<br />

professionale, basato sul lavoro dei<br />

suoi 6 Comitati Tecnici e sul contatto diretto<br />

con i suoi soci grazie alle sue 12 Sezioni territoriali,<br />

condizione necessaria per garantire la<br />

crescita professionale e culturale di una figura<br />

sempre più importante fra quelle che operano<br />

nel top management aziendale.<br />

64


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in collaborazione con CONFPROFESSIONI<br />

GESTIRE L’IMPRESA<br />

Professionisti<br />

ai tempi 4.0:<br />

la sfida<br />

è digitale<br />

Le innovazioni della tecnologia<br />

e la trasformazione del lavoro<br />

sono state al centro di un Forum<br />

promosso a Roma dal ministro<br />

del Lavoro Giuliano Poletti<br />

Nel 1999, quando prese il via il “fisco telematico”,<br />

i commercialisti italiani inviarono<br />

circa 7 milioni di documenti<br />

fiscali all’Agenzia delle Entrate; nel 2015 le trasmissioni<br />

telematiche hanno superato la soglia<br />

dei 77,5 milioni. Basterebbe questo dato<br />

per capire come l’applicazione delle nuove<br />

tecnologie stia rivoluzionando l’universo del<br />

lavoro dei liberi professionisti; tuttavia la rivoluzione<br />

digitale non si ferma alla dimensione<br />

amministrativa, ma entra nel cuore e nella natura<br />

stessa delle professioni, ridefinendole fin<br />

dalle radici. Basti pensare alla progettazione<br />

e stampa 3D di edifici<br />

o ai dispositivi medici<br />

per il monitoraggio a<br />

distanza dei pazienti<br />

cronici o ancora all’utilizzo<br />

dei droni per raccogliere e analizzare<br />

dati di una superficie. Lo scorso 22 giugno nella<br />

sede di Palazzo Rospigliosi a Roma sono andate<br />

in onda le prove tecniche del “Lavoro che<br />

cambia”, evento promosso dal ministro del<br />

lavoro, Giuliano Poletti, in vista del centenario<br />

dell’Organizzazione internazionale del lavoro<br />

(Ilo), che si celebrerà in Italia. Una riflessione<br />

sul tema della trasformazione del lavoro rispetto<br />

ad una sempre più diffusa automazione<br />

e digitalizzazione della società, che coinvolge i<br />

protagonisti del lavoro, in un dibattito plurale<br />

e partecipato, che vede Confprofessioni impegnata<br />

al tavolo istituzionale del ministero del<br />

IL PRESIDENTE GAETANO STELLA:<br />

«POLITICHE ATTIVE FONDAMENTALI<br />

PER ASSECONDARE IL CAMBIAMENTO<br />

NEGLI STUDI PROFESSIONALI»<br />

IL PRESIDENTE DI CONFPROFESSIONI, GAETANO STELLA<br />

Lavoro per rappresentare le peculiarità e le<br />

esigenze delle attività professionali. «Siamo<br />

sempre stati pronti ad intercettare il potenziale<br />

di crescita che derivano dalle trasformazioni<br />

del lavoro – ha commentato il presidente di<br />

Confprofessioni, Gaetano Stella, nell’intervento<br />

al Forum – mutamenti radicali attraversano<br />

sia le tradizionali professioni (in parte marginalizzate),<br />

sia le nuove figure emergenti legate<br />

al web, ai servizi alla persona, al tempo libero.<br />

Il professionista, per sua formazione culturale,<br />

è pronto ad accettare questa sfida. Normative<br />

di riferimento, standard internazionali da<br />

ILO: IL SORPASSO DELLA<br />

TECNOLOGIA SUL LAVORO<br />

Il dato emerso dalla Conferenza<br />

internazionale del lavoro che si<br />

è chiusa lo scorso 16 giugno a<br />

Ginevra è allarmante. Per la prima<br />

volta nella storia dell’economia,<br />

dice l’Organizzazione internazionale<br />

del lavoro (Ilo), si assiste al saldo<br />

negativo tra occupazioni distrutte<br />

dalla tecnologia e occupazioni create<br />

da essa e dal resto dell’economia.<br />

L’azione dell’Ilo punta a unire la<br />

promozione dell’occupazione, la tutela<br />

del lavoro e della sicurezza sociale<br />

senza rinunciare ai vantaggi che<br />

le tecnologie digitali porteranno al<br />

mondo del lavoro e alla società. Alla<br />

Conferenza internazionale di Ginevra<br />

ha partecipato l’Unione mondiale<br />

delle professioni liberali, che riunisce<br />

le più importanti organizzazioni<br />

di rappresentanza delle libere<br />

professioni a livello internazionale<br />

(per l’Italia, Confprofessioni). E<br />

proprio la Confederazione presieduta<br />

da Gaetano Stella ha già messo<br />

in campo numerose iniziative<br />

per assecondare i cambiamenti<br />

tecnologici, sostenendo le associazioni<br />

delle singole professioni ad investire<br />

in conoscenza e ricerca per utilizzare<br />

proficuamente i risultati della<br />

tecnologia e al tempo stesso tutelare<br />

con un robusto welfare contrattuale<br />

quelle professioni più minacciate dai<br />

cambiamenti tecnologici.<br />

applicare, team working<br />

sono concetti già<br />

codificati negli studi,<br />

che devono però evolvere<br />

nello sviluppo di<br />

competenze trasversali, abilità tecnologica e<br />

comprensione dei dati, fino alla capacità di intercettare<br />

fondi europei». Se, dunque, il futuro<br />

è già tracciato e le innovazioni tecnologiche<br />

e digitali stanno entrando prepotentemente<br />

nell’organizzazione del lavoro di uno studio<br />

professionale, il ruolo della politica diventa<br />

un fattore critico di successo per assecondare<br />

la transizione verso il professionista 4.0. «Le<br />

trasformazioni del lavoro e i nuovi modelli<br />

organizzativi degli studi professionali devono<br />

essere accompagnate da politiche attive evolute,<br />

che sappiano accrescere le competenze<br />

professionali e, al tempo stesso, garantire forme<br />

di welfare inclusivo – ha aggiunto Stella –<br />

il disegno di legge sul lavoro autonomo va in<br />

questa direzione, ma occorrono ulteriori misure<br />

che rispondano in maniera più adeguata<br />

alle mutate esigenze del mercato dei servizi<br />

professionali». La rivoluzione digitale negli<br />

studi professionali, per esempio, può rappresentare<br />

una straordinaria occasione per favorire<br />

i fenomeni aggregativi tra professionisti,<br />

superando i limiti normativi che ancora imbrigliano<br />

le società tra professionisti e le reti<br />

tra professionisti. Parallelamente, sul fronte<br />

delle tutele occorre agevolare l’estensione del<br />

welfare contrattuale inclusivo ai lavoratori autonomi<br />

non datori di lavoro, che attualmente<br />

non possono beneficiare di forme assistenziali,<br />

perché troppo costose o poco fruibili.<br />

67


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Limited in Giappone e in altri paesi. Altri nomi di società, prodotti e<br />

servizi possono essere marchi di fabbrica o marchi registrati dei rispettivi<br />

proprietari e il loro uso da parte di terzi per scopi propri può violare i<br />

diritti di detti proprietari. I dati tecnici sono soggetti a modifica e la<br />

consegna è soggetta a disponibilità. Si esclude qualsiasi responsabilità<br />

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COMUNICARE<br />

L’IMPRESA<br />

L’irruzione incontenibile del web<br />

nel mondo della comunicazione<br />

ne ha sovvertito consuetudini<br />

e paradigmi. Tra le ultime e più<br />

interessanti novità c’è l’impatto<br />

dell’intelligenza artificiale e dei<br />

robot interattivi sul rapporto<br />

delle aziende con i loro clienti.<br />

I primi risultati sono molto<br />

positivi, ma è chiaro che usare<br />

questi nuovi mezzi non è banale.<br />

72<br />

ADV COMPARATIVA<br />

PROLIFERANO GLI SPOT GIOCATI<br />

SUL CONFRONTO: ECCO I RISCHI<br />

74<br />

DE BORTOLI<br />

«COSA INSEGNA IL CASO UBER?<br />

BASTA CON LA MUSCOLARITA»<br />

76<br />

SHORT STORIES<br />

NEWS DAL MONDO DELLE<br />

IMPRESE E DEI PROFESSIONISTI<br />

QUATTRO CHIACCHIERE COL ROBOT<br />

E IL CLIENTE È PIÙ CONTENTO<br />

I chatbot, basati sull’intelligenza artificiale, sono oggi una rivoluzione<br />

culturale nelle modalità di utilizzo del web e dei dispositivi mobili<br />

Era il 1963 e la direzione della Rai telefonò<br />

a casa di Eduardo De Filippo, il grande<br />

drammaturgo napoletano, già commendatore<br />

della Repubblica, già all’apice del suo successo.<br />

La cameriera che rispose si sentì dire: “Buongiorno,<br />

qui è la televisione, mi può passare il<br />

Commendatore?”. La donna riferì. De Filippo,<br />

perplesso: “Ti fai dire<br />

chi è?”. Dall’altra parte,<br />

nuovamente: “Qui è la<br />

televisione!”. Allora<br />

Eduardo, spazientito,<br />

prese la cornetta: “Pronto?”; “Buongiorno,<br />

qui è la televisione…”; “Aspettate, vi passo il<br />

frigorifero!”. La battuta, sempre bellissima,<br />

che il grande Eduardo amava ripetere, sembra<br />

provenire da un’altra epoca. Oggi, in piena era<br />

digitale, viviamo con in<br />

tasca un computer – un<br />

normalissimo smartphone<br />

– che ha in sé<br />

LUCA VERGANI,<br />

CEO DI MEC<br />

di Luca Vergani<br />

IL CHATBOT VIENE APERTO<br />

DALL’AZIENDA ALL’INTERNO DI UNA<br />

PIATTAFORMA DI INSTANT MESSAGING<br />

GIÀ ESISTENTE, COME MESSENGER<br />

più potenza di calcolo di quella che c’era a bordo<br />

dell’Apollo 11 quando volò sulla Luna. Parlare<br />

con i computer è esperienza quotidiana,<br />

gli ”assistenti vocali” sono compagni di vita. I<br />

computer non sono più solo programmati per<br />

supportarci nella ricerca di informazioni, ma<br />

anche per registrare i nostri comportamenti,<br />

diventare sempre più<br />

intuitivi nei confronti<br />

dei nostri bisogni e<br />

supportarci così nei<br />

processi decisionali.<br />

L’esempio tipico di questa evoluzione è rappresentato<br />

dai chatbot (chat+robot), piattaforme<br />

conversazionali (basate sull’Intelligenza<br />

Artificiale), in grado di simulare una<br />

conversazione con l’utente su una chat. I<br />

chatbot rappresentano un’assoluta rivoluzione<br />

culturale in termini di nuove modalità di<br />

utilizzo del web, dei dispositivi mobili e delle<br />

applicazioni e offrono molteplici opportunità,<br />

per i brand, di interagire e creare una relazione<br />

diretta con i potenziali clienti, la cui natura<br />

69


COMUNICARE L’IMPRESA<br />

Nella pagina precedente,<br />

Mark Zuckerberg,<br />

fondatore di Facebook, che punta<br />

fortemente sull’instant<br />

messagging e sui chatbot.<br />

Accanto, Pepper, il robottino<br />

più famoso del momento<br />

artificiale trascolora fin quasi a non notarsi<br />

più grazie all’efficienza e alla qualità dell’esperienza<br />

di conversazione. Ma come funziona un<br />

chatbot? Il chatbot viene aperto dall’azienda<br />

all’interno di una piattaforma di instant messaging<br />

già esistente, come ad esempio Messenger<br />

di Facebook. Se voglio sapere quale<br />

shampoo di un determinato brand è più adatto<br />

al mio tipo di capello, mi basterà cercare<br />

l’azienda su Messenger, digitare la domanda<br />

e attendere la risposta, che di solito arriva in<br />

pochissimo tempo. I bot si basano su un set di<br />

domande e risposte definite da cui attingono<br />

quando si instaura un dialogo con l’utente e<br />

che si evolve apprendendo dalle conversazioni<br />

(cognitive computing) in modo da personalizzare<br />

sempre di più le risposte e quindi la<br />

relazione con il singolo consumatore.<br />

In sintesi, con la presenza sui chatbot, le aziende<br />

possono:<br />

• Facilitare il customer journey, fornendo contenuti<br />

e informazioni utili all’acquisto<br />

• Distribuire news<br />

DA QUANDO AD APRILE 2016 FACEBOOK<br />

HA APERTO MESSENGER AI CHATBOT,<br />

QUESTI SONO AUMENTATI AL RITMO<br />

DI CIRCA 130 OGNI GIORNO<br />

o informazioni sulla<br />

base degli interessi selezionati<br />

• Creare un legame di<br />

valore con l’utente, rafforzando l’immagine<br />

del brand e la loyalty<br />

Il successo dei chatbot è stato favorito da una<br />

flessione dell’utilizzo delle app. Gli utenti non<br />

hanno più voglia di effettuare un download,<br />

registrarsi e familiarizzare ogni volta con una<br />

nuova interfaccia e sembra infatti che il 65%<br />

degli smartphone user non scarichi più nuove<br />

app. A un declino delle app corrisponde invece<br />

una velocissima ascesa delle piattaforme<br />

di messaggistica, che nel 2016 hanno sorpassato<br />

l’utilizzo dei social network. A questo<br />

si aggiungono l’evoluzione delle tecnologie<br />

correlate all’intelligenza artificiale e tre fondamentali<br />

caratteristiche che li hanno resi un<br />

modello vincente:<br />

• Usability: si innestano in piattaforme già<br />

utilizzate dall’utente.<br />

• Frictionless: possono assolvere a bisogni<br />

differenti ma si presentano tutti allo stesso<br />

modo a livello di interfaccia, rendendo il dialogo<br />

semplice e veloce.<br />

• Customization: inserendosi all’interno di<br />

un ecosistema esistente sono in grado di instaurare<br />

da subito un dialogo con l’utente assimilando<br />

dati preesistenti<br />

e rendendo così<br />

la customer experience<br />

sempre più personalizzata.<br />

Da quando<br />

ad aprile 2016 Facebook ha aperto Messenger<br />

ai chatbot, questi sono aumentati al ritmo di<br />

circa 130 ogni giorno e milioni di persone li<br />

stanno già utilizzando. Traxn Blog, un database<br />

americano, ha registrato un incremento degli<br />

investimenti in chatbot del 129% nel solo<br />

2016, per un totale di 227 milioni di dollari<br />

contro i 93 del 2015. Una tendenza che non<br />

sembra aver intenzione di invertire la rotta<br />

nell’immediato futuro. Secondo Transparency<br />

Market Research infatti il mercato globale dei<br />

chatbot raggiungerà un valore di investimento<br />

pari a quasi un miliardo di dollari entro il<br />

2024.<br />

VI PRESENTIAMO PEPPER,<br />

UN VERO SHOWMAN<br />

Il robottino più<br />

popolare del<br />

momento si<br />

chiama Pepper,<br />

è distribuito per<br />

l’Italia da Fullsix,<br />

ed è, insieme, un<br />

assistente vocale<br />

e uno “steward”<br />

artificiale capace<br />

di connotare<br />

qualsiasi<br />

ambiente con<br />

un tocco di<br />

innovazione.<br />

Pepperworld<br />

<strong>2017</strong>, la<br />

kermesse<br />

internazionale<br />

organizzata<br />

da Softbank<br />

Robotics, appena<br />

svoltasi a Parigi<br />

attorno al<br />

robottino, ne è<br />

stata l’apoteosi.<br />

Pepper è stato<br />

al centro<br />

dell’attenzione.<br />

Softbank ha<br />

mostrato i suoi<br />

progetti futuri,<br />

tra cui il robot<br />

per gli anziani<br />

Romeo e l’automa<br />

educativo NAO.<br />

IBM Watson<br />

ha discusso la<br />

possibilità di<br />

impiegare Pepper<br />

come Chef<br />

Advisor all’interno<br />

di negozi e<br />

supermercati.<br />

I clienti potranno<br />

rivolgergli<br />

domande su<br />

ricette ed<br />

ingredienti.<br />

Carrefour Spagna<br />

ha parlato del<br />

progetto di<br />

impiegare 6<br />

Pepper all’interno<br />

dei propri<br />

ipermercati.<br />

Gli automi<br />

fornirebbero<br />

assistenza,<br />

counselling,<br />

intrattenimento<br />

ai clienti più<br />

giovani. Renault<br />

Francia ha già<br />

utilizzato Pepper<br />

come testimonial<br />

pubblicitario. Il<br />

robot passeggia<br />

in show-room e<br />

concessionari<br />

offrendo<br />

informazioni e<br />

divertendo con i<br />

suoi balletti…<br />

70


PIXELL<br />

INVESTIAMO IN NUOVI MERCATI<br />

PER CREARE VALORE<br />

Sorgente Group Spa (Italia), insieme a Sorgente Group of America (US), Main Source (Lussemburgo) e Holding<br />

Star (UK), fa parte di Sorgente Group Alternative Investment (US). Il patrimonio immobiliare posseduto dai fondi e<br />

dalle 70 società controllate, sommato a quello gestito - al 31/12/2016 - è di circa 5 miliardi di euro. Sorgente Group<br />

diversifica i propri investimenti operando in diversi settori: immobili, finanza, risparmio gestito, infrastrutture,<br />

restauri, alberghi, cliniche, comunicazione ed editoria.<br />

www.sorgentegroup.com


COMUNICARE L’IMPRESA<br />

Pubblicità<br />

comparativa,<br />

attenzione<br />

al boomerang<br />

Boom delle campagne centrate<br />

sul confronto tra prodotti<br />

concorrenti, giocate sui test<br />

prestazionali e sugli esami di<br />

laboratorio: ma a volte nuocciono<br />

di Federico Unnia<br />

Le norme che regolano la comunicazione<br />

commerciale non tengono il passo<br />

dello sviluppo tecnologico. Sarà l’effetto<br />

della crisi, della contrazione dei consumi,<br />

fatto è che mai come in questi ultimi anni si<br />

è assistito a campagne pubblicitarie centrate<br />

sul confronto tra prodotti concorrenti, o prodotti<br />

di precedente generazione, giocate sul<br />

filo di lana di test prestazionali ed esami di<br />

laboratorio di parte.<br />

Che sta succedendo<br />

alla comunicazione<br />

comparativa? La corsa<br />

alla rivendicazione del<br />

plus tecnologico è da anni il terreno di battaglia<br />

della comunicazione pubblicitaria in numerosi<br />

settori merceologici. Nel mercato dei<br />

cosmetici, ad esempio, il Giurì di autodisciplina<br />

della pubblicità (organismo di autocontrollo<br />

della correttezza dei messaggi sostenuto<br />

da agenzie, mezzi e imprese che investono in<br />

pubblicità, ndr) ha condannato un messaggio<br />

pubblicitario relativo a creme solari che<br />

IL GIURÌ HA CONDANNATO UN MESSAGGIO<br />

RELATIVO A CREME SOLARI CHE<br />

PROMETTEVA «PER LA PRIMA VOLTA UNA<br />

PROTEZIONE ALTA E GLOBALE»<br />

prometteva «per la prima volta» una «protezione<br />

molto alta» e «globale contro talune<br />

emissioni solari». Il Giurì, in particolare, ha<br />

ritenuto fuorviante per il consumatore tanto<br />

il riferimento ad una protezione nei confronti<br />

delle radiazioni infrarosse, contrastante con<br />

le evidenze scientifiche che ad oggi escludono<br />

la possibilità di misurarla, quanto l’uso del<br />

termine «globale», facilmente fraintendibile<br />

come sinonimo di «totale». Altro filone, seppur<br />

più datato, è quello dell’automotive, con<br />

particolare riguardo al tentativo delle case<br />

automobilistiche di accreditarsi per prime<br />

l’innovazione tecnologica legata all’adozione<br />

di motori ad impatto ambientale sempre più<br />

limitato e in linea con gli standard comunitari<br />

di ultima generazione.<br />

«La tecnologia e la sua continua evoluzione<br />

in termini prestazionali contengono già in<br />

nuce elementi suggestivi. La comunicazione,<br />

in questo caso, deve<br />

fare allo stesso tempo<br />

un passo indietro, non<br />

agendo come una forza<br />

esterna al plus tecnologico,<br />

e un passo in avanti diventando essa<br />

stessa prova di un plus tecnologico. Prestazione,<br />

suggestione, fascinazione, integrazione tra<br />

contenuto di comunicazione e media di comunicazione:<br />

è cosi che il cerchio dell’influenza e<br />

della persuasione tende a completarsi» spiega<br />

Pino Rozzi, Presidente and Ceo Gray United,<br />

tra le più dinamiche agenzie pubblicitarie<br />

italiane. Che aggiunge come «sia finito il<br />

tempo della comunicazione istintiva, quello<br />

dove i professionisti si facevano guidare dalla<br />

sensazione. Oggi anche in comunicazione, l’informazione<br />

è potere: la ricerca quantitativa e<br />

qualitativa, Google, l’estrema accessibilità ai<br />

dati creano i giusti presupposti per l’efficacia<br />

di qualsiasi azione di comunicazione. La<br />

creatività però nasce dalla ricerca ma non può<br />

fermarsi ed esaurirsi in essa: la creatività non<br />

sarà mai il risultato di una formula algebrica,<br />

la creatività pura è fatta per uscire dagli standard.<br />

Questo accade se chi lavora in comunicazione<br />

legge, metabolizza, introietta l’informazione<br />

conferendogli un’interpretazione<br />

inedita e rilevante».<br />

Già, i progressi della tecnologia toccano da<br />

vicino non solo l’utilizzo in se dei beni e servizi<br />

offerti, ma anche la sostenibilità del prodotto.<br />

«Noi investiamo ogni anno in sviluppo<br />

di nuove tecnologie e nuove formule per<br />

rendere i nostri prodotti più performanti, più<br />

sostenibili, più accattivanti per i bisogni e le<br />

necessità dei consumatori. Nel momento in<br />

cui dobbiamo comunicare queste peculiarità<br />

che ci contraddistinguano dagli altri – o anche<br />

solo da noi stessi di prima – tutti i claim proposti<br />

dal marketing che cercano di enfatizzare<br />

l’aspetto suggestivo vengono filtrati e mitigati<br />

dall’analisi tecnica, ed in ultima istanza legale,<br />

che quindi li riconduce a parametri misurabili<br />

di prestazione. Le due anime sono pertanto<br />

presenti, rispettivamente rinforzate e corrette<br />

l’una dall’altra, nella comunicazione del plus<br />

tecnologico raggiunto». spiega Cristian Tes-<br />

72


sari, Responsabile Affari Legali Italia Henkel.<br />

Ma come si conciliano progresso e norme<br />

pubblicitarie?<br />

Semplice, «la nostra valutazione di sostenibilità<br />

di una comunicazione non può prescindere<br />

dal supporto di dati scientifici, cioè ottenuti<br />

da istituti terzi applicando metodi e standard<br />

riconosciuti, che ne confermino il contenuto:<br />

lo impone il rispetto dei consumatori e delle<br />

norme cui riteniamo di dover aderire. Se poi<br />

in alcuni casi lo standard, la ricerca, l’analisi<br />

non sono in grado di darci i risultati che ci attendavamo,<br />

è mio compito dissuadere il marketing,<br />

nazionale o internazionale, dal procedere<br />

con attività incoerenti».<br />

Se una campagna non è corretta e viene bloccata<br />

non ne consegue solo un danno economico.<br />

Spesso gli effetti sono reputazionali, con<br />

danni di non facile quantificazione. «La credibilità<br />

è fondamentale: non basta più coinvolgere<br />

il pubblico, bisogna ottenere il suo<br />

consenso. E per ottenerlo è importante che i<br />

valori aziendali risultino valori condivisibili»<br />

spiega Giuseppe Mastromatteo, Chief Creative<br />

Officer Ogilvy & Mather Italia.<br />

La tendenza di Ogilvy è quella di non focalizzarsi<br />

sulla singola campagna, ma sviluppare<br />

piattaforme di comunicazione che mirino<br />

a costruire un dialogo costante tra brand e<br />

consumatore. «Avere un’idea in pubblicità significa<br />

vestire i panni dei nostri interlocutori<br />

per sorprenderli con una comunicazione che<br />

abbiano voglia di vedere, di commentare, di<br />

condividere all’interno dei propri network. E<br />

questo vale sia per un prodotto altamente tecnologico<br />

che per una mozzarella» aggiunge.<br />

Standard qualitativi, ricerche e analisi di laboratorio:<br />

come si pongono le agenzie innanzi a<br />

queste informazioni nella realizzazione della<br />

comunicazione?<br />

«Se non vengono usate come esche possono<br />

essere un supporto valido al nostro lavoro.<br />

Abbiamo aperto Ogilvy Change proprio per<br />

capire come le scienze comportamentali potessero<br />

aiutarci nella creazione di messaggi<br />

sempre più efficaci. Lavoriamo con psicologi<br />

comportamentali ed esperti di questo campo<br />

per impattare positivamente nella vita delle<br />

persone seguendo i paradigmi del nudging.<br />

Ma le ricerche non devono e non possono essere<br />

l’unico elemento di valutazione e di decisione,<br />

ci vuole coraggio. La creatività ha sempre<br />

una dose di imprevedibilità e di rischio.<br />

E molte volte cerchiamo di minimizzare il<br />

rischio. Quello che cerchiamo di fare insieme<br />

ai clienti è di aiutarli nella lettura delle ricerche<br />

e capire cosa trattenere da queste analisi»<br />

conclude. Insomma, fare una buona – e sicura<br />

– campagna pubblicitaria è sempre più un<br />

lavoro di team».<br />

SE UNA CAMPAGNA NON È CORRETTA<br />

E VIENE BLOCCATA, NON NE CONSEGUE<br />

SOLO UN DANNO ECONOMICO: SPESSO GLI<br />

EFFETTI SONO REPUTAZIONALI<br />

«È necessario che il legale lavori al fianco delle<br />

direzioni scientifiche e tecniche del proprio<br />

cliente ed accerti che gli studi ed i test sulla<br />

base dei quali si intende fondare la rivendicazione<br />

di superiorità siano stati eseguiti seguendo<br />

metodologie riconosciute come efficaci<br />

dalla comunità scientifica e, ove esistenti,<br />

da standard comunitari. Bisogna inoltre che i<br />

test siano ripetibili per potere essere oggetto<br />

di verifica da parte di un concorrente e delle<br />

autorità giudiziarie. È un errore, nel caso si rivendichi<br />

un plus, che deve essere misurabile<br />

strumentalmente, basarsi solo su metodi di<br />

“autovalutazione”, caratterizzati da una soggettiva<br />

che impedisce la ripetibilità degli stessi.<br />

Oggi fare una buona comparativa è più facile<br />

perché la giurisprudenza ha avuto modo di<br />

pronunciarsi su tale forma di pubblicità ed ha<br />

contribuito, grazie ad una casistica significativa,<br />

a dare ulteriori indicazioni a chi intenda<br />

fare una pubblicità comparativa corretta, non<br />

suggestiva o denigratoria di prodotti o servizi<br />

o concorrenti» ricorda Elena Carpani, Partner<br />

CREA Avvocati Associati.<br />

Quindi meglio tenersi alla larga da tentazioni<br />

comparative? «Premetterei che, al di la dei<br />

miti alimentati da alcune tenzoni comparative<br />

verificatesi in passato soprattutto negli Usa, la<br />

pubblicità comparativa è uno strumento molto<br />

particolare, che presenta alcuni vantaggi<br />

ma anche controindicazioni non indifferenti.<br />

Come “istruzioni per l’uso”, dato per assodato<br />

che la rivendicazione di una superiorità<br />

deve essere supportata da studi di enti terzi,<br />

in applicazione di standard condivisi perlomeno<br />

dalla comunità scientifica, sottolineerei<br />

due aspetti. Da un lato, l’effettiva rilevanza del<br />

plus rivendicato ai fini della scelta di acquisto;<br />

dall’altro la reale portata del messaggio,<br />

il quale potrebbe “estendere” - almeno nella<br />

percezione del pubblico - l’entità del plus rivendicato.<br />

Da questo punto di vista non deve<br />

dimenticarsi che il consumatore decodifica il<br />

messaggio muovendo da un contesto di forte<br />

asimmetria informativa, non conoscendo il<br />

contesto tecnologico nel quale interviene la<br />

campagna, conclude Massimo Tavella, fondatore<br />

di Tavella - Studio di Avvocati.<br />

Da sinistra Giuseppe Mastromatteo, Chief<br />

Creative Officer Ogilvy & Mather Italia,<br />

Elena Carpani, Partner CREA Avvocati<br />

Associati, Massimo Tavella, fondatore di<br />

Tavella - Studio di Avvocati.<br />

Nella pagina a fianco: a sinistra Pino Rozzi,<br />

Presidente and Ceo Gray United e Cristian<br />

Tessari, Responsabile Affari Legali Italia<br />

Henkel.<br />

73


COMUNICARE L’IMPRESA<br />

De Bortoli: «Lo scandalo Uber<br />

archivia i manager muscolari»<br />

Il presidente della Vidas: «Non è vero che un dirigente capace si misura<br />

dalle sfuriate e dai pugni battuti sul tavolo. Presto alle aziende sarà<br />

necessario poter avere anche una certificazione sociale»<br />

«ABBIAMO TUTTI ESAGERATO, NEGLI ANNI<br />

PASSATI, nell’accettare acriticamente la<br />

visione del manager machista e muscolare<br />

che doveva guardare solo al risultato senza<br />

mai guardare negli occhi i suoi collaboratori.<br />

Non è così. Non funziona, è moralmente<br />

sbagliato e non rende. In particolare,<br />

trovo immorale che in alcune aziende si<br />

incentivino i manager permettendo loro<br />

di monetizzare i risparmi che ottengono<br />

sul costo del lavoro». Ferruccio De Bortoli,<br />

presidente di Vidas e della Longanesi, per<br />

vent’anni direttore di grandi quotidiani<br />

come Il Corriere della Sera e Il Sole 24<br />

Ore, ha idee precise sulle polemiche circa<br />

la leadership nelle aziende, seguita allo<br />

scandalo Uber – con il vertice dimezzato<br />

per vicende di rapporti interni brutali –<br />

e in piccolo, in Italia, alla sorprendente<br />

sentenza con cui la magistratura milanese<br />

ha confermato la giusta causa del<br />

licenziamento di un top-manager dell’Aon<br />

allontanato pur in presenza di ottimi<br />

risultati aziendali perché appunto brutale<br />

nei rapporti con i collaboratori. «Circola<br />

ancora troppo un’idea sbagliata», osserva,<br />

«che cioè il manager capace deve essere<br />

quello che fa sfuriate, picchia pugni sul<br />

tavolo e non accetta mediazioni. È un’idea<br />

semplicistica».<br />

Nata come?<br />

Da un insieme di fattori. C’è stato, fino a prima<br />

della crisi, un lungo periodo nella vita<br />

pubblica e aziendale nel quale l’affermaziodi<br />

Sergio Luciano<br />

ne dell’identità personale o di un gruppo o<br />

di un partito passava attraverso una certa<br />

muscolarità degli atteggiamenti o del linguaggio.<br />

Ci siamo abituati a credere che il<br />

politico più esperto o il manager più capace<br />

dovessero essere dei duri, avere atteggiamenti<br />

politicamente scorretti, diretti e bruschi.<br />

Forse ha inciso il linguaggio televisivo,<br />

mi viene in mente il format di Donald Trump,<br />

“The Apprentice”, con i suoi eccessi…<br />

eppure oggi negli Usa Trump è il presidente,<br />

e in Italia Flavio Briatore, suo amico ed<br />

emulo con la riproposizione italiana di quel<br />

format, appare a molti come un pensatore<br />

della modernità.<br />

Quindi c’è un nesso politica-aziende?<br />

Mi pare evidente. Direi un parallelo calzante<br />

tra politica e aziende. Ci siamo tutti convinti<br />

che di mediazioni si morisse, ci si sentiva<br />

deboli quando si doveva contemperare<br />

interessi di varia natura, pensavamo che il<br />

farlo si sarebbe risolto in un giudizio negativo<br />

su chi lo faceva. Gli assessment fatti dagli<br />

head-hunter e dai consulenti gestionali davano<br />

punteggi migliori ai manager portati a<br />

escludere e a dividere, anziché a quelli che<br />

tentano di includere e unire, il che ha anche<br />

condotto a una stagione di incentivi aziendali<br />

progettati per raggiungere l’efficienza<br />

penalizzando il lavoro, riducendolo al minimo<br />

indispensabile, oppure facendo ristrutturazioni<br />

sanguinose sul piano umano.<br />

Ma come? Nell’era dell’innovazione<br />

galoppante si stracciano i diritti?<br />

Guardiamo ai fatti. Quando le condizioni di<br />

tante aziende, disruptive dal punto di vista<br />

delle tecnologie, rischiano di diventare altrettanto<br />

disruptive anche dal punto di vista<br />

umano, si generano mostri. Del resto, come<br />

spiegarsi altrimenti che, ad esempio, le mitizzate<br />

aziende della Silicon valley siano<br />

così arretrate sul fronte della parità di genere<br />

e che e la prevalenza maschile sia così<br />

forte nelle new tech digitali? Uber è stata in<br />

questo senso un caso tipico, la dominazione<br />

indiscutibile di un’idea tecnologica che<br />

non guarda in faccia a nessuno, spinta da<br />

investitori finanziari che guardano soltanto<br />

all’ultima riga del bilancio, trascurando posti<br />

di lavoro e umanizzazione dei rapporti,<br />

senza porsi limiti… Io penso che invece i limiti<br />

debbano pur esser posti. E credo, e spero,<br />

che arriveremo a una terza generazione<br />

di manager che guardino anche alla sostenibilità<br />

del loro agire.<br />

E come?<br />

Una soluzione, già adottata episodicamente,<br />

è quella di introdurre la valutazione dei manager<br />

da parte dei dipendenti. E del resto,<br />

sarà proprio la tecnologia a portarci in quella<br />

direzione. Quando i robot renderanno<br />

inutile il lavoro a bassa qualificazione, sostituendosi<br />

ad esso, nelle aziende ci saranno<br />

soprattutto dipendenti di cui sarà indispensabile<br />

il coinvolgimento culturale e per<br />

così dire mentale, ci sarà bisogno della loro<br />

convinzione e della loro fiducia, al di là del<br />

rapporto gerarchico e dell’orario di lavoro».<br />

74


Non teme accuse di moralismo economico?<br />

Io penso che comportamenti del genere<br />

dovrebbero essere giudicati immorali dagli<br />

stessi investitori. Non può essere che l’efficienza<br />

la si misuri solo con il metro delle<br />

teste da tagliare. Uno degli errori penso che<br />

dovrebbero giudicarlo immorale anche gli<br />

stessi investitori. Un errore delle imprese<br />

italiane è stato quello di essersi concentrate<br />

troppo sul costo del lavoro, oggi ci si accorge<br />

che occorre coinvolgimento e competenza,<br />

la flessibilità non basta, dal punto di vista<br />

personale…Altrimenti l’impresa diventa<br />

una specie di semplice terreno di passaggio<br />

manageriale, si arriva all’effetto calcio, con<br />

quella brutta sensazione di mercenarismo…<br />

Però da parte del sindacato non si rileva<br />

una grande sensibilità su questi temi.<br />

Al contrario, c’è una forma diffusa di neoluddismo.<br />

Al netto di un generale eccesso di<br />

sindacalizzazione, legato alla quasi certezza<br />

che in Italia viga ancora un welfare totipotente,<br />

come nel caso dell’Alitalia, in cui lo<br />

Stato è sempre il donatore di ultima istanza,<br />

la si deve anche a un altro errore: troppo<br />

spesso le persone sono ridotte a semplici<br />

numeri, senza alcun riconoscimento del fatto<br />

che sono invece cittadine dell’impresa e<br />

non sudditi del bilancio.<br />

Un ragionamento di sinistra…<br />

Dico semplicemente che non si può avere<br />

tutta la flessibilità che si desidera senza una<br />

qualche forma di responsabilità sociale e<br />

non si può pensare che le persone possano<br />

essere gettate in una pattumiera quando<br />

non servono più. Comportamenti che poi<br />

alle volte si riscontrano anche in aziende<br />

che pure fanno della responsabilità sociale<br />

una bandiera! Ma io penso che presto alle<br />

aziende sarà necessario poter avere anche<br />

una certificazione sociale, il peso della loro<br />

immagine sarà sempre più valutato anche<br />

da come trattano i loro collaboratori, se li<br />

trattano male verrà sempre più il sospetto<br />

che non sappiano trattare bene neanche i<br />

clienti. Se invece l’impresa è attenta al welfare,<br />

alla comunità che la circonda e che<br />

contiene, la sua reputazione ne ricava un<br />

NON SI PUÒ AVERE<br />

LA FLESSIBILITÀ<br />

CHE SI VUOLE, SENZA<br />

RESPONSABILITÀ<br />

SOCIALE<br />

beneficio potente e durevole.<br />

Quindi un capitalismo di nuovo umanista?<br />

L’epoca dello sfruttamento intensivo sta<br />

passando, abbiamo assistito a piraterie economiche,<br />

scorrerie di raider del lavoro che<br />

lasciavano morti e feriti sul terreno. Se abbiamo<br />

criticato il peso eccessivo dei sindacati<br />

nel secolo scorso dobbiamo capire che<br />

oggi, dove non ci sono più i sindacati, ci sono<br />

comitati di base luddisti. Mi ha colpito positivamente<br />

che in Federmeccanica all’ultima<br />

assemblea fossero presenti i sindacati, e del<br />

resto in Germania i sindacati sono presenti<br />

da decenni nei board delle aziende.<br />

Quindi il neo-schiavismo della cosiddetta<br />

platform economy non prevarrà?<br />

Quando il cittadino viene degradato a suddito<br />

non funziona mai. Certo, la globalizzazione<br />

ha portato a una proliferazione<br />

di mansioni a basso contenuto specifico,<br />

i cosiddetti low skill, che sono considerati<br />

una commodity, vissuti con una totale<br />

disumanizzazione del rapporto di lavoro,<br />

lavoratori da licenziare via mail, senza nemmeno<br />

coraggio da parte di qualcuno dei vertici<br />

aziendali di confrontarsi vis-a-vis: ecco,<br />

questi eccessi sono e saranno focolai di nuove<br />

forme di rivolta, che si rifletteranno sulla<br />

politica, inducendo la gente a votare per<br />

protesta, per dare uno schiaffo a un sistema<br />

nemico, non sentendosi più garantita nei diritti,<br />

sentendosi vilipesa e presa in giro. Ebbene:<br />

questa disumanizzazione dei rapporti<br />

la trovo inaccettabile e insostenibile”.<br />

INGRANAGGI<br />

E UMANOIDI<br />

Accanto, un<br />

fotogramma di<br />

“Tempi moderni”,<br />

il cult-film di<br />

Charlie Chaplin<br />

che ironizzava<br />

e descriveva la<br />

prima automazione<br />

industriale.<br />

Oggi stiamo<br />

entrando nell’era<br />

dei robot cognitivi<br />

(foto accanto),<br />

che mettono in<br />

discussione molte<br />

mansioni umane<br />

75


SHORT STORIES<br />

Hospitality<br />

Con le terme<br />

la stagione<br />

dura un anno<br />

Antonio Impagliazzo (Sorriso<br />

Termae Resort e Spa di Ischia):<br />

«Sì al riordino del settore»<br />

Il turismo termale<br />

rappresenta un’importante<br />

risorsa per l’economia del<br />

paese. Di grande attualità e<br />

in discussione alla Camera<br />

il testo che punta ad<br />

aggiornare la normativa di<br />

riferimento, la legge quadro<br />

che disciplina il settore<br />

termale (legge 323 del 2000).<br />

Il tema non è marginale: se<br />

si citano i dati del Rapporto<br />

Federterme (Associazione<br />

Italiana di categoria delle<br />

industrie termali e delle acque<br />

minerali) le imprese italiane<br />

classificate come aziende<br />

termali sono 378. Offrono,<br />

complessivamente, 27.867<br />

posti letto, oltre 60.000 gli<br />

addetti. Le regioni con il più<br />

alto numero di stabilimenti<br />

termali sono Campania e<br />

Veneto, seguite nell’ordine<br />

da Emilia-Romagna, Toscana,<br />

Lazio e Lombardia. L’Italia<br />

è settima nella classifica<br />

dei primi 10 paesi del globo<br />

L’IMPRENDITORE E ALBERGATORE ANTONIO IMPAGLIAZZO, DI ISCHIA, CHE GUIDA IL «SORRISO TERMAE<br />

RESORT E SPA»: «E’ AUSPICABILE CHE LA LEGGE GENERI BUIONE PRASSI PER LE INFRASTRUTTIURE»<br />

per fatturato del wellness<br />

tourism. Favorire il rilancio del<br />

settore termale in un contesto<br />

finanziario pienamente<br />

sostenibile, come volano<br />

per la crescita economica e<br />

sociale dei territori termali<br />

è il principale argomento in<br />

discussione sul tavolo, oltre<br />

che interesse degli operatori,<br />

dal nord al Sud dell’Italia.<br />

Ad accogliere con favore<br />

la discussione in corso è<br />

l’imprenditore ed albergatore<br />

del Sorriso Termae Resort<br />

e Spa di Ischia Antonio<br />

Impagliazzo. «Una risorsa così<br />

importante per l’economia<br />

turistica nazionale come<br />

il termalismo», spiega<br />

l’imprenditore, «da tempo<br />

meritava la giusta attenzione<br />

legislativa. E’ auspicabile che<br />

queste proposte confluiscano<br />

in buone prassi per lo<br />

sviluppo e la riqualificazione<br />

del comparto termale, ma<br />

anche dalle infrastrutture,<br />

della formazione e delle<br />

convenzioni».<br />

«Ischia è un’isola - prosegue<br />

Antonio Impagliazzo -<br />

completamente adagiata<br />

sulle falde di acqua termale e<br />

sorgenti minerali. Il comparto<br />

termale rappresenta per noi<br />

il bacino primario di utenza,<br />

completamente slegato dal<br />

turismo mare e spiagge<br />

che aggiunge come fattori di<br />

competitività anche il “fare<br />

sistema” e l’organizzazione<br />

di eventi». Infine conclude<br />

l’albergatore, «il valore<br />

aggiunto potrebbe esser dato<br />

dalla creazione di un ufficio<br />

centralizzato per il marketing<br />

e turismo, che lavori per la<br />

valorizzazione dell’intera<br />

isola».<br />

Assicurazioni<br />

ACCORDO<br />

TRA FILO DIRETTO<br />

E QCNS CRUISE<br />

Filo Diretto Assicurazioni<br />

- gruppo attivo dal 1993<br />

nell’offerta di soluzioni<br />

assicurative e servizi di<br />

assistenza nelle aree auto,<br />

casa, salute e leader nel<br />

Travel Insurance con<br />

il marchio Filo Diretto<br />

Assistance - ha siglato un<br />

accordo con QCNS Cruise,<br />

società che si è focalizzata<br />

su due principali ambiti: le<br />

crociere e i treni di lusso.<br />

Grazie a questa intesa, tutti i<br />

viaggiatori che sceglieranno<br />

il sito crociere.com per<br />

prenotare la propria<br />

crociera avranno diritto a<br />

una copertura assicurativa<br />

che garantisce assistenza<br />

a 360° .<br />

Confprofessioni<br />

Il 58% in più<br />

di addizionali<br />

in 10 anni<br />

Il dato emerge da uno studio<br />

dell’Assemblea dei presidenti<br />

regionali della Confederazione<br />

Negli ultimi 10 anni il prelievo<br />

fiscale da addizionale<br />

regionale Irpef è cresciuto<br />

del 58,66%, passando dai<br />

7,47 miliardi di euro del<br />

2006 agli 11,85 miliardi di<br />

euro del 2015. Una vera<br />

e propria “mazzata” per<br />

i contribuenti italiani che<br />

hanno visto crescere il peso<br />

delle addizionali regionali<br />

dai 254,72 euro del 2006 a<br />

una media di 404,10 euro<br />

nel 2015, con un incremento<br />

percentuale del 64,46%. I<br />

picchi più alti nel 2007 (in<br />

termini di prelievo +12,32%<br />

rispetto al 2006) e nel 2011<br />

(+26,94% rispetto al 2010).<br />

Tuttavia gli ultimi anni sono<br />

stati caratterizzati da una<br />

ulteriore costante crescita che<br />

ha avuto il suo apice nel 2015<br />

(+4,07% rispetto al 2014). Lo<br />

scenario non cambia a livello<br />

regionale, dove si è registrata<br />

una crescita sia dell’imposta<br />

complessiva sia dell’imposta<br />

media. In termini di imposta<br />

media, si va dal +33,94% del<br />

L’articolo integrale su: www.economymag.it<br />

Veneto al +113,95% dell’Emilia<br />

Romagna; mentre in termini<br />

di imposta complessiva si<br />

passa dal +3,51% del Trentino<br />

Alto Adige (dato condizionato<br />

dal forte calo del numero dei<br />

soggetti passivi di imposta che<br />

si è verificato dal 2006 al 2015<br />

principalmente nella provincia<br />

autonoma di Bolzano) al<br />

+108,41% dell’Emilia Romagna.<br />

Il dato emerge da uno studio<br />

realizzato dall’Assemblea<br />

dei presidenti regionali di<br />

Confprofessioni, presieduto da<br />

Andrea Dili, che ha elaborato e<br />

riaggregato a livello nazionale<br />

e regionale i dati<br />

del Dipartimento<br />

delle Finanze.<br />

ERRATA CORRIGE<br />

UN(A) MESSAGGIO<br />

DA NON TRASCURARE<br />

Sullo scorso numero<br />

di <strong>Economy</strong>, la rubrica<br />

“Dirigenti allo specchio”<br />

di Susanna Messaggio è<br />

stata pubblicata senza la<br />

firma dell’autrice. Ce ne<br />

scusiamo con i lettori e con<br />

l’interessata.<br />

76


Università<br />

L’OCCIDENTALI’S<br />

KARMA<br />

DELLA LIUC<br />

“AAA cercasi (cerca sì)<br />

storie dal gran finale”<br />

diceva Francesco Gabbani<br />

nella sua canzone,<br />

Occidentali’s karma, che ha<br />

trionfato all’ultimo Festival<br />

di Sanremo. Una frase che<br />

si attaglia benissimo alla<br />

conclusione di un percorso<br />

di studi, quando la gioia<br />

per la laurea appena<br />

conseguita si mischia al<br />

timore del “dopo”, quando<br />

ci si dovrà misurare con<br />

un mondo del lavoro<br />

dai contorni sempre più<br />

labili. Per questo Federico<br />

Visconti, Rettore della LIUC<br />

– Università Cattaneo, ha<br />

salutato i 588 dottori del<br />

suo ateneo ricordando<br />

loro che la ricetta per<br />

un futuro a lieto fine è di<br />

coltivare “la conoscenza<br />

selettiva e profonda,<br />

affrontando il cambiamento<br />

senza rincorrerlo e<br />

legittimando la tradizione e<br />

l’apprendimento col fare e<br />

l’esperienza, fondamentali<br />

punti di leva quando tutto<br />

cambia velocemente”. I neodottori<br />

(387 di economia,<br />

58 di giurisprudenza e<br />

143 di ingegneria) hanno<br />

ricevuto l’incoraggiamento<br />

“dialettale” del rettore<br />

(mai mulà, mai mollare)<br />

prima di ascoltare il<br />

saluto del presidente della<br />

LIUC, Michele Graglia,<br />

che ha raccomandato ai<br />

giovani di “essere capaci<br />

di confrontarvi civilmente<br />

e di approfondire le<br />

problematiche”.<br />

Crowdfunding<br />

I Fochi <strong>2017</strong><br />

un successo<br />

senza rivali<br />

La richiesta di fondi lanciata in<br />

occasione dei giochi pirotecnici<br />

ha raccolto 22.431 euro, un boom<br />

Un successo sotto tutti i punti<br />

di vista. I Fochi di Firenze,<br />

lo spettacolo pirotecnico<br />

organizzato dalla Società<br />

di San Giovanni Battista<br />

Onlus che si è svolto lo<br />

scorso 24 giugno, aveva<br />

lanciato una richiesta di fondi<br />

tramite una piattaforma di<br />

crowdfunding, Ulule, la più<br />

importante figura europea<br />

Solidarietà<br />

Bocelli incanta<br />

le celebrità<br />

alla Fight Night<br />

Il 10 settembre show con Elton<br />

John. Il 6, cena a 10 mila euro a<br />

testa al Cavalieri.<br />

Provate a immaginare un<br />

kolossal artistico-mondano<br />

che porterà in Italia, dal 6<br />

al 10 settembre prossimi,<br />

il gotha della musica, del<br />

cinema e dell’imprenditoria<br />

mondiale. Ecco la Celebrity<br />

Fight Night in Italy, maratona<br />

benefica fatta di concerti<br />

esclusivi, cene di gala, party<br />

a numero rigorosamente<br />

nel campo del reward-based<br />

crowdfunding. L’obiettivo era<br />

arrivare a quota 5.000 euro<br />

per continuare una tradizione<br />

che dura dal 1796. Grazie<br />

alla generosità dei cittadini,<br />

ma anche di istituzioni, enti<br />

pubblici e istituti di credito<br />

del territorio, si è arrivati a<br />

22.431 euro, ovvero il 448%<br />

in più di quanto necessario.<br />

L’avvocato Franco Puccioni,<br />

Presidente della Società di<br />

San Giovanni Battista onlus,<br />

ha spiegato i motivi della<br />

scelta di Ulule: “Abbiamo<br />

deciso di rivolgerci ai<br />

cittadini con una campagna<br />

di crowdfunding, che, svoltasi<br />

sull’innovativa piattaforma<br />

Ulule, ha superato in pochi<br />

ANDREA BOCELLI, IL GRANDISSIMO TENORE ITALIANO, CANTERA’ AL COLOSSEO CON ELTON JOHN PER LA<br />

CELEBRITY FIGHT NIGHT IN ITALY, MARATONA BENEFICA A NUMERO RIGOROSAMENTE CHIUSO<br />

chiuso per 120 fortunati<br />

“Paperoni” americani. Oltre<br />

a offrire agli ospiti un viaggio<br />

indimenticabile, l’evento serve<br />

a far conoscere la Fondazione<br />

Andrea Bocelli e il Muhammad<br />

Ali Parkinson Center, a<br />

promuoverne l’attività e a<br />

raccogliere fondi a supporto<br />

dei progetti. Ecco dunque il<br />

calendario degli appuntamenti<br />

che <strong>Economy</strong> è in grado di<br />

anticiparvi.<br />

Il 6 settembre i<br />

selezionatissimi ospiti<br />

saranno accolti con<br />

una cena sulla terrazza<br />

dell’Hotel Cavalieri a cui<br />

parteciperanno un altro<br />

centinaio di protagonisti della<br />

politica, dell’economia o dello<br />

show biz italico. Il giorno<br />

successivo è prevista una<br />

visita al Quirinale e una cena<br />

giorni il target iniziale di 5.000<br />

€, attestandosi a oltre 12.000<br />

€ a cui si sono aggiunti altri<br />

10.000 € dalla Fondazione<br />

Cassa di Risparmio di Firenze.”<br />

con intrattenimento musicale<br />

presso Palazzo Colonna. Il<br />

clou sarà l’8, con la serata<br />

di gala che vedrà l’esibizione<br />

del Maestro Bocelli con Elton<br />

John ed altri ospiti di rilievo<br />

al Colosseo. Il concerto,<br />

riservato a non più di 300<br />

persone, sarà preceduto da<br />

una cena esclusiva a Palazzo<br />

Doria Pamphilj e sarà ripreso<br />

e diffuso in diretta sulle reti<br />

Rai.<br />

Il 9 giornata dedicata al<br />

relax con un’escursione alla<br />

scoperta di luoghi nascosti<br />

e affascinanti della Città<br />

Eterna, oppure verso il mare o<br />

ancora tra i vigneti dei Castelli<br />

Romani.<br />

Il 10 infine il viaggio romano<br />

si concluderà con una cena a<br />

Villa Miani.<br />

Questa sarà la serata in cui<br />

David Foster sarà a capo di un<br />

nutrito gruppo di artisti che<br />

si avvicenderanno sul palco<br />

in un’atmosfera divertente e<br />

amichevole, all’insegna della<br />

musica pop.<br />

Per godere una serata con<br />

Bocelli i costi (ricavato in<br />

beneficenza) sono altissimi:<br />

un tavolo da l0 posti costa<br />

centomila euro. Una cifra<br />

consistente, ma volete mettere<br />

l’emozione di cenare sulle note<br />

del grande tenore? (Monica<br />

Setta)<br />

77


www.slovenia.info<br />

#ifeelsLOVEnia<br />

VACANZE ATTIVE IN<br />

SLOVENIA<br />

Paradiso degli sportivi<br />

Montate in sella, a cavallo o in bicicletta. Sentite l’adrenalina,<br />

respirate la freschezza. Nel cuore di foreste verdi o in riva a<br />

laghi e fiumi… Vivete un mondo di esperienze attive!<br />

SLOVENIA. Verde. Attiva. Sana.


I COMMENTI<br />

Cosa sarebbe un magazine che<br />

ha l’ambizione di raccontare<br />

l’economia che cambia nel<br />

nostro Paese - e un pò in tutto il<br />

mondo, come la globalizzazione<br />

ci impone - senza l’apporto di<br />

analisti e accademici di chiara<br />

fama, in grado di approfondire,<br />

con le loro competenze e la<br />

loro visione a campo lungo,<br />

quegli aspetti della realtà che<br />

sfuggono a noi comuni mortali?<br />

Ecco allora per voi lettori una<br />

carrellata di approfondimenti<br />

economici, ma non solo, firmati<br />

dai nostri contributors più<br />

qualificati e prestigiosi<br />

80<br />

ILSUSSIDIARIO.NET<br />

I MIGLIORI COMMENTI<br />

DEL MESE, DAL PORTALE<br />

82<br />

QUI PARIGI<br />

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE:<br />

CASE E ACQUISTI CONSAPEVOLI<br />

84<br />

TALENT SHOW<br />

CI PIACE: GIUSEPPE CAPROTTI<br />

NON CI PIACE: PIERCARLO PADOAN<br />

L’INNOVAZIONE PORTA CRESCITA<br />

E AUMENTA LA MOBILITÀ SOCIALE<br />

Al G7 Finanze di Bari, l’Ateneo “Aldo Moro” ha riunito il Premio Nobel<br />

Angus Deaton, Philippe Aghion (Harvard) e Bob Leonardi (Chicago)<br />

In occasione del G7 delle Finanze tenutosi in<br />

città, l’Università di Bari Aldo Moro ha promosso<br />

un programma di eventi scientifici con<br />

ospiti di assoluto rilievo del panorama economico<br />

internazionale. Tra gli altri, il premio<br />

Nobel per l’economia 2015, Angus Deaton,<br />

dell’Università di Princeton; Philippe Aghion,<br />

docente ad Harvard, e Bob Leonardi dell’Università<br />

di Chicago. I temi affrontati hanno<br />

ripercorso quelli degli incontri ufficiali delle<br />

autorità convenute e riportati nel documento<br />

finale approvato a conclusione dell’evento:<br />

crescita inclusiva, lotta alle disuguaglianze,<br />

cybersecurity e web tax. Negli incontri che si<br />

sono avvicendati, il messaggio di fondo proposto<br />

dai relatori delle diverse università è stato<br />

molto chiaro: i paesi sviluppati devono innovare,<br />

spostando continuamente in avanti la<br />

frontiera del futuro. La crescita indotta dall’innovazione<br />

mette, infatti in moto il meccanismo,<br />

di schumpeteriana memoria, della “distruzione<br />

creatrice”, erode vecchie posizioni<br />

dominanti assunte dalle imprese sui mercati e<br />

dai gruppi sociali, e promuove la mobilità sociale<br />

e lo sviluppo. Il riconoscimento di questi<br />

fenomeni spiega perché, in molti Paesi, i freni<br />

all’innovazione vengono<br />

frapposti proprio<br />

da chi vede minacciata<br />

ANTONIO URICCHIO, RETTORE<br />

DELL’UNIVERSITÀ<br />

ALDO MORO DI BARI<br />

di Antonio Uricchio<br />

la propria posizione, con conseguenze sfavorevoli<br />

per tutti, in quanto il tasso di crescita ne<br />

risente negativamente. Spesso tali resistenze<br />

vengono motivate da difficoltà di carattere<br />

finanziario (motivando così tagli alla ricerca<br />

e alle università) o persino da esigenze di carattere<br />

sociale. Ma contrariamente a quanto<br />

talvolta ritenuto, l’innovazione non determina<br />

effetti negativi in termini di aumento delle<br />

disuguaglianze misurate con il tradizionale<br />

indice di Gini. L’innovazione tende infatti ad<br />

aumentare la ricchezza dell’1% nel più ricco<br />

dei paesi, ma aumenta anche la mobilità sociale,<br />

e dunque nel complesso tende a ridurre<br />

le disuguaglianze a livello dell’intera società. Il<br />

riconoscimento dell’esistenza di effetti asimmetrici<br />

della crescita indotta dall’innovazione<br />

su diversi gruppi sociali e di lavoratori, affida<br />

allo Stato un ruolo importante, volto ad attenuare<br />

da un lato il costo del cambiamento e<br />

dall’altro ad accompagnare, mediante la revisione<br />

delle competenze, coloro che sono<br />

espulsi temporaneamente dal mercato del<br />

lavoro, perché impiegati in settori declinanti,<br />

verso la nuova occupazione creata invece dai<br />

settori in crescita. Liberalizzazioni dei mercati,<br />

investimenti nell’alta formazione e regole<br />

flessibili per il mercato del lavoro sostengono<br />

lo sviluppo delle imprese innovative e per il<br />

loro tramite lo sviluppo dell’economia di uno<br />

Stato. Una vera e propria sfida della quale occorre<br />

essere sempre più consapevoli.<br />

79


QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET<br />

La cooperazione<br />

in Italia tra crisi<br />

economica e<br />

incertezza ideali<br />

GIORGIO VITTADINI,<br />

PRESIDENTE<br />

DELLA FONDAZIONE<br />

PER LA SUSSIDIARIETÀ<br />

La notizia resta<br />

per il momento<br />

ancora sotto traccia<br />

e confinata nei quotidiani locali. Ma è inevitabile<br />

che presto se ne discuterà con ampiezza<br />

e ripercussioni, sperando però, senza il solito<br />

schematismo. Si tratta del collasso di quattro<br />

importanti cooperative emiliane - di Reggio<br />

Emilia per la precisione - praticamente la “patria”<br />

italiana della cooperazione.<br />

Le quattro cooperative in crisi erano dei colossi<br />

dell’edilizia. Sono la Coopsette, Unieco, Cmr<br />

e Orion, tutte del ramo delle costruzioni. Per le<br />

prime due c’è stata la liquidazione, per le altre<br />

si è arrivato a un concordato. Ma nell’insieme<br />

il calcolo è impietoso: 1500 posti di lavoro<br />

perduti e un salasso complessivo di 600 milioni<br />

di euro, con la conseguente, inevitabile, rinnovata<br />

discussione sulla natura delle cooperative<br />

emiliane, sul loro affiancamento a quello<br />

che è stato il vecchio Pci, sul loro collocamento<br />

all’interno di una Lega della Cooperative che<br />

è stata accusata spesso di essersi trasformata<br />

in una sorta di holding e di aver costituito,<br />

soprattutto in Emilia Romagna, uno sbarramento<br />

che mortificava qualsiasi concorrenza.<br />

A questo proposito le accuse del vecchio Bernardo<br />

Caprotti di Esselunga furono impietose.<br />

Un ragionamento corretto su questa vicenda<br />

di Reggio Emilia e sul movimento cooperativo<br />

FABRIZIO VEZZANI, COOPERATORE DI LUNGO CORSO E GIA’ CAPO DI COOPSETTE<br />

in generale dovrebbe tuttavia tenere conto di<br />

tanti aspetti e non portare a generalizzazioni,<br />

che alla fine rischiano di confondere principi<br />

e realtà tuttora valide, con aspetti economici<br />

congiunturali e con sviluppi storici particolari.<br />

La forma cooperativa di produzione, che si<br />

caratterizza per una gestione comune e per<br />

lo scopo che non è lucrativo, ha connotato l’azione<br />

del nascente movimento operaio della<br />

metà Ottocento. Essa è il prodotto del movimento<br />

di ispirazione riformista che ha fatto<br />

del modello cooperativo<br />

la risposta migliore<br />

alla logica dell’impresa<br />

capitalistica che<br />

guarda esclusivamente<br />

al profitto. In Italia, la sua lunga storia, ha<br />

creato cooperative di diversa “bandiera”:<br />

quelle socialiste e poi comuniste, quelle mazziniane-repubblicane<br />

legate a un particolare<br />

territorio (ravennate), quelle anarchiche (carrarese),<br />

quelle cosiddette bianche di origine<br />

cattolica che sono sparse in tutto il territorio<br />

italiano. Ma anche quelle liberali, se si pensa<br />

ad esempio alle banche popolari.<br />

Basate su un principio mutualistico, teso a<br />

mettere in comune risorse per soddisfare,<br />

senza lucro, il bisogno di beni e servizi dei<br />

CHE NE È STATO DEL COSTANTE<br />

CONTROLLO SUI COSTI E SULLA<br />

GESTIONE - PREROGATIVA<br />

DI UNA COOP - DA PARTE DEI SOCI?<br />

soci, e per questo favorite anche fiscalmente<br />

rispetto al resto delle imprese, sono una realtà<br />

che pareva non avere problemi di sopravvivenza,<br />

anche se alcune hanno patito grandi<br />

traversie. Ma come spiegare il fenomeno dei<br />

quattro colossi cooperativi di Reggio Emilia?<br />

Va detto innanzitutto che il bilancio complessivo<br />

del movimento cooperativo ha un saldo<br />

positivo. Coop sociali, servizi, agroalimentare<br />

e ristorazione hanno il segno più. Tra il 2008<br />

e il 2015, mentre a livello generale si è perso<br />

l’1,7 per cento dei<br />

posti di lavoro, l’occupazione<br />

nelle cooperative<br />

è aumentato<br />

del 6,1 per cento. Le<br />

quattro cooperative reggiane appartengono a<br />

un settore dell’economia, quello dell’edilizia,<br />

che ha avuto un autentico tracollo storico con<br />

la crisi del 2007 e non poteva quindi non essere<br />

destinato a colpire anche realtà di carattere<br />

mutualistico.<br />

Riconosciuto questo fatto congiunturale, rimangono<br />

comunque alcune domande. Che ne<br />

è stato del costante controllo sui costi e sulla<br />

gestione - prerogativa di una coop - da parte<br />

dei soci? Come ha inciso la gestione di un management<br />

di tipo particolare, con un continuo<br />

80


scambio tra lavoro politico, imprenditoriale e<br />

amministrativo?<br />

In definitiva, il movimento cooperativo italiano<br />

ha sofferto, soprattutto in questi anni, nel<br />

settore delle imprese di costruzione. Ma bisognerà<br />

comunque chiedersi anche se l’avere<br />

esteso il concetto di “mutualistico” ampliando<br />

l’arco delle attività e degli investimenti in cui<br />

intervenire, non abbia contribuito al crollo<br />

di queste imprese. In sostanza, dovendo fare<br />

i conti con il mondo intorno, le coop hanno<br />

cercato di muoversi sul mercato con i suoi<br />

stessi criteri subendo in pieno la crisi. C’è già<br />

chi grida al crollo dello spirito ideale (cosa<br />

che è sempre possibile in qualunque attività<br />

umana), ma come verificare il tradimento dei<br />

principi mutualistico e sociale per l’ambizione<br />

di perseguire un profitto, in un momento di<br />

grave crisi generale?<br />

Sarà decisivo verificare fino a dove abbiano<br />

invece inciso il crollo del settore dell’edilizia,<br />

la progressiva restrizione delle possibilità di<br />

accedere al credito bancario, il ritardo nella<br />

riscossione dei crediti che le coop hanno accumulato<br />

nel confronti della Pubblica amministrazione.<br />

In definitiva, il modello di impresa cooperativa,<br />

alla luce di queste gravi crisi che lo riguardano,<br />

ha ancora il suo valore? Precisato<br />

il difetto di concentrazione, di “immagine”<br />

holding, di affiancamento alla politica, di investimenti<br />

sbagliati, la cooperativa non può<br />

essere relegata fuori dalla storia. Soprattutto<br />

in tempi di turbo-capitalismo dove le risorse<br />

economiche vengono drenate dall’economia<br />

reale a quella finanziaria, la cooperativa va difesa<br />

perché può avere ancora una funzione sociale<br />

ed economica di grande valore, a partire<br />

dal fatto che invece di massimizzare il profitto<br />

cerca di massimizzare l’occupazione.<br />

Detto questo non bisogna dimenticare che<br />

senza uno spirito ideale che fa ritenere più interessante<br />

il creare lavoro e sviluppo per tutti,<br />

rispetto al proprio vantaggio personale (o della<br />

propria consorteria), non ci sarà forma di<br />

impresa che saprà adeguatamente rispondere<br />

ai bisogni economici e sociali e fronteggiare la<br />

crisi.<br />

GIULIO<br />

SAPELLI<br />

Articolo<br />

pubblicato il<br />

30 Giugno <strong>2017</strong><br />

(nella foto,<br />

Angela Merkel)<br />

LE PAURE DI ANGELA<br />

L’Europa non finisce mai di<br />

stupire in merito ai suoi assetti di<br />

potere oligarchico-tecnocratici.<br />

La spinta degli stati storici<br />

nazionali si dispiega sotto il velo<br />

della sottrazione della nazione<br />

alla procedura del principio di<br />

maggioranza e altera di volta in<br />

volta la cuspide delle relazioni<br />

di potenza. La Germania detiene<br />

il segreto della sua forza velato<br />

grazie all’eliminazione nel governo<br />

dell’Europa delle procedure<br />

democratiche e dal ricorso alla<br />

guerra che appare sino a oggi<br />

impensabile sul Vecchio continente<br />

ma che non si esclude più altrove.<br />

Il timore di ritornare all’uso della<br />

forza è del resto profondissimo nelle<br />

elite democratiche tedesche e fa sì<br />

che esse si siano sinora sottratte<br />

da quell’uso anche fuori dall’Europa<br />

giungendo sino a rifiutare l’ingaggio<br />

con l’equilibrio di potenza reso<br />

manifesto dagli Usa. Alla Nato si<br />

può aderire, ma al bombardamento<br />

dell’Iraq nel 2003 no. Potrebbero<br />

risvegliarsi incubi che hanno già<br />

distrutto una volta le classi politiche<br />

democratiche tedesche: i fantasmi<br />

che si evocano sono terribili.<br />

Ciò che paralizza nella paura lo<br />

spirito tedesco non è solo l’inflazione<br />

che si cura con l’ordoliberalismus<br />

a tutti imposto con conseguenze<br />

devastanti in Europa, ma altresì<br />

il nazionalismo aggressivo<br />

e distruttore di una nazione<br />

accerchiata da terre emerse che<br />

si vorrebbero sempre valicare<br />

per lo spazio vitale che la potenza<br />

economica ricerca per stabilizzare<br />

le esportazioni e normalizzare i<br />

furori militaristici nazionalistici<br />

di una destra mai interamente (...)<br />

Continua su:<br />

http://www.ilsussidiario.net/News/<br />

Politica/<strong>2017</strong>/6/30/CAOS-MIGRANTI-<br />

La-paura-della-Germania-e-l-occasioneper-l-Italia/771506/<br />

MAURO<br />

BOTTARELLI<br />

Articolo<br />

pubblicato il<br />

28 Giugno <strong>2017</strong><br />

(nella foto, Mario<br />

Draghi)<br />

BCE, I PIANI PERICOLOSI<br />

In attesa che il governo Gentiloni,<br />

coadiuvato dalla Protezione civile,<br />

organizzi torpedoni che da tutta<br />

Italia portino i cittadini a Milano<br />

per baciare la pantofola a Carlo<br />

Messina per l’atto di generosità<br />

compiuto da Banca Intesa verso<br />

le due banche venete “salvate”, è<br />

opportuno mettere alcuni paletti.<br />

Primo, nel Paese più esterofilo del<br />

mondo, il nostro, di colpo è calata<br />

una censura senza precedenti sulle<br />

notizie maggiormente evidenziate<br />

dalla stampa estera: ricordate<br />

ai tempi del governo Berlusconi?<br />

Bastava un alito di vento e tutti a<br />

citare i titoli di Guardian, Economist,<br />

Times, Washington Post, Le Figaro<br />

e quant’altro. Oggi, invece, zero. E<br />

sapete perché? Perché a partire dal<br />

Financial Times e fino a El Pais e Die<br />

Welt, tutti hanno dedicato un unico<br />

titolo all’Italia negli ultimi giorni:<br />

il governo decide di far pagare il<br />

conto per Veneto Banca e Popolare<br />

di Vicenza ai cittadini, invece che ad<br />

azionisti e obbligazionisti attraverso<br />

il bail-in. Tutti, un coro univoco.<br />

E come si difende il governo?<br />

Ovviamente, aggrappandosi al gran<br />

cerimoniere dell’operazione, Mario<br />

Draghi, il quale avrebbe sancito la<br />

non sistematicità dei due istituti,<br />

dando il via libera alla vecchia<br />

soluzione alternativa del salvataggio<br />

di Stato attraverso la bad bank.<br />

La quale, sia chiaro, grava sulla<br />

fiscalità generale, nonostante le<br />

balle profuse a piene mani sul fatto<br />

che il deficit statale non ne risentirà<br />

direttamente. Cambia poco, davvero<br />

poco: al netto del ministro Delrio e<br />

della sua difesa del provvedimento<br />

- «Bisognava garantire l’accesso al<br />

credito di un (...)<br />

Continua su:<br />

http://www.ilsussidiario.net/News/<br />

Economia-e-Finanza/<strong>2017</strong>/6/28/SPY-<br />

FINANZA-I-piani-della-Bce-pericolosiper-l-Italia/771127/<br />

81


QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE<br />

Quanto costa la casa?<br />

in Francia è trasparente<br />

Una banca dati pubblica, Patrim, permette a tutti di<br />

conoscere il valore delle compravendite perfezionate<br />

in un raggio di 50 chilometri dall’indirizzo che<br />

interessa: evitando bidoni e “furbate”<br />

di Giuseppe Corsentino<br />

ORA GLI AGENTI IMMOBILIARI, LES VENDEU-<br />

RS, I VENDITORI DI CASE CHE SONO UGUALI<br />

in tutto il mondo, scaltri e un po’ marpioni,<br />

non possono più fare i soliti giochini, dichiarare<br />

un prezzo e poi fare marcia indietro<br />

“perché, caro dottore, il mercato s’è girato, la<br />

situazione è quella che è e quell’appartamento,<br />

sì quello con il terrazzo in fondo alla via, è<br />

stato venduto il 20% meno rispetto al prezzo<br />

indicato negli annunci sui vari siti internet…”.<br />

Ora, a parte il fatto che i prezzi qui a Parigi<br />

salgono del 20% e anche di più (come si<br />

spiega nel riquadro qui accanto), il giochino<br />

delle tre carte, anzi delle due carte (una per<br />

il potenziale acquirente, l’altra per il proprietario-venditore)<br />

dal 1° luglio scorso non funziona<br />

più.<br />

E il mercato delle compravendite non solo a<br />

Parigi ma in tutte le grandi città della Francia,<br />

considerato da tutti “très opaque” (ma<br />

non conoscono quello italiano) è diventato<br />

all’improvviso un modello di trasparenza<br />

(e, si spera per conseguenza, un modello di<br />

efficienza).<br />

Tutto merito di Patrim, il nuovo servizio on<br />

line della Direzone generale delle imposte<br />

(www.impots.gouv.fr), l’equivalente della<br />

nostra Agenzia delle Entrate, che permette<br />

- ma solo ai privati registrati con il proprio<br />

codice fiscale non alle aziende e alle agenzie<br />

immobiliari, si capisce - di conoscere il valore<br />

delle compravendite perfezionate in un’area<br />

che va da 50 metri fino a 25 km dall’indirizzo<br />

indicato nella home-page della ricerca dal<br />

2013 ad oggi.<br />

Patrim, la banca dati del Fisco<br />

francese, fornisce tutte le informazioni<br />

(data del rogito, valore della<br />

transazione, indicatori catastali) ma in<br />

modo anonimo, cioè senza i nomi dei contraenti,<br />

e a costo zero (fino a 50 consultazioni<br />

per tre mesi). Vietato l’accesso agli agenti<br />

immobiliari e alle aziende (facilmente identificabili<br />

attraverso il codice fiscale o la partita<br />

Iva) per evitare che si faccia commercio delle<br />

preziose informazioni fornite da Patrim.<br />

Operazione, invece, possibile con i dati delle<br />

due piattaforme messe in rete (sempre dal<br />

1° luglio), in base alla legge Lemaire sulla<br />

trasparenza amministrativa del 2016, dai<br />

vari collegi dipartimentali dei notai. In questo<br />

caso i dati di Bien (Base d’information<br />

économiques notariales) e di Perval, l’altra<br />

banca dati dei notai, sono accessibili e utilizzabili<br />

a due euro e mezzo la scheda oppure<br />

pagando un diritto d’accesso annuale illimitato<br />

di 100mila euro.<br />

Sembra una cifra enorme in rapporto alle<br />

dimensioni del mercato italiano, abbastanza<br />

asfittico (tranne Roma e un po’ Milano),<br />

ma bisogna essere qui per rendersi conto<br />

dell’ondata di compravendite che sta letteralmente<br />

attraversando Parigi e le città più<br />

“branché”, più alla moda, come Bordeaux,<br />

capitale mondiale del vino, diventata meta<br />

turistica dopo l’inaugurazione di un sorprendente<br />

museo del vino, un edificio a forma di<br />

decanter costruito sulla Garonna. E in un<br />

mercato così effervescente, si sa, le informazioni<br />

valgono oro.<br />

PARIGI VAL BENE UN<br />

APPARTAMENTO<br />

Per un italiano sono cifre da capogiro:<br />

27mila euro il metro quadro nel<br />

triangolo della moda e del lusso,<br />

tra avenue Montaigne e gli Champs<br />

Elysées; 15mila euro nel Marais, il<br />

cuore storico di Parigi con le sue<br />

casette medioevali e gli “studios”<br />

i mono e bilocali amatissimi dagli<br />

“intellos” che li riempiono di libri e poi si<br />

fanno intervistare dalle televisioni.<br />

Ma non si tratta di “picchi”. Dall’inizio<br />

di quest’anno è tutta Parigi, tutti i<br />

suoi venti arrondissement che sono<br />

attraversati da una specie di febbre<br />

immobiliare che ha sorpreso perfino i<br />

notai. Va bene che i tassi sono (ancora)<br />

bassi, va bene che il neopresidente<br />

Emmanuel Macron non ha (ancora)<br />

toccato la famosa ISF, l’imposta sulla<br />

fortuna, la versione francese della<br />

patrimoniale, ma una tale crescita dei<br />

valori (cioè dei prezzi delle case) e una<br />

tale velocità delle transazioni (non più<br />

di due settimane dall’annuncio alla<br />

vendita) non si vedevano da anni.<br />

I giornali - dal popolare Le Parisien<br />

alla stampa specializzata - non fanno<br />

altro che pubblicare tabelle e analisi<br />

quartiere per quartiere. Da cui si<br />

scopre che non c’è arrondissement,<br />

anche quelli al confine con le banlieu<br />

nella zona nord, che non abbia<br />

superato gli 8mila euro il metro<br />

quadrato. Che è, ormai, il prezzo medio<br />

delle case qui a Parigi (il doppio di<br />

Milano, per intenderci).<br />

82


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TALENT SHOW<br />

CI PIACE<br />

I CAPROTTI<br />

E IL CORAGGIO<br />

DI NON VENDERE<br />

Giuseppe Caprotti, figlio<br />

del fondatore di Esselunga<br />

Bernardo mancato da poco,<br />

e i suoi familiari rilanciano<br />

l’attività e vanno in Borsa<br />

In un Paese in cui la Fiat ha trasferito<br />

all’estero la residenza fiscale e societaria<br />

tra gli inspiegabili applausi del<br />

governo, nel giro di pochi mesi cedono le<br />

aziende di famiglia a colossi internazionali<br />

gruppi storici del capitalismo italiano<br />

come i Pesenti o i Merloni e si accingono<br />

a imitarlo, sia pure in modo graduale, i<br />

Del Vecchio, dopo i tracolli di giganti come<br />

Parmalat o Ilva, e l’elenco è infinito ecco:<br />

è confortante che un gruppo superitaliano<br />

come Esselunga dica no alla vendita<br />

all’estero predisposta dal fondatore prima<br />

di morire e decida non solo di restare<br />

nelle mani della famiglia proprietaria ma<br />

di restarvi quotandosi in Borsa.<br />

Doppio applauso per due scelte controcorrente:<br />

non mollare l’azienda, e farla<br />

evolvere nella direzione giusta. Intendiamoci:<br />

fare scelte controcorrente con le<br />

spalle coperte da 7,5 miliardi di valore<br />

non dev’essere poi così difficile, eppure<br />

è una scelta rara e come tale encomiabile.<br />

Tanto più da parte di eredi - Giuseppe<br />

e Violetta, figli del primo matrimonio di<br />

Bernardo e la vedova Giuliana Albera e<br />

la figlia Marina – che o non avevano mai<br />

potuto avere alcun ruolo in azienda o addirittura,<br />

come Giuseppe, delegato come<br />

amministratore quindici anni fa e poi<br />

estromesso in malo modo, l’aveva avuto<br />

e perso.<br />

Ed è probabile che se qualcuno potesse<br />

scrivere quella “saga” che la famiglia meriterebbe<br />

vi troverebbe le ragioni profonde<br />

di questa scelta di stabilità. Una sorta<br />

di rivincita nei confronti di un fondatore<br />

geniale quanto egoriferito? Forse sì. Comunque<br />

sia, è inutile fare la Tac a una<br />

scelta utile al sistema-Paese. Ci piace, e<br />

basta.<br />

LA PASSIONE<br />

L’ORGOGLIO<br />

LA RIVINCITA<br />

+ L’APERTURA<br />

ATTENDISMO -<br />

IPERPRUDENZA-<br />

SOGGEZIONE-<br />

PRODIGALITA’-<br />

Diciamolo chiaro: non è che “non ci<br />

piace” Pier Carlo Padoan come persona,<br />

economista, uomo politico. Ci<br />

mancherebbe altro. Ma come può piacere<br />

l’operato del governo – transitato in gran<br />

parte per le sue mani - nella vicenda delle<br />

banche venete rivista anche a mente fredda<br />

dopo qualche settimana? Sulla base del<br />

decreto d’emergenza varato dal governo<br />

(già Gentiloni) il 20 dicembre del 2016, la<br />

soluzione avrebbe dovuto e potuto essere<br />

trovata ben prima. Il ministro disse che la<br />

misura avrebbe rafforzato “la capacità del<br />

sistema Italia di crescere e consolidarsi<br />

e la crescita sarà un ulteriore elemento<br />

facilitatore dei bilanci bancari”. E poi? Più<br />

nulla. Sei mesi di ping-pong burocratici<br />

con le autorità internazionali. Colpa di<br />

quest’ultime? Senz’altro: ma anche dell’Italia<br />

che non ha saputo incalzare, spingere,<br />

al limite ”rompere” pur di tagliare<br />

i tempi. E così, le due banche decotte nei<br />

sei mesi trascorsi da dicembre sono deperite<br />

settimana dopo settimana a rotta<br />

di collo. E alla fine il ministero ha parlato<br />

di una fantomatica “gara” per la vendita<br />

che era invece soltanto l’apertura di una<br />

data-room nella quale chi voleva non ha<br />

potuto che verificare di persona la tragicità<br />

della situazione. Ha avuto buon gioco,<br />

quindi, la mossa di Intesa Sanpaolo, che<br />

alla vigilia del disastro ha dettato le sue<br />

condizioni. Ma onestamente, al valore di<br />

1 euro, la banca “più sana d’Italia”, qual è<br />

dopo aver spurgato gli Npl la società che<br />

Intesa sta acquisendo, l’avrebbe comprata<br />

chiunque. Se si fosse definito in anticipo<br />

il perimetro delle attività vendibili, e si fosse<br />

fatta una gara vera, stavolta – alto che<br />

Montepaschi – le offerte vere non sarebbero<br />

mancate.<br />

NON CI PIACE<br />

LA TROPPA<br />

PAZIENZA<br />

DI PADOAN<br />

Il ministro dll’Economia,<br />

e in generale il governo,<br />

non hanno potuto o saputo<br />

premere sull’Europa per<br />

accelerare il caso-Veneto<br />

84


Digital transformation<br />

still a big data dream?<br />

sas.com/italy


STORY-LEARNING,<br />

LE IMPRESE<br />

DA CUI SI PUÒ<br />

IMPARARE<br />

Diciamoci la verità: come<br />

tutti i vocaboli, e gli slogan,<br />

su cui mette le zampe la<br />

propaganda politica, anche<br />

la parola “storytelling” inizia<br />

a stufare. Anche perché in<br />

italiano – lingua antica e<br />

“saggia”, “raccontare storie” è<br />

espressione ambigua, che può<br />

anche significare “raccontare<br />

frottole”. Le storie d’impresa<br />

che <strong>Economy</strong> pubblica in<br />

questa sezione sono e saranno<br />

storie “istruttive”: modelli,<br />

esempi da imitare, soluzioni da<br />

applicare, sfide da condividere.<br />

Uno “story-learning”, semmai.<br />

Anche perché, si sa, la storia<br />

è maestra di vita. Da millenni:<br />

per gli individui, ma anche per<br />

le imprese. E la storia, e le sue<br />

storie, la facciamo noi.<br />

ISTRUIRE IL CLIENTE CONVIENE<br />

PIÙ CI CAPISCE, PIÙ INVESTE<br />

La scelta strategica di TeamSystem, leader italiana del software:<br />

una piattaforma aperta, un portale per la formazione gratuito<br />

a disposizione di tutti e “acquisizioni seriali“<br />

Duocentonovanta milioni di euro di fatturato,<br />

più di 250mila clienti su tutto<br />

il territorio nazionale, una rete di oltre 800<br />

strutture tra partner e sedi dirette con circa<br />

2mila addetti. Sono i numeri di TeamSystem,<br />

leader in Italia nei software gestionali e nei<br />

servizi di formazione per aziende e professionisti.<br />

Un gruppo che si è dato un obiettivo<br />

ambizioso: aiutare la trasformazione digitale<br />

dei suoi clienti,<br />

e più in generale di<br />

tutto il sistema di<br />

aziende e professionisti.<br />

«Crediamo che il digitale sia una<br />

grande opportunità per tutti, i nostri clienti<br />

possono sicuramente acquisire punti di<br />

vantaggio competitivo. Ci sentiamo pionieri<br />

come fornitori di supporto a questo processo<br />

di digitalizzazione: il percorso di crescita<br />

che TeamSystem ha effettuato in questi<br />

anni passa anche da una evoluzione del suo<br />

ruolo da software provider a abilitatore di<br />

competitività. Nello scenario digitale la tecnologia<br />

è diventata una leva fondamentale,<br />

di Riccardo Venturi<br />

«ABBIAMO TANTE ECCELLENZE E LA<br />

DIGITALIZZAZIONE PERMETTE ALLE<br />

REALTÀ PIÙ PICCOLE DI OTTENERE<br />

EFFICIENZE E FARE SCALA»<br />

chi la sfrutta al meglio può fare la differenza<br />

e vincere le sfide del mercato innovando<br />

prodotti e servendo meglio i clienti. È un'opportunità<br />

per il sistema Paese, abbiamo<br />

grandissime eccellenze e la digitalizzazione<br />

permette alle realtà più piccole di ottenere<br />

efficienze e fare scala a livello di filiera» dice<br />

Federico Leproux, Amministratore Delegato<br />

di TeamSystem. Perché il contagio positivo<br />

della digitalizzazione<br />

si estenda al sistema<br />

delle imprese italiane<br />

è necessario un approccio<br />

open software: «è un processo che<br />

funziona molto bene se lo facciamo a livello<br />

di gruppo, in collaborazione con i nostri<br />

competitor. Ha poco senso per esempio che<br />

io metta in grado il mio cliente di mandare<br />

e ricevere fatture e pagamenti elettronici se<br />

poi può scambiarli solo con gli altri clienti<br />

TeamSystem: la nostra offerta digitale deve<br />

essere aperta» spiega Leproux. Da questa<br />

IN ALTO: FEDERICO LEPROUX, AMMINISTRATORE DELEGATO<br />

DI TEAMSYSTEM<br />

87


STORY-LEARNING<br />

A destra, la sede di TeamSystem<br />

CHE LE PMI<br />

VENGANO A NOI<br />

Dei 250mila clienti TeamSystem<br />

oltre 180mila sono aziende, dalle<br />

microimprese (circa 70-80mila) fino a<br />

realtà con migliaia di dipendenti; oltre<br />

50mila sono professionisti: consulenti<br />

del lavoro, commercialisti, avvocati.<br />

«Ci teniamo a servire entrambi<br />

i segmenti perché spesso sono<br />

interconnessi. Il fatto che consulenti<br />

del lavoro e commercialisti abbiano<br />

lo stesso sistema informativo delle<br />

aziende clienti è una fonte di grande<br />

efficienza. La digitalizzazione può<br />

rendere del tutto fluidi molti processi.<br />

Per esempio una microimpresa può<br />

utilizzare i prodotti TeamSystem per<br />

fare le fatturazioni, e il commercialista<br />

può scaricare report, vedere gli<br />

ultimi movimenti fiscali. Poi ci sono le<br />

medie aziende che usano TeamSystem<br />

per contabilità, produzione, qualità<br />

logistica e così via, e poi completano il<br />

ciclo della contabilità affidando tutto al<br />

commercialista: anche in questo caso<br />

l'integrazione è fondamentale» spiega<br />

Federico Leproux, Amministratore<br />

Delegato di TeamSystem.<br />

impostazione nasce la piattaforma Agyo,<br />

una piattaforma che non è solo per i clienti<br />

TeamSystem, ma grazie agli standard sviluppati<br />

dal gruppo è a disposizione di tutti e<br />

può dialogare con qualsiasi software gestionale.<br />

Agyo permette a aziende, professionisti,<br />

pubbliche amministrazioni di scambiare<br />

fatture, dati e flussi telematici in modo<br />

digitale e integrato, passando dalle attività<br />

manuali di caricamento dati ed invio cartaceo<br />

dei documenti a una "collaboration"<br />

digitalizzata real time tra i diversi soggetti.<br />

Circa 35mila imprese e professionisti già la<br />

utilizzano per gestire i nuovi adempimenti<br />

sull'IVA, possono scambiarsi fatture e usufruire<br />

di servizi digitali. Ma TeamSystem si è<br />

spinta oltre: ha messo le proprie conoscenze<br />

a disposizione del sistema attraverso la<br />

piattaforma di formazione gratuita Energia<br />

Digitale. «È un'iniziativa no profit che TeamSystem<br />

ha lanciato perché per sfruttare<br />

il digitale bisogna conoscerlo, e trattandosi<br />

di tema complesso ed articolato questo non<br />

sempre è facile. Aziende e professionisti<br />

possono trovare su questo sito web corsi<br />

formativi gratuiti, materiali, informazioni,<br />

orientamento su tutto quello che si può fare<br />

oggi con la digitalizzazione. Abbiamo coinvolto<br />

i maggiori esperti, che spiegano come<br />

sfruttare al meglio i nuovi strumenti digitali,<br />

dai social network fino a industry 4.0. Il portale<br />

è totalmente gratuito ed indipendente,<br />

senza un focus promozionale sui prodotti<br />

TeamSystem, ed è<br />

stato pensato e messo<br />

a disposizione di<br />

tutti per "aiutare" il<br />

sistema Italia a ricominciare<br />

a correre, cosa a cui TeamSystem<br />

tiene molto» dice l'ad. La strategia che permette<br />

a TeamSystem di crescere a ritmi<br />

sostenuti si regge su tre gambe: «Primo,<br />

cercare di guadagnare market share in un<br />

mercato frammentato. Secondo, procedere<br />

con la digitalizzazione delle aziende clienti.<br />

Terzo, le acquisizioni, che ormai facciamo<br />

in modo quasi seriale, solo l'anno scorso<br />

sono state 12. Ogni volta che dobbiamo sviluppare<br />

un software ci chiediamo: c'è un<br />

giovane che l'ha già fatto, che ha grande conoscenza<br />

e competenza e che con il nostro<br />

TEAMSYSTEM HA ACQUISITO ANCHE<br />

STARTUP ITALIANE QUALI NETLEX,<br />

PRIMA SOLUZIONE CLOUD PER IL<br />

MERCATO DEGLI AVVOCATI IN ITALIA<br />

IN NUMERI<br />

290 milioni di Euro di ricavi<br />

250.000 clienti<br />

800 sedi dirette e partner<br />

brand potrebbe portare il suo potenziale a<br />

compimento? Ci siamo mossi soprattutto<br />

nel mondo del cloud» dice Leproux. Dodici<br />

acquisizioni in un anno: chi dice che le<br />

aziende italiane non fanno M&A? Tra queste<br />

figura quella di E-conomic International,<br />

innovativa azienda danese in ambito cloud<br />

accounting, con la quale TeamSystem intende<br />

creare un centro di eccellenza europeo<br />

in ambito cloud. La sede rimarrà a Copenaghen<br />

e servirà come ponte per sviluppare<br />

progetti di digitalizzazione della contabilità<br />

non solo per le Pmi italiane, ma anche per<br />

società tedesche, inglesi<br />

e di tutto il Sud<br />

Europa, dove E-conomic<br />

International<br />

conta già 2.500 clienti<br />

attivi. Sempre in ambito cloud Teamsystem<br />

ha acquisito anche startup italiane<br />

quali NetLex, prima soluzione cloud per il<br />

mercato degli avvocati in Italia, e Fatture in<br />

Cloud, attiva nella fatturazione elettronica<br />

per le micro-imprese e i professionisti con<br />

oltre 40mila utenti acquisiti in poco più di<br />

un anno di vita. M&A anche in campo di<br />

software gestionali con Informatica Veneta,<br />

piattaforme gestionali per i centri fitness<br />

basate sul cloud, e Cidiemme Informatica,<br />

software gestionali per aziende vitivinicole<br />

e cantine sociali.<br />

88


STORY-LEARNING<br />

ART<br />

L’innovazione<br />

terapeutica<br />

crea valore<br />

e prevenzione<br />

La sfida di Pier Luca Bencini,<br />

dermatologo e artista, nella sua<br />

clinica Iclid utilizza la nuovissima<br />

microscopia laser confocale<br />

contro i tumori della pelle<br />

dalla redazione<br />

PIER LUCA BENCINI CON LA MOGLIE MICHELA GALIMBERTI<br />

U<br />

n medico appassionato e innovativo,<br />

anche nell’imprenditorialità, Pier<br />

Luca Bencini; e un istituto universitario,<br />

la clinica dermatologica dell’Università<br />

degli Studi di Modena, dove un ricercatore<br />

dinamico, Giovanni Pellacani, ha saputo riconoscere<br />

una scintilla geniale in un nuovo<br />

dispositivo elettronico reso potente dall’uso<br />

che Bencini ne sa fare.<br />

Attorno, opere d’arte<br />

moderna, bellissime,<br />

che nascono dalla<br />

stessa mano con cui<br />

abitualmente il medico Bencini cura i malati.<br />

Quest’alchimia più unica che rara si traduce<br />

in una nuova metodica diagnostica, la “microscopia<br />

laser confocale”, che permette di<br />

valutare ampie porzioni di tessuti cutanei<br />

con un’invasività prossima allo zero e una capacità<br />

di rilevare in tempo reale, senza produrre<br />

alcun danno cutaneo, immagini dettagliate<br />

delle cellule delle strutture cutanee<br />

con una risoluzione simil istologica. Questo<br />

significa che, in presenza di lesioni tumorali<br />

come i melanomi, la rapidità e il vantaggio<br />

della diagnosi permettono di agire subito,<br />

evitando complicazioni. L’asportazione dei<br />

nei può essere circoscritta a quelli realmente<br />

maligni e non estesa come accade solitamente<br />

oggi anche a quelli che lo sembrano<br />

ma non lo sono e che – asportati - lasciano<br />

LA DERMATOLOGIA COME LA PITTURA<br />

SEMBRANO CONCENTRARSI SULLA<br />

SUPERFICE – LA PELLE COME LA TELA<br />

– MA SCENDONO IN PROFONDITÀ<br />

cicatrici cutanee antiestetiche.<br />

«La luce infrarossa emessa da un laser a bassa<br />

potenza», spiega Bencini, che è titolare<br />

dell’Istituto di chirurgia e laser-chirurgia in<br />

dermatologia, in sigla Iclid, «penetra nella<br />

pelle incontrando strutture molecolari e cellulari<br />

disomogenee. Il contrasto tra immagini<br />

luminose (luce riflessa) e scure (luce assorbita)<br />

dà un’immagine<br />

simile a quella di un<br />

esame istologico. I<br />

tessuti malati si distinguono<br />

così chiaramente<br />

da quelli sani e si può intervenire<br />

solo sulla parte malata, senza creare lesioni<br />

alla parte sana». Un grande progresso nella<br />

pratica quotidiana per la diagnosi precoce<br />

dei tumori cutanei, spesso asintomatici e<br />

spesso non considerati, sia per pigrizia che<br />

per disinformazione.<br />

Ma cosa c’entra, tutto questo, con la pittura,<br />

l’altra ragione di vita di Bencini? Be’, le suggestioni<br />

sono molte. La dermatologia come<br />

la pittura sembrano entrambe concentrarsi<br />

sulla superfice – la pelle come la tela – ma<br />

sono invece competenze, sensibilità e linguaggi<br />

che riconoscono, rappresentati sulla<br />

superfice del derma come del tessuto i contenuti<br />

profondi dell’organismo e delle emozioni.<br />

Scendono in profondità, insomma.<br />

Inoltre, nei dipinti di Pier Luca Bencini – ma<br />

anche nelle fotografie di sua moglie Michela<br />

Galimberti , una grande fotografa - c’è il frutto<br />

creativo di una coppia unita, che vive ad incastro<br />

come un puzzle. Da quelle tele traspare<br />

la forza del voler proseguire, la dinamica<br />

di un oggetto in movimento, La sua creatività<br />

sa andare oltre le apparenze, dove lo segue<br />

sua moglie (a sua volta medico affermato) in<br />

una simbiosi che insieme li porta ad essere<br />

un cerchio, unito, verso il mondo. (S.M.)<br />

UNA COPPIA UNITA<br />

CHE VIVE A INCASTRO<br />

COME UN PUZZLE<br />

DI CREATIVITA’<br />

E RICERCA<br />

90


INSURANCE<br />

STORY-LEARNING<br />

Dalle auto<br />

agli indennizzi,<br />

il manager che<br />

ci vede lungo<br />

Alberto Di Tanno, numero uno<br />

di Intergea Finance, dal business<br />

dei concessionari ha saputo<br />

reinventarsi, portando il marchio<br />

Nobis al 27esimo posto tra<br />

i gruppi assicurativi<br />

di Marco Scotti<br />

ALBERTO DI TANNO, PRESIDENTE E A.D. DI INTERGEA<br />

PER IL FUTURO<br />

PUNTIAMO SULLA<br />

FINANZA INNOVATIVA<br />

PER ESPANDERE<br />

ULTERIORMENTE<br />

L’AZIENDA<br />

ATTRAVERSO<br />

L’ESPANSIONE O<br />

NUOVE ACQUISIZIONI<br />

Ci sono storie che meritano di essere<br />

raccontate. Quella di Alberto Di Tanno<br />

è una di queste. Piemontese, classe<br />

1964, a lui fanno capo 72 punti vendita auto in<br />

sei regioni nel nord Italia. E già qui ci sarebbe<br />

da levarsi il cappello. Ma non è che la punta<br />

dell’iceberg: il Gruppo Intergea, di cui Di Tanno<br />

è presidente e amministratore delegato, è<br />

ormai un player riconosciuto<br />

nel mercato<br />

immobiliare e, soprattutto,<br />

nel comparto assicurativo.<br />

«Per avere<br />

successo devi avere fame», ama ripetere il manager.<br />

E la fame è sicuramente la chiave di volta<br />

di un successo che è esploso in poco più di<br />

20 anni. Nel 1993, infatti, apre a Borgaro Torinese<br />

il primo showroom Autoingros. Dopo<br />

qualche anno, al mercato dell’automotive si<br />

affianca quello dei ricambi e, nel 2003, nasce<br />

il Gruppo Intergea. Nel frattempo il fatturato<br />

è passato, in solo 10 anni, da 10 a 250 milioni<br />

di euro. La formula vincente è quella di un’assistenza<br />

completa al cliente, proprio come se<br />

si trattasse di una compagnia di assicurazione.<br />

INTERGEA È RIUSCITA AD ATTRARRE<br />

ANCHE L’INTERESSE DEGLI AGNELLI<br />

CHE VI HANNO INVESTITO ATTRAVERSO<br />

LA “INVESTIMENTI INDUSTRIALI”<br />

E quindi, perché non provarci? Nel 2008 Intergea<br />

è il primo gruppo del settore automotive a<br />

entrare nel comparto assicurativo, attraverso<br />

il marchio Nobis. E la società funziona subito<br />

talmente bene da richiamare nel 2011 l’attenzione<br />

di un imprenditore tradizionalmente<br />

accorto come Andrea Agnelli, il quale assieme<br />

a Roberto Ginatta ne diviene azionista tramite<br />

la Investimenti Industriali<br />

Spa. Nel 2012<br />

viene riconosciuto<br />

dall’ICDP, un ente certificatore<br />

internazionale<br />

sulla vendita di automobili, come il primo<br />

player in Italia nel settore dei concessionari. .<br />

Nel 2016 il “colpaccio” definitivo: l’acquisizione<br />

del 51% di Filo diretto Assicurazioni Spa.<br />

Con la maggioranza di Filo diretto, Intergea<br />

Finance può ampliare il proprio raggio d’azione,<br />

estendendolo anche all’assicurazione<br />

viaggi. Il comparto assicurativo di Intergea dà<br />

lavoro a 179 persone e, nel 2016, ha emesso<br />

154 milioni di euro in premi. Le stime per il<br />

<strong>2017</strong> parlano di una crescita fino a 193 milioni,<br />

mentre previsioni al 2020 parlano di 283<br />

milioni di euro. Secondo l’Atlante delle Assicurazioni<br />

2016, Nobis (oggi guidata da Carlo<br />

Calvi) e Filo diretto (il cui a.d. è Giorgio Introvigne)<br />

rappresentano la 41° compagnia danni<br />

in valore assoluto, il 27° gruppo assicurativo<br />

e, soprattutto, la 7° compagnia creatore di valore.<br />

Come per il primo concessionario aperto<br />

nel 1993, la chiave è sempre l’assistenza al<br />

cliente. Così, se ci si trovasse in una situazione<br />

di difficoltà e si dovesse chiamare la Centrale<br />

Operativa, nel 97% per dei casi si avrebbe<br />

un’attesa inferiore ai 30 secondi. Per attivare<br />

il soccorso stradale, nel 96% dei casi, servono<br />

meno di 20 minuti, meno di 30 (nel 90% dei<br />

casi) per attivare l’emergenza medica. Ma Filo<br />

diretto, ha anche una particolare attenzione<br />

per il sociale e, dal 2002, sostiene Filo diretto<br />

Onlus che promuove iniziative di solidarietà,<br />

rivolte soprattutto ai bambini, in Italia, Messico,<br />

Angola, Tanzania, Uganda e Costa D’Avorio.<br />

Di Tanno, del resto, è un imprenditore che alla<br />

solidarietà è sempre stato sensibile. Tanto che<br />

per il suo impegno, ha avuto l’onore di scendere<br />

in campo nella tradizionale “Partita del<br />

Cuore” organizzata dalla Nazionale Cantanti.<br />

91


STORY-LEARNING<br />

DIGITAL<br />

Nella foto,<br />

Marco Morini<br />

Fondatore di Techmobile<br />

Per il manager in movimento<br />

la risposta è Techmobile<br />

L’azienda lombarda è leader nella progettazione e realizzazione di applicazioni<br />

per la mobility aziendale. E ora si lancia anche nell’ambito sanitario<br />

C’è stato un tempo, neanche troppo<br />

remoto, in cui lavorare lontano dalla<br />

propria postazione sembrava utopia.<br />

Oggi, se chiunque può operare in mobilità grazie<br />

a un cellulare e a qualche app, il merito è di chi,<br />

come TechMobile, ha creduto in queste soluzioni.<br />

L’azienda è nata a Cernusco sul Naviglio nel 2008,<br />

da un’intuizione di Marco Morini e l’incremento<br />

annuo del fatturato – in barba alla crisi – è stato<br />

di circa l’80% fino ad arrivare ai 4 milioni di euro<br />

del 2016. I dipendenti all’inizio erano 5, otto anni<br />

dopo sono un centinaio divisi su quattro sedi.<br />

“Lo sviluppo di numerose app in grado di gestire<br />

i calendari condivisi, gli ordini a distanza,<br />

le consegne, gli interventi di manutenzione –<br />

ricorda Morini – ci hanno permesso crescite<br />

importanti in termini di fatturato e risorse. Ma,<br />

soprattutto, abbiamo avuto anche l’opportunità<br />

di costruirci un sano background di referenze<br />

di alto livello in diversi mercati”.<br />

Oltre alle referenze dei clienti, TechMobile si<br />

è costruita una ottima reputazione presso un<br />

importante partner di rivendita come Vodafo-<br />

di Marco Scotti<br />

ne, che ancora oggi propone alle piccole e medie<br />

aziende italiane i prodotti dell’azienda di<br />

Cernusco. E la triangolazione operatore-clienti-fornitori<br />

ha garantito un network relazionale<br />

che si è tradotto nella fusione con una importante<br />

software house rumena e l’apertura di<br />

una filiale a New York.<br />

Il tutto in nome di quel Byod – Bring Your Own<br />

Device – che ha sancito l’autentica rivoluzione<br />

8 ANNI CON IL SEGNO “+”<br />

• TechMobile nasce nel 2008.<br />

• La crescita media del fatturato al 2016<br />

era dell’80%<br />

• I dipendenti erano 5, oggi sono un<br />

centinaio<br />

• Nel 2016 ha acquistato l’It company<br />

rumena Bss-One<br />

• Cinque sedi: Milano, Avellino, Iasi<br />

e Chisinau, oltre a quella, appena<br />

inaugurata, di New York<br />

• Oggi la società è attiva, con i suoi<br />

clienti, nei settori pharma, legal,<br />

finance, utilities, manufacturing e<br />

transportation<br />

digitale: i manager, stanchi di dover dipendere<br />

da strumenti e applicazioni scelti dai tecnici It,<br />

oggi si trovano a provare diverse soluzioni per<br />

la produttività aziendale in totale autonomia. E<br />

a chiedere che poi vengano utilizzate anche dai<br />

dipendenti.<br />

Intercettare questa esigenza è stato il grande<br />

risultato di TechMobile. “Come fare a configurare<br />

e personalizzare in poco tempo migliaia<br />

di smartphone? Armandosi di santa pazienza<br />

e degli strumenti giusti – risponde Marco Morini<br />

– MobileIron ci ha recentemente premiato<br />

tra i partner migliori sul mercato italiano. Ma<br />

c’è anche un’attività manuale. È qui che bisogna<br />

letteralmente rimboccarsi le maniche, avere a<br />

disposizione una squadra di tecnici volenterosi<br />

e preparati”.<br />

I progetti di mobile transformation per le medie<br />

e grandi aziende oggi rappresentano una<br />

fetta importante del fatturato di TechMobile.<br />

Ma c’è dell’altro: “Stiamo lavorando su progetti<br />

di interazione automatizzata (ChatBot) e in<br />

ambito IoT (Internet of Things), in cui non sarà<br />

più uno smartphone a gestire una certa attività<br />

ma un braccialetto intelligente– spiega Marco<br />

Morini -, evitando, così, l’interazione dell’utilizzatore<br />

e sollevandolo dalla necessità di essere<br />

a suo agio con la tecnologia. Penso a progetti<br />

in ambito sanitario, per esempio, che coinvolgono<br />

anziani e bambini. A questo proposito ho<br />

voluto rafforzare la partnership con Samsung,<br />

che in questo momento sembra che abbia una<br />

marcia in più in termini di innovazione mobile<br />

e intende crescere nel comparto aziendale”.<br />

A ciò va aggiunto anche lo sviluppo di applicazioni<br />

in ambito sanitario. Va letta in questo senso<br />

la realizzazione della app mobile “HP Vaccine”,<br />

scaricabile gratuitamente sia da Apple Store che<br />

da Google Play, che si colloca all’interno del progetto<br />

Soroptimist per sensibilizzare genitori e<br />

figli in età scolare sulla vaccinazione contro il Papilloma<br />

Virus. È stata presentata in alcune scuole<br />

lombarde a maggio e verrà riproposta su tutto<br />

il territorio italiano con la ripresa delle lezioni.<br />

92


STORY-LEARNING<br />

Nasce a Milano<br />

un Hub per<br />

accedere alla<br />

digital revolution<br />

Aperto da Econocom, è uno spazio<br />

fisico rivolto alle imprese che<br />

possono utilizzarlo come luogo di<br />

aggregazione e di confronto per<br />

innovare i processi produttivi<br />

di Marco Scotti<br />

ENRICO TANTUSSI, COUNTRY MANAGER DI ECONOCOM<br />

In epoca di grandi cambiamenti, in cui la<br />

rivoluzione digitale è ormai attualità ma<br />

le frontiere sono potenzialmente infinite,<br />

c’è chi prova a fare chiarezza e a rendere il<br />

mondo delle nuove tecnologie accessibile al<br />

grande pubblico: si tratta di Econocom, azienda<br />

leader di mercato nella digitalizzazione<br />

delle imprese, che lo<br />

scorso 15 giugno ha<br />

lanciato Innovation<br />

Hub, uno spazio fisico<br />

da sfruttare come<br />

luogo di aggregazione, come punto di scambio<br />

e condivisione dedicato a tutti coloro che vogliono<br />

approfondire i nuovi temi emersi con<br />

la digital revolution. La sede dell’azienda, in<br />

Via Varesina a Milano, ha già ospitato quattro<br />

appuntamenti.<br />

«Confrontarsi e fare rete costituisce sempre<br />

un’opportunità e quando sono le idee ad essere<br />

condivise non possono che uscirne spunti<br />

interessanti e occasioni di crescita», commenta<br />

il Country Manager di Econocom Italia,<br />

Enrico Tantussi. «Per noi il futuro è già qui,<br />

è accessibile e disponibile e in questo nuovo<br />

LA DIGITAL TRANSFORMATION<br />

SI DIFFONDERÀ CON LA CONDIVISIONE<br />

DELLA CULTURA DIGITALE: INNOVATION<br />

HUB È NATO DA QUESTA CONVINZIONE<br />

spazio vogliamo diffondere quanto più possibile<br />

la filosofia Econocom, perché il primo<br />

ambito in cui agire per arrivare alla vera rivoluzione<br />

tecnologica è quello culturale».<br />

Econocom nasce in Francia nel 1973, con una<br />

visione pionieristica: una nuova modalità di<br />

gestione degli asset tecnologici. L’azienda ha<br />

conosciuto uno sviluppo<br />

solido e rapido,<br />

e oggi è presente in 19<br />

paesi, con un fatturato<br />

di 2,5 miliardi di euro<br />

e oltre 10.000 collaboratori, di cui oltre 2.000<br />

ingegneri e tecnici. Se si volesse definire il suo<br />

ruolo, si potrebbe dire che si tratta di un abilitatore<br />

digitale che si occupa di migliorare e<br />

organizzare i processi aziendali. Consulenza,<br />

progettazione e fornitura di risorse e beni,<br />

nonché la gestione tecnologica degli asset digitali,<br />

delle infrastrutture, delle applicazioni e<br />

delle varie funzioni di business correlate, sono<br />

tutti servizi che Econocom garantisce ai propri<br />

clienti, tramite una copertura finanziaria<br />

che si declina attraverso formule di canone al<br />

consumo. E il suo motto, #thefutureison, chiarisce<br />

fin da subito l’intento aziendale: non fornitori<br />

di tecnologia, ma abilitatori. La filosofia<br />

è orientata in questa direzione, attraverso la<br />

ricerca e la valorizzazione di nuovi talenti e<br />

idee. La diffusione della digital transformation<br />

si accende grazie alla condivisione della cultura<br />

digitale. Per questo in azienda, più che puntare<br />

sulle competenze tecniche delle persone<br />

che vi lavorano, si preferisce guardare alle<br />

attitudini: curiosità, passione ed entusiasmo,<br />

solo per citarne alcune.<br />

IL FUTURO È ADESSO<br />

In Italia Econocom sta vivendo un<br />

periodo di grande sviluppo: il fatturato<br />

è cresciuto del 50% negli ultimi<br />

quattro anni, arrivando a 367 milioni<br />

di euro, grazie a oltre 1.800 clienti<br />

e più di 500 dipendenti divisi nelle<br />

sette sedi di Milano, Torino, Verona,<br />

Firenze, Bologna, Roma e Napoli. Ma<br />

per mantenere standard elevati serve<br />

una visione concentrata sul futuro: è<br />

da leggere in questo modo l’ambizioso<br />

piano di implementazione per<br />

acquisizioni. Il modello di business è<br />

quello del pianeta Econocom attorno a<br />

cui ruotano i due satelliti, Asystel Italia<br />

e Bizmatica Sistemi, due autentici<br />

“gioiellini” di recente acquisizione. La<br />

prima è una società leader del settore<br />

ICT con un fatturato di oltre 30 milioni<br />

e oltre 200 dipendenti nelle due sedi<br />

di Milano e Roma; la seconda è un<br />

player consolidato negli ambiti API<br />

Management, IoT e Big Data, con oltre<br />

85 specialisti e un fatturato superiore<br />

ai 20 milioni di euro.<br />

93


STORY-LEARNING IL PAESE...<br />

ARMUNDIA, LA CONSULENZA ICT CHE PORTA ARMONIA<br />

Nata nel 2007, l’azienda produce software per banche e assicurazioni<br />

La fusione tra le parole “armonia”<br />

e “mondo” ha dato vita ad<br />

Armundia, una società nata<br />

dieci ani fa specializzata nella<br />

progettazione e fornitura di<br />

soluzioni software innovative,<br />

indirizzate principalmente ai<br />

settori Banking&Finance e<br />

Insurance. Nel 2014 Armundia<br />

è stata sottoposta a un’azione di<br />

riassetto societario che ha dato<br />

vita ad Armundia Group, con la<br />

suddivisione del gruppo in due<br />

realtà: Armundia, che si occupa di<br />

ricerca e innovazione tecnologica<br />

strategica, e Armundia Factory,<br />

con sede a Tirana, che gestisce<br />

attività di sviluppo software e<br />

assistenza. I ricavi del gruppo nel<br />

2016 sono stati di circa 6 milioni,<br />

con 80 professionisti impegnati<br />

nelle tre divisioni operative:<br />

Armundia Banking&Finance,<br />

Armundia Insurance e Armundia<br />

Consulting. Grande attenzione<br />

è stata dedicata alla ricerca e<br />

all’innovazione, in un’ottica tailor<br />

made che mette a disposizione<br />

del cliente soluzioni studiate su<br />

misura.<br />

Leggi la storia integrale su: www.economymag.it<br />

GIANLUCA<br />

BERGHELLA<br />

PRESIDENTE<br />

E CEO DI<br />

ARMUNDIA<br />

GROUP<br />

L’AZIENDA CHE SOLLEVA L’AUTOMOTIVE<br />

Cpm, Un’eccellenza italiana di innovazione e di ricerca<br />

Leggi la storia integrale su: www.economymag.it<br />

Nel 1967 Gianfranco Bellezza<br />

fonda a Beinasco (TO) la Cpm,<br />

azienda specializzata in impianti<br />

di sollevamento. Non può ancora<br />

saperlo, ma la sua creatura<br />

è destinata a rivoluzionare<br />

i sistemi di trasporto per<br />

l’industria automotive, divenendo<br />

il partner più affidabile per<br />

decine di marchi del comparto e<br />

contribuendo in maniera decisiva<br />

alla realizzazione di alcuni degli<br />

impianti più all’avanguardia in<br />

Italia, come quello di Cassino per<br />

Alfa Romeo o quello di Sant’Agata<br />

Bolognese, dove Lamborghini darà<br />

vita a Urus, il nuovo suv destinato<br />

a raddoppiare la produzione di<br />

automobili con il simbolo del toro.<br />

CPM, dal 1999, entra a far parte<br />

del Gruppo tedesco DÜRR, un<br />

colosso della verniciatura che<br />

consente all’azienda torinese<br />

di aumentare il proprio bacino,<br />

raggiungendo un fatturato<br />

superiore ai cento milioni,<br />

raddoppiandolo negli ultimi<br />

anni. Cpm è famosa soprattutto<br />

(ma non solo) per il Twin<br />

Trolley System®, un impianto<br />

di trasporto modulare che oggi<br />

riconosciuto come lo standard<br />

mondiale. FCA l’ha insignito del<br />

prestigioso riconoscimento di<br />

Fornitore dell’Anno, nel 2013.<br />

E oggi la vision dell’azienda si<br />

riassume nello slogan del suo<br />

presidente e amministratore<br />

delegato, Massimo Bellezza, che<br />

è il figlio di Gianfranco: “Bisogna<br />

essere globali per sapere<br />

cogliere le migliori opportunità a<br />

livello mondiale”.<br />

UN’IMMAGINE<br />

DEGLI INTERNI<br />

DELLO<br />

STABILIMENTO<br />

CPM<br />

UBI BANCA PER LE PERSONE DISABILI<br />

E’il primo trust di un istituto di credito a sostegno di disabili gravi<br />

La legge 112/2016 ha introdotto<br />

il tema dell’inclusione sociale<br />

di persone affette da disabilità<br />

grave non dipendente da<br />

invecchiamento. Un tema di<br />

particolare rilievo perché<br />

pone l’accento non soltanto sul<br />

periodo in cui i disabili siano<br />

ancora assistiti dalle famiglie ma,<br />

soprattutto, sul “dopo”, ovvero<br />

quando i genitori vengono a<br />

mancare e si rende necessaria<br />

l’introduzione dei disabili nelle<br />

strutture preposte alla loro<br />

gestione. Ubi è la prima banca a<br />

lanciare un fondo, Trust in Life,<br />

studiato per queste esigenze. Il<br />

prodotto si fonda su due pilastri:<br />

da una parte il Progetto di Vita,<br />

ovvero il sostegno alle persone<br />

con disabilità grazie ad Anffas e<br />

CGM; dall’altra il trust UBI Trustee,<br />

che consente di gestire le risorse<br />

immobiliari integrandole con i<br />

patrimoni personali e familiari.<br />

Un progetto che, secondo<br />

Letizia Moratti, presidente del<br />

Consiglio di gestione Ubi, si è<br />

reso necessario “in un contesto<br />

socio-economico caratterizzato da<br />

disuguaglianze in ambito sanitario<br />

e socio-sanitario in aumento”.<br />

Leggi la storia integrale su: www.economymag.it<br />

UN INVALIDO IN<br />

CARROZZELLA.<br />

UBI HA FATTO<br />

UN INTERVENTO<br />

INNOVATIVO<br />

E DI GRANDE<br />

INCISIVITA’<br />

94


...CHE CRESCE STORY-LEARNING<br />

UN VERO BOOM<br />

PER LA SOCIETA<br />

PREMIATA DAL<br />

FINANCIAL<br />

TIMES<br />

NSA PREMIATA DAL FINANCIAL TIMES<br />

L’azienda bresciana si occupa di consulenza creditizia<br />

Leggi la storia integrale su: www.economymag.it<br />

Se perfino il Financial Times, la<br />

“bibbia” della stampa economica,<br />

si accorge di te significa che la<br />

strada intrapresa è quella giusta.<br />

Stiamo parlando del Gruppo Nsa,<br />

un’azienda bresciana che da 16<br />

anni si occupa di consulenza<br />

creditizia per le PMI, premiata<br />

dal Financial Times tra le aziende<br />

a maggior crescita a livello<br />

europeo. Questo non solo perché<br />

ha rispettato tutti i criteri di<br />

ammissione tra i quali ricavi di<br />

almeno 1,5 milioni di euro nel<br />

2015 e crescita dei ricavi di<br />

natura organica, ma soprattutto<br />

per il tasso di crescita raggiunto<br />

nel triennio preso in esame, un<br />

triennio peraltro difficilissimo per<br />

la congiuntura economica critica<br />

che lo ha scandito.<br />

In soli tre anni, infatti, il gruppo<br />

Nsa ha registrato una crescita del<br />

106% e un tasso annuo di crescita<br />

composto del 27,3%. D’altronde, è<br />

grazie a Nsa se solo nel 2015 gli<br />

istituti di credito hanno erogato<br />

800 milioni di euro a Pmi che si<br />

erano rivolte al gruppo bresciano.<br />

Il fatturato 2016 è vicino ai 16<br />

milioni di euro, grazie a 4.400<br />

operazioni concluse e 250.000<br />

bilanci analizzati. Nsa è partner<br />

di 17 banche sul territorio<br />

italiano. E l’elenco potrebbe<br />

ragionevolemente allungarsi,<br />

e anche di molto, in un breve<br />

volgere di tempo.<br />

UN COLOSSO<br />

TASCABILE<br />

CHE SI E<br />

SPECIALIZZATO<br />

IN UNA<br />

COMPONENTE<br />

PARTICOLARE<br />

GUIDE PER SEDILI, ECCELLENZE MONDIALI<br />

Rollon crea guide per prima classe e business di Boeing ed Airbus<br />

C’è un piccolo ma significativo<br />

dettaglio che accomuna Boeing<br />

Dreamliner e Airbus A380.<br />

No, non stiamo parlando delle<br />

dimensioni o dell’autonomia, ma<br />

delle guide per i sedili della prima<br />

classe e della business. Questi<br />

sistemi, infatti, sono realizzati<br />

da Rollon, una società brianzola<br />

nata nel 1975 che ha saputo<br />

affermarsi come uno dei più<br />

importanti player nel mercato<br />

della movimentazione lineare. Le<br />

guide, secondo l’amministratore<br />

Eraldo Bianchessi, devono essere<br />

“scorrevoli e silenziose per far<br />

muovere il sedile senza strappi.<br />

Non solo: devono essere resistenti<br />

in caso di urto e andare incontro<br />

a continui miglioramenti anche<br />

dal punto di vista del peso. Sugli<br />

aerei, infatti, ogni kg risparmiato<br />

è oro per le compagnie: le guide<br />

che fornivamo pesavano 1,6 kg,<br />

ora siamo scesi a 1 kg e ne stiamo<br />

progettando di nuove per arrivare<br />

a poco più di mezzo chilo”. Oltre<br />

alle guide , Rollon fornisce le porte<br />

dei tram di Milano, dei treni TGV e<br />

della metropolitana di San Paolo.<br />

Il fatturato è cresciuto del 60% in<br />

4 anni, passando da 58 a 82. “E<br />

le previsioni per il <strong>2017</strong> sono di<br />

‘flirtare’ con i 100” dice ancora<br />

Bianchessi. Magari attraverso<br />

qualche nuova acquisizione.<br />

Leggi la storia integrale su: www.economymag.it<br />

IL QUARTIER<br />

GENERALE DEL<br />

GRUPPO<br />

GEFRAN, IL SEGRETO È LA RICERCA<br />

Nata oltre 40 anni fa, Gefran è un’eccellenza nel mondo<br />

Leggi la storia integrale su: www.economymag.it<br />

La mentalità imprenditoriale<br />

italiana è, al contempo, la forza<br />

e la debolezza delle aziende<br />

nostrane. Ma se il fondatore ha la<br />

lungimiranza di “farsi da parte”,<br />

di quotare la propria creatura e<br />

di mettersi nelle mani di manager<br />

esperti, allora la formula è<br />

vincente. Se a questo si aggiunge<br />

la continua ricerca di partnership<br />

con università e centri di ricerca,<br />

si ha la ricetta perfetta per<br />

creare un’eccellenza: si tratta di<br />

Gefran, una realtà nata oltre 40<br />

anni fa da un’intuizione di Ennio<br />

Franceschetti che ha deciso di<br />

realizzare soluzioni per la gestione<br />

della temperatura dei macchinari<br />

per materie plastiche.<br />

Oggi Gefran - che ha sedi in<br />

Francia, Germania, Svizzera,<br />

Regno Unito, Belgio, Turchia, Stati<br />

Uniti, Brasile, Cina, Singapore e<br />

India - ha un fatturato di quasi<br />

120 milioni di euro, grazie<br />

all’investimento massiccio nell’IoT<br />

e nel controllo dei processi<br />

industriali.<br />

Alberto Bartoli, amministratore<br />

delegato in sella da un paio di<br />

mesi, riassume così i principali<br />

dati: «Stiamo crescendo oltre i<br />

target che avevamo anticipato<br />

alle autorità finanziarie, abbiamo<br />

una produzione finanziaria<br />

netta tornata attiva, e abbiamo<br />

distribuito dividendi, cosa che non<br />

facevamo da tempo».<br />

95


NELLA FOTO IL MINISTRO GRAZIANO DEL RIO<br />

LE STARTUP DELLA SOSTENIBILITÀ<br />

CONQUISTANO IL G7 TRASPORTI<br />

STARTUP-TELLING,<br />

SETTE IDEE<br />

PER SETTE GRANDI<br />

Calare la creatività e a volte<br />

addirittura la genialità degli<br />

startupper nella vita reale, nei<br />

problemi veri e propri delle<br />

persone, dei cittadini: è il<br />

segreto per trasformare<br />

un’idea in un prodotto e, in<br />

definitiva, in un business. In<br />

questo senso la carrellata di<br />

start-up dedicate alla mobilità<br />

sostenibile che ha scandito<br />

il G7 dei Trasporti di Cagliari<br />

grazie a Italia Camp è stata un<br />

esempio ammirevole.<br />

Nice to meet you G7, la prima raccolta di buone pratiche sul tema<br />

della sostenibilità economica, sociale e ambientale in infrastrutture e<br />

trasporti, ha presentato le sette finaliste al vertice di Cagliari<br />

Una carrozzina a due ruote che permette<br />

ai disabili di stare in posizione quasi<br />

eretta e di muoversi spostando semplicemente<br />

il busto, una bicicletta elettrica che<br />

immagazzina energia dalla pedalata, una<br />

traversina ferroviaria fatta di pneumatici<br />

fuori uso e plastica riciclata. Sono tre dei<br />

sette progetti finalisti di Nice to meet you<br />

G7, la prima raccolta di buone pratiche sul<br />

tema della sostenibilità economica, sociale<br />

e ambientale in infrastrutture e trasporti,<br />

promossa dal Ministero<br />

delle Infrastrutture<br />

e dei Trasporti<br />

e realizzata da ItaliaCamp<br />

– il primo,<br />

MarioWay, è il progetto vincente, quello che<br />

meglio ha saputo interpretare il tema della<br />

sostenibilità sociale al centro dell’evento;<br />

vedi l’articolo nella pagina successiva, e per<br />

gli altri 6 quelli nelle pagine seguenti. I sette<br />

progetti finalisti, espressioni di altrettante<br />

startup o ex tali divenute piccole imprese,<br />

sono stati scelti tra i circa quattrocento partecipanti,<br />

e poi presentati nel corso del G7<br />

Trasporti che si è tenuto a Cagliari il 21 e 22<br />

di Riccardo Venturi<br />

IL MINISTRO DEI TRASPORTI GRAZIANO<br />

DEL RIO HA VOLUTO CHE I MINISTRI<br />

TOCCASSERO CON MANO GLI ULTIMI<br />

TREND DELLA MOBILITÀ SOSTENIBILE<br />

giugno scorsi. «L’abbiamo definita raccolta<br />

di pratiche, non di idee, perché ci si voleva<br />

confrontare con progetti già realizzati e<br />

funzionanti, non con un album dei sogni. Il<br />

ministro Graziano Delrio voleva che il G7<br />

non fosse solo teatro di analisi strategiche,<br />

ma che si potesse anche toccare con mano<br />

l’innovazione, rendersi conto di persona di<br />

quali sono gli ultimi trend nella mobilità<br />

sostenibile di cose e persone» dice Fabrizio<br />

Sammarco, presidente dell’associazione<br />

ItaliaCamp. Le startup<br />

che hanno avuto<br />

l’onore della ribalta<br />

di Cagliari più che la<br />

“scalabilità” portano<br />

in dote un importante impatto sociale,<br />

ambientale e culturale: «Non si tratta di<br />

progetti che vogliono diventare “unicorni”<br />

per scalare la borsa e arricchire gli azionisti.<br />

Sono idee che hanno bisogno di un capitale<br />

un po’ più paziente, e anche di istituzioni<br />

che credano nella sostenibilità. Forse le<br />

hanno trovate: alcune delegazioni hanno<br />

manifestato una volontà di approfondimento»<br />

aggiunge Sammarco.<br />

97


STARTUP-TELLING<br />

MarioWay, la<br />

carrozzina a<br />

due ruote che<br />

cambia la vita<br />

Permette ai disabili di stare seduti<br />

in una posizione quasi eretta,<br />

restituendo loro la “simmetria<br />

relazionale”. Ecco il progetto<br />

vincitore di Nice to meet you G7<br />

CON MARIOWAY IL DISABILE È ALLA STESSA ALTEZZA DEL NORMODOTATO. UNA PICCOLA GRANDE RIVOLUZIONE PER CHI NON CAMMINA<br />

Per un disabile costretto su una sedia a<br />

rotelle, avere la possibilità di stare in<br />

una posizione quasi eretta, e di muoversi<br />

spostando il solo busto mantenendo così<br />

le mani libere, è qualcosa che può cambiare<br />

la vita. Ecco perché MarioWay, l’innovativa<br />

carrozzina a due ruote nonché dispositivo di<br />

mobilità a emissioni zero, ha meritatamente<br />

vinto Nice to meet you G7 (vedi pagina precedente).<br />

MarioWay ha avuto l’onore di essere<br />

presentato ai sette ministri dei Trasporti durante<br />

una sessione di lavoro del G7. E non è<br />

passato inosservato: come ci ha raccontato<br />

Mauro Bonaretti (vedi box), durante la presentazione<br />

la ministra dei Trasporti degli Stati<br />

Uniti Elaine Chao si è soffermata a lungo a<br />

esaminarlo e commentarlo in modo molto<br />

positivo, in maniera emozionata. Qualcosa<br />

che non ti aspetteresti da un membro dell’amministrazione<br />

Trump... MarioWay si rivolge<br />

anche ai normodotati: è la prima carrozzina<br />

veramente inclusiva in quanto può essere utilizzata<br />

da persone abili e disabili. I benefici più<br />

importanti di MarioWay, ideato dall’educatore<br />

socio-sanitario Mario Vigentini, sono comunque<br />

per le persone disabili. Uno di questi è la<br />

“simmetria relazionale”: chi è seduto si trova<br />

in una posizione quasi verticale, con il volto<br />

più o meno alla stessa altezza di chi sta in<br />

piedi, sovvertendo il rapporto up-down tipico<br />

della sedia a rotelle. MarioWay, che potrà essere<br />

adattata anche a persone con amputazioni,<br />

utilizza una speciale seduta ergonomica creata<br />

ad hoc, e consente di effettuare ginnastica<br />

passiva. Dà benefici al collo, riducendo i disturbi<br />

cervicali, alla respirazione, migliorando<br />

l’efficienza dell’apparato cardiocircolatorio, e<br />

alla zona lombare, prevenendo i relativi dolori<br />

grazie al naturale angolo fra le ossa del bacino<br />

e il femore. MarioWay, poi, ha anche una<br />

«ABBIAMO RIPORTATO LE PERSONE AL CENTRO DEL G7»<br />

«Le infrastrutture dei<br />

trasporti e la mobilità<br />

sono strumenti per fare<br />

stare meglio le persone,<br />

per vivere meglio. Negli<br />

anni il G7 si è sempre<br />

occupato di sviluppo e<br />

tecnologie, per noi è un<br />

grande risultato avere<br />

riportato al centro le<br />

persone e il loro diritto<br />

alla mobilità. In un<br />

mondo globalizzato<br />

quello dell’accesso<br />

alle infrastrutture<br />

è un grande tema<br />

democratico, se non ho<br />

la possibilità di muovermi<br />

sono tagliato fuori».<br />

Mauro Bonaretti, Capo<br />

Gabinetto del Ministro<br />

per le Infrastrutture<br />

e i Trasporti Graziano<br />

Delrio, fa un bilancio molto<br />

positivo del G7 Trasporti<br />

che si è tenuto a Cagliari<br />

il 21 e 22 giugno, dedicato<br />

al tema della sostenibilità<br />

con una declinazione<br />

sociale. «L’affermazione di<br />

Marioway fra i 7 progetti<br />

finalisti di Nice to meet<br />

you G7! (vedi l’articolo<br />

in questa pagina) è un<br />

simbolo estremo per<br />

dire che la mobilità è<br />

un diritto di tutti» dice<br />

Bonaretti. Il tema della<br />

sostenibilità nei trasporti<br />

è stato affrontato dai<br />

Sette anche in chiave<br />

ambientale. «Quella tra<br />

sviluppo e ambiente è una<br />

dicotomia sempre più<br />

superata. Ci sono sempre<br />

più casi nei quali non solo<br />

non sono incompatibili,<br />

ma addirittura uno figlio<br />

potenzialità importante in termini di sostenibilità<br />

ambientale, come veicolo alternativo<br />

per normodotati a emissioni zero. Per fare un<br />

esempio, gli automobilisti negli Stati Uniti effettuano<br />

circa 900 milioni di viaggi in auto al<br />

giorno, e la Environmental Protection Agency<br />

stima che 450 milioni di questi siano effettuati<br />

da un solo passeggero e siano lunghi meno di<br />

8 km: tragitti adatti a Marioway.<br />

dell’altro. È il caso per<br />

fare un esempio di un<br />

altro progetto finalista,<br />

quello delle traversine<br />

ferroviarie fatte in<br />

materiale riciclabile che<br />

hanno anche la capacità<br />

di accumulare energia<br />

(Greenrail, vedi scheda<br />

nelle pagine successive)»<br />

spiega il capo gabinetto<br />

del Mit. La centralità<br />

delle persone in tema di<br />

trasporti, il loro diritto alla<br />

mobilità e la sostenibilità<br />

ambientale sono i<br />

concetti alla base della<br />

dichiarazione<br />

di intenti<br />

finale,<br />

firmata da<br />

tutti e sette<br />

i ministri dei<br />

Trasporti.<br />

98


»<br />

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STARTUP-TELLING IL NUOVO...<br />

ALL’UNIVERSITÀ COL CAR-POOLING<br />

Una app (e una moneta) inventate dall’Ateneo di Messina<br />

Una App che permette<br />

agli studenti e ai docenti<br />

dell’Università degli Studi di<br />

Messina di contattarsi per<br />

condividere mezzi di trasporto<br />

privati per spostarsi da e verso<br />

i differenti poli dell’Università. È<br />

CarPooling@Unime, sviluppata<br />

nell’ambito dell’iniziativa di<br />

crowdfunding #SmartME dal<br />

Centro Informatico di Ateneo<br />

(CIAM) e dalla startup innovativa<br />

SmartMe.io. Una forma di<br />

condivisione che può essere<br />

realizzata gratuitamente oppure<br />

prevedere un piccolo rimborso<br />

in moneta complementare<br />

UniMeCoin, il che aggiunge<br />

all’operazione un significativo<br />

elemento di sostenibilità<br />

economica. C’è anche un piccolo<br />

fondo gestito dall’Università<br />

legato all’utilizzo di questa moneta<br />

complementare, che in base a un<br />

sistema di votazione periodica<br />

e distribuita tra tutti gli utenti<br />

consente di decidere a quali<br />

iniziative benefiche destinare il<br />

fondo: la sostenibilità è dunque<br />

anche di carattere sociale.<br />

Per i contenuti aggiuntivi scansiona il QR-CODE<br />

CARPOOLING@<br />

UNIME FA<br />

CONDIVIDERE<br />

MEZZI DI<br />

TRASPORTO<br />

PRIVATI DA<br />

E VERSO<br />

L’UNIVERSITÀ<br />

LA E-BIKE SI CARICA MENTRE VA<br />

La capacità del motore è di 160 wh, il top del mercato<br />

Per i contenuti aggiuntivi scansiona il QR-CODE<br />

Una e-bike che non ha bisogno<br />

di essere ricaricata, perché<br />

immagazzina l’energia in eccesso<br />

quando il corpo pedala in modo<br />

efficiente per poi restituirla<br />

quando ce n’è bisogno, aiutando<br />

la pedalata specie in salita. È<br />

BIKE+, che secondo i risultati<br />

sperimentali permette una<br />

riduzione del consumo di ossigeno<br />

fino al 40% in ciclo di utilizzo<br />

urbano. Il tutto con la sola<br />

energia delle gambe, grazie a un<br />

veicolo completamente a zero<br />

emissioni. Zehus, che ha realizzato<br />

BIKE+, è riuscito a mettere tutti i<br />

componenti necessari - batterie,<br />

motore a corrente continua,<br />

elettronica e sensori - in un<br />

elegante hub circolare posto al<br />

centro della ruota posteriore.<br />

Le misure sono contenute, 18<br />

centimetri di diametro e 12 di<br />

larghezza, come il peso, 3 kg,<br />

mentre la capacità è di 160 Wh,<br />

con il più alto rapporto energia/<br />

peso sul mercato. Un’altra<br />

utile caratteristica di BIKE+ è<br />

la possibilità di gestire le sue<br />

diverse funzionalità con una<br />

App, via smartphone tramite la<br />

connessione bluetooth. In questo<br />

modo è possibile scegliere<br />

la modalità di alimentazione<br />

preferita, bloccare la bicicletta,<br />

consultare tutti i dati relativi ai<br />

propri spostamenti, utilizzare<br />

un navigatore che è fatto<br />

apposta per le esigenze dei<br />

ciclisti, ottenere una diagnosi del<br />

funzionamento del sistema on<br />

line, perfino individuare la e-bike<br />

in caso di furto. Senza fatica,<br />

proprio come pedalare in... salita.<br />

BIKE+ SI<br />

RICARICA<br />

PEDALANDO,<br />

PER POI<br />

AIUTARE IL<br />

CICLISTA A<br />

FARE LE SALITE<br />

I BAMBINI A SCUOLA CON PEDIBUS<br />

Una soluzione Iot per educare gli scolari alla mobilità<br />

La tecnologia al servizio della<br />

mobilità indipendente e sicura<br />

dei bambini. È la filosofia di<br />

CLIMB, un progetto ideato e<br />

realizzato a Trento grazie alla<br />

collaborazione tra il Comune e<br />

la Fondazione Bruno Kessler,<br />

che a oggi ha coinvolto due<br />

scuole del territorio, oltre 100<br />

bambini e 45 volontari. CLIMB<br />

utilizza soluzioni IoT a supporto<br />

del Pedibus, che fa camminare i<br />

bambini assieme verso la scuola,<br />

con un’App per gestire i turni dei<br />

volontari, gli itinerari e le fermate<br />

da effettuare, i contatti con i<br />

genitori. Per motivare i bambini a<br />

raggiungere la scuola con mezzi<br />

sostenibili propone loro un gioco,<br />

Kids to green, in cui i chilometri<br />

realmente percorsi corrispondono<br />

ad un percorso virtuale nel<br />

mondo. Sommando tutti i km<br />

sostenibili fatti da bambini,<br />

insegnanti e volontari a piedi, in<br />

bici e con lo scuolabus, la scuola<br />

procede in un cammino nel mondo<br />

reale, mentre l’avanzamento e le<br />

tappe raggiunte sono visualizzati<br />

su una mappa interattiva.<br />

Per i contenuti aggiuntivi scansiona il QR-CODE<br />

CLIMB USA LA<br />

TECNOLOGIA<br />

E UN GIOCO<br />

PER PORTARE<br />

I BAMBINI A<br />

SCUOLA CON IL<br />

PEDIBUS<br />

100


...CHE CRESCE STARTUP-TELLING<br />

LE TRAVERSE<br />

FERROVIARIE<br />

GREENWAY<br />

SONO<br />

REALIZZATE<br />

CON<br />

PNEUMATICI<br />

A FINE USO<br />

E PLASTICA<br />

RICICLATA.<br />

POSSONO<br />

ACCUMULARE<br />

ENERGIA AL<br />

PASSAGGIO DEI<br />

TRENI<br />

TRAVERSINE PER FERROVIE «GREEN»<br />

Greenrail riveste in plastica l’anima di calcestruzzo<br />

Per i contenuti aggiuntivi scansiona il QR-CODE<br />

Traverse ferroviarie con<br />

un’anima di calcestruzzo<br />

rinforzato, insuperabile per<br />

resistenza, rivestita da un guscio<br />

di composto fatto di plastica e<br />

pneumatici riciclati, che oltre a<br />

ridurre rumorosità e vibrazioni<br />

ha la capacità di resistere allo<br />

spostamento laterale del binario,<br />

importante specie quando i<br />

treni viaggiano ad alta velocità,<br />

che provoca il venir meno<br />

dell’allineamento dei binari e<br />

la polverizzazione del pietrisco<br />

su cui poggiano le traverse. È<br />

l’idea alla base di Greenrail, la<br />

traversa ferroviaria innovativa<br />

e sostenibile: ogni km di linea<br />

armata con traverse Greenrail<br />

contribuisce al riutilizzo di 35<br />

tonnellate di plastica e pneumatici<br />

fuori uso. Economicamente<br />

sostenibile grazie alla riduzione<br />

dei costi di manutenzione<br />

di circa il 30% rispetto alle<br />

tradizionali traverse interamente<br />

in calcestruzzo, Greenrail è in<br />

grado di integrare tecnologie per<br />

produrre e accumulare energia:<br />

quella piezoelettrica, che produce<br />

energia al passaggio dei treni<br />

per l’alimentazione di dispositivi<br />

diagnostici; e quella solare, che<br />

trasforma le linee ferroviarie in<br />

campi fotovoltaici. Greenrail ha<br />

depositato il suo brevetto in 50<br />

paesi nel mondo e attende di fare<br />

lo stesso in altri 29.<br />

OSVEHICLE<br />

PROPONE UNA<br />

PIATTAFORMA<br />

HARDWARE<br />

PER LA<br />

COSTRUZIONE<br />

DI VEICOLI<br />

ELETTRICI<br />

UN «SUPERMECCANO» PER VEICOLI<br />

Nasce una piattaforma per lo sviluppo dell’elettrico<br />

Un kit di montaggio, o se si<br />

preferisce una piattaforma<br />

hardware open source pronta<br />

all’uso, per la costruzione<br />

di veicoli elettrici completi e<br />

modulari, che permette alle<br />

aziende di produrre in metà tempo<br />

e un sesto (!) dei costi flotte di<br />

veicoli customizzati. È Tabbyevo, il<br />

principale prodotto di OSVehicle.<br />

Per costruire un veicolo basta<br />

meno di un’ora, come mostrano<br />

i video che si trovano in rete. Ma<br />

la vera ambizione di OSVehicle<br />

è quella di democratizzare la<br />

mobilità sostenibile, e di creare<br />

una piattaforma partecipativa<br />

per lo sviluppo di veicoli<br />

elettrici. Tabbyevo si pone come<br />

riferimento per le startup attive<br />

in campo di mobilità che vogliano<br />

integrare e sviluppare le proprie<br />

tecnologie. Inoltre lo schema<br />

modulare permette di sostituire<br />

un componente superato o in<br />

avaria senza dover buttare via<br />

tutto. Attraverso l’aggregazione<br />

di diversi progetti sotto comuni<br />

tecnologie OSVehicle vuole inoltre<br />

abbattere l’impatto logistico,<br />

raggiungere economie di scala,<br />

offrire prezzi migliori sia per<br />

componenti che per servizi, e<br />

consentire una durata di vita dei<br />

veicoli maggiore di 10 volte: un<br />

esito senz’altro auspicabile.<br />

Per i contenuti aggiuntivi scansiona il QR-CODE<br />

RIBES TECH<br />

REALIZZA<br />

PELLICOLE<br />

FOTOVOLTAICHE<br />

CHE<br />

PRODUCONO<br />

ENERGIA<br />

ELETTRICA SIA<br />

ALL’APERTO<br />

CHE IN<br />

AMBIENTI<br />

CHIUSI,<br />

IDEALI PER<br />

ALIMENTARE<br />

SL’IOT<br />

LA PELLICOLA CHE PRODUCE KILOWATT<br />

Un jolly per alimentare le reti infrastrutturali<br />

Per i contenuti aggiuntivi scansiona il QR-CODE<br />

Una pellicola fotovoltaica che si<br />

candida a essere il carburante<br />

dell’Iot, permettendo di rendere<br />

qualsiasi superficie in grado di<br />

produrre potenza elettrica in<br />

modo indipendente, all’aperto<br />

con la luce solare ma anche in<br />

ambienti chiusi. È il prodotto<br />

principale di Ribes Tech, una<br />

start-up nata nel 2016 dopo 5<br />

anni di R&D all’interno dell’Istituto<br />

Italiano di Tecnologia. Le pellicole<br />

fotovoltaiche di Ribes Tech<br />

sono un’ottima soluzione per<br />

alimentare le reti di infrastrutture<br />

nuove o esistenti come ferrovie,<br />

autostrade, reti elettriche, che<br />

sono sempre più utilizzate anche<br />

come reti di sensoristica diffusa<br />

per il monitoraggio ambientale,<br />

la sicurezza delle infrastrutture,<br />

l’agricoltura intelligente. Le<br />

infrastrutture vengono dotate<br />

della capacità di raccogliere e<br />

condividere informazioni tramite<br />

l’integrazione di dispositivi<br />

elettronici radio indipendenti.<br />

Ciò che ancora manca sono le<br />

soluzioni per l’alimentazione<br />

elettrica di tali dispositivi in modo<br />

indipendente, senza ricorrere<br />

all’uso di batterie che ne limitino<br />

la durata di funzionamento: di qui<br />

l’apprezzamento per le soluzioni<br />

Ribes Tech, che comprendono<br />

anche la stampa di circuiti<br />

elettronici su ogni superficie:<br />

plastica, vetro e perfino carta.<br />

101


STARTUP-TELLING FINTASTICO<br />

Un Gps<br />

per orientarsi<br />

nella galassia<br />

del “Fintech”<br />

La scommessa di Fintastico,<br />

appena nata e già tra i 20 migliori<br />

motori di ricerca nel settore<br />

dei servizi finanziari innovativi<br />

che cataloga 1200 società.<br />

dalla redazione<br />

Si fa presto a dire fintech. Ma che si<br />

tratti di money transfer piuttosto<br />

che di banking, di crowfunding o di<br />

personal finance, o ancora – per gli amanti<br />

delle contrazioni - di insurtech (insurance+technology)<br />

o regtech (regulation+technology),<br />

di donation o di blockchain,<br />

orientarsi nel mare magnum dei servizi che<br />

stanno invadendo il mercato è impossibile<br />

senza un’informazione affidabile e accessibile.<br />

Con queste premesse nasce Fintastico.<br />

com, una piattaforma dedicata a privati e<br />

imprese che StrandsFinance ha già inserito<br />

tra i 20 migliori<br />

portali di ricerca di<br />

servizi finanziari innovativi.<br />

Partito a gennaio di<br />

quest’anno, il portale www.fintastico.com<br />

profila l’utente in base alle sue esigenze per<br />

meglio indirizzarlo verso gli oltre 1.200 (diventeranno<br />

tremila entro fine anno) servizi<br />

classificati in modo che rispecchino le reali<br />

esisgenze dei visitatori grazie ad algoritmi<br />

di personalizzazione, al processo di crowd<br />

curation gestito dagli stessi visitatori e<br />

all’approfondimento di un team di esperti<br />

presente in Italia e in Spagna (e presto in<br />

Francia, Germania e Israele).<br />

Una sorta di TripAdvisor dei servizi finanziari<br />

ad ad alto contenuto tecnologico che<br />

ABBIAMO DECINE DI MIGLIAIA DI ACCESSI<br />

DA TUTTO IL MERCATO EUROPEO, MA<br />

ANCHE UN 5-10 PER CENTO DI VISITE<br />

DAGLI STATI UNITI<br />

all’attività di comparazione unisce anche<br />

una fondamentale componente editoriale,<br />

identificando i trend del momento, spiegando<br />

le terminologie e i processi, intervistando<br />

gli attori del mercato italiano e straniero.<br />

«Abbiamo decine di migliaia di accessi<br />

da tutto il mercato europeo, ma anche un<br />

5-10% di visite dagli Stati Uniti», spiega il<br />

chairman di Fintastico, Fabio Brambilla (ex<br />

McKinsey, ideatore di progetti come Advanced<br />

capital sgr e Controlpartners) che<br />

insieme al CEO Fabio Marras (un vero pioniere<br />

con il primo robo advisor d’Europa<br />

AdviseOnly) e al Fabrizio<br />

Villani (secondo<br />

InsuranceNexus e<br />

InsurTechNews uno<br />

dei top 10 influencer<br />

insurtech e internet delle cose) guida il<br />

team di Fintastico, «siamo una piattaforma<br />

interessante per operatori professionali<br />

che vogliono vedere cosa c’è in Europa, siamo<br />

anche il traghettatore di quelli che sono<br />

i nuovi servizi internazionali che desiderano<br />

verificare potenzialità clienti interessati<br />

in Italia. Ma qui, nel Vecchio Continente, bisogna<br />

avere un taglio più editoriale e nuove<br />

modalità di comunicare». Per questo la<br />

piattaforma si è dotata di un blog che alterna<br />

un taglio editoriale semplificato ad uno<br />

più sofisticato per addetti al settore, gestito<br />

Fabio Brambilla, chiairman di<br />

Fintastico, trascorsi in McKinsey,<br />

già ideatore di Advanced capital<br />

Sgr e Controlpartners.<br />

con la collaborazione nomi autorevoli che<br />

hanno aderito all’Ambassador Program per<br />

accelerare la diffusione del Fintech in Italia,<br />

e di una sezione di approfondimento, il Fintech<br />

Radar, una selezione di notizie relative<br />

al mondo del Fintech, alimentata da oltre<br />

50 siti autorevoli, dagli utenti e dai curatori<br />

di Fintastico. Gli utenti registrati, inoltre,<br />

ricevono il Fintech Digest, la newsletter<br />

che raccoglie gli ultimi servizi censiti, i posts<br />

più recenti, le news.<br />

«Io sono basato tra Milano e Londra e ho<br />

contatti con la stragrande maggioranza di<br />

venture capitalist internazionali – continua<br />

Brambilla – L’impressione che ho avuto<br />

è che ci fosse un fortissimo orientamento<br />

su quelle che sono le piattaforme abilitanti<br />

sul b2b, ma che mancasse completamente<br />

qualcosa che avvicinasse i consumatori<br />

all’innovazione che invaderà i mercati nei<br />

prossimi 4 o 5 anni. Noi però non siamo un<br />

comparatore che banalmente ti prende la<br />

polizza o il mutuo e ti dice dove risparmi:<br />

noi vogliamo preparare il mercato in un’ottica<br />

di PSD2». La direttiva UE impone agli<br />

attori del mercato finanziario - che siano<br />

banche, sistemi di pagamento, fornitori di<br />

servizi finanziari – lo scambio sicuro dei<br />

dati degli utenti tramite Applicazion Protocol<br />

Interface (API) entro il 13 gennaio<br />

2018. Il tempo stringe e Fintastico ha una<br />

pagina dedicata che mostra i servizi che<br />

hanno aderito: il tema del PSD2 è molto<br />

caro al tema. Ma non solo per offrire un<br />

servizio agli utenti: l’obiettivo ultimo, quello<br />

di lungo periodo, è addirittura lo sviluppo<br />

di un Lego Banking Tool, una app che<br />

integri diversi servizi finanziari, in modo<br />

che gli utenti possano utilizzare un unico<br />

strumento per la gestione dei propri soldi.<br />

Il futuro è qui a due click. O meglio: a due<br />

tap. (m.m.)<br />

102


VITA<br />

DA MANAGER<br />

Sono sempre più importanti<br />

nelle aziende, più importanti<br />

per la vita della collettività: i<br />

manager. Sono strapagati e<br />

iperstressati. <strong>Economy</strong> dedica<br />

in particolare a loro le pagine<br />

che seguono.E in questo<br />

numero l’approfondimento si<br />

concentra sull’adulterio.<br />

106<br />

PARLA PONZI<br />

«L’INFEDELE SERIALE<br />

E QUELLO BIPOLARE»<br />

108<br />

MANAGER ALLO SPECCHIO<br />

PARLANO NICOLA PRISCO, GIANNA<br />

MAZZARELLA E PIER LUIGI CANTA<br />

L’autrice,<br />

Elisa Stefanati<br />

TRADIRE? HOBBY GENETICO<br />

(E POCO INTELLIGENTE!)<br />

La fedeltà coniugale sembrerebbe una caratteristica degli esseri<br />

umani più intelligenti, secondo lo studioso giapponese Kanazawa.<br />

Ma il sessuologo Maurizio Boschi avverte: molto dipende dalla genetica<br />

a fedeltà sembrerebbe una caratteristica<br />

degli esseri umani più intelli-<br />

L<br />

genti. A sostenere la tesi l’ultimo saggio di<br />

Satoshi Kanazawa, professore di Psicologia<br />

Evolutiva presso la London School of Economics.<br />

Dalla ricerca, curata<br />

dallo scienziato, emerge che<br />

gli uomini con coefficienti intellettivi<br />

più alti (superiori a 106)<br />

attribuiscono un valore maggiore<br />

alla fedeltà di coppia. Nelle<br />

donne sarebbe diverso: tutte<br />

attribuirebbero valore alla fedeltà,<br />

a prescindere dal loro livello di intelligenza.<br />

Se davvero venisse confermato che<br />

i monogami hanno un quoziente intellettivo<br />

più alto dei fedifraghi, entrerebbe in ansia<br />

buona parte della popolazione italiana; e<br />

l’illustre professor Kanazawa godrebbe di<br />

immediata impopolarità nei sondaggi di<br />

Renato Mannheimer. L’Italia risulta infatti<br />

prima per numero di tradimenti. A stilare<br />

la classifica dei Paesi più “infedeli” ci ha<br />

di Elisa Stefanati<br />

pensato Incontri-ExtraConiugali.com, portale<br />

dedicato a chi cerca un’avventura al di<br />

fuori della coppia. Il sito web ha condotto<br />

un sondaggio a livello europeo che vede il<br />

nostro Paese al primo posto nella propensione<br />

a tradire. Italia, Spagna e<br />

Francia guidano questa classifica.<br />

Della tesi che i più intelligenti<br />

non tradiscono e che chi lo fa è<br />

meno evoluto, è convinto sostenitore<br />

anche Rodolfo Llinas,<br />

neuroscienziato che ha diretto il<br />

programma Neurolab alla Nasa<br />

e attualmente è direttore del dipartimento<br />

di psicologia e neuroscienze dell’Università<br />

di New York. Lo scienziato ha ridisegnato le<br />

geometrie dei concetti di fedeltà, amore e<br />

felicità. Secondo lo studioso, la fedeltà contribuisce<br />

a non sprecare inutilmente l’energia<br />

emotiva o intellettuale. L’essere umano,<br />

più è intelligente, più è orientato verso i<br />

NELLA FOTO, RODOLFO LINAS, DOCENTE DI NEUROSCIENZE<br />

ALL’UNIVERSITÀ DI NEW YORK<br />

103


VITA DA MANAGER<br />

Vivere senza problemi di coppia<br />

Le guide della salute<br />

Maurizio Bossi,<br />

Tecniche Nuove, <strong>2017</strong><br />

142 pagine<br />

Prezzo 13,52 €<br />

grandi temi dell’umanità, mette da parte<br />

le situazioni che destabilizzano la sua vita<br />

o investe energie in progetti più complessi.<br />

Risulterebbe molto più intelligente stabilire<br />

una relazione e farla crescere piuttosto che<br />

passare da un rapporto all’altro. La monogamia<br />

come ogni situazione umana di valore,<br />

richiede sacrifici<br />

e sforzi. Tuttavia, è<br />

molto di più quello<br />

che ci apporta. Se la<br />

vita individuale si focalizza su grandi obiettivi,<br />

di certo un compagno per la vita è un<br />

grande tesoro. Viceversa, se la vita si focalizza<br />

su banalità, un rapporto stabile ostacola<br />

questa futilità e mancata trascendenza.<br />

LA MONOGAMIA RICHIEDE DISCIPLINA,<br />

MA PUÒ DARE MOLTO. PER CHI HA<br />

GRANDI OBIETTIVI UN COMPAGNO<br />

PER LA VITA È UN GRANDE TESORO<br />

Essere adulteri “per parte”<br />

di padre o di madre<br />

Ecco come viene spiegata la tesi dello scienziato.<br />

Il Prof Maurizio Bossi, sessuologo,<br />

andrologo e studioso appassionato di neuroscienze<br />

e delle contraddizioni che ne derivano,<br />

ci ha svelato un’inedita lettura neurobiologica.<br />

“Diversi studi hanno scoperto che<br />

per coloro che del tradimento non possono<br />

fare a meno potrebbe esserci una ragione<br />

genetica” esordisce il Prof Bossi, che ha appena<br />

presentato il suo ultimo volume “Vivere<br />

senza problemi di coppia”.Nel 2015 al<br />

23° congresso dell’Associazione europea di<br />

psichiatria (Epa), Marcel Waldinger, olandese,<br />

della Utrecht University avrebbe infatti<br />

dichiarato che: “il puro approccio psicologico<br />

al tema dell’infedeltà non è più valido,<br />

perché è stato sfidato da nuovi dati scientifici<br />

che chiamano in causa fattori neurobiologici<br />

e genetici”. Il prof Bossi ci ha spiegato<br />

che una ricerca pubblicata sulla rivista Evolution<br />

and Human Behaviour (2014) suggerirebbe<br />

una forte predisposizione genetica<br />

in persone che rifuggono da una relazione<br />

monogama. Infatti, sulla base dei dati raccolti<br />

da 7300 gemelli finlandesi, i ricercatori<br />

dell’Università del Queensland hanno<br />

scoperto che le coppie di gemelli identici<br />

avevano più probabilità di impegnarsi in<br />

relazioni extraconiugali delle coppie di gemelli<br />

eterozigoti (che<br />

condividono la metà<br />

dei loro geni). “Dai<br />

risultati è emerso che<br />

la genetica ha giocato un ruolo fondamentale<br />

nella probabilità di tradimento nel 63 per<br />

cento degli uomini e nel 40 per cento delle<br />

donne -prosegue il ricercatore- si è ipotizzato<br />

anche un gene nell’infedeltà femminile.<br />

Detto ciò, (anche se non in linea con la mia,<br />

pur modesta, esperienza clinica quarantennale)<br />

è possibile che il maschio monoginico<br />

rappresenti una percentuale significativa<br />

nella popolazione ma non so se sia proprio<br />

espressione di sola intelligenza o talvolta di<br />

altre peculiarità relazionali. Il maschio “monogamo”<br />

è invece il prodotto di una scelta<br />

culturale, religiosa, di rispetto di convenzioni<br />

sociali. Maschietto poliginico per natura e<br />

monogamo per cultura. Gli studi sulla femmina<br />

poliandrica sono invece in corso” così<br />

conclude il prof Maurizio Bossi.<br />

Il tema della fedeltà e del suo contrario<br />

“ Ho sempre studiato con interesse le tematiche<br />

inerenti il rapporto di coppia- spiega<br />

Carmela Macchiarola avvocato matrimonialista<br />

e mediatrice familiare e con un’esperienza<br />

giuridica in materia fedifraga da far<br />

impallidire Giacomo Casanova- ed il tema<br />

della fedeltà - infedeltà ogni volta mi incanta,<br />

è attuale e nuovo perche’ si adegua<br />

-nella sua definizione- al momento storico<br />

e del costume sociale in cui viene trattato.<br />

Partiamo da una premessa: cosa si intende<br />

oggi per fedeltà ed Infedeltà? C’è una fedeltà<br />

legata ai sentimenti, ai progetti ma provocatoriamente<br />

( ma non troppo ) si potrebbe<br />

addirittura parlare di fedeltà economica.<br />

Oggi moltissimi matrimoni sono retti da<br />

accordi economici, ove la libertà individuale<br />

anche dei costumi sessuali è priorità<br />

valoriale e la durata del legame è sancito<br />

da un assegno mensile. Ognuno è libero di<br />

trasgredire, eventualmente anche di dichiararlo<br />

al partner, a patto che non venga compromesso<br />

lo status quo. “E se queste sono le<br />

104


IN ALTO LA HOME PAGE DEL PORTALE SECONDLIFE.COM ,<br />

A DESTRA L’AVVOCATO CARMELA MACCHIAROLA<br />

premesse, conclude l’avvocato Macchiarola,<br />

l’intelligenza c’entra ben poco”. Ma torniamo<br />

all’economia per chiedersi quale sia<br />

il prezzo di fedeltà e infedeltà. “In epoca<br />

di amore digitale, si deve fare i conti anche<br />

col tradimento sul Web” spiega l’avvocato<br />

matrimonialista. Recentemente fioccano<br />

sentenze con richieste di risarcimento davvero<br />

inimmaginabili anche sui tradimenti<br />

“virtuali”. Uno studio irlandese pubblicato<br />

sul Journal of Marital and Family Therapy<br />

avrebbe analizzato anche quali siano i motivi<br />

che inducono al tradimento reciproco<br />

servendosi della rete: secondo lo studio gli<br />

uomini tradirebbero per gioco, per schivare<br />

la monotonia dei rapporti, le donne per risentimento<br />

e vendetta”. “Ma in tutto questo<br />

è bene chiedersi cosa leghi oggi le persone”<br />

è l’avvocato Macchiarola a riportarci a bomba<br />

su una domanda delicatissima. Nell’era<br />

dei tradimenti 2.0, anche le identità fittizie<br />

da Second Life costituiscono materia<br />

giuridica. “Molte persone costruiscono vite<br />

parallele sui social media, per trasgredire<br />

SECONDO IL “JOURNAL OF MARITAL AND<br />

FAMILY THERAPY”, GLI UOMINI<br />

TRADIREBBERO PER GIOCO E PER<br />

SCHIVARE LA MONOTONIA DEI RAPPORTI<br />

– sostiene l’avvocato- per apparire diversi<br />

da ciò che si è e per fuggire dalla realtà quotidiana”.<br />

I Selfie scattati da acrobatiche ed<br />

improbabili inquadrature camuffano rughe,<br />

calvizie e inestetici risvolti adiposi su profili<br />

social per mostrare quadri di felicità galvanica,<br />

ricchezza, potere, prestigio, con buona<br />

pace di chi nemmeno immagina quante preziose<br />

informazioni, sul nostro tenore di vita,<br />

raccolga la Guardia di Finanza leggendo le<br />

ostentazioni narcisistiche della civiltà digitale.<br />

Ma torniamo alla materia economica<br />

per ricordare che il tradimento 2.0 sembra<br />

essere meno dispendioso della scappatella<br />

reale. Secondo una ricerca condotta dal portale<br />

Incontri-ExtraConiugali.com gli uomini<br />

spendono –infatti- mediamente 970 euro<br />

circa al mese per le donne con cui hanno<br />

una scappatella extraconiugale mentre le<br />

UNA RICERCA<br />

SULLE STORIE<br />

EXTRACONIUGALI<br />

RIVELA CHE<br />

I MASCHI SPENDONO<br />

MEDIAMENTE 970<br />

EURO AL MESE<br />

PER FINANZIARE<br />

LA LORO RELAZIONE<br />

donne investono per il loro amante circa<br />

680 euro mensili. Molto minore l’esborso se<br />

ad essere bollente è solo la chat. Quando si<br />

è on line, inoltre, il contatto potenziale con<br />

il resto del mondo alimenterebbe il senso<br />

di ‘onnipotenza virtuale’, e la tecno-presenza<br />

risulterebbe più esaltante e disinibitoria<br />

perchè meno coinvolgente, e quindi meno<br />

rischiosa. Certo pare che il modello libertino<br />

degli attuali costumi porti ad accaparrare le<br />

maggiori quote di godimento possibili come<br />

ricorda lo psicoanalista Massimo Recalcati<br />

nel libro “Non è più come prima”. Recalcati<br />

ricorda che siamo molto lontani dall’ideale<br />

di S. Agostino per il quale l’amore non è Cupiditas<br />

o consumo avido dell’altro, ma dono<br />

di sé che accresce chi lo compie; siamo anni<br />

luce dalle tesi decisive del giovane Hegel<br />

quando descriveva la potenza dell’amore<br />

nel motto “ Più ti do e più io ho”. Ad ognuno<br />

le proprie considerazioni. Ed a proposito di<br />

intelligenza … c’è da chiedersi se arriveremo<br />

anche a sostituire quella reale con quella<br />

“virtuale”. Ai posteri l’ardua sentenza!<br />

105


VITA DA MANAGER<br />

«Sei bipolare<br />

o forse seriale?<br />

Niente ti salva<br />

dal detective»<br />

Oggi i social media hanno un<br />

ruolo-chiave nella ricostruzione<br />

delle “scappatelle”. In questo<br />

senso, tradire è una vera sfida e la<br />

privacy è sempre più a rischio<br />

DOTTOR PONZI, LEI È IL NIPOTE DEL MITICO<br />

TOM, ED HA MEMORIA STORICA: come<br />

comunicano tra di loro gli amanti, oggi?<br />

Effettivamente le modalità con le quali gli<br />

amanti comunicano sono molto differenti<br />

dal passato», risponde Luciano Ponzi (foto)<br />

e si sono evolute con l’evoluzione della<br />

tecnologia. Partendo dal telefono cellulare<br />

degli anni ’90 con gli sms agli attuali<br />

smartphones con le innumerevoli possibili<br />

chat, esistono applicazioni che dietro ad una<br />

semplice icona di calcolatrice nascondono di<br />

fatto un contenitore segreto.<br />

I social l’aiutano a scoprire i tradimenti?<br />

Spesso accade che il partner infedele chatti<br />

attraverso FB o altro social utilizzando<br />

falsi account, quindi nascondendo agli<br />

occhi di amici e del partner la relazione<br />

clandestina, ma capita anche che per sbaglio<br />

si lasci la sessione aperta compromettendo<br />

l’anonimato, nel caso di una mia cliente è<br />

stato un vero tsunami emozionale in quanto<br />

la poveretta ha scoperto che il marito aveva<br />

tendenze al travestimento che culminavano<br />

nella frequentazione di locali per scambisti.<br />

Un detective deve lavorare diversamente?<br />

Relativamente, in quanto non é possibile<br />

svolgere indagini in merito all’utilizzo<br />

dei social network dse non utilizzando<br />

strumenti leciti, cioè, per essere più precisi,<br />

non possiamo effettuare intercettazioni<br />

telefoniche o informatiche direttamente sulle<br />

apparecchiature di proprietà dell’indagato<br />

(nemmeno il coniuge può farlo), ma se il<br />

soggetto utilizza un account fasullo, col<br />

nostro team specializzato di ricercatori/<br />

investigatori del web possiamo tentare di<br />

rintracciarlo legalmente. Sfortunatamente<br />

avvengono migliaia di casi di violazione del<br />

codice penale effettuati da partner/coniugi<br />

che non sono consci dei rischi che corrono<br />

nell’utilizzo di strumentazioni acquistate<br />

più o meno ingenuamente presso spy-shop<br />

recandovisi fisicamente oppure tramite<br />

l’acquisto in internet. Le tecnologie con le<br />

quali alcuni clienti scoprono il tradimento<br />

rivelano dati che necessitano poi di prove<br />

legalmente valide, in quanto tutto quello che<br />

hanno acquisito violando la privacy non può<br />

essere utilizzato, anzi chi lo fa rischia fino a<br />

4 anni di condanna penale (come minimo)<br />

in base all’Art. 615 bis del Codice penale:<br />

interferenza illecita nella vita privata.<br />

Sono più gli uomini o le donne a cercarla?<br />

Le percentuali sono equilibrate, entrambi i<br />

sessi si rivolgono a noi per prove da utilizzare<br />

in sede di giudizio, la percentuale di persone<br />

che si rivolgono a noi, semplicemente per<br />

verificare ed eventualmente tentare di salvare<br />

il proprio matrimonio, è effettivamente molto<br />

bassa, solitamente chi viene da noi ha già<br />

quasi la certezza del tradimento e necessita<br />

solamente delle prove, prove che nella grande<br />

maggioranza dei casi utilizzeranno in sede di<br />

separazione per l’addebito della separazione,<br />

o la corresponsione dell’assegno di alimenti e<br />

mantenimento.<br />

Esiste un profilo-tipo dell’adultero?<br />

Esistono diversi traditori, i seriali o<br />

compulsivi, che nel DNA hanno la vocazione<br />

del triangolo amoroso, devono sempre avere<br />

l’amante, o più di una amante, i bipolari,<br />

cioè coloro che intrattengono due relazioni,<br />

una ufficiale e pubblica, l’altra clandestina<br />

e privata ed infine esistono i traditori<br />

occasionali, i più difficili da scoprire, coloro<br />

che tradiscono se vi è l’occasione, non hanno<br />

una particolare preda, va bene chiunque.<br />

In base alla sua esperienza, esistono<br />

personalità più inclini alla trasgressione?<br />

Recenti studi hanno evidenziato un’attinenza<br />

al tradimento nel genoma, si dice che ci siano<br />

persone più inclini di altre all’infedeltà, però<br />

diciamocelo chiaro, secondo la mia esperienza<br />

è questione di chimica, se l’attrazione è forte<br />

anche la persona più fedele può vacillare. La<br />

vita moderna, stressante e molto “artificiale”,<br />

esaspera talmente le relazioni che basta un<br />

niente su un profilo social per innescare un<br />

dialogo che può sfociare in una relazione<br />

amorosa “infedele”.<br />

Mediamente un’investigazione quanto è<br />

capace di cogliere in fallo il partner?<br />

Domanda da un milione di dollari…<br />

solitamente rispondo che preferisco fornire<br />

una consulenza professionale, analizzando<br />

prima il caso, per capire, secondo le abitudini<br />

della persona da indagare, quali e quante<br />

ore al giorno è necessario controllarla.<br />

L’investigazione potrebbe durare una sera<br />

(nei casi di addio al celibato) come un mese,<br />

la durata media è di una quindicina di giorni,<br />

la tariffa giornaliera è di 600,00 euro, per<br />

durate più lunghe possono esserci sconti,<br />

la nostra agenzia offre una tariffa unica<br />

nazionale comprensiva di due agenti e di<br />

tutte le spese. La decisione viene presa dopo<br />

un’attenta valutazione di tutte le condizioni,<br />

imprescindibile capire se occorrono prove<br />

per un eventuale giudizio oppure no, nella<br />

seconda ipotesi potrebbe volerci poco tempo<br />

per evidenziare una infedeltà.<br />

106


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stagionali


VITA DA MANAGER<br />

DIRIGENTI ALLO SPECCHIO<br />

1.<br />

Nicola Prisco, Confetti Maxtris<br />

«Innovazione di prodotto e un<br />

occhio alla salute dei consumatori»<br />

Il brand Confetti Maxtris, leader nel<br />

settore del confettato e delle praline, è di<br />

proprietà della Famiglia Prisco da oltre 100<br />

anni. Come li racconterebbe Nicola Prisco,<br />

contitolare dell’azienda col fratello Dario?<br />

Se c’è qualcosa che amo raccontare è la<br />

storia della nostra azienda, una ‘storia<br />

romantica’. La ditta Confetti Prisco è nata<br />

come laboratorio artigianale d’eccellenza<br />

e di alta qualità. All’inizio degli anni ’90 con<br />

l’avvento del passaggio generazionale,<br />

insieme a mio fratello Dario, mossi dalla<br />

estrema passione trasmessa da nostro<br />

padre per l’arte confettiera, abbiamo iniziato<br />

ad attuare i primi ingenti investimenti in<br />

campo tecnologico e commerciale. Nel<br />

2000, con la nascita di Italiana Confetti,<br />

abbiamo innovato completamente il settore<br />

del confetto con la nascita del cioccomandorla.<br />

Maxtris, una mandorla ricoperta<br />

da doppio cioccolato (fondente e bianco)<br />

e da un sottilissimo strato di zucchero, ha<br />

trasformato completamente l’immagine<br />

e la concezione del confetto. Dopo aver<br />

innovato il prodotto, abbiamo poi deciso<br />

anche di stravolgerlo, offrendo cosi il<br />

primo Confetto a gusto: il Maxtris nelle<br />

varianti cocco, gianduia, limone e arancia,<br />

e successivamente ricotta e pera, delizia al<br />

limone, cassata siciliana.<br />

L’azienda realizza prodotti di alta qualità<br />

secondo l’antica maestria e con le più<br />

moderne tecnologie di produzione. Come si<br />

coniugano tradizione e innovazione?<br />

INTERVISTE A CURA<br />

DI SUSANNA MESSAGGIO<br />

QUI A FIANCO NELLA FOTO<br />

3.<br />

Un imprenditore smart e innovatore come<br />

Nicola Prisco sceglie oggetti come:<br />

1. Rayban Scuderia Ferrari Collection, 229 euro<br />

2. Camicia Dolce&Gabbana, 245 euro<br />

3. Iphone 7 (product)RED: contribuisce a<br />

sostenere i programmi del Global Fund contro<br />

la diffusione dell’HIV. A partire da 909 euro<br />

Nel corso del 2014 sono stati avviati<br />

cospicui investimenti sia per l’ampliamento<br />

dello stabilimento di circa 3.000 m² coperti<br />

(che si aggiungono ai 4.000 m² già esistenti),<br />

che per l’acquisto d’impianti di confettatura<br />

di ultima generazione. La società ha<br />

decuplicato il fatturato negli ultimi 7 anni,<br />

ora si contano più di 50 dipendenti (ai<br />

massimi regimi di produzione) più una<br />

rete vendita di 30 agenti. Ma nonostante la<br />

crescita, la Italiana Confetti rappresenta<br />

ancora una grande famiglia dove la<br />

relazione umana, lo spirito di gruppo e la<br />

capacità di ascolto sono fondamentali nel<br />

rapporto con i collaboratori, mantenendo<br />

fede ai valori della tradizione.<br />

Oggi Maxtris rinnova la linea di prodotto<br />

con un occhio alla salute, perché?<br />

La nostra azienda ha lanciato la Linea<br />

Benessere (Maxtris Lactose Free,<br />

MaxtrisStevia, Maxtris Vegan) studiate<br />

per venire incontro alla sempre crescente<br />

richiesta di un confetto che spinga<br />

molto sulle qualità naturali del cacao e<br />

degli ingredienti per esaltarne l’aspetto<br />

salutistico. Inoltre il 98% dei prodotti della<br />

Italiana Confetti non contiene glutine.<br />

2.<br />

Gianna Mazzarella,<br />

«Per gestire il passaggio padri-figli<br />

occorre una nuova consapevolezza»<br />

Gianna Mazzarella è una giovane<br />

imprenditrice del turismo, consigliere senior<br />

della sezione turismo e della sezione editoria<br />

di Confindustria Napoli, nonché fondatrice<br />

della società di produzione e comunicazione<br />

integrata Gmm production.<br />

Il progetto Next Generation di cui lei si è<br />

fatta promotrice come vice presidente del<br />

gruppo giovani dell’Unione Industriali ha<br />

lanciato una sfida importante sul territorio<br />

sul passaggio generazionale in azienda. Il<br />

futuro delle imprese italiane dipende dalle<br />

giovani generazioni. Come si vince la sfida?<br />

Il progetto Next Generation è nato<br />

dall’esigenza di realizzare una fotografia<br />

dello stato del passaggio generazionale<br />

del Gruppo Giovani Industriali di Napoli<br />

con l’obbiettivo di stilare un vademecum<br />

che sia utile alle generazioni del futuro e al<br />

contempo ai senior. La parola chiave con<br />

la quale abbiamo chiuso i tre anni di studio<br />

del gruppo di lavoro Next generation e’<br />

“consapevolezza”. Solo il 15% delle aziende<br />

supera la seconda generazione, addirittura<br />

il 5% supera la terza. Bisogna avere il<br />

coraggio di cambiare, tagliando comparti<br />

obsoleti e innovando costantemente i<br />

processi produttivi. Non è permesso<br />

rallentare o fermarsi. È necessario dotarsi<br />

degli strumenti giusti, spesso ne va della vita<br />

stessa dell’impresa.<br />

La sua Napoli tivù è una realtà consolidata<br />

nel panorama dell’emittenza televisiva<br />

del Sud Italia dal 1977. Come è cambiato,<br />

Gianna, il mondo dell’emittenza televisiva<br />

dopo la discesa in campo del web e dei<br />

canali digitali? Quale strategy vi consente di<br />

mantenere Napoli Tivù in primo piano?<br />

Il panorama è cambiato in modo radicale<br />

con l’arrivo del digitale terrestre che ha<br />

consentito il proliferare di canali ed offerte.<br />

Questo cambiamento ha richiesto alle<br />

emittenti di specializzarsi, di puntare sulla<br />

108


ealizzazione di contenuti dedicati e non<br />

più generalisti. Inoltre si è resa necessaria<br />

una vera e propria rivoluzione copernicana<br />

anche nel modo di svolgere la professione<br />

giornalistica. Nell’era delle news in tempo<br />

reale, la prima fonte è sempre il canale<br />

web ed in seconda battuta si sviluppa<br />

l’approfondimento in televisione. Abbiamo<br />

anche ottimizzato il know how del personale<br />

creando una società specializzata nella<br />

produzione di video-contenuti.<br />

7.<br />

Parliamo di un’isola che lei ama, Ischia.<br />

Come promuoverne il turismo balneare,<br />

la natura, la cultura, la gastronomia e il<br />

termalismo?<br />

“Ischia tutti i colori del benessere” e’ il nuovo<br />

progetto che abbiamo costruito insieme ad<br />

un gruppo d’imprenditori rappresentativi<br />

dell’Isola. Sorgenti d’acqua, parchi termali,<br />

un nuovo centro congressi sull’acqua, tour<br />

operator e alberghi di prestigio si sono<br />

uniti per un progetto che punta ad una<br />

ristrutturazione netta dell’ offerta servizi e<br />

della proposta sul mercato.<br />

4.<br />

5. 6.<br />

Una giovane imprenditrice in campo turistico<br />

come Gianna Mazzarella non rinuncia a:<br />

4. Vodafone station revolution, inclusa negli<br />

abbonamenti dell’operatore telefonico;<br />

5. Rolex Oyster Perpetual Lady-Datejust 28, in<br />

acciaio 904L e oro bianco, 5.850 euro<br />

6. Penna Eclipse in metallo rodiato con cristalli<br />

Swarovski, 49 euro<br />

Pier Luigi Canta,<br />

«Chirurgia estetica di eccellenza e<br />

un nuovo metodo Usa anti-cellulite»<br />

“La chirurgia è un modo per sentirmi vivo<br />

e assecondare la mia naturale inclinazione<br />

al bello”: lo ha detto lei recentemente.<br />

Dottor Canta, qual è il suo approccio, anche<br />

psicologico, alla paziente in relazione ad<br />

età, stile di vita e richieste?<br />

Da giorni discutiamo con Abel de La Pena<br />

di Città del Messico ed altri colleghi sulla<br />

necessità di rendere i nostri interventi<br />

meno invasivi, in modo da consentire rapidi<br />

tempi di recupero e di ritorno al sociale La<br />

chirurgia oggi deve essere meno radicale<br />

del passato, meno aggressiva... va adeguata<br />

alle necessità di cure del nostro paziente.<br />

I trattamenti estetici e chirurgici vanno<br />

customizzati allo stile di vita del nostro<br />

paziente, che è unico, proprio come tutti<br />

quanti gli altri. Il nostro compito è quello di<br />

guidare, suggerire piuttosto che curare...<br />

la nostra preparazione deve essere<br />

continuamente aggiornata. Il mondo corre<br />

molto più velocemente che in passato,<br />

le novità (vere o presunte) incalzano<br />

quotidianamente e diventa più difficile<br />

discernere tra trattamenti che realmente<br />

funzionano rispetto ad altri solo palliativi.<br />

La forte richiesta di ringiovanimento a tutti<br />

i costi sta progressivamente acquisendo<br />

una maggiore maturità... le pazienti<br />

comprendono sempre più che è importante<br />

stare bene con se stesse ad ogni età, e<br />

che un trattamento che funziona bene<br />

ai ‘40 può non dare gli stessi risultati ai<br />

‘60...In Chirurgia Plastica ed Estetica non<br />

è infrequente rivolgersi a professionisti<br />

non sempre al “Top”... bisogna consultare<br />

le Società Scientifiche, in Italia posso<br />

suggerire l’Aicpe, la Sicpre. In Europa e nel<br />

Mondo l’Isaps...<br />

A Mergellina sta per nascere un nuovo<br />

centro di eccellenza della medicina e<br />

8.<br />

9.<br />

Un chirurgo estetico come Pier Luigi Canta<br />

punta sulla bellezza e sul lusso:<br />

7. Valigia Roadster Louis Vuitton realizzata in<br />

tela Damier Graphite, 1.500 euro<br />

8. Yacht Pershing 5 x, costa parecchio...<br />

9. Auto d’epoca Mercedes 190 SL, da trattare<br />

chirurgia estetica, che porterà con sé la<br />

rivoluzione nel trattamento della cellulite:<br />

Cellphina, approvato dalla FDA. Cos’è?<br />

Il metodo Cellphina permette di “darci<br />

un taglio” con la cellulite, ovvero di<br />

recidere le fibre connettive responsabili<br />

dell’inconfondibile effetto “a materasso”.<br />

Lo uso da oltre 6 mesi con risultati piu<br />

che soddisfacenti. Il risultato è concreto<br />

e valutabile per lungo tempo. Il fatto che<br />

sia prodotto e commercializzato in Italia<br />

da un’azienda accreditata come Merz è<br />

garanzia di serietà.<br />

Il nuovo centro specialistico di eccellenza<br />

in medicina e chirurgia estetica in quali<br />

aspetti sarà innovativo?<br />

Si tratta di un investimento importante,<br />

tratterà tutte le eccellenze della medicina<br />

e della chirurgia estetica. E’ un centro<br />

privato di chirurgia estetica che sorgerà<br />

entro l’inizio del 2018, e si avvarrà della<br />

collaborazione dei più accreditati specialisti.<br />

A disposizione del pubblico i macchinari più<br />

innovativi. La parola d’ordine? Un approccio<br />

medico ed etico all’estetica.<br />

109


MATTONE, UFFICI ALLE STELLE<br />

TASSI A ZERO DIETRO IL BOOM<br />

Il mercato immobiliare tira come e più che prima della crisi.<br />

Claudio Santucci, responsabile del Capital Market di Gabetti:<br />

«Va bene, e continuerà così finchè l’inflazione tenderà a zero»<br />

DOMANDE<br />

&OFFERTE<br />

Quella dell’ultimo decennio, non è stata<br />

solo una crisi economica ma anche una<br />

crisi degli stili di vita. L’insostenibilità<br />

di certi modelli di consumo e di<br />

profitto, la tendenza al risparmio, il<br />

cambiamento delle abitudini - anche<br />

alla luce della rivoluzione digitale e<br />

delle nuove consapevolezze su sprechi<br />

e impatti ambientali - tutto ciò ha<br />

finito per incidere sulla produzione<br />

di beni e servizi. In un’economia che<br />

oggi, più che in passato, quindi, è<br />

condizionata dal continuo variare della<br />

domanda, <strong>Economy</strong> vuole indagare<br />

sulle dinamiche che determinano<br />

questo cambiamento dei bisogni<br />

e su come il mercato si adegua<br />

114<br />

IMMOBILIARE 2.0<br />

DUE CASE HISTORIES AZIENDALI:<br />

CASARENOVA E DOVEVIVO<br />

116<br />

PRODUTTIVITÀ<br />

MIGLIORAMENTO CONTINUO,<br />

LA NUOVA FILOSOFIA DI TOYOTA<br />

118<br />

AUTOMOTIVE<br />

A TRENTO GRANDI INVESTIMENTI<br />

PER SOSTENERE LA CRESCITA<br />

C’<br />

è mattone e mattone. In Italia siamo<br />

tutti (o quasi) proprietari di prime,<br />

seconde e spesso anche terze case, eppure<br />

il residenziale rappresenta una quota limitata<br />

nell’asset allocation dei fondi di investimento,<br />

rispetto ad altre asset classes quali<br />

in primis uffici e immobili retail. Imu, Tasi,<br />

incertezze nella giustizia civile (in caso di<br />

inquilini morosi) non stimolano certo gli<br />

appetiti dei grandi investitori. Ma sono pur<br />

sempre loro che, solo da gennaio a marzo<br />

<strong>2017</strong>, hanno mosso – secondo il report realizzato<br />

dall’Ufficio<br />

Studi Gabetti - capitali<br />

per 1,85 miliardi<br />

di euro, +5,7% base<br />

annua. Un 2016 in<br />

cui nei capital markets si sono messi a segno<br />

9,1 miliardi di euro di capitali investiti<br />

in immobili, +13,6% rispetto al 2015: primi<br />

fra tutti uffici, centri commerciali, immobili<br />

ad uso logistico e alberghi.<br />

L’immobile tira come e più di prima, quindi.<br />

Lo sa bene Claudio Santucci, che in otto anni<br />

in Gabetti Agency quale responsabiledel<br />

Settore Capital Market ha vissuto in prima<br />

linea la rivincita del mattone sull’abbuffata<br />

dei mercati finanziari. Approdato in Gabetti<br />

di Marina Marinetti<br />

NEL PRIMO TRIMESTRE DEL <strong>2017</strong><br />

GLI IMMOBILI PER IL BUSINESS HANNO<br />

ASSORBITO IL 57,4% DEGLI INVESTIMENTI,<br />

SEGUITI DAI PORTAFOGLI MISTI<br />

nell’aprile 2010 dopo un’esperienza in una<br />

società internazionale, un master in Real<br />

Estate Finance alla SDA Bocconi e una laurea<br />

in Giurisprudenza, Claudio Santucci, oggi 42<br />

anni, ha un’idea ben precisa dell’evoluzione<br />

del mercato: «Il real estate – dice - avrà<br />

tutto questo appeal fino a quando l’inflazione<br />

tenderà a zero. E oggi su base mensile è<br />

addirittura negativa. Questo significa che gli<br />

investimenti di grandi capitali sull’immobiliare<br />

continueranno a crescere e potranno<br />

essere privilegiati rispetto ad altre tipologie<br />

di investimento».<br />

I best sellers sono<br />

gli uffici, che nel primo<br />

trimestre <strong>2017</strong><br />

hanno rappresentato<br />

il 57,4% degli investimenti, per circa 1,06<br />

miliardi di euro, seguiti dai cosiddetti “portafogli<br />

misti” per il 12% del totale, con circa<br />

224 milioni di euro, dagli immobili ad uso<br />

retail (in sostanza negozi) con 211 milioni<br />

di euro (l’11,4% del totale), dagli alberghi<br />

con 157 milioni di euro (8,5% del totale)<br />

e gli immancabili “altri usi” con 94 milioni<br />

di euro (5% del totale). Interessanti anche<br />

i volumi degli investimenti nel settore della<br />

Sanità e delle RSA (residenze sanitarie as-<br />

111


DOMANDE&OFFERTE<br />

Immobile logistico<br />

di via Tolstoj 63/65<br />

San Giuliano Milanese<br />

Le principali compravendite nel primo trimestre <strong>2017</strong><br />

Immobile Prezzo<br />

Venditori Compratori<br />

(mln di euro)<br />

13 Fondo Valore<br />

Immobiliare Globale<br />

Castello SGR<br />

Fondo Camelot<br />

Kryalos SGR<br />

Immobile<br />

San Giuliano Milanese<br />

6 asset uffici fondo CLOE<br />

Milano, Roma, Bari<br />

Uffici “I Tolentini”<br />

(5 immobili)<br />

via di San Basilio, Roma<br />

3 immobili Allianz<br />

(piazza Velasca, p.le Lodi<br />

piazzale Loreto) a Milano<br />

Ex sede Luxottica Milano<br />

via Orefici ang. via Cantù<br />

Store Feltrinelli, Milano, Firenze,<br />

Roma, Pisa, Modena<br />

Store Upim<br />

corso Buenos Aires 35 a Milano<br />

Centro commerciale<br />

Gran Sassodi Piano d’Accio<br />

Teramo<br />

Store Zara<br />

via Sparano a Bari<br />

12 Pirelli Group Fondo All Star<br />

Kryalos SGR<br />

315 Prelios SGR Ardian RE<br />

126 BNL Amundi real Estate<br />

Italia SGR<br />

120 Allianz Fondo All Star<br />

Kryalos SGR<br />

100 Luxottica Hines Italy<br />

56 Gruppo Feltrinelli Core I Fund<br />

Coima SGR<br />

55 Porta Rossa Meyer Bergman<br />

48 Foruminvest Italia Srl Orion Capital Managers<br />

30 famiglia De Napoli Bei Real Estate<br />

sistite), che hanno mosso nel primo trimestre<br />

<strong>2017</strong> 75 milioni di euro (il 4%) contro<br />

l’industriale e il logistico che insieme hanno<br />

fatto l’1,6% del totale con appena 30 milioni<br />

di euro.<br />

Ma non pensiate che in queste grandi manovre<br />

immobiliari le agenzie si freghino le<br />

mani. Di solito si tratta, come le definisce<br />

Santucci, di “scambi di figurine” tra le SGR:<br />

«Spesso il mercato si muove mediante ope-<br />

razioni off-market, in cui il potenziale acquirente,<br />

interessato ad uno specifico immobile,<br />

tramite il suo advisor, fa pervenire una<br />

manifestazione d’interesse alla “Proprietà”<br />

senza che l’immobile sia effettivamente sul<br />

mercato. Le società che offrono servizi di<br />

consulenza a questi soggetti normalmente<br />

operano secondo differenti topologie di incarico:<br />

il mandato di advisory, cioè la consulenza<br />

su operazioni d’investimento sell side<br />

o buy side; il mandato di brokerage, ovvero<br />

l’intermediazione nella compravendita; il<br />

mandato per l’implementazione e gestione<br />

di una procedura di gara specifica; infine il<br />

mandato per operazioni cosidette di sell &<br />

lease back».<br />

C’è Milano, c’è Roma e poi c’è tutto il resto.<br />

The place where to be in questo momento,<br />

inutile dirlo, è Milano. Ha raccolto (sempre<br />

nel primo trimestre) il 36,1% del totale na-<br />

112


Claudio Santucci,<br />

responsabile del Capital Market<br />

di Gabetti Agency<br />

zionale degli investimenti, 670 milioni di<br />

euro. Dopo le grandi manovre dell’ex Fiera,<br />

all’Isola e in Porta Garibaldi adesso è il<br />

momento di piazza Cordusio, che si sta preparando<br />

per l’arrivo, nel 2018, di Starbucks<br />

(alle ex Poste) e di un Waldolf Astoria (hotel<br />

di lusso del gruppo Hilton), oltre a una serie<br />

di prestigiosi marchi del retail che non<br />

vedono l’ora di metter piede nella capitale<br />

morale d’Italia.<br />

Le grandi manovre sono partite già da tempo<br />

e Gabetti ha fatto anche qui la sua parte,<br />

con uno stabile da 34 milioni degli ex Beni<br />

Stabili Gestioni (oggi Investire SGR) venduto<br />

ad un fondo immobiliare della galassia<br />

Invesco nel novembre 2015: «Verrà ristrutturato<br />

completamente nei prossimi 18 mesi<br />

e diventerà uno degli immobili simbolo<br />

della zona Cordusio», garantisce Santucci,<br />

che sottolinea: «Milano non è mai stata così<br />

attrattiva: tutti gli investitori istituzionali<br />

internazionali vogliono investire qui, le ultime<br />

transazioni chiuse in termini di rendimenti<br />

hanno superato perfino il biennio<br />

2006- 2007.». Anche per quanto riguarda il<br />

comparto industriale-logistico, la provincia<br />

di Milano nel 2016 si è posizionata come<br />

meta principale degli investimenti nel settore<br />

(seguita dall’Emilia Romagna, con Bologna<br />

e Reggio Emilia). Merito della crescente<br />

richiesta di spazi logistici in un’area che si<br />

dimostra sempre più strategica per la movimentazione<br />

merci. Ci sono posti dove per i<br />

grandi marchi, e non solo quelli internazionali,<br />

è importante avere almeno un piede.<br />

Di contro Roma patisce la carenza di infrastrutture<br />

adeguate, difficoltà di gestione<br />

sempre più accentuate e una burocrazia<br />

che andrebbe decisamente snellita: «È la<br />

capitale ed è la città più bella del mondo,<br />

ma un investitore internazionale fa fatica<br />

a comprendere che per una pratica amministrativa<br />

utile a valorizzare un complesso<br />

immobiliare ci possano volere anche anni»,<br />

sottolinea Santucci. Forse per questo sta patendo<br />

una sorta di esodo: dopo Sky e TG5,<br />

anche Esso sta per abbandonare la barca<br />

ed Eni sta studiando come farlo. Ciononostante,<br />

la capitale ha raccolto da gennaio a<br />

marzo <strong>2017</strong> il 16,4% degli investimenti immobiliari<br />

complessivi nei capital markets,<br />

per un totale di 304 milioni di euro. Tutto il<br />

resto dell’Italia? È un unico grande mercato,<br />

spiega il manager, «interessante e dinamico<br />

sempre di più per il<br />

retail e l’alberghiero,<br />

ma che attendiamo<br />

ritornerà ad esserlo<br />

anche per gli uffici: ci<br />

sono città interessanti anche al Sud, come<br />

Bari o Napoli, soprattutto per i centri commerciali<br />

e i negozi nelle vie principali dello<br />

shopping. Firenze, per esempio, terzo principale<br />

mercato, con una vocazione turistico-culturale,<br />

ha visto raddoppiare il volume<br />

dei capitali investiti nel 2016, risultando la<br />

prima provincia in Italia per investimenti<br />

nel settore alberghiero».<br />

Previsioni per il futuro? Ancora per un<br />

anno, un anno e mezzo, si procederà col<br />

vento in poppa: «Da qui a fine anno intravedo<br />

un’ulteriore crescita per il mercato italiano,<br />

con il consolidamento di operazioni che<br />

MILANO TIRA, MENTRE ROMA PATISCE<br />

LA CARENZA DI INFRASTRUTTURE<br />

ADEGUATE E DIFFICOLTÀ DI GESTIONE<br />

SEMPRE PIÙ ACCENTUATE<br />

ENTRO FINE ANNO IL<br />

MERCATO CRESCERÀ<br />

ULTERIORMENTE<br />

CON L’ATTUAZIONE DI<br />

MOLTI PREACCORDI<br />

attualmente si trovano in pipeline. Noi di<br />

Gabetti in particolare ci stiamo occupando<br />

di importanti operazioni che prevediamo di<br />

chiudere da qui a fine anno. In tutti i casi abbiamo<br />

un venditore domestico e ancora una<br />

volta acquirenti che arrivano dall’estero.<br />

Per il mercato italiano parliamo di volumi<br />

importanti, con operazioni singolarmente<br />

mai al di sotto dei 20 milioni, in alcuni casi<br />

al di sopra dei 50 milioni di euro. È chiaro<br />

che nel momento in cui ci sarà un’ulteriore<br />

tendenza alla stabilizzazione<br />

economica<br />

generale probabilmente<br />

riassisteremo<br />

a una nuova fase immobiliare<br />

di assestamento con ritorno dei<br />

capitali a mercati diversi».<br />

In ogni caso, anche allora, margini di<br />

manovra ce ne saranno: «Ci aspettiamo<br />

grandi ritorni soprattutto se con un po’<br />

di creatività si riusciranno a costruire<br />

operazioni diverse dalle solite note (uffici<br />

o retail). Penso all’housing sociale, alle<br />

student e senior houses e ancora di più al<br />

residenziale, per il quale c’è un grandissimo<br />

spazio di crescita in termini di volumi<br />

di investimento, o ancora operazioni value<br />

added, che saranno interessanti per il<br />

futuro».<br />

113


DOMANDE&OFFERTE<br />

Ristrutturare<br />

l’appartamento<br />

con la realtà<br />

aumentata<br />

Casarenova aggiunge servizi<br />

alla sua offerta: visualizzazioni<br />

a 360 gradi e render iperrealistici<br />

e un’ inedita garanzia “soddisfatti<br />

o rimborsati” per l’acquirente<br />

di Angelo Curiosi<br />

UN INTERNO VISUALIZZATO CON UN VIRTUAL TOUR DI CASARENOVA, SOTTO I TRE DI CASARENOVA- DA SINISTRA GERRY CAVALLARO, LAURA<br />

COCCHI E MARIANO CAVALLARO<br />

istrutturati “come piace a noi” o rimborsati:<br />

è l’innovazione, di marketing<br />

R<br />

ma in realtà “di concetto” che una piccola<br />

ma dinamica società milanese sta apportando<br />

nel settore delle compravendite immobiliari<br />

residenziali. Incrociandola virtuosamente<br />

con una applicazione tecnologica di<br />

assoluto rilievo, la realtà aumentata al servizio<br />

dell’edilizia. Di che si tratta? Andiamo<br />

con ordine. L’impresa si chiama Rein ed ha<br />

lanciato un prodotto/servizio battezzato<br />

“Casarenova”, in modo molto eloquente. In<br />

due parole: Casarenova acquisisce gli immobili,<br />

li ristruttura e li rivende chiavi in<br />

mano. Quindi tende a realizzare in proprio<br />

quel “di più” di valore che una bella ristrutturazione<br />

estrae da un immobile. Naturalmente<br />

lo scopo è rivendere appena possibile,<br />

e dunque spesso – una volta individuato<br />

l’immobile da ristrutturare e rivendere e<br />

stipulato il compromesso – Casarenova individua<br />

anche l’aquirente finale, con cui a<br />

quel punto instaura un rapporto di assoluta<br />

fiducia. Ed è qui che scattano le due grandi<br />

innovazione: realtà a aumentata e formula<br />

del “soddisfatti o rimborsati”. «Vorrei spiegarmi<br />

per gradi», dice Gerry Cavallaro, l’imprenditore:<br />

«Innanzitutto, noi progettiamo<br />

in gran velocità la ristrutturazione e depositiamo<br />

in meno di due settimane, partendo<br />

da zero, il progetto e la relativa documentazione<br />

a presso gli uffici comunali di Milano.<br />

Il tutto, grazie all’architetto Laura Coppo<br />

che ha migliorato il<br />

coordinamento tra<br />

i vari reparti tecnici<br />

per essere davvero<br />

veloci ed efficaci.<br />

Poi, produciamo dei render e dei virtual<br />

tour interattivi fotorealistici per i clienti,<br />

che hanno modo di vedere l’effetto della<br />

ristrutturazione proprio per come sarà,<br />

esplorando la loro casa con i lavori in corso<br />

a 360 gradi dallo smartphone! Inoltre, per<br />

migliorare questo servizio, con il Fablab di<br />

Padova, insieme all’amico Dino Vincoletto,<br />

invece, stiamo realizzando una piattaforma<br />

proprietaria che arriverà ai livelli qualitativi<br />

della realtà aumentata, permettendo un’esperienza<br />

completamente immersiva, in cui<br />

poter addirittura scegliere tramite texture<br />

CON IL FABLAB DI PADOVA STIAMO<br />

REALIZZANDO UNA PIATTAFORMA<br />

PROPRIETARIA CHE ARRIVERÀ AI LIVELLI<br />

QUALITATIVI SENZA CONFRONTI<br />

le finiture degli interni e gli arredi, e per<br />

dirla alla Jannacci, “vedere l’effetto che fa”.<br />

Nessuna azienda del settore oggi in Italia si<br />

propone con un progetto così innovativo».<br />

E il “soddisfatti o rimborsati”? «E’ una garanzia<br />

in più che diamo ai clienti. Si chiama<br />

“casaREnova Money Back” e consiste nel<br />

fatto che formalizziamo con una garzanzia<br />

notarile ai nostri clienti la nostra disponibilità<br />

a riacquistare l’intero immobile se, alla<br />

consegna, il lavoro concordato non è stato<br />

eseguito nel modo corretto e concordato. In<br />

sostanza, il cliente fino a ieri poteva dirci:<br />

se io ti compro subito<br />

l’appartamento<br />

prima della ristrutturazione<br />

e poi non<br />

mi piace, mi trovo<br />

ad aver pagato male. Allora noi gli diciamo:<br />

non ti preoccupare, se quando te lo consegniamo<br />

non ti piace, te lo ricompriamo.<br />

Possiamo farlo perché siamo sicuri del fatto<br />

nostro, siamo sicuri di essere capaci a lavorar<br />

bene e ci fidiamo dei nostri clienti, così<br />

come vogliamo che loro si fidino di noi!».<br />

L’insieme di questi tre servizi sono una modalità<br />

ad oggi unica che Casarenova offre<br />

per vendere rapidamente un appartamento<br />

con la possibilità di personalizzare interni e<br />

relative finiture e garantire la massima soddisfazione<br />

per il cliente.<br />

114


Da sinistra a destra Valerio<br />

Fonseca e William Maggio, ex<br />

studenti fuorisede a Milano di<br />

Grottaglie, fondatori di Dovevivo<br />

S.p.A: hanno fatto un vero tesoro<br />

dell’esperienza da inquilini.<br />

Il miracolo di Dovevivo: mette<br />

d’accordo proprietari e inquilini<br />

Affitta appartamenti, li adatta alle esigenze di studenti e lavoratori fuori<br />

sede e glieli subaffitta. Così riesce a far contente tutte le parti in causa,<br />

come dimostrano 16 milioni di fatturato e 600 unità immobiliari gestite.<br />

eddito certo e zero-stress: a quanti<br />

R proprietari di casa con acidità di stomaco<br />

da inquilini rognosi questo binomio<br />

sembra un sogno, un miraggio, una chimera?<br />

A tanti, quasi a tutti. Da questa considerazione<br />

presero le mosse dieci anni fa<br />

Valerio Fonseca e William Maggio, di Grottaglie<br />

(TA), allora due amici, studenti fuorisede<br />

a Milano oggi imprenditori e manager.<br />

Analizzando il mercato si accorsero che<br />

trovare un appartamento in affitto era per<br />

tutti la via crucis che ricordavano nella loro<br />

stessa esperienza: case degradate, impianti<br />

elettrici a rischio tilt, continue richieste di<br />

pagamenti in nero. Un disastro anche dal<br />

punto di vista dei proprietari: sfitto, inquilini<br />

morosi, indifferenti ai danni causati agli<br />

immobili, litigi con gli altri condomini. “Così<br />

ci venne l’idea che sarebbe diventata Dovevivo<br />

S.p.A.”, racconta oggi Valerio Fonseca,<br />

dalla cabina di comando di un’azienda che<br />

di Piero Caltrin<br />

quest’anno si avvia a fatturare 16 milioni di<br />

euro con oltre 600 unità immobiliari gestite,<br />

80 dipendenti, quasi 3.000 posti letto in 4<br />

città: Milano, Roma, Bologna e Como.<br />

Dal 2007 oltre 11 mila inquilini e 300 proprietari<br />

si sono avvalsi dei suoi servizi e oggi<br />

Dovevivo S.p.A. – con i numeri che si ritrova<br />

e la crescita vertiginosa che ha registrato –<br />

ha avuto la soddisfazione<br />

di entrare nella<br />

prestigiosa classifica<br />

del Financial Times<br />

fra le imprese europee<br />

cresciute di più fra il 2012 e il 2015, ovvero<br />

il quadriennio della crisi, collocandosi<br />

al 427° posto assoluto, al 73° tra le italiane<br />

e al 3° tra le imprese censite nella categoria<br />

“property”, con fatturato superiore ai 6<br />

milioni di euro e dunque svettando in un<br />

“panel” censito dal giornale britannico di<br />

ben 50 mila imprese. Inoltre – e non è poco<br />

DOVEVIVO È ENTRATA NELLA CLASSIFICA<br />

DEL FINANCIAL TIMES DELLE IMPRESE<br />

EUROPEE CRESCIUTE DI PIÙ FRA IL 2012 E<br />

IL 2015, IL QUADRIENNIO DELLA CRISI<br />

– l’espansione poderosa di Dovevivo l’ha<br />

fatta notare da alcuni investitori qualificati<br />

e business angels, che sono divenuti soci: il<br />

capitale è detenuto rispettivamente per il<br />

52 e 26% da Fonseca e Maggio, per il 15%<br />

da soci finanziari (la società detiene azioni<br />

proprie pari al 7% del capitale) di rango<br />

quali i banchieri Roberto Nicastro e Maurizio<br />

Cereda,. Così Dovevivo è diventata nel<br />

suo settore leader assoluto in Italia, ha un<br />

piano d’espansione a 2 mila unità e 45/50<br />

milioni di ricavi al 2022.<br />

Il segreto di Dovevivo sta nel diventare essa<br />

stessa inquilina dei proprietari, con diritto<br />

al subaffitto, e nell’occuparsi di ristrutturare<br />

o comunque adattare gli immobili alla<br />

tipologia di affitti prescelta, cioè studenti,<br />

lavoratori fuorisede, comunque soggetti che<br />

hanno bisogno di stanze singole per periodi<br />

di tempo medio-lungo. Quindi i proprietari<br />

intascano un canone regolare e senza sfitto<br />

da Dovevivo, che si prende il rischio della<br />

ricerca degli inquilini, ai quali però fornisce<br />

soluzioni ottimali, rinnovate, pulite ed efficienti.<br />

Insomma, mette d’accordo tutti. Una<br />

ricerca di mercato di Beyond research attesta<br />

che i proprietari dichiarano un’altissima<br />

soddisfazione (4,7 di voto medio su 5), per<br />

la formula “senza pensieri” e la garanzia del<br />

reddito. E raccomandano (94%) Dovevivo<br />

agli amici). «Rispetto<br />

a una gestione classica<br />

del rapporto di<br />

affitto», sintetizza<br />

Fonseca, «ai proprietari,<br />

che per circa il 60% sono soggetti istituzionali<br />

(assicurazioni, gruppi immobiliari,<br />

fondi, casse previdenziali, etc) e la restante<br />

parte cittadini privati, assicuriamo sul lungo<br />

periodo una redditività maggiore rispetto<br />

alla classica conduzione al privato. Agli inquilini<br />

assicuriamo la tranquillità di un alloggio<br />

a norma, dotato di ogni confort».<br />

115


DOMANDE&OFFERTE<br />

Toyota, la filosofia<br />

del miglioramento continuo<br />

L’ad di Toyota Motor Italia Andrea Carlucci spiega che cos’è il Kaizen,<br />

uno dei valori fondanti della casa automobilistica. Un’impostazione che<br />

fa lavorare tutti i dipendenti con il solo obiettivo dell’eccellenza<br />

di Giordano Fatali<br />

COS’È IL METODO KAIZEN? COME SI TRADUCE<br />

IN PRATICA IN AZIENDA?<br />

Il kaizen è uno dei valori fondanti la filosofia<br />

Toyota e significa “miglioramento continuo”;<br />

esso ci permette di migliorare continuamente<br />

la nostra gestione del business, mirando<br />

sempre all’innovazione.<br />

E’ tramite il Kaizen che Toyota guida la strada<br />

verso la mobilità del futuro, migliorando<br />

la vita delle persone con mezzi di trasporto<br />

estremamente sicuri e con soluzioni di mobilità<br />

innovative e rispettose dell’ambiente.<br />

Con il nostro impegno nei confronti della<br />

qualità, della continua innovazione e del rispetto<br />

del nostro pianeta, vogliamo superare<br />

le aspettative dei nostri clienti ed essere premiati<br />

dal loro sorriso.<br />

Avete ottenuto la certificazione Top Employer<br />

per i vostri standard qualitativi<br />

nell’ambito delle condizioni di lavoro offerte<br />

ai propri dipendenti. È merito del<br />

L’AUTORE,<br />

GIORDANO FATALI<br />

Kaizen?<br />

Certamente. Il Kaizen spinge alla ricerca<br />

continua di miglioramento e di innovazione<br />

anche nella gestione e nello sviluppo delle<br />

persone che, evidentemente, rappresentano<br />

per l’organizzazione un asset fondamentale.<br />

Per questo principio abbiamo deciso in Italia<br />

di partecipare alla certificazione Top Employer<br />

attraverso la quale abbiamo l’opportunità<br />

di confrontarci<br />

con eccellenze in ambito<br />

HR e di migliorare<br />

continuamente i<br />

processi attuati.<br />

Avete programmi per l’inserimento dei giovani?<br />

Prevediamo periodicamente, due volte<br />

all’anno, programmi di stage che consentono<br />

l’inserimento in azienda di giovani risorse<br />

che, così, hanno l’opportunità di conoscere la<br />

nostra realtà entrando nei team dei vari reparti<br />

e affiancando le attuali risorse nella loro<br />

attività lavorativa.<br />

UNO DEI PORTATI DEL METODO KAIZEN È<br />

LA CERTIFICAZIONE TOP EMPLOYER PER<br />

GLI ELEVATI STANDARD QUALITATIVI DELLE<br />

CONDIZIONI DI LAVORO GARANTITE<br />

L’attenzione all’ambiente, dimostrata dai<br />

vostri investimenti nella guida ibrida, elettrica<br />

e a idrogeno, è una scelta strategica o<br />

solo un’opportunità di mercato?<br />

Si tratta assolutamente di una scelta strategica<br />

dettata dalla convinzione che le motorizzazioni<br />

classiche non rappresentino oggi la<br />

soluzione adatta per una società nella quale<br />

l’abbattimento delle emissioni di CO2 rappresenta<br />

ormai una necessità imprescindibile.<br />

In questo senso Toyota ha fissato il proprio<br />

Enviromental Challenge, un programma di<br />

riduzione progressiva delle emissioni di CO2<br />

che punta al loro azzeramento entro il 2050.<br />

Tale programma coinvolge non solo le emissioni<br />

prodotte dalle<br />

vetture, ma tutto il<br />

sistema di produzione<br />

delle automobili.<br />

Questo vuol dire non<br />

solo auto a zero emissioni ma anche fabbriche<br />

a zero emissioni. Si tratta di un impegno<br />

fondamentale e prioritario sul quale stiamo<br />

creando e diffondendo un nuovo concetto di<br />

mobilità basato sull’introduzione nel mercato<br />

di sistemi ibridi di nuova generazione, di<br />

vetture ed autobus con tecnologia Fuel cell<br />

(Idrogeno) e di tecnologie di produzione mirate<br />

alla riduzione del consumo di acqua ed<br />

all’autosufficienza energetica. Abbiamo creato<br />

in Giappone, all’interno dell’impianto di<br />

Honsha, un edificio a zero emissioni che utilizza<br />

l’idrogeno ed il solare per la generazione<br />

dell’energia elettrica di cui necessita. L’impianto,<br />

tra l’altro, fa uso degli accumulatori<br />

di energia delle Toyota Prius dismesse. Un<br />

esempio virtuoso di riuso che prevediamo<br />

116


PUNTIAMO A AUTO<br />

E FABBRICHE A ZERO<br />

EMISSIONI DI CO2<br />

ENTRO IL 2050<br />

TOYOTA FESTEGGIA<br />

VENT’ANNI DI IBRIDE<br />

Vent’anni fa<br />

Toyota è stata<br />

l’unica a crederci<br />

e ora festeggia<br />

l’anniversario<br />

snocciolando<br />

i risultati della<br />

tecnologia<br />

ibrida: a giugno<br />

le vetture<br />

ibride vendute<br />

in Italia (6.250<br />

unità), quota di<br />

mercato più alta<br />

in assoluto (al<br />

3,3%) e il 60% dei<br />

clienti del marchio<br />

che scelgono<br />

di guidare<br />

ibrido. Finora<br />

gli acquirenti<br />

delle auto ibride<br />

Toyota e Lexus (il<br />

marchio premium<br />

del costruttore<br />

giapponese,,unico<br />

ad offrire una<br />

gamma 100%<br />

hybrid ) sono<br />

ben 150 mila,Per<br />

questo - e per<br />

festeggiare<br />

l’anniversario<br />

dei vent’anni -<br />

Toyota ha lanciato<br />

una campagna<br />

celebrativa che<br />

prevede una<br />

serie di nuove<br />

promozioni e<br />

la disponibilità<br />

di serie delle<br />

più avanzate<br />

tecnologie di<br />

sicurezza attiva<br />

su tutti i modelli.<br />

L’obiettivo di<br />

Toyota Motor<br />

Italia è stimolare<br />

la sostituzione<br />

di un parco<br />

auto italiano<br />

particolarmente<br />

anziano e<br />

inquinante,<br />

promuovendo<br />

la diffusione<br />

su larga scala<br />

dell’ibrido<br />

grazie, tra l’altro,<br />

alla costante<br />

introduzione di<br />

nuovi modelli,<br />

tanto che oggi<br />

l’offerta ibrida<br />

Toyota e Lexus<br />

consta di ben<br />

16 vetture, dalla<br />

piccola Yaris fino<br />

all’ammiraglia<br />

Lexus LS.<br />

di estendere ad un numero sempre maggiore<br />

di impianti in futuro. La nostra sensibilità<br />

va in primis all’ambiente. Per Toyota l’uomo<br />

(l’ellisse verticale) e l’automobile (l’ellisse<br />

orizzontale) devono poter convivere armonicamente<br />

all’interno della società nella quale<br />

operano (vale a dire l’ellisse che circonda le<br />

altre due).<br />

Nel vostro settore, Toyota è il primo marchio<br />

per valore. C’è un segreto?<br />

Gli investimenti a lungo termine nello sviluppo<br />

di mezzi e tecnologie che possano offrire<br />

soluzioni concrete per il futuro.<br />

È proprio questo che ci permette di raggiungere<br />

posizioni di rilievo nelle quali il knowhow<br />

è la risorsa più importante.<br />

Lei ha ricevuto a Monaco di Baviera il premio<br />

Rising Star di Automotive News per il “miglioramento<br />

continuo, innovazione, coraggio<br />

nelle scelte e gestione del cambiamento”.<br />

Quanto di questo premio è anche merito della<br />

filosofia dell’azienda che dirige?<br />

È stata determinante perché guida tutti noi<br />

nel miglioramento continuo delle nostre performance<br />

e nel raggiungimento di obiettivi<br />

professionali e aziendali sempre più sfidanti.<br />

Ricevere il riconoscimento Rising Star di<br />

Automotive News è stata testimonianza di<br />

quanto il lavoro di squadra rappresenti la<br />

giusta chiave per il successo, non solo personale<br />

ma di tutta l’azienda. Tutti i dipendenti<br />

sono accomunati dalla stessa visione di crescita<br />

e di miglioramento continuo.<br />

GLOSSARIO<br />

BEV<br />

BATTERY-ELECTRIC VEHICLE<br />

È il veicolo elettrico «puro», la cui<br />

propulsione deriva esclusivamente<br />

dall’energia prodotta da un motore<br />

elettrico alimentato da batterie che<br />

accumulano energia elettrica<br />

PHEV<br />

PLUG-IN HYBRID ELECTRIC VEHICLE<br />

Ha due fonti di energia che lavorano<br />

in sinergia tra di loro. La prima è<br />

un motore elettrico, il secondo è<br />

un motore a combustione interna<br />

convenzionale alimentato a benzina<br />

o diesel<br />

117


DOMANDE&OFFERTE<br />

La svolta<br />

di Trento<br />

nel settore<br />

automotive<br />

21,8<br />

15,9<br />

Variazione % tendenziale<br />

settore Automotive<br />

(codici Ateco 29)<br />

14,0 14,5 2,0<br />

5,7<br />

Grandi investimenti per sostenere<br />

l’attività presente delle aziende<br />

che lavorano nel settore e il futuro<br />

di coloro che nei prossimi<br />

tempi vi entreranno<br />

MARZO ‘17<br />

ordinativi<br />

fatturato<br />

GEN/MAR ‘17 APRILE 16/17<br />

produzione industriale<br />

GEN/APR 16/17<br />

di Giordano Fatali<br />

FONTE: UNIVERSITÀ CARLO CATTANEO - LIUC<br />

passata alla storia per la stagione della<br />

contro-riforma. Ma Trento è oggi<br />

È<br />

una città aperta ai grandi cambiamenti, proiettata<br />

nel futuro dell’innovazione e della<br />

tecnologia. Centro di idee nel cuore dell’Europa,<br />

è la culla del Festival dell’economia e<br />

di istituzioni dedicate all’innovazione tecnologica,<br />

tra cui Hit (Hub Innovazione Trentino)<br />

ultima per nascita ma non per contenuti<br />

e scopo. L’Hub è solo uno dei tasselli di<br />

un grande lavoro fatto dalla Provincia Autonoma<br />

di Trento per fare dell’area un luogo<br />

di attrazione di cervelli, di innovazione e di<br />

sviluppo. Il trasferimento tecnologico avanzato,<br />

che parte dalla identificazione di nuove<br />

idee e tecnologie, porta al loro sviluppo<br />

e commercializzazione finale attraverso licenze<br />

o alla nascita di startup con vocazione<br />

tecnologica. Il consorzio nasce dalla volontà<br />

dell’Università di Trento, della Fondazione<br />

Bruno Kessler e Fondazione Edmund Mach<br />

e di Trentino Sviluppo di implementare<br />

un’attività basata sul technology transfer<br />

avanzato, per creare un sistema in cui il<br />

trasferimento tecnologico diventi punto di<br />

riferimento per le imprese del territorio e<br />

non. L’attività di trasferimento tecnologico<br />

ha bisogno di essere continuamente alimentato<br />

dalla ricerca che porta alla produzione<br />

di brevetti ma è anche necessario investire<br />

nelle capacità manageriali che siano in<br />

grado di svilupparle ed è per questo che si<br />

sta lavorando a promuovere la creazione di<br />

nuova imprenditorialità dalla ricerca, anche<br />

attraverso la partecipazione<br />

a progetti<br />

strategici sia nazionali<br />

sia internazionali<br />

sul tema della innovazione.<br />

In questo senso la sfida si incrocia<br />

con l’Industry 4.0 perché è importante che<br />

le eccellenze che si trovano sul territorio<br />

italiano convergano su questi settori dell’economia<br />

reale con cui si possano realizzare<br />

le nuove sinergie.<br />

Esempio vivente è quello del settore dell’automotive.<br />

Si tratta di uno degli ambiti in<br />

cui maggiormente si sta investendo sia in<br />

termini di ricerca sia in termini di capitali<br />

e i numeri danno ragione a Hit; i dati Istat<br />

pubblicati ad aprile <strong>2017</strong> confermano che<br />

la strada tracciata da chi ha creduto in Hit,<br />

NEL COMPARTO ESISTONO IMPORTANTI<br />

ATTIVITÀ DI INNOVAZIONE E CHE<br />

TROVANO SEDE NELLA PROM FACILITY<br />

DEL POLO MECCATRONICA DI ROVERETO<br />

è quella corretta: la produzione industriale<br />

del settore automotive è cresciuta del 2%<br />

rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente;<br />

+ 5,7 è la crescita tendenziale del<br />

primo quadrimestre di quest’anno. L’indice<br />

della produzione industriale è in costante<br />

crescita, la fabbricazione di carrozzerie<br />

vede un segno più pari a 9,8% da gennaio<br />

ad aprile <strong>2017</strong> e gli ordinativi totali, nell’automotive,<br />

registrano un andamento positivo<br />

dell’8%. Il fatturato nel settore, sempre secondo<br />

i dati ad aprile, segna un +21,8%. Su<br />

questo comparto esistono<br />

importanti attività<br />

di innovazione e<br />

progettualità che da<br />

tempo trovano sede<br />

nella Prom Facility del Polo Meccatronica<br />

di Rovereto, luogo che permette alle aziende<br />

della filiera di utilizzare una piattaforma<br />

integrata per la progettazione, lo sviluppo,<br />

la realizzazione, la verifica e la validazione<br />

dei processi produttivi. A fianco ci sono i laboratori<br />

aperti anche alla formazione degli<br />

studenti di scuole tecniche e professionali,<br />

ai tesisti e dottorandi e all’aggiornamento<br />

del personale tecnico aziendale del comparto<br />

meccanico e meccatronico in modo tale<br />

che si costruiscano beni solidi per il futuro<br />

delle aziende dell’automotive.<br />

118


SALDI<br />

DAL 1° LUGLIO AL 26 AGOSTO<br />

1 luglio - 17 agosto<br />

INGRESSO GRATUITO<br />

SAGI REI<br />

ZERO ASSOLUTO<br />

CRISTINA D’AVENA<br />

CONCERTI, SPETTACOLI, STREET FOOD E TANTO DIVERTIMENTO!<br />

1 LUGLIO<br />

INIZIO SALDI + GIOCHI SENZA FRONTIERE<br />

2 LUGLIO<br />

INSTANT FASHION<br />

6 LUGLIO<br />

FESTIVAL DEL GUSTO - CUCINA PUGLIESE<br />

+ “YOU WANNA BE AMERICANO” dedicato agli anni ‘50 e ‘60<br />

+ COVER BAND “I RAGAZZI DEL GIUBOCS”<br />

13 LUGLIO<br />

Concerto ZERO ASSOLUTO + Pre-serata con DjSet<br />

20 LUGLIO<br />

Concerto SAGI REI + Pre-serata con DjSet anni ‘80 - ‘90<br />

27 LUGLIO<br />

SPECIAL GUEST CRISTINA D’AVENA<br />

CONCERTO BIM BUM BAM CARTOON BAND<br />

CARTOON PARTY NIGHT - ANIMAZIONE COSPLAY<br />

a cura di Pescara Comix&Games<br />

3 AGOSTO<br />

FESTIVAL DEL GUSTO - CUCINA ROMANA<br />

+ COVER BAND DEI BEATLES “THE BEATERS”<br />

10 AGOSTO<br />

FESTIVAL DEL GUSTO - CUCINA CAMPANA<br />

+ COVER BAND DEI QUEEN “REGINA”<br />

15 AGOSTO<br />

SHOW CON I COMICI DI MADE IN SUD + Pre-serata con DjSet<br />

17 AGOSTO<br />

FESTIVAL DEL GUSTO - CUCINA ABRUZZESE + Pre-serata con DjSet<br />

+ TORNEO CALCIO BALILLA a cura di ilcalciobalilla.it e Lega Italiana Calcio Balilla<br />

#STORIEdiSHOPPING<br />

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IN COSTA SMERALDA, CON AUDI<br />

IL RELAX È ECOFRIENDLY<br />

NON È PECCATO:<br />

I PIACERI CHE<br />

FANNO BENE<br />

“…e poi il piacere”, abbiamo<br />

titolato questa sezione: perché<br />

trattarsi bene, volersi bene,<br />

concedersi pause piacevoli<br />

dopo il lavoro, non soltanto “non<br />

è peccato” ma è necessario.<br />

Anche per riprendere ancor<br />

meglio con il “dovere”. E quindi:<br />

bei posti, buon cibo, un po’ di<br />

lusso (per chi può). Non fanno la<br />

felicità: però aiutano.<br />

124<br />

I VINI PER L’ESTATE<br />

BERE BENE A POCO PREZZO? SI PUÒ,<br />

ANCHE NELLA STAGIONE PIÙ CALDA<br />

126-129<br />

MOTORI<br />

MUST HAVE<br />

A PLACE TO BE<br />

130<br />

LE RAGIONI DEL GOSSIP<br />

La casa automobilistica tedesca ha scelto l’esclusiva location sarda per i<br />

suoi investimenti nella e-mobility: dall’aeroporto di Olbia fino al resort<br />

Petra Segreta, le colonnine di ricarica sono firmate dai Quattro Cerchi<br />

di Franco Oppedisano<br />

GRAZIE ALLA PARTNERSHIP AVVIATA CON<br />

LO YACHT CLUB DAL 2008, PER IL BRAND,<br />

QUEST’AREA DELLA SARDEGNA È ZONA<br />

NEVRALGICA PER IL MERCATO ITALIANO<br />

ispetto per l’ambiente senza compromessi.<br />

Il che, nel caso del brand<br />

R<br />

dei Quattro Cerchi, significa investire nella<br />

mobilità sostenibile senza rinunciare al glamour<br />

proprio del marchio. Così, dopo l’ingresso<br />

nel consorzio EVA+ (Electric Vehicles<br />

Arteries) per lo sviluppo della mobilità<br />

elettrica, e l’adesione al protocollo europeo<br />

“fast charger”, Audi fa sul serio investendo<br />

risorse e denaro in infrastrutture utili ad incentivare<br />

lo sviluppo<br />

della mobilità a impatto<br />

zero. E se tutti<br />

puntano sulle città<br />

metropolitane, Audi<br />

invece va oltre e investe in Costa Smeralda,<br />

punto nevralgico della presenza del marchio<br />

in Italia grazie alla partnership avviata<br />

con lo Yacht Club dal 2008.<br />

Già nella zona “Arrivi” all’aeroporto di Olbia<br />

è in funzione l’Audi e-tron Hub, una struttura<br />

di ricarica elettrica che consente ai guidatori<br />

di vetture ecologiche di qualsiasi marca<br />

di effettuare la ricarica. Durante l’intera<br />

stagione estiva, una flotta di Audi Q7 e-tron,<br />

sorella elettrificata della nuova Suv-ammiraglia<br />

di Ingolstadt, sarà a disposizione di<br />

potenziali clienti e appassionati che potranno<br />

testare in prima persona il primo ibrido<br />

plug-in diesel-elettrico a trazione integrale<br />

introdotto sul mercato. Altre colonnine firmate<br />

da Audi sono presenti presso Eccelsa<br />

Aviation, la società che gestisce e assiste i<br />

voli privati nell’aeroporto<br />

di Olbia, a Porto<br />

Cervo e nel luxury<br />

resort Petra Segreta,<br />

una struttura immersa<br />

nella natura della Gallura, e che fa della<br />

tradizione e dei sapori del territorio una<br />

bandiera. Nella località di San Pantaleo, poi,<br />

il marchio dei quattro anelli si è fatto promotore<br />

di un’accurata mappatura della zona<br />

con l’attivazione del progetto Audi e-tron.<br />

L’iniziativa prevede le Audi charge station e<br />

la fornitura di arredo urbano con panchine<br />

121


E POI IL PIACERE...<br />

L’AUDI A5 CABRIOLET È LA VETTURA IDEALE PER UN TOUR SOTTO IL SOLE ALLA SCOPERTA DELLA SPLENDIDA COSTA SMERALDA<br />

Audi e-tron e postazioni alimentate ad energia<br />

solare per il servizio di ricarica di device<br />

elettronici tramite USB.<br />

DESIGN DI STILE CLASSICO<br />

E TECNOLOGIA D’AVANGUARDIA:<br />

AUDI A5 CABRIOLET COMBINA COMFORT<br />

MODERNISSIMI<br />

L’estate viaggia in cabrio<br />

Ovviamente, ispirandosi alla Costa Smeralda,<br />

Audi, ha pensato anche a un veicolo<br />

adatto alla location. È la Audi A5 cabriolet<br />

con il tetto rigorosamente in tela. Questione<br />

di tradizione, di<br />

stile, e forse anche un<br />

po’ di sano snobismo<br />

nei confronti di quelle<br />

auto scoperte che<br />

assomigliano a dei Transformer. Ma questo<br />

non significa che l’Audi A5 cabriolet, che diventa<br />

S5 nella versione sportiva, disdegni<br />

la tecnologia. Anzi ne è un concentrato, a<br />

cominciare proprio dal tetto che si “accartoccia”<br />

nel vano bagagli in 18 secondi, anche<br />

mentre l’automobile è in marcia fino a 50<br />

km/h, e, grazie a un’efficace insonorizzazione,<br />

quando è chiuso, assicura un livello di<br />

rumorosità del tutto comparabile a quello<br />

delle auto tradizionali. Poi, volendo, c’è tutto.<br />

Da internet in auto - gratis per tre anni<br />

- fino a 30 sistemi di assistenza alla guida,<br />

passando per i sistemi di infotainment più<br />

aggiornati e all’impiego di nuovi materiali<br />

per ridurre il peso della vettura.<br />

Persino il bagagliaio non è più un grande<br />

problema perché questa cabrio vanta una<br />

capacità di carico da 380 litri e anche lo spazio<br />

per conducente e passeggeri è aumentato<br />

grazie a qualche<br />

centimetro in più di<br />

lunghezza e a nuovi<br />

sedilie più compatti.<br />

Il modello sportivo<br />

top di gamma, l’S5 cabrio, ha un motore a<br />

sei cilindri sovralimentato da tre litri che<br />

sviluppa una potenza di 354 cavalli per accelerare<br />

da 0 a 100 km/h in 5,1 secondi, e<br />

raggiungere in fretta i 250 km/h di velocità<br />

massima, limitata elettronicamente.<br />

L’Audi cabriolet è l’auto perfetta per l’estate,<br />

per il mare e, visto il prezzo che, senza<br />

optional, va dai 53 mila ai 75 mila euro, è<br />

perfetta anche per i luoghi esclusivi come la<br />

Costa Smeralda.<br />

ANCHE LA MINI<br />

SI FA GREEN<br />

Potente, divertente e pure sostenibile.<br />

È la Mini Cooper Countryman ALL4,<br />

finalmente disponibile anche in<br />

versione SE, con un propulsore<br />

ibrido plug-in con un tre cilindri<br />

a benzina e un motore elettrico<br />

sincrono che insieme generano una<br />

potenza di sistema di 165 kW/224<br />

CV. I consumi? Appena 2,3 - 2,1 litri<br />

per 100 chilometri con un valore di<br />

emissioni di CO2 di 52 - 49 grammi<br />

per chilometro (valori nel ciclo di<br />

prova UE per vetture ibride plug-in).<br />

Il primo modello ibrido plug-in del<br />

marchio MINI si posiziona come l’auto<br />

perfetta per il target urbano che<br />

sfrutta la mobilità elettrica grazie alla<br />

tecnologia eDrive di BMW Group negli<br />

spostamenti lavorativi – accedendo<br />

anche alle zone a traffico limitato – e<br />

nel weekend si gode tutta la versatilità<br />

della trazione integrale elettrificata<br />

con l’avantreno azionato dal motore<br />

endotermico e le ruote posteriori<br />

dal motore elettrico. Le prestazioni?<br />

In elettrico, la MINI Cooper S E<br />

Countryman ALL4 raggiunge i 125<br />

km/h con un’autonomia fino a 42<br />

chilometri. Finita la carica, nessun<br />

problema: si passa all’endotermico.<br />

O si collega al Wallbox per averla di<br />

nuovo al 100% in due ore e mezza.<br />

122


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In tutta Italia


E POI IL PIACERE...<br />

Bere bene e a poco prezzo,<br />

i trend per i brindisi estivi<br />

Nella stagione delle vacanze, gli orientamenti nel bicchiere sono<br />

dettati più che altro dalla calura. Ma se volete stare attenti anche al<br />

portafoglio, ci sono bottiglie sotto i 20 euro che val la pena provare<br />

di Marco Gemelli<br />

cidità, sapidità, leggerezza: ecco i tre<br />

A<br />

must per i vini dell’estate <strong>2017</strong>, periodo<br />

in cui i consumi degli alcolici cambiano in<br />

modo veloce e nuove mode nascono sull’onda<br />

della calura. I vini più gettonati quando le<br />

giornate si allungano e le serate si passano<br />

più volentieri all’aria aperta sono caratterizzati<br />

da fresca acidità e sapidità, sono leggeri,<br />

immediati e piacevoli nel frutto, meglio se<br />

vinificati in acciaio per esaltare la parte floreale<br />

e con una moderata gradazione alcolica.<br />

Al netto delle capacità del produttore di<br />

modificare in cantina ciò che offre il vigneto,<br />

le uve che meglio si prestano a offrire vini<br />

“di stagione” sono il trebbiano (abruzzese,<br />

toscano o romagnolo), la Ribolla friulana,<br />

l’aromatico Moscato (dolce o secco) o la Gle-<br />

ra che dà il prosecco tra i bianchi, mentre tra<br />

i rossi sono consigliabili il versatile Lambrusco<br />

modenese o reggiano, il fresco Sangiovese<br />

(che sta pian piano legittimando il suo<br />

accostamento con il pesce), la marchigiana<br />

Lacrima di Morro d’Alba, il piemontese Grignolino<br />

o l’intramontabile Brachetto per il<br />

dolce. Per concedersi un buon vino estivo,<br />

inoltre, non è necessario sacrificare il portafogli:<br />

con un po’ di accortezza non è difficile<br />

trovare bottiglie interessanti sotto la soglia<br />

psicologica dei 20 euro.<br />

Bollicine & bianchi<br />

Ideali per accompagnare il pesce e le fritture,<br />

i vini spumanti – sia metodo Charmat<br />

(più facili e immediati) che metodo classico<br />

IL “PODIO”<br />

DI ANTONIO PAOLINI<br />

Abbiamo chiesto una selezione di vini<br />

per l’estate ad Antonio Paolini, curatore<br />

della Guida dei Vini dell’Espresso: «Tra<br />

i bianchi – spiega – c’è il Giulia 2016<br />

(10 euro), il Pecorino di Luigi Cataldi<br />

Madonna, coltivato su vigneti d'altura<br />

nell’Aquilano. Fresco e seducente<br />

sempre ma in questa edizione davvero<br />

speciale perché dentro ci sono anche<br />

le uve preziose e superstiti del miglior<br />

cru aziendale, Frontone, decimato<br />

da una gelata che impedirà l'uscita<br />

dell'etichetta per quell’annata. Notevole<br />

anche il Cantina del Castello Soave Docg<br />

2016 (9 euro) il vino solo sulla carta di<br />

‘entry level’ di questa piccola azienda<br />

della famiglia Stocchetti, che da un<br />

paio di vendemmie fa del suo bianco di<br />

maggior tiratura un piccolo, elegante<br />

capolavoro, caparbiamente varietale e<br />

territoriale. Infine la Lacrima di Morro<br />

d'Alba 2015 Passione di Mezzanotte<br />

(10 euro) della cantina Mezzanotte:<br />

interpretazione golosa di un vitigno<br />

poco noto, ma capace di sedurre con<br />

i suoi profumi quasi orientali di rosa e<br />

spezie, e un tocco di ciliegia chiara e<br />

succosa, e di erbe officinali al gusto.<br />

Un vino da... conversione di astemi».<br />

124


PROVATI PER VOI<br />

(più complessi e raffinati) – ormai si trovano<br />

dalla Franciacorta all’Etna, dal Trentino<br />

al Veneto, spesso realizzati da vitigni autoctoni.<br />

Bisogna distinguere tra i Pas dosè ed<br />

Extra Brut, più secchi, profondi, ideali con<br />

crostacei o formaggi, e gli Extra Dry che regalano<br />

sorsi più morbidi,<br />

floreali e fruttati.<br />

Sotto i 20 euro vale<br />

la pena assaggiare<br />

il Franciacorta Brut<br />

Green Vegan di Quadra e l’Asolo Prosecco<br />

superiore extra Brut Millesimato. Quando si<br />

parla di vino d’estate non si può prescindere<br />

da questa tipologia di vini, grazie a bottiglie<br />

dall’alta freschezza e piacevolezza di beva.<br />

Dai vitigni internazionali come i Riesling<br />

più secchi agli autoctoni come l’Ansonica<br />

dell’Elba, sono tantissimi i bianchi ideali per<br />

l’aperitivo prodotti in tutto il Paese. Sotto<br />

la soglia dei 20 euro si trovano due siciliani<br />

come il pinot grigio “ZioBaffa” Terre Siciliane<br />

Igt biologico dell’azienda Castellani, l’Etna<br />

doc “Erse” 2016 della Tenuta di Fessina<br />

o lo “Alegre” di Sergio Barone, mentre tra i<br />

vermentini toscani meritano un cenno l’Igt<br />

“Borgaio” del Castello di Meleto, quello della<br />

Tenuta Massi di Mandorlaia del Conte Guicciardini<br />

e il “Litorale” di Cecchi nonché il<br />

“Campo alle Comete” di Feudi di San Gregorio<br />

e le “Fornacelle” . Tra i campani, l’essenziale<br />

Fiano “Sophia” della Cantina Giardino,<br />

mentre in Umbria spiccano i grechetti delle<br />

aziende Di Filippo e di Roccafiore.<br />

Rosati e rossi<br />

È di sicuro il colore più in voga il re degli<br />

aperitivi dell’estate: grazie alla sempre più<br />

ampia varietà di proposte sul mercato, da<br />

quelli più floreali agli ammalianti o austeri,<br />

i rosati sono sempre più apprezzati grazie<br />

alla loro bevibilità e versatilità. Solo negli<br />

Usa, nel 2016, le vendite sono salite del<br />

I NOSTRI CONSIGLI? TREBBIANO, RIBOLLA,<br />

MOSCATO E PROSECCO TRA I BIANCHI,<br />

LACRIMA DI MORRO D'ALBA, BRACHETTO<br />

E GRIGNOLINO PER CHI AMA I ROSSI<br />

6,8% con un fatturato di oltre 816 milioni<br />

di dollari. Anche in questo caso, l’Italia è<br />

ben rappresentata: dal Bardolino chiaretto<br />

ai rosati pugliesi da Bombino Nero, Nero di<br />

Troia o Negramaro. Sotto i 20 euro le proposte<br />

non mancano, alcuni freschi rosé toscani<br />

(il “Vin Ruspo”<br />

di Artimino, il “Pink<br />

Label” dei Balzini,<br />

“Anna’s Secret” di<br />

Valditoro, il “Loren”<br />

di Brancatelli e il rosé del Castello di Ama,<br />

metodo saignée) o il marchigiano “Roseo” di<br />

Boccadigabbia. E ancora: in Piemonte merita<br />

il “Bricco San Giovanni” dei Poderi dei<br />

Bricchi Astigiani, in Calabria la “Malvarosa”<br />

delle Tenute Pacelli. Grazie a produttori che<br />

hanno realizzato vini freschi e meno tannici<br />

PIZZA &ROSATO<br />

MATRIMONIO RIUSCITO<br />

Sfatare una serie di luoghi comuni<br />

(“si beve solo d’estate, va bene<br />

solo con l’aperitivo, non è adatto<br />

all’invecchiamento, va servito<br />

ghiacciato, è economico”) sposando<br />

un evergreen della cucina italiana<br />

come la pizza per liberarsi dai<br />

pregiudizi e diventare finalmente<br />

un vino gastronomico: l’ultima<br />

tendenza del rosé è stata al centro<br />

di “Sorrento rosé”, il primo festival<br />

dedicato a questa tipologia che<br />

qualche tempo fa ha richiamato<br />

oltre 60 imprenditrici del settore da<br />

tutta Italia. È lì che le Donne del Vino<br />

hanno provato a superare il classico<br />

binomio con la birra suggerendo alla<br />

pizza il matrimonio con il vino rosé:<br />

“Un matrimonio perfetto – spiega la<br />

presidente Donatella Cinelli Colombini<br />

- per un pasto da consumare senza<br />

cravatta: entrambi stanno vivendo un<br />

momento di rinascita, sono sempre<br />

di più prodotti di qualità del made<br />

in Italy”. L’anello di congiunzione? Il<br />

pomodoro, con il suo giusto punto<br />

di acidità.<br />

PFARRHOF DELLA CANTINA<br />

KALTERN:<br />

Un rosso dal tannino<br />

non aggressivo e con<br />

gradazione contenuta che lo<br />

rendono ideale per l’estate.<br />

Va servito non oltre i<br />

14 gradi per esaltarne<br />

acidità e persistenza.<br />

L’annata 2016 è una<br />

delle migliori degli ultimi 30<br />

anni. Prezzo: 10,90 euro<br />

MOSCATO GIALLO<br />

DELLE CANTINE MOSER:<br />

vino bianco molto elegante, come<br />

molti prodotti di casa Moser. La<br />

nota aromatica tipica del vitigno<br />

viene controbilanciata da un’acidità<br />

che lo rende perfetto per il tutto<br />

pasto. Profumi di ginestra, melone e<br />

sambuco. Prezzo: 15 euro<br />

ROSÉ DEL BORRO 2016:<br />

per l’estate <strong>2017</strong> il Borro, azienda<br />

toscana di proprietà di Ferruccio<br />

Ferragamo, propone, tra i rosati,<br />

un IGT biologico vino fruttato,<br />

100% Sangiovese, fresco e tra i<br />

più esuberanti della produzione<br />

dell’azienda. Prezzo: 12,50 euro<br />

ZOE DELLE TENUTE PACELLI 2016<br />

una bollicina biologica calabrese che<br />

nasce da uve riesling, ha un perlage<br />

fine e persistente, un gusto caldo e<br />

morbido, finale lungo e armonico.<br />

Prezzo: 18 euro<br />

e corposi, non è più un’eresia accostare vini<br />

rossi a piatti estivi, ma senza dimenticare<br />

temperature di servizio non oltre i 10 gradi.<br />

È il caso di un Lambrusco emiliano o una<br />

Bonarda dell’Oltrepò Pavese. Sotto i 20 euro<br />

segnaliamo lo Scelto Doc classico superiore<br />

“Bischofsleiten” 2016 del Lago di Caldaro<br />

(az. Castel Sallegg), il Dogliani Docg dei Poderi<br />

Luigi Einaudi l’umbro Rosso Melograno<br />

dell’azienda Roccafiore e il Troccolone<br />

Rosso 2016 dell’azienda Capitoni, affinato<br />

in anfora. Oppure l’autoctono “Tai Rosso”<br />

Colli Berici doc di Gianni Tessari, simile al<br />

Grenache francese o il maremmano “Aurelio”<br />

della famiglia Cecchi, proprio sul limite<br />

dei 20 euro.<br />

125


E POI IL PIACERE<br />

MOTORI<br />

ALCUNI DEI MODELLI PIÙ RAPPRESENTATIVI DEL BISCIONE. A LATO UN’IMMAGINE DEL MUSEO DI ARESE CON LA COLLEZIONE STORICA<br />

Buon Compleanno Alfa<br />

Romeo: 107 anni di storia<br />

Dal mese di giugno la casa del Biscione ha avviato una serie di<br />

iniziative straordinarie per celebrare degnamente la ricorrenza<br />

l 24 giugno 1910 veniva registrata ufficialmente<br />

la ragione sociale, A.L.F.A.<br />

I<br />

(Anonima Lombarda Fabbrica Automobili)<br />

e così, a partire dallo scorso venerdì 23<br />

giugno, iniziative straordinarie hanno contribuito<br />

a celebrare nel migliore dei modi i<br />

107 anni di Alfa Romeo, per un lungo periodo<br />

all’insegna della passione a quattro<br />

ruote. Ben 107 anni sono infatti passati da<br />

quell’anno in cui alcuni uomini d’affari diedero<br />

il via alla grande storia del Marchio del<br />

Biscione che venne apposto sulla 24 HP, la<br />

prima vettura del costruttore italiano, un<br />

modello che si è subito fatto apprezzare<br />

per la meccanica, le prestazioni e il piacere<br />

di guida, caratteristiche che diventeranno<br />

sinonimo del Marchio. Un compleanno speciale<br />

che non può non festeggiare una nuova<br />

era, un rilancio importante con una gamma<br />

competitiva come non si vedeva da tempo<br />

di Federico Ferrero<br />

in Casa Alfa Romeo. Oltre alle consolidate<br />

Mito e Giulietta, il <strong>2017</strong> è l’anno di Stelvio e<br />

Giulia, che stanno facendo registrare ottimi<br />

risultati di vendita. Sono 4.700 infatti le Alfa<br />

Romeo immatricolate in giugno, il 23,1% in<br />

più rispetto all’anno scorso. La quota del<br />

marchio nel mese è del 2,5%, in crescita di<br />

0,2 punti percentuali rispetto a giugno 2016<br />

e in continua e costante crescita. Nel primo<br />

semestre <strong>2017</strong> le registrazioni di Alfa Romeo<br />

sono 25.200 – il 32,5% in più rispetto<br />

ai primi 6 mesi del 2016 – e la quota è del<br />

2,2%, +0,4 punti sul 2016. La forte crescita<br />

di Alfa Romeo è merito dei nuovi modelli:<br />

Giulia si conferma la vettura più venduta del<br />

segmento D con 1.500 registrazioni e una<br />

quota del 21,8%; Stelvio è tra le più vendute<br />

del suo segmento con una quota del 10,2.<br />

La Giulietta, immatricolata in quasi 2 mila<br />

esemplari, è tra le vetture più vendute del<br />

suo segmento con una quota del 6,8%. Fulcro<br />

delle celebrazioni il luogo simbolo della<br />

storia aziendale, il Museo Storico di Arese.<br />

Fondato nel 1976, e riaperto al pubblico nel<br />

2015 dopo un restyling architettonico che<br />

ne ha ridisegnato la funzionalità riportando<br />

la struttura al passo con i tempi, ospita gli<br />

esemplari più importanti della collezione<br />

storica Alfa Romeo e illustra i suoi 107 anni<br />

di storia raccontandone imprese, vetture,<br />

tecnologia e stile. La Scuderia del Portello<br />

ha presentato, in occasione del compleanno,<br />

il progetto “Formula Alfa” che prevede<br />

l’organizzazione nel 2018 di un campionato<br />

internazionale riservato alle monoposto<br />

Formula Alfa ed Europa Boxer e Formula 3<br />

costruite tra il 1979 e il 1994, motorizzate<br />

Alfa Romeo. Sempre nello stesso week end<br />

si è tenuto presso l’Autodromo di Vallelunga<br />

un eccezionale raduno dei Club Alfa Romeo<br />

di auto storiche e a Modena 60 possessori<br />

di Alfa Romeo 4C hanno potuto visitare<br />

lo stabilimento della città e assaporare le<br />

emozioni della pista presso l’autodromo di<br />

Varano de’ Melegari: due giorni di full immersion<br />

nel mondo della più sportiva delle<br />

Alfa. L’Alfa Romeo 4C, spinta dal propulsore<br />

Turbo Benzina 1750 a 4 cilindri da 240cv, ha<br />

segnato il mitico tempo di 8’04” a Nürburgring<br />

nel 2013 ed è una delle auto più leggere<br />

del mondo grazie all’ampio utilizzo di fibra<br />

di carbonio che, sull’intero volume, rappresenta<br />

ben il 25%. Un’auto che con queste<br />

caratteristiche è già un’icona moderna.<br />

126


Con Nuova<br />

Compass,<br />

la Jeep<br />

si consacra<br />

Col vecchio modello ha in comune<br />

solo il nome: l’ultima creatura del<br />

gruppo FCA è una combinazione<br />

unica di design e tecnologia<br />

A cura di Autoappassionati.it<br />

arrivata la nuova Jeep Compass e<br />

È mantiene solo il nome in comune con<br />

il vecchio modello: è tutta nuova a partire<br />

dalla piattaforma, condivisa con la compatta<br />

Renegade. L’ultima creatura del Gruppo<br />

FCA offre una combinazione di caratteristiche<br />

uniche tra cui capacità off-road 4×4<br />

ai vertici della categoria, un design Jeep<br />

autentico e moderno, una notevole dinamica<br />

su strada e una serie di tecnologie<br />

intuitive per la connettività e la sicurezza a<br />

bordo. Il nuovo modello si colloca nel segmento<br />

dei C-SUV, mercato estremamente<br />

in crescita che conta già più di 6,3 milioni<br />

di veicoli l’anno a livello globale. Con i suoi<br />

4,39 metri, la Compass si pone a metà tra<br />

il Renegade e il Cherokee, nel design si<br />

presenta come un piccolo Grand Cherokee,<br />

l’ammiraglia della gamma Jeep. Propone<br />

uno stile distintivo e moderno, grazie ad<br />

un equilibrio delle proporzioni, che si traduce<br />

in un’estetica innovativa. Inoltre, è<br />

immediatamente riconoscibile, grazie ad<br />

elementi di design che appartengono alla<br />

tradizione del marchio, come la griglia a<br />

sette feritoie e i passaruota trapezoidali.<br />

All’interno, la Jeep compatta offre materiali<br />

di pregio e attenzione ai dettagli. La plancia<br />

dalla forma trapezoidale è un elemento<br />

caratteristico del marchio Jeep, ripreso da<br />

altre vetture della Casa, e presenta finiture<br />

morbide, con assemblaggi ben curati. Lo<br />

spazio interno non manca, sia in larghezza<br />

LA NUOVA JEEP COMPASS, ISPIRATA AL DESIGN DELL’AMMIRAGLIA DELLA GAMMA, JEEP GRAND CHEROKEE<br />

che in lunghezza: con un passo di 263 cm,<br />

a bordo cinque persone trovano centimetri<br />

in abbondanza e anche il volume riservato<br />

ai bagagli (438 litri) è ottimo per una vacanza.<br />

La parte centrale ospita il display touchscreen<br />

a LED del sistema Uconnect, con<br />

funzioni di comunicazione, intrattenimento<br />

e navigazione. Per soddisfare tutte le esigenze<br />

e le preferenze dei clienti, la nuova<br />

Jeep Compass è offerta in cinque diverse<br />

combinazioni di gruppi motopropulsori, tra<br />

cui una motorizzazione a benzina con un<br />

livello potenza e due diesel con tre livelli<br />

di potenze oltre a due trasmissioni, un’automatica<br />

a nove rapporti e una manuale a<br />

sei rapporti. La motorizzazione a benzina<br />

comprende un MultiAir2 Turbo da 1,4 litri<br />

con Stop&Start, 140 CV di potenza abbinato<br />

al cambio manuale a sei marce e alla configurazione<br />

4x2. La gamma di motorizzazioni<br />

diesel comprende l’efficiente MultiJet II da<br />

1,6 litri con Stop&Start, 120 CV di potenza<br />

abbinato al cambio manuale a sei marce e<br />

alla configurazione 4x2, oppure un MultiJet<br />

II da 2,0 litri da 140 CV con il cambio auto-<br />

matico a nove marce o manuale a sei marce.<br />

Una versione più potente del MultiJet II<br />

da 2,0 litri con Stop&Start, in grado di erogare<br />

170 CV in combinazione con il cambio<br />

automatico a nove marce e la configurazione<br />

4x4 completerà l’offerta di motorizzazioni<br />

diesel disponibili sulla nuova Compass.<br />

Diverse le configurazioni: Sport, Longitude,<br />

Limited – l’allestimento top di gamma<br />

in termini di eleganza, contenuti ed equipaggiamenti<br />

– al quale in futuro si aggiungerà<br />

la Trailhawk, che offre prestazioni 4×4<br />

“Trail Rated” ai vertici della categoria, grazie<br />

a specifiche dotazioni di serie studiate<br />

per i clienti che desiderano il massimo in<br />

termini di performance in fuoristrada. Inoltre<br />

per professionisti e flotte aziendali è<br />

disponibile la versione Business. Compass<br />

è disponibile presso gli showroom a partire<br />

da 25mila euro nell’allestimento d’ingresso<br />

Sport 1.4 Multiair MT 2WD, per arrivare ad<br />

un massimo di 39.750 per la versione Limited<br />

2.0 Multijet 170cv AT 4WD.<br />

Per info: www.autoappassionati.it<br />

127


MUST HAVE di Elena Introna<br />

Pirelli e Roger Dubuis,<br />

orologi con assetto<br />

da Formula Uno<br />

Chopard, gioielli alla conquista del Celeste Impero<br />

L’attrice cinese Guan<br />

Xiaotong ha indossato un<br />

paio di orecchini in oro<br />

bianco 18ct e titanio con<br />

tsavoriti, ametiste, e zaffiri e<br />

un anello in oro bianco 18ct<br />

con zaffiri viola e diamanti<br />

entrambi appartenenti alla<br />

High Jewellery Collection; un<br />

anello in oro bianco 18ct e<br />

titanio con opale nero, zaffiro<br />

viola e ametiste appartenente<br />

alla Fleurs d’Opales<br />

Collection.<br />

Pirelli, partendo dalle esperienze<br />

realizzate come fornitore ufficiale<br />

della F1, ha presentato in marzo<br />

a Ginevra la serie di pneumatici<br />

colorati Pzero e Winter sottozero,<br />

diremmo “tailor made”, per servire<br />

al meglio la sua clientela speciale.<br />

Da questa estate, offre anche<br />

una connessione con un’App per<br />

conoscere il funzionamento della<br />

gomma e avere altri servizi. Da<br />

questa idea innovativa è nata anche<br />

una partnership con l’alta orologeria<br />

e precisamente con Roger Dubuis.<br />

La collezione degli orologi che sul<br />

retro portano il logo della Plunga è<br />

quella degli Excalibur Spider con il<br />

movimento automatico scheletrato<br />

RD RD820SQ (cioè con i componenti<br />

assottigliati al massimo pur<br />

mantenendone le caratteristiche<br />

di robustezza e affidabilità) con<br />

microrotore sul quale appaiono<br />

elementi colorati. La stella a cinque<br />

punte, simbolo della collezione,<br />

rende immediatamente riconoscibile<br />

questi modelli realizzati in tiratura<br />

limitata a 88 esemplari per colore e<br />

tutti garantiti dal Punzone di Ginevra.<br />

La cassa ø 45 mm trattata DLC è in<br />

titanio come la corona con dettaglio<br />

dello stesso colore del réhaut. Tre<br />

le versioni con i colori blu, giallo o<br />

rosso mentre per tutti il cinturino<br />

con l’interno che riproduce il disegno<br />

del battistrada, è realizzato con<br />

mescole impiegate su pneumatici<br />

Pirelli che hanno vinto in F1.<br />

Harry Winston e il suo<br />

binocolo da loggione<br />

Si chiamano Occhiali Broadway, ma<br />

si tratta di un binocolo da teatro<br />

discendente dai “lorgnettes”, occhiali<br />

con lenti, posizionato su un lungo manico<br />

per guardare, o meglio “sbirciare”,<br />

chi sedeva nei palchi vicini o in platea.<br />

Certamente questo esemplare, unico nel<br />

suo genere, è adatto a uno spettacolo<br />

eccezionale. Vi spieghiamo perché. La<br />

struttura,114x54,4mm, in oro bianco e<br />

titanio, è completamente ricoperta da<br />

diamanti e onice nero, in omaggio all’Art<br />

Décò che nei gioielli di Harry Winston<br />

ha sempre visto esemplari favolosi. A<br />

prescindere dalla profusione di diamanti<br />

(due strati di 80 taglio baguette e sei di<br />

240 file taglio brillante) che ricoprono<br />

l’orologio adagiato sopra le lenti binoculari<br />

professionali, la rotella che le mette a<br />

fuoco, adattandole a ogni forma del viso,<br />

incastona 80 diamanti baguette, sopra ha<br />

uno smeraldo cabochon, altri 4 smeraldi<br />

incorniciano il segnatempo con elementi in<br />

onice. Il tutto è completato da un manico<br />

telescopico, che si può staccare, in oro<br />

bianco a forma ottagonale con intarsi in<br />

onice, 30 brillanti e 14 baguette lo rendono<br />

scintillante, sul fondo il logo HW a forma<br />

di smeraldo. In quanto all’orologio, nella<br />

cassa, 28x22mm, funziona un movimento<br />

al quarzo regolabile con un pulsante,<br />

il quadrante in oro bianco, accoglie 48<br />

diamanti baguette.<br />

Il Rolex con gli occhi<br />

di Paul Newman<br />

Ci sono orologi legati alle gare<br />

d’auto. Per esempio il Carrera<br />

o il Monaco, entrambi TAG<br />

Heuer, ma nessuno come il Rolex<br />

Cosmograph 6239 Daytona (dalla<br />

gara delle 24 h) ha dato origine a<br />

una vera “epidemia”, coinvolgendo<br />

collezionisti di tutto il mondo.<br />

Il Cosmograph Daytona Paul<br />

Newman, cosiddetto per il colore<br />

del quadrante, non era in catalogo,<br />

ma vi si insediò a furor di popolo<br />

perché l’attore lo indossava nel film<br />

Winning. In seguito gliene regalò<br />

uno la moglie Joanna che lo seguiva<br />

con trepidazione durante le gare<br />

e che fece incidere sul fondello di<br />

quello acquistato da Tiffany “Drive<br />

carefully me” e Newman lo indossò<br />

fedelmente sino ai primi anni ’80.<br />

Adesso va in asta da Phillips a New<br />

York, corredato da un’altra storia<br />

curiosa. Newman chiese l’ora a<br />

James, uno dei più cari amici della<br />

figlia, ma il ragazzo non portava<br />

l’orologio così l’attore si sfilò il<br />

famoso Rolex e gliene fece dono.<br />

Allora la ref.6239 era a carica<br />

manuale. Prezzo di stima: un milione<br />

di dollari cifra peraltro non insolita:<br />

un Paul Newman d’oro ha raggiunto<br />

nel <strong>2017</strong><br />

i 3 milioni<br />

dollari<br />

e uno in<br />

acciaio<br />

gli oltre 2<br />

milioni.<br />

128


A PLACE TO BE<br />

Lusso a 5 stelle<br />

ecco gli indirizzi<br />

Non solo Costa Smeralda, in<br />

Sardegna l’estate ha almeno<br />

altri tre indirizzi top che<br />

attirano vip soprattutto da<br />

Cina e Russia. Gettonatissimo<br />

per vacanze iperlussuose<br />

è il Petrasegreta luxury<br />

resort&Spa con vista<br />

sull’arcipelago della<br />

Maddalena. Fino al 23<br />

agosto l’albergo dedica una<br />

rassegna all’alta cucina.<br />

Quattro appuntamenti in<br />

cui Luigi Bergeretto, chef<br />

del Fuoco sacro, sarà<br />

affiancato dai colleghi sardi<br />

Roberto Serra, Achille Pinna<br />

e Stefano Deidda e da due<br />

icone della cucina italiana<br />

del calibro di Bobo e Chicco<br />

Cerea, i quali lasceranno<br />

dunque le cucine di Vittorio<br />

a Brusaporto (Bergamo) per<br />

trasferirsi laddove, secondo i<br />

rumors, arriveranno le celeb<br />

mondiali. Durante le serate<br />

si degusteranno i vini delle<br />

cantine partner Surrau, Contini<br />

e Tenute Olbios. Il 26 luglio<br />

poi, si rinnova il tradizionale<br />

appuntamento con il Gourmet<br />

Festival firmato Relais et<br />

Chateaux.E sono attese (forse<br />

al mitico Colonna Pevero Hotel)<br />

divi come Di Caprio e Gwyneth<br />

Paltrow. A Forte dei Marmi<br />

invece aumento di oltre il 250%<br />

delle prenotazioni in rete per il<br />

favoloso Grand Hotel Imperiale<br />

gestito dalla bellissima Roberta<br />

Bonfanti con la catena di Nero<br />

Hotel di Andrea Delfini, uno<br />

degli imprenditori più liquidi<br />

e vivaci del Made in Italy. Lo<br />

stabilimento Alpemare è da<br />

poco passato sotto il controllo<br />

della famiglia di Andrea Bocelli<br />

in partnership con la Bonfanti.<br />

«È un’ottima collaborazione -<br />

spiega la manager ad <strong>Economy</strong><br />

- già ora abbiamo spesso il sold<br />

out malgrado i prezzi non siano<br />

economici. Lo stabilimento è<br />

sontuoso ma l’ingresso costa<br />

200 euro per un gazebo ed<br />

è sempre pienissimo». Per<br />

chi resta a Roma, una valida<br />

alternativa è il Grand Hotel<br />

Melià Villa Agrippina, un<br />

incanto affacciato sul Gianicolo<br />

con piscina scenografica,<br />

lettini iper accessoriati e ottimo<br />

ristorante. (m.s.)<br />

Therasia Resort,<br />

rigenerarsi<br />

sotto il vulcano<br />

Novantasette camere, alcune<br />

con terrazza corredata di<br />

piscina idromassaggio privata.<br />

Lo straordinario scenario<br />

della regina delle Isole Eolie,<br />

Vulcano, a fare da sfondo.<br />

Un mare cristallino che<br />

sembra unirsi alle “infinity<br />

pool”, progettate a sfioro per<br />

sembrare un prolungamento<br />

naturale del mare stesso.<br />

Sono soltanto alcuni degli<br />

“assi” che Therasia Resort<br />

Sea & Spa può offrire ai propri<br />

ospiti. Il tutto circondato da<br />

una natura incontaminata e<br />

aspra che ha fatto di Vulcano<br />

la perla dell’arcipelago<br />

siciliano. L’attenzione per i<br />

dettagli si riverbera anche<br />

nella cura quasi maniacale<br />

nella scelta dei materiali,<br />

tutti rigorosamente locali:<br />

pietra lavica dell’Etna, cotto e<br />

Apre FRI, il polo<br />

della moda futura<br />

Un centro didattico e<br />

d’innovazione, ma anche un<br />

polo espositivo e archivistico<br />

dedicato alla valorizzazione<br />

di un settore chiave del made<br />

in Italy: la moda. È questa la<br />

“mission” con cui è nata la<br />

Fondazione no-profit Fashion<br />

Research Italy (FRI), creata da<br />

Alberto Masotti, ex proprietario<br />

de “La Perla”, nella storica<br />

sede del gruppo a Bologna.<br />

FRI aprirà le porte al pubblico<br />

il 21 ottobre prossimo, ma il<br />

21 giugno scorso sono state<br />

inaugurate le due iconesimbolo:<br />

la Statua di Donna e la<br />

passerella multimediale per la<br />

riproduzione di sfilate virtuali.<br />

Nata nel 2015, FRI si è data<br />

un compito impegnativo:<br />

supportare il comparto<br />

della moda nell’era della<br />

smaterializzazione dei beni<br />

innescata dalla rivoluzione<br />

digitale. Per Alberto Masotti<br />

«la manifattura e il sapere<br />

artigianale devono cogliere<br />

nuove opportunità di crescita:<br />

la moda deve trasformarsi in<br />

moda 4.0».<br />

pietra naturale lavorata a<br />

mano proveniente da cave<br />

siciliane. Tutte le stanze<br />

hanno letti in gesso, bagni<br />

con piastrelle in maiolica,<br />

lavabi in pietra lavica. Gli<br />

ospiti potranno scegliere<br />

se fermarsi nella spiaggia<br />

privata o se noleggiare<br />

barche per recarsi in altri<br />

luoghi dell’isola o a Lipari.<br />

Altra attività possibile, il<br />

trekking per ammirare la<br />

magnificenza dei crateri del<br />

vulcano. Ma l’esperienza<br />

al Therasia si vive anche<br />

La Passerella Multimediale<br />

cambia completamente la<br />

fruizione del mondo della<br />

moda da parte del pubblico<br />

e degli addetti ai lavori,<br />

attraverso 8 monitor da 85<br />

pollici ad alta definizione.<br />

L’Icona di Donna è una statua<br />

di luce alta oltre 10 metri<br />

composta da 21.120 LED<br />

controllati da un software<br />

ad hoc che permette di<br />

creare forme 3D che si<br />

fondono con i suoni. «La<br />

statua – spiega ancora<br />

Masotti – è dedicata alle<br />

donne che hanno contribuito<br />

al successo del comparto.<br />

Ed è anche un omaggio<br />

speciale a Olga Cantelli, che<br />

contribuì in maniera decisiva<br />

allo sviluppo de La Perla<br />

nel mondo, e a cui l’intera<br />

Fondazione è dedicata». (m.s.)<br />

di sera, quando gli ospiti<br />

possono affidarsi alle cure<br />

dello chef Giuseppe Biuso, un<br />

artista dei fornelli che innova<br />

antiche ricette della tradizione<br />

siciliana. (m.s.)<br />

COSA<br />

Land Rover Day<br />

QUANDO<br />

22-23 luglio<br />

DOVE<br />

Cervinia<br />

Test-drive<br />

in alta quota<br />

Dopo 10 anni ritorna il<br />

Land Rover Day, uno dei più<br />

originali e affollati raduni<br />

internazionali Land Rover in<br />

Italia: l’appuntamento è per<br />

il 22 e 23 luglio a Breuil-<br />

Cervinia, per un weekend<br />

in puro spirito above<br />

and beyond, da vivere in<br />

un’atmosfera cosmopolita.<br />

La manifestazione,<br />

organizzata dal Registro<br />

Italiano Land Rover,<br />

coinvolgerà vetture<br />

provenienti da tutta Europa,<br />

unite dal comune desiderio<br />

di vivere a contatto con le<br />

bellezze incontaminate della<br />

natura, in un’escursione ad<br />

alta quota lungo le piste da<br />

sci, fino a 3.500 metri.<br />

Per iscriversi occorre<br />

compilare entro il 20 luglio.<br />

il modulo reperibile sul sito<br />

www.registrolandrover.it<br />

dove si trovano tutte le info<br />

e le quote di partecipazione.<br />

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LE RAGIONI DEL GOSSIP<br />

a cura di Monica Setta<br />

NELL’OLIMPO DEGLI ALBERGHI<br />

LA SICILIA SEDUCE GLI DEI<br />

La sfida di Andrea Delfini, al timone di Nero Hotels. Le meraviglie di Siracusa e di Vulcano<br />

Ma ci sono anche i big dell’economia, come Carlo Messina, che preferiscono l’understatement<br />

HA INAUGURATO LO<br />

STABILIMENTO ALPEMARE<br />

realizzato a due passi dal<br />

sontuoso Grand Hotel Imperiale<br />

di Forte dei marmi con il tenore<br />

Andrea Bocelli; poi, il sabato<br />

successivo, è volato in Toscana<br />

per una gara di golf (il suo<br />

gruppo ne sponsorizza almeno<br />

una cinquantina all’anno) già<br />

pronto a far tappa a La Sommità<br />

di Ostuni dove ama ritirarsi la<br />

campionessa brindisina del<br />

tennis Flavia Pennetta oppure al<br />

lussuoso Poseidon di Positano di<br />

cui sono habituée star del calibro<br />

di Drew Barrymore o Harrison<br />

Ford.<br />

Andrea Delfini, numero uno<br />

di Blastness e presidente di<br />

Nero Hotels, è uno di quegli<br />

imprenditori che qualsiasi cosa<br />

tocchino fa sempre “tendenza” o<br />

diventa oro. Aria blasé, vestito<br />

perfetto di taglio preferibilmente<br />

blu cobalto (ma il cashmere è<br />

un must in barca o sul green),<br />

Delfini ha “appena” 46 anni<br />

eppure ha già costruito un<br />

impero fondato su un progetto<br />

vincente. Le keywords su cui<br />

si basa la sua attività sono<br />

sostanzialmente due: target<br />

& relazioni. «Nero Lifestyle è<br />

un progetto di marketing e<br />

comunicazione che opera per<br />

promuovere aziende e marchi<br />

di diversi settori merceologici<br />

che operano nell’alta e altissima<br />

gamma e che condividono lo<br />

stesso mercato-target» spiega<br />

Delfini ad <strong>Economy</strong> a margine<br />

di una delle cene più chic del<br />

salotto romano organizzate dal<br />

gruppo Barletta il 5 luglio a villa<br />

Medici a Trinità dei Monti. «Il<br />

progetto si fonda su un network<br />

di relazioni ad alto livello, sia<br />

nazionali che internazionali,<br />

alimentato e sviluppato dagli<br />

stessi partner attraverso eventi<br />

e manifestazioni di genere<br />

diverso e in diversi contesti. Un<br />

obiettivo del progetto è inoltre<br />

una accurata profilazione<br />

degli HNWI (High Net Worth<br />

Individual) appartenenti al Club<br />

Nero Lifestyle». Insomma, lo<br />

avete capito, con questa griffe<br />

planiamo nell’Olimpo degli<br />

alberghi o dei brand per un club<br />

ristretto di Paperoni mondiali.<br />

In principio c’era Nero Hotels,<br />

azienda del gruppo Blastness<br />

(oggi il primo provider di sistemi<br />

per prenotazioni a 5 stelle in<br />

Italia, 300 milioni di euro gestiti<br />

nella piattaforma ogni anno con<br />

oltre 700 strutture in portafoglio)<br />

poi, come precisa Delfini, dal<br />

brand alberghiero si è sviluppato<br />

Nero Lifestyle. È stato quando<br />

Andrea ha cominciato a ricevere<br />

le telefonate di imprenditori<br />

dell’alta gamma made in Italy che<br />

gli chiedevano di essere “visibili”<br />

negli alberghi da lui ‘griffati’. Ogni<br />

anno infatti, secondo una recente<br />

ricerca dell’Università di Chicago,<br />

oltre 400mila high spenders<br />

soggiornano in strutture di<br />

lusso e fanno shopping proprio<br />

in albergo. Perché, dunque, non<br />

far trovare loro lussuosissimi<br />

gadget insieme alla brioche<br />

della colazione oppure allo<br />

champagne con tartine al caviale<br />

del pomeriggio? Delfini, come<br />

era successo prima di lui ad<br />

altri “Italians” dello “charme”<br />

del calibro di Diego Della Valle o<br />

Luca Cordero di Montezemolo,<br />

ha compreso che lo “status<br />

symbol” è ancora un asset<br />

fondamentale per le aziende<br />

QUI IN SENSO ORARIO: CARLO MESSINA, ANDREA DELFINI, ANDREA BOCELLI, LUCA CORDERO DI MONTEZEMOLO<br />

di lusso. Da qui l’idea di eventi<br />

o partnership di alto livello<br />

come quella appena realizzata<br />

con Bocelli, la moglie Veronica<br />

Berti e la loro famiglia che ha<br />

scelto di investire in un progetto<br />

(lo stabilimento versiliano<br />

Alpemare) dove conquistare un<br />

gazebo costa non meno di 200<br />

euro al giorno.<br />

Quali sono allora i posti dove<br />

è un plus fare tappa in questa<br />

caldissima estate <strong>2017</strong> se non si<br />

hanno problemi di portafoglio?<br />

Secondo gli influencer, una delle<br />

mete è la Sardegna (oltre alla<br />

Costa Smeralda c’è il Colonna<br />

Resort che ha la piscina di acqua<br />

salata più grande d’Europa) ma<br />

anche il magico Grand Hotel<br />

Minareto a Siracusa, dove le<br />

camere sono piccole case e<br />

ville sul promontorio di fronte<br />

ad Ortigia in cui, secondo la<br />

leggenda, Archimede Pitagorico<br />

installò gli specchi ustori per<br />

bruciare le navi romane. Al<br />

Minareto si possono trovare<br />

ville con giardino mediterraneo e<br />

piscina privata a 1.000 euro per<br />

una notte (una tariffa economica<br />

se pensiamo che al Capri Palace,<br />

altro indirizzo top, le suite dello<br />

stesso genere costano, ad<br />

esempio, almeno il doppio in<br />

media).<br />

Altro “must” della season è il<br />

Therasia Resort Sea & SPA di<br />

Vulcano dove dovrebbe sbarcare<br />

Leo Di Caprio per una vacanzarifugio<br />

alle isole Eolie o Le<br />

Grotte della Civita nei sassi di<br />

Matera, un “luxury travel” fatto<br />

di sensazioni, emozioni, sapori e<br />

profumi unici ed autentici.<br />

Ma ci sono anche i big della<br />

business community che fanno<br />

eccezione ed in controtendenza<br />

(bravi!) vestono i panni<br />

dell’understatement. Sto<br />

parlando di top manager come<br />

Carlo Messina, classe 1962, Ceo<br />

di Intesa San Paolo che festeggia<br />

abitualmente i suoi eventi di<br />

famiglia al “Caio”, country<br />

Restaurant romano a due passi<br />

dalla Cassia dove si fa il brunch a<br />

35 euro (fra i proprietari l’attrice<br />

Cosetta Turco).<br />

Stesso trend seguito da Franco<br />

Roberti, classe 47, procuratore<br />

nazionale antimafia che quando<br />

va a cena fuori nella capitale<br />

non punta su chef stellati ma<br />

su trattorie di cucina romana.<br />

L’ultima volta, poche sere fa,<br />

lo abbiamo visto all’Osteria<br />

del Sostegno, a due passi da<br />

Montecitorio: pasta cacio e pepe.<br />

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