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e-FARCORO 2-2017

FARCORO è la Rivista Musicale di AERCO, l'Associazione Emiliano Romagnola Cori

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Basilica di S. Barbara a Mantova<br />

l’edificazione della basilica (eretta un tempi brevissimi)<br />

si impegnò a insistere pertinacemente presso le autorità<br />

vaticane affinché i riti in Santa Barbara mantenessero<br />

un’identità esclusiva rispetto alle disposizioni del recente<br />

Concilio; un’operazione diplomatica tra le più complesse,<br />

che portò passo dopo passo all’istituzione di un solido<br />

organigramma ecclesiastico, di un apposito calendario, alla<br />

convalida di un programma liturgico e affidato a cantori<br />

specializzati. Intorno agli anni Settanta del Cinquecento<br />

Guglielmo invocò da Pio V l’approvazione di messale,<br />

breviario, cerimoniale e un repertorio di canto piano<br />

appositamente modellato sulle consuetudini cittadine.<br />

Il suo obiettivo fu raggiunto nel 1583 con papa Gregorio<br />

XIII, dopo trattative estenuanti: si trattava di un fatto<br />

decisamente eccezionale, se si considera che il Concilio<br />

di Trento aveva riconosciuto come legittimi solo i rituali<br />

attivi da almeno duecento anni 4 .<br />

Al rinnovato interesse per il canto piano da parte del<br />

duca, si associava la volontà di portare avanti un modello<br />

polifonico di tradizione fiamminga: fra i diversi maestri che<br />

scrissero per questo particolarissimo luogo sacro Giaches<br />

4 Si veda Paola Besutti, Un modello alternativo di controriforma: il<br />

caso mantovano, in La cappella musicale nell’italia della controriforma<br />

a cura di Oscar Mischiati e Paolo Russo, Firenze, Olschki 1993,<br />

pp. 111-121.<br />

Wert, maestro di cappella di Santa Barbara, e Palestrina,<br />

chiamato a produrre alcune messe di foggia mantovana<br />

allo scopo di agevolare la trattativa in corso 5 .<br />

Ecco dunque il primo luogo eccezionale in cui Monteverdi<br />

si ritrovò ad agire: uno spazio esclusivo, appositamente<br />

progettato per la perfetta rifrazione delle voci, dotato<br />

di un organo magnifico e dove si poteva contare su una<br />

squadra di cantori molto affiatata.<br />

Nel campo della produzione sacra di Monteverdi, il coro −<br />

inteso nella nostra più comune accezione − trova una più<br />

legittima sede; qui si attua un’innovazione meno esplicita<br />

agli occhi dell’uomo di oggi, ma ben più sostanziale e<br />

sostanziosa.<br />

Sanctissimae Virgini Missa senis vocibus ac Vesperae<br />

pluribus decantandae cum nonnullis sacris concentibus:<br />

ad sacella sive principum cubicula accommodata (Venezia,<br />

Ricciardo Amadino 1610) è il lungo e controverso (in<br />

particolar modo riguardo all’espressione principum<br />

cubicula, che lascia supporre una destinazione al culto<br />

privato del duca) titolo che appare sul frontespizio del<br />

primo libro contenente musiche d’uso liturgico pubblicate<br />

da Claudio Monteverdi. Concepito per una festività<br />

mariana, è composto di una Messa e di una serie di Salmi<br />

da Vespro, presentati secondo l’ordine consueto che<br />

presuppone l’inserimento di opportuni canti fermi. La<br />

prima parte del libro è dunque interessata da una Messa<br />

polifonica interamente costruita su alcuni frammenti<br />

melodici tratti dal motetto di Gombert In illo tempore.<br />

L’arte di combinare in modo assai cimentoso tutte le parti<br />

in gioco è il dichiarato manifesto del lavoro, come fra l’altro<br />

si percepisce in una sorta di legenda che l’autore riporta<br />

al principio del fascicolo affidato all’organista, dove si dà<br />

mostra di tutte le fughe contenute nella composizione.<br />

Un congegno che appartiene in modo assai veritiero alla<br />

tradizione di quella stessa Messa polifonica che Guglielmo<br />

volle erigere a modello supremo e quindi un’operazione ‘in<br />

vecchio stile’, ma anche in stile mantovano, nonché molto<br />

pertinente alle corde monteverdiane.<br />

Il sottotitolo ‘da concerto’ apposto al titolo del Vespro<br />

si riferisce invece a una tipologia opposta a quella della<br />

Messa, ma anche per questo complementare. Esso<br />

comprende Salmi, Inni e mottetti eseguiti nella massima<br />

varietà di forme presenti ai suoi tempi, articolando la<br />

maggiore differenziazione possibile dei piani sonori; gli<br />

strumenti a fiato, abituali nella concertazione policorale,<br />

sono coinvolti tanto quanto i (poco più che neonati)<br />

violini e, difatti, tra le composizioni funzionali al Vespro<br />

non manca una magnifica sonata dove è incastonato il<br />

5 È dedicato alle “messe mantovane” di Palestrina l’intervento di Paolo<br />

Bucchi, Palestrina e Mantova: storia di una relazione a distanza,<br />

Farcoro Settembre 2010<br />

http://www.farcoro.it/palestrina-mantova-storia-relazione-distanza.html<br />

8 | Primo PIANO

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