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e-FARCORO 2-2017

FARCORO è la Rivista Musicale di AERCO, l'Associazione Emiliano Romagnola Cori

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FarCoro<br />

n. 2 / <strong>2017</strong><br />

Quadrimestrale<br />

dell’AERCO<br />

Associazione<br />

Emiliano<br />

Romagnola<br />

Cori<br />

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale- 70% CN/BO<br />

Musica dell’anima<br />

Il ruolo del celebrante e<br />

la partecipazione attiva<br />

Analisi<br />

Bruno Bettinelli<br />

Tecnica<br />

Il modello Coro: per<br />

un futuro in armonia


FarCoro n. 2 / <strong>2017</strong><br />

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale- 70% CN/BO<br />

Editoriale .....................................................................................................1<br />

di Niccolò Paganini<br />

<strong>FARCORO</strong><br />

Quadrimestrale dell’AERCO<br />

Associazione Emiliano Romagnola Cori<br />

maggio - agosto <strong>2017</strong><br />

Edizione online www.farcoro.it<br />

Autorizzazione del Tribunale di Bologna<br />

N° 4530 del 24/02/1977<br />

Poste Italiane s.p.a.<br />

Spedizione in Abbonamento Postale<br />

70% - CN/BO.<br />

Direttore Editoriale<br />

Niccolò Paganini<br />

direttore@farcoro.it<br />

Comitato di Redazione<br />

Francesco Barbuto<br />

francescobarbuto@alice.it<br />

Giovanni Barzaghi<br />

doxnab@tin.it<br />

Luca Buzzavi<br />

lucabuzzavi@gmail.com<br />

Michele Napolitano<br />

napolitano.mic@gmail.com<br />

Grafica e impaginazione<br />

Elisa Pesci<br />

Stampa<br />

Tipolitografia Tipocolor, Parma<br />

Sede Legale<br />

c/o Aerco - Via Barberia 9<br />

40123 Bologna<br />

Contatti redazione:<br />

direttore@farcoro.it<br />

+39 347 9706837<br />

I contenuti della Rivista sono © Copyright 2009 AER-<br />

CO-<strong>FARCORO</strong>, Via Barberia 9, Bologna - Italia. Salvo<br />

diversamente specificato (vedi in calce ad ogni articolo<br />

o altro contenuto della Rivista), tutto il materiale<br />

pubblicato su questa Rivista è protetto da<br />

copyright, dalle leggi sulla proprietà intellettuale e<br />

dalle disposizioni dei trattati internazionali; nessuna<br />

sua parte integrale o parziale può essere riprodotta<br />

sotto alcuna forma o con alcun mezzo senza<br />

autorizzazione scritta. Per informazioni su come ottenere<br />

l’autorizzazione alla riproduzione del materiale<br />

pubblicato, inviare una e-mail all’indirizzo: farcoro@aerco.it.<br />

in copertina<br />

Claudio Monteverdi<br />

La lettera del Presidente....................................................................2<br />

di Andrea Angelini<br />

Primo Piano ...............................................................................................4<br />

Claudio Monteverdi e il suo Vespro:<br />

una funzione tendente all’infinito<br />

di SARA DIECI<br />

Stile - Musica dell’anima ....................................................................8<br />

Il ruolo del celebrante e la partecipazione attiva<br />

di PADRE MATTEO FERRALDESCHI<br />

Repertorio - Musica dell’anima....................................................12<br />

Ordinario per Schola, Assemblea e Organo<br />

di FULVIO RAMPI<br />

Analisi..........................................................................................................20<br />

A colloquio con Silvia Bianchera Bettinelli<br />

di FRANCESCO BARBUTO<br />

Già mi trovai di maggio, dalle ‘ Tre espressioni Madrigalistiche’<br />

per coro misto di Bruno Bettinelli<br />

di FRANCESCO BARBUTO<br />

Tecnica ........................................................................................................34<br />

Una funzione biologica di scarto<br />

di GIORGIO MAZZUCATO<br />

Il modello Coro: per un futuro in armonia<br />

di ANDREA LANDRISCINA<br />

Repertorio.................................................................................................42<br />

Angel Fly - Angelus Domini<br />

di FABIO PECCI<br />

Improvviso, l’inverno<br />

di GIAN PIETRO CAPACCHI<br />

Commento ................................................................................................48<br />

Recensione de I Quaderni di Farcoro<br />

di michele peguri<br />

AERCO notizie.......................................................................................54<br />

FarC<br />

IV Concorso Corale Città di Riccione<br />

di fabio pecci


Editoriale<br />

PROF. NICCOLÒ PAGANINI<br />

Direttore editoriale<br />

oro<br />

Niccolò Paganini<br />

Carissimi Lettori,<br />

sono soddisfatto nel poter presentare a Voi un numero così<br />

ricco e interessante. La nostra Associazione in questi ultimi<br />

anni si è arricchita di tante personalità che hanno avuto la<br />

forza e la competenza di renderla una realtà viva e dinamica.<br />

Grazie al lavoro prezioso della Redazione, anche la rivista è<br />

cresciuta garantendo qualità e professionalità. In questo<br />

numero vi proponiamo una serie di articoli che mi auguro<br />

possiate trovare interessanti e utili per la vostra attività corale.<br />

In Primo Piano, Sara Dieci ci offre un prezioso spunto di<br />

riflessione su Claudio Monteverdi e la sua musica per coro.<br />

Vogliamo rendere onore ancora una volta al grande musicista<br />

di cui lo scorso 9 maggio è stato celebrato il 450° compleanno.<br />

La musica sacra e in particolare quella di ambito liturgico è<br />

sempre al centro della nostra rubrica Musica dell’anima, curata<br />

da Luca Buzzavi. Poniamo la nostra attenzione sul ruolo del<br />

celebrante e la sua partecipazione attiva grazie alla grande<br />

esperienza e competenza di Padre Matteo Ferraldeschi,<br />

fondatore e docente dei Corsi estivi di Assisi e di Farfa,<br />

Vicario parrocchiale della Chiesa di San Gregorio VII in Roma<br />

e direttore del Coro Laudesi Umbri di Spoleto. Sempre per la<br />

rubrica Musica dell’anima, pubblichiamo un Signore pietà e<br />

un Gloria di Fulvio Rampi, tratte da una Messa composta per<br />

Schola, Assemblea e Organo.<br />

Francesco Barbuto, per Analisi, ha intervistato Silvia Bianchera,<br />

moglie di Bruno Bettinelli. In questo interessante colloquio<br />

scopriremo alcuni aspetti peculiari e importanti della poetica<br />

e artistica del Maestro. A seguire l’analisi del brano Già mi<br />

trovai di maggio dalle “Tre espressioni Madrigalistiche” per<br />

coro misto a cappella. Per la Tecnica Giorgio Mazzucato<br />

vuole proporci una riflessione sull’importanza della voce.<br />

Egli definisce la voce come uno strumento straordinario<br />

d’identificazione della persona, e la paragona alla nostra<br />

foto, al documento d’identità. Per la stessa rubrica, invece,<br />

Andrea Landriscina ci presenta il modello Coro, attraverso<br />

sette semi che lo caratterizzano. In Repertorio, abbiamo due<br />

proposte: una per coro di voci bianche o giovanile e una per<br />

coro popolare. Fabio Pecci ci presenta il brano di Manolo Da<br />

Rold, Angel Fly (Angelus Domini), uno delle composizione<br />

più eseguite da cori di voci bianche e giovanili femminili. Per<br />

l’ambito popolare abbiamo il piacere di pubblicare Improvviso,<br />

l’inverno di Gian Pietro Capacchi, una composizione che ha<br />

avuto una segnalazione di merito nell’ambito del Concorso<br />

di Composizione Corale ‘Una canzone per l’Adunata’, ideato<br />

quest’anno dalla sezione ANA di Treviso.<br />

Infine pubblichiamo, per la rubrica Commento, la recensione<br />

di Michele Peguri al decimo Quaderno di FarCoro, Esercizi<br />

d’intonazione e di lettura per coro, di Pier Paolo Scattolin, e<br />

il resoconto della IV edizione del Concorso corale Città di<br />

Riccione. Augurando una proficua e piacevole lettura, Vi porgo<br />

corali saluti<br />

| 3


La lettera<br />

del Presidente<br />

Associazione<br />

Emiliano Romagnola<br />

Cori<br />

Dr. ANDREA ANGELINI<br />

Presidente AERCO<br />

‘La musica è una<br />

matematica misteriosa i<br />

cui elementi partecipano<br />

dell’Infinito. Essa è<br />

responsabile dei movimenti<br />

delle acque, del gioco<br />

delle curve descritte dalle<br />

mutevoli brezze; niente<br />

è più musicale di un<br />

tramonto’<br />

C. Debussy<br />

‘L’acqua che tocchi de’ fiumi è l’ultima di quella che andò e la<br />

prima di quella che viene. Così il tempo presente.’ Mi piace<br />

cominciare, con queste parole di Leonardo da Vinci, alcune<br />

considerazioni in questo caldo periodo estivo. L’acqua è da<br />

sempre sinonimo di vita e ogni giorno, sotto diverse forme,<br />

regala a tutti noi sensazioni di piacere, di sollievo, di fascino<br />

e purezza. L’acqua è estremamente adattabile, è flessibile e<br />

cambia la sua forma. Si adatta alle circostanze, aggirando gli<br />

ostacoli che incontra nel suo cammino. Tutto questo in un<br />

processo di continua trasformazione che è la sua vera forza.<br />

Associando questo fondamentale elemento alla musica, mi<br />

vengono in mente i magnifici spettacoli delle fontane danzanti,<br />

osservati in varie città del mondo, e la loro suggestiva bellezza.<br />

La tradizione dei giochi d’acqua è, come sappiamo, molto<br />

antica e già i Romani ne riconoscevano l’importanza sia dal<br />

punto di vista funzionale, in quanto venivano sfruttate come<br />

punto di distribuzione dell’acqua cittadina, sia dal punto di<br />

vista ornamentale poiché erano un’espressione artistica alla<br />

portata di tutti. Acqua e musica: i Jeux d’eau, Giochi d’acqua, di<br />

Maurice Ravel inaugurano la musica francese del Novecento.<br />

Le novità riguardano in particolare l’armonia: fin dalla prima<br />

battuta l’accordo consonante ingloba due suoni (settima<br />

maggiore e nona maggiore rispetto al suono fondamentale)<br />

che erano sempre stati considerati dissonanti. Sia Chopin<br />

che Liszt avevano allargato il concetto di consonanza, ma<br />

in via del tutto episodica: con Ravel il nuovo concetto di<br />

consonanza diventa un tratto lessicale costante. E si tratta<br />

di un passo molto importante, da cui scaturirà nove anni più<br />

tardi, con il Trattato d’armonia di Schönberg, l’abolizione del<br />

concetto stesso di dissonanza.<br />

Per la teoria degli opposti, l’altro elemento su cui mi piace<br />

soffermarmi, in contrapposizione all’acqua, è il fuoco: è<br />

per eccellenza un elemento dinamico, in quanto genera<br />

trasformazioni. In particolare tende a purificare tutte le cose,<br />

elevandole ad un livello di perfezione maggiore. Il fuoco è<br />

un’energia radiante, eccitante, piena di fervore. Il fuoco viene<br />

spesso associato al coraggio, alla fiducia nel proprio valore e<br />

al gusto della sfida di fronte alle prove della vita. Tornando<br />

alla musica è immediato l’accostamento con la Musica per i<br />

Reali Fuochi d’Artificio composta da Georg Friedrich Händel<br />

nel 1749 su commissione di Giorgio II di Gran Bretagna. Il<br />

pretesto per la composizione di questo lavoro fu la firma<br />

del trattato di Aquisgrana del 1748 che mise fine alla guerra<br />

di successione austriaca. Il re non badò a spese e volle che si<br />

celebrasse l’avvenimento con grandi festeggiamenti e fuochi<br />

d’artificio, questi ultimi prodotti da una gigantesca struttura<br />

in legno.<br />

Ritornando al tema dell’acqua, nella vasta produzione di brani<br />

per coro, vorrei ricordare, come autentica gemma, il brano<br />

Gesang der Geister über den Wassern, Canto degli Spiriti sulle<br />

Acque, di Franz Schubert su testo di Goethe. La poesia di<br />

Goethe tratta temi di alto impegno concettuale; il parallelo<br />

| 4


Maurice Ravel<br />

Claude Debussy<br />

fra gli elementi della natura, l’acqua, il vento, e l’uomo, la sua<br />

anima e il suo destino, sono di grande intensità. ‘La musica<br />

è una matematica misteriosa’ - scrive il grande musicista<br />

francese Debussy - i cui elementi partecipano dell’Infinito.<br />

Essa è responsabile dei movimenti delle acque, del gioco delle<br />

curve descritte dalle mutevoli brezze; niente è più musicale<br />

di un tramonto’. Analizzando i titoli suggestivi che Debussy<br />

ama apporre alle proprie composizioni si nota il proliferare<br />

di riferimenti legati alla natura e ad alcuni spettacoli che essa<br />

offre. Molti di questi titoli sono correlati all’immaginario<br />

acquatico: Le jet d’eau, La mer est plus belle, Jardins sous la<br />

pluie, Reflets dans l’eau, Poissons d’or, La cathédrale engloutie,<br />

Ondine, En bateau, Pour remercier la pluie au matin, Sirènes,<br />

La mer, De l’aube à midi sur la mer, Jeux de vagues, Dialogue<br />

du vent et de la mer. I riferimenti all’acqua affollano i testi<br />

delle mélodies per canto e pianoforte che Debussy sceglie fra<br />

i componimenti di numerosi poeti simbolisti, fra cui Verlaine,<br />

Baudelaire e Mallarmé. Nella musica d’acqua di Debussy, i<br />

suoni sfumano i propri contorni e si immettono in un flusso<br />

che spesso pare emergere dal nulla. Tali suoni scorrono<br />

fluenti e poi svaniscono all’orizzonte, riassorbiti dal silenzio e<br />

dall’oscurità oppure confluiscono in un nuovo flusso. Questo<br />

accade in modo esemplare nel terzo dei Nocturnes per<br />

orchestra. Scorrono fluidi i vocalizzi evocatori di Sirènes. Gli<br />

ipnotici cori sembrano infatti affiorare alla superficie del mare,<br />

per poi inabissarsi nuovamente. ‘Sirènes è il mare e il suo ritmo<br />

infinito - scrive ancora Debussy in una nota esplicativa redatta<br />

per l’esecuzione di questo brano - poi tra i raggi argentei della<br />

luna si sente, ride e passa il canto misterioso delle sirene’. Il<br />

coro è qui usato come se fosse un gruppo strumentale, è fuso<br />

all’orchestra e non ha un testo da cantare. Questi sensuali e<br />

avvolgenti vocalizzi sono un canto smaterializzato, morbido,<br />

curvilineo. Archi, fiati e arpe intrecciano suoni vellutati e<br />

fluenti. Il tema affidato alle voci del coro affiora con frequenza<br />

dalla liquida materia sonora.<br />

Dopo questo immaginario contatto dei due elementi, vi auguro<br />

una magnifica estate. AERCO invece continuerà a lavorare per<br />

presentarvi, a Settembre, il nuovo Corso per Direttori di Cori<br />

Scolastici, con grandi nomi quali Anna-Maria Hefele, Basilio<br />

Astulez, Tullio Visioli ed altri, CantaBO, il Festival per la coralità<br />

bolognese e la Rassegna Di Cori un altro Po, quest’anno esteso<br />

anche al Piemonte.<br />

Andrea Angelini - Presidente AERCO<br />

| 5


Primo Piano<br />

Si presume che quest’anno si canterà di più<br />

Monteverdi. Lo scorso 9 maggio si è festeggiato il<br />

suo 450° compleanno e non ci sarebbe occasione<br />

migliore per onorarlo, dal piccolo concerto in<br />

provincia al festival internazionale.<br />

Quanto oggi sia rilevante la figura di Monteverdi<br />

fra le associazioni corali di tutto il mondo è fuori<br />

discussione: basta solo provare a contare quante di<br />

queste realtà sono a lui intitolate.<br />

Claudio Monteverdi e il<br />

suo Vespro: una funzione<br />

tendente all’infinito<br />

di sara dieci<br />

Molte sono le ragioni per cui i cori di oggi studiano la sua<br />

musica. Anzitutto, come ‘monumento’ della nostra storia<br />

musicale, ed è difficile individuare l’esatto istante in cui<br />

la sua figura è divenuta archetipo di stile e di costruzione<br />

formale: infatti, è stato citato, imitato, contraffatto quando<br />

era ancora in vita. Appena un secolo dopo il padre di tutti gli<br />

storiografi, l’arcidotto Padre Martini, selezionava campioni<br />

della scrittura monteverdiana nel corredare di autorevoli<br />

esempi il suo metodo di contrappunto 1 . Ma il vero e<br />

proprio monumento sarà eretto ai tempi della cosiddetta<br />

‘musica al quadrato’, quando il ripescare vecchie carte di<br />

musica dal passato era molto più di un semplice sport<br />

archeologico, dato che tale attitudine riuscì a influenzare<br />

in modo determinante le carriere di tanti compositori; tra<br />

tutti, Gian Francesco Malipiero 2 , che venne incaricato nel<br />

1926 di curare l’opera omnia monteverdiana e se ne invaghì<br />

a tal punto da cimentarsi nell’orchestrazione di alcuni<br />

madrigali, fino a creare nuove pagine con la medesima<br />

ispirazione formale (e contagiando con questo gentile<br />

morbo vari colleghi e discepoli). Ancora oggi, sebbene per<br />

1 Giovanni Battista Martini, Esemplare o sia Saggio fondamentale<br />

pratico di contrappunto fugato, Bologna, Lelio della Volpe 1774, vol.<br />

II, pp. 180-198, 242-250.<br />

2 Tutte le opere di Claudio Monteverdi, a cura di G. Francesco Malipiero,<br />

Wien, Universal Edition 1926-1942.<br />

6 | Primo PIANO


una strana sorta di snobismo in troppi non hanno il coraggio di ammetterlo, assai sovente<br />

quei tozzi volumi dalla copertina color lambrusco lasciano gli scaffali delle biblioteche<br />

per servire ai direttori più intransigenti, ai continuisti più ortodossi, al cantore più esperto<br />

nella prassi informata: un fenomeno che di certo non si fermerà in questo anno di festa,<br />

nonostante le auguste edizioni critiche confezionate nell’arco temporale tra Malipiero e<br />

noi.<br />

Non dimentichiamo poi che il componimento di Monteverdi è un ottimo esercizio di stile<br />

e in quanto tale è contenuto in qualche vecchia (ma sempre efficace) antologia corale:<br />

il madrigale e il mottetto insegnano a pronunciare, a respirare, a intonare come pochi<br />

riescono a fare; ecco quindi che diventa il pallino di un direttore o di qualche corista<br />

entusiasta, un po’ per i motivi che abbiamo già enunciato, un po’ perché è difficile e fa<br />

crescere. Si indica come brano d’obbligo a un concorso. Si registra per l’ennesima volta su<br />

CD.<br />

Ma il maestro cremonese, la cui produzione è totalmente consacrata alle voci, non<br />

pensava certo al coro nell’accezione a cui oggi siamo più abituati. Ai suoi tempi, nel suo<br />

periodo di attività un compositore della sua categoria doveva avere dimestichezza con<br />

una multiforme casistica dei gruppi vocali, variabili per luogo e situazione e soprattutto a<br />

seconda della funzione che gli si attribuiva. Egli ebbe la fortuna di lavorare in contingenze<br />

in cui la macchina a disposizione era efficiente, alquanto versatile e senz’altro di lusso;<br />

accanto a queste c’era sempre e comunque il coro più astratto, quello ideale: trasmesso<br />

dall’eredità dei maestri come prototipo assoluto di scrittura e poi immortalato su un<br />

foglio di carta dagli attrezzi del tipografo.<br />

Della produzione monteverdiana oggi conosciuta, il madrigale è entrato nel repertorio<br />

corale suo malgrado, ma a beneficio di una certa fruizione didattica e storiografica cui<br />

abbiamo già accennato. Perciò non è del tutto legittimo trattarne in queste righe, ma che<br />

un prodotto concepito ‘per pochi intimi’ si sia potuto estendere a una compagnia assai più<br />

nutrita sarebbe senz’altro un fatto degno di essere osservato nel suo percorso storico ed<br />

estetico. Non tutti i brani di questa forma si prestano a un simile uso, si noterà infatti che<br />

solitamente la scelta cade su una limitata casistica.<br />

Riproporre oggi un’immagine così circostanziata della produzione madrigalistica è però una<br />

professione di differenti valori, non soltanto legati alla rappresentazione di un contesto<br />

che, come quello mantovano, si avvaleva delle maestranze più acclamate del tempo. Il<br />

recupero di quel suono che è origine di ogni parola ci permette l’accesso a un gioco in<br />

cui molti sono i percorsi possibili e in cui ognuno di noi può soffermarsi a osservare la<br />

pianificazione strutturale delle voci, la resa mimetica di ogni affetto, o ancora confrontare<br />

le scelte dei diversi musici che hanno adottato le stesse linee. O semplicemente<br />

abbandonarsi a una ricezione incondizionata, dettata dalla semplice reazione emotiva.<br />

Non si distaccano da questa concezione formale gli interventi corali dell’Orfeo, che anche<br />

quando vi prevale l’andatura omoritmica sono autentici ‘calchi madrigaleschi’ 3 . Questi,<br />

sotto il peso del progetto narrativo si differenziano nel tessuto, nella scrittura, nelle scelte<br />

timbriche. Nella tragedia (che la sera di quel 24 febbraio 1607 si definiva ‘favola’) il coro è<br />

un’entità drammaturgica che ottempera a una regola antica: che sia intonato da spiriti o<br />

pastori, che costituisca un commento morale o un grido di compassione, esso è sempre<br />

l’elemento di mediazione fra noi e i personaggi della favola, che si assume il compito della<br />

suddivisione temporale del racconto, l’articolazione del dramma, il respiro della storia.<br />

Non cinque voci, ma una soltanto che si rifrange in cinque dimensioni.<br />

Durante il suo magistero mantovano, Claudio otterrà solo nel 1601 di estendere la<br />

propria autorità direttoriale dalle stanze di palazzo alla basilica di Santa Barbara. Assai<br />

probabilmente aveva già partecipato all’intonazione di messe, salmi e mottetti e condiviso<br />

una certa maniera gonzaghesca di concepire la musica devota che portava avanti un ideale<br />

sapientemente costruito dal duca Guglielmo, morto nel 1587. Guglielmo, oltre a ordinare<br />

3 Claudio Gallico, Monteverdi, Torino, Einaudi 1979, p. 65.<br />

‘Il maestro<br />

cremonese, la<br />

cui produzione<br />

è totalmente<br />

consacrata alle<br />

voci, non pensava<br />

certo al coro<br />

nell’accezione a<br />

cui oggi siamo più<br />

abituati’<br />

CLAUDIO MONTEVERDI E IL SUO VESPRO | 7


Basilica di S. Barbara a Mantova<br />

l’edificazione della basilica (eretta un tempi brevissimi)<br />

si impegnò a insistere pertinacemente presso le autorità<br />

vaticane affinché i riti in Santa Barbara mantenessero<br />

un’identità esclusiva rispetto alle disposizioni del recente<br />

Concilio; un’operazione diplomatica tra le più complesse,<br />

che portò passo dopo passo all’istituzione di un solido<br />

organigramma ecclesiastico, di un apposito calendario, alla<br />

convalida di un programma liturgico e affidato a cantori<br />

specializzati. Intorno agli anni Settanta del Cinquecento<br />

Guglielmo invocò da Pio V l’approvazione di messale,<br />

breviario, cerimoniale e un repertorio di canto piano<br />

appositamente modellato sulle consuetudini cittadine.<br />

Il suo obiettivo fu raggiunto nel 1583 con papa Gregorio<br />

XIII, dopo trattative estenuanti: si trattava di un fatto<br />

decisamente eccezionale, se si considera che il Concilio<br />

di Trento aveva riconosciuto come legittimi solo i rituali<br />

attivi da almeno duecento anni 4 .<br />

Al rinnovato interesse per il canto piano da parte del<br />

duca, si associava la volontà di portare avanti un modello<br />

polifonico di tradizione fiamminga: fra i diversi maestri che<br />

scrissero per questo particolarissimo luogo sacro Giaches<br />

4 Si veda Paola Besutti, Un modello alternativo di controriforma: il<br />

caso mantovano, in La cappella musicale nell’italia della controriforma<br />

a cura di Oscar Mischiati e Paolo Russo, Firenze, Olschki 1993,<br />

pp. 111-121.<br />

Wert, maestro di cappella di Santa Barbara, e Palestrina,<br />

chiamato a produrre alcune messe di foggia mantovana<br />

allo scopo di agevolare la trattativa in corso 5 .<br />

Ecco dunque il primo luogo eccezionale in cui Monteverdi<br />

si ritrovò ad agire: uno spazio esclusivo, appositamente<br />

progettato per la perfetta rifrazione delle voci, dotato<br />

di un organo magnifico e dove si poteva contare su una<br />

squadra di cantori molto affiatata.<br />

Nel campo della produzione sacra di Monteverdi, il coro −<br />

inteso nella nostra più comune accezione − trova una più<br />

legittima sede; qui si attua un’innovazione meno esplicita<br />

agli occhi dell’uomo di oggi, ma ben più sostanziale e<br />

sostanziosa.<br />

Sanctissimae Virgini Missa senis vocibus ac Vesperae<br />

pluribus decantandae cum nonnullis sacris concentibus:<br />

ad sacella sive principum cubicula accommodata (Venezia,<br />

Ricciardo Amadino 1610) è il lungo e controverso (in<br />

particolar modo riguardo all’espressione principum<br />

cubicula, che lascia supporre una destinazione al culto<br />

privato del duca) titolo che appare sul frontespizio del<br />

primo libro contenente musiche d’uso liturgico pubblicate<br />

da Claudio Monteverdi. Concepito per una festività<br />

mariana, è composto di una Messa e di una serie di Salmi<br />

da Vespro, presentati secondo l’ordine consueto che<br />

presuppone l’inserimento di opportuni canti fermi. La<br />

prima parte del libro è dunque interessata da una Messa<br />

polifonica interamente costruita su alcuni frammenti<br />

melodici tratti dal motetto di Gombert In illo tempore.<br />

L’arte di combinare in modo assai cimentoso tutte le parti<br />

in gioco è il dichiarato manifesto del lavoro, come fra l’altro<br />

si percepisce in una sorta di legenda che l’autore riporta<br />

al principio del fascicolo affidato all’organista, dove si dà<br />

mostra di tutte le fughe contenute nella composizione.<br />

Un congegno che appartiene in modo assai veritiero alla<br />

tradizione di quella stessa Messa polifonica che Guglielmo<br />

volle erigere a modello supremo e quindi un’operazione ‘in<br />

vecchio stile’, ma anche in stile mantovano, nonché molto<br />

pertinente alle corde monteverdiane.<br />

Il sottotitolo ‘da concerto’ apposto al titolo del Vespro<br />

si riferisce invece a una tipologia opposta a quella della<br />

Messa, ma anche per questo complementare. Esso<br />

comprende Salmi, Inni e mottetti eseguiti nella massima<br />

varietà di forme presenti ai suoi tempi, articolando la<br />

maggiore differenziazione possibile dei piani sonori; gli<br />

strumenti a fiato, abituali nella concertazione policorale,<br />

sono coinvolti tanto quanto i (poco più che neonati)<br />

violini e, difatti, tra le composizioni funzionali al Vespro<br />

non manca una magnifica sonata dove è incastonato il<br />

5 È dedicato alle “messe mantovane” di Palestrina l’intervento di Paolo<br />

Bucchi, Palestrina e Mantova: storia di una relazione a distanza,<br />

Farcoro Settembre 2010<br />

http://www.farcoro.it/palestrina-mantova-storia-relazione-distanza.html<br />

8 | Primo PIANO


canto fermo di una litania d’uso mantovano.<br />

Questa pubblicazione rappresenta un punto di svolta nella<br />

carriera del compositore, tant’è che per molti studiosi è da<br />

intendersi quale parziale e sottile risposta alle invettive del<br />

teorico Giovanni Maria Artusi, che dieci anni prima aveva<br />

segnalato al mondo dei curiosi alcuni errori d’ortografia<br />

contenuti in diverse composizioni di Monteverdi 6 . Perché<br />

proprio qui, e non altrove? Ma soprattutto, perché in un<br />

diverso campo tematico rispetto a quello del madrigale?<br />

Monteverdi sceglie anzitutto di rappresentare un modello<br />

perfetto di scansione liturgica così come si articolava<br />

ai suoi tempi. Infatti, i Vespri si alternavano alla Messa<br />

secondo una ritmica successione chiamata a scandire<br />

il tempo di ogni uomo di fede: la liturgia eucaristica era<br />

anticipata, la sera precedente, dai Primi Vespri e seguita,<br />

la sera stessa, dai Secondi. Ed è in questa accezione che<br />

potremmo ricercare uno dei significati più affascinanti<br />

del termine funzione applicato alla cerimonia religiosa:<br />

derivato dal latino functio, rinvia a un adempimento, al<br />

compimento di un bisogno individuale o collettivo.<br />

Nella disposizione degli eventi essa non segue un<br />

ordine romano, né uno lombardo e nello stesso tempo<br />

potrebbe funzionare per entrambi, avendo il suo autore<br />

opportunamente organizzato le proprie idee al fine<br />

di lasciare un certo margine di adattabilità. Non sarà<br />

quindi azzardato considerare la presenza di più cori per<br />

un solo Vespro: quantomeno uno per il canto fermo,<br />

uno (ben nutrito) per quello figurato, uno per la ‘Litania’<br />

della Sonata, altri gruppi di pochi cantori per i mottetti.<br />

Questo dato, unitamente alle infinite variabili offerte<br />

dalle discipline legate alla prassi esecutiva, ci permette<br />

di formulare un bilancio di tutti i Vespri ascoltati fino a<br />

oggi: nessuno è (o mai sarà) uguale all’altro, ma nonostante<br />

questo saranno tutti veri e plausibili; e non parliamo<br />

semplicemente di interpretazione, bensì di ricomposizione<br />

liturgica, perché quello edito a stampa nel 1610 non è<br />

un Vespro verosimilmente conforme all’uso pratico, ma<br />

un iper-Vespro, un modello paradigmatico frutto di una<br />

conoscenza immensa, di una straordinaria immaginazione<br />

creativa.<br />

Il carattere più esaminato e contemplato dagli studiosi<br />

di questa raccolta è tuttavia offerto dalla perfetta<br />

compresenza di stile antico e stile moderno. Monteverdi,<br />

infatti, pare guardare continuamente sia avanti, sia indietro,<br />

tanto che a volte non è possibile sapere se stia adottando<br />

l’uno o l’altro atteggiamento. Inoltre, sembra guardare alle<br />

diverse tipologie di sonorizzazione che caratterizzano le<br />

maggiori lingue musicali del suo tempo, primo fra tutti<br />

quell’idioma veneziano che da lì a poco diventerà la<br />

sua nuova casa musicale. Una dimora ancora una volta<br />

6 Giovanni Maria Artusi, L’Artusi, overo delle imperfettioni della moderna<br />

musica, Venezia, Vincenti 1600.<br />

Claudio Monteverdi<br />

d’ambito esclusivo: la cappella privata del Doge, che<br />

Claudio dirigerà fino alla fine della sua vita, già da mezzo<br />

secolo aveva raggiunto una significativa espansione e<br />

quella disposizione di corpi sonori che la rendeva eccelsa<br />

in tutta Europa 7 .<br />

Solo da uno sguardo superficiale si potrebbe giudicare<br />

antica la Messa e moderno il Vespro: a pensarci bene si<br />

potrebbe affermare anche il contrario, già che la Messa è<br />

un perfetto esempio di ordinato esercizio polifonico posttridentino<br />

e il Vespro è pervaso di accenni alla tradizione<br />

più remota, alle leggi più imperturbabili del canto cristiano.<br />

Nelle studiate trame di questo monumento sonoro si<br />

affaccia, come ulteriore artificio narrativo, anche il silenzio.<br />

Monteverdi ne fa un uso funzionale e poeticamente<br />

diversificato: nella ricerca di particolari effetti di risonanza,<br />

nell’impiego quale figura retorica, come elemento del<br />

discorso ben distribuito nelle parti con il fine di far<br />

respirare ordinatamente ogni cantore coinvolto in questa<br />

festa. La prima raccolta di musica sacra di Monteverdi è<br />

dunque una musica che tende all’infinito, non solo in senso<br />

puramente spirituale, ma anche perché ci ha regalato e ci<br />

regalerà infinite possibilità di realizzazione.<br />

7 David Bryant, Una cappella musicale di stato: la Basilica di San<br />

Marco, in La cappella musicale nell’italia della controriforma, a cura<br />

di Oscar Mischiati e Paolo Russo, Firenze, Olschki 1993, pp. 67-74.<br />

CLAUDIO MONTEVERDI E IL SUO VESPRO | 9


Stile<br />

Musica dell’anima<br />

Proseguiamo lungo il percorso della rubrica Musica<br />

dell’anima con una riflessione sulle melodie<br />

previste per i Celebranti. Ce ne parla Padre Matteo<br />

Ferraldeschi, Frate Minore, ha studiato Canto<br />

Gregoriano presso il Pontificio Istituto di Musica<br />

Sacra in Roma, fondatore e docente dei Corsi<br />

estivi di Assisi e di Farfa, Vicario parrocchiale della<br />

Chiesa di San Gregorio VII in Roma, direttore del<br />

Coro Laudesi Umbri di Spoleto.<br />

Il ruolo del celebrante e<br />

la partecipazione attiva<br />

di padre matteo ferraldeschi<br />

Padre Matteo Ferraldeschi<br />

Tema importante e delicato quello dell’actuosa<br />

participatio, del quale tenterò di dire qualcosa non<br />

tanto e solo a livello di principi e di documenti, quanto<br />

a livello pratico ed esperienziale. Sono un sacerdote e<br />

quotidianamente celebro la Liturgia delle Ore e la Santa<br />

Messa. Sono anche addetto ai lavori in fatto di canto<br />

e musica per la liturgia: questo già sin da ragazzo e<br />

maggiormente ora, dopo aver studiato presso il Pontificio<br />

Istituto di Musica Sacra in Roma. Sono anche viceparroco<br />

da un paio d’anni, e dunque come celebrante ho modo<br />

di trovarmi frequentemente e direttamente o di fronte e<br />

insieme al coro, o al popolo o ad entrambi. Se già negli<br />

anni della mia permanenza nella Basilica di Santa Maria<br />

degli Angeli in Assisi mi ero fatto un’idea del concetto<br />

di partecipazione attiva, nel nostro caso riferito al<br />

canto sacro, l’esperienza di questi anni immediatamente<br />

successivi all’ordinazione sacerdotale mi ha confermato<br />

che il ruolo del Coro e del cantore sono certamente<br />

importanti, ma direi che quello del sacerdote celebrante,<br />

se è in grado di cantare, è davvero determinante nel<br />

coinvolgere l’assemblea a prender parte attiva al canto<br />

nella Liturgia. Per dirla con un’immagine semplice e alla<br />

portata di tutti: il gregge va dove lo conduce il pastore.<br />

Anzitutto credo che vi sia ancora bisogno di sgomberare<br />

il campo o il concetto della actuosa participatio da un<br />

terribile equivoco, che inevitabilmente conduce a derive<br />

pericolose: quello che tutti debbano necessariamente<br />

fare qualcosa. L’actuosa participatio è anzitutto interna:<br />

occorre come prima cosa esserci fisicamente e al<br />

contempo avere quella disposizione o atteggiamento<br />

10 | Musica dell’anima


Padre Matteo Ferraldeschi mentre dirige il Coro<br />

Laudesi Umbri e la Corale Porziuncola<br />

interiore per cui mente, cuore e sensi si conformano alle<br />

parole che si pronunziano o si ascoltano 1 .<br />

Capita infatti, ad esempio, che gli zelanti di turno (del<br />

concetto di partecipazione attiva), rimproverino, e anche<br />

malamente, il Coro o il Cantore o lo stesso Celebrante<br />

perché nel giorno di Pasqua si è cantata la sequenza<br />

Victimae Paschali laudes escludendo (apparentemente)<br />

la massa e con l’ulteriore danno, a dir di costoro, che<br />

nessuno avrebbe capito nulla dell’antica e nobile Sequenza<br />

in lingua latina, nonostante l’aver fornito melodia e testo<br />

tradotto a fronte, e che dunque sarebbe stato assai più<br />

fruttuoso recitarla tutti insieme, in italiano. Si verifica poi<br />

che, interrogate le stesse persone circa il tema del Vangelo,<br />

o del Prefazio o delle preghiere eucologiche proclamate<br />

in lingua italiana alla medesima Messa, non ti sappiano<br />

balbettare alcunché, quando al termine delle medesime<br />

-e dunque senza granché comprendere- siano partite in<br />

automatico le risposte: Lode a te o Cristo, Santo santo<br />

santo…, Amen! La pia illusione della partecipazione attiva!<br />

È ovvio poi che questa dovrà necessariamente esternarsi<br />

e manifestare quella partecipazione che, partendo<br />

dall’interno, coinvolge i gesti e l’atteggiamento del corpo,<br />

e suscita le acclamazioni, le risposte e quindi il canto 2 .<br />

L’esperienza personale cui sopra ho accennato e della<br />

quale vorrei trattare, incarna direi perfettamente quanto<br />

1 Cf. Istruzione del «Consilium» e della Sacra Congregazione Dei Riti<br />

Musicam Sacram, del 5 marzo 1967, n. 15 a.<br />

2 Cf. Ibidem, n. 15 b.<br />

mirabilmente enuncia la già citata Istruzione Musicam<br />

Sacram ove si esplicitano i dettami del Concilio Vaticano<br />

II in materia, ed espressi nel capitolo VI della Costituzione<br />

Conciliare Sacrosanctum Conciulium.<br />

Forse pochi ancora sanno, e tra essi certamente numerosi<br />

confratelli nel sacerdozio, che in fatto di partecipazione<br />

attiva al canto si distinguono tre gradi, oserei dire con<br />

intensità crescente. I grado: i recitativi del Celebrante,<br />

(compresi: Sanctus e Pater noster); II grado: i canti<br />

dell’Ordinarium Missae (Kyrie, Gloria, Credo, Agnus Dei e<br />

Orazione dei fedeli); III grado: i canti del Proprium Missae<br />

(Ingresso, Offertorio, Comunione, Salmo interlezionale,<br />

Alleluia, canto delle letture).<br />

Essi vanno così ordinati: il primo può essere usato anche da<br />

solo; il secondo e il terzo, integralmente o parzialmente,<br />

solo insieme al primo. Tutto ciò onde condurre i fedeli alla<br />

partecipazione piena al canto 3 .<br />

Credo che a questo punto debbano necessariamente<br />

cadere le barriere dagli occhi, e riconoscere che nella<br />

maggior parte dei casi si pensa e si opera esattamente<br />

per moto contrario, ossia cercando e curando l’actuosa<br />

participatio al canto sacro a partire da quello che è<br />

l’ultimo grado, per passare talvolta (ma raramente) per il<br />

secondo, senza peraltro quasi mai pensare al primo. Non<br />

ci pensano i direttori di coro, meno ancora ci pensano i<br />

preti che ne sono protagonisti, vuoi per non aver avuto<br />

3 Cf. Ibidem, nn. 28-29.<br />

IL RUOLO DEL CELEBRANTE E LA PARTECIPAZIONE ATTIVA | 11


‘L’actuosa<br />

participatio è<br />

anzitutto interna:<br />

occorre come<br />

prima cosa esserci<br />

fisicamente e<br />

al contempo<br />

avere quella<br />

disposizione<br />

interiore per<br />

cui mente,<br />

cuore e sensi si<br />

conformano alle<br />

parole che si<br />

pronunziano o si<br />

ascoltano’<br />

Don Nicola Bux, autore di<br />

Come andare a Messa e non<br />

perdere la Fede.<br />

un’idonea formazione in Seminario 4 , vuoi adducendo la scusa dell’essere stonati, e forse<br />

in gran parte - chiedo venia! - per pigrizia e per accorciare i tempi, salvo poi violentare da<br />

una parte il Coro o gli addetti al canto con il: ‘fate cantare il popolo’, oppure quest’ultimo:<br />

‘Forza, coraggio, cantate’!<br />

E invece, da prete che canta e che vuole cantare non per ostentare alcunché, ma per dare,<br />

almeno talvolta, alla Parola Sacra e Liturgica la giusta collocazione a quel livello superiore<br />

rispetto al linguaggio comune parlato, che solo l’arte musicale riesce ad ottenere,<br />

sperimento così di continuo come la partecipazione al canto, specie assembleare, passi e<br />

si realizzi anzitutto nel canto delle parti che spettano al celebrante, nel I grado appunto.<br />

Sia che si celebri in lingua latina sia in lingua italiana, - parlo del Novus Ordo, ove mi sembra<br />

che gli interventi cantati del Celebrante siano in numero nettamente superiore al Vetus<br />

Ordo (pur essendo il sottoscritto un grande simpatizzante della Messa in rito romano<br />

antico), - è possibile, almeno nelle domeniche e nelle feste, solennizzare in tutto o almeno<br />

in qualche parte con i cosidetti recitativi del Celebrante. Le melodie sono contenute: per<br />

la lingua latina nel Missale Romanum, o nell’Ordo Cantus Missae edito da Solesmes, per<br />

la lingua Italiana in fondo al Messale Romano oppure in un volume a parte contenente le<br />

sole melodie 5 .<br />

Si possono scegliere due o tre melodie: le due gregoriane di do o di re sia per il latino che<br />

per l’italiano, oppure, soltanto per l’Italiano, la nuova melodia. Personalmente preferisco<br />

le due melodie gregoriane per nobiltà, essenzialità, e per quel mirabile connubio testomelodia,<br />

che a onor del vero non sempre ottiene la melodia nuova. E anche per ciò che<br />

concerne le risposte del popolo: mentre esse sgorgano quasi spontanee dalle labbra dei<br />

fedeli nel primo caso, nel secondo risultano alquanto stentoree come se, nonostante il<br />

gregoriano sia stato bandito ormai da cinquant’anni da casa sua, il popolo lo avesse quasi<br />

insito nel DNA. È felicemente sorprendente rendersi conto di come, non appena io canti<br />

le parti che mi spettano, l’assemblea d’improvviso si svegli, tenda le orecchie e levi il capo<br />

e lo sguardo verso di me; non tanto verso di me ma verso l’altare o l’ambone: mi viene<br />

da dire dunque che il canto del celebrante è un canto che orienta: orienta la preghiera,<br />

orienta il cuore e i sentimenti, orienta i sensi, la vista, l’udito. Lo stupore si fa ancora più<br />

grande poi quando mi rendo conto che il mio canto provoca immediatamente la risposta<br />

dei fedeli, nelle acclamazioni, nei dialoghi… e questo molto<br />

di più - almeno nella mia esperienza- che non nella semplice<br />

proclamazione.<br />

Talvolta certamente molto dipende dalla composizione<br />

dell’assemblea, ma al presente non mi è mai capitato di<br />

dovermi rispondere da solo al canto dei recitativi, anzi, ripeto,<br />

nel caso del canto la risposta avviene più immediata oltre<br />

che, evidentemente, più sonora e quindi incisiva. Noto che<br />

magari alcuni del popolo possono non cantare qualche brano<br />

di repertorio pur popolare, ma quasi tutti invece si uniscono<br />

alle risposte al celebrante: anche gli stonati, anche all’ottava<br />

inferiore.<br />

‘Fate cantare la gente’: il ritornello comune che ci tocca sentire<br />

a ogni pie’ sospinto! Ebbene se e quando io, sacerdote, canto<br />

le parti che dovrei cantare - il primo grado! -, il popolo ha la<br />

possibilità di intervenire: al segno della croce iniziale, al saluto,<br />

all’Amen delle preghiere di colletta, superoblata e postcommunio, alle acclamazioni al<br />

4 Con dolore e con verità, bisogna ammettere che nei Seminari italiani l’insegnamento del canto gregoriano<br />

e corale è disatteso e visto come ambito ozioso quando non salottiero; nella migliore delle ipotesi<br />

le prove di canto vengono affidate alla più o meno buona volontà dei medesimi seminaristi, dai quali si<br />

pretende un’autoformazione senza alcuna formazione.<br />

5 Melodie per il rito della messa e altri riti. Sussidio musicale per il canto dei ministri in dialogo con l’assemblea,<br />

a cura della Conferenza Episcopale Italiana, LEV, Roma, 1993.<br />

12 | Musica dell’anima


Vangelo, ai saluti del Prefazio, al Sanctus, al Mistero della<br />

Fede, all’Amen della grande dossologia, al Pater noster,<br />

all’Embolismo, alla Benedizione e congedo.<br />

Noto anche che quando canto il Prefazio e l’Istituzione<br />

dell’Eucaristia nella Prece Eucaristica (talvolta canto la<br />

Prece per intero!) il popolo assume un atteggiamento<br />

più attento e devoto e cala più spontaneamente anche<br />

quel sacro silenzio tanto necessario al rito e tanto caro ai<br />

documenti Conciliari.<br />

Certamente non sempre si potrà o dovrà cantar la<br />

Messa per intero: in questo il Novus Ordo non da vincoli<br />

particolari. Si potrà dunque con criterio scegliere, a<br />

seconda del grado della festa, cosa cantare e cosa no.<br />

Talvolta ad esempio mi trovo a cantare le sole orazioni<br />

con il Prefazio, altre volte le orazioni e l’Istituzione<br />

dell’Eucaristia, altre volte la benedizione e il Pater assieme<br />

alle tre orazioni: in questo mi sembra di poter asserire che<br />

abbiamo una grande libertà. Di certo, quando decido di<br />

cantare qualcuna delle parti che mi spettano, non manca<br />

mai la grande dossologia Per ipsum / Per Cristo..: da qui<br />

infatti sgorga l’Amen più solenne e importante di tutta la<br />

Celebrazione.<br />

Se noi preti cantassimo tutto o in parte quanto è a noi<br />

proprio, credo che non avremmo più bisogno di tediare<br />

le nostre corali, organisti, maestri di coro, e nemmeno il<br />

nostro povero popolo: avremmo spontaneamente quella<br />

partecipazione esterna che -confessiamolo - andiamo<br />

a cercare laddove è meno spontanea da ottenere.<br />

Non sempre infatti possiamo chiedere a una qualsiasi<br />

assemblea di intervenire per intero nel primo e nel secondo<br />

grado: si tratterebbe davvero da una parte di violentare<br />

l’assemblea ma anche di snaturare e sminuire la Liturgia:<br />

come pretendere che l’assemblea possa cantare sempre<br />

e tutto il vasto repertorio dell’anno liturgico? Dovremmo<br />

forse appiattire e livellare il tutto più di quanto già questo<br />

non sia avvenuto? O forse il ruolo delle Corali può e<br />

deve essere meglio compreso alla luce dei documenti<br />

Magistrali? Sono forse degli alieni i membri della Corale<br />

o per caso essi stessi assemblea, una parte certamente<br />

specializzata dell’assemblea che può e deve compiere il<br />

suo ministero particolare? Forse lo stesso prete è sceso<br />

direttamente dal cielo o è uno scelto da Dio di tra il<br />

popolo, e dunque del popolo, per celebrare e dispensare<br />

i Sacramenti? Si chiedono forse all’assemblea i medesimi<br />

gesti e parole del sacerdote per poter dire che essa ha<br />

partecipato attivamente alla Celebrazione?<br />

«Tra i fedeli esercita un proprio ufficio liturgico la schola<br />

cantorum o coro, il cui compito è quello di eseguire a<br />

dovere le parti che le sono proprie, secondo i vari generi<br />

di canto, e promuovere la partecipazione attiva dei fedeli<br />

nel canto. Quello che si dice della schola cantorum, con<br />

gli opportuni adattamenti, vale anche per gli altri musicisti,<br />

Card. Robert Sarah, autore<br />

di La forza del Silenzio.<br />

specialmente per l’organista» 6 .<br />

Circa le parti che sono proprie alla Schola e all’Assemblea,<br />

(e anche al Celebrante), non mi dilungo oltre, ma consiglio<br />

vivamente una lettura attenta e sapienziale dei documenti<br />

citati: Musicam Sacram e Istruzione Generale del Messale<br />

Romano. Ma poi occorre passare ai fatti, come li ha pensati<br />

e codificati la Chiesa, attraverso i secoli e la tradizione.<br />

Di recente si è celebrato il cinquantesimo anniversario<br />

dell’Istruzione Musicam Sacram con un Congresso<br />

Internazionale. Non vi ho partecipato - lo confesso - per<br />

un certo spirito di reazione! Non metto in discussione<br />

la bontà e l’importanza dell’evento ma resto convinto<br />

che dopo ormai cinquant’anni di chiacchiere, per quanto<br />

studio e riflessione siano sempre importanti, sia il tempo<br />

di mostrare fatti concreti secondo il più genuino spirito<br />

conciliare ampiamente espresso nei documenti e negli<br />

Ordinamenti Generali ai libri liturgici.<br />

Da parte mia, felice per ciò che sperimento e desideroso<br />

che la mia esperienza diventi quella di molti, mi auguro<br />

che la Chiesa, nei suoi pastori, sia fedele ai suoi principi<br />

di curare la formazione dei sacerdoti al canto sacro; e che<br />

questi, assieme ai musicisti, ai maestri di Coro, ai Cantori<br />

altrettanto ben formati, sappiano armonizzare sempre<br />

meglio doni e carismi per la lode di Dio, il decoro della<br />

Liturgia e il servizio al popolo cristiano per aiutarlo ad<br />

esprimere sempre più quella actuosa participatio ai sacri<br />

misteri che si realizza anche nel prender parte al canto<br />

sacro.<br />

6 Ordinamento Generale del Messale Romano, n. 103.<br />

IL RUOLO DEL CELEBRANTE E LA PARTECIPAZIONE ATTIVA | 13


Repertorio<br />

Musica dell’anima<br />

Presentiamo, a corredo della rubrica Musica<br />

dell’anima, le partiture gentilmente inviateci dal<br />

maestro Fulvio Rampi, di questa Messa composta<br />

per Schola, Assemblea e Organo. Come avevamo<br />

promesso nei numeri precedenti, iniziamo a parlare<br />

anche dell’Ordinarium Missae.<br />

Ordinario per Schola,<br />

Assemblea e Organo<br />

di Fulvio Rampi<br />

Fulvio Rampi e i Cantori<br />

Gregoriani<br />

Fulvio Rampi, diplomato in organo e composizione<br />

organistica con Luigi Molfino, ha conseguito il Magistero<br />

ed il Dottorato in Canto Gregoriano presso il Pontificio<br />

Istituto di Musica Sacra sotto la guida di Luigi Agustoni.<br />

Successore dello stesso Agustoni alla cattedra di Canto<br />

Gregoriano presso il medesimo Pontificio Istituto, ha al<br />

suo attivo numerose pubblicazioni. Nel 1985 ha fondato<br />

i Cantori Gregoriani, un ensemble professionistico a voci<br />

virili, del quale è direttore stabile. Con tale gruppo svolge<br />

una intensa attività discografica, didattica e concertistica<br />

in Italia e all’estero. Dal 1998 al 2010 è stato direttore della<br />

Cappella Musicale della Cattedrale di Cremona. Nel 2010<br />

ha costituito il Coro Sicardo di Cremona, un ensemble<br />

polifonico col quale svolge regolare servizio liturgico<br />

nella chiesa di S. Abbondio in Cremona, dove è anche<br />

organista titolare. Attualmente è titolare della cattedra di<br />

Prepolifonia al Conservatorio di Musica G. Verdi di Torino.<br />

14 | REPERTORIO


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(1ª versione, Schola e Assemblea)<br />

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Intonazione del Celebrante<br />

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(1ª versione, Schola e Assemblea)<br />

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- ri - a, glo - ri - - - a, glo - ri -<br />

pa-cein ter-raagli<br />

uo - mi -ni di buo-na vo-lon<br />

- tà. No-i ti lo - dia -mo, ti be-ne-di-<br />

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Si-gno-re,<br />

Fi-glio u - ni - ge - ni - to, Ge - sù Cri - sto, Si - gno-re<br />

Di - o. A -<br />

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Si-gno-re,<br />

Fi-glio u - ni - ge - ni - to, Ge - sù Cri - sto, Si - gno-re<br />

Di - o. A -<br />

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Si-gno-re,<br />

Fi-glio u - ni - ge - ni - to, Ge - sù Cri - sto, Si - gno-re<br />

Di - o. A -<br />

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San - to nel - la glo-ria di Dio Pa - dre. A -<br />

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20 | REPERTORIO<br />

- 5 -


Analisi<br />

Bruno Bettinelli non ha bisogno di presentazioni.<br />

La sua lunga e grande carriera artistica<br />

e professionale ha accompagnato e ha<br />

attraversato tre quarti del Novecento e la sua<br />

musica ha sempre trasmesso e conservato<br />

una non comune originalità e riconoscibilità.<br />

Possiamo anche affermare che la sua musica corale<br />

ha senza ombra di dubbio contribuito a dare al<br />

nostro movimento corale un alto risvolto artistico.<br />

Bruno Bettinelli, compositore<br />

del profondo e dell’esistenziale,<br />

che credeva nell’Uomo<br />

A colloquio con Silvia Bianchera Bettinelli, moglie del Maestro<br />

DI FRANCESCO BARBUTO<br />

Siamo a colloquio con Silvia Bianchera Bettinelli, moglie<br />

del Maestro scomparso nel 2004, anch’ella musicista,<br />

cantante e compositrice, oltre ad essere stata docente al<br />

Conservatorio ‘G. Verdi’ di Milano e all’Istituto Musicale<br />

‘G. Donizetti’ di Bergamo, con cui cercheremo di scoprire<br />

insieme alcuni aspetti peculiari e importanti della poetica<br />

musicale e artistica del Maestro.<br />

<br />

Francesco Barbuto: Voglio ringraziarti, intanto, Silvia<br />

per aver accettato questo nostro incontro e colloquio<br />

dedicato al maestro Bettinelli, e non ti nascondiamo anche<br />

di voler scoprire alcune curiosità e aneddoti di come lui<br />

lavorava e si poneva nei confronti della musica e anche<br />

del nostro mondo corale. Si dice da parte di molti, e le<br />

sue composizioni ritengo lo confermino palesemente, che<br />

lui fosse un esponente della modernità, con una grande<br />

attenzione e riguardo anche alla musica antica – musica<br />

‘passata’, come lui stesso amava definirla – in particolare<br />

quella vocale. Quali furono le ragioni che lo spinsero in<br />

questa direzione artistica?<br />

Possiamo dire che Bettinelli abbia mantenuto una strada<br />

propria da questo punto di vista. Come si poneva nei<br />

confronti della musica d’avanguardia, in particolare quella<br />

in fermento del secondo Novecento?<br />

22 | Analisi


Silvia Bianchera Bettinelli: Secondo Bruno noi siamo anelli di una catena passata, presente e<br />

futura, non possiamo ignorare gli ‘anelli’ che ci hanno preceduto: Dallapiccola, Pizzetti, Berg,<br />

Schönberg, Stravinskij, Brahms, Beethoven, Mozart e così via verso il Gregoriano.<br />

...Non possiamo ignorarli perché siamo loro figli, così come noi siamo ‘genitori’ di coloro<br />

che ci seguiranno. Per quel che riguarda la musica d’avanguardia, essa è sempre esistita, basta<br />

leggere le cronache di ogni epoca (Berlioz, Wagner Debussy, Stravinskij, ecc), ma nessun grande<br />

musicista innovatore ha mai spezzato l’anello della catena del passato, semmai l’ha rinnovata,<br />

l’ha arricchita.<br />

<br />

F.B. Posso immaginare quanto abbiate<br />

parlato insieme di musica e quanto vi siate<br />

confrontati su tanti aspetti artistici. In che<br />

cosa, secondo te, possiamo considerare<br />

‘moderna’ la musica di Bettinelli? E quanto<br />

ha inciso tutta la sua esperienza didattica e<br />

d’insegnamento nella sua dedizione artistica<br />

compositiva?<br />

S.B.B. L’esperienza didattica, così importante<br />

per noi studenti della sua classe, non<br />

penso abbia influito sulla sua arte<br />

compositiva, semmai il dialogare con noi,<br />

che appartenevamo ad altre generazioni, lo<br />

invitava a... osare di più.<br />

F.B. Si è sempre distinta una riconoscibile<br />

personalità nella musica (certamente anche<br />

quella corale) di Bettinelli. Quali sono i segni<br />

distintivi nel suo modo di comporre, per<br />

affermare questo?<br />

S.B.B. Bruno, aveva certamente trovato una<br />

sua chiara personalità compositiva – dopo<br />

essere stato anche lui ‘figlio di Ravel e Berg<br />

nei lavori giovanili...’– che lo rendevano e lo<br />

rendono senz’altro, facilmente riconoscibile.<br />

L’utilizzo della politonalità, del totale<br />

cromatico, dello sviluppo delle microcellule<br />

melodiche, la concitazione ritmica, il<br />

contrappunto sempre sotteso, sono le cifre<br />

del suo comporre, così assolutamente unico.<br />

Bettinelli con Riccardo Muti e Riccardo Malipiero<br />

presso Gli amici della Scala, fine anni ‘70<br />

F.B. Ho letto e mi ha colpito molto in una<br />

presentazione di un concerto del 2013 in<br />

omaggio al maestro per il centenario della<br />

sua nascita, tenutosi alla Scuole Civiche di<br />

Milano, il riferimento a un profondo<br />

Bettinelli con Nino Sanzogno durante le prove di ‘Cont down’ alla Piccola Scala<br />

foto di Lelli Masotti<br />

‘umanesimo’ di Bettinelli, sia per la sua consapevole e rispettosa memoria di un passato sia per<br />

la sua esperienza didattica. Cosa ne pensi di questa affermazione?<br />

S.B.B. Nel 2013, con il FESTIVAL 5 GIORNATE ci fu una serie ciclopica di manifestazioni dedicate<br />

a Bruno cui parteciparono centinaia di artisti, tra cui “tre” cori! A conclusione di questa<br />

magnifica maratona, il Museo del 900 di Piazza Duomo a Milano, ospitò una tavola rotonda,<br />

cui parteciparono molti artisti, giornalisti, ex allievi. Farò il nome solo di tre personalità che<br />

BRUNO BETTINELLI | 23


intervennero quel giorno: Quirino Principe, Marcello Abbado, Giorgio Gaslini e l’Assessore<br />

alla Cultura del Comune di Milano che mi fece omaggio di una pergamena a ricordo delle<br />

manifestazioni. Si parlò senz’altro di ‘umanesimo’, perché Bruno credeva profondamente<br />

nell’Uomo, nelle sue potenzialità positive, malgrado tutte le brutture di cui l’uomo sa<br />

essere capace, purtroppo. Questa sua positività intellettuale è chiaramente presente in<br />

tutta la sua musica, anche nella più drammatica.<br />

F.B. Sappiamo che insegnò composizione per molti anni al Conservatorio ‘G. Verdi’ di<br />

Milano, formando, tra l’altro, grandi musicisti italiani del secondo Novecento, come<br />

Claudio Abbado, Bruno Canino, Aldo Ceccato, Riccardo Chally, Riccardo Muti, Maurizio<br />

Pollini, Uto Ughi, per citarne alcuni. Anche tu stessa sei stata sua allieva.<br />

Com’era il suo rapporto con gli allievi? Qual è il tuo ricordo di come si poneva e di che<br />

cosa solitamente amava dire a loro? Ci racconti anche un aneddoto che ami sempre<br />

ricordare di lui nel suo insegnamento con i suoi allievi di Conservatorio?<br />

S.B.B. Ciò che stupiva tutti noi studenti era la capacità di lettura immediata che aveva<br />

Bruno delle nostre partiture, anche quelle per grande orchestra, che erano ovviamente<br />

manoscritte. Non solo, ma quando correggeva, sapeva sempre rispettare la ‘personalità’<br />

dell’allievo, praticamente riusciva a calarsi nella volontà compositiva di ciascuno di noi e<br />

a suggerirci come procedere nel lavoro, che era magari solamente abbozzato.<br />

Le frasi che diceva più spesso: «Studiate, ascoltate tutta la musica, non perdete tempo,<br />

studiate le lingue straniere, andate a teatro, andate ai concerti, fate qualsiasi cosa sia<br />

legata all’arte, alla cultura, alla musica: i volta pagine, i rumoristi in teatro, i suggeritori,<br />

e soprattutto ricordate che non basta ‘comporre’, bisogna saper anche ‘eseguire’: dovete<br />

sapere cosa si prova in palcoscenico davanti al pubblico che giudica! Non dico che<br />

dobbiate diventare come Britten e Bernstein che sono grandi pianisti, grandi direttori,<br />

grandi Compositori, ma insomma... provateci!».<br />

Come certo sai, caro Francesco, Bruno è stato anche pianista e direttore, ci sono video<br />

RAI che provano quanto fosse speciale anche in quello! Un giorno ci fece ridere con<br />

questa frase: ‘Per comporre servono carta da musica, gomma per cancellare e forse...<br />

forse, anche la matita!’<br />

‘L’utilizzo della<br />

politonalità, del<br />

totale cromatico,<br />

dello sviluppo<br />

delle microcellule<br />

melodiche, la<br />

concitazione<br />

ritmica, il<br />

contrappunto<br />

sempre<br />

sotteso, sono<br />

le cifre del suo<br />

comporre, così<br />

assolutamente<br />

unico’<br />

F.B. Un’affermazione che spesso si fa nei confronti di Bettinelli è considerare la sua musica<br />

di carattere profondo ed esistenziale, in particolare quella corale. Questo lascia intendere<br />

un rapporto con la musica non soltanto tecnicamente e artisticamente fine a se stesso,<br />

ma un rapporto con l’Uomo e con tutti i suoi aspetti più profondi.<br />

Tu hai avuto modo di vivere direttamente a contatto con lui. Com’era solito prepararsi e<br />

cosa faceva per approfondire, prima di scrivere le sue composizioni?<br />

S.B.B. Credo che qualsiasi Artista degno di questo nome si comporti come dici tu.<br />

Tutto ciò che lo circonda e lo avvolge: la società, la vita politica, la sua anima di essere<br />

pensante, la profondità della sua coscienza, contribuiscono alla realizzazione di ogni<br />

forma creativa e per il Compositore, ovviamente, è la stessa cosa.<br />

Per quel che riguardava il suo modus operandi, mi accorgevo quando aveva in cantiere<br />

qualcosa di nuovo perché Bruno diventava improvvisamente silenzioso, parlava<br />

pochissimo, lo stretto indispensabile. Io ovviamente non gli chiedevo nulla per non<br />

distrarlo. Vedevo che prendeva qualche appunto e poi, finalmente il nuovo lavoro si<br />

avviava. Ma in realtà il brano era già programmato nella sua interezza!<br />

F.B. Guardando e analizzando le sue partiture, nella musica di Bettinelli c’è sempre<br />

un’alternanza di momenti di stasi, misteriosi, sognanti con momenti più tensivi e aggressivi,<br />

se pur sempre attentamente raffinati. Si riscontrano tantissimo gli elementi del silenzio e<br />

dell’attesa tra un evento sonoro e l’altro. Cosa lo spingeva a fare tutto questo?<br />

24 | Analisi


S.B.B. Bruno temeva soprattutto ‘la noia’ in musica. Le<br />

varietà dei timbri, dell’agogica, degli impasti strumentali,<br />

delle stasi e delle tensioni erano una sua autentica<br />

necessità di espressione. «Ascoltate Beethoven, Brahms»,<br />

diceva, «Loro vi inchiodano alla sedia fino all’ultimo<br />

accordo, senza mai stancarvi. Ascoltate il teatro di Puccini,<br />

anche lui sa bene come prendervi per la collottola, non<br />

si conosce noia con lui! Ascoltate come prepara le scene,<br />

sempre nuove, sempre diverse, ma sempre consequenziali<br />

a cellule musicali presentate all’inizio dell’opera, senza che<br />

ve ne siate accorti!»<br />

F.B. Che cosa lo affascinava nello scrivere musica per coro?<br />

Le sue composizioni corali, sia sacre sia profane, non<br />

sono sempre di facile studio ed esecuzione da parte dei<br />

nostri cori italiani. La sua musica è sempre di alto profilo<br />

artistico. Richiede moltissima attenzione e competenza<br />

artistica, timbrica e vocale e allo stesso tempo anche<br />

tanta partecipazione espressiva, affettiva ed emotiva. Che<br />

rapporto aveva Bettinelli coi cori e col nostro movimento<br />

corale italiano?<br />

S.B.B. La musica per Coro e il Coro stesso erano una sua<br />

passione costante. Ho trovato tra i suoi lavori di scuola<br />

molte esercitazioni: nello stile del Madrigale, nello stile<br />

della Canzona, nello stile del Mottetto, ecc, ecc.<br />

E poi non va dimenticato che Bruno era un alpino! E si sa il<br />

Canto Corale e l’Arma degli Alpini vanno a braccetto! Era<br />

sempre felice di scrivere per Coro, sentiva profondamente<br />

l’aggregazione delle voci e il formarsi quasi miracoloso<br />

di un’anima musicalmente nuova, unica, speciale, quasi<br />

magica. Bruno era sempre in contatto con molti amici<br />

Direttori di Coro, ai quali dava sempre copia dei suoi lavori<br />

ancor prima che venissero stampati. Recentemente sono<br />

stati editi i madrigali che Bruno scrisse pochi mesi prima<br />

di venire a mancare. Si divertiva ad armonizzare le melodie<br />

popolari, o della tradizione alpina su richiesta del Coro<br />

della S.A.T. di Trento (era grande amico di Silvio Pedrotti)<br />

e A.N.A. di Milano.<br />

F.B. Posso chiederti se sai a quale composizione corale lui<br />

era più affezionato e per quali ragioni?<br />

S.B.B. Era molto affezionato alle sue due Cantate per Coro<br />

e Orchestra: ‘Sono una creatura’ su poesie di Ungaretti e<br />

‘La terza cantata’ su un sonetto di Tommaso Campanella.<br />

Diceva che di fronte alla grandezza di questi due sommi<br />

poeti solo il Coro con i suoi infiniti mezzi espressivi,<br />

e non le voci solistiche, avrebbe potuto esaltare con<br />

completezza, la profondità dei significati ora lirici ora<br />

drammatici, di quei nobilissimi versi poetici.<br />

Ma anche il ‘Dittico ambrosiano’, La ‘Missa Brevis’ e<br />

legiovanili ‘Tre espressioni madrigalistiche’ erano tra i lavori<br />

che ricordava con tenerezza e che sentiva ‘ben riuscite’.<br />

BRUNO BETTINELLI | 25


F.B. Nel ringraziarti molto Silvia, per averci dedicato la tua disponibilità e le tue risposte<br />

sull’amatissimo maestro Bettinelli, ti chiedo se puoi lasciarci un ricordo di lui a conclusione<br />

di questo nostro colloquio.<br />

S.B.B. Ti racconto un episodio che testimonia l’incredibile conoscenza che Bruno aveva<br />

della musica di tutti i tempi. Si era nel 1968, stavo preparando l’esame dell’ottavo anno di<br />

Pianoforte e il settimo di Composizione. Dopo una quindicina di giorni avrei iniziato la prima<br />

prova scritta di Composizione. Quel giorno portai a Bruno una Romanza senza Parole per<br />

pianoforte, che come sai, corrispondeva alla terza prova scritta, dopo la Fuga e il Doppio<br />

Coro. Bruno mi aveva dato un bel tema, vagamente ‘pizzettiano’, che mi piaceva moltissimo.<br />

Sapevo di aver fatto un buono sviluppo dell’idea principale e ne ero soddisfatta. Ma, prima<br />

della chiusa avevo inserito, perché ci stavano a meraviglia, tre accordi che avevo copiato<br />

dal finale della Fanciulla del west di Puccini e precisamente gli accordi che accompagnano<br />

Minnie mentre canta: ‘Le prime incerte lettere’.<br />

Bruno legge tutto il mio lavoro, fa solo qualche piccola variazione qua e là, e, finalmente<br />

arrivato ai tre fatidici accordi li suona e si ferma, li risuona e si ferma... Attimi di panico<br />

da parte mia! Poi china la testa verso la tastiera e dice: «Caro Maestro Puccini che piacere<br />

averla nella mia classe!» Io sarei voluta scomparire all’istante, ma poi gli dico sorridendo:<br />

«Vero Maestro che funzionano questi tre accordi della Fanciulla del West?» Lui mi disse:<br />

«Si, funzionano, lasciali pure. Però, senti Bianchera, per la prossima lezione non portarmi La<br />

Traviata!» Il tutto seguito da una simpatica risata. Che dire? Impressionante conoscenza del<br />

repertorio musicale e grande senso dello humor!<br />

Ringraziamo Silvia Bianchera Bettinelli per averci trasmesso e concesso tutte le foto, delle<br />

quali molte inedite.<br />

26 | Analisi


Analisi<br />

Le opere corali rappresentarono e testimoniarono,<br />

fin dagli esordi, un’importante occasione artistica<br />

per Bruno Bettinelli nei confronti della pratica<br />

compositiva e della sua attenzione all’incontro tra<br />

la musica e la poesia.<br />

Le composizioni per coro, assumono per Bettinelli<br />

due aspetti fondamentali, che possiamo con grande<br />

attenzione riconoscergli: per primo il ruolo che il<br />

canto corale ha come più pura espressione musicale<br />

concessa all’Uomo. Per lui, la musica corale,<br />

costituisce una profonda manifestazione della<br />

volontà di comunicare e di esprimersi. In secondo<br />

luogo la sua produzione per coro, lo accompagna<br />

in un cammino evolutivo sempre ‘intimo e pudico’.<br />

Un percorso del profondo, dedicato alla continua<br />

ricerca di un’introspezione stilistica ed emotiva,<br />

resa possibile solo attraverso la sintesi dei mezzi<br />

espressivi che il coro ha.<br />

Bruno Bettinelli e il canto<br />

corale come più pura<br />

espressione musicale concessa<br />

all’Uomo<br />

Già mi trovai di maggio, dalle “Tre espressioni Madrigalistiche”<br />

per coro misto a cappella<br />

DI FRANCESCO BARBUTO<br />

Bettinelli sceglie, per questa composizione che abbiamo<br />

preso in esame, il testo di Matteo Maria Boiardo ‘Già mi<br />

trovai di maggio’, tratto dall’Orlando innamorato del 1495.<br />

Compose questo brano insieme alle altre due liriche: ‘O<br />

Jesu dolce’ di Leonardo Giustinian del XIV secolo e ‘Il<br />

bianco e dolce cigno’ di Laura Giudiccioni del XVI secolo<br />

nelle sue ‘Tre Espressioni Madrigalistiche’, scritte per coro<br />

misto a cappella nel 1939, quando era giovanissimo poco<br />

più che vent’enne, e pubblicate dall’Edizione Zanibon di<br />

Padova.<br />

La scelta del testo è perfettamente in sintonia con<br />

l’esigenza di trarre ispirazione musicale da una fonte<br />

testuale antica, come è solito (insieme a poesie di autori a<br />

lui contemporanei) dello stile del compositore.<br />

BRUNO BETTINELLI | 27


I tre brani riprendono le antiche forme della Canzonetta, della Lauda<br />

e del Madrigale, che fanno sì che il nostro compositore si dedichi,<br />

attraverso un idioma musicale pieno di arcaismi e di espressività<br />

aulica e sognante, oltre che a un linguaggio rielaborato in forma<br />

moderna, pur rimanendo in ambito tonale, a un contrappunto pieno di<br />

freschezza e di personalità. L’Orlando innamorato narra delle vicende<br />

francesi all’interno della corte di Ferrara tra il XIV e il XV secolo.<br />

Sul piano stilistico e contenutistico, Boiardo mescola e rielabora<br />

fonti ed elementi narrativi del ciclo bretone e carolingio, oltre a<br />

inserire molteplici possibilità narrative, principalmente dedicate alle<br />

avventure e ai rapporti d’amore, che consentono al lettore di essere<br />

attratto e catapultato direttamente nello stato emotivo ed affettivo<br />

dei racconti poetici.<br />

Dal punto di vista narrativo, sempre all’interno di ambienti cortigiani, i<br />

generi utilizzati dall’autore sono: novelle, dedicate a personaggi, favole<br />

e fiabe, dedicate a episodi con maghi e situazioni misteriose, liriche,<br />

dedicate alle relazioni d’amore. È su questa parte – particolarmente<br />

adatta ad essere musicata – che Bettinelli si concentra ed estrapola<br />

il canto XIX (Stanza 1) del II libro, il ‘Già mi trovai di maggio’.<br />

Il testo poetico di questo canto, in endecasillabi, è suddiviso in<br />

otto versi in rima alternata per i primi i primi sei e baciata per gli ultimi due:<br />

Ritratto di Bettinelli disegnato dal papà Mario<br />

Già mi trovai di maggio una mattina<br />

entro un bel prato, adorno d’ogni fiore.<br />

Sopra ad un colle a lato alla marina,<br />

che tutto tremolava di splendore.<br />

E tra le rose d’una verde spina<br />

una donzella cantava d’amore.<br />

Movendo sì soave la sua bocca,<br />

che tal dolcezza nel cor mi tocca.<br />

Bettinelli, attraverso una rete e una relazione polifonica e omoritmica delle sezioni vocali del coro,<br />

suddivide il suo intervento compositivo in otto frasi musicali:<br />

1. Già mi trovai di maggio una mattina (a doppio semicoro)<br />

2. entro un bel prato, adorno d’ogni fiore. (in omoritmia)<br />

3. Sopra ad un colle a lato alla marina, (a doppio semicoro e in omoritmia)<br />

4. che tutto tremolava di splendore. (in omoritmia, attraverso madrigalismi)<br />

5. E tra le rose d’una verde spina<br />

 una donzella (in polifonia e omoritmia con gioco di parole diverse tra le sezioni, che creano una particolare<br />

situazione espressiva)<br />

6. cantava d’amore. (in omoritmia col raggiungimento del culmine del brano)<br />

7. Movendo sì soave la sua bocca, (in omoritmia, attraverso madrigalismi)<br />

8. che tal dolcezza nel cor mi tocca. (in melodia accompagnata e polifonia con finale su pedale dei Bassi e Soprani)<br />

Già da questa prima analisi sulle attenzioni testuali e scelte delle tecniche compositive, riscontriamo la ricchezza e la<br />

varietà dell’idea musicale che Bettinelli mette a disposizione su un brano così relativamente ‘breve’, che non raggiunge<br />

nemmeno i due minuti di esecuzione complessiva.<br />

Entrando nel vivo del brano scelto, all’inizio (battute 1-8) come dicevamo, riscontriamo la scelta di esporre la prima frase<br />

musicale in doppio semicoro: Tenori e Bassi in dialogo coi Soprani e Contralti.<br />

Questa scelta riteniamo essere di carattere dialogico. Sono presentati i due personaggi, i due amanti: lui (che osserva<br />

28 | Analisi


(Battute 1-8)<br />

Sarà riprodotto lo stesso sistema anche all’inizio della terza frase (battute 17-19), congiungendosi<br />

ammirato), poi tutte indicato le voci dalle in sezioni omoritmia maschili, (battute lei (protagonista) anacrusico indicata dalle sezioni femminili.<br />

(Battute 1-8)<br />

20-23), come a trasmettere il congiungimento<br />

dei due protagonisti.<br />

Sarà riprodotto<br />

Sarà riprodotto<br />

lo stesso<br />

lo<br />

sistema<br />

stesso<br />

anche<br />

sistema<br />

all’inizio<br />

anche<br />

della<br />

all’inizio<br />

terza frase<br />

della<br />

(battute<br />

terza<br />

17-19),<br />

frase<br />

congiungendosi<br />

(battute 17-19),<br />

poi<br />

congiungendosi<br />

tutte le voci in<br />

omoritmia poi tutte (battute le voci anacrusico in omoritmia di 20-23), come (battute a trasmettere anacrusico il congiungimento di 20-23), come dei due a trasmettere protagonisti. il congiungimento<br />

dei due protagonisti.<br />

(Battute 17-19 e battute anacrusico di 20-23)<br />

L’utilizzo di molti intervalli di quinta e di quarta (Sol-Re, Fa-Do, Mi-Si ai Tenori e Bassi e Mi-La,<br />

Fa#-Si, Re-Sol ai Soprani e Contralti),<br />

(Battute 17-19<br />

sono<br />

e battute<br />

certamente<br />

anacrusico<br />

un<br />

di 20-23)<br />

altro elemento volto a rievocare le<br />

sonorità tipicamente antiche (vedi ancora primo e secondo esempio).<br />

Un’altra L’utilizzo caratterista di molti intervalli importante di quinta è l’utilizzo e di quarta di tre (Sol-Re, cellule Fa-Do, ritmiche, Mi-Si che ai Tenori fanno da e Bassi inciso e Mi-La, e filo<br />

conduttore Fa#-Si, Re-Sol per tutto ai Soprani il brano: e Contralti), sono certamente un altro elemento volto a rievocare le<br />

L’utilizzo di molti intervalli di quinta e di quarta (Sol-Re, Fa-Do, Mi-Si ai Tenori e Bassi e Mi-La, Fa#-Si, Re-Sol ai Soprani<br />

sonorità tipicamente antiche (vedi ancora primo e secondo esempio).<br />

e Contralti),<br />

Un’altra<br />

sono<br />

caratterista<br />

certamente un<br />

importante<br />

altro elemento<br />

è l’utilizzo<br />

volto a rievocare<br />

di tre<br />

le<br />

cellule<br />

sonorità<br />

ritmiche,<br />

tipicamente<br />

che<br />

antiche<br />

fanno<br />

(vedi<br />

da<br />

ancora<br />

inciso<br />

primo<br />

e filo<br />

e<br />

secondo conduttore esempio). per tutto il brano:<br />

Un’altra caratterista importante è l’utilizzo di tre cellule ritmiche, che fanno da inciso e filo conduttore per tutto il brano:<br />

BRUNO BETTINELLI | 29


\ \ q q q. q. e \ \<br />

\ \ q. q. e q q \ \<br />

\ \ q. q. e e e \ \<br />

Queste cellule, sono particolarmente indicate per per staccare il il tempo tendente a a un un unico movimento,<br />

Queste cellule, sono particolarmente indicate per staccare il tempo tendente a un unico<br />

come indicato dallo stesso compositore: quasi in in uno.<br />

movimento, come indicato dallo stesso compositore: quasi in uno.<br />

Dal punto di vista armonico, Bettinelli mostra la sua grande attenzione e dedizione alle<br />

Dal Dal punto di di vista armonico, Bettinelli mostra la la sua sua grande attenzione e e dedizione alle alle soluzioni<br />

soluzioni<br />

neomodali.<br />

neomodali.<br />

Il brano Il Il brano è saldamente è è saldamente nel tono nel d’impianto nel tono d’impianto di Sol Maggiore, di di Sol Sol ma Maggiore, troviamo continuamente ma ma troviamo continuamente soluzioni<br />

soluzioni che che che non non sono sono definibili “tonali”, ‘tonali’, ma ma ma appunto appunto ‘neomodali’. “neomodali”.<br />

Nella cadenza della seconda frase (battute 14-16), troviamo l’uso del VII grado abbassato<br />

(in primo Nella rivolto cadenza con la della settima seconda minore) frase che, (battute risolvendo 14-16), sul primo troviamo grado di l’uso Sol Maggiore, del del VII VII grado abbassato (in (in primo<br />

caratterizza rivolto quella con con la che la settima viene definita minore) ‘Cadenza che, risolvendo subtonale’. All’ascolto, sul sul primo l’ammorbidimento<br />

grado Sol Sol Maggiore, caratterizza quella<br />

dell’accordo che che viene cadenzale definita del “Cadenza settimo grado subtonale”. abbassato, All’ascolto, annulla e non l’ammorbidimento fa sentire la ‘Sensibile’, dell’accordo cadenzale del del<br />

e quindi settimo evita una grado cadenza abbassato, convenzionale annulla dal gusto e e non tonale. fa fa sentire Situazione la la tipicamente “Sensibile”, scelta, e e quindi evita una una cadenza<br />

infatti, convenzionale nell’ambito neomodale.<br />

gusto tonale. Situazione tipicamente scelta, infatti, nell’ambito neomodale.<br />

VII VII n 2/4 n 2/4<br />

I I<br />

(Battute 14-16)<br />

Nella quarta frase (battute anacrusico di di 24-30), Bettinelli ricorre all’artificio del del “madrigalismo”,<br />

Nella quarta frase (battute anacrusico di 24-30), Bettinelli ricorre all’artificio del<br />

nel nel quale intende trasmettere in in termini grafici e e musicali, un’espressione o o un’immagine evocata<br />

‘madrigalismo’, nel quale intende trasmettere in termini grafici e musicali, un’espressione<br />

dal dal testo poetico. Notiamo, infatti, che che il il vocalizzo sulla parola “tremolava”, questa volta ben ben solido<br />

o un’immagine evocata dal testo poetico. Notiamo, infatti, che il vocalizzo sulla parola<br />

sull’armonia di di Dominante, ben ben trasmette l’immagine della figurazione musicale scelta dal dal<br />

‘tremolava’, questa volta ben solido sull’armonia di Dominante, ben trasmette l’immagine<br />

compositore:<br />

della figurazione musicale scelta dal compositore:<br />

30 | Analisi


Culmine della frase<br />

Culmine della frase<br />

V … II 7<br />

V … II 7 V<br />

di Mi minore V<br />

(Battute anacrusico di 24-30)<br />

di Mi minore<br />

(Battute anacrusico di 24-30)<br />

Interessante notiamo anche come sulla successiva parola “splendore”, culmine di questa frase<br />

musicale, Interessante Bettinelli notiamo scelga anche di aprire come e sulla ampliare successiva il coro in parola omoritmia “splendore”, sull’armonia culmine dolce di del questa II grado frase<br />

(accordo musicale, di Bettinelli La minore scelga settima), di aprire in un e ampliare certo senso il coro “antiretorico”, in omoritmia rispetto sull’armonia a quello dolce che del si poteva II grado<br />

Interessante<br />

ottenere (accordo notiamo<br />

con di qualunque La anche minore come<br />

altro settima), sulla<br />

accordo<br />

successiva in un della certo parola<br />

scala senso ‘splendore’,<br />

di Sol “antiretorico”, Maggiore,<br />

culmine di<br />

per<br />

questa rispetto poi concludere a quello che questa si poteva frase<br />

frase col ottenere musicale, V grado Bettinelli con di qualunque Mi scelga minore, di altro aprire volto accordo e a ampliare “tonicizzare” della il coro scala in il omoritmia VI di Sol grado. Maggiore, sull’armonia All’ascolto, dolce per poi sposta concludere per un momento questa frase la<br />

del nostra II col grado V attenzione grado (accordo di di Mi sul La minore, tono relativo settima), volto di a “tonicizzare” Sol in un Maggiore, certo senso il creando VI ‘antiretorico’, grado. una All’ascolto, variazione rispetto a sposta dell’ambito per un armonico momento su la<br />

quello cui nostra che sta procedendo si attenzione poteva ottenere sul il brano. tono con relativo qualunque di altro Sol Maggiore, accordo della creando scala di una Sol Maggiore, variazione dell’ambito armonico su<br />

per poi cui concludere sta procedendo questa frase il brano. col V grado di Mi minore, volto a ‘tonicizzare’ il VI grado.<br />

All’ascolto, sposta per un momento la nostra attenzione sul tono relativo di Sol Maggiore,<br />

creando una variazione dell’ambito armonico su cui sta procedendo il brano.<br />

L’inizio L’inizio della quinta della frase quinta successiva, frase successiva, con gli attacchi con polifonici gli attacchi su tutte polifonici e quattro le su voci, tutte e quattro le voci, ben<br />

ben trasmettono L’inizio della l’immagine quinta di frase molteplici di successiva, fiori fiori sulle con parole sulle gli parole ‘e attacchi tra le “e rose’. tra polifonici le rose”. su tutte e quattro le voci, ben<br />

Sulle Sulle trasmettono battute battute 36-38, l’immagine 36-38, Bettinelli Bettinelli ricorre di molteplici a ricorre un artificio fiori a un davvero sulle artificio parole interessante. davvero “e tra Mescola le interessante. rose”. tra le Mescola tra le voci le<br />

voci parole Sulle parole “donzella” battute ‘donzella’ 36-38, (ai (ai Soprani Bettinelli Soprani e Contralti), e ricorre Contralti), ‘spina’ a un (ai Tenori) artificio “spina” e ‘rose’ davvero (ai (ai Tenori) Bassi). interessante. Inserisce e “rose” Mescola (ai Bassi). tra Inserisce le voci le<br />

volutamente parole un’armonia “donzella” un’armonia a battuta (ai Soprani a 37 battuta molto e particolare, Contralti), 37 molto che particolare, “spina” definiamo (ai come che Tenori) primo definiamo rivolto e “rose” come (ai primo Bassi). rivolto Inserisce di<br />

di Settima volutamente<br />

diminuita un’armonia<br />

del del II innalzato, II innalzato, a battuta<br />

che con che le<br />

37<br />

alterazioni con molto le alterazioni particolare,<br />

Do# e Mib Do# ben<br />

che<br />

identifica e definiamo Mib ben il identifica come primo il contenuto rivolto di<br />

creativo Settima e diminuita l’immagine del che II innalzato, che con le alterazioni e Do# e Mib accordo. ben identifica Provando, il infatti, contenuto<br />

contenuto creativo e l’immagine che trasmette questo particolare e dissonante accordo.<br />

ad<br />

ascoltare creativo e a l’immagine immaginare che l’insieme trasmette di questo queste particolare tre parole e chiave, dissonante comprenderemo accordo. Provando, sicuramente infatti, la ad<br />

Provando, infatti, ad ascoltare e a immaginare l’insieme di queste tre parole chiave,<br />

scelta ascoltare del compositore. e a immaginare l’insieme di queste tre parole chiave, comprenderemo sicuramente la<br />

comprenderemo sicuramente la scelta del compositore.<br />

scelta del compositore.<br />

II# 3/6<br />

II# 3/6<br />

(Battute 36-38)<br />

(Battute 36-38)<br />

BRUNO BETTINELLI | 31


Nella sesta frase successiva, raggiungiamo il ‘culmine’ del brano sulla parola ‘cantava’.<br />

L’intento è chiaro. Tutta l’attenzione rivolta al testo e alla scelta musicale è su di lei:<br />

Nella sesta frase successiva, raggiungiamo il “culmine” del brano sulla parola “cantava”. L’intento<br />

la ‘donzella!’ ... E se vogliamo, è anche perfettamente in sintonia col compito del coro:<br />

è<br />

‘cantare!’. Nella chiaro. sesta Tutta frase l’attenzione successiva, rivolta raggiungiamo al testo e il alla “culmine” scelta musicale del brano è su sulla di lei: parola “donzella!” “cantava”. L’intento … E se<br />

vogliamo,<br />

Bettinelli, è chiaro. è<br />

dopo Tutta anche<br />

un procedimento l’attenzione perfettamente rivolta in sintonia<br />

armonico al basato testo col e sui alla compito<br />

rivolti scelta del<br />

(battute musicale coro: “cantare!”.<br />

anacrusico è su 39-42): di lei: la “donzella!” …<br />

VI Bettinelli, 2/4 , VII 2/4 , I 4/6 dopo , IV 3/6/7 un , risolve procedimento (in f e più largamente) armonico sul basato IV grado, sui puro rivolti e semplice! (battute Dà anacrusico una 39-42): VI 2/4 E se<br />

vogliamo, è anche perfettamente in sintonia col compito del coro: “cantare!”.<br />

,<br />

connotazione VII Bettinelli, 2/4 , I 4/6 veramente , dopo IV 3/6/7 un chiara , procedimento risolve e distensiva. (in f armonico e più largamente) basato sui sul rivolti IV grado, (battute puro anacrusico e semplice! 39-42): Dà VI una 2/4 ,<br />

connotazione VII 2/4 , I 4/6 veramente , IV 3/6/7 , chiara risolve e (in distensiva. f e più largamente) sul IV grado, puro e semplice! Dà una<br />

connotazione veramente chiara e distensiva. Culmine del brano<br />

Culmine del brano<br />

VI 2/4 VII 2/4 VI 2/4 I 4/6 IV 3/6/7 I 4/6 I IV<br />

VI 2/4 VII 2/4 VI 2/4 I 4/6 IV 3/6/7 I 4/6 I IV<br />

(Battute anacrusico 39-49)<br />

(Battute anacrusico 39-49)<br />

Nella settima frase I IV successiva (battute anacrusico 50-55), Bettinelli ricorre ancora all’utilizzo degli<br />

Nella intervalli settima di quarta, frase successiva ma questa (battute volta armonicamente.<br />

anacrusico 50-55), Bettinelli ricorre ancora<br />

Nella settima frase I IV successiva (battute anacrusico 50-55), Bettinelli ricorre ancora all’utilizzo degli<br />

all’utilizzo Ponendo degli il coro intervalli successione di quarta, ma di questa quarte volta tra i armonicamente.<br />

intervalli di quarta, ma questa volta armonicamente. Bassi e Tenori e i Contralti e i Soprani, con l’artificio<br />

Ponendo che possiamo il coro ancora in successione definire di “madrigalismo”, quarte tra i Bassi e in Tenori questo e i caso Contralti ondulatorio e i Soprani,<br />

Ponendo il coro in successione di quarte tra i Bassi e Tenori e i Contralti in e i sintonia Soprani, con con le l’artificio parole<br />

con “movendo l’artificio sì che soave”, possiamo l’effetto ancora è definire davvero ‘madrigalismo’, suggestivo. in questo caso in<br />

che possiamo ancora definire “madrigalismo”, in questo caso ondulatorio in sintonia con le parole<br />

sintonia “movendo con le sì parole soave”, ‘movendo l’effetto sì soave’, è davvero l’effetto suggestivo. è davvero suggestivo.<br />

32 | Analisi<br />

(Battute anacrusico 50-55)<br />

(Battute anacrusico 50-55)<br />

Nell’ultima frase (da battuta 60 a battuta 63), Bettinelli riprende lo stesso e identico accordo usato a<br />

battuta Nell’ultima 37. Nella frase frase (da precedente battuta 60 a il battuta compositore 63), Bettinelli scrive ai riprende Tenori La#, lo stesso ma inserisce e identico anche accordo in piccolo usato a<br />

tra battuta parentesi 37. Nella (Sib) frase e nella precedente seconda frase il compositore SIb. L’effetto scrive armonico ai Tenori è La#, identico. ma inserisce Lo sentiamo anche già in piccolo anche<br />

tra parentesi (Sib) e nella seconda frase SIb. L’effetto armonico è identico. Lo sentiamo già anche


Nell’ultima all’inizio frase della (da frase battuta a 60 battuta a battuta 55, 63), modificato Bettinelli riprende solo sul lo stesso La diesis e identico con accordo La bequadro. usato a battuta L’ispirazione 37. Nella<br />

frase armonica precedente sembra il compositore essere tratta scrive dalle ai Tenori due La#, parole ma inserisce simili onomatopeicamente anche in piccolo tra parentesi nelle due (Sib) frasi: e nella “donzella seconda<br />

frase e dolcezza”. all’inizio SIb. L’effetto della armonico frase è a identico. battuta Lo 55, sentiamo modificato già anche solo I IV sul all’inizio La diesis della frase con a La battuta bequadro. 55, modificato L’ispirazione solo<br />

sul La armonica diesis con La sembra bequadro. essere L’ispirazione tratta dalle armonica due parole sembra simili essere tratta onomatopeicamente dalle due parole simili nelle onomatopeicamente<br />

due frasi: “donzella<br />

nelle e due dolcezza”. frasi: ‘donzella e dolcezza’.<br />

(Battuta 37) (Battute 60-63)<br />

L’assetto polifonico che segue, (Battuta scelto 37) dal compositore, sembra (Battute in queste 60-63) battute evocare un gioco<br />

delle parti tra i due personaggi… prima dell’abbandono all’effetto/affetto finale. All’inizio (battute<br />

L’assetto 56-60), L’assetto polifonico sotto polifonico forma che segue, di che una scelto segue, sorta dal di compositore, scelto melodia dal compositore, sembra accompagnata, in queste sembra battute notiamo in evocare queste la partenza un battute gioco evocare delle parti voci un tra dei gioco i<br />

due Contralti, personaggi... delle parti Tenori prima tra i e due Bassi dell’abbandono personaggi… a quali rispondono all’effetto/affetto prima dell’abbandono i Soprani. finale. Nelle All’inizio all’effetto/affetto battute (battute successive, 56-60), finale. sotto i Soprani forma All’inizio di rilanciano una sorta (battute<br />

di le melodia parole 56-60), accompagnata, “nel sotto cor”, forma a quali notiamo di rispondono una la partenza sorta di i delle Bassi, melodia voci e poi dei accompagnata, Contralti, ancora Soprani, Tenori notiamo e Bassi ai quali a quali la rispondono partenza rispondono delle i Tenori, i Soprani. voci e dei<br />

Nelle infine, Contralti, battute come successive, ultima Tenori entrata, e i Bassi Soprani i a Contralti rilanciano quali rispondono le insieme parole ‘nel ai i Soprani. Tenori cor’, a quali sulle Nelle rispondono parole battute “mi successive, i Bassi, tocca”. e poi i ancora Soprani Soprani, rilanciano ai<br />

quali le rispondono parole “nel i Tenori, cor”, e a infine, quali come rispondono ultima entrata, i Bassi, i Contralti e poi ancora insieme Soprani, ai Tenori sulle ai quali parole rispondono ‘mi tocca’. La i Tenori, scelta e<br />

notazionale<br />

La infine, scelta<br />

delle<br />

notazionale come<br />

ultime<br />

ultima<br />

cinque<br />

delle entrata,<br />

battute,<br />

ultime i Contralti<br />

evoca<br />

cinque<br />

all’ascolto<br />

insieme battute,<br />

un<br />

ai evoca<br />

vero<br />

Tenori<br />

e<br />

all’ascolto<br />

proprio<br />

sulle parole<br />

abbandono<br />

un vero “mi<br />

al<br />

tocca”. e<br />

contenuto<br />

proprio abbandono<br />

espressivo di<br />

al<br />

contenuto espressivo di queste ultime parole poetiche.<br />

queste ultime parole poetiche. Il pedale lungo dei Bassi sulla tonica di Sol, il pedale superiore dei Soprani, col salto<br />

Il pedale La scelta lungo notazionale dei Bassi delle sulla ultime tonica cinque di Sol, battute, il pedale evoca superiore all’ascolto dei Soprani, un vero col e salto proprio d’ottava abbandono sulla al<br />

d’ottava sulla suono di Re (effetto/affetto di richiamo lirico teatrale), le due voci parallele dei Contralti e Tenori che<br />

suono contenuto di Re (effetto/affetto espressivo di queste di richiamo ultime lirico parole teatrale), poetiche. le due voci parallele dei Contralti e Tenori<br />

si muovono per seste, ben trasmettono questo intento espressivo voluto dal compositore.<br />

che Il si pedale muovono lungo per dei seste, Bassi ben sulla trasmettono tonica di questo Sol, il intento pedale superiore espressivo dei voluto Soprani, dal compositore. col salto d’ottava sulla<br />

Come anche la scelta armonica, sulla cadenza plagale delle ultime tre battute sulla parola ‘tocca’ (il Re dei Soprani<br />

Come suono anche di Re la scelta (effetto/affetto armonica, di sulla richiamo cadenza lirico plagale teatrale), delle le ultime due voci tre battute parallele sulla dei parola Contralti “tocca” e Tenori (il<br />

possiamo considerarlo come nota anticipata dell’accordo di Sol Maggiore), trasmette un effetto simile all’Amen<br />

Re che dei si Soprani muovono possiamo per seste, considerarlo ben trasmettono come questo nota intento anticipata espressivo dell’accordo voluto dal di compositore. Sol Maggiore),<br />

distensivo e conclusivo che possiamo trovare in moltissimi brani di musica sacra.<br />

trasmette Come anche un effetto la scelta simile armonica, all’Amen sulla distensivo cadenza plagale e conclusivo delle ultime che possiamo tre battute trovare sulla parola in moltissimi “tocca” (il<br />

brani Re di dei musica Soprani sacra. possiamo considerarlo come nota anticipata dell’accordo di Sol Maggiore),<br />

trasmette un effetto simile all’Amen Salto d’ottava: distensivo Effetto/Affetto e conclusivo che possiamo trovare in moltissimi<br />

brani di musica sacra.<br />

Salto d’ottava: Effetto/Affetto<br />

IV I IV I<br />

(Battute anacrusico 64-68)<br />

IV I IV I<br />

(Battute anacrusico 64-68)<br />

BRUNO BETTINELLI | 33


Suggerimenti per l’esecuzione<br />

All’inizio della partitura ci si pone di fronte alla scelta<br />

di come ‘staccare’ il tempo dell’esecuzione. Bettinelli<br />

scrive Allegretto (160 al quarto) e aggiunge quasi in uno,<br />

nonostante la composizione sia scritta in 3/4.<br />

Vista la velocità richiesta e la scorrevolezza, che<br />

si comprende anche dalla lettura della scrittura<br />

contrappuntistica del brano, staccare il brano in tre<br />

movimenti, risulterebbe sicuramente più meccanico e<br />

macchinoso. Il tempo ternario, tra l’altro, nella musica<br />

antica si staccava, infatti, in unico movimento.<br />

Dal punto di vista vocalico, la scelta di un timbro naturale, a<br />

piena voce, ma certamente non troppo lirico, risulterebbe<br />

più ottimale e consentirebbe di eseguire un fraseggio più<br />

adeguato e congeniale alla scrittura di questo brano, di<br />

carattere così scorrevole e ‘madrigalistico’.<br />

Alla lettura, dal punto di vista contrappuntistico, e<br />

all’ascolto si connota una sorta di ‘freschezza’ e anche<br />

‘scorrevolezza e leggerezza’, per il suo fraseggio, per la<br />

brevità del pezzo, per l’assetto armonico – in sintonia<br />

evidentemente anche con la giovane età del compositore<br />

in cui ha scritto questo brano – del modo di comporre di<br />

Bettinelli.<br />

Il brano è una sorta di ‘acquerello’ (non in senso<br />

semplicistico) che richiede un atteggiamento al canto<br />

molto aperto e animativo, perché si realizzi artisticamente<br />

compiutamente l’esecuzione corale. L’aspetto così<br />

gioioso, spensierato, ma anche in alcuni punti sensuale –<br />

soprattutto nelle battute anacrusico di 50-55 sulle parole:<br />

‘movendo sì soave la sua bocca’ e battute anacrusico di<br />

64-fine brano sulle parole: ‘nel cor mi tocca’ – immerso<br />

nella natura e nei colori del mese primaverile di maggio,<br />

ben rappresentato sia dal testo di Boiardo sia dalla musica<br />

di Bettinelli, dovranno essere il filo conduttore su cui<br />

vertere tutte le attenzioni espressive ed esecutive del<br />

coro.<br />

Un ultimo suggerimento è sulla dislocazione del coro.<br />

Essendoci parti a doppio semicoro, si potrebbe pensare<br />

anche ad un assetto diviso in sezioni maschili da una parte<br />

e sezioni femminili dall’altra, visto che sono, soprattutto<br />

nelle prime frasi e alla fine, in continuo dialogo. Questo,<br />

all’ascolto, creerebbe un effetto stereofonico e anche<br />

teatrale particolarmente suggestivo.<br />

Concludiamo lasciando alcune importanti dichiarazioni,<br />

come testimonianze. La prima di Gian Nicola Vessia,<br />

che ha curato e ha lavorato all’edizione di tutta l’ultima<br />

produzione mottettistica di Bettinelli, tratta dalla<br />

presentazione del fascicolo Polyphonia n. 15 dell’Edizioni<br />

Carrara pubblicato nel 1994:<br />

«[...] Uomo dalla forte tempra morale, la figura di Bettinelli<br />

si potrebbe ascrivere a quella di rappresentante di un<br />

neoumanesimo, di musicista impegnato nella continua<br />

ricerca di un linguaggio realizzato (per quanto attiene la<br />

musica per strumenti) sulle basi di un libera atonalità che si<br />

estrinseca al di fuori di schemi precostituiti troppo spesso<br />

vincolanti.<br />

Di questo tipo di linguaggio, s’intende, non v’è traccia nella<br />

musica corale di questo autore, poiché la<br />

voce umana, com’è noto, ha necessità di un altro<br />

trattamento per poter conseguire una valida e intensa<br />

espressività, strettamente aderente al contenuto dei testi.<br />

[...] Si tratta spesso di una musica sofferta perché,<br />

stratificandosi e sovrapponendosi la ricerca armonica con<br />

l’impalcatura contrappuntistica e la tecnica della variazione<br />

continua, ne risulta un senso di tensione che Bettinelli sa<br />

poi magistralmente sciogliere fino alla conclusione di un<br />

disegno preordinato ed emotivamente coinvolgente.»<br />

La seconda è tratta dalla presentazione di Giovanni Acciai<br />

dal titolo ‘Tra continuità e innovazione: i Madrigali di<br />

Bruno Bettinelli’, scritta per i ‘Sette Madrigali a cinque<br />

voci’ (composti tra il 1993 e il 1995) editi da Suvini Zerboni<br />

per la collana ‘I Quaderni della Cartellina’ nel 1996:<br />

«Figlio di un’epoca divisa tra pericolose fughe in avanti<br />

34 | Analisi


di un’avanguardia talvolta vuota di idee e di contenuti<br />

e tra gli altrettanto perigliosi balzi all’indietro di una<br />

retroguardia conservatrice e nostalgica, Bruno Bettinelli ha<br />

costantemente opposto a questo sterile bipolarismo un<br />

atteggiamento positivo, riuscendo sempre a far convivere<br />

nella sua arte elevatissima, vivacità di pensiero e grande<br />

coerenza stilistica.<br />

L’esito etico [...] si riassume dunque in una modernità<br />

che non si alimenta della pura enunciazione di se stessa,<br />

ma si nutre della rielaborazione personale di canoni<br />

compositivi indagati fin nelle pieghe più profonde della<br />

loro natura, della loro essenza. Ciò vale sia per quanto<br />

riguarda la sperimentazione e l’applicazione delle formule<br />

compositiva sia per l’esplorazione delle possibilità tecnicoespressive<br />

dello strumento ‘voce’.<br />

[...] Comporre oggi madrigali potrebbe sembrare<br />

anacronistico. Non per Bruno Bettinelli, il cui sodalizio con<br />

questo genere musicale e con ciò che esso rappresenta sul<br />

piano estetico e formale ha radici profonde.<br />

Perché il madrigale è innanzi tutto poesia. Ed è forse questa<br />

sua fondamentale prerogativa d’identificazione della<br />

parola come significazione sonora, capace di particolari<br />

sfumature di immagini, ad attrarre il compositore milanese<br />

e a stimolare di continuo l’ispirazione creativa. [...] Una<br />

musica, questa dei madrigali di Bettinelli, che si fissa e si<br />

libra in uno spazio che spinge in avanti, ma che costringe<br />

anche a voltarsi indietro, verso le grandi sorgenti della<br />

polifonia antica.<br />

[...] Prospera infatti rigoglioso il frutto dove la radice è<br />

profonda...»<br />

Targa marmorea sulla casa di via<br />

Compagnoni a Milano - 2016<br />

BRUNO BETTINELLI | 35


Tecnica<br />

Così definisce la scienza la nostra funzione<br />

vocale. Senza voler inoltrarci in considerazioni<br />

socio-culturali, economiche e politiche che ci<br />

porterebbero ad occupare molto più spazio di quello<br />

a disposizione, colgo l’occasione per provocare una<br />

riflessione su quanta e quale importanza abbia la<br />

voce.<br />

Una funzione biologica<br />

di scarto<br />

La nostra voce<br />

DI GIORGIO MAZZUCATO<br />

Tutti usiamo la voce per conversare, ognuno di noi<br />

lo fa quotidianamente per comunicare; è il mezzo di<br />

comunicazione più utilizzato dall’uomo, fatto salvo i<br />

sempre nuovi strumenti tecnologici. La nostra voce è uno<br />

strumento straordinario di identificazione della persona;<br />

è come mostrassimo la nostra foto, un documento di<br />

identità. Quando qualcuno ci telefona identifichiamo<br />

subito la persona amica ancor prima che si presenti, senza<br />

supporto video. E ancora: lo spettro armonico della nostra<br />

voce, ossia il timbro dato dalle formanti armoniche, è uno<br />

dei parametri di riconoscimento pari al DNA biologico e<br />

alle impronte digitali.<br />

Moltissime sono le professioni in cui è indispensabile<br />

usare la voce (giornalisti e conduttori Radio Televisivi,<br />

commercianti, insegnanti, intrattenitori, religiosi, cantanti,<br />

artisti di teatro e quant’altri vogliamo aggiungere). Come<br />

vediamo quasi tutto il mondo gira attorno alla voce<br />

dell’uomo. Funzione ‘fisiologica’ necessaria per esprimere<br />

inoltre i nostri sentimenti, le gioie, le paure, le decisioni<br />

più o meno importanti, anche per decidere di guerra o di<br />

pace. Anche il linguaggio scritto assume un significato più<br />

completo quando un testo, una prosa, una poesia prende<br />

voce, viene letta e detta, interpretata e diffusa. Insomma<br />

se non potessimo servirci della voce dovremmo sviluppare<br />

altri sistemi modificando radicalmente il nostro modo di<br />

vivere. Eppure la scienza definisce la voce ‘una Funzione<br />

Biologica di Scarto’! Forse anche a causa di questa<br />

etichettature non è mai esistita una cultura della voce,<br />

intendo una educazione dello strumento vocale a partire<br />

36 | TECNICA


dalla prima età, mai prevista<br />

negli ordinamenti e programmi<br />

scolastici. Anche la famiglia,<br />

i genitori, da coloro i quali i<br />

bambini imparano a modulare<br />

la voce, a parlare correttamente,<br />

e anche ad assumerne tutti<br />

gli eventuali difetti, latitano<br />

su questo versante. Spesso la<br />

famiglia è disinformata, non<br />

sensibile e poco accorta alle lente<br />

ma progressive degenerazioni,<br />

qualora avvengano, del suono<br />

vocale del proprio figlio. Si può<br />

dire che non sanno ascoltare, non<br />

hanno orecchio! Ho avuto modo<br />

di riscontrare casi di disfonie<br />

più o meno gravi in bambini di<br />

cui il genitore non se ne era mai<br />

preoccupato, e soltanto all’invito<br />

ad ascoltare attentamente notava l’anomalia con la quale<br />

il bambino e i genitori da tempo convivevano. ‘Ha sempre<br />

parlato così!’ questa era la loro risposta.<br />

Fermiamoci allora un attimo a riflettere. L’educazione<br />

fisica, disciplina obbligatoria nella scuola, prepara il<br />

corpo ad uno sviluppo armonioso, non è così? Non ne<br />

avrebbe lo stesso diritto anche tutto l’apparato muscolare,<br />

cartilagineo, osseo e respiratorio di cui nella vita se ne<br />

farà un uso illimitato spesso inconsapevole? Non è forse<br />

legittimo sperare che imparare a usare bene la propria voce,<br />

un bel parlare rende bella mla persona, la fa desiderare<br />

e può contribuire ad un maggior successo anche in molti<br />

campi professionali? Perché non prevedere anche questo<br />

tipo di investimento?<br />

Diversamente la Scuola, attraverso proprio gli insegnanti,<br />

frequentemente ci offre esempi di brutte voci, inespressive,<br />

affaticate e spesso ammalate di patologie tipiche di coloro<br />

che hanno usato male o abusato della propria voce, o che<br />

non hanno mai potuto conoscere il proprio strumento per<br />

imparare ad usarlo bene. Quante volte capita di incontrare<br />

insegnanti con gravi disfonie, dopo anni di insegnamento,<br />

e che troppo tardi si accorgono di non riuscire più a<br />

parlare bene e che vorrebbero miracoli da qualche<br />

incontro di tecnica vocale e qualche seduta di logopedia. I<br />

modelli vocali oggi diffusi dai media purtroppo non fanno<br />

sperare berne: voci roche, rauche, urlate, sdolcinate ma<br />

microfonate che però fanno immagine, fanno mercato, e<br />

sono imitate, copiate, attirano l’attenzione, voci da piazza,<br />

da stadio, da discoteca, da ipnosi collettiva…<br />

Non condanno tali abusi, ognuno del suo corpo e della sua<br />

psiche ne fa quallo che vuole, ma c’è una ragione in questo<br />

comportamento collettivo: l’altra voce, la voce armonica,<br />

la voce vera, non quella trasognata, la voce della nostra<br />

voce non trova più lo spazio dentro molti giovani d’oggi<br />

perché più difficile da ascoltare, perché è da ascoltare<br />

in silenzio; troppo faticoso impegnarsi per conoscerla<br />

perché resti pulita e bella. Ieri, quando il mondo era meno<br />

inquinato si cantava di più, si parlava anche meglio senza<br />

amplificazione: pensiamo ai grandi oratori dei fori e i<br />

grandi predicatori nelle chiese, i cantastorie nelle piazze e<br />

i mercanti ambulanti. La loro voce era già bell’amplificata<br />

naturalmente. Magari fa tendenza frequentare palestre<br />

per poter sfoggiare con orgoglio i muscoli scolpiti sul<br />

proprio corpo …coniugando magari la propria immagine<br />

scultorea ad una voce parlata che nulla ha da invidiare<br />

allo sfregamento di due fogli di carta vetrata! Tutto ciò<br />

grazie anche a una Scuola in cui l’interesse verso la voce<br />

si identifica con una sorta di Educazione Musicale da<br />

molti improvvisata: qualche canzoncina imparata da un<br />

CD e ricantata poi sopra il disco a tutto volume senza<br />

tener conto di quali potrebbero essere gli inconvenienti<br />

e i danni derivati da tale pratica. Non è pessimismo! Nel<br />

contatto con genitori ed educatori raccolgo purtroppo<br />

molte testimonianze che confermano nel tempo anche le<br />

mie dirette esperienze.<br />

Ma per fortuna non è sempre così! Non dappertutto è<br />

così! Non è così soprattutto dove esiste e resiste una certa<br />

coralità, e dove qualche zelante educatore si sostituisce<br />

alla scuola, o nella migliore delle ipotesi opera nella<br />

scuola. Esistono anche molte isole felici, quindi.<br />

Da sempre filosofi, letterati, didatti, pedagoghi, educatori,<br />

financo i politici sono d’accordo nell’affidare al canto, al<br />

coro, quindi alla voce cantata, un insieme di valori che<br />

nessun’altra pratica riesce ad esprimere : socializzazione,<br />

LA NOSTRA VOCE | 37


disciplina, rispetto dell’altro, coscienza di sé e del proprio corpo, cultura, capacità di<br />

esprimere le emozioni le più diverse, l’autocontrollo, il benessere psico-fisico, il sentimento<br />

che intenerisce l’anima, scioglie il cuore e regala serenità.<br />

Più sopra dicevo della voce armonica; quel nostro che ne produce altri: gli armonici.<br />

Gran cosa poterli riconoscere. Sperimentare proprio nel coro: ne guadagnerebbe anche<br />

l’intonazione della voce, l’educazione dell’orecchio e la corretta esecuzione delle relazioni<br />

nella scrittura polifonica. Nei nostri cori forse manca questo tipo di formazione ed<br />

educazione che sta sempre più diventando necessaria e coerente per godere del proprio<br />

strumento e per meglio interpretare qualsiasi pagina musicale.<br />

La forza terapeutica degli armonici e delle risonanze interne hanno dato vita a molteplici<br />

ricerche sulla voce e sulle sue proprietà: la creatrice della Psicofonia, la francese Marie-<br />

Luise Acher, qualche decennio fa ha visto nell’uso della voce il modo per sperimentare<br />

sensazioni ed emozioni e dare vita ad un percorso di crescita personale. Le vibrazioni<br />

della voce creano un massaggio interno che allenta le tensioni e regala un benessere che<br />

arriva alla mente. Nello sviluppo della propria vocalità più ampia è la gamma dei suoni<br />

(armonici) maggiore è la possibilità di star bene. Insomma imparare ad usare la voce per<br />

stare bene, ma anche per far star bene gli altri: ecco la voce artistica, la voce dell’artista<br />

del coro (sia esso amatoriale o professionale), del solista , dell’attore.<br />

Nella nostra coralità amatoriale, dove esistono delle realtà che per valore e impegno<br />

spesso superano quelle professionali, è sempre più difficile attirare l’interesse dei giovani<br />

che si potrebbero salvare dalla crescente profanazione della propria voce – la tifoseria<br />

da stadio, la frequenza di locali dove per farsi ascoltare bisogna urlare, l’abuso di fumo e<br />

alcool, vestire svestendosi anche quando il meteorologo suggerirebbe il contrario, passare<br />

da ambienti molto accaldati, magari sudati, ad ambienti freddi e magari esposti a correnti<br />

d’aria senza adeguate precauzioni.<br />

Quanto sopra, se può interessare, riguarda la così detta igiene vocale, che rientra solo nei<br />

programmi delle Scuole di Canto dei Conservatori e Istituti musicali. Il compito resta sì<br />

alla scuola, alla famiglia, ma pure agli insegnanti di canto, ai maestri di canto, ai direttori<br />

di coro, agli educatori e a tutte quelle realtà culturali e musicali che ancora si dedicano<br />

alla promozione della coralità. Anche nella scuola, sia primaria che secondaria, il coro<br />

rappresenta una fase importante e necessaria, per quanto sin qui detto, della formazione<br />

globale della persona. Ma non chiamiamola esperienza corale se non è guidata da insegnanti<br />

preparati e consapevoli di mettere le mani sul corpo e la psiche dei ragazzi i quali grazie<br />

al loro intervento possono amare il canto come odiarlo definitivamente. A quanto pare<br />

occorrono insegnanti appassionati, preparati non solo musicalmente e soprattutto nella<br />

didattica di base (alfabetizzazione musicale), ma, di più, capaci di usare la propria voce,<br />

averne una sufficiente coscienza per poi saper guidare i propri coristi in un cammino di<br />

ricerca. Oggi abbiamo a disposizione diverse modalità di approccio, anche per i nostri<br />

cori, ad una voce cantata corretta, cosciente e consapevole. Basta guardarsi attorno e<br />

accorgersi che qualche altra realtà corale ha cambiato in meglio la propria immagine<br />

vocale. Bussare alla loro porta e chiedere dove possono aver attinto tanto benessere: dal<br />

proprio direttore e da aiuti esterni?<br />

Avviare qualcuno alla ricerca della propria voce significa aiutarlo a trovare dentro di<br />

sé delle latenti potenzialità, a provare delle particolari e nuove sensazioni, a rimuovere<br />

della barriere interiori, a percepire con orecchio diverso quanto il nostro quotidiano ci<br />

impedisce di sentire a causa dello stress, dei condizionamenti ambientali e la rumorosità.<br />

Migliorare la vocalità del cantore gli consente di usare la voce senza forzarla, senza piegarla<br />

all’esigenza di sentirla ‘forte’. Non a tutti è dato diventare dei Pavarotti, dei Del Monaco<br />

o dei Bruson. Ognuno di noi è un unicum nella sua personalità vocale (non entro nel<br />

merito della musicalità); sta di fatto invece che una certa scuola vorrebbe sfornare voci ad<br />

imitazione di quello o quell’altro modello perché il repertorio lo richiede, perché il Teatro<br />

cerca quelle voci (Rossiniane, Verdiane, Pucciniane,ecc). Mi pare che ancor prima di Rossini,<br />

‘La nostra voce<br />

è uno strumento<br />

straordinario di<br />

identificazione<br />

della persona;<br />

è come<br />

mostrassimo la<br />

nostra foto, un<br />

documento di<br />

identità’<br />

38 | TECNICA


Donizzetti, Verdi anche altri abbiano lasciato qualcosa da<br />

cantare, per citarne alcuni: Josquin DesPres, Palestrina,<br />

Orlando di Lasso, Monteverdi, Gesualdo, Scarlatti,<br />

Bach, Mozart, Haydn, Mendelsshon, Brahms, ecc. Senza<br />

tralasciare la grande letteratura romantica e l’immenso<br />

patrimonio di Canto Popolare italiano e internazionale.<br />

Sarebbe intelligente allora che a molti studenti di canto<br />

senza caratteristiche verdiane e quant’altro fosse offerta<br />

loro queste altre ‘nobili’ alternative.<br />

Mi permetto di esprimere un’opinione che sono certo va a<br />

toccare la sensibilità di qualcuno, ma che risponde a verità:<br />

quei coristi che si formano con il grande repertorio vocale<br />

precedente al melodramma ottocentesco acquisiscono<br />

una preziosa dimestichezza tecnico-vocale e musicale che<br />

diventa indispensabile anche nel teatro d’opera dove è<br />

richiesta frequentemente tanta e sola voce. La parola non<br />

esiste quasi più, non ci si emoziona più e non si capisce<br />

nemmeno più la trama… per fortuna esiste il ‘gobbo<br />

digitale’ per il pubblico italiano con i testi anche per le<br />

opere in lingua italiana.<br />

E se i trattati di canto si sono sempre profusi in<br />

raccomandazioni per una netta articolazione delle<br />

consonanti, nella pratica i cantanti hanno spesso inteso<br />

sacrificarla a favore di certi effetti canori. Riporto quanto<br />

scriveva nel 1842 un mio omonimo, Alberto Mazzucato,<br />

maestro di Canto nel Conservatorio di Milano: «Vi sono<br />

molti cantanti, specialmente donne, che credono un<br />

ostacolo alla bellezza del canto, o almeno alla libertà<br />

del loro vocalizzo, la franca e netta pronuncia, e sotto<br />

l’influsso di questa falsa credenza sopprimono in tal modo<br />

le parole poste sotto le note che giungono all’orecchio<br />

dell’uomo, anche al più attento, altro che il senso come<br />

di un vocalizzo sull’I,E,A,O,U; ed anche cangiano il suono<br />

di queste, secondo la loro particolare disposizione a<br />

produrre le une invece che le altre; di modo che non è<br />

difficile sentire dei cantanti cangiare le A in O, e tutte le E<br />

in U» (F.-J.Fétis, Metodo dei Metodi di Canto, 1969).<br />

Ogni tanto si intravvedono segnali di cambiamento:<br />

pensate che in una edizione del Concorso per cantanti<br />

lirici intitolato a ‘Iris Adami-Coradetti’ di Padova, la giuria<br />

ha assegnato la palma di vincitore ad un contralto maschio,<br />

un contraltista quindi, e per di più italiano!<br />

Anche queste voci desuete, ma spesso ricercate anche<br />

nella nostra coralità, hanno ancora futuro! La scuola di<br />

canto italiana per costoro non prevede corsi specifici, non<br />

foss’altro che in corsi di canto barocco.<br />

Non vorrei tralasciare un aspetto importante della<br />

vocalità che si dimentica di trattare, pensandolo scontato:<br />

conoscere l’orecchio, meglio i nostri orecchi. Sì, al plurale<br />

non perché sono visibili due padiglioni ai lati della nostra<br />

testa, ma della possibilità di percepire oltre che per via<br />

timpanica (sistema uditivo esterno, medio) che per via<br />

ossea (sistema uditivo interno). La prova è data dallo<br />

sperimentare che, all’ascolto, la nostra voce registrata ci<br />

sembra molto diversa e non riconoscibile come nostra da<br />

quella ascoltata dal vivo. Da qui la nostra convinzione di<br />

avere sempre una voce bella e sana anche quando presenta<br />

della patologie. Educare l’orecchio interno è frutto di un<br />

confronto tra le due modalità di percezione attraverso<br />

anche l’ausilio di una buona guida.<br />

Oggi sono a disposizioni molti studi che avvalorano<br />

queste pratiche. Per citarne alcuni: il Metodo Funzionale<br />

della Voce di Gisela Gomert dell’Università di Darmstat<br />

e le ricerche sull’Orecchio e la Voce del Dr. Tomatis, oltre<br />

che a diversi altri interventi di illustri foniatri (dr. Fussi in<br />

primis) e ricercatori.<br />

Il canto è una delle azioni più nobili dell’uomo. Con il canto<br />

l’uomo ha sottolineato e caratterizzato ogni momento<br />

della sua storia. Salviamo la nostra voce in ogni istante<br />

minata: senza voce non potremo più pretendere verità<br />

e libertà. Mettiamo assieme le nostre voci per cantare il<br />

passato, il presente e dare l’esempio ai nostri figlio per il<br />

futuro. Tutto ciò per dire che se vogliamo dare un futuro<br />

alla nostra coralità, sia essa amatoriale o professionale<br />

(quella professionale intendo prevalentemente quella<br />

retribuita!!!), dovremo decidere di inserire nel carnet delle<br />

nostre competenze accessorie come educare, preservare<br />

e difendere la nostra voce e quella di tutti coloro che<br />

abbiamo in affidamento culturale e artistico.<br />

LA NOSTRA VOCE | 39


Tecnica<br />

Ho cantato in coro fin da ragazzino. Avevo una<br />

duttile vocina di tenore e, in più, riuscivo a cantare<br />

piuttosto bene anche in falsetto, nella tessitura del<br />

contralto. Con l’esperienza e l’esercizio riuscii poco<br />

a poco ad ampliare la tessitura e, ben presto, potevo<br />

cantare da basso e da soprano. Che divertimento<br />

cantare tutte le parti!<br />

Il modello Coro: per<br />

un futuro in armonia<br />

Capriccio stravagante di un musicista sognatore<br />

DI ANDREA LANDRISCINA<br />

Mi divertivo così tanto che, oltre a cantare nel coro del<br />

Conservatorio, accumulavo impegni ed ero arrivato ad un<br />

punto, ai limiti del patologico, in cui avevo una prova tutte<br />

le sere della settimana, lusso che, se vivi in una grande<br />

città, ti puoi permettere, ma questo eccesso di impegni<br />

durò poco, perché la stanchezza mi fece più saggio.<br />

Ho cantato di tutto, musica medievale e pezzi terminati di<br />

scrivere il giorno stesso della prova; per fare i vari concerti<br />

ho fatto tantissimi viaggi e ho conosciuto innumerevoli<br />

luoghi, esibendomi in teatri, chiese, chiostri e sale di ogni<br />

genere, cosa che, per un liceale, era un’ebbrezza immensa.<br />

Ho assistito a innamoramenti, fidanzamenti, matrimoni<br />

e, purtroppo, funerali. Ho cantato assieme a ricchissimi<br />

e poverissimi, disoccupati e stressati dal troppo lavoro;<br />

ho osservato l’accadere di tanti eventi della vita, ho<br />

conosciuto famiglie dove cantavano nonni, genitori e figli,<br />

ho visto integrarsi con naturalezza, proprio grazie alle<br />

relazioni che il coro favorisce, persone che venivano da<br />

lontano e che erano soli e sperduti. Alcuni tra questi, un<br />

po’ di anni più tardi, vennero definiti extracomunitari. Ho<br />

visto anche delle cose non molto onorevoli, cattiverie,<br />

giudizi, critiche, dicerie e tutte le debolezze più comuni<br />

della specie umana.<br />

Fin da subito compresi che il coro più che una grande<br />

famiglia è una piccola società, dove si rispecchiano in<br />

formato bonsai tutte quelle cose che avvengono nel<br />

mondo esterno. Ma con importantissime differenze: il<br />

coro, grazie ai suoi limitati confini, facilmente si presta<br />

40 | TECNICA


ad essere osservato come laboratorio; inoltre il coro è<br />

molto più avanzato rispetto alla società normale, perché<br />

ha costituzionalmente obiettivi, struttura e autodisciplina<br />

altrove sconosciuti.<br />

Anche quando da cantore divenni direttore, ho sempre<br />

continuato a riflettere sulle mie esperienza giungendo a<br />

ipotizzare che il coro potrebbe essere un possibile modello<br />

sanante, e da qui, in qualità di irriducibile visionario, ho<br />

immaginato un modello sociale per il futuro.<br />

Come può avvenire per alcuni virus finiti fuori controllo,<br />

il modello CORO potrebbe uscire misteriosamente dal<br />

suo piccolo laboratorio e contagiare lentamente ma<br />

irrimediabilmente i modelli sociali del pianeta. Vi sembro<br />

folle?<br />

Il modello CORO<br />

Burlone come sono, ho immaginato che CORO sia<br />

l’acronimo di Cooperazione Organizzata per Ridefinire<br />

gli Orizzonti. Come la maggior parte degli acronimi forse<br />

non è un capolavoro poetico, ma il potere del significato<br />

è profondo.<br />

• Cooperazione. È un passaggio fondamentale per la<br />

pienezza dell’essere umano. Finora abbiamo conosciuto<br />

quasi solo la competizione, anzi, siamo convinti che dove<br />

non c’è competizione ci sia il nulla; al contrario, sprechiamo<br />

tutte le energie, le potenzialità, le ricchezze, la creatività<br />

per alimentare polemiche, risse, conflitti, sopraffazioni,<br />

perfino guerre. Tutto questo per l’idolatria dell’ego che è<br />

solo un minimo frammento di noi stessi, alla cui felicità<br />

sacrifichiamo la nostra. Eppure sappiamo benissimo che<br />

l’egoismo è l’incubo di chi lo prova perché è impossibile (e<br />

pure pericoloso) essere felici in mezzo a un mondo infelice,<br />

e l’invidia altrui non è un vanto ma un rischio terribile.<br />

Eppure millenari modelli, che col CORO non hanno niente<br />

a che fare, ci hanno convinto ed assuefatto all’idea che<br />

se non vinci o freghi gli altri, gli altri inevitabilmente<br />

vinceranno o fregheranno te, col risultato evidentissimo di<br />

essere tutti fregati e vinti vicendevolmente.<br />

• Organizzata. Mai come in questi tempi è evidente<br />

che la civiltà umana è confusa, cialtrona, improvvisata,<br />

vive a casaccio e procede guidata dalle sole emozioni in<br />

assenza della ragione. Il CORO, invece, è un organismo<br />

altamente organizzato che deve strutturare finemente<br />

ogni dettaglio. Un solo ritardo di un sedicesimo può<br />

provocare una catastrofe musicale, una sola nota errata<br />

non solo oltraggia l’armonia, ma può trascinarsi dietro una<br />

valanga di nuovi errori.<br />

come è indispensabile farlo, è altrettanto indispensabile<br />

sapere rimettere tutto nuovamente in discussione<br />

estrinsecando quella magnifica virtù che è detta resilienza.<br />

• Orizzonti. Orizzonte significa visioni e obiettivi senza i<br />

quali non andiamo da nessuna parte se non brancolando<br />

al buio biascicando rosari di lamentele. La visione è<br />

l’apertura di nuove strade finora intentate, l’obiettivo è la<br />

stella luminosa che ci indica la strada da percorrere.<br />

Alcuni hanno già provato<br />

È risaputo che l’idea del CORO, dell’orchestra e delle<br />

innumerevoli metafore musicali come modello per<br />

orientare la società del futuro non è mia: moltissimi grandi<br />

pensatori e musicisti hanno costruito tale concetto. Io<br />

ho elaborato un semplice confezionamento di idee già<br />

esistenti già applicate. Non voglio scendere nella notte<br />

dei tempi e nella raffica di citazioni possibili, ma voglio<br />

menzionare due casi estremamente significativi.<br />

Il primo è El Sistema, fondato in Venezuela da José Antonio<br />

Abreu, il più grande progetto di didattica musicale della<br />

storia. Questo «mira ad organizzare sistematicamente<br />

l’educazione musicale ed a promuovere la pratica collettiva<br />

della musica attraverso orchestre sinfoniche e cori, come<br />

mezzo di organizzazione e sviluppo della comunità»<br />

(dalla descrizione che ne dà la stessa Fondazione che<br />

lo amministra) ed è fondato sull’educazione pubblica,<br />

gratuita e aperta a tutti i ceti sociali, strutturato in una<br />

piramide dove ciascuno è libero di proseguire verso il<br />

gradino superiore o di abbandonare la salita permanendo<br />

sullo stesso gradino. Chi giunge alla cima rappresenta il<br />

livello supremo della professionalità musicale, ma tutti i<br />

gradini della piramide consentono eccellenti esperienze e<br />

soddisfazioni mediante la musica d’assieme. Un progetto<br />

veramente grandioso e raffinatamente strutturato che<br />

non soltanto sta donando da anni sollievo al povero<br />

e martoriato Venezuela, ma viene esportato in tutto il<br />

mondo, vantando, comunque, il massimo successo nei<br />

paesi poveri.<br />

Anche io, nel mio piccolo, mi sono adoperato negli<br />

ultimi tre anni per impiantare in Himalaya, nel West<br />

Bengala, distretto di Darjeeling, un progetto multistrato di<br />

educazione musicale ispirato ad Abreu.<br />

Il secondo caso importante è la West-Eastern Divan<br />

Orchestra, fondata da Daniel Baremboim ed Edward Said,<br />

orchestra che riunisce nella stessa esperienza di fare<br />

musica d’assieme dei musicisti israeliani e palestinesi, caso<br />

unico di progetto musicale che si svolge addirittura tra<br />

paesi belligeranti.<br />

• Ridefinire. Porre nuovi fini e nuovi con-fini. Occorre<br />

stabilire dei limiti e dei fini se vogliamo fare qualcosa, ma,<br />

il modello coro | 41


Il modello, ovvero i sette semi che il CORO può piantare<br />

1 - Unità nella diversità<br />

Una delle virtù più invidiate ai cori è quella di cantare in armonia tutti assieme.<br />

Eppure l’unità del coro non ha niente a che fare con l’uniformità che in altri ambiti<br />

viene ritenuta un valore, dove tutti si debbono attenere nella stessa maniera allo<br />

stesso protocollo. Il CORO ha tante divisioni al suo interno sia nei ruoli (direttore,<br />

coristi, eventuali solisti e strumentisti) sia nelle tessiture vocali, inoltre, all’interno<br />

della stessa fila, tutti i coristi sono differenti, ma impastano il loro suono e calibrano<br />

la loro intonazione fino ad ottenere un risultato omogeneo. Le differenze, come tutti<br />

sappiamo, possono rappresentare conflitti o ricchezza. Perché siano ricchezza occorre<br />

un obiettivo comune che faccia la sintesi tra gli opposti. Riuscireste ad immaginare<br />

cosa succederebbe se la società umana fosse unita da obiettivi comuni?<br />

2 - Impegno e disciplina<br />

Chiunque abbia cantato in coro ad un certo livello artistico sa che per ottenere buoni<br />

risultati occorre provare frequentemente, assieme o a sezioni, talvolta ripassarsi le<br />

parti a casa e mantenere molto alto il livello di attenzione sia durante le prove che<br />

durante il concerto. Lo spontaneismo pressappochistico non ha niente a vedere<br />

col coro che si pone obiettivi artistici e che cura scrupolosamente intonazione,<br />

emissione, fraseggio, coloriti e dizione, perché la cura dei particolari è una forma di<br />

amore. Cosa sarebbe il mondo se più uomini mettessero impegno, disciplina e amore<br />

nelle loro attività?<br />

‘Il coro è una<br />

piccola società,<br />

dove si rispecchiano<br />

in formato bonsai<br />

tutte quelle cose<br />

che avvengono nel<br />

mondo esterno,<br />

ma in modo più<br />

avanzato, perchè ha<br />

costituzionalmente<br />

obiettivi, struttura<br />

e autodisciplina<br />

altrove sconosciuti’<br />

3 – Ricerca della qualità<br />

Le tante prove richieste per fare un concerto nascono dalla ricerca della qualità, che<br />

deve essere la più alta possibile, e per la quale i musicisti fanno immensi sacrifici.<br />

In un mondo dove si valuta solo la quantità, dove i lavori si pagano a ore, dove l’unica<br />

valutazione che viene fatta per qualsiasi cosa è il costo, la ricerca sistematica della<br />

qualità è una rivoluzione. Cercare la qualità, costruirvi attorno i propri valori, viverla<br />

e riconoscerla sono azioni che ci spostano su di un livello di coscienza più alto,<br />

quello che è veramente e propriamente umano e che si eleva nettamente rispetto<br />

ai comportamenti istintuali. Riuscireste a immaginare come vivremmo se la qualità<br />

diventasse il desiderio primario?<br />

4 – Diffusione della Cultura<br />

La parola Cultura ha una radice bellissima, culto di Ur, che nelle lingue semitiche<br />

significa luce. La Cultura è l’opposto dell’erudizione ed è oltre il sapere e la conoscenza.<br />

È la ricerca dei semi di luce che ci sono nella storia umana, nelle arti, nello spirito<br />

degli uomini che hanno manifestato grandezza. Il CORO è depositario di infiniti<br />

capolavori: possiamo quasi certamente affermare che la stragrande maggioranza delle<br />

composizioni musicali della storia impiegano il coro o, come minimo, dei gruppi di<br />

voci. In questi innumerevoli capolavori è custodita la luce della civiltà umana, quella<br />

luce che sfida i secoli e che merita di attraversare la storia. Pensate ad una società<br />

che invece di diffondere panzane complottistiche e risse ideologiche irraggi Cultura!<br />

5 – Testimonianza di un’esperienza vissuta<br />

La nostra civiltà ascolta sempre moltissima musica, in automobile, nelle sale d’aspetto,<br />

nei supermercati, per la strada con l’auricolare nelle orecchie, perfino nei parcheggi e<br />

negli ascensori, per non parlare di cinema, televisione, computer e cellulari. La musica,<br />

per troppe persone, è un ottundimento passivo ed anestetizzante, invece chi canta<br />

42 | TECNICA


in coro è protagonista attivo della musica, la fa, la vive, la<br />

testimonia, la ama e la fa amare. Come potrebbe essere il<br />

mondo se gli umani vivessero in maniera attiva invece che<br />

subire quello che gli viene propinato in passività!<br />

6 – Soddisfazione<br />

Cantare in coro è un modo eccellente per stimolare le<br />

emozioni costruttive. La cosa bella è che quando si canta<br />

si è soddisfatti per quello che si fa e non per qualcosa che<br />

viene dall’esterno. Cantare accende l’entusiasmo, genera<br />

passione crea contagio. Vogliamo immaginarci esseri<br />

umani soddisfatti, entusiasti e appassionati?<br />

7 – Ridefinizione del potere<br />

Nessun gruppo umano può funzionare senza meccanismi<br />

organizzativi che creano delle situazioni di potere. Il potere<br />

nel CORO è distribuito (alcune persone si spartiscono<br />

alcune responsabilità) e, quello affidato al direttore è<br />

un atto di servizio e di competenza (in moltissimi cori il<br />

direttore è scelto, talvolta pagato, dai coristi). Inoltre<br />

il CORO sperimenta due cose veramente splendide<br />

che sono il potere interiore della musica e il potere<br />

del gruppo quando questo è armonico. Che splendore<br />

sarebbe una società dove il potere è armonia, servizio<br />

e competenza!<br />

Fin dal sottotitolo ho annunciato di essere un<br />

sognatore, parola che viene pronunciata troppo spesso<br />

con alterigia e sufficienza, come se il sognare fosse<br />

un’attività spregevole. Eppure tutti i veri cambiamenti,<br />

le grandi invenzioni, i grandi capolavori, prima di essere<br />

realizzati sono stati sognati e immaginati. Non pretendo<br />

di essere un grande creatore, ma non rinuncio al diritto<br />

di sognare. Sogno un mondo dove cori e orchestre<br />

sostituiscano gli eserciti e restringano gli ospedali.<br />

I sogni talvolta si avverano. Ma i sognatori debbono<br />

essere determinati e numerosi.<br />

il modello coro | 43


Repertorio<br />

Scritto nel 2013 dal compositore veneto Manolo<br />

Da Rold, Angel Fly (Angelus Domini) è uno dei<br />

brani che sempre più spesso capita di ascoltare nei<br />

programmi da concerto di cori a voci bianche e di<br />

cori giovanili femminili.<br />

Angel Fly - Angelus Domini<br />

per coro a voci bianche/giovanile e pianoforte<br />

di FABIO PECCI<br />

Manolo Da Rold<br />

Compositore, direttore<br />

di coro e organista,<br />

diplomato in Organo e<br />

Composizione organistica<br />

al Conservatorio ‘A.<br />

Steffani’ di Castelfranco<br />

Veneto, e in Musica Sacra<br />

presso il Conservatorio<br />

‘Santa Cecilia’ di Roma. E'<br />

direttore della Corale Zumellese di Mel, del piccolo<br />

coro voci bianche e del Coro giovanile ‘Roberto<br />

Goitre’ e del coro maschile ‘Melos’ Valbelluna. Come<br />

compositore si dedica particolarmente alla musica<br />

corale polifonica sacra, alla musica per cori di voci<br />

bianche con numerose partiture di carattere didattico<br />

e alle elaborazioni di canti popolari provenienti dalla<br />

tradizione orale arcaica, in particolar modo dell´area<br />

veneta, trentina e friulana.<br />

Atmosfere che in qualche modo ricordano la scrittura di<br />

dei compositori baltici, con linee piuttosto essenziali ma<br />

di grande effetto timbrico e un particolare slancio ritmico<br />

ricco di accenti contrastanti e spostati, sono i principali<br />

elementi che subito colpiscono l’ascoltatore.<br />

Ma prima di tutto questo, l’ascoltatore viene rapito da<br />

un efficace e coinvolgente effetto che ogni coro potrà<br />

utilizzare a proprio piacimento.<br />

Dopo la declamazione del titolo (angel fly) che si ferma<br />

su una seconda fa/sol, a ricordarci che l’angelo che porta<br />

l’annuncio di maternità vola fino a raggiungere Maria, ogni<br />

corista pronuncia la parola ‘fly’ senza intonazione, con<br />

ritmi diversi per ogni singolo cantore.<br />

Utilizzando la consonante F e mettendo molta aria nel<br />

suono vocalico si viene a creare un suono che come per<br />

incanto fa sentire a chi ascolta il rumore del battito delle<br />

ali.<br />

44 | REPERTORIO


Personalmente, faccio eseguire questo effetto a partire dalla mia destra e aggiungendo poi<br />

voci verso sinistra. Questo crea ( soprattutto se si esegue il brano con il coro in disposizione<br />

molto aperta) un vero e proprio effetto di ‘avvicinamento e atterraggio’ dell’Angelo.<br />

Segue una seconda sezione costruita sul testo ‘et concepit de spiritu sancto’ che termina<br />

anch’essa con un arrivo su una seconda re/mi e la ripetizione dell’effetto del volo<br />

dell’angelo.<br />

La seconda re/mi prepara la terza sezione che proprio su questi due suoni ribattuti crea un<br />

tappeto sonoro sul testo ‘ecce ancilla Domini’ sul quale spicca poi il volo ( per rimanere in<br />

tema) il testo ‘fiat mihi secundum verbum tuum’ affidato ad una piccola sezione che deve<br />

mettere in evidenza il contrasto ritmico tra il tappeto sonoro realizzato con la seconda<br />

re/mi e la nuova frase che emerge con gioia.<br />

MANOLO DA ROLD - ANGEL FLY | 45


Si va così verso il finale dove il coro torna a due voci; il sostegno ritmico realizzato<br />

attraverso l’accentuazione delle crome 3+3+2 in tempo di 4/4 che troviamo nella chiave di<br />

basso nella parte del pianoforte, riprende il ritmo precedentemente sostenuto dalle voci<br />

che ripetono quasi come un ostinato l’ ‘ecce ancilla’.<br />

Le due voci omoritmicamente cantano ‘et verbum caro factum est, et habitabit in<br />

nobis’ fino a giungere ad una corona finale che resta sospesa su un solo DO ‘asciugando’<br />

d’improvviso la polifonia.<br />

46 | REPERTORIO


Torna la prima declamazione ‘Angel Fly’ con la<br />

riproposizone del primo intervallo di seconda ascoltato e<br />

l’effetto del battito d’ali.<br />

Si può dare direzione opposta all’effetto ‘fly fly<br />

fly’ rendendo così l’impressione, unitamente ad un<br />

diminuendo, della dipartita del’Angelo proprio dalla stessa<br />

direzione da cui è arrivato.<br />

L’effetto globale è molto gradevole, sorprendente al primo<br />

ascolto l’effetto del battito d’ali che colpisce l’ascoltatore<br />

e crea tensione verso l’ascolto.<br />

Particolare cura va riservata alle dinamiche, in particolar<br />

modo agli effetti < > ( crescendo – diminuendo).<br />

Uno stile piuttosto declamatorio nella sezione dell’ ‘ecce<br />

ancilla’ rende al brano una particolare timbrica.<br />

E’ necessario preparare il coro ad una certa leggerezza<br />

nel registro acuto (sale fino al fa in quinto rigo) per non<br />

contrastare l’idea di soavità che deve sottendere tutta<br />

l’esecuzione. Se i cantori hanno una discreta sicurezza è di<br />

particolare effetto l’esecuzione a coro molto aperto ( ad<br />

esempio lungo le navate di una chiesa).<br />

In questo caso si può scegliere se mescolare le voci<br />

realizzando dei trii ( un soprano, un contralto, una prima<br />

voce per la parte a tre) oppure limitarsi ad ‘aprire le sezioni’<br />

senza mescolarle.<br />

Personalmente prediligo questa seconda modalità, con<br />

il posizionamento della prima voce al centro ( i ‘pochi in<br />

evidenza’ richiesti in partitura).<br />

Un’esecuzione particolarmente cara al compositore è<br />

ascoltabile al seguente link:<br />

http://www.manolodarold.com/angel-fly-ssa-and-pianoby-manolo-da-rold/<br />

Manolo Da Rold<br />

MANOLO DA ROLD - ANGEL FLY | 47


Repertorio<br />

Oltre sessanta componimenti hanno caratterizzato<br />

il Concorso di Composizione Corale ‘Una canzone<br />

per l’Adunata’, ideato dalla Sezione ANA di<br />

Treviso per valorizzare brani che incarnino gli<br />

autentici valori alpini e ricordino la Grande<br />

Guerra di cui ricorre il Centenario.<br />

Vista la qualità del lavoro ha ottenuto una<br />

segnalazione di merito ‘Improvviso, l’inverno’ di<br />

Gian Pietro Capacchi.<br />

Improvviso, l’inverno<br />

di GIAN PIETRO CAPACCHI<br />

GIAN PIETRO CAPACCHI<br />

Ha studiato presso<br />

l’Istituto Superiore<br />

di Scienze Religiose<br />

della Facoltà Teologica<br />

di Milano, dove ha<br />

discusso la Tesi in Canto<br />

Gregoriano.<br />

Ha studiato Canto<br />

Gregoriano e Direzione di<br />

coro presso la Scuola ‘C. Monteverdi’ di Cremona. Dal<br />

1991 dirige il Coro Canossa A.N.A. sezionale di Reggio<br />

Emilia (formazione maschile) e dal 1995 la Schola<br />

Cantorum Canossa (formazione femminile).<br />

Il Teatro è l’Ortigara, denominato il Calvario degli Alpini.<br />

Ho percorso in lungo e in largo questa montagna, già<br />

dall’ Adunata del 2006 di Asiago. Sono i momenti che<br />

ti toccano il cuore. Puoi vedere nella realtà ciò che è<br />

accaduto e immaginare...ogni passo tra le rocce.<br />

‘Improvviso l’inverno’... nel cammino del tempo... noi<br />

oggi il compito della Memoria.<br />

Detto questo... come eseguirlo?!?! Ogni maestro vive<br />

e trasmette il testo e la musica, ed esprime ai coristi i<br />

propri sentimenti, i propri pensieri, le proprie emozioni.<br />

Partendo per caso, nel silenzio dei boschi, il 10 di giugno<br />

1917 (la data storica) era caldo anche nell’Altipiano.<br />

Improvviso, con il primo colpo di cannone, giunse<br />

l’inverno (angoscia, tristezza, morte, distruzione). Nelle<br />

battute che accompagnano il testo ho tentato di<br />

trasmettere questa tensione improvvisa, tensione che<br />

accompagna tutte le strofe nelle terze righe. Possiamo<br />

dire che le prime 2 righe, nei primi 2 sistemi raccontano<br />

la storia; nei successivi passaggi della terza riga delle<br />

strofe, la storia si interiorizza e nasce questa variante<br />

armonica, quasi entrasse nell’animo umano; nelle ultime<br />

2 righe ripetute ecco l’altra parte della tragedia storica,<br />

‘un massacro’, ‘Suolo Sacro’, un pensiero alla casa per<br />

coloro che sono sopravvissuti, concludendo...Per non<br />

dimenticare. E’ il testo dell’incisione che si trova sulla<br />

Colonna Mozza dell’Ortigara, a poca distanza dal quale<br />

c’è il Cippo Austriaco. Venti giorni sull’Ortigara.... ricordi<br />

il canto della SAT? Venti giorni terribili (10-29 giugno),<br />

perdite stimate circa 28.000 uomini, giovani soprattutto.<br />

Per noi è un impegno, quasi un dovere continuare a<br />

‘Raccontare’ la nostra storia... e lo facciamo attraverso i<br />

canti...Per non dimenticare...<br />

Questo è solo il mio pensiero, ad ognuno la libertà di<br />

trasmettere ciò che vive dentro.<br />

48 | REPERTORIO


Brano segnalato dalla Commissione Artistica al Concorso di Composizione Corale: "Una canzone per l'Adunata" Treviso <strong>2017</strong><br />

Nel cammino del tempo...<br />

Improvviso, l'inverno<br />

Parole e Musica di G. P. Capacchi<br />

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1 -2 -3- 4-5 poi finale<br />

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pia - no d'A - sia - go, sul - l'Al - to - pia - no d'A - sia - go.<br />

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Per non di - men - ti - ca - - re.<br />

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˙. ˙<br />

Mentre la pioggia scrosciava,<br />

lungo il sentiero del tempo,<br />

s'udiva il cannone sparare<br />

per noi Alpini un massacro<br />

per noi Alpini un massacro<br />

Per conquistar l'Ortigara,<br />

molti ragazzi perirono,<br />

donando alla Patria la vita,<br />

sul suolo sacro del Monte,<br />

sul suolo sacro del Monte.<br />

Per continuar la Memoria<br />

Su quella vetta è nato<br />

un segno che vive nel tempo…<br />

Per non dimenticare<br />

Per non dimenticare.<br />

(Finale) Per non dimenticare.<br />

Ora c'è solo il silenzio,<br />

ogni battaglia è cessata<br />

ed ogni Alpino ripensa<br />

alla sua casa lontana,<br />

alla sua casa lontana.<br />

capacchi - improvviso, l’inverno | 49


Commento<br />

L’associazionismo corale ha tra le sue ragioni<br />

d’esistere la divulgazione e la sviluppo della<br />

formazione musicale. Nel corso di decenni<br />

d’attività si sono costituiti gruppi corali di ogni<br />

genere e tipo che dall’associazionismo regionale<br />

hanno potuto trarre risorse per la propria crescita.<br />

Tra gli strumenti che le associazioni hanno potuto<br />

espri mere, importante rilievo spetta all’editoria.<br />

Per mezzo delle riviste periodiche e di pubblicazioni<br />

l’intera coralità nazionale possiede un numero<br />

considerevole di documenti e sussidi tecnici.<br />

Pier Paolo Scattolin<br />

Esercizi d’intonazione e<br />

di lettura per Coro<br />

Recensione dell’ultimo numero de I Quaderni di Farcoro<br />

DI Michele peguri<br />

L’AERCO (Associazione Emiliano-Romagnoli Cori) si<br />

colloca in tale orientamento con la rivista Farcoro che fin<br />

dall’origine è il periodico di riferimento per i cori associati<br />

della regione. Negli articoli della pubblicazione la coralità<br />

è trattata sotto ogni angolatura: compositiva, direttoriale,<br />

musicologica, estetica. Questo grazie a contributi di<br />

personalità della regione e di musicisti nazionali ed<br />

internazionali. Alla regolare uscita di Farcoro negli<br />

ultimi anni l’AERCO ha affiancato una serie di ‘quaderni’.<br />

Queste pubblicazioni, senza vincolo d’uscita sistematica,<br />

sono redatte con criteri ancor più precisi e specialistici:<br />

atti di convegni, trascrizioni di corpus di manoscritti<br />

inediti, monografie e manuali tecnici sono oggetto di<br />

trattazione estesa e approfondita. Il decimo numero<br />

de I Quaderni di Farcoro uscito recentemente s’intitola<br />

Esercizi d’intonazione e lettura a due, tre, quattro voci di<br />

P.P. Scattolin.<br />

Il volume, piuttosto corposo (quasi 300 pagine), è suddiviso<br />

in tre blocchi (esercizi a due, a tre, a quattro voci) e si<br />

occupa del problema intonazione in maniera globale ed<br />

esaustiva ponendo come obiettivo l’intonazione del coro<br />

come prodotto di un preciso modo del fare musica insieme.<br />

Questo significa, come prima cosa, tradurre il significato di<br />

50 | COMMENTO


intonazione come una combinazione di questioni la cui soluzione è data dal ruolo ‘attivo’ di tutte le componenti del coro;<br />

coro qui inteso come organismo unitario pur nelle sue infinite variabili.<br />

L’intonazione è, nel percorso di Scattolin, un esito si potrebbe dire ‘omeostatico’, un costante equilibrio tra i diversi<br />

elementi costituenti il linguaggio musicale: armonia, melodia, ritmo, che lo strumento coro impara a esplorare e a<br />

padroneggiare attingendo a risorse già insite fisiologicamente nel gruppo vocale e sapientemente fatte emergere. L’autore<br />

induce a far sì che l’intonazione esatta sia ottenuta e sostenuta da due presupposti. Il primo come una necessità del coro,<br />

la seconda che tale necessità debba divenire un’abilità gestita in modo ludico se non divertente. Esaminiamo il primo<br />

aspetto: la necessità.<br />

Fin dal primo esercizio Scattolin fa propria e sviluppa la lezione di Z.Kodaly 1 : il cantare a due voci dal primo approccio<br />

del cantare in gruppo per ‘vivere’ l’intonazione. Il meccanismo circolare canto-ascolto-canto si attiva spontaneamente e<br />

si configura come requisito sostanziale del fare coro. Il corista/coro non intona bensì ‘ascolta e di conseguenza intona’; il<br />

cantare è un seguire un punto percettivo creatosi interiormente tramite il cosiddetto orecchio interno.<br />

Il circuito percettivo tra suono ascoltato e suono emesso è una vera e propria sintonizzazione tra apparato auditivo e<br />

fonatorio; così avviato, questo meccanismo genera quella sintesi funzionale cha fa del feedback individuale il principale<br />

punto di Chi forza abbia e di autonomia un minimo della di esperienza formazione di vocale tecniche sia corale d’intonazione che solistica. sa che Cosa intonare s’intende? due S’intende voci umane che su l’orecchio un<br />

del cantante suono tende fermo ad ‘auto- a distanza formarsi’ di ottava indirizzando (rapporto la frequenza emessa 2:1) in non concordanza è un fatto di armonici volontà né con di l’ambiente conoscenza sonoro<br />

esterno. Come?<br />

Chi musicale, abbia<br />

Partendo ma un minimo di dagli induzione intervalli<br />

di esperienza acustica. fisicamente<br />

di tecniche<br />

neutri: unisono,<br />

d’intonazione<br />

ottava<br />

sa<br />

giusta<br />

che<br />

e<br />

intonare<br />

quinta giusta.<br />

due voci umane su un<br />

suono fermo<br />

Chi abbia un minimo Con di un’abbondanza a distanza di ottava<br />

esperienza di tecniche di (rapporto esercizi d’intonazione e frequenza variabili, 2:1)<br />

sa che intonare si non giunge è un fatto<br />

due voci a umane incardinare volontà né<br />

su un suono il di gruppo conoscenza<br />

fermo a nelle distanza<br />

musicale,<br />

di ottava consonanze ma<br />

(rapporto frequenza perfette di induzione<br />

2:1) con non il acustica.<br />

è un semplice fatto di volontà e unico né ausilio di conoscenza dell’autoascolto. musicale, ma Senza di induzione ancora acustica. entrare in<br />

Con un’abbondanza<br />

questioni Con di<br />

di esercizi<br />

tecnica un’abbondanza<br />

e<br />

vocale<br />

variabili,<br />

la di<br />

si<br />

voce esercizi<br />

giunge<br />

si<br />

a<br />

trova e<br />

incardinare<br />

“costretta” variabili, gruppo<br />

a si seguire giunge<br />

nelle consonanze<br />

un’urgenza a incardinare<br />

perfette<br />

percettiva il gruppo<br />

con il<br />

che<br />

semplice<br />

diventa nelle<br />

e unico<br />

sempre consonanze più una perfette necessità con interiore. il semplice Impostando e unico ausilio dal principio dell’autoascolto. tale stile di Senza lavoro, ancora l’intonazione entrare più in<br />

ausilio dell’autoascolto. Senza ancora entrare in questioni di tecnica vocale la voce si trova ‘costretta’ a seguire un’urgenza<br />

che questioni ottenuta, di tecnica è “provocata”. vocale la In voce tal si modo trova i capisaldi “costretta” delle a seguire aggregazioni un’urgenza armoniche percettiva sono che chiariti diventa e<br />

percettiva<br />

disponibili sempre che diventa più per una sempre<br />

possibilità necessità più una<br />

d’accordatura interiore. necessità Impostando interiore.<br />

diverse<br />

Impostando<br />

(temperata, dal principio dal<br />

naturale<br />

principio tale stile etc.).<br />

tale di stile lavoro, di lavoro, l’intonazione più più<br />

che ottenuta, che ottenuta, è ‘provocata’. Due elementi è “provocata”. In tal concorrono modo i In capisaldi tal costantemente modo delle i aggregazioni capisaldi all’ottenimento delle armoniche aggregazioni sono timbrico-intonativo chiariti armoniche e disponibili sono ottimale. per chiariti possibilità Si e<br />

d’accordatura disponibili possono diverse identificare per (temperata, possibilità come naturale d’accordatura due etc.). polarità diverse con natura (temperata, complementare, naturale etc.). una tendenzialmente verticale<br />

Due elementi l’altra concorrono orizzontale: Due elementi costantemente l’unisono concorrono e il all’ottenimento pedale. costantemente L’unisono, timbrico-intonativo all’ottenimento come origine ottimale. timbrico-intonativo e come convergenza Si possono identificare ottimale. d’intervalli Si come<br />

possono identificare come due polarità con natura complementare, una tendenzialmente verticale<br />

due polarità melodici con natura e armonici, complementare, viene una utilizzato tendenzialmente in infinite verticale variabili; l’altra rappresentando orizzontale: l’unisono “il” e più il pedale. puro L’unisono, degli<br />

l’altra orizzontale: l’unisono e il pedale. L’unisono, come origine e come convergenza d’intervalli<br />

come origine intervalli e come inquadra convergenza e incolonna d’intervalli intonazione, melodici e armonici, timbro, viene ma anche utilizzato dinamica infinite delle variabili; diverse rappresentando voci del ‘il’<br />

melodici e armonici, viene utilizzato in infinite variabili; rappresentando “il” più puro degli<br />

più puro gruppo<br />

intervalli<br />

degli intervalli coro.<br />

inquadra<br />

inquadra Unito al<br />

e<br />

e pedale,<br />

incolonna<br />

incolonna spesso<br />

intonazione, in un medesimo timbro,<br />

timbro,<br />

ma esercizio,<br />

ma<br />

anche<br />

anche<br />

dinamica consente<br />

dinamica<br />

delle di diverse porre<br />

delle diverse<br />

voci sotto del controllo<br />

voci<br />

gruppo<br />

del<br />

coro.<br />

anche l’intonazione orizzontale e le relative risultanti armoniche.<br />

Unito al pedale, gruppo spesso coro. in Unito un medesimo al pedale, esercizio, spesso consente in un medesimo di porre sotto esercizio, controllo consente anche di l’intonazione porre sotto orizzontale controllo e le<br />

Eccone un esempio<br />

relative risultanti anche l’intonazione armoniche. orizzontale e le relative risultanti armoniche.<br />

Eccone un Eccone esempio un esempio<br />

Tramite un Tramite movimento un movimento obliquo le voci obliquo sono incolonnate le voci sono sull’unisono incolonnate sette sull’unisono volte (vedi le sette note: volte do, mi (vedi bemolle, le note: mi naturale) do,<br />

fatto questo mi bemolle,<br />

Tramite che non un consente mi naturale)<br />

movimento ‘distrazioni’ fatto questo<br />

obliquo percettive. che non consente “distrazioni” percettive.<br />

le voci sono incolonnate sull’unisono sette volte (vedi le note: do,<br />

Qui un esempio mi bemolle, di pedale mi naturale) doppio e fatto unisoni questo più distanziati.<br />

Qui un esempio di pedale doppio e unisoni che non più consente distanziati. “distrazioni” percettive.<br />

Qui un esempio di pedale doppio e unisoni più distanziati.<br />

La corresponsabilità dell’esatta intonazione è, come anticipato, di tutto il gruppo, fatto per il quale<br />

diventa utile l’alternare in modo circolare i diversi ruoli da assegnare alle linee polifoniche. Tale<br />

La reversibilità corresponsabilità è esemplificata dell’esatta nell’esempio intonazione 2.7.4. è, come Si considerino anticipato, di alcune tutto possibilità il gruppo, fatto combinatorie per il quale tra<br />

diventa voci: utile l’alternare in modo circolare i diversi ruoli da assegnare alle linee polifoniche. Tale<br />

reversibilità è esemplificata nell’esempio 2.7.4. Si considerino alcune possibilità combinatorie tra<br />

voci: - femminili (soprani-voce 1, alti-voce 2 e poi rovesciate)<br />

1 Z.Kodaly con le sue numerosissime opere a carattere didattico ci lascia un’eredità concettuale fondamentale per la formazione intonativa<br />

sia corale che individuale. Tra i principali titoli: BICINIA HUNGARICA , ÈNEKELJÜNK TISZTAN (a due voci) e TRICINIA (a tre voci).<br />

RECENSIONE QUADERNI <strong>FARCORO</strong> | 51


La corresponsabilità Contestualmente dell’esatta alle intonazione consonanze è, come perfette anticipato, si precisano di tutto degli il gruppo, intervalli fatto per interni il quale alle diventa stesse, utile sia l’alternare<br />

le in consonanze modo circolare (terze i diversi e seste) ruoli sia da assegnare le dissonanze. alle linee Questa polifoniche. forma Tale di reversibilità neutralità nel è esemplificata trattare consonanze nell’esempio e 2.7.4. Si<br />

dissonanze considerino alcune con criteri possibilità sostanzialmente combinatorie tra voci: analoghi consente di non porre al coro aspetti<br />

“apparentemente” - femminili (soprani-voce più facili 1, alti-voce o “apparentemente” 2 e poi rovesciate) più - maschili difficili. (tenori-voce Nell’esempio 1 bassi-voce seguente, 2 e poi rovesciate) mantenendo<br />

l’uso - femminili associato Contestualmente (voce di 1) pedale maschili alle e (voce unisono consonanze 2) si elabora perfette l’esercizio si precisano sull’intervallo degli intervalli di quarta interni eccedente. alle stesse, sia<br />

le - consonanze maschili (voce(terze 1) femminili e seste) (voce sia 2). le dissonanze. Questa forma di neutralità nel trattare consonanze e<br />

dissonanze Contestualmente con alle criteri consonanze sostanzialmente perfette si precisano analoghi degli consente intervalli interni di alle non stesse, porre sia le al consonanze coro aspetti (terze e seste)<br />

“apparentemente” sia le dissonanze. Questa più facili forma o di “apparentemente” neutralità nel trattare più consonanze difficili. Nell’esempio e dissonanze con seguente, criteri sostanzialmente mantenendo analoghi<br />

l’uso consente associato di non di porre pedale coro e unisono aspetti si ‘apparentemente’ elabora l’esercizio più facili sull’intervallo o ‘apparentemente’ di quarta più difficili. eccedente. Nell’esempio seguente,<br />

mantenendo l’uso associato di pedale e unisono si elabora l’esercizio sull’intervallo di quarta eccedente.<br />

Con formule elementari come scale e arpeggi, in forme variate ritmicamente, con modalità<br />

imitative, con giochi di scambio tra voci etc. e soprattutto con un pertinente criterio di gradualità il<br />

processo di formazione audio-vocale procede utilizzando stilemi musicali per cosiddetta<br />

immersione. Ed ecco la parte ludica: combinando esercizi diversi ci si accorge che la letteratura ha<br />

in<br />

Con<br />

nuce<br />

formule elementari come scale e arpeggi, in forme variate ritmicamente, con modalità imitative, con giochi di<br />

Con formule formule che elementari possono diventare come scale esercizi. e arpeggi, Si rovescia in forme la prospettiva, variate ritmicamente, la si capovolge. con modalità Tasselli<br />

scambio voci etc. e soprattutto con un pertinente criterio di gradualità il processo di formazione audio-vocale procede<br />

imitative, di brani estrapolati, con giochi ricomposti di scambio e tra combinati voci etc. a e piacere soprattutto diventano con un nuovi pertinente esercizi criterio preparatori. di gradualità Si crea il<br />

utilizzando stilemi musicali per cosiddetta immersione. Ed ecco la parte ludica: combinando esercizi diversi ci si accorge<br />

processo un circuito di virtuoso formazione tra audio-vocale grammatica e procede letteratura. utilizzando Ecco diventare stilemi musicali esercizi per le formule cosiddetta di<br />

che la letteratura ha in nuce formule che possono diventare esercizi. Si rovescia la prospettiva, la si capovolge. Tasselli di<br />

immersione. punteggiatura: Ed ecco la parte ludica: combinando esercizi diversi ci si accorge che la letteratura ha<br />

brani estrapolati, ricomposti e combinati a piacere diventano nuovi esercizi preparatori. Si crea un circuito virtuoso tra<br />

in nuce formule che possono diventare esercizi. Si rovescia la prospettiva, la si capovolge. Tasselli<br />

grammatica e letteratura. Ecco diventare esercizi le formule di punteggiatura:<br />

di brani le estrapolati, cadenze ricomposti e combinati a piacere diventano nuovi esercizi preparatori. Si crea<br />

un<br />

le cadenze<br />

circuito virtuoso tra grammatica e letteratura. Ecco diventare esercizi le formule di<br />

punteggiatura:<br />

le cadenze<br />

3<br />

52 | COMMENTO<br />

3


le progressioni<br />

le progressioni<br />

le modulazioni le modulazioni<br />

le modulazioni<br />

Il testo indugia e insiste su fattori chiave, in special modo quelli che spesso tendono a sfuggire. Solo come esempio si<br />

Il testo indugia e insiste su fattori chiave, in special modo quelli che spesso tendono a<br />

osservi l’attenzione posta all’intervallo melodico di seconda maggiore: cosa c’è di più agevole di cantare do-re? La risposta<br />

sfuggire. Solo come esempio si osservi l’attenzione posta all’intervallo melodico di seconda<br />

è che, frequentemente, maggiore: cosa tale c’è intervallo di più paga agevole per due di volte cantare la sua precarietà do-re? La d’intonazione: risposta è mentalmente che, frequentemente, pigro (facile) tale e<br />

per opposto intervallo la sua distanza richiede un allargamento intonativo, la sopratonica deve essere crescente rispetto la tonica.<br />

Il testo paga indugia per due e volte insiste la sua fattori precarietà chiave, d’intonazione: special modo è mentalmente quelli che pigro spesso (facile) tendono e per a<br />

Nell’esempio opposto vedi la linea sua del distanza soprano richiede nelle prime un misure.<br />

sfuggire. Solo come esempio si osservi allargamento l’attenzione intonativo, posta la all’intervallo sopratonica melodico deve essere di crescente seconda<br />

rispetto maggiore: la tonica. cosa c’è di più agevole di cantare do-re? La risposta è che, frequentemente, tale<br />

Nell’esempio intervallo paga vedi per la due linea volte del soprano la sua precarietà nelle prime d’intonazione: misure. è mentalmente pigro (facile) e per<br />

opposto la sua distanza richiede un allargamento intonativo, la sopratonica deve essere crescente<br />

rispetto la tonica.<br />

Nell’esempio vedi la linea del soprano nelle prime misure.<br />

4<br />

4<br />

RECENSIONE QUADERNI <strong>FARCORO</strong> | 53


Un argomento come quello appena descritto si può sperimentare nell’esercitazione a due, a<br />

tre o a quattro voci e su tale conformazione modulare (come per un ipertesto) si può ampliare ogni<br />

tema distribuito nei tre blocchi del volume. Tale duttilità d’utilizzo consente di predisporre un<br />

Un argomento come quello appena descritto si può<br />

sperimentare percorso nell’esercitazione funzionale a ogni a due, esigenza. a tre o a quattro voci<br />

e su tale conformazione modulare (come per un ipertesto)<br />

si può ampliare ogni tema distribuito nei tre blocchi del<br />

volume. Tale duttilità d’utilizzo consente di predisporre un<br />

percorso funzionale a ogni esigenza.<br />

Nella parte degli esercizi a quattro voci, ossia con l’organico<br />

stabilizzatosi come standard classico, le tematiche già<br />

affrontate per gli esercizi a due e a tre voci vengono<br />

ulteriormente mostrate ed integrate con esercizi-esempi<br />

in diversi stili e linguaggi: modalità rinascimentale, magma,<br />

frazionamenti del semitono. Per quest’ultimo tema<br />

l’affinamento dell’ascolto-feedback consente l’utilizzo e la<br />

padronanza del fenomeno acustico dei battimenti. Come<br />

coronamento di ogni parte si trova un’utile sezione di<br />

esercizi ritmici e/o di agilità.<br />

Ampio rilievo assume il fattore timbro come sommatoria<br />

risultante da suoni combinati (consonanze e/o dissonanze),<br />

sonora.<br />

registro e tensione vocale, numero di voci, parole associate.<br />

Oltre al repertorio classico Scattolin identifica specifici<br />

brani contemporanei utili a sviluppare quell’attenzione<br />

attorno al ‘suono’ come fenomeno timbrico tipico del<br />

repertorio del XX e XXI secolo. Così facendo egli conferma<br />

quel concetto nel quale si dimostra che la sovrapposizione<br />

di suoni, sia secondo grammatica armonica, sia concepiti<br />

in dissonanza più o meno cromatica, è prioritariamente un<br />

fatto timbrico. Si chiarisce in modo concreto che armonia<br />

e timbro sono parametri musicali generati della medesima<br />

essenza fonico-acustica; l’esatta intonazione non si limita<br />

quindi solo a soddisfare una centratura di frequenze, ma è<br />

fattore costitutivo della qualità sonora.<br />

In conclusione il lavoro, frutto di profonda conoscenza<br />

e di esperienza della materia coro, s’inquadra come<br />

5<br />

un sussidio spendibile in ogni ambito corale. La<br />

scorrevolezza discorsiva agevola un iter formativo<br />

articolato ed esauriente. L’attenzione verso l’oggetto di<br />

studio (l’intonazione) è continuamente contestualizzata<br />

come parte di fenomeni musicalmente compiuti; essa<br />

s’identifica quindi come particolare chiave d’accesso per<br />

l’indagine e lo sviluppo di diversi fondamenti tecnici e<br />

morfo-sintattici. Il primo di questi è evidentemente, lo<br />

strumento voce che qui è eletto a strumento ascoltovoce.<br />

Il secondo aspetto è la graduale consapevolezza<br />

acustica dei principali procedimenti di natura armonica:<br />

collegamenti tra consonanze, dissonanze, cluster e<br />

addirittura suoni-rumore. Il terzo riguarda lo strumento<br />

insieme: un percorso come questo pone le premesse per<br />

uno sviluppo-formazione omogeneo da parte di tutto il<br />

gruppo. Quest’ultimo aspetto tende quindi a uniformare<br />

verso l’alto il rendimento del coro facendo emergere le<br />

reali potenzialità sia individuali sia dell’ensemble.<br />

Nella parte degli esercizi a quattro voci, ossia con l’organico stabilizzatosi come standard<br />

classico, le tematiche già affrontate per gli esercizi a due e a tre voci vengono ulteriormente<br />

mostrate ed integrate con esercizi-esempi in diversi stili e linguaggi: modalità rinascimentale,<br />

magma, frazionamenti del semitono. Per quest’ultimo tema l’affinamento dell’ascolto-feedback<br />

consente l’utilizzo e la padronanza del fenomeno acustico dei battimenti. Come coronamento di<br />

ogni parte si trova un’utile sezione di esercizi ritmici e/o di agilità.<br />

Ampio rilievo assume il fattore timbro come sommatoria risultante da suoni combinati<br />

(consonanze e/o dissonanze), registro e tensione vocale, numero di voci, parole associate. Oltre al<br />

repertorio classico Scattolin identifica specifici brani contemporanei utili a sviluppare<br />

quell’attenzione attorno al “suono” come fenomeno timbrico tipico del repertorio del XX e XXI<br />

secolo. Così facendo egli conferma quel concetto nel quale si dimostra che la sovrapposizione di<br />

suoni, sia secondo grammatica armonica, sia concepiti in dissonanza più o meno cromatica, è<br />

prioritariamente un fatto timbrico. Si chiarisce in modo concreto che armonia e timbro sono<br />

parametri musicali generati della medesima essenza fonico-acustica; l’esatta intonazione non si<br />

limita quindi solo a soddisfare una centratura di frequenze, ma è fattore costitutivo della qualità<br />

54 | COMMENTO


4<br />

PER ACQUISTARE I QUADERNI http://aerco.emr.it/prodotto/quadernidifarcoronumero10/


AERCO notizie<br />

Sabato 27 e domenica 28 maggio presso l’auditorium<br />

‘Levi Montalcini’ e la chiesa Mater Admirabilis di<br />

Riccione si sono svolte tutte le attività inerenti il<br />

concorso riservato a voci bianche e cori scolastici,<br />

che l’Associazione ‘Le allegre note’ organizza in<br />

collaborazione e sinergia con AERCO dal 2014.<br />

IV Concorso corale<br />

Città di Riccione<br />

Un successo oltre ogni previsione<br />

DI Fabio pecci<br />

Quella del <strong>2017</strong> sarà un’edizione che resterà negli annali<br />

dell’attività corale Riccionese, in quanto l’affluenza<br />

di coristi e il numero delle formazioni iscritte è stato<br />

sensazionale. Ben 22 cori si sono incontrati in riva<br />

all’Adriatico in una due giorni intensa e gratificante; il<br />

concerto inaugurale ha visto protagonisti il coro di casa<br />

‘Le Allegre Note’ diretto da Fabio Pecci e il coro ‘Aurora’ di<br />

Bastia Umbra (PG) vincitore dell’edizione 2016, diretto da<br />

Stefania Piccardi.<br />

I cori hanno portato a Riccione 493 coristi provenienti<br />

dalle province di Imperia, Mantova, Reggio Emilia, Bologna,<br />

Modena, Pesaro-Urbino, Ancona, Firenze, Ascoli Piceno,<br />

Macerata, Pescara, Campobasso, Perugia, Salerno, Taranto.<br />

A loro si sono uniti i 52 coristi riccionesi, per un mix<br />

fantastico di colori, voci e emozioni. A presiedere a tutte<br />

le esecuzioni una giuria qualificata ed attenta composta<br />

da musicisti e compositori di grande rilevanza nazionale.<br />

Il bellunese Manolo Da Rold ha avuto il compito di<br />

presiedere tutte le giurie composte da Andrea Basevi,<br />

compositore genovese autore di centinaia di composizioni<br />

per cori di ragazzi, il riminese Ilario Muro, il presidente<br />

della Commissione Artistica di AERCO Daniele Venturi, il<br />

materano Carmine Catenazzo. Le ‘quote rosa’ della giuria<br />

sono state rappresentate da Stefania Piccardi, direttrice<br />

dello splendido coro ‘Aurora’.<br />

Numerosi i premi ordinari, quelli speciali e le menzioni.<br />

Qui sotto riportiamo elenco dei cori premiati per ogni<br />

categoria e in generale.<br />

Categoria A – Scuola primaria<br />

Secondo Premio II livello con punti 87,00<br />

56 | AERCO notizie


Coro ‘Orlandini – Scocchera’ di Ancona<br />

Secondo premio I livello con punti 83,00<br />

‘Minincanto’ di San Ginesio (MC)<br />

Terzo Premio I livello con punti 74,75<br />

Coro ‘Extra’ di I.C. Castenaso (BO)<br />

Categoria B - Scuola secondaria 1° grado<br />

Primo premio II livello con punti 96,75<br />

Coro ‘Don Dossetti’ di Cavriago (RE)<br />

Secondo premio II livello con punti 88,50<br />

Coro ‘La Nuova Scuola’ di Pesaro<br />

Secondo premio II livello con punti 86,00<br />

‘I.C. Petrone’ di Campobasso<br />

Secondo premio I livello con punti 82,75<br />

Scuola ‘Marri -S. Umiltà’ di Faenza (RA)<br />

Terzo Premio I livello con punti 73,75<br />

Coro ‘Nazario Sauro’ di Imperia<br />

Terzo premio I livello con punti 73,50<br />

Coro ‘Extra I.C. Castenaso’ (BO)<br />

Coro ‘Aurora’ di Mirandola (MO)<br />

Assolutamente soddisfatti gli organizzatori che con<br />

grande impegno e spirito organizzativo hanno coordinato<br />

così tante persone e tutte le varie fasi delle esecuzioni.<br />

Tra l’altro i cori, dopo essersi esibiti in concorso hanno<br />

avuto la possibilità di esibirsi nel cuore della città in<br />

un apposito flash mob che ha contagiato centinaia di<br />

persone che si sono alternate ad ascoltare la carrellata<br />

dei cori. Una sfilata per le vie della città ha concluso la<br />

manifestazione, invadendo le strade di canti e allegria.<br />

Con questo Concorso, l’associazione ‘Le Allegre Note’<br />

di Riccione ed AERCO intendono dare uno stimolo alla<br />

coralità scolastica e dei cori a voci bianche. Numeri<br />

veramente impressionanti quelli del <strong>2017</strong> che sono uno<br />

stimolo per le edizioni a venire. Appuntamento al 26 e 27<br />

maggio 2018 e per chi volesse approfondire sul sito www.<br />

coroallegrenote.it<br />

Categoria C – cori associativi<br />

Primo premio I livello ex – aequo con punti 90,40<br />

Coro ‘La Corolla’ di Ascoli Piceno<br />

‘Na’ Ara vocal ensemble’ di Firenzuola (FI)<br />

Primo premio I livello con punti 90,20<br />

Coro ‘Aurora’ di Mirandola (MO)<br />

Primo premio I livello con punti 90,00<br />

‘Il Calicanto’ di Salerno<br />

Secondo premio I Livello con punti 80,80<br />

Coro ‘Orlandini’ di Ancona<br />

Terzo premio I livello con punti 72,40<br />

‘Alboni youth choir’ di Città di Castello (PG)<br />

Terzo premio I livello con punti 70,60<br />

‘Piccoli Cantori’ di Pescara<br />

Terzo premio I livello con punti 70,20<br />

Coro ‘Verdi ‘ di Ostiglia (MN)<br />

Sono inoltre stati assegnati i seguenti premi speciali<br />

Premio miglior presenza scenica ‘Jenny Berardi’<br />

Coro ‘Na’ ara vocal ensemble’ di Firenzuola (FI)<br />

Premio Miglior coro Scuola Primaria ‘Nadia Calanca’<br />

Coro ‘Orlandini’ di Scocchera di Ancona<br />

Premio Miglior coro Scuola Secondaria<br />

Coro ‘Don Dossetti’ di Cavriago (RE)<br />

Premio miglior coro scolastico in assoluto<br />

Coro ‘Don Dossetti’ di Cavriago (RE)<br />

Premio AERCO miglior coro Emilia Romagna<br />

Coro ‘Don Dossetti’ di Cavriago (RE)<br />

Premio miglior direttore<br />

Luca Buzzavi del Coro ‘Aurora’ di Mirandola (MO)<br />

Menzione per la miglior esecuzione di un brano a cappella<br />

Coro ‘Il Calicanto’ di Salerno<br />

Menzione per il repertorio più originale presentato<br />

Iv concorso città di riccione | 57


58 | REPERTORIO

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