Scrivendo - Sara Ciardi, Grazia Ferretti

Continuavo a dormire nel mio mondo assurdo
fatto di incostanza e confusione,
quel tunnel dentro al quale ero entrata,
stava diventando il mio rifugio psichiatrico
con pareti piene di immagini,
di vorrei e se potessi,
nelle mani fredde stringevo il mio senso di inquietudine
e tormento, compagne abitudinarie di ogni mia giornata
alla ricerca di un senso di equilibrio.
I tormenti erano farina del mio sacco,
mi rotolavo con presunta incoscienza
nella ricerca perenne di me stessa,
questo dar un senso alle cose a giorni alterni
era l’asma del sognatore,
quelli come me non si vestiranno mai di pace,
continueranno a camminare e a correre,
a saltare e rotolarsi per terra,
continueranno a prendere una propria forma
in un mondo dove c’è posto per l’omologazione e nient’altro.
L’alba era ricolma di desideri e sogni
che si spegnevano al primo accenno
di sbadiglio,
noi schiavi della pigrizia,
con il perenne bisogno di un tutore che ci sproni
e prenda a calci nel culo.
La vita era per gli incoscienti, gli ignoranti,
coloro che vivono trascinandosi senza porsi domande,
perchè per loro è abbastanza.
L’insoddisfazione è il nostro volto, la nostra pelle,
ed è impossibile uscirne, l’abbiamo cucita addosso,
senza di essa non saremmo noi, avremmo il nome di Nessuno,
senza di essa paradossalmente non avremmo stimoli.
La mia mente era come una stanza piena di mobili nuovi,
ricolmi di entusiasmo, mai usati per paura di essere consumati.
Noi, coscienti costretti a vivere ogni giorno
l’alba dei morti viventi,
passare tra i vivi e galleggiare sui nostri vorrei.
Noi siamo gli irrequieti
quelli che non metti a tacere con la razionalità
la mordiamo, continueremo a sbranarla,
continueremo sempre a dar profondità a un foglio bianco.
S.C.