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e-FARCORO 2-2017

FARCORO è la Rivista Musicale di AERCO, l'Associazione Emiliano Romagnola Cori

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intervennero quel giorno: Quirino Principe, Marcello Abbado, Giorgio Gaslini e l’Assessore<br />

alla Cultura del Comune di Milano che mi fece omaggio di una pergamena a ricordo delle<br />

manifestazioni. Si parlò senz’altro di ‘umanesimo’, perché Bruno credeva profondamente<br />

nell’Uomo, nelle sue potenzialità positive, malgrado tutte le brutture di cui l’uomo sa<br />

essere capace, purtroppo. Questa sua positività intellettuale è chiaramente presente in<br />

tutta la sua musica, anche nella più drammatica.<br />

F.B. Sappiamo che insegnò composizione per molti anni al Conservatorio ‘G. Verdi’ di<br />

Milano, formando, tra l’altro, grandi musicisti italiani del secondo Novecento, come<br />

Claudio Abbado, Bruno Canino, Aldo Ceccato, Riccardo Chally, Riccardo Muti, Maurizio<br />

Pollini, Uto Ughi, per citarne alcuni. Anche tu stessa sei stata sua allieva.<br />

Com’era il suo rapporto con gli allievi? Qual è il tuo ricordo di come si poneva e di che<br />

cosa solitamente amava dire a loro? Ci racconti anche un aneddoto che ami sempre<br />

ricordare di lui nel suo insegnamento con i suoi allievi di Conservatorio?<br />

S.B.B. Ciò che stupiva tutti noi studenti era la capacità di lettura immediata che aveva<br />

Bruno delle nostre partiture, anche quelle per grande orchestra, che erano ovviamente<br />

manoscritte. Non solo, ma quando correggeva, sapeva sempre rispettare la ‘personalità’<br />

dell’allievo, praticamente riusciva a calarsi nella volontà compositiva di ciascuno di noi e<br />

a suggerirci come procedere nel lavoro, che era magari solamente abbozzato.<br />

Le frasi che diceva più spesso: «Studiate, ascoltate tutta la musica, non perdete tempo,<br />

studiate le lingue straniere, andate a teatro, andate ai concerti, fate qualsiasi cosa sia<br />

legata all’arte, alla cultura, alla musica: i volta pagine, i rumoristi in teatro, i suggeritori,<br />

e soprattutto ricordate che non basta ‘comporre’, bisogna saper anche ‘eseguire’: dovete<br />

sapere cosa si prova in palcoscenico davanti al pubblico che giudica! Non dico che<br />

dobbiate diventare come Britten e Bernstein che sono grandi pianisti, grandi direttori,<br />

grandi Compositori, ma insomma... provateci!».<br />

Come certo sai, caro Francesco, Bruno è stato anche pianista e direttore, ci sono video<br />

RAI che provano quanto fosse speciale anche in quello! Un giorno ci fece ridere con<br />

questa frase: ‘Per comporre servono carta da musica, gomma per cancellare e forse...<br />

forse, anche la matita!’<br />

‘L’utilizzo della<br />

politonalità, del<br />

totale cromatico,<br />

dello sviluppo<br />

delle microcellule<br />

melodiche, la<br />

concitazione<br />

ritmica, il<br />

contrappunto<br />

sempre<br />

sotteso, sono<br />

le cifre del suo<br />

comporre, così<br />

assolutamente<br />

unico’<br />

F.B. Un’affermazione che spesso si fa nei confronti di Bettinelli è considerare la sua musica<br />

di carattere profondo ed esistenziale, in particolare quella corale. Questo lascia intendere<br />

un rapporto con la musica non soltanto tecnicamente e artisticamente fine a se stesso,<br />

ma un rapporto con l’Uomo e con tutti i suoi aspetti più profondi.<br />

Tu hai avuto modo di vivere direttamente a contatto con lui. Com’era solito prepararsi e<br />

cosa faceva per approfondire, prima di scrivere le sue composizioni?<br />

S.B.B. Credo che qualsiasi Artista degno di questo nome si comporti come dici tu.<br />

Tutto ciò che lo circonda e lo avvolge: la società, la vita politica, la sua anima di essere<br />

pensante, la profondità della sua coscienza, contribuiscono alla realizzazione di ogni<br />

forma creativa e per il Compositore, ovviamente, è la stessa cosa.<br />

Per quel che riguardava il suo modus operandi, mi accorgevo quando aveva in cantiere<br />

qualcosa di nuovo perché Bruno diventava improvvisamente silenzioso, parlava<br />

pochissimo, lo stretto indispensabile. Io ovviamente non gli chiedevo nulla per non<br />

distrarlo. Vedevo che prendeva qualche appunto e poi, finalmente il nuovo lavoro si<br />

avviava. Ma in realtà il brano era già programmato nella sua interezza!<br />

F.B. Guardando e analizzando le sue partiture, nella musica di Bettinelli c’è sempre<br />

un’alternanza di momenti di stasi, misteriosi, sognanti con momenti più tensivi e aggressivi,<br />

se pur sempre attentamente raffinati. Si riscontrano tantissimo gli elementi del silenzio e<br />

dell’attesa tra un evento sonoro e l’altro. Cosa lo spingeva a fare tutto questo?<br />

24 | Analisi

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